24 Aprile 2022 – Redazione
Il calvario di Silvia Selis, 48 anni: aperta un’inchiesta dopo la denuncia del compagno. L’ipotesi è che nel corso della prima operazione, per la rimozione di una tumore benigno, alcuni punti siano stati messi male.
Muore, dopo 69 giorni di agonia, per un’infezione dovuta a una ferita rimasta aperta per dei punti malmessi dopo l’operazione di rimozione di un tumore benigno al retto. Questa l’ipotesi per cui la procura ha aperto un’inchiesta con l’accusa di omicidio colposo in ambito sanitario. A perdere la vita è stata Silvia Selis, 48 anni, una figlia da poco maggiorenne, impiegata in uno studio notarile. Il dramma, avvenuto all’ospedale Sant’Andrea il 16 febbraio scorso, è stato denunciato dal compagno della donna, assistito dall’avvocato Carlo Carrese. Silvia Selis si ricovera presso la struttura il 12 dicembre del 2021 per sottoporsi a un intervento programmato da settimane. La donna ha tumore benigno e l’operazione per la rimozione le viene presentata come la procedura più sicura per curare la neoplasia senza incorrere in ricadute. Il 13 dicembre la paziente entra in sala operatoria. L’intervento sembra riuscito in modo perfetto. Ma passano poche ore dal risveglio dopo l’anestesia e la donna avverte delle fitte lancinanti all’addome.
L’équipe sanitaria interviene subito. Viene svolto un controllo medico, ed emerge che la ferita è aperta perché i punti sarebbero saltati. La conseguenza è una peritonite. Silvia Selis è sottoposta immediatamente a un nuovo intervento chirurgico perché il timore è che ci sia una perforazione dell’intestino. Quando riprende conoscenza, le condizioni di salute, secondo il ricordo dei familiari, appaiono ancora precarie, tanto che la donna viene trasferita in terapia intensiva. Giorno dopo giorno, il quadro clinico peggiora. La paziente viene intubata per le difficoltà a respirare. Dopo un lieve miglioramento, la situazione precipita alla vigilia delle vacanze natalizie. Il 23 dicembre Silvia finisce in sala operatoria per una terza volta, con la diagnosi di una peritonite acuta diffusa.
Dopo l’intervento però le sue condizioni si stabilizzano, addirittura sembra che il peggio sia ormai alle spalle. Il compagno e la figlia le sono accanto, senza mai lasciarla sola. Purtroppo però il 10 gennaio scorso, di nuovo, Silvia Selis si sente male. I medici dispongono una Tac, che evidenzia una lesione interna vicino allo stomaco, per cui si rende indispensabile l’ennesima operazione. La paziente entra per la quarta volta in sala operatoria per l’inserimento di 2 stent. Ai dolori si sommano le complicazioni dovute alle difficoltà respiratorie, tanto da dover tornare in terapia intensiva perché affetta da una polmonite, non Covid. Ma la condizioni di salute della donna sono ormai compromesse. Il 30 gennaio entra in coma: non si riprenderà più fino al 16 febbraio, quando morirà.
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