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Rimaniamo uniti, ce la faremo 

QUALSIVOGLIA partito politico o singolo parlamentare o carica dello Stato sia favorevole al lasciapassare che non è green ma equivale in pratica a un obbligo di inoculo di sostanze sperimentali in persone che non ne hanno bisogno e la cui gravissima pericolosità è evidente e dimostrata ma indecentemente sottaciuta dalle istituzioni per ingannare l’opinione pubblica (e le gerarchie ecclesiastiche) e supportare una dittatura sanitaria di portata storica, si macchia di un CRIMINE contro la persona umana, in spregio alla Costituzione.

GREENPASS LAVORO 

Come tutti saprete già il governo  emanerà un nuovo decreto legge per estendere l’obbligo di greenpass come condizione necessaria per poter svolgere l’attività lavorativa per tutti gli italiani: dipendenti privati, pubblici e autonomi.

Un decreto legge che non ha eguali in nessun paese del Mondo e che segna un punto di non ritorno nella lotta alle ingiustizie per tutti noi: cedere oggi significa segnare un pericoloso precedente per tutti in futuro, bambini compresi.

Vi chiediamo quindi solamente due cose:

1 – MANTENERE LA CALMA. Innanzitutto aspettiamo il testo ufficiale che commenteremo e integreremo nel nostro prontuario normativo a disposizione di tutti. Girano bozze e anticipazioni ma come nostra abitudine ci esprimeremo solo sul testo che andrà in gazzetta ufficiale e che è l’unico che avrà forza di legge per almeno i prossimi 60 giorni. È poi evidente che annunciare un decreto legge un mese prima della sua efficacia è strumentale a far invertire la tendenza di vaccinazione che è ai minimi storici. Mantenete la calma e non prendete decisioni avventate.

2 – AGIAMO IN SILENZIO.

Domani nei luoghi di lavoro inizieranno le domande del tipo “E ora come fai?”. Rispondete con un sorriso. Ricordate a tutti che I NOSTRI DIRITTI NON SONO IN VENDITA e che possono toglierci tutto ma non la DIGNITÀ. Nessuno scontro con colleghi e parenti, non disperdiamo energie mentali con chi non vuole comprendere.

Non giudicate e non fatevi “contagiare” da chi cercherà la vostra approvazione perché deciderà di vaccinarsi: libertà di scelta, sempre.

Vi preghiamo di non sommergerci di domande, abbiamo davanti a noi un mese di tempo prima dell’entrata in vigore del provvedimento per conoscerlo, studiarlo e fare le valutazioni. Non ci esprimeremo su iniziative, diffide, cause o azioni legali di questa o quell’associazione. Valutate tutto e decidete quale percorso seguire per il vostro bene.

È uno dei momenti più difficili e delicati di sempre, stiamo combattendo contro qualcosa molto più grande di noi: questo attacco frontale all’articolo 1 della Costituzione (“L’Italia è una Repubblica fondata sul LAVORO”) è solo l’ennesima conferma che la nostra R- ESISTENZA può davvero cambiare il futuro. Lo dobbiamo a noi e ai nostri figli.

C.Li.Va. Toscana

Richiesta a organi costituzionali, chiamati decidere entro 15/10

(ANSA) – ROMA, 16 SET – Si va verso l’estensione dell’obbligo del Green Pass anche per gli organi costituzionali, includendo dunque il Quirinale e la Corte Costituzionale. L’obbligo, quindi, riguarderà anche le cariche elettive di Camera e Senato.
E’ quanto sottolineano diverse fonti di governo al termine della cabina di regia a Palazzo Chigi. L’obbligo, per il principio dell’autodichia, non può applicarsi automaticamente agli organi costituzionali che, secondo quanto prevedrebbe il decreto sul “super Green Pass”, saranno chiamati a pronunciarsi entro il 15 ottobre. (ANSA).
   

(RIPORTIAMO FEDELMENTE CIÒ CHE LA ADEPTA MASSONICA HA DETTO)

50 miliardi di euro entro il 2027 per assicurarsi che nessun virus trasformi mai più un’epidemia locale in una pandemia globale. Nel suo secondo Discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato oggi (15 settembre) di fronte all’Aula di Strasburgo, Ursula von der Leyen annuncia una nuova missione di preparazione sanitaria e resilienza per l’intera Unione europea, da sostenere finanziariamente attraverso Team Europe. Un modo per dire che la pandemia non solo non è alle spalle del Continente, ma che la Commissione deve imparare la lezione e prepararsi alle crisi sanitarie che verranno. Perché se ancora non si sa quando o come, è certo che ci saranno e l’UE deve ripensare la sua carenza di competenze in materia sanitaria.

Nelle prossime ore la Commissione presenterà la nuova HERA, l’autorità sanitaria paneuropea proposta dall’UE per rafforzare la risposta alle future crisi sanitarie. Già annunciata a febbraio, HERA è nei piani di Bruxelles un attore chiave nel rafforzamento della capacità dell’Europa di prevenire, rilevare e rispondere rapidamente alle emergenze sanitarie. E von der Leyen ne anticipa il disegno di fronte all’Aula di Strasburgo. “Sarà un enorme vantaggio per affrontare in anticipo e meglio le future minacce per la salute. Abbiamo l’innovazione e la capacità scientifica, la conoscenza del settore privato e ora dobbiamo riunire tutto questo, compresi ingenti finanziamenti”, ha spiegato la presidente. Per questo propone una nuova missione di preparazione sanitaria e resilienza per l’UE che sarà finanziata con 50 miliardi di euro nei prossimi sette anni.

Progressi sì, ma realismo quando ci si trova di fronte a tassi di vaccinazione molto diversi tra Stati membri che continuano a preoccupare. “Facciamo il possibile perché non si trasformi in una pandemia di non vaccinati”, sottolinea von der Leyen. Bruxelles ha a disposizione 1,8 miliardi di dosi aggiuntive assicurate per il 2022-2023 per eventuali richiami o terze dosi di vaccino. Senza grande sorpresa, però, von der Leyen non si è pronunciata sul richiamo del vaccino, in attesa di un via libera più autorevole da parte dell’Agenzia europea dei medicinali (EMA).

Uno sguardo al passato e uno al futuro. Se un anno fa la sfida era trovare un vaccino, oggi l’UE si carica il peso di far progredire nella vaccinazione globale. Un moto d’orgoglio muove la voce della presidente perché l’UE è l’unica regione al mondo ad aver dato un peso all’esportazione delle dosi anche nei Paesi fuori dai confini europei, consegnando circa la metà delle dosi prodotte in Europa al resto del mondo in più di 130 paesi. Non basta. Anche oggi – rimarca von der Leyen – la necessità più urgente è quella di accelerare la vaccinazione globale, dove solo meno dell’un per cento delle dosi globali è stata consegnata nei Paesi  a basso reddito. (Fonte: Eunews)

Tutto chiaro? Avete letto bene, soprattutto le parti in grassetto? Se la risposta è sì, allora capite anche perché hanno interesse a raggiungere in tutti i modi almeno l’80-90% della popolazione vaccinabile. Possiamo assicurarvi che dietro ci sono investimenti più grandi di diverse magnitudo rispetto a quelli annunciati ufficialmente dalla von der Leyen nel suo discorso. I vaccini a mRNA promettono molto di più che la semplice risposta al Covid-19. Saranno la nuova frontiera degli investitori, le prospettive di profitto per il prossimo decennio sono stellari. In un contesto del genere, capite bene che il dissenso non è più ammesso. Tutti devono salire a bordo, indistintamente, senza eccezioni, a cominciare dagli stati nazionali. I vari esecutori (premier, ministri, politici, tecnici) ricevono target e scadenze entro cui realizzare i progetti e devono portarli a termine a ogni costo. Vi passeranno sopra con il trattore, se necessario. 

Marcello Pamio – 15 settembre 2021

La dittatura sanitaria non esiste solo per i cervelli con encefalite spongiforme bovina (detta BSE). Per tutti gli altri invece è trasparente che il regime serrando le fila è sempre più contro i diritti, contro le libertà e contro i cittadini!

L’ultima a finire sotto l’inquisizione moderna è la grande Silvana De Mari, medico e psicoterapeuta piemontese, che è stata sospesa dall’Ordine dei Medici di Torino perché non ha voluto vaccinarsi.

Vi ricordo che sarete giudicati dalla Storia!

TOTALE SOSTEGNO E SOLIDARIETA’ A SILVANA DE MARI

INUTILE AGGIUNGERE ALTRE PAROLE! I FATTI PARLANO DA SOLI!

Bill Gates, uno degli uomini più potenti della cabala mondialista e vicino alla famiglia Rockefeller, torna a parlare in pubblico e parla dell’impreparazione s far fronte alla “prossima pandemia”. Il solo fatto che i piani alti delle élite parlino già di una prossima pandemia artificiale sta a significare che quella attuale ormai praticamente è giunta. L’operazione terroristica del coronavirus non ha raggiunto gli obiettivi che il mondialismo si era prefissato. Il Grande Reset avrebbe già dovuto manifestarsi nella prima metà del 2021. I passaporti vaccinali avrebbero dovuto essere adottati in ogni singolo Paese del pianeta. I dissidenti che avessero rifiutato di sottoporsi all’inoculazione sperimentale avrebbero dovuto essere deportati in centri di detenzione COVID. 

Una sostanza estranea di colore bianco è stata trovata in alcune dosi del vaccino anti-coronavirus Pfizer in tre centri di vaccinazione a Sagamihara, nella prefettura giapponese di Kanagawa, riporta il canale televisivo NHK.

Secondo quanto riferito da un canale TV giapponese, le sostanze estranee di colore bianco sono state identificate l’11, il 12 e il 14 settembre in 18 dosi di vaccino complessivamente. In precedenza, un caso analogo si è verificato nella città di Kamakura, appartenente alla stessa prefettura. La campagna di vaccinazione in Giappone è stata avviata lo scorso 17 febbraio. Le autorità hanno approvato tre vaccini contro il coronavirus: Pfizer, Moderna ed AstraZeneca.Ad agosto, è stato reso noto che nel vaccino Moderna erano state trovate impurità sotto forma di particelle di metallo. Il ministero della Salute del Paese ha sospeso l’applicazione di tre lotti di vaccino, per un totale di 1,63 milioni di dosi. Al momento del ritiro, i preparati erano stati distribuiti a 889 centri di vaccinazione ed erano già state utilizzate 55 dosi. Inoltre, le prefetture di Gunma e Okinawa hanno comunicato di aver scoperto particelle di colore nero che sembravano frammenti di tappi di fiale.

Non usa mezzi termini Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up che lancia l’allarme sull’elevato numero di infermieri positivi anche tra i vaccinati:

I dati dell’Istituto Superiore della Sanità sono inconfutabili e non possono passare, pericolosamente, sotto traccia. 1848 operatori sanitari contagiati negli ultimi 30 giorni: numeri preoccupanti, se si pensa che sono trascorsi ben 17 mesi dall’inizio della Pandemia, e il 70% degli italiani, ovviamente compresi infermieri e medici, sono stati sottoposti alle due dosi di farmaco-anti covid. 

Cosa succede? Certo non ci troviamo solo di fronte alla problematica, fin troppo sottovalutata, della non totale refficacia dei vaccini. Lo sapevamo, noi infermieri, quando abbiamo deciso di sottoporci, coscientemente, in massa, alle somministrazioni. Ne erano e ne sono a conoscenza i cittadini. Ma non ci vengano a dire, di fronte all’esplodere delle varianti, che è tutto sotto controllo e che dovevamo aspettarcelo.

La rabbia di un sindacato delle professioni sanitarie come il nostro, che da sempre lotta al fianco degli infermieri, non sta tanto nell’apprendere dei nuovi contagi, perché siamo abituati alla lotta, alla sofferenza. Abbiamo pagato in termini di infezioni e vite umane come nessuno, e certo continueremo a farlo. Ma ci indigna non sapere cosa sta accadendo realmente. L’INAIL parla chiaro: l’82% degli operatori sanitari che si ammalano, nel comparto sanità, sono ancora infermieri. La categoria, che oggi, in assoluto, è al primo posto come numero di decessi, tra tutti i lavoratori italiani, è la nostra.

Qui non si tratta di sterili polemiche, siamo quelli abituati a combattere e a farlo nel silenzio delle stanze e delle corsie degli ospedali. Ma se ad oggi, 50 infermieri al giorno, quasi tutti vaccinati, si ammalano ancora di Covid, abbiamo diritto a una spiegazione. Vogliamo che sia fatta luce su quanto sta accadendo. A luglio erano 250 i professionisti infettati, ad agosto siamo arrivati a 1951“.

E ancora il presidente chiede di far luce su questi dati in crescita:

Vogliamo comprendere fino a che punto gli infermieri già vaccinati si stanno ammalando di nuovo, vogliamo sapere se questa impennata di casi è stata presa in considerazione dagli organismi di vigilanza al fine di valutare la reale efficacia del vaccino. Insomma, se in un contesto tanto ristretto, cioè quello degli ospedali italiani, dove il rischio di imbattersi nel virus è superiore, in un solo mese il numero dei nuovi operatori sanitari infettatati è schizzato a quota 2000 nonostante tutte le norme di prevenzione oggi applicate, dalle mascherina alle tute ed ogni quant’altro, cosa accadrebbe ai normali cittadini vaccinati, se ci fosse una recrudescenza di pervasività del Sars-Cov 2, e quindi se il virus tornasse a circolare, anche per poco tempo, nelle scuole, negli uffici o nei locali pubblici italiani dove non c’è lo stesso livello di utilizzo degli strumenti di prevenzione come invece accade nei nosocomi?”

Se il numero di cittadini re-infettati in rapporto al loro numero complessivo fosse percentualmente analogo a quello degli infermieri che oggi si infettano negli ospedali, potremmo davvero essere certi dell’attuale, dichiarato, livello di protezione attribuito ai vaccini? I dati dell’ISS vanno presi sul serio: nessuno ha il diritto di nascondere la verità, quando in ballo c’è la salute degli infermieri e dei cittadini.

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di Mariano Amici

Ve lo ripeto da tempo: la vaccinazione non è garanzia di non contrarre il Covid-19 e neanche di non propagarlo. Non è neanche garanzia di sviluppare sintomi più lievi ed evitare i decessi causati da complicazioni. Adesso c’è uno studio che lo attesta.

Il 6 luglio scorso è stata pubblicata la ricerca clinica effettuata su 152 di un totale di 300 pazienti completamente vaccinati con due dosi, che in 17 ospedali in Israele hanno contratto il Covid-19, sviluppando una sintomatologia tale da richiedere ospedalizzazione.

La conclusione della ricerca dice: “Casi gravi di infezione da Covid-19, associati con un alto tasso di mortalità, possono svilupparsi in una minoranza di soggetti con vaccinazione completa e con multiple co-morbità”. E ancora: “Il tasso di mortalità è simile a quello dei pazienti non vaccinati e ospedalizzati per Covid-19.”

L’indagine ha rilevato che:
– il 25% ha sviluppato condizioni molto gravi (38 persone).
– il 22% è deceduto (34 persone).

4 pazienti non avevano alcuna patologia pregressa e nessuno di loro è tra i deceduti, mentre 148 pazienti avevano una o più di queste patologie pregresse:
– 108 soffrivano di ipertensione
– 73 erano diabetici
– 41 avevano problemi cardiaci
– 37 avevano patologie renali e polmonari
– 29 erano affetti da demenza
– 36 erano affetti da cancro
– 60 avevano scarse difese immunitarie dovute a trattamento cortisonici, chemioterapia o immuno-soppressori. In altre parole, le persone più deboli, quelle che hanno un sistema immunitario compromesso o impegnato a combattere patologie importanti, sono esposte a contrarre il Covid-19 in modo più grave e potenzialmente letale. Sia che siano vaccinate, sia che non lo siano.
In più, e non viene affrontato in questa ricerca, c’è il problema che la vaccinazione stessa mette sotto sforzo l’organismo e lo indebolisce, motivo per cui le persone a cui viene inoculato il siero dovrebbero osservare un periodo di almeno due settimane di completo isolamento e riposo. Indicazione scarsamente evidenziata e difficilmente attuata.

Pubblicazione della ricerca sui pazienti su 152 pazienti con vaccinazione completa, ospedalizzati per Covid-19 in Israele👇

https://www.clinicalmicrobiologyandinfection.com/article/S1198-743X%2821%2900367-0/fulltext

Non è mai stato un “no vax”, come oggi al governo piace etichettare chiunque esprima dubbi sull’efficacia dei vaccini. Anzi. Lui, Gabriele, libero professionista lombardo di 41 anni, ha accettato ben volentieri di sottoporsi alla somministrazione, così da ottenere il Green pass e poter tornare a vivere una vita normale, senza restrizioni. Poco dopo l’inoculazione, però, è iniziato un incubo senza fine, un’odissea medica durante la quale si è trovato a fare i conti con le difficoltà della medicina di fronte a eventi avversi imprevedibili e con la follia di un governo che, oggi, non gli concede una vita normale.

Gabriele ha raccontato: “Mi sono prenotato perché aspettavo da tanto tempo di essere vaccinato contro il Covid, mi sono sempre vaccinato in passato. Anzi l’anno scorso mi ero molto arrabbiato perché non avevo avuto quello antinfluenzale”. Dal giorno dopo, il 12 giugno scorso, ecco però che la sua vita è cambiata: “Una specie di inferno medico. Ho cominciato ad avere cefalea che a distanza di tre mesi non è passata e di cui non ho mai sofferto prima, pressione elevata, stato confusionale. Tutta una serie di sintomi importanti”.

Le visite specialistiche hanno ovviamente sconsigliato una seconda dose. E così Gabriele si è trovato a fare i conti con un Paese, l’Italia, che nonostante il parere di medici esperti non gli rilascia il Green pass, intrappolandolo così in una sorta di limbo in cui non può tornare a una vita normale se non mettendo a rischi la propria salute per effettuare una nuova vaccinazione. Da tre mesi, non riesce più a svolgere il proprio lavoro e sta valutando di chiedere un risarcimento.

“Ho fatto fatto diverse visite – ha concluso Gabriele – accertamenti ed esami. Mi hanno detto tutti che sarebbe passato e tutti mi hanno sconsigliato per il momento di fare la seconda dose. Adesso ho una nuova visita a ottobre, sto facendo una cura e farò altri esami. I problemi però sono a livello lavorativo e sociale perché io con una sola dose, e nell’impossibilità di fare la seconda, non ho il Green pass e non ho trovato il modo di averlo nonostante possa dimostrare che il vaccino ha avuto un effetto importante con reazioni probabilmente croniche”.

Mentre la data della conversione in legge del Decreto che ha ufficializzato il green pass si avvicina, mentre le piazze si riempiono di manifestanti e abbondano i ricorsi, si prepara una proposta di referendum abrogativo, lanciata dall’avv. Olga Milanese, promotrice del Manifesto “Green Pass: Le Ragioni del No”, sostenuta da Francesco Benozzo e Luca Marini, dal Presidente Paolo Sceusa, dal dott. Carlo Freccero e dal Prof. Ugo Mattei, autori nelle scorse settimane di un appello alle più alte cariche dello Stato, e che ha già incontrato numerose adesioni da parte del mondo accademico, della cultura e dei media.

“Nell’ambito di un confronto politico civile e democratico sul Green Pass e sull’obbligo vaccinale”, continua l’Avv. Milanese, riteniamo sia giunto il momento di inviare un messaggio inequivocabile al Governo e al Parlamento. Per questo motivo abbiamo deciso di presentare la proposta di referendum abrogativo delle disposizioni legislative adottate dal Governo in materia di Green Pass, che saranno portate all’attenzione del Parlamento per essere convertite in legge, con ogni probabilità, dietro richiesta della fiducia. Il nostro vuole essere anche un messaggio di fiducia e di speranza rivolto a tutti gli
italiani che non si riconoscono in disposizioni che, come ormai è sotto gli occhi di molti, costituiscono solo il primo passo verso l’erosione progressiva dei diritti e delle libertà fondamentali“.

“A giorni presenteremo la proposta di referendum abrogativo e, non appena ricevute le autorizzazioni necessarie, inizieremo la raccolta delle firme. In questa prospettiva avrà un peso determinante l’adesione delle migliaia di persone, studenti in prima linea, che hanno sostenuto gli appelli che in queste settimane sono stati rivolti al Governo, al Parlamento e al Presidente della Repubblica contro il Green Pass. L’iniziativa referendaria, peraltro, intende affiancarsi alle numerose iniziative giudiziarie rivolte contro le recenti disposizioni adottate dal Governo, nonché ad altre iniziative di natura politica cui abbiamo già dato la nostra adesione“.