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Alla vigilia del voto in Senato sul green pass la senatrice Roberta Ferrero ha promosso un convegno, proprio a Palazzo Madama, tutto votato a spiegare che «il Covid è una malattia curabilissima» con un «approccio terapeutico che se utilizzato secondo ben precise regole porta alla guarigione di ogni soggetto che si ammali». O almeno è quanto afferma l’associazione Ippocrateorg, organizzatrice dell’appuntamento, il cui «approccio» ha alla base farmaci estremamente controversi come l’Idrossiclorochina e l’Ivermectina.

Chiaramente virologi star e media di regime si sono lanciati nello sport attualmente più amato nella «penisola degli ipocriti»: osannare il sacro siero e disprezzare ogni tipo di cura per il Covid-19. Eppure sono stati curati di Covid Donald Trump, Alberto II di Monaco, Principe Carlo d’Inghilterra, Boris Johnson, Silvio Berlusconi, Iva Zanicchi, Nicola Zingaretti, Alberto Cirio, Guido Bertolaso, Raffaele Donini, Alessandro Mattinzoli, Barbara Lori, Gianluca Galimberti, Claudio Pedrazzini, Edmondo Cirielli, Pierpaolo Sileri, per citare solo alcuni vip. E guarda caso, non è schiattato nessuno, tutti guariti e attualmente in buona salute.

Interviene la federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) che sottolinea come il medico non debba adottare pratiche «delle quali non sia resa disponibile idonea documentazione scientifica e clinica, valutabile dalla comunità professionale e dall’autorità competente. Né deve adottare o diffondere terapie segrete», scrive il Corsera, come se il “vaccino” dispensato non fosse un farmaco sperimentale.

Poi, interviene anche Roberto Burioni: «Da Stamina non abbiamo imparato niente. E a rimetterci sono i più deboli e i più sfortunati». La frittata è fatta. La capogruppo pd Simona Malpezzi accusa: «La Lega, lungi dal voler contribuire a promuovere la campagna vaccinale, continua a sostenere infondate e ambigue teorie sul Covid. E questo atteggiamento resta un problema serio per il governo e per il Paese». Mentre Daniela Sbrollini (Iv) ritiene che «i senatori che hanno dato sostegno al convegno sulle terapie domiciliari Covid, tra fake No vax e Ivermectina, dovrebbero avere bene in mente il senso delle istituzioni che rappresentano» sottolinea il Corriere.

Ebbene, le alternative sono due: o il virus fa morire solo la “povera gente” o, meglio, la brava gente, come afferma Burioni. Oppure ci stanno prendendo per i fondelli, negando la possibilità di curare l’infezione da Covid per inoculare il farmaco genico sperimentale tanto caro a Big Pharma. Perché anche il più cretino non può credere che il Cavaliere, ad esempio, durante la degenza al San Raffaele di Milano per il Covid, abbia ricevuto soltanto Tachipirina con la vigile attesa del prof. Zangrillo che nel frattempo pregava gli dei come terapia, per attenersi al protocollo del ministero della salute.

Suvvia, non chiediamo onestà da parte di alcuni esserini, si chiede soltanto di non offendere l’intelligenza di chi la possiede. E non si tratta d’essere No Vax, bensì No Stupid.

FONTE: Danni Collaterali

Cosa è successo a Stefano Paternò, il sottufficiale della Marina militare italiana morto lo scorso 9 marzo nella sua casa di Misterbianco, in Sicilia? L’uomo, 43 anni, era deceduto quindici ore dopo la somministrazione della prima dose di vaccino AstraZeneca, una tragedia che aveva scatenato tante polemiche e sospetti intorno ai farmaci anti-Covid. Oggi, ecco arrivare la risposta ufficiale da parte della Procura di Siracusa, che ha parlato di “esagerata risposta infiammatoria” come causa del decesso.

Condotte dalla magistratura siciliana, sotto la direzione dal Sostituto Procuratore Gaetano Bono e coordinate dal Procuratore della Repubblica Sabrina Gambino, le indagini “hanno fatto luce sulle cause del morte” ed evidenziato, come si legge nella relazione dei consulenti tecnici del pubblico ministero, “la sussistenza di una relazione causa-effetto con la somministrazione del vaccino Astrazeneca”.

Secondo la Procura la morte di Paternò è dunque legata alla risposta individuale dell’organismo del militare al vaccino in concomitanza “con la pregressa infezione da SARS-Cov2”. L’uomo, aveva già contratto il Covid in maniera asintomatica al momento di ricevere il vaccino, e questo ha comportato “una risposta anticorpale che si è aggiunta alla risposta immunitaria del vaccino, comportando una risposta infiammatoria esagerata”. Fatale, dunque, una SINDROME post-vaccino denominata ADE (Antibody-dependent enhancement), un’eccessiva risposta immunitaria che ha portato a un danno al tessuto polmonare con “evoluzione verso un quadro di sindrome da distress respiratorio acuto”.

Alla luce della decisione della Procura di Paternò sarebbe opportuno eseguire, si legge su quotidianosanita.it, “un test sierologico eseguito prima della vaccinazione” che in casi come questo avrebbe potuto evitare la tragedia. Ma sul portale del Ministero della Salute dedicato alle “Fake news” si specifica che “allo stato attuale non risulta necessario fare test sierologici (test sul sangue) per rilevare la presenza di anticorpi contro Sars-CoV-2 prima di sottoporsi alla vaccinazione. I vaccini sono, infatti, indicati anche per le persone che hanno già contratto il Covid-19 e che, dunque, hanno sviluppato anticorpi”.

Concetto ribadito anche nella circolare del Ministero della Salute del 3 aprile 2021, che puntualizza: “Come da indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’esecuzione di test sierologici volti a individuare la positività anticorpale nei confronti del virus o di altro tipo di test, non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale”.

Secondo il ministro della Transizione ecologica, l’incremento è dovuto alla crescita del gas a livello internazionale. Per una famiglia tipo il rincaro sarebbe equivalente a 247 euro su base annua.

Lo scorso trimestre la bolletta elettricaè aumentata del 20%, il prossimo trimestre aumenterà del 40%”. E’ la previsione del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, secondo cui “queste cose vanno dette”. L’incremento è dovuto “all’aumento del gas a livello internazionale” visto che “aumenta anche il prezzo della CO2 prodotta”, ha spiegato. 

Unione nazionale consumatori: “Rincaro da 247 euro per famiglia”“Un aumento di tale portata, se fosse davvero confermato, sarebbe letale per famiglie e imprese. Per una famiglia tipo sarebbe equivalente a 247 euro su base annua”, ha spiegato Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione nazionale consumatori.

“Un rincaro così astronomico sarebbe un serio freno alla ripresa economica, innalzando i costi delle imprese e gravando pesantemente sulle tasche delle famiglie, con effetti deleteri sulla ripartenza dei consumi. Governo e il Parlamento devono comunque porre subito rimedio, decidendo di destinare i proventi delle aste di mercato dei permessi di emissione di CO2 all’abbassamento delle bollette, eliminando gli oneri di sistema oramai superati, come quelli per la messa in sicurezza del nucleare o le agevolazioni tariffarie riconosciute per il settore ferroviario, spostando sulla fiscalità generale gli altri, come gli incentivi alle fonti rinnovabili, che ora invece finiscono in fattura”, ha concluso Vignola.

FONTE: Calabria 7/ AGI.it

I dati dell’Istituto Superiore della Sanità sono inconfutabili e non possono passare, pericolosamente, sotto traccia. 1848 operatori sanitari contagiati negli ultimi 30 giorni: numeri preoccupanti, se si pensa che sono trascorsi ben 17 mesi dall’inizio della Pandemia, e il 70% degli italiani, ovviamente compresi infermieri e medici, sono stati sottoposti alle due dosi di farmaco anti-Covid. Cosa succede?

Certo non ci troviamo solo di fronte alla problematica, fin troppo sottovalutata, della non totale efficacia dei vaccini. Lo sapevamo, noi infermieri, quando abbiamo deciso di sottoporci, coscientemente, in massa, alle somministrazioni. Ne erano e ne sono a conoscenza i cittadini. Ma non ci vengano a dire, di fronte all’esplodere delle varianti, che è tutto sotto controllo e che dovevamo aspettarcelo”. Così in una nota stampa Antonio De Palma, presidente Nazionale del Nursing Up.

La categoria con più decessi

“La rabbia di un sindacato delle professioni sanitarie come il nostro– si legge -, che da sempre lotta al fianco degli infermieri, non sta tanto nell’apprendere dei nuovi contagi, perché siamo abituati alla lotta, alla sofferenza. Abbiamo pagato in termini di infezioni e vite umane come nessuno, e certo continueremo a farlo. Ma ci indigna non sapere cosa sta accadendo realmente. L’Inail parla chiaro: l’82% degli operatori sanitari che si ammalano, nel comparto sanità, sono ancora infermieri. La categoria, che oggi, in assoluto, è al primo posto come numero di decessi, tra tutti i lavoratori italiani, è la nostra. Qui non si tratta di sterili polemiche, siamo quelli abituati a combattere e a farlo nel silenzio delle stanze e delle corsie degli ospedali. Ma se ad oggi, 50 infermieri al giorno, quasi tutti vaccinati, si ammalano ancora di Covid, abbiamo diritto a una spiegazione.

Vogliamo che sia fatta luce su quanto sta accadendo. Le Direzioni sanitarie italiane, chiariscano immediatamente quanto sta accadendo nelle ultime settimane nei loro ospedali. In particolare, nella Regione Lazio, le cronache giornalistiche, supportate dalle indagini interne dei nostri referenti, ci raccontano di situazioni non del tutto chiare. Prima quella del Sant’Eugenio, dove ben tre reparti, Nefrologia, Geriatria e una parte di Medicina, avrebbero vissuto nei giorni scorsi un vero e proprio focolaio. Il condizionale resta d’obbligo, perchè nessuno ha voluto rispondere ai nostri quesiti, e noi ci chiediamo perchè. Con tanto di richieste ufficiali, abbiamo preteso di conoscere, è nei nostri diritti, il numero degli operatori contagiati al Sant’Eugenio“.

“Vogliamo conoscere la verità”

“I giornalisti con i quali condividiamo questa tipologia di indagine incrociata – continua De Palma -, hanno ipotizzato che si sia arrivati a 6 contagi di operatori sanitari. Ma è davvero la verità? L’unica replica ufficiale che è arrivata ci ha lasciato di sasso: è tutto risolto! Quando per due giorni i nostri referenti ci hanno messo al corrente di decine di operatori sanitari in fila al drive in per effettuare i tamponi. Adesso, al caso Sant’Eugenio, si aggiunge quello dell’Ospedale dei Castelli, con il reparto chirurgia chiuso a nuovi ricoveri. Vogliamo conoscere la reale situazione dei professionisti della sanità, in merito ai nuovi contagi, in particolare di chi è stato già vaccinato a inizio anno.

Vogliamo comprendere fino a che punto gli infermieri già vaccinati si stanno ammalando di nuovo, vogliamo sapere se questa impennata di casi è stata presa in considerazione dagli organismi di vigilanza al fine di valutare la reale efficacia del vaccino. Insomma, se in un contesto tanto ristretto, cioè quello degli ospedali italiani, dove il rischio di imbattersi nel virus è superiore, in un solo mese il numero dei nuovi operatori sanitari infettatati è schizzato a quota 2000 nonostante tutte le norme di prevenzione oggi applicate, dalle mascherina alle tute ed ogni quant’altro, cosa accadrebbe ai normali cittadini vaccinati, se ci fosse una recrudescenza di pervasività del Sars-Cov 2, e quindi se il virus tornasse a circolare, anche per poco tempo, nelle scuole, negli uffici o nei locali pubblici italiani dove non c’è lo stesso livello di utilizzo degli strumenti di prevenzione come invece accade nei nosocomi?”

“Chiarezza sulla terza dose”

“Se il numero di cittadini re-infettati in rapporto al loro numero complessivo fosse percentualmente analogo a quello degli infermieri che oggi si infettano negli ospedali –conclude il presidente del sindacato degli infermieri italiani -, potremmo davvero essere certi dell’attuale, dichiarato, livello di protezioneattribuito ai vaccini? I dati dell’Iss vanno presi sul serio: nessuno ha il diritto di nascondere la verità, quando in ballo c’è la salute degli infermieri e dei cittadini. Vogliamo sapere cosa succede nelle aziende sanitarie pubbliche. Troppo comodo chiudere a qualsiasi informazione verso l’esterno. Chi ha paura dell’opinione pubblica? Chi ha paura dell’azione del sindacato e di quella degli organi di stampa?

Gli screening sulle condizioni di salute degli operatori già sottoposti alle somministrazioni, e in particolare il controllo dei loro livelli anticorpali, ci risultano sporadici, salvo rari casi. Non possiamo certo aspettare le esplosioni dei focolai per effettuare tamponi di massa tra i dipendenti del Ssn. Così come occorre chiarezza, una volta per tutte, in merito alla terza dose. Lo abbiamo già chiesto espressamente con un recente comunicato. Appare evidente che, alla luce dei nuovi contagi, siamo di fronte oggi ad una potenziale riduzione dell’immunità per gli infermieri che si sono vaccinati tra gennaio e febbraio 2021. Cosa stiamo aspettando a prendere decisioni risolutive, e soprattutto certe e valide per tutti?”

di Marzia MC Chiocchi

Siamo in molti, più di quanti possiamo immaginare, a chiederci quando questi dittatori, servi della massoneria mondiale, cominceranno ad essere indagati e processati per crimini contro i loro popoli. Quel “galantuomo” di Letta lo hanno fatto tornare con precisione chirurgica da Parigi, dove gli avevano assegnato una cattedra universitaria, dopo la forzata uscita di scena da premier, a causa di un altro politicante predicatore quale Matteo Renzi.

Letta, viso spigoloso dai tratti ruvidi (che ricordano i personaggi del “Ventennio”), blindato in un luogo chiuso, circondato dall’affetto dei suoi yesman, per paura di essere preso a male parole in una pubblica piazza, ha pontificato: “Senza i 10 mln di italiani che ancora mancano all’appello delle vaccinazioni non ce la faremo. Siamo davanti al passaggio più duro. Oggi è il momento della verità. Il vaccino è libertà”, (Anche ad Auschwitz il lavoro rendeva liberi! Come no?! Di ammazzare gli ebrei e non solo nelle camere a gas) “Chi non si vaccina e non si vuole vaccinare è contro la libertà degli altri e non può essere premiato. Chi è ambiguo sulle vaccinazioni è contro la salute degli italiani, chi è ambiguo su green pass e vaccinazioni è contro le imprese e i lavoratori”.

LETTA! MA CHI VUOI PRENDERE PER I FONDELLI?! QUESTE FRASI HANNO RIECHEGGIATO NELLA TESTA DI CHI LA STORIA LA CONOSCE BENE, FACENDO CORRERE UN BRIVIDO LUNGO LA SCHIENA! SEI RIDICOLO! E HO DETTO POCO…..A PROPOSITTO…PERCHÉ TUTTI VOI POLITICI NON VI VACCINATE? NON SOLO PER VOI, MA ANCHE PER NOI ESISTE LA LIBERTÀ COSTITUZIONALE! Do you remember?

Letta, chiudendo la Festa dell’Unità di Bologna, ha sottolineato “dobbiamo completare la campagna vaccinale, per rendere l’Italia completamente libera. Senza i 10 mln di italiani ( e sai bene che sono molti di più’), che ancora mancano all’appello delle vaccinazioni non ce la faremo. Siamo davanti al passaggio più duro. Oggi è il momento della verità. Il vaccino è libertà”, ha aggiunto. E concluderei con una rima tutta livornese che non pronuncio per educazione, ma che i toscani hanno ben capito!
AD MAIORA

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di Mariano Amici

È gravissimo che non si faccia farmacovigilanza attiva sui vaccini per il Covid-19.

FARMACOVIGILANZA PASSIVA

Chiunque ritenga di aver subito un effetto collaterale in seguito all’assunzione di un farmaco ha facoltà di segnalarlo direttamente all’Aifa o di farlo attraverso il proprio medico curante.
Eventi e reazioni avverse non si vanno a cercare ma si attende l’arrivo dei dati dai pazienti, dai loro parenti o dai medici. Le segnalazioni vengono poi valutate da una commissione per verificare la correlazione col farmaco. La maggior parte dei cittadini non ha questa consapevolezza e spesso, magari in buona fede e per tranquillizzare il paziente, i medici sono restii ad ipotizzare una correlazione e quindi a inoltrare la segnalazione, anche se dal 2015 sono obbligati ad una segnalazione tempestiva. Questo, di fatto, implica che gli eventi avversi segnalati siano sottodimensionati rispetto al dato reale.

FARMACOVIGILANZA ATTIVA

Prevede un monitoraggio diretto ed ad intervalli precisi di tempo. Le persone che assumono il farmaco hanno una scaletta di appuntamenti e di controlli per verificare l’insorgenza di sintomi ed eventi avversi. I controlli possono giungere anche a 10 anni di distanza, per la valutazione degli effetti a lungo termine di uno specifico medicinale, ed è l’unico sistema in grado di fornire un quadro scientificamente accurato.

La regione Puglia, ad esempio, nel quadriennio 2013-2017 ha promosso un programma di farmacovigilanza attiva sul vaccino contro morbillo, parotite, rosolia e varicella. I bambini vaccinati sono stati seguiti per un anno ed i dati mostrano eventi avversi in misura 339 volte superiore a quelli registrati con un programma di farmacovigilanza passiva per lo stesso vaccino e nello stesso periodo di tempo. Dove il monitoraggio attivo ha evidenziato gravi eventi avversi in 4 su 100 dei bambini vaccinati, il monitoraggio passivo dava come risultato un caso ogni 12.000. ( https://www.sanita.puglia.it/documents/36126/4921952/
Sorveglianza+degli+eventi+avversi+a+vaccino+in+Puglia+Report+2013-2017/9db6decb-5aaf-426f-b8fe-c9474e9e8468)

Per quanto riguarda la campagna di vaccinazione per il Covid-19, si sta facendo esclusivamente sorveglianza passiva, significa che ci si affida solamente alla segnalazione spontanea di cittadini e medici.

È gravissimo, perché si tratta di farmaci genici per i quali sono state saltate una serie di sperimentazioni e per i quali i dati relativi alla sicurezza ed efficacia saranno parzialmente noti solo alla fine del 2023 e che nel frattempo vengono inoculati nel corpo di milioni di persone, bypassando il sistema difensivo naturale dell’organismo» ( https://www.aifa.gov.it/domande-e-risposte-farmacovigilanza-vaccini-covid-19 )

Con l’occasione invito vivamente tutti coloro che sospettino una reazione avversa ad informare il proprio medico curante o a provvedere direttamente a segnalare, seguendo le istruzioni ufficiali contenute qui:
http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/come-segnalare-una-sospetta-reazione-avversa

Il cosiddetto Green Pass, più propriamente noto come certificato COVID digitale dell’UE, sta passando un brutto periodo: alle perplessità di natura etico-giuridica relative alla sua implementazione capillare si sta aggiungendo anche quella di natura prettamente tecnica, soprattutto ora che alcuni ricercatori hanno svelato come il sistema non sia in grado di rimuovere la certificazione a coloro che, nonostante la vaccinazione, risultano positivi al coronavirus.

Il docente Matteo Flora, l’avvocato Carlo Piana e il professore di cybersicurezza al politecnico di Milano Stefano Zanero hanno infatti analizzato a fondo l’applicazione del Ministero della Salute “VerificaC19”, lo strumento che gestisce i Green Pass, scoprendo che non sia in alcun modo previsto alcun meccanismo di revoca.

Paradossalmente, dunque, una persona positiva al virus potrebbe tranquillamente accedere a spazi e servizi riservati a coloro che si sono “immunizzati”, vanificando il senso stesso del limitare l’accesso ai locali pubblici alle sole persone dotate di certificazione. Questione tanto più paradossale considerando il fatto che il vaccinato positivo può comunque trasmettere il virus.

Sarebbe facile classificare questa importante mancanza come mera cialtroneria informatica, tuttavia la situazione è più complessa e sfaccettata, con i programmatori che si sono limitati ad attuare scelte consapevoli e puntuali, in linea con le linee guida europee che preservano la privacy dei cittadini.

Le meccaniche del Digital Green Certificate europeo sono state sviluppate infatti nell’ottica di evitare il più possibile che si verifichino abusi nella gestione dei dati e la creazione di un’eventuale “lista degli infetti” imporrebbe una rivisitazione profonda dei principi logici e morali che guidano l’iniziativa. In senso stretto, il Green Pass non è altro che un documento che attesta l’avvenuta vaccinazione, il risultato negativo di un tampone o la guarigione da Covid-19. In altre parole, il “Green Pass” non è affatto un “pass” e utilizzarlo come tale risulta improprio.

Diversi Governi europei, tra cui quello italiano, sembrano dunque essersi allontanati dal progetto iniziale per trasformare ufficiosamente l’attestato in un lasciapassare in tutto e per tutto affine a quello adottato da Israele, lasciapassare che guarda caso si chiama proprio Green Pass. In altre parole, il certificato COVID digitale dell’UE, non prevede la alcuna sospensione del vaccinato positivo in quanto non era nel progetto iniziale che fungesse da lasciapassare, cosa nella quale è stato poi trasformato dai governi.

A complicare ulteriormente il panorama è il fatto che l’idea alla base del Digital Green Certificate era quella di agevolare i viaggi internazionali, non quella di gestire una cernita quotidiana e locale della salute pubblica. Per quello avremmo semmai dovuto confidare sul contact tracing promesso dalla app Immuni, progetto rapidamente naufragato.

[di Walter Ferri]

FONTE: StopCensura

La Procura di Genova ha bloccato il funerale di Emanuele Pileggi, il dipendente di Fincantieri di 42 anni morto dopo un aneurisma giovedì scorso. La celebrazione avrebbe dovuto svolgersi oggi nella basilica di Lavagna (Genova). Il pubblico ministero Giovanni Arena ha però voluto studiare il caso e valutare se procedere con l’autopsia.Pileggi il 30 agosto scorso era stato sottoposto alla prima dose di vaccino anti covid Moderna. Dieci giorni dopo aveva avuto mal di testa ed era stato visitato al pronto soccorso di Lavagna dove lo avevano trasferito al San Martino per un intervento chirurgico alla testa. I medici hanno escluso una correlazione con il vaccino affermando che l’aneurisma non rientra tra i possibili effetti collaterali. 

Ieri però, il pm Arena si è consultato con i colleghi che si occupano di Sanità e delle morti sospette legate alla somministrazione del siero e ha deciso di acquisire tutta la documentazione medica. Solo dopo deciderà se eseguire l’autopsia. E proprio in questi giorni è attesa la relazione del medico legale Luca Tajana che insieme all’ematologo Franco Piovella si sta occupando dei cinque decessi in mano alla procura. Si tratta dei due casi di Francesca Tuscano e Camilla Canepa, rispettivamente l’insegnante e la studentessa morte per una trombosi del seno cavernoso, e di tre anziani ultrafragili. Giovedì prossimo i pm genovesi si incontreranno con i colleghi di Eurojust e quelli di altre procure europee e italiane che si stanno occupando delle possibili morti legate ai vaccini.

FONTE: C.Li.Va Toscana

Il sindacato denuncia una “situazione preoccupante” e chiede alla Regione di sbloccare al più presto le assunzioni di nuovo personale.

La mancanza di personale sta mettendo a rischio alcuni servizi all’ospedale di Careggi a Firenze. Non essendo rispettata la delibera aziendale che avrebbe previsto l’assunzione di 210 infermieri per sopperire al ‘turnover’, per le carenze croniche di personale, per le malattie lunghe e non ultime le sospensioni del personale del comparto non vaccinato (ad ora 31 addetti/addette all’interno della Azienda ospedaliero universitaria di Careggi, ndr), molte attività sono in sofferenza”. E’ la denuncia della Funzione Pubblica della Cgil di Firenze.

Al Centro trasfusionale di Careggi, punto nevralgico per l’attività chirurgica dell’ospedale, da 12 infermieri si è passati a settembre a 5, che non bastano per l’attività ordinaria, senza contare che a questi viene spesso chiesto di allungare il turno. Questo porta inevitabili disservizi: la scorsa settimana è stato rimandato qualche intervento chirurgico perché mancavano le scorte base di sangue”, dice Michele Tortorelli, della Fp Cgil Firenze.

Carenze di personale e conseguenti disagi nell’assistenza si registrano anche al reparto di radioterapia, dove sono ‘saltati’ 5 letti, e al reparto dialisi. La situazione già era critica, ora sta peggiorando per via del blocco delle assunzioni. L’Aou Careggi ha fatto una programmazione chiedendo alla Regione di poter avere un centinaio di infermieri anche in vista di nuovi servizi come l’apertura del Blocco F, ma come ci comunica l’Azienda non sono arrivate risposte. Siamo preoccupati, la Regione – chiede Tortorelli -, deve sbloccare le assunzioni per evitare ricadute sulla qualità e la quantità dei servizi e dell’assistenza. E il tempo stringe: basti pensare ad esempio che serve almeno un mese di tempi burocratici tra la nomina di un infermiere e l’averlo operativo in corsia”.