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24 Aprile 2022 – Redazione

Il calvario di Silvia Selis, 48 anni: aperta un’inchiesta dopo la denuncia del compagno. L’ipotesi è che nel corso della prima operazione, per la rimozione di una tumore benigno, alcuni punti siano stati messi male.

Muore, dopo 69 giorni di agonia, per un’infezione dovuta a una ferita rimasta aperta per dei punti malmessi dopo l’operazione di rimozione di un tumore benigno al retto. Questa l’ipotesi per cui la procura ha aperto un’inchiesta con l’accusa di omicidio colposo in ambito sanitario. A perdere la vita è stata Silvia Selis, 48 anni, una figlia da poco maggiorenne, impiegata in uno studio notarile. Il dramma, avvenuto all’ospedale Sant’Andrea il 16 febbraio scorso, è stato denunciato dal compagno della donna, assistito dall’avvocato Carlo Carrese. Silvia Selis si ricovera presso la struttura il 12 dicembre del 2021 per sottoporsi a un intervento programmato da settimane. La donna ha tumore benigno e l’operazione per la rimozione le viene presentata come la procedura più sicura per curare la neoplasia senza incorrere in ricadute. Il 13 dicembre la paziente entra in sala operatoria. L’intervento sembra riuscito in modo perfetto. Ma passano poche ore dal risveglio dopo l’anestesia e la donna avverte delle fitte lancinanti all’addome.

L’équipe sanitaria interviene subito. Viene svolto un controllo medico, ed emerge che la ferita è aperta perché i punti sarebbero saltati. La conseguenza è una peritonite. Silvia Selis è sottoposta immediatamente a un nuovo intervento chirurgico perché il timore è che ci sia una perforazione dell’intestino. Quando riprende conoscenza, le condizioni di salute, secondo il ricordo dei familiari, appaiono ancora precarie, tanto che la donna viene trasferita in terapia intensiva. Giorno dopo giorno, il quadro clinico peggiora. La paziente viene intubata per le difficoltà a respirare. Dopo un lieve miglioramento, la situazione precipita alla vigilia delle vacanze natalizie. Il 23 dicembre Silvia finisce in sala operatoria per una terza volta, con la diagnosi di una peritonite acuta diffusa.

Dopo l’intervento però le sue condizioni si stabilizzano, addirittura sembra che il peggio sia ormai alle spalle. Il compagno e la figlia le sono accanto, senza mai lasciarla sola. Purtroppo però il 10 gennaio scorso, di nuovo, Silvia Selis si sente male. I medici dispongono una Tac, che evidenzia una lesione interna vicino allo stomaco, per cui si rende indispensabile l’ennesima operazione. La paziente entra per la quarta volta in sala operatoria per l’inserimento di 2 stent. Ai dolori si sommano le complicazioni dovute alle difficoltà respiratorie, tanto da dover tornare in terapia intensiva perché affetta da una polmonite, non Covid. Ma la condizioni di salute della donna sono ormai compromesse. Il 30 gennaio entra in coma: non si riprenderà più fino al 16 febbraio, quando morirà.

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24 Aprile 2022 – Redazione

Il conduttore sbotta in tv dopo aver riascoltato l’aut aut del premier su pace e condizionatori. “Era una provocazione? I banchieri a volte perdono il contatto con la realtà”.

Preferite la pace o il condizionatore d’aria acceso?“. Il singolare aut aut posto dal premier Mario Draghi in riferimento ai risvolti energetici della crisi ucraina continua a far discutere. E a infastidire. All’udire per l’ennesima volta quell’infelice uscita, ieri sera Paolo Del Debbio non ha nascosto il proprio disappunto. Nel corso del proprio programma, Dritto e Rovescio, il padrone di casa ha infatti reagito con stizza dopo aver risentito il dilemma draghiano in un servizio giornalistico nel quale, peraltro, venivano anche raccontate le difficoltà degli italiani per le bollette alle stelle.

Lo chiedo ufficialmente alla redazione: non mi fate più vedere questa frase di Draghi sul condizionatore. È offensiva nei confronti degli italiani, non ha senso“, ha affermato Del Debbio al termine del filmato che, in un frame, riproponeva proprio le divisive dichiarazioni del premier.Non me la fate più vedere, mi fa schifo! Va bene? Quindi vi prego, evitatemela“,ha ribadito il conduttore. La sfuriata a quel punto sembrava essersi esaurita, ma non è stato così.

Intervenendo nel dibattito, infatti, la giornalista Claudia Fusani ha commentato:

Era semplicemente una provocazione, quella frase. E infatti ora c’è un decreto…“.

Parole che non hanno affatto convinto Del Debbio, il quale anzi è tornato a bacchettare il premier con severità. Dopo due anni di Covid e ora la guerra, le provocazioni se le tiene a casa sua i signor Draghi. San Draghi! Abbia un po’ di rispetto per la popolazione. I banchieri a volte perdono il contatto con la realtàha esclamato il professore.

Nel servizio trasmesso poco prima, l’inviato del programma di Rete4 aveva raccontato i sacrifici di una famiglia italiana numerosa per far fronte ai rincari sull’energia. Una situazione che era stata accostata proprio alle parole del premier. Da lì, la reazione infastidita del conduttore, arrivata a pochi giorni dal via libera alla stretta sui condizionatori prevista dal 1°maggio.

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23 Aprile 2022 – Redazione

CI DISPIACE PER CHI NON È D’ACCORDO, MA NOI SIAMO PER L’INFORMAZIONE REALE, OLTRE AL FATTO CHE CONOSCIAMO LA STORIA, NON SIAMO PECORE E NON BELIAMO! NOI RAGIONIAMO! 

CI DISPIACE ANCHE PER GOOGLE CHE INVIA NUMEROSI E CONTINUI RICHIAMI AFFINCHÉ L’ INFORMAZIONE SIA UNIVOCA E SOLO PRO UCRAINA! COL CAVOLO! NOI SIAM LIBERI E INDIPENDENTI, NON SIAMO FINANZIATI DA SOLDI PUBBLICI E NON DIPENDIAMO DA NESSUNO, E VIVIAMO GRAZIE A CHI, CREDENDO IN NOI E NEL NOSTRO OPERATO, CI AIUTA! QUNIDI, GOOGLE, PUÒ ANDARSELA A PRENDERE, ELEGANTEMENTE, DOVE NON BATTE IL SOLE!

PER TUTTE QUESTE RAGIONI PUBBLICHIAMO, A SEGUIRE, QUANTO RIPORTATO DALL’AMBASCIATA RUSSA, E NON DA QUEL PAGLIACCIO TELEVISIVO, COMICO MEZZA CALZETTA DI ZELENSKY!


MARZIA MC CHIOCCHI

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Per incolpare la Federazione Russa gli Stati Uniti prevedono di utilizzare tre scenari.

– Il primo e  il più probabile è un «incidente inscenato sotto falsa bandiera».

– Si potrebbe parlare del reale utilizzo di armi chimiche e biologiche con vittime tra la popolazione, o della messa in scena di «sabotaggi» da parte della Russia presso le strutture appartenenti all’Ucraina che sono state coinvolte nello sviluppo di componenti di armi di distruzione di massa.

– È prevista l’attuazione di tale scenario presso impianti chimici e biologici a Kharkov e Kiev.

– Non è da escludere una provocazione negli impianti nucleari, in primis presso la centrale nucleare di Zaporizhzhia, controllata dalla Federazione Russa.

Così, il 21 aprile u.s. al posto di blocco delle truppe della Guardia Nazionale è stato fermato e fatto rientrare nella città di Zaporizhzhia un convoglio di 10 veicoli con carichi pericolosi, diretto verso la centrale nucleare.

– Inoltre, i dirigenti ucraini stanno valutando seriamente la possibilità di colpire un impianto di stoccaggio di rifiuti radioattivi presso l’ex azienda «Impianto chimico Pridneprovskiy» nel villaggio di Kamenskoye, nella regione di Dnipropetrovsk.

–  Il Ministero della Difesa dispone di documenti che confermano lo stato critico dei depositi e l’uso improprio dei fondi stanziati dall’Unione Europea per la manutenzione dell’impianto.

–  Il secondo è  «uso nel massimo segreto di armi di distruzione di massa in piccoli volumi» per sopprimere la volontà e la capacità di resistere nell’ambito della risoluzione di un compito operativo concreto.

– Tale scenario è stato considerato presso l’acciaieria «Azovstal». Ma l’ordine del Supremo comandante in capo che ha annullato l’assalto all’acciaieria ha frustrato i piani del Pentagono per la sua attuazione.

– Il terzo è lo scenario meno probabile,  «uso palese di armi di distruzione di massa sul campo di battaglia» nel caso in cui le armi convenzionali non abbiano successo, molto probabilmente in una zona di combattimento.

– Uno scenario del genere è considerato per Slavyansk e Kramatorsk, trasformate in città fortezza.

– L’elevata probabilità di messa in scena dell’uso di armi chimiche è confermata dai fatti della fornitura di antidoti contro i veleni all’Ucraina. Solo nel 2022, su richiesta del Ministero della Salute ucraino, dagli Stati Uniti sono state consegnate oltre 220.000 fiale di atropina. Questo fatto testimonia la preparazione mirata di provocazioni con sostanze tossiche proprio di azione neuroparalitica.

– Testo integrale del briefing sulla preparazione di USA e NATO a una provocazione che accusa la Federazione Russa di utilizzare armi nucleari, chimiche o biologiche (in lingua inglese).

Il testo in lingua italiana sarà pubblicato a breve anche su Mercurius5

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23 Aprile 2022 – Redazione

La cabina di regia è fissata la prossima settimana, ma alcune regole sono già decise: dall’1 maggio non sarà più obbligatorio esibire il green pass e mantenere le mascherine al chiuso. Ci sono però alcune eccezioni: la certificazione verde servirà per entrare nelle strutture sanitarie. Sulle mascherine il governo dovrà invece stabilire i luoghi dove dovranno essere indossate ancora per qualche settimana. E poi approverà il decreto in consiglio dei ministri.

Green pass
Dal 1° maggio la certificazione verde rimane per dimostrare l’avvenuta vaccinazione o guarigione ma non sarà necessaria per entrare nei luoghi di lavoro e nei locali pubblici. Unica eccezione, «gli esercenti le professioni sanitarie e dei lavoratori negli ospedali e nelle Rsa per cui resta la sospensione dal lavoro per chi non si vaccina, fino al 31 dicembre». Secondo le nuove regole l’eliminazione del green pass riguarda:
– l’accesso ai luoghi di lavoro
– bar e ristoranti anche al chiuso
– mense e catering continuativo
– accesso degli spettatori a spettacoli al chiuso (cinema, teatri)
– eventi sportivi
– studenti universitari
– centri benessere
– attività sportive al chiuso e spogliatoi
– convegni e congressi
– corsi di formazione
– centri culturali, sociali e ricreativi al chiuso
– concorsi pubblici
– sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò
– colloqui visivi in presenza con i detenuti negli istituti penitenziari
– feste al chiuso e discoteche
– mezzi di trasporto.

Mascherine
Subito dopo il ponte del 25 aprile il premier Mario Draghi convocherà la cabina di regia e poi il Consiglio dei ministri per varare il nuovo decreto che indicherà i luoghi dove lasciare la mascherina obbligatoria. Ecco tutto i luoghi dove rimarranno ancora per qualche settimana.

Trasporto
Sui mezzi del trasporto pubblico come bus, metropolitane e tram resterà la FFP2 e lo stesso orientamento potrebbe prevalere per aerei, treni e navi.

Cinema e teatri
Il ministro della cultura Dario Franceschini è convinto che le persone che vanno al cinema o al teatro «si sentono più sicure se tutti gli spettatori vicino a loro tengono la mascherina» e spingerà per mantenere cautela ancora per tutta la primavera. D’altronde il numero di contagi è ancora elevato anche il tasso di positività obbliga il governo a mantenere la massima attenzione. Resta da valutare se per cinema teatri sale da concerto e discoteche basterà la mascherina chirurgica o sarà ancora richiesta la FFP2.

Ristoranti e bar
Nel settore della ristorazione dovrebbe prevalere la scelta di rispettare il calendario previsto e togliere l’obbligo di mascherina al chiuso già dal 1 maggio, anche per favorire il turismo e la ripresa economica del settore.

Stadi e palazzetti
Negli stadi via la mascherina all’aperto, ma il governo vorrebbe mantenerla nei palazzetti dello sport.

I luoghi di lavoro
La scelta definitiva non è stata ancora fatta ma, Draghi e & , non vorrebbero rimuovere fino a giugno l’obbligo di mascherine al chiuso nei luoghi di lavoro e negli uffici pubblici. L’idea prevalente è che dovrebbe bastare la chirurgica. Per i luoghi di lavoro privati la decisione, dal primo maggio in poi, spetterà alle aziende.

 

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23 Aprile 2022 – Redazione

I NOSTRI NOTIZIARI SONO INVASI DA UN’INFORMAZIONE SEMPRE PIÙ UNILATERALE, PILOTATA E BUGIARDA. PER CUI, I RUSSI SONO CATTIVI E GLI UCRAINI I BUONI! MA CHI VE LE RACCONTA QUESTE FAVOLE! COME AVETE FATTO A CHIUDERE IL VOSTRO CERVELLO, SEMPRE CHE NE ABBIATE ANCORA UNO, IN UN BARATTOLO PIENO DI FORMALINA, CHE CONTINUA A BRUCIARE NEURONI, FINO A CHE OGNI VOSTRO GESTO E PENSIERO, SARÀ SOLO E SOLTANTO QUELLO DI UN’AUTOMA!
CARI LAUREATI E PROFESSORI SBANDIERANTI NOZIONI STORICHE, ZUPPE DEL VELENO REVISIONISTICO DEI COMUNISTI PIÙ NAZISTI DELLA STORIA, SIETE CONSAPEVOLI CHE SCHIERARVI DALLA PARTE SBAGLIATA DELLA STORIA, SOLO PER CONVENIENZA MOMENTANEA, NON HA MAI PORTATO BENEFICIO ALCUNO?

VOI, CHE LA STORIA LA DOVRESTE INSEGNARE CON OBIETTIVITÀ, NON RICORDATE CHE FINE HANNO FATTO I SEGUACI E PROMOTORI DI REGIME? LA STESSA DEI CARNEFICI!
E IL VICO AVEVA CAPITO, SECOLI FA, CHE LA STORIA HA I SUOI CORSI E RICORSI, PER COLPA DELLA SUPPONENZA E DELLA PRESUNZIONE DI UOMINI CHE, CREDENDO DI ESSERE PIÙ FIGHI DI CHI LI HA PRECEDUTI, FINISCONO PER COMPIERE GLI STESSI ERRORI!

L’USO DELLE ARMI NON AIUTA LA PACE, COME NON TUTTO IL POPOLO ITALIANO LA PENSA COME I CRIMINALI CHE STANNO AL POTERE, E, CONOSCENDO COME STANNO VERAMENTE LE COSE, APPOGGIA LA RUSSIA, ESPRIMENDO IN TUTTI I MODI LA PROPRIA SOLIDARIETÀ.

ANCHE CHI NON LO HA ANCORA FATTO, PUÒ SCRIVERE DUE RIGHE  ALL’AMBASCIATA RUSSA A QUESTO INDIRIZZO MAIL: ⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️

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LA NOTIZIA

Con le armi italiane verranno uccisi civili e militari russi e questo non gioverà alle nostre relazioni»

«Devo dire con rammarico che lo stato dei rapporti bilaterali è in forte degrado e non dipende da noi. Ci dispiace l’espulsione di 30 nostri diplomatici e a breve ci sarà una risposta adeguata, come prevede la prassi diplomatica». Lo ha detto l’ambasciatore russo in Italia, Serghei Razov, a Stasera Italia su Rete 4. «Per me – ha aggiunto – è una logica strana che per arrivare alla pace devi mandare armi pesanti. Posso solo dire alle autorità italiane che con queste armi verranno uccisi civili e militari russi e questo non gioverà alle nostre relazioni».

«Russia resterà in piedi nonostante le sanzioni» 
Razov è intervenuto anche sull’effetto delle sanzioni. «Ovviamente ci sono state difficoltà per l’economia del nostro Paese, come per i Paesi che le hanno prodotte. Abbiamo detto che sono un’arma a doppio taglio. Ma sono sicuro che noi resteremo in piedi». Poi ha aggiunto che «l’operazione militare speciale in Ucraina, come ha detto più volte il presidente Putin, sta andando secondo i nostri piani».

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23 Aprile 2022 – Redazione

COME NOSTRA CONSUETUDINE PUBBLICHIAMO LE NOTIZIE IN MANIERA ASCIUTTA, MA NON POSSIAMO NON ACCOMPAGNARLE DA COMMENTI AL FULMICOTONE, PER COME IL MAINSTREAM, ORMAI ALLA CANNA DEL GAS, LE MANIPOLA INCRESCIOSAMENTE SENZA RENDERSI CONTO CHE, CHI LEGGE O GUARDA LA TV, NON È SEMPRE IDIOTA E TANTOMENO RINCITRULLITO.
CARI COLLEGHI SUDICI E COLLUSI FINO AL MIDOLLO (E MI DISPIACE CHIAMARVI COLLEGHI ), PERCHÈ GIORNALISTI COME VOI ROVINANO E METTONO IN CATTIVA LUCE PROFESSIONISTI COME ME, CHE DEVONO LOTTARE E FARSI UN GRANDE “MAZZO” QUOTIDIANAMENTE, PER COLPA DI CRETINI E MARCI DENTRO, COME VOI.

HO VISSUTO PER ANNI ALL’INTERNO DI QUELLE REDAZIONI TANTO DECANTATE QUANTO VOMITEVOLI, E POSSO DIRVI CHE CHI CONDUCE QUESTE SCHIFOSISSIME TRASMISSIONI E’ SOLO IL CENTRAVANTI DI UNA REGIA DI CENTROCAMPO DI CUI ACCETTA QUALSIASI AZIONE DI GIOCO!

VEDI FORMIGLI!!!!! PER QUESTO VI CHIAMERÒ GIORNALAI, VENDUTI AL MIGLIOR OFFERENTE, SENZA DIGNITÀ E AMOR PROPRIO. Il VENTO STA CAMBIANDO, E CHI DICE DI NO È UN MINUS HABENS!

DOPO TUTTO QUESTO PROVATE A RICICLARVI……..MA ANDANDO A LAVORARE NELLE MINIERE DEL CONGO PER 4 DOLLARI AL MESE! SIETE LA ROVINA DELLA SOCIETÀ BUONA E PULITA!

SPARITE INSIEME ALLE VOSTRE DELIRANTI BUGIE!!!!!!

MARZIA MC CHIOCCHI

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“L’immagine – scrive Facta – è stata realizzata nel 2015 per illustrare il «mondo sotterraneo» di un gioco da tavolo chiamato Blackout, poi mai realizzato a causa del fallimento della campagna di crowdfunding (l’autore Richard T. Broadwater era riuscito a raccogliere appena 14 mila dei 50 mila euro necessari per la produzione)”.
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22 Aprile 2022 – Redazione – Fonte: today.it

Il Consiglio di Stato ha dichiarato legittima la decisione dell’Aifa di non pretendere la prescrizione medica per la pillola dei 5 giorni dopo anche per le minorenni. La contraccezione d’emergenza, infatti, “non va confusa con l’interruzione volontaria di gravidanza”. Questa la motivazione che sta alla base della sentenza, che rende libera la vendita del farmaco contraccettivo anche per le minorenni senza prescrizione medica, come tutti i farmaci da banco.

Sì alla pillola dei 5 giorni dopo, conosciuta con il nome di EllaOne, anche per le minorenni senza prescrizione medica

EllaOne “non è un farmaco abortivo” è un “farmaco da banco” che può essere assunto entro 5 giorni da un rapporto sessuale, funzionando così come un contraccettivo d’emergenza. Il Consiglio di Stato ha confermato la decisione con cui il Tar Lazio a maggio dello scorso anno rigettava il ricorso presentato da alcune associazioni pro vita impegnate nella promozione e nella protezione della vita umana.

Alla base di questa sentenza la differenza sostanziale esistente a tra farmaco abortivo e farmaco contraccettivo. Il farmaco EllaOne, che contiene la sostanza ulipristal acetato, non deve essere confuso con il regime farmacologico usato per l’interruzione volontaria della gravidanza, poiché è un antiovulatorio, ossia agisce prima dell’impianto dell’embrione. “Nessuna violazione della normativa sull’interruzione volontaria di gravidanza è quindi configurabile” perché “non viene in rilievo un atto medico somministrato ad un paziente” bensì la volontaria assunzione di un farmaco.

Pillola dei 5 giorni dopo, le Associazioni pro vita

Alcune associazioni pro vita – tra cui Medici Cattolici Italiani, Family Day, Associazione Pro Vita e Famiglia, Movimento per la Vita Italiano – avevano contestato la decisione dell’Aifa di eliminare la prescrizione medica anche per le minori di 18 anni per una molteplicità di motivazioni, compresa quella relativa ad una possibile violazione del diritto del minore ad una corretta informazione e del diritto di chi esercita la responsabilità genitoriale a sostituirsi al minore. Sostenevano “che col venir meno della prescrizione sarebbe venuto meno anche il consenso informato, nei confronti delle pazienti, con il pericolo di somministrare una pillola così importante (e con gravi effetti collaterali) come fosse una normale aspirina”.

Per il Consiglio di Stato, però, non essendo necessaria alcuna prescrizione per la pillola dei 5 giorni dopo, al pari degli altri farmaci da banco, è necessario solo decidere la volontaria assunzione, “diversamente opinando ogni farmaco da banco richiederebbe l’attivazione del meccanismo di tutela del minore con la contestuale prestazione di consenso da parte dei genitori o di chi ne fa le veci”. Secondo il Consiglio, il consenso dei genitori o chi per loro comprimerebbe e frusterebbe la libertà sessuale della minore.

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22 Aprile 2022 – Redazione – di Paolo Gulisano – Lanuovabq.it

Uno degli aspetti più drammatici della pandemia, fin dagli inizi, è stato il fenomeno – apparentemente incredibile – dei No Drugs. Ovvero i negazionisti dell’utilità dei farmaci. Il mantra ripetuto per due anni da medici ed esponenti politici governativi è stato quello del “non c’è cura”.

L’unica molecola autorizzata nelle cure domiciliari è stato il Paracetamolo, un sintomatico che diminuisce temporaneamente la febbre ma non impedisce minimamente al Covid di fare danni all’organismo attraverso i meccanismi infiammatori. Quindi, anche senza citare tutta una serie di farmaci che hanno comunque dimostrato la propria utilità, dall’eparina al cortisone ad alcuni immunomodulatori ad antibiotici, per fermare il Covid evidentemente ci vogliono antiinfiammatori.

La scoperta dell’acqua calda fatta da Pregliasco con i suoi consigli a Draghi di utilizzare appunto questo tipo di farmaci era già nota da due anni ai medici che hanno curato sul campo con le cure domiciliari. Ma i No Drugs si sono sempre opposti a questa evidenza, e migliaia di medici di base hanno seguito diligentemente i protocolli e hanno continuato a dare ai pazienti di Covid come unica scelta terapeutica la Tachipirina.

Ora questo colossale errore, che passerà tristemente alla storia della Medicina, ha cominciato ad essere messo in luce in modo scientificamente inconfutabile da diversi studi. Uno di questi è una ricerca fatta da studiosi indiani che hanno proprio messo a confronto le capacità del Paracetamolo con quelle di un farmaco antinfiammatorio, l’indometacina. Un vecchio farmaco che è usato nelle terapie ad esempio dell’artrosi, e che costa poco più di 2 (due!) euro la scatola. L’indometacina, tra l’altro, fa parte anche della multiterapia messa a punto dal prof. Serafino Fazio, dal professor Bellavite con la collaborazione di altri medici. I ricercatori indiani hanno confrontato il paracetamolo con l’indometacina (a parità di altre cure standard aggiunte) in uno studio controllato e randomizzato. Chi ha ricevuto l’indometacina è guarito in tempi più brevi e non ha sviluppato desaturazione, che era il principale parametro di riferimento della ricerca. Ovvero non ha avuto polmonite e gravi sintomatologie respiratorie, mentre quasi il 20% di chi ha ricevuto il paracetamolo si è aggravato. Lo studio è pubblicato su una importante rivista.

L’indometacina, come detto un farmaco antinfiammatorio non steroideo (FANS), si è rivelato anche come un agente antivirale ad ampio spettro. Questo studio clinico randomizzato in ambiente ospedaliero ha valutato l’efficacia e la sicurezza di questo farmaco nei 210 pazienti inseriti nello studio, e confrontati con un campione analogo che riceveva paracetamolo. L’endpoint primario dello studio era verificare lo sviluppo di ipossia con desaturazione sotto il valore soglia di 93. Sono stati monitorati i profili dei pazienti insieme ai parametri clinici quotidiani. Inoltre è stata valutata la chimica del sangue al momento del ricovero e della dimissione.

Nel gruppo indometacina, nessuno dei pazienti ha sviluppato desaturazione. D’altra parte, nel braccio paracetamolo, circa il 20% dei malati hanno sviluppato desaturazione. I pazienti che hanno ricevuto indometacina hanno anche sperimentato un sollievo sintomatico più rapido rispetto a quelli nel braccio del paracetamolo, con la maggior parte dei sintomi che scomparivano nella metà del tempo. Inoltre, 56 su 107 nel braccio del paracetamolo avevano febbre al settimo giorno, mentre nessun paziente nel gruppo indometacina aveva la febbre. Il follow-up al quattordicesimo giorno ha rivelato che i pazienti del braccio del paracetamolo avevano affrontato diversi disagi; i pazienti del braccio di indometacina si lamentavano per lo più solo di stanchezza. Non sono stati registrati eventi avversi provocati dal farmaco.

L’indometacina dunque si è dimostrato un farmaco sicuro ed efficace per il trattamento di pazienti con Covid, e questo è un dato importantissimo, alla luce delle evidenze epidemiologiche della pandemia. Ormai infatti è chiaro che il vaccino, anche con tre dosi, non è in grado di interrompere la catena di trasmissione del virus. E’ chiaro che dovremo imparare a convivere con questo virus, in tutte le sue molteplici varianti, presenti e future, e che la soluzione al problema sta nelle cure.

No Drugs devono rassegnarsi: le cure ci sono già, da diverso tempo, e sono farmaci che hanno addirittura decenni di storia alle spalle, come appunto l’indometacina. Studi come questo lo dimostrano in modo chiaro e documentato. Il tempo della “Tachipirina e vigile attesa” è definitivamente terminato. Ora è tempo che si cambino finalmente le linnee guida, che potranno salvare la vita a tante persone.

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22 Aprile 2022 – Redazione – di Giorgio Bianchi – Photojournalist

Myrotvorets è una lista di proscrizione ufficiale del governo ucraino, nella quale vengono resi pubblici i nomi, i cognomi, gli indirizzi, i numeri telefonici, dei giornalisti sgraditi al governo di Kiev. Costoro vengono definiti, tra le altre cose, «criminali».
Andrea Rocchelli, il reporter assassinato nel 2014 durante un bombardamento, è bollato nella lista come «liquidato».

Ovviamente istituzioni e media occidentali, non hanno nulla da eccepire rispetto a questa barbarie. Anzi. Provate per un attimo ad immaginare cosa si sarebbe detto, se fosse esistito qualcosa di simile, stilato però da Mosca.

Con i media russi silenziati, con i pochissimi giornalisti controcorrente schedati e intimiditi, quando non addirittura torturati e sottoposti a processi farsa come Assange, con un’opinione pubblica che accetta in silenzio compiacente tutto questo, c’è ancora qualcuno che ha il coraggio di dire che siamo in democrazia.

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https://youtu.be/5HgdlGkOEIk

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22 Aprile 2022 – Redazione – di Patrizia Floder Reitter – La Verita’

Abuso d’ufficio, sequestro di persona, procurato allarme e violenza privata. Sono queste alcune delle ipotesi di reato rivolte ai ministri giallorossi dalla Procura di Roma per la gestione della pandemia. Tutto parte da una denuncia collettiva a Catania.

Mezzo governo Conte bis accusato di fatti criminosi. La Procura di Roma, in data 28 marzo, ha iscritto nel registro degli indagati gli ancora ministri della Salute, Roberto Speranza, degli Esteri, Luigi Di Maio, dell’Interno, Luciana Lamorgese, della Difesa, Lorenzo Guerini e degli ex titolari dell’Economia, Roberto Gualtieri, della Giustizia, Alfonso Bonafede, delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, dell’Istruzione, Lucia Azzolina, e dell’Ambiente, Sergio Costa.

Le ipotesi di reato vanno dall’usurpazione di potere politico all’abuso di ufficio aggravato, dal sequestro di persona al procurato allarme, dalla violenza privata alla pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico.

Una sfilza impressionante di condotte di cui dovranno rispondere alla magistratura, e di fronte ai cittadini, per come hanno gestito la pandemia. L’atto formale, è la conseguenza di una denuncia presentata il 12 marzo dello scorso anno da un gruppo di professionisti, tra i quali medici, avvocati e un maresciallo della Guardia di finanza, che si rivolsero alla Procura di Catania dopo aver raccolto una corposa documentazione contro diversi politici che ritengono responsabili dei reati ipotizzati.

Da Catania, la denuncia è finita a Roma, sembra si sia raccolto un faldone con centinaia di atti formali attraverso i quali cittadini e associazioni di tutta Italia hanno messo a conoscenza dell’autorità giudiziaria fatti che possono costituire notizie di reato a carico del ministro della Salute, Speranza, e di ministri confermati e non nell’attuale governo Draghi.

Quelle avanzate nella denuncia di marzo 2021, sono state quasi tutte accolte e sono pesantissime. I denuncianti chiesero che venissero avviate 33 indagini e che fosse accertata «l’effettiva sussistenza dei plurimi profili di falsità, arbitrarietà nell’esercizio da parte del governo del potere politico attribuito per legge al Parlamento, di strumentalizzazione di notizie scientificamente e/o sanitariamente e/o epidemiologicamente false, ovvero manipolazione in malafede di notizie scientificamente vere al fine di imporre all’opinione pubblica (e quindi anche agli eletti in Parlamento […] con conseguente lesione del diritto di elettorato passivo rilevante […] un racconto pandemico falso e volto alla coartazione dei diritti costituzionali e politici dei cittadini.

Primo destinatario della denuncia era l’ex premier, Giuseppe Conte, unico a non comparire nel registro degli indagati. I magistrati hanno chiaramente optato diversamente, anche se nella denuncia si legge chiaramente che occorre verificare se «abbia volutamente distorto il potere di normazione secondaria di cui è stato titolare, nella consapevolezza sua (e degli organi tecnico consultivi, fra i quali in primis il famoso Cts), che i provvedimenti di natura sanitaria fossero privi di presupposti di fatto adeguati a giustificarli».

Quel governo, si afferma, dopo «l’inerzia assoluta nei mesi di febbraio e marzo 2020 […] ha deliberatamente ignorato la Costituzione, utilizzando impropriamente lo strumento della normazione sub regolamentare con i dpcm», un modo di procedere definito «non casuale, ma scientemente meditato e preordinato».

Lo scopo sarebbe stato di «introdurre misure drastiche e limitative dell’esercizio da parte dei cittadini di plurimi diritti costituzionali», e di impedire loro di ribellarsi. La denuncia punta il dito anche contro «Walter Ricciardi e la sua ossessione per il lockdown» e i principali virologi televisivi che hanno insistito per mesi «per imporre misure drastiche di isolamento sociale».

Questa la narrazione del meccanismo, così come viene descritta: «Prima escono in avanscoperta determinati medici virologi a iniziare a spargere prospettive allarmistiche, poi man mano tali annunci terroristici vengono recepiti, senza alcun vaglio critico, dagli organi di stampa che li diffondono per cuocere l’opinione pubblica, e infine, dopo che l’opinione pubblica è stata adeguatamente cotta, finalmente viene adottato il singolo dpcm o la singola ordinanza restrittiva».

Tra le indagini sollecitate, quella volta a conoscere «i criteri tecnico scientifici adttottati per la creazione delle proiezioni a breve, medio e lungo termine elaborate dai cosiddetti esperti» e la motivazione scientifica «della decisione di ricoverare, nel periodo estivo/autunnale del 2020 e in tutto il territorio nazionale numerosissimi soggetti asintomatici, per il solo fatto di essere risultati positivi al tampone».

Viene chiesto l’elenco di tutti coloro che hanno eseguito il test «al fine di verificare se la cifra era reale», quando vennero dichiarati aumenti record di positivi nelle 24 ore. E di verificare il perché della «costante, pervicace e ostinata marginalizzazione, da parte dell’autorità sanitaria nazionale, di pressoché tutte le cure, spregiativamente definite “alternative”».

I denuncianti chiedono anche di sapere «chi sono, quali titoli accademici, tecnici e quali competenze possiedono i sedicenti esperti che hanno suggerito al ministero della Salute di imporre l’uso delle mascherine e del distanziamento sociale anche agli alunni delle scuole, alla riapertura di settembre 2020». Anche adesso, potremmo aggiungere.

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