Garante della privacy: «No alle mani del Fisco sulla salute»
11 Febbraio 2022 – Redazione
Pasquale Stanzione, Garante della privacy, boccia la commistione tra Asl e Agenzia delle entrate nel controllo dei vaccinati. «Sarebbe più corretto che si limitasse a riscuotere le multe».
Consegnare al Fisco i dati sanitari dei singoli cittadini, nell’intento di far vaccinare tutti quanti contro il Covid, è un sistema che andrebbe evitato perché si presta a violazioni della privacy e abusi vari. È quanto ha ribadito ieri il presidente dell’Autorità garante della privacy, Pasquale Stanzione, in audizione presso la commissione Affari sociali della Camera dei deputati. In sostanza, l’Agenzia delle entrate e riscossione andrebbe coinvolta nel rapporto tra ministero della Salute e utente solo come ente chiamato a riscuotere le eventuali multe inflitte a chi viola l’obbligo vaccinale. E quindi senza poteri di accertamento e di accumulazione di dati sensibili, come le patologie che possono far venir meno l’obbligo di vaccinazione per chi ha più di cinquant’anni. In tutte le fasi diverse dalla riscossione, ha spiegato Stanzione, «l’intervento dell’Agenzia non appare legittimato».
Il Garante ha spiegato ai deputati i punti deboli delle ultime norme per fronteggiare l’emergenza della pandemia cinese, contenute nel decreto numero uno del 2022, con particolare attenzione al contestato green pass. La multa di 100 euro per chi ha più di 50 anni e non si vaccina, che diventa di 400 euro se si entra in un luogo dove è richiesto il certificato verde, al di là del merito pone evidenti problemi di protezione dei dati personali perché il governo di Mario Draghi ha affiancato alle Asl l’Agenzia delle Entrate, cui spetta di incrociare le tessere sanitarie con gli elenchi dei vaccinati. Un sistema che il «governo dei Migliori» ha copiato dalla Grecia (tendenza Sparta, più che Atene). Le sanzioni vengono irrogate dal ministero della Salute, guidato dall’inamovibile Roberto Speranza, ma la riscossione viene esercitata dall’Agenzia delle entrate, affidata a Ernesto Maria Ruffini.
In base al decreto legge in conversione, le Entrate sono quindi usate anche per l’accertamento delle esenzioni, con le Asl che mandano le prove ricevute dal cittadino all’Agenzia. E qui Stanzione, ex ordinario di diritto privato e membro dell’Unione giuristi cattolici, ha spiegato ai legislatori che «se il ruolo dell’Agenzia delle Entrate come agente della riscossione è comprensibile rispetto alla fase successiva all’avviso di addebito, che ha per espressa previsione valore di titolo esecutivo, meno giustificabile appare rispetto alla fase antecedente, della mera contestazione». Il Garante ha infatti osservato che nella fase della contestazione ci può essere un contraddittorio tra cittadino e Asl, «rispetto al quale l’Agenzia è estranea per funzione istituzionale e previsione normativa e, nonostante tale estraneità, quest’ente è comunque coinvolto in un trattamento di dati sensibili che rischia di risultare eccedente». In sostanza, il Fisco con le nuove «disposizioni urgenti» mette le mani su tutta una serie di dati relativi alla condizione vaccinale dei singoli, mentre sarebbe più corretto che si limitasse a riscuotere le multe.
Stanzione ha quindi suggerito ai deputati di cambiare le norme del decreto, quantomeno escludendo espressamente che nelle carte che l’Asl passa alla Riscossione compaiano «informazioni idonee a rivelare lo stato di salute dell’interessato e, in senso più ampio, dati ulteriori rispetto alla sola insussistenza dell’obbligo vaccinale o all’impossibilità di adempiervi».
Non solo, ma il Garante della privacy ha anche sottolineato che se l’Agenzia delle entrate deve proprio assumere questo ruolo un po’ invasivo sui vaccini, almeno dovrebbe essere indicata dalla legge come «responsabile del trattamento dei dati». In modo che, in caso di furti o sparizioni dei dati, il cittadino sappia almeno con chi prendersela. Anche se resta il fatto che, con la scusa del Covid, lo Stato ha creato l’ennesimo precedente pericoloso, ovvero la possibilità che il Fisco abbia accesso alle nostre cartelle cliniche.
di Francesco Bonazzi – La Verità