Green pass: vietato chiederlo ai pazienti di strutture sanitarie private e studi medici. Leggete attentamente quali sono i nostri diritti.
di Valentina Bennati e Ivana Suerra
(comedonchisciotte.org)
Giusto una settimana fa, l’8 ottobre, pochi giorni prima della fatidica data del 15, ovvero oggi, momento a partire dal quale a tutti i lavoratori, anche i liberi professionisti, verrà chiesto il Green Pass per accedere ai luoghi di lavoro – il che significa dover essere vaccinati, oppure “tamponati” con esito negativo, oppure essere in possesso di una certificazione di avvenuta guarigione o di un certificato di esenzione – la FNOMCeO, Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, ha diramato una circolare avente per oggetto “disciplina della certificazione verde COVID-19 in ambito lavorativo privato – studi professionali medici e odontoiatrici” con la quale chiarisce come dovranno comportarsi le strutture sanitarie private, quali gli studi medici ed odontoiatrici.
Dopo aver illustrato la normativa vigente e ribadito che i sanitari e gli operatori di interesse sanitario non sono toccati dalle imposizioni sul Green Pass perché già obbligati alla vaccinazione, FNOMCeO entra nel merito della QUESTIONE PAZIENTI ed è proprio questo il punto interessante. A pagina 3 del comunicato, si leggono testuali parole:
“In conclusione, alla luce del suo esposto quadro normativo poiché il decreto-legge n. 127/2021 nulla dispone in ordine all’accesso dell’utenza agli ambienti di lavoro, può pacificamente affermarsi che le strutture sanitarie non potranno richiedere l’esibizione del green pass in fase di accettazione del paziente, a meno che non vi sia una specifica previsione normativa che le autorizzi a farlo. Stesso discorso vale per gli studi professionali medici e odontoiatrici. L’esibizione di certificazioni vaccinali o di esiti di tamponi da parte dei pazienti non rientra fra le misure obbligatoriamente previste dalla legge statale. Attualmente, infatti, nel Decreto Riaperture (d.l. n. 52/2021), si fa esplicito riferimento solo alle RSA, che quindi sono le uniche strutture sanitarie legittimate, fin dal primo giorno di applicazione della certificazione, a subordinare l’ingresso in struttura all’esibizione dello stesso.”
Secondo quanto precisato da FNOMCeO, quindi, le strutture sanitarie private e i titolari di studi odontoiatrici e medici non possono domandare ai loro pazienti o ai visitatori se hanno il Green Pass né tantomeno possono chiedere di esibirlo.
Magari l’informazione potrà tornare utile a quanti, privi di Green Pass, da oggi in poi, si potranno trovare nella situazione di dover rispondere ad una richiesta di questo tipo ma, in realtà, quella della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri è una precisazione del tutto inutile dal momento che la certificazione verde non può essere chiesta a nessuna delle persone che accedono per motivi diversi da quelli di lavoro. La norma che impone il Green Pass, infatti, al di là della sua legittimità costituzionale o meno, si rivolge solo alla categoria dei lavoratori, rimanendo inapplicabile nei confronti di clienti, utenti o fruitori di servizi.
Peraltro, si fa presente che, nell’ambito delle attività lavorative di natura sanitaria (e non solo), entrano in gioco quei servizi pubblici essenziali o servizi di pubblica necessità le cui prestazioni devono essere garantite all’utenza senza condizioni.
È finanche paradossale trovarsi a dover ricordare che chi esercita prestazioni lavorative inerenti servizi pubblici o di pubblica necessità è tenuto ad assicurarne il regolare svolgimento, non può omettere o rifiutare indebitamente l’intervento e deve astenersi dal turbare la fruizione del servizio stesso. Questo, sempre che non voglia incorrere nella commissione di reati che, fortunatamente, sono ancora puniti dal Codice Penale Italiano.
Quanto sopra vale, a maggior ragione, quando trattasi di ‘pazienti’ che necessitano di cure, cure che magari presentano i caratteri dell’urgenza.Ebbene, è opportuno che gli operatori sanitari non si facciano fuorviare dai predicatori del Green Pass, il rischio che corrono è quello di essere denunciati per fattispecie di reato ancora più specifiche, ad esempio per omissione di soccorso.
La nota della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri offre dunque un ottimo spunto per chiarire la questione, dal momento che la cronaca di queste settimane riporta notizie diverse in merito a strutture sanitarie private e ospedali che, al contrario, si stanno muovendo in una direzione opposta. Ultimo caso in cronaca quello della direzione della Asl Toscana Sud Est, la quale ha definito, a partire dal 12 ottobre 2021, che l’accesso dei visitatori a tutte le tredici strutture ospedaliere del territorio, sarà consentito solo con l’esibizione del Green Pass.
Questo tipo di notizie provengono, ancora una volta, dalla Regione Toscana, dove l’obiettivo di certi dirigenti sembra essere quello di superare il Governo nell’adozione di misure anti-covid sempre più restrittive. Per i momento le disposizioni dell’Asl Toscana Sud-Est riguardano i soli visitatori/accompagnatori, ma è necessario chiedersi, sin d’ora, fino a dove pensano di potersi spingere e se altri hanno seguito l’esempio …
E che lo rammentino: ad essere più realisti del Re non si eredita molta fortuna!
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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]
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