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31 Marzo 2022 – Redazione – Fonte: ANSA

La Procura di Venezia prosegue nel più stretto riserbo l’indagine sull’ipotesi di alterazione dei reperti biologici sul caso di Yara Gambirasio, denunciata da Massimo Bossetti. I magistrati di Bergamo, in accordo con la Corte d’Assise orobica, avevano trasmesso per competenza, nel giugno 2021, ai colleghi dell’ufficio di Venezia gli atti “per le opportune valutazioni”, dopo la denuncia alla difesa del muratore di Mapello.

Caso Yara, i due indagati

Nel fascicolo – come scrive il Corriere del Veneto – risultano indagati dalla Procura lagunare il presidente della prima sezione penale del tribunale di Bergamo, Giovanni Petillo, e una funzionaria, Laura Epis, responsabile dell’Ufficio corpi di reato. Entrambi avevano ricevuto anche l’avviso di proroga dell’indagine, per le ipotesi di frode in processo e depistaggio.

L’indagine, secondo quanto si apprende, sarebbe prossima alla chiusura. Nessun commento in proposito dal procuratore aggiunto Adelchi D’Ippolito, titolare del fascicolo, che nei mesi scorsi aveva ascoltato come testimoni i titolari dell’accusa al processo per l’omicidio della 13enne Yara e alcuni investigatori. La difesa di Bossetti si era già vista respingere nel 2021 la richiesta di riesaminare i reperti confiscati dopo la sentenza definitiva, in particolare le tracce di Dna.

31 Marzo 2022 – Redazione

L’ultima a raccontare la sua storia è Laura: 18 anni, il 4 luglio fa la sua prima dose e la sera stessa accusa malessere, astenia, dolori muscolari, fitte al petto e affanno. Oggi deve convivere con una diagnosi di pericardite acuta con versamento: non fa sport, non fa nemmeno le scale e si imbottisce di cortisone. Non sa quando tutto finirà, eppure la prima volta al pronto soccorso l’avevano rimandata a casa con diagnosi di ansia.

Nicoletta  convive con le parestesie sul viso accompagnate da dolori violenti alle tempie, ha bruciori permanenti che la paralizzano. Tra esami e visite ha già speso 8000 euro senza avere ancora né una cura né una diagnosi.

Alberto, 34 anni, fresco di terza dose il 24 gennaio: «Subito dopo ho iniziato ad avvertire dolore al petto e allo stomaco, mi hanno confermato pericardite e miocardite con versamento cardiaco». Dopo il ricovero d’urgenza al Papa Giovanni di Bergamo il suo cuore aveva una funzionalità del 10%, da lì in terapia intensiva decidono di metterlo in coma farmacologico, intubarlo e fargli una biopsia al cuore. La diagnosi parla di miocardite acuta post vaccino. Oggi dice soltanto: «Ringrazio Dio di essere ancora vivo e aver riabbracciato le mie bambine».

Si potrebbe continuare all’infinito, fino ad arrivare al numero di 1300 perché tanti sono ad oggi i danneggiati da vaccino che hanno raccontato la loro storia al Comitato Ascoltami che si batte perché sia riconosciuto un trattamento medico e sociale per i tanti che hanno subito reazioni avverse gravi da vaccino che stanno diventando permanenti.

«Vorrei risvegliarmi e scoprire di aver avuto solo un incubo, ma purtroppo non è così», dice Alessandra mentre Marco, 58 anni ha un danno irreversibile accertato al sistema immunitario che gli provoca ipertensione, abbassamento della vista, dolori muscolari e acufene senza tregua. Stefania invece ha 39 anni e dal 26 giugno convive con spilli improvvisi in testa, tremolii sul labbro e agli occhi, fitte, intorpidimenti: «Alcune mattine non ho neanche la forza di tenere la tazza del latte in mano».

Pericarditi e miocarditi, parestesie tra le più varie, problemi neurologici e sensoriali, spesso non diagnosticati nemmeno. Queste sono le principali segnalazioni che sono arrivate in questi mesi al Comitato. Moltiplicate per 1300 e vi renderete conto che si tratta soltanto di piccolo esercito di danneggiati che ha avuto il coraggio di uscire allo scoperto e vincere la vergogna e la paura di essere giudicati come a rischio invalidità.

Federica Angelini è la fondatrice, l’anima, l’ispiratrice del Comitato. È grazie a questa combattiva insegnante di Bussolengo se oggi 1300 persone sbattute fuori dagli ospedali come “scarti” possono almeno parlare e conferire dignità ad una invalidità che non si vuole ricollegare al vaccino solo perché questo significherebbe ammettere che la campagna vaccinale di massa, forzata e imposta col ricatto, ha avuto delle vittime. Federica è stata una delle prime ad uscire allo scoperto: ha fondato il comitato dopo un’intervista agostana con la Bussola, che aveva raccolto il suo grido d’allarme su Facebook. Da lì le storie di sono moltiplicate (QUI il dossier della Bussola) e oggi la Angelini festeggia un compleanno triste, di quelli senza candeline: «Mi sono vaccinata il 22 marzo 2021 – spiega oggi alla Bussola – quindi è un anno che convivo con parestesie e bruciori terribili».

Nel corso dei mesi il comitato è cresciuto e Federica ha provato, con l’aiuto di sempre più danneggiati volontari, a farsi ascoltare dai medici, dai politici.

«Qualcosa è stato portato a casa – prosegue -, ma non è niente. Siamo tantissimi, 1300, ma sappiamo che siamo solo la punta dell’iceberg. Anche solo ascoltare questi drammi vediamo che fa bene ad uscire dall’isolamento. Ci siamo dotate di un gruppo di psicologhe che sono esperte in eventi traumatici e in questi giorni stanno aiutando anche tanti profughi ucraini. Il nostro dolore è simile al loro perché anche noi siamo vittime di una sofferenza post traumatica, di quelle che si vivono nelle guerre o nelle catastrofi naturali»:

L’ascolto è fondamentale, ma spesso non si riesce a trovare medici disposti a fare diagnosi e a curare e qualcuno non se la sente di portare questo peso che diventa insostenibile. «Qualcuno si è tolto la vita, una nostra associata. Ce l’ha detto la madre, è stato terribile, la solitudine e l’angoscia di non essere ascoltate l’hanno uccisa. Ma l’allarme che vorrei lanciare è che non si tratta di casi isolati. Ci arrivano notizie e segnalazioni anche di ragazzi che si uccidono nel chiuso della loro camera. Dopo il lockdown e la falsa promessa di libertà con il ricatto del vaccino, hanno dovuto fare i conti con reazioni avverse invalidanti. Non hanno retto la vergogna e l’hanno fatta finita nella loro camera che era diventata una prigione».

Ora il comitato, mentre si torna a parlare addirittura di quarta dose, è alle prese con la “grana” esenzioni. Per chi ce l’ha, va rinnovata, per chi non ce l’ha va richiesta: «Abbiamo un gruppo di avvocati che tra i tanti che si sono proposti ci è sembrato il più disposto a seguirci senza secondi fini», insiste Federica.

Ma il suo obiettivo è lavorare sulla dimostrazione della distruzione del sistema immunitario: «Sì, è il nostro obiettivo perché in Germania stanno conducendo indagini che da noi invece sono molto complesse e costose e che stanno dando i primi risultati: in moltissimi casi il vaccino ha danneggiato il sistema immunitario. Una nostra associata ha fatto questo esame in Germania e i risultati sono sconcertanti.

Già, la politica. Federica ha ricevuto diverse chiamate di interessamento, tutte però infruttuose al loro obiettivo che è quello di essere riconosciuti dallo Stato come danneggiati da vaccino: politici, medici, tanti si sono fatti vivi, ma tutti sembrano avere le mani legate. «Un’oncologa mi ha cercato, fino alla seconda dose era convintissima della bontà del vaccino, dalla terza sta malissimo ed è sicura al 100% che la causa sia stata l’iniezione. Ma non ce la fa a uscire allo scoperto perché teme di mettere a rischio la carriera».

Eppure, a un anno dalla comparsa dei primi sintomi, Federica non perde la speranza: «Non voglio arrendermi all’idea che per noi sarà per sempre così, speravamo in un’attenuazione dei sintomi col passare del tempo, ma purtroppo quasi mai avviene. Però non ci fermeremo perché una cura per noi deve esserci. Poi, il tempo mostrerà le responsabilità e le colpe di questa campagna vaccinale sciagurata».

FONTE: Lanuovabq.it

31 Marzo 2022 – Redazione

Arriva la card con i punti digitali per il «cittadino virtuoso». Tra gli interventi più innovativi c’è lo smart citizen wallet. «Il portafoglio del cittadino virtuoso», spiega Bugani, che aveva lavorato al progetto con l’amministrazione Raggi (a Roma oggi la piattaforma è attiva in fase sperimentale). L’idea è simile al meccanismo di «una raccolta punti del supermercato», come sottolinea lo stesso assessore.

«Il cittadino avrà un riconoscimento se differenzia i rifiuti, se usa i mezzi pubblici, se gestisce bene l’energia, se non prende sanzioni dalla municipale, se risulta attivo con la Card cultura». Comportamenti virtuosi che corrisponderanno a un punteggio che i bolognesi potranno poi «spendere» in premi in via di definizione: «Scontistiche Tper, Hera, attività culturali e così via».

Card con i punti digitali, sperimentazione dopo l’estate

Il progetto del citizen wallet partirà in via sperimentale dopo l’estate, ma resta il nodo della privacy e delle resistenze che potrebbe incontrare tra i cittadini. «Ovviamente nessuno sarà costretto a partecipare, chi vuole darà il consenso scaricando e utilizzando un’apposita applicazione, io credo saranno in tanti ad aderire», scommette l’assessore pentastellato, che punta ad allargare il più possibile i vantaggi per i cittadini virtuosi:

«Vogliamo fargli capire che non sono degli “sfigati” ma che i loro comportamenti vengono premiati».

FONTE: Corrieredibologna.it

31 Marzo 2022 – Redazione

Con la fine dello stato di emergenza “spero davvero che ci sia la svolta, ma vedo troppo poco coraggio e lo dimostra la circolare del ministero della Salute con la durata delle quarantene. Dobbiamo resettare e azzerare tutte le misure“. Lo afferma all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, nel giorno che sancisce la fine dello stato di emergenza legato alla pandemia Covid e l’entrata in vigore da domani di nuove regole.

Secondo Bassetti “prendiamo oggi decisioni che i Cdc di Atlanta hanno preso ai primi di dicembre, arriviamo sempre in ritardo e manca quel pelo di coraggio. Siamo stati troppo conservatori e ideologicamente orientati alla politica cinese dello ‘zero Covid’ e non a quelle di un mondo che è andato più veloce. Siamo stati bravi sulle vaccinazioni ma non sulle ripartenze. Per farlo dobbiamo resettare e azzerare tutte le misure, in due anni abbiamo pensato a complicare la vita degli italiani più che renderla sicura e semplice. Magari occorrerebbe scrivere altre misure per un virus che è completamente diverso“.

“Speriamo inizi questa svolta – rimarca Bassetti – e che non ci siano ripensamenti: dal ministero della Salute arrivano messaggi sbagliati perché sembra che siamo ancora in emergenza confondendo i contagi con i casi gravi e questo è un grande errore. Dobbiamo guardare avanti pensando che questa infezione è diversa rispetto a quella che abbiamo conosciuto due anni fa”.

E HA DETTO ANCHE QUESTO ⤵️

31 Marzo 2022 – Redazione

Il plasma iperimmune dimezzerebbe il rischio di ricovero se somministrato entro 5 giorni dalla comparsa dei sintomi di Covid-19. È l’esito di un nuovo studio coordinato dalla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora e pubblicato sul New England Journal of Medicine, che ha valutato l’efficacia del plasma dei convalescenti in pazienti nelle prime fasi della malattia e senza particolari fattori che possano aumentare il rischio di un decorso grave del Covid.

Plasma iperimmune, efficacia e sicurezza

Finora, la maggior parte delle ricerche sull’utilizzo terapeutico del plasma dei pazienti guariti ha riguardato soggetti positivi al Sars-CoV-2 già ricoverati in ospedale e quindi con forme di malattia avanzata. Gli studi condotti in questo contesto hanno rilevato pochi vantaggi nell’utilizzo del plasma.
Nel corso della nuova ricerca, invece, i ricercatori hanno valutato l’efficacia e la sicurezza del plasma iperimmune in 592 soggetti di età superiore ai 18 anni trattati entro il nono giorno dalla comparsa dei sintomi del Covid, per poi confrontare l’evoluzione della patologia con un gruppo di controllo composto da 589.

Dall’analisi è emerso che tra i pazienti trattati con il plasma iperimmune non si è verificato nessun decesso e solo 17 (il 2,9%) hanno avuto bisogno del ricovero. Percentuale che sale a 6,3% nel gruppo di controllo, dove i decessi sono stati 3.
Il trattamento con il plasma ha dunque ridotto il rischio di ricovero del 54% e sembra essere stato determinante anche nello sviluppo della malattia dopo il ricovero. I risultati suggeriscono, infine, che la somministrazione del plasma dei pazienti guariti nei primi giorni dalla comparsa dei sintomi riduca il rischio di ricovero in terapia intensiva, ventilazione meccanica o supporto di ossigeno. Lo studio ha dunque evidenziato come sia decisivo il tempismo nella somministrazione del trattamento: il plasma si è rivelato efficace se somministrato nei primi 5 giorni dalla comparsa dei sintomi, mentre i vantaggi erano praticamente nulli oltre questa soglia.

FONTE: ⤵️

https://tg24.sky.it/salute-e-benessere/2022/03/31/covid-plasma-iperimmune

31 Marzo 2022 – Redazione – Fonte: SOLE24 ORE

FUORI SERVIZIO TUTTI I SITI E I SERVIZI TELEMATICI DI ENTRATE, RISCOSSIONE, DOGANE E FINANZE. NON RAGGIUNGIBILE ANCHE L’INDIRIZZO TELEMATICO DELLA RAGIONERIA.

Fisco in tilt ma non solo. Si blocca anche il portale per il rilascio del green pass. Oscurati tutti i siti dell’amministrazione finanziaria. I portali con cui cittadini, imprese e professionisti interagiscono con il fisco italiano sono fuori servizio dalle prime ore del pomeriggio di mercoledì 30 marzo.

A bucare la rete sarebbe stato un corto circuito in Sogei. Il partner tecnologico dell’amministrazione finanziaria con un tweet (e poi con un comunicato) ha fatto sapere di «non essere sottoposta ad alcun attacco cyber e che i servizi sono momentaneamente non disponibili per problemi tecnici». Una spiegazione con cui Sogei allontana lo spettro di un malware, anche alla luce dei momenti di tensione in corso sul fronte della cybersecurity. Ma intanto sono diventati inaccessibili tutti i servizi gestiti dal partner tecnologico, compresa la piattaforma che consente di scaricare il green pass.

Problema ai circuiti elettrici

A creare il ptroblema sarebbe stato un malfunzionamento dei circuiti elettrici che ha coinvolto i dispositivi che assicurano la connettività verso l’esterno dei servizi e dei portali gestiti da Sogei.

Le Entrate: non interessati i dati sensibili

L’agenzia delle Entrate con un tweet ha precisato subito che il blackout subito da Sogei e che ha oscurato i siti dell’amministrazione finanziaria «non ha in alcun modo interessato la sicurezza di dati sensibili».

L’Agenzia così come gli utenti non possono che attendere la soluzione del partner tecnologico Sogei.

Il nodo delle scadenze

Il blocco sembra avvantaggiare i debitori che sperano in un prolungamento del corto circuito che possa ritardare l’invio delle cartelle. Non si può dire lo stesso, invece, dei professionisti alle prese con gli adempimenti e le scadenze, in alcuni casi anche delicate come la presentazione di ricorsi o appelli (anche se poi la giustizia tributaria riconosce i periodi di blocco per rimettere nei termini).

Bloccato anche il sito della Ragioneria

Bloccato anche il sito della Ragioneria generale dello Stato: anche questo uno snodo particolarmente delicato se si pensa al lavoro in corso dei tecnici sul Def e sulla delega fiscale.

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

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30 Marzo 2022 – Redazione – Fonte: Liberoquotidiano.it

Richiesta di impeachment per Joe Biden. Motivo? Il (presunto) “declino cognitivo” del presidente americano. A lanciare l’assalto all’amministrazione democratica della Casa Bianca è Tucker Carlson, famosissimo conduttore di Fox News, la rete televisiva più vicina a Donald Trump tra tutti i media americani. Per Biden non è un grande momento dal punto di vista comunicativo: le sue continue uscite su Vladimir Putin hanno attirato le critiche di quasi tutte le autorità politiche europee. Il presidente russo “è un dittatore e un macellaio”, aveva detto Biden a Varsavia, in visita ufficiale, sottolineando come a suo parere non possa restare al potere. Di fatto, una istigazione al “cambio di regime”, non proprio un gesto distensivo mentre è Putin a trattare con Volodymyr Zelensky per una tregua in Ucraina. “Non ritratto nulla, erano mie opinioni personali e non una indicazione politica”, si è poi difeso Sleepy Joe, provocando dure reazioni anche nella destra americana.

A prendere la palla al balzo il senatore repubblicano Rand Paul, che ha parlato di “declino cognitivo” del presidente pubblicando il video di una conferenza stampa in cui Biden tiene in mano un foglietto con su scritte non solo le domande dei giornalisti, ma pure le risposte che avrebbe dovuto dare. “E’ tempo di invocare il25esimo emendamento e rimuovere il comandante in capo”, ha tuonato Carlson.

Lo scherzo è finito, è durato anche troppo. Se mai c’è stato un momento giusto nella storia degli Stati Uniti d’America per invocare il 25esimo emendamento, quel momento è adesso”. Secondo Carlson, il 79enne Biden “non riesce più a controllare le sue emozioni a causa dell’età avanzata”. E questo porta a comportanti “molto pericolosi”.

 

30 Marzo 2022 – Redazione – Fonte: Visione Tv ( Martina Giuntoli)

E dopo che finalmente l’ipotesi del laptop di Hunter Biden e del collegamento della famiglia dell’attuale presidente con i biolab e altri annessi e connessi  in Ucraina è divenuta una cruda realtà anche per il mainstream americano, un’altra bomba sta per abbattersi su di loro. Questa volta a sganciare l’ordigno è l’ex presidente Trump durante l’ultima intervista con John Solomon.

“Hunter Biden ha preso ben 3,5 milioni di dollari dalla moglie del sindaco di Mosca, sono un sacco di soldi perchè avrebbe dovuto prenderli?“, afferma Trump, il quale continua dicendo “Sicuramente Putin conosce la risposta, potrebbe farcela conoscere”. In quella che pare a tutti gli effetti una staffetta tra i due politici, Trump sembra dare il via libera a Putin affinchè questo cominci a declassificare un altro capitolo di affari illeciti della famiglia Biden, e quindi con questa affermazione restituisce la palla al collega russo.

Ma a quale sindaco di Mosca fa riferimento l’ex presidente? Quale relazione possiamo ipotizzare tra Hunter Biden e la donna? E perchè Putin dovrebbe sapere cosa si cela dietro a questa relazione?

Il sindaco a cui si fa riferimento non sembrerebbe proprio quello attuale, quindi Sobyanin, quanto piuttosto l’ormai defunto Yury Luzhkov, e la sua seconda moglie Yelena Baturina, nominata niente meno che da Forbes la donna più ricca ed influente di tutta la Russia. Quando Luzhkov fu rimosso dal suo incarico da sindaco di Mosca poichè si diceva avesse perso la fiducia del presidente,  fu pubblicamente accusato di essere coinvolto in pesanti schemi di corruzione. Medvedev quindi, come in suo potere, visto che Luzhkov che aveva espresso la volontà di non lasciare l’incarico spontaneamente, lo allontanò e scelse il suo successore.

La mossa di Medvedev  a dire il vero lasciò poco sorpresi, visto che il nome di Luzhkov si sarebbe macchiato anche di diverse altre colpe verso la sua città, non ultima quella di buttar giù decine di preziosissimi palazzi storici per compiacere centri commerciali e negozi di stampo occidentale, strizzando l’occhio nemmeno troppo velatamente alle velleità degli oligarchi e delle loro mogli. La Baturina nel frattempo, grazie all’incarico del marito aveva tratto profitti stratosferici dalle attività del marito, visto che proprio lei aveva l’impresa edile che seguiva i lavori per lui. Non solo, sembrerebbe che la stessa fosse stata partner in crime di Andrey Borodin, l’ex direttore della Banca di Mosca, il quale avrebbe finanziato compagnie fittizie usando soldi pubblici, cosa che si dice sia fruttata alla Baturina una cifra sui 450 milioni di dollari.

Quando Luzhkov fu cacciato dal suo incarico nel 2010, la moglie Yelena e le due figlie lasciarono il paese, dopo aver venduto tutte le loro proprietà. La donna intentò anche una causa da 1 miliardo di dollari contro il governo russo che le aveva sequestrato un grande terreno, senza però vincerla. Tuttavia, dopo anni di vita londinese, la Baturina si è rifatta poi una vita ricostruendo parte delle sue fortune attraverso investimenti in ambito immobiliare ed energetico.

Ecco che proprio in questo contesto si inserisce il report presentato recentemente dai senatori repubblicani al congresso nel quale si analizzano i rapporti tra Hunter Biden, Burisma e altre società in giro per il mondo. Nella sezione del documento dedicata ai legami dell’uomo con la Russia,  si legge che la signora Yelena Baturina nel 2014 avrebbe pagato 3,5 milioni di dollari ad una società chiamata Rosemont Seneca Thornton, indicando come causale il termine “contratto di consulenza” per coprire prestazioni di tipo diverso (sappiamo che già Burisma pagava Hunter Biden con quel tipo di causale). Il figlio del presidente ha negato le accuse tramite il suo avvocato, sostenendo che se è vero che è stato il fondatore ed amministratore delegato di Rosemont Seneca Advisors, non ha mai avuto legami con l’altra società. Cosa che onestamente sembrerebbe davvero difficile da credere.

Quindi Donald Trump ci vuol forse dire che Putin conosce i legami tra le due società e che sa quindi che Hunter Biden è coinvolto? O forse che addirittura sa perchè la Baturina avrebbe dovuto pagare quella cifra ad una società di consulenze? E’ lecito pensare che visto lo status della Baturina, le autorità russe abbiano tenuto sotto controllo la donna anche a distanza di tempo e di spazio, e questo spiegherebbe perchè il presidente Putin dovrebbe conoscere i risvolti della faccenda.

In ogni modo, è lecito aspettarci un’altra ondata di rivelazioni cui la Russia ci ha ultimamente abituato, ora che l’ipotesi della staffetta tra i presidenti del piano pare all’ennesimo passaggio di testimone.


30 Marzo 2022 – Redazione 

Andate via, siete russi, non venite più nel mio studio“. Si sarebbe rivolta così a una ragazza di origini russe, invalida al cento per cento, il medico di base che l’ha in cura da anni. A raccontarlo è la stessa giovane, Lidia Malica Davidenco, 19 anni, residente a Casalecchio di Reno e studentessa dell’Alma Mater, che ha deciso di denunciare la professionista per diffamazione aggravata e di presentare un esposto all’ordine dei medici.

È il 21 marzo quando la studentessa, affetta da sordità al 99%, si reca nello studio della sua dottoressa, sempre a Casalecchio, per chiederle di compilare un modulo che attesti la sua disabilità. Le serve per acquistare un computer da usare all’Università a Iva scontata come prevede la legge per chi ha la sua patologia. “Sono nata in Italia e sono cittadina italiana“, spiega Lidia. “Sono paziente della dottoressa da anni e, fino allo scoppio della guerra in Ucraina era sempre stata disponibile, corretta e professionale. Tra l’altro, sono dovuta tornare nel suo studio il giorno dopo perché il modulo non era stato compilato in modo esaustivo. Non riesco a capire cosa le sia successo: che colpa abbiamo, io e i miei familiari, per quello che sta succedendo?“. Così il Resto del Carlino.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità sta esaminando rare segnalazioni di perdita dell’udito e altri problemi uditivi in seguito al „vaccino“ COVID-19.

Le segnalazioni di acufene o tinnito riguardano 27 paesi, tra cui Italia, Regno Unito e Stati Uniti. La fascia di età delle persone che hanno accusato l’acufene va dai 19 ai 91 anni , di cui circa tre quarti sono donne.

Secondo l’OMS e le case farmaceutiche, le cause dell’acufene sono ancora sconosciute e non ci sarebbero prove che i vaccini possano causare problemi di udito.

Oltre un terzo delle segnalazioni provengono da personale del settore sanitario. Il caso più famoso è quello del vaccinologo Dr. Gregory Poland. Dopo aver sviluppato un acufene in seguito alla seconda dose, il medico specialista ha sollevato una serie di preoccupazioni circa gli eventi avversi con il suggerimento di condurre ulteriori accertamenti.

Nel suo bollettino, l’OMS precisa che l’80% dei casi di acufene segnalati si sono verificati dopo la somministrazione di Pfizer. Un portavoce ha dichiarato a NBC News che l’azienda farmaceutica non ha trovato “alcun nesso causale” tra il suo „vaccino“ e le segnalazioni di acufeni.

QUESTO IL DOCUMENTO DELL’AVV.RENATE  HOLZEISEN ⤵️

https://www.renate-holzeisen.eu/it/vaccino-pfizer-non-e-sicuro-ne-efficace/

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