IL PREMIO OSCAR OLIVER STONE CENSURATO DA YOUTUBE A CAUSA DELL’ UCRAINA 

15 Marzo 2022 – Redazione – Fonte: Byoblu

Il tre volte premio Oscar Oliver Stone è stato censurato da Youtube a causa del suo docufilm ” Ukraine On Fire” ( Ucraina in fiamme) prodotto nel 2016 dal regista americano e diretto dall’ucraino Igor Lopatonok.


Il colosso dei video sul web ospitava il docufilm da ben 6 anni in versione integrale e gratuita ma improvvisamente qualche giorno fa è stato bandito per aver violato le “norme sui contenuti violenti o grafici”. 

Il fatto è davvero “curioso” se pensiamo che Google ha ospitato per tutti questi anni il video senza mai contestare alcunché mentre solo ora, nel mezzo del conflitto tra Russia e Ucraina,  la pellicola è stata rimossa dal canale Youtube della casa di produzione Global Tree Pictures
Coincidenza? Non proprio. 

“Ukraine On Fire”

Il docufilm racconta nel dettaglio l’evoluzione politica che ha avuto l’Ucraina dall’inizio del secolo fino ai fatti di piazza Maidan del 2014.
In questa manciata di anni il Paese è stato squassato da conflitti storici come la “Rivoluzione arancione” del 2004 e poi il rovesciamento del governo ucraino, democraticamente eletto,  dieci anni dopo.

L’Ucraina si trova tra l’Europa ad occidente e la Russia ad oriente. Per secoli è stata al centro di un braccio di ferro tra le potenze che cercavano di controllare le sue ricche terre e l’accesso al Mar Nero. Il massacro dopo la rivolta di piazza Maidan a cavallo tra il 2013 e il 2014  ha innescato una sanguinosa rivolta che ha estromesso il presidente Viktor Yanukovich e ha dipinto la Russia come colpevole ad opera dei media occidentali.

Ma lo era? 

“Ukraine on Fire” di Lopatonok fornisce una prospettiva storica per comprendere le profonde divisioni nella regione. 
Nonostante ancora oggi si voglia riscrivere la verità dei fatti in maniera più congeniale alla propaganda di guerra proposta dall’amministrazione Biden e da quella del presidente Volodimir Zelensky, sappiamo come si sono svolti i fatti. 

Coperto dai media occidentali come una rivoluzione popolare, l’eccidio di piazza Maidan a Kiev è stato in realtà un colpo di stato sceneggiato e interpretato da gruppi nazionalisti e dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

Le proteste nacquero a causa del rifiuto dell’allora presidente ucraino Viktor Janukovič di sottoscrivere il trattato di associazione politica ed economica con l’Unione Europea, orientando il Paese in senso nettamente filorusso. Dai cecchini assoldati dall’occidente per sparare sulla folla dai tetti di piazza Maidan, ai fatti di Crimea e alle violazioni dei diritti umani in  Donbass la storia dovrebbe essere nota a tutti.

Oliver Stone censurato da Youtube, Facebook e Amazon Prime

Oliver Stone è stato un veterano del conflitto in Vietnam, la guerra l’ha vista da vicino e molti dei suoi film indagano proprio i conflitti da un punto di vista alternativo alla narrazione ufficiale. Ricordiamo Platoon, Nato il 4 luglio, JFK – un caso ancora aperto, Gli intrighi del potere, World Trade CenterSnowden solo per citare alcuni dei suoi film a sfondo politico, senza però dimenticare i suoi documentari e le celebri interviste a Michail Gorbaciov e poi Vladimir Putin.

La decisione di Youtube è stata seguita a ruota da Facebook e da Amazon Prime che ha posto sul film un “shadow ban” ovvero nascosto il titolo alle ricerche sulla piattaforma, che però pare essere ancora visibile a chi ne possiede il link diretto. 

Da notare che mentre questo documentario viene bandito da Facebook la stessa società americana autorizza temporaneamente sul social network post violenti che chiedevano la morte del presidente Putin o di quello bielorusso Alexander Lukashenko

Quindi guardare un documentario di alta qualità con le interviste ai protagonisti di fatti storici è stato proibito dalle principali piattaforme mentre incitare alla “morte degli invasori russi” è stato consentito. Alla faccia della libertà di informazione e di pensiero. 

Sarandon: “Perché non vogliono che voi lo vediate?”

Il documentario è stato tempestivamente ricaricato dalla stessa casa di produzione sulle piattaforme video alternative come la canadese Rumble che ha subito sfruttato l’occasione per un po’ di sano marketing contro il gigante concorrente.

La rimozione del docufilm da Youtube è stata accolta con scetticismo anche da alcune personalità del mondo del cinema come il premio Oscar Susan Sarandon che ha polemicamente twittato:  “non siete curiosi del perché non vogliono che voi lo vediate?”

Effettivamente la curiosità c’è e se Youtube pretendeva di occultare questa pellicola al grande pubblico, stavolta ha ottenuto l’effetto opposto. Speriamo che succeda sempre quando qualche “grande fratello” prova a censurare l’informazione, la cultura e le idee.