Un lento ritorno al passato e all’epoca pre-Covid. Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive al Policlinico San Matteo di Genova, è convinto che a breve ci potrà essere un ulteriore cambio di marcia nella gestione della pandemia, soprattutto grazie ai vaccini. L’infettivologo è ospite della puntata del 29 settembre di Tagadà, programma di La7 condotto da Tiziana Panella, ed è qui che espone le sue tesi: “Nel momento in cui avremo il 90% di vaccinati o di persone immuni bisogna togliere le restrizioni, compreso il green pass. E bisogna tornare alla vita di prima. Se riapriremo tutto, lo faremo grazie ai vaccini e al green pass, che è uno strumento eccezionale di convincimento a vaccinarsi. Agli italiani abbiamo dato una speranza di sopravvivenza grazie al vaccino. Il regalo più grande che lo stato italiano ci ha fatto è la possibilità per tutti di vaccinarsi dove hanno voluto, come hanno voluto, con il vaccino voluto. Più di quello che è stato fatto, è difficile fare. Mi sento orgoglioso di far parte di un simile sistema sanitario nazionale. Quando poi ti scontri con l’ideologia, l’opera di convincimento non può nulla”.
Bassetti non perde occasione di sparare a zero contro quella fetta di esponenti della politica che hanno tenuto il piede in due staffe, senza una posizione chiara sulla vaccinazione e contro i no-vax: “C’è stata speculazione politica sui vaccini e questa speculazione non ci sarebbe dovuta essere, si doveva dire tutti quanti che il vaccino era il modo per uscire dalla pandemia dopo un anno e mezzo di chiusure e restrizioni. Aver confuso green pass e vaccino è stata un’operazione che non ha giovato alla campagna vaccinale. Io sono molto contento dei risultati della campagna, si va oltre ogni più rosea aspettativa, gli italiani hanno dimostrato di essere più avanti e più intelligenti di quello che pensano i partiti politici. A fine ottobre arriveremo con il 90% di persone coperte, tra vaccinati e coloro che hanno avuto l’infezione, ci sarà quindi solo un 10% che non vuole il vaccino, una percentuale che ci possiamo permettere. La campagna vaccinale è stata eccezionale ed è stata fatta bene, dispiace che – il professore analizza con questa metafora la situazione – i benefici arrivino su tutti, come quelli che non pagano le tasse e beneficiano dei servizi pagati grazie a chi le paga.
Panico su La7 durante la trasmissione “L’aria che tira” di Myrta Merlino. Il dott. Claudio Giorlandino, direttore sanitario Altamedica, dice la sua riguardo ai vaccini.
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L’istituto Spallanzani di Roma ha pubblicato uno studio che sottolinea come sia possibile riscontrare elevate cariche virali anche nei soggetti vaccinati.
I ricercatori dell’istituto Spallanzanidi Roma, in base agli esiti di uno studio finanziato dal Ministero della Salute, hanno raccolto nuove informazioni sulla lotta contro il Coronavirus, asserendo che il risultato da loro raggiunto dovrebbe essere considerato con attenzione per la salute pubblica, sottolineando l’importanza di una corretta comunicazione, perché “il vaccino non conferisce l’immunità sterilizzante“.
In buona sostanza, gli studiosi raccomandano “l’adesione continua alle misure di prevenzione della salute pubblica per gli individui vaccinati fino a quando non sarà raggiunta un’adeguata copertura vaccinale della popolazione o in presenza di individui vulnerabili suscettibili”. Questo perché i dati riscontrati mostrano che gli individui vaccinati che si infettano dopo la vaccinazione, sebbene rappresentino una piccola percentuale della popolazione vaccinata (lo 0,3%), possono portare elevate cariche virali nel tratto respiratorio superiore, anche se infettati molto tempo dopo la seconda dose, cioè quando avrebbe dovuto essere sviluppata l’immunità correlata al vaccino.
STUDIO SPALLANZANI SUI VACCINATI: L’ESEMPIO DELL’ARCIVESCOVO DI CATANIA
Il monito lanciato dagli studiosi dello Spallanzani, pertanto, non può essere ignorato. D’altro canto, era noto a tutti già da tempo come il fatto di avere completato il ciclo vaccinale non garantisse un’automatica immunità al virus. Un esempio, in tal senso, giunge direttamente dall’esperienza del presidente della Conferenza episcopale siciliana, l’arcivescovo di Catania Salvatore Gristina, ammalatosi di Covid-19nonostante le due vaccinazione.
Ad annunciarlo è stato lo stesso alto prelato, il quale ha affermato che il vaccino salva la vita e aiuta a lenire gli effetti del Coronavirus, specificando poi di essere stato curato con gli anticorpi monoclonali: “I dottori mi hanno detto che sono utili e il trattamento ha funzionato”. Il nocciolo della questione, ora, sembra dunque riguardare prevalentemente le terapie per guarire gli ammalati, in quanto l’inoculazione del preparato anti-Covid non azzera le possibilità di infettarsi e, di fronte a una simile eventualità, occorre farsi trovare pronti e agire con tempestività. Concludiamo con un quesito di Maurizio Belpietro, direttore de “La Verità”, che si domanda: “Ma dopo la pubblicazione della ricerca dello Spallanzani, qualcuno al Ministero cambierà idea sul Green Pass e sui monoclonali o continuerà sulla stessa linea, cioè sulla pelle degli italiani?”.
Dopo anziani, Rsa, sanitari e fragili la terza dose di vaccino contro il Covid verrà estesa ad altre fasce di popolazione. Lo ha affermato il ministro della Salute, Roberto Speranza, nel suo intervento al Festival della città 2021 promosso dalla Lega delle autonomie locali, rispondendo alla domanda su un possibile allargamento del richiamo.
Ma secondo il professor Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, per «i soggetti sani e giovani è tutto fuorché scontato che si debba andare verso una terza dose». Intanto a più del 6% è già stata somministrata una terza inoculazione di richiamo.
Sull’estensione della terza dose a tutti «ci affideremo come sempre alla nostre autorità scientifiche, io penso che verrà un po’ alla volta allargata in altri ambiti ma ci guiderà la nostra la comunità scientifica come sempre abbiamo fatto. C’è anche una interlocuzione costante con altre autorità scientifiche nel mondo. Valuteremo se sarà indispensabile un allargamento, ma voglio dire che non ci sono problemi di approvvigionamento delle dosi», ha detto.
Locatelli (Cts): «Terza dose per giovani sani non è scontata»
Secondo Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Covid, «la terza dose per i soggetti sani e giovani non è assolutamente scontata». Prima di estendere il ‘booster’ a tutti, ha spiegato Locatelli, «occorre dare copertura nei Paesi dove la campagna vaccinale è imparagonabilmente più bassa
30/09/2021 – Sono già sette giorni che Maurizio Bolognetti (giornalista, Segretario di Radicali Lucani, Consigliere Generale del Partito Radicale, Già consigliere nazionale dei Club Pannella, Già Membro della Presidenza del Prntt) ha messo in atto una sua personale azione di “protesta” non violenta volta alla denuncia dell’attuale emergenza democratica (più che sanitaria) in Italia e, dalla mezzanotte di ieri, è passato dallosciopero della fame al digiuno a sola acqua. Tutto ciò nonostante il parere assolutamente negativo del medico che già alla visita di 4 giorni fa sconsigliava vivamente Bolognetti di proseguire con tale sua azione di protesta.
Che i media “di regime” non avrebbero dato voce a tale sua azione non violenta ce lo si aspettava…, ma che persino Radio Radicale si chiudesse in un “vigliacco” silenzio… beh, questo forse no.
“Mi state chiedendo perché non mi occuperò più di Covid per Radio Radicale? Provo a spiegarvelo.”
Così scrive Bolognetti, che continua dicendo: “Qualcuno chieda al direttore di Radio Radicale perché ha censurato tutte le interviste che ho fatto a Garavelli, Donzelli, Bellavite, Gentilini. Chiedetegliperché in sei giorni non hanno detto una parola sull’azione nonviolenta in corso. Chiedetegli perché hanno censurato sit-in e manifestazioni. Chiedetegli dei miei interventi censurati in rassegna stampa. Chiedetegli dei redazionali fantasma. Chiedetegli della lettera a Mattarella. Chiedetegli della lettera indirizzata al Ministro Lamorgese. Lo ammetto, sono colpevole, non ho voluto allinearmi e me la stanno facendo pagare. Ma lo fanno da vigliacchi e in maniera subdola. Posso garantirvi che quel che fanno è anche peggio di un benservito.”
GUARDA IL VIDEO👇
Volete sapere perchè mi impediscono di parlare su Radio Radicale? Perchè il signor direttore Alessio Falconio mi ha messo al bando? Perchè il castello di puttanateche abbiamo assecondato, che hanno assecondato gli scienziati Coscioni e il Prntt, la Bonino e tutti gli altri , sta crollando.
Dallo Spallanzani che dice che il vaccino non conferisce l’immunità sterilizzante e che occorre concentrarsi sulle cure, alla Pfizer che sta sperimentando un farmaco a base di invermectina, passando per lo studio che mette sotto accusa l’uso del paracetamolo e quindi conferma la strage prodotta dalla vigile attesa- tachipirina.
E allora questi che fanno? Anzichè precipitarsi a chiamarmi fanno i mazzieri e gli squadristi e mi cancellano e arrivano al punto di cancellare l’azione nonviolenta in corso. Vergogna!!!” Maurizio Bolognetti
Questo il suo Twitter di ieri:
Qui la sua lettera al Presidente Mattarella👇
Per chi volesse sottoscriverla👇
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29/09/2021 – La notizia, da fonte ANSA, è di poche ore fa: Youtube mette al bando qualsiasi contenuto osi mettere in discussione i vaccini, arrivando anche a cancellare persino gli account di diversi attivisti come Joseph Mercola e Robert F. Kennedy Jr, nipote di Jfk.
Lo ha annunciato la stessa piattaforma, spiegando che rimuoverà qualsiasi video contenente affermazioni che i vaccini non riducono la trasmissione o la contrazione della malattia, o che causano l’autismo, il cancro e l’infertilità.
YouTube ha affermato inoltre che il divieto di “disinformazione” – (n.d.r.: o forse sarebbe meglio dire “informazione non allineata”?) – sul vaccino contro il Covid-19, introdotto lo scorso anno, ha già visto finora la rimozione di 130.000 video.
YouTube segue Telegram
Censura sempre più dura dunque, questa volta da parte del colosso del web, e che segue a ruota quanto avvenuto appena ieri con la decisione di Telegram di chiudere i canali ‘Basta dittatura’ e ‘Basta dittatura chat’ per “violazione dei termini di servizio”
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Il Green pass è una misura sanitaria esclusiva o ha altre finalità? Questo è stato il tema principale discusso ieri sera in consiglio comunale a Santa Lucia di Piave.
Dopo che la comunità ha visto allestito il gazebo annunciato a fine della scorsa settimana che permetterà al sindaco Riccardo Szumski di lavorare all’aperto senza Green pass a partire dal 15 ottobre (che è stato prestato, dunque non verrà pagato dai cittadini così come il plateatico, dato che viene utilizzato per espletare le mansioni di sindaco), lo stesso Szumski ha portato in sede consiliare una proposta di delibera contro il Green pass basata su un testo elaborato con il professor Daniele Trabucco, noto costituzionalista.
“Il Green pass è una questione che abbiamo pensato di valutare in quest’aula come elemento di presunto contrasto al contagio, anche se è palese una serie di violazioni di norme costituzionali e di diritti naturali delle persone” ha detto Szumski. E poi, leggendo il preambolo: “Il Green pass è da considerarsi un ricatto nei confronti delle persone, con argomentazioni sanitarie ormai di dubbia certezza”.
In seguito si è sviluppato un dialogo tra i consiglieri: Alessio Barro, della lista di minoranza Vivere bene a Santa Lucia, ha osservato una grande disparità, spesso fomentata da atteggiamenti ostili, tra chi è pro e chi è contro il vaccino: “Il governo dovrebbe renderlo obbligatorio se è certo della sua efficacia, così si eliminano tutte le differenze tra pubblico e privato”.
Anche il consigliere Luca Castellaz ha espresso un’opinione negativa rispetto al Green pass: “Quali altre nazioni hanno adottato questa misura amena? Questo è un tema estremamente divisivo e certamente ogni posizione è legittima, ma anche chi è contrario al Green pass dovrebbe venire ascoltato e rispettato”.
Castellaz ha ribadito che l’istituzione del Green pass non è un ritorno alla normalità ma è una “nuova normalità”, che si riflette negativamente sulla comunità.
Maria Paola Bornia (Cambiare Santa Lucia) invece ha chiesto al sindaco cosa sia cambiato nella sua opinione sul vaccino: “Ricordo che a suo tempo aveva detto che l’avrebbe fatto, ma che stava aspettando un vaccino diverso da quelli che stavano somministrando al momento”.
Szumski ha risposto di non essersi ancora vaccinato per motivi personali: “Ho avuto un problema di salute importante qualche anno fa e questi vaccini hanno delle controindicazioni quindi sulla mia pelle non lo farò mai, non aggiungo neanche lo 0,1 percento di possibilità di ripetere quello che mi è successo”.
“Sia chiaro – continua – io non dico che il vaccino non sia una soluzione, non dico che non c’è il virus, ma dico che il vaccino ha delle incognite, e io sulla mia pelle non lo sperimento visto che nessuno ci assicura che non ci succederà assolutamente niente, tant’è che firmiamo apposta un’autorizzazione”.
Al termine del dibattito, nel quale i consiglieri si sono chiesti se il Green pass sia una limitazione della libertà non giustificata e se sia solo un elemento sanitario o abbia un fine politico per costringere la gente a prendere delle decisioni, la delibera del testo elaborato con Trabucco è stata approvata con due voti contrari e nessuna astensione.
Intanto, sui social in molti supportano il sindaco considerandolo un vero e proprio esempio, altrettanti considerano la presa di posizione personale di Szumski un abuso di potere nei confronti della comunità.
A livello percentuale è molto più probabile morire a causa del Covid se non si è vaccinati, ma gli ultimi dati del bollettino di sorveglianza dell’Iss pubblicato 4 giorni fa (25 settembre) certificano come si possa morire anche dopo una doppia dose di vaccino. Non solo, a livello assoluto, negli ultimi 30 giorni tra gli ultraottantenni sono morte più persone vaccinate (364) che persone non vaccinate (338). Numeri che si spiegano, come detto, col fatto che oggi ben il 91,6% della popolazione over 80 ì vaccinata.
Per essere ancor più chiari: se il 100% della popolazione fosse vaccinata ovviamente morirebbero di Covid solo persone vaccinate. Ma il punto fondamentale è rappresentato dal fatto che il vaccino, pur preservando in parte dalle conseguenze gravi del virus, non è uno scudo totale – come alcuni possono pensare – dalle ospedalizzazione o dai decessi. Insomma, ancora una volta va ripetuto: il vaccino non immunizza. Per questo è necessario mantenere sempre la regola del distanziamento e indossare la mascherina.
IL COVID UCCIDE ANCHE I VACCINATI
Complessivamente, come si evince dalla tabella nell’ultimo mese in Italia sono morte 509 persone vaccinate con ciclo completo (2+16+127+364) e 877 persone non vaccinate.
La spiegazione dell’Iss ‘Negli ultimi 30 giorni, si rileva come il 25% delle diagnosi di SARS-COV-2, il 36,2% delle ospedalizzazioni, il 42,7% dei ricoveri in terapia intensiva e il 47% dei decessi negli over 80 siano avvenuti tra coloro che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino – si legge nel report dell’Istituto superiore di Sanità -.
Si evidenzia che, nel momento in cui le vaccinazioni nella popolazione raggiungono alti livelli di copertura, si verifica il cosiddetto effetto paradosso per cui il numero assoluto di infezioni, ospedalizzazioni e decessi può essere simile tra vaccinati e non vaccinati, per via della progressiva diminuzione nel numero di questi ultimi.
Per esempio, nella fascia di età 80+, dove la copertura vaccinale è superiore al 90%, si osserva che il numero di ospedalizzazioni fra vaccinati con ciclo completo è pari a 1.207 e mentre nei non vaccinati è più basso, pari a 714. Tuttavia, calcolando a partire da questi dati il tasso di ospedalizzazione negli ultimi 30 giorni, si riscontra come questo per i non vaccinati sia circa nove volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo (251,8 vs 28,9 ricoveri per 100.000 abitanti).
Analizzando allo stesso modo il numero dei ricoveri in terapia intensiva e dei decessi negli over 80, si osserva che negli ultimi 30 giorni il tasso di ricoveri in terapia intensiva dei vaccinati con ciclo completo è ben undici volte più basso dei non vaccinati (1,4 vs 15,5 per 100.000 abitanti) mentre il tasso di decesso è quattordici volte più alto nei non vaccinati rispetto ai vaccinati con ciclo completo (119,2 vs 8,7 per 100.000 abitanti)’.
UNA CHIESA VERGOGNOSA, di cui il PADRETERNO non ha proprio bisogno. Un Papa ancor più discutibile che, come ha scritto nei giorni scorsi l’ ex vaticanista ALDO MARIA VALLI, di cui ABBIAMO PUBBLICATO UN ARTICOLO NEI GIORNI SCORSI e che riportiamo a fine commento, parla più di vaccini che di salvezza delle Anime.Aggiungo solo, oltre al ribrezzo per l’oscurantismo della FEDE che sta vivendo in questo momento la CHIESA, che non mancherà molto ad un nuovo Scisma o a una frattura insanabile all’interno della Stessa! COME RECITA UN VECCHIO ADAGIO: CHI SEMINA VENTO RACCOGLIE TEMPESTA. Povero San Francesco, di cui il Papa, porta indegnamente il suo nome!
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FONTE: Il Giornale d’Italia
Tutti i lavoratori senza certificazione saranno considerati «assenti ingiustificati» e non percepiranno lo stipendio
Beati quelli con il Greenpass, che potranno lavorare: la certificazione verde sfonda in Vaticano, e diventa obbligatoria dal 1ottobre. Una brutta notizia per chi poteva scappare al ricatto del vaccino obbligatorio o dei tamponi eterni. Una scelta che arriva ancora prima dell’ultimatum del presidente del Consiglio Mario Draghi, che invece parte dal prossimo 15 ottobre.
I lavoratori sprovvisti di Green pass in Vaticano rischiano sanzioni e l’allontanamento dal posto di lavoro. Questa misura sarà valida, in maniera indistinta, per personale in organico e collaboratori esterni, nonché a qualunque soggetto che svolga attività presso una struttura sotto la giurisdizione della Santa Sede. Un campanello che suona in anticipo per quei lavoratori italiani che aspettano l’arrivo del fatidico 15 ottobre, e che invece dovranno anticipare di due settimane la presentazione della certificazione verde.
Chi non si presenterà a lavoro per motivi legati alla mancanza della certificazione verde sarà considerato un “assente ingiustificato”. Nel decreto, firmato dal sottosegretario Parolin, si legge: “Il personale sprovvisto di Green pass potrà, in alternativa, esibire una certificazione di negatività al virus Sars-Cov-2, rilasciata in Italia a fronte di un test molecolare o antigenico rapido, con la frequenza indicata dalla Direzione di Sanità e Igiene del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.” E precisa che, come lo Stato Italiano, non intende muoversi sui prezzi dei tamponi, infatti: “Gli oneri relativi al test non sono a carico dell’Ente”. È previsto, inoltre, il fermo dello stipendio, fatta eccezione delle “ritenute previdenziali ed assistenziali, nonché l’assegno al nucleo familiare”.
Almeno la libertà di culto, per il momento, sembra salva. Forse per non perdere l’appeal di sede della Cristianità, il Green pass non verrà richiesto per i fedeli che entrano in chiesa o assistono alle funzioni religiose. Nel frattempo, Papa Francesco giustifica così la decisione di imporre il Green pass secondo le regole dello Stato italiano: “Perché è necessario assicurare la salute e il benessere della Comunità di lavoro nel rispetto della dignità, dei diritti e delle libertà fondamentali di ogni suo membro”.
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PALERMO – Covid, grave un infermiere vaccinato con doppia dose a Palermo. La notizia è riportata in una nota dei sindacato Nursing Up, il sindacato infermieri guidato dal presidente Antonio De Palma.
Un infermiere di 43 anni” – si legge nel comunicato di Nursing Up -, “sottoposto alla prima dose già a gennaio, e coperto con la seconda nelle settimane successive al pari di tanti altri colleghi, riversa oggi in gravissime condizioni a causa del Covid. In queste ore, come riferiscono i nostri referenti sindacali, l’uomo, originario di Palermo, sarebbe in fin di vita per una gravissima forma di polmonite. È stato trasferito sabato scorso dalla Terapia intensiva dell’ospedale Cervello di Palermo, all’Istituto Mediterraneo trapianti per essere sottoposto a respirazione extracorporea (Ecmo), ultima possibilità per salvargli la vita. Come tanti colleghi, otto mesi fa aveva completato il ciclo vaccinale. Chiediamo a questo punto seri e dettagliati approfondimenti. E non accettiamo, in alcun modo, che tutto ciò finisca nel calderone, ‘timbrato’ come un fatto normale e sfortunato, che rientra nella della mera casistica di quel 5% di inefficacia del vaccino anti-covid”. Ribadiamo – insiste De Palma – la nostra richiesta pubblica al Ministero della Salute, affinché delle motivazioni dei tanti contagi tra gli operatori sanitari sia data contezza attraverso studi ed approfondimenti specifici. Non riteniamo bastevoli meri e variegati pareri, ancorché meritevoli della massima attenzione quando resi da autorevoli personalità del mondo scientifico: i nostri infermieri chiedono posizioni ufficiali sostenute da evidenze scientifiche. Chiediamo di conoscere quali sono i livelli di copertura immunitaria del vaccino rispetto alla variante DELTA. Chi ci assicura che siano gli stessi della variante originaria ALFA? Siamo certi si tratti ancora del 95%, oppure l´efficacia si è ridotta? – chiede il sindacalista.
Governo e Regioni – continua il presidente del Nursing Up – si sono trincerate troppo spesso dietro quella piccola percentuale (circa il 5%) di persone che sarebbero refrattarie al vaccino, dimenticando che siamo alle prese con vite umane, prima ancora che con professionisti della sanità. Il contributo che abbiamo pagato, in termini di decessi e di contagi, noi infermieri italiani, è pesantissimo. E i dati INAIL ribadiscono in modo schiacciante che l´82% degli operatori che si sono infettati sono infermieri. Ma non è tutto, perchè al primo posto, per quanto riguarda la categoria di lavoratori che ha riportato negli ultimi mesi il maggior numero di vittime sul luogo si lavoro, ci siamo ancora noi”.
Intanto aumentano i focolai in ospedale – dice il sindacalista -. Sabato scorso al Cervello di Palermo è stato chiuso il reparto di Nefrologia e dialisi. Ci raccontano anche di un altro focolaio in una RSA laziale con numerosi operatori contagiati. Tutto questo non può lasciarci insensibili. Possono garantire, le Regioni e le aziende sanitarie ed ospedaliere, che in casi come questi l´infermiere sia tutelato da screening di massa e continuativi? A che punto è arrivata l´attività di misurazione del livello anticorpale degli operatori sanitari già vaccinati in ospedali come quello palermitano? Ci possono, soprattutto assicurare, che è stato fatto tutto il possibile, in termini di prevenzione, affinché il 43enne non si ammalasse? E´ forse solo un caso che si sono contagiati anche i suoi familiari tra cui il padre anziano? Non è giusto, non è opportuno, giustificare tutto con quel 5% di range di potenziale non efficacia del vaccino, troppo facile”.
Un infermiere diabetico – conclude De Palma – che decide volontariamente di vaccinarsi, che agisce con professionalità e coscienza, dovrebbe sentirsi sicuro in merito al suo livello di protezione, soprattutto perchè la sua salute è già precaria. Ci dicano allora, numeri certi ed evidenze scientifiche alla mano, quanti infermieri oggi, vaccinati a inizio anno, si prendono cura dei pazienti in ospedale con un livello immunitario insufficiente a garantire la loro salute. Faccia chiarezza il Ministero della Salute sui tempi di efficacia del vaccino. La vita di un uomo, di un infermiere, non rappresenta una mera casistica” chiosa De Palma preoccupato.
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