Uno sconto sull’Iva a chi vende le armi. Così Ue e Italia preparavano la guerra
26 Marzo 2022 – Redazione
Il linguaggio contorto nasconde una realtà semplice: fornire beni e servizi militari a un Paese membro dell’Unione che è coinvolto in uno “sforzo di difesa”, cioè in una azione militare esterna, esenta dal pagamento dell’Iva e delle accise». Scrive così il Fatto Quotidiano, che in un articolo a firma di Salvatore Cannavò racconta l’atto del governo n.361 del governo italiano che ha recepito la direttiva europea 2019/2235 che introduce alcune esenzioni relative all’Iva e alle accise «in relazione a situazioni in cui le forze armate di altri Stati membri Ue svolgono compiti direttamente connessi a uno sforzo di difesa nel quadro della Politica di sicurezza e di difesa comune (Psdc)».
In questo modo, racconta il Fatto Quotidiano, da tre anni l’Europa ha preparato «un ben congegnato dispositivo di fortificazione della struttura militare europea». Nel contesto di una Unione europea, come spiega il documento con cui la Commissione propose la direttiva nell’aprile 2019, in cui il Trattato di Lisbona «ha costituito una pietra miliare dello sviluppo della Psdc» nel senso di «intensificare la cooperazione nel settore militare attraverso la ‘cooperazione strutturata permanente», Il Fatto sottolinea poi alcune curiose coincidenze: «come il fatto che il governo ha inviato alle Camere il recepimento della direttiva il 24 febbraio scorso, il giorno in cui Putin ha deciso l’invasione dell’Ucraina. Nulla di intenzionale, immaginiamo, ma le coincidenze sono sempre il frutto di contesti storici», scrive Affari Italiani.