LA CHIESA SPAGNOLA NON CHIEDE IL GREEN PASS, QUELLA ITALIANA SI PIEGA AL POTERE, PARLANDO SEMPRE MENO UN LINGUAGGIO DI FEDE E PIÙ DI POLITICA
2 Dicembre 2021 – di Gianfranco Amato (La Nuova Bussola Quotidiana)-Redazione Co.Te.Li
Il Green Pass, in Spagna, come in tanti altri Paesi europei, non viene richiesto. In Spagna è incostituzionale. Non è necessario, non è utile per prevenire il contagio ed è lesivo di diritti fondamentali. La Chiesa spagnola non ci pensa neppure di chiederlo nelle sue strutture. Quella italiana sta invece diventando più realista del re.
L’imposizione dell’obbligo relativo al cosiddetto Green Pass sta di fatto comprimendo in maniera sempre più incisiva il diritto di riunione sancito dall’art. 17 della Costituzione. A causa dell’introduzione di questa odiosa misura, e della sciagurata decisione della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) di recepirla acriticamente, sta diventando sempre più difficile organizzare conferenze in luoghi pubblici e soprattutto nelle parrocchie.
Che si possa agire in modo diverso lo dimostra il caso della Spagna, dove sono in questi giorni proprio per un giro di conferenze che si svolgono in strutture ecclesiastiche. Tutti eventi per i quali ovviamente non è richiesto il Green Pass. Sì perché, com’è noto, in Spagna il certificato verde non solo non è richiesto ma è addirittura vietato. Hanno tentato di introdurlo nei bar e nei locali notturni, ma l’operazione è miseramente fallita grazie al provvidenziale intervento delle toghe iberiche. Sono stati, infatti, i Tribunales Superiores de Justicia a dichiarare illegittimo il “pasaporte verde”, sulla base di una semplicissima considerazione di buon senso. In Spagna, infatti, per limitare in nome dell’emergenza alcuni fondamentali diritti costituzionali, come quello di circolazione e riunione, occorre la sussistenza contemporanea di tre criteri: proporzionalità, idoneità e necessità. I giudici hanno posto tre semplici domande. Primo: i vaccinati possono contagiare? La risposta è stata affermativa. Secondo: coloro che sono in possesso di un tampone negativo possono contagiarsi? Anche in questo caso si è risposto affermativamente. Terzo: esistono prove che nei bar e nei locali notturni il virus si propaghi in misura maggiore rispetto ad altri luoghi? Qui il responso è stato, invece, negativo: non ci sono evidenze, si tratta di mere deduzioni empiriche prive di qualunque riscontro scientifico.
Per i magistrati spagnoli, quindi, il Green Pass non è soltanto inutile ma pure illegittimo, giacchè non rispetta i citati presupposti. Infatti, secondo gli stessi giudici: a) l’aver ricevuto il vaccino non assicura al 100% di non essere infetti e quindi non poter contagiare; b)l’avere un test negativo si limita ad attestare di non avere il virus, ma non di essere già immunizzato e quindi non poter essere contagiato; c) non sussistono evidenze certe del fatto che la stragrande maggioranza dei contagi avvenga nei locali notturni e nei bar. Semplice al punto di apparire lapalissiano.
E, invece, in Italia non solo tale misura è ritenuta legittima ma è pure imposta come obbligatoria, persino per esercitare il primo dei diritti riconosciuti all’art.1, comma 1, della Costituzione: il lavoro. Verrebbe da gridare: «¡Viva España libre!», terra di libertà. La questione più triste riguarda la Chiesa cattolica. È possibile che in una parrocchia cattolica spagnola si possa tenere una conferenza senza che venga richiesto il Green Pass (anzi, pretenderlo sarebbe contro la legge), mentre in una parrocchia cattolica italiana lo stesso Green Pass diventa requisito imposto dai chierici per potere ospitare un evento pubblico? Non è sempre la stessa Chiesa cattolica?
Il punto è che non si è guardato all’oggettività dello strumento, ma si è semplicemente obbedito al potere civile, che peraltro può cambiare da nazione a nazione. Se le gerarchie ecclesiastiche avessero fatto una valutazione etica, morale, teologica della questione e fossero giunti alla conclusione che l’obbligo del green pass corrisponda effettivamente al bene comune, avrebbero dovuto imporlo in tutta la Chiesa cattolica universale, a prescindere dal potere civile. Invece no. Non si è fatta alcuna valutazione sull’oggettività dello strumento, ma si è semplicemente obbedito al Cesare nazionale. Le ultime disposizioni in materia emanate dalla Conferenza Episcopale Italiana sono davvero un segno dei tempi, e mostrano un inspiegabile cedimento di fronte al potere civile cha lascia basiti i cattolici nel resto del mondo. A cominciare dagli spagnoli, che non riescono ancora a comprendere come una limitazione della “Libertas Ecclesiae“, dichiarata ingiusta nel loro Paese, possa essere invece accettata dai cattolici italiani come giusta e imposta nelle chiese nel Paese che ospita Roma, il centro della Cristianità. Evidentemente la Chiesa non è più tanto cattolica come un tempo.
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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]
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