La Verità’: ai Benetton anche il «regalo Covid», a pagare sono sempre gli italiani
20 Aprile 2022 – Redazione
Aggirata ogni norma sui ristori per dare ad Autostrade 1 miliardo per un anno di diminuzione di introiti. Il calo del fatturato, infatti, non raggiungeva il 33% previsto, ed è stato rimborsato al 100% anziché al 10-20% come a tutte le altre imprese. Sfondato pure il tetto dei 150.000 euro. Lo stesso meccanismo per Gavio e Toto.
Quando il Ponte Morandi crollò, a cadaveri ancora caldi, Giuseppe Conte corse a Genova per rassicurare gli italiani, garantendo che il suo governo non avrebbe atteso i tempi della giustizia per punire i responsabili del disastro. Così è passata alla storia la promessa in puro legalese della «caducazione della concessione», da attuarsi in tempi brevissimi. Come tutti sanno, è finita dopo due anni con una maxi donazione di oltre 9 miliardi ai Benetton, i quali oggi si concedono il lusso di scalare la loro società, per impedire che qualcuno metta le mani sul congruo tesoretto ottenuto con i soldi degli italiani. Sì, perché invece di dover pagare per ciò che era accaduto, i magliai di Ponzano Veneto sono stati ripagati dallo Stato per aver mollato l’osso di Autostrade. Ovviamente dopo averlo spolpato.
Ma a quanto pare il generoso esborso non è stato ritenuto sufficiente, perché il governo è tornato a mettere mano al portafogli, questa volta per risarcire direttamente la società che ha in gestione la concessione autostradale. La notizia è di questi giorni, perché si è scoperto che a differenza delle centinaia di migliaia di aziende che hanno chiuso a causa della pandemia, Aspi ha ricevuto un trattamento di favore che le ha consentito di ammortizzare al cento per cento la perdita di fatturato. Ricordate il decreto Ristori, quello che doveva assicurare un aiuto immediato a chi era stato costretto a interrompere l’attività per effetto del lockdown? Secondo il ministero, l’aiuto statale si è aggirato tra il 10 e il 20 per cento dei mancati ricavi, ma con un tetto di 150.000 euro per ogni singola azienda. La regola era dettata da una legge varata in piena epidemia, ma come si sa la legge non è uguale per tutti e basta la circolare di un funzionario per ampliare i benefici.
Se fosse stata applicata la regola in vigore per tue le altre aziende, cioè quella che imponeva un rimborso solo a fronte di una perdita di fatturato superiore al 33 per cento, Aspi in realtà non avrebbe dovuto incassare neppure i famosi 150.000 euro, perché la diminuzione dei pedaggi rispetto al 2019 è stata pari al 26 per cento. Ma ciò che vale per bar, ristoranti e imprese, a quanto pare non vale per i concessionari e nemmeno è valsa la regola del 10-20 per cento di ristoro, che avrebbe fermato l’esborso a un massimo di 163 milioni. Considerando il resto dell’anno, cioè l’intero 2020, la cifra che entrerà nelle casse di Aspiperò sfiorerà il miliardo, perché ai 542 milioni per i primi quattro mesi bisognerà poi aggiungere il ristoro dovuto al resto dell’anno, vale a dire altre centinaia di milioni.
A onor del vero, Autostrade non sarà la sola società del settore a ricevere questo trattamento, perché da quanto si capisce, accogliendo il grido di dolore del capogruppo Pd in commissione Trasporti, il quale una settimana fa si dichiarava preoccupato per i pesanti passivi rischiati dalle concessionarie dello Stato a causa del Covid, il ministero dell’Economia ha intenzione di applicare lo stesso meccanismo anche ad altre aziende che gestiscono la rete autostradale. Dunque, mentre gli automobilisti si leccano le ferite per gli aumenti della benzina e del gasolio, i concessionari si leccano i baffi per i profitti che potranno registrare nonostante la crisi e la guerra.
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