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12 Aprile 2022 – Redazione – di Nora Adriani

Loro parlano di guerra e nel frattempo mettono mano alla giustizia.
Ecco la politica di mister Draghi&co, dissuasione e controllo.
Attenzione, perché intanto che ci spaventano con la bomba e ci distraggono con Zelesnky, mentre ci dividono in tifoserie e redigono liste di proscrizione, nel frattempo che ci strangolano con aumenti e ci sottraggono i beni, con un colpo di spugna e senza lasciare traccia, mettono mano all’indipendenza della magistratura, ultimo baluardo democratico.

Non tutti si rendono perfettamente conto di cosa voglia dire.
Qualcuno dice esserci già dipendenza dal potere politico, corruzione, indolenza ecc., e probabilmente è vero, di malefatte ne hanno messe in piedi parecchie, così come parecchie ne hanno accettate.

Ma sappiate che questa riforma non è per loro.
Non è per quelli che già hanno accettato trattative politiche e intrallazzi privati, non sono loro che verranno puniti qualora venisse approvata.
No, loro non ne hanno bisogno.
Questa riforma è per chi ancora punta i piedi, per coloro i quali non si sono piegati al potere politico, per quei pochi che ancora fanno opposizione e sentenziano dando conto solo alla propria coscienza.

Si, questa riforma è diretta a loro, a quei pochi #magistrati che si distinguono, per tappare la loro bocca, per impedirgli, una volta e per tutte, di intralciare il cammino dei grandi decisori e dei grossi detentori di ricchezze economiche.
Insomma di coloro che dettano legge.

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12 Aprile 2022 – Redazione- Fonte: Giornalesentire.it

Padre della Repubblica, Presidente ancora molto amato dagli italiani

PENSO SEMPRE A QUEST’UOMO CON LA U MAIUSCOLA, AL SUO GRANDE BAGAGLIO DI IDEALI, ALLA SUA DETERMINAZIONE, COMUNE SOLO AI “GIOVINOTTI”, COME LUI AMAVA DEFINIRE I COMBATTENTI PROTAGONISTI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE, QUELLI CHE NON SI ERANO RISPARMIATI PER AFFERMARE LIBERTÀ E DEMOCRAZIA, VALORI CHE IL NOSTRO PAESE NON AVEVA CONOSCIUTO IN TANTI SECOLI DI STORIA.

IN UN PERIODO COSI DISGRAZIATO COME QUELLO CHE STIAMO VIVENDO, MI CAPITA SEMPRE PIÙ SPESSO DI RIPENSARE A QUEL LONTANO LUGLIO DEL 1981, QUANDO, IN VISITA UFFICIALE A LIVORNO PER IL CENTENARIO DELL’ACCADEMIA NAVALE, PERTINI ONORO’ DELLA SUA PRESENZA ANCHE NOI, ALLIEVI DEL CONSERVATORIO MUSICALE PIETRO MASCAGNI. IO, APPENA QUINDICENNE, EBBI LA FORTUNA DI PORRE DUE DOMANDE AL PRESIDENTE, DI CUI RICORDO LA TENEREZZA CON CUI MI RISPOSE, NASCOSTA DIETRO DUE OCCHI VIVACI E ATTENTI DI CHI, RIMASTO GIOVANE NELLA MENTE E NELL’ANIMA, NON SENTIVA IL PESO DEGLI ANNI E DELLE LOTTE. UN INCONTRO UNICO, DAL SEGNO INDELEBILE, RIMASTO IMPRESSO IN ALCUNE PREZIOSE FOTOGRAFIE, CHE GUARDO SPESSO E CONSERVO CON AFFETTO E GRATITUDINE.

PER QUESTO, OGGI, HO PENSATO DI DEDICARE UN INSERTO DEL GIORNALE AD UN UOMO DI STATO CHE GIÀ NEL 1949 AVEVA BEN COMPRESO IN CHE CUL DE SAC L’ITALIA SI SAREBBE INSTRADATA, ENTRANDO A FAR PARTE DELLA NATO.

MARZIA MC CHIOCCHI

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Noi siamo contro il Patto Atlantico, prima di tutto perché questo Patto è uno strumento di guerra”. Sono parole di  Sandro Pertini, nel discorso al Senato del 7 marzo 1949 in cui votò contro l’adesione dell’Italia alla Nato. Da socialista spiegò che quel voto era in realtà ispirato anche ad un’altra ragione. “Questo Patto Atlantico in funzione antisovietica varrà a dividere maggiormente l’Europa, scaverà sempre più profondo il solco che già separa questo nostro tormentato continente“.

Pertini parlò della Nato come di una Santa Alleanza in funzione antisovietica, un’associazione di nazioni, quindi, che avrebbe portato in sé le premesse di una nuova guerra “…e non le premesse di una pace sicura e duratura“.

Noi siamo contro questo Patto Atlantico dato che esso è in funzione antisovietica. Perché non dimentichiamo, infatti, come invece dimenticano i vostri padroni di oltre Oceano, quello che l’UnioneSovietica ha fatto durante l’ultima guerra. Essa è la Nazione che ha pagato il più alto prezzo di sangue. Senza il suo sforzo eroico le Potenze occidentali non sarebbero riuscite da sole a liberare l’Europa dalla dittatura nazifascista”
Sandro Pertini

Quella seduta del marzo 1949, segnò di fatto la sudditanza dell’Italia alla Nato, non solo l’adesione dell’Italia alla Nato. Oggi per la Nato l’Italia è pizza, mandolino e armi. Oltre che la più bella tra le portaerei: stesa sul Mediterraneo e in alcune isole tra le più belle di Mare Nostrum, a guardia di un mondo in ebollizione.

Pertini ci aveva visto giusto. Quello che resta l’unico e inimitabile Presidente degli Italiani, seppe incidere e restare nella mente degli italiani con gesti inediti. Fin dalla sua elezione, in un caldissimo giorno di luglio: al Quirinale ci andò a piedi, cordiale e disponibile con tutti. Per tutti i suoi sette anni continuerà a ricordare la Resistenza, non come un disco rotto fermatosi allo stesso punto, ma come un continuo sprone: capire “come” e “per chi” nacque la Repubblica era a suo avviso fondamentale.

Fu un faro, resta un faro. Fosse qui, sarebbe ancora a predicare perchè l’Italia che auspicava ancora non c’è. Cosa avrebbe detto dei privilegi, di un portavoce che guadagna più di un premier, dei conti salatissimi del ristorante di chi oggi governa l’Italia, degli scandali che ancora ammorbano il nostro paese? Dei giovani che fuggono se hanno coraggio e cervello e di quelli che restano a dibattersi senza lavoro e senza certezze? Degli operai defraudati del lavoro? Possiamo solo immaginarlo.

 

Un piccolo prezioso libro uscito a 20 anni dallo scandalo di Mani Pulite ha ricordato i richiami alla moralità di quello che resta il presidente più amato nella stra degli italiani. Il libro dovrebbe essere letto soprattutto dai giovani, perché Sandro Pertini amava parlare a loro e da loro si attendeva una Nuova Italia.

E’ soprattutto ben congeniato:Pietro Perri lavora sulle lettere private e sui discorsi pubblici (alcuni passati alla storia per la loro fermezza) di Sandro Pertini ed ogni brano è subito contestualizzato ma continuamente intrecciato con l’oggi. L’autore sembra guidarci a dire “cosa” Pertini avrebbe detto dei nominati, di un Parlamento svuotato della sua sovranità, dei corrotti e degli affaristi.

Ne esce un testo fondamentale a capire l’origine di tutti i mali. Pertini già dieci anni prima di Mani Pulite parla della mani sporche. Ci sono tutti i mali di oggi, tutto ciò che non è stato fatto, i valori che si sono persi per strada, primo fra tutti l’onestà e la rettitudine, continuamente nel pensiero di Pertini non come predica, ma come esortazione.

Sandro Pertini le possedeva. L’amara constatazione è che siamo rimasti fermi di almeno 50 anni. Possiamo ripartire? Sì, ma non senza ideali. Sandro Pertini, grazie alla rilettura intelligente e all’ordinatissimo lavoro redazionale di Pietro Perri, ce li offre. E’ lì a ricordarci cosa possiamo essere, attraverso le struggenti lettere alla madre (che chiederà la Grazia mentre lui è in prigione e che lui rifiuterà) e attraverso le parole rivolte al cognato Umberto Voltolina.

Sandro Pertini da Savona, classe 1896, politico, giornalista, antifascista italiano, era così: tutto d’un pezzo. Destinato a diventare il Settimo (e in assoluto il più amato) Presidente della Repubblica dal 1978 al 1985, sale al Quirinale nell’anno in cui hanno da poco assassinato Aldo Moro. Il paese è sotto choc, e anche la sua elezione sembra un dei tanti rituali di una Repubblica a pezzi. Ma in realtà fin dai primi passi gli italiani capiranno di poter trovare in lui conforto. Un conforto che cerchiamo anche adesso, a 32 anni dalla sua morte, in pieno vuoto politico e istituzionale.

Grazie Presidente

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11 aprile 2022 – Redazione

Un diario di bordo, così Maurizio Bolognetti ha definito il suo quarto librointitolato La Settima dose ovvero dosi di antidemocraziae antistato di diritto nellItalia dellemergenza sanitaria e democratica. Il volume, dedicato alla vicenda SarsCov2, è stato pubblicato da Creged editore ed è disponibile su www.mauriziobolognetti.it o ordinandolodirettamente alla casa editrice.

Avevano detto che ne saremmo usciti migliori e invece è prevalso il peggio che l’animo umano riesce ad esprimere, grazie a una paura avvolgente che ci ha contaminato l’anima. L’emergenza sanitaria, innestatasi sul corpo malato di una democrazia che èsempre più democrazia reale, come prevedibile ha determinato un aggravamento di una pregressa emergenza democratica. Il topo de “La pestepasseggia sempre piùindisturbato sulle macerie della democrazia, mentre la bancarotta sociale, politica, economica ed istituzionale monta». Così Bolognetti nella lunga premessa di un libro che, tra laltro, fa emergere gli innumerevoli conflitti dinteresse presenti nel mondo della ricerca e della sanità.

Nella sua bella prefazione, il sociologo Sergio Mantile scriveQuando ho letto i primi due capitoli di questo libro, mi sono emozionato moltissimo. Perché era scritto con la felicità della scrittura di Maurizio, tanto etica quanto irriverente nei confronti di potenti e colpevoli organizzazioni e singoli attori; tanto appassionata quanto fondata su dati certi, con le fonti correttamente citate, come farebbe un valente ricercatore sociale.

A fare eco alle parole di Mantile troviamo quanto scritto da Giulio Cainarca, giornalista di razza e direttore di Radio Libertà: Maurizio Bolognetti è uno spirito razionale. Il fatto forse anomalo è che la sua razionalità scalda il cuore, perché si rivolge all’intelletto per rendere più ricca e consapevole l’anima. Maurizio Bolognetti ha un’impronta antropologica rinascimentale: l’uomo è misura di tutte le cose, non perché impone se stesso alla realtà, ma perché indaga la realtà per conoscere, per conoscersi e per vivere in modo più umano.

La settima dose è un libro che parla di democrazia e diritti umani, di Costituzione e Stato di diritto, ma anche dellenorme potere di condizionamento che hanno i moderni mezzi di comunicazione di massa. Un libro che ripercorre due anni di emergenza sanitaria,facendo emergere gli errori e gli orrori, le contraddizioni e le omissioni di chi questa emergenza lha gestita.

Video-Lettura della PREMESSA a “La settima dose”, di Maurizio Bolognetti

Clicca sul link: https://rumble.com/v10ktih-lettura-della-premessa-a-la-settima-dose-di-maurizio-bolognetti.html

Link al video completo: https://www.youtube.com/watch?v=LD1X0B1n4ts

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

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11 aprile 2022 – Redazione – di Nestor Halak
ComeDonChisciotte.org

La maggioranza delle persone ha la loro principale fonte di informazione nella televisione e, in misura minore, nei giornali e in internet. Come sappiamo il dominio della versione main stream su tutti questi mezzi è pressoché totale: chiunque voglia informazioni o opinioni alternative deve andarsele a cercare e sapere come farlo. E diventa sempre più difficile. Inutile dire che alla stragrande maggioranza non passa neppure per la testa.

L’informazione maggioritaria, che dati i numeri in gioco si può chiamare esclusiva, non si presenta affatto come un corpo unico e monolitico, pretende di avere al suo interno diversi punti di vista tra i quali il fruitore sarebbe libero di scegliere. Questa apparenza di varietà è necessaria per poter sostenere di essere democratica e pluralista. Il pubblico, che in generale si ritiene piuttosto scettico e scafato, e quindi a conoscenza del fatto che il potere tende a fare propaganda in favore di se stesso, non crede completamente a quanto gli viene raccontato, ma solo per una certa percentuale: insomma ci fa la tara, e con questo pensa di salvarsi dalla manipolazione.

In realtà questo modo di agire è efficace solo in certe condizioni che, ahimè, non sono più presenti ai nostri giorni. Poteva avere una certa efficacia fino agli anni novanta. Infatti all’epoca esistevano ancora differenze reali tra le forze politiche presenti in parlamento: semplificando, c’era una linea di maggioranza rappresentata dalla fazione democristiana – atlantista ed una di opposizione di matrice comunista più tutte le posizioni intermedie. L’informazione, di conseguenza, era parimenti divisa e le persone potevano ancora scegliere tra diversi punti di vista. Di solito lo facevano esercitando la prudenza sopra accennata, cioè conservando un margine di incredulità. Era la cosiddetta maggioranza silenziosa.

Diciamo che se rappresentiamo tutta l’informazione teoricamente possibile con il cento per cento, l’informazione offerta valeva il 75 per cento e ciascuno poteva scegliere la sua verità in questo ventaglio, non completo, ma comunque sufficientemente reale. Successivamente al 1990 ed alla fine della guerra fredda, tutte le forze politiche realmente rappresentate nel paese sono andate uniformandosi sul modello americano dei due partiti sostanzialmente equivalenti, tutti e due rigidamente fedeli all’ideologia neoliberista e atlantista. Questa è la “globalizzazione” nel suo aspetto politico istituzionale. Come diretta conseguenza, l’informazione offerta al pubblico perse gran parte della sua ampiezza. Adesso doveva rispettare i dogmi fondamentali del pensiero unico. Per continuare nel nostro esempio, diciamo che dal 75 per cento di rappresentazione delle opinioni, siamo arrivati al 20 per cento, (ovviamente questi numeri non hanno nessun senso se non quello di fornire un esempio). In queste condizioni, anche esercitando prudenza e non credendo completamente ai media, la possibilità di scelta è comunque molto piccola e la gamma di punti di vista in circolazione diviene assolutamente ristretta. La realtà si allontana e la sua rappresentazione virtuale ne prende il posto.

A partire dagli ultimi anni, direi che la vera cesura è stato il lancio mondiale della pandemia nel 2020, c’è stata una svolta molto brusca decisamente a favore della fiction e l’offerta informativa si è di nuovo contratta: orami il ventaglio rappresentato nei media entro il quale è possibile scegliere si limita, diciamo, al 5 per cento di quello teoricamente possibile. Di conseguenza le opinioni delle persone che rimangono nel main stream, anche se scelgono gli angoli opposti, diventano sempre più uniformi. Con la tendenza poi a “fare la tara”, la nuova maggioranza silenziosa finisce per avere esattamente la stessa opinione. A questo stadio non si può neanche più parlare di informazione, ma solo di propaganda: quasi tutta l’informazione con la quale sarebbe possibile formarsi un proprio giudizio alternativo, non è in pratica disponibile.

Se un tempo il cittadino medio poteva concludere che i comunisti avevano ragione quando predicavano la giustizia sociale, ma fino ad un certo punto, mentre i sostenitori dell’iniziativa economica privata sembravano fornire un mondo più ricco, più libero e meno grigio, ma ancora una volta fino ad un certo punto, perché poi ne andavano di mezzo la giustizia sociale e la democrazia, oggi siamo costretti a dividerci su piccole questioni secondarie, talvolta quasi comiche, perché i dogmi principali della società sono indiscutibili e incontrovertibili semplicemente perché nessuno dei veramente rappresentati in politica li contesta.

In sostanza, le opinioni che vengono esposte in TV tra le quali il pubblico è chiamato a scegliere sono solo una piccola frazione del totale. Le altre, in pratica, non esistono. Così ci possono ad un certo punto dire che il vaccino è sicuro al 99% ed efficace al 95% nel prevenire l’infezione: questo era senza alcun dubbio il messaggio che passava al pubblico all’inizio della campagna vaccinale. L’italiano, furbetto, si tutelava con la sua incredulità: sì, dicono il 95%, ma in realtà non raggiungerà il 70 per cento! E poi qualche cosina di male di certo la farà alla salute, come tutti i farmaci! E così credeva di fregare il Vespone.

In realtà, alla fin della fiera, si è constatato (ma non ufficialmente ammesso!), che il vaccino non preveniva affatto l’infezione, che forse attenuava modestamente la gravità della stessa, che esponeva a pericoli seri a breve termine e sconosciuti a lungo, che probabilmente aveva addirittura efficacia negativa nelle reinfezioni: che in sostanza il vaccino non era un vaccino. Tutte queste possibili opinioni, tutte le informazioni relative, non erano affatto presenti durante la campagna, erano state semplicemente soppresse. In altre parole, l’informazione data all’inizio della faccenda è risultata essere pressoché totalmente falsa.

Ciò nonostante, ancora oggi, la discussione verte sull’opportunità di eliminare il lasciapassare (super o normale, come la benzina), per gli alberghi, ma non per i ristoranti, se abbia un senso mettere la mascherina nel tragitto tra il tavolo e la cassa, ma non quando stiamo seduti, e altre simili questioni molto somiglianti a quelle teologiche discusse dalla scolastica medievale, mentre, ovviamente, l’unica cosa sensata da fare sarebbe abolire incondizionatamente e subito tutte le farneticanti misure pandemiche, licenziare il rettile, sciogliere le camere e indire nuove elezioni.

Del pari ci raccontano che l’Ucraina, paese libero e democratico in procinto di entrare nell’Unione Europea è stato attaccato senza alcuna ragione da un dittatore pazzo e sanguinario che fa sparare sui civili inermi dalle sue orde bestiali (ma non si sapeva già da decenni che i russi mangiano i bambini?), ragione per cui dobbiamo imporre sanzioni che palesemente distruggono la nostra economia più che l’altrui e fornire armi a costo di entrare in guerra. Ma non ci raccontano l’altra possibile versione, cioè che la Russia, messa con le spalle al muro dall’espansionismo della NATO e dalla determinazione occidentale a distruggerla come stato sovrano, è stata costretta a difendersi invadendo non un paese libero, ma una colonia americana retta da un regime fantoccio seminazista. Se lo facessero, l’italiano furbetto e tutt’altro che cuor di leone, magari scarterebbe entrambe le versioni e direbbe noi non c’entriamo, ci dichiariamo neutrali e compriamo il gas e il grano come prima. Come infatti sarebbe sensato fare e decidere disponendo di tutta l’informazione.

Del resto una persona anche solo vagamente pensante non può non constatare che se dovessimo fare sanzioni ad un paese che ne invade un altro avremmo dovuto essere in regime di sanzioni con gli Stati Uniti per quasi tutta la loro storia. Si tratta di una plateale verità. Invece, su ordine americano, il popolo italiano che nulla c’entra con la guerra in Ucraina, deve soffrire miseria e disoccupazione per … questioni morali!

I media vogliono apparire liberi e pluralisti e fingono di rappresentare molti punti di vista, mentre in realtà ne rappresentano una percentuale infima e tutti addossati alla tesi centrale che si vuol far passare. I dibattiti sono fuffa, la gente può tranquillamente scegliere tra i vari predicatori televisivi prezzolati che, con verve assolutamente fuori luogo, propongono versioni quasi uguali spacciandosi per nemici mortali e sentendosi liberi. Esattamente come fanno con i politici del sistema bipartitico. Le domande vere non vengono mai fatte perché la verità al popolo fa male. Dicono di volerla sapere, ma poi non la reggono. Per fortuna c’è nonno banchiere che ci protegge da essa.

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11 Aprile 2022 – Redazione – Fonte:
Formiche.net

Una settimana fa l’annuncio dell’acquisto del 9,2%. Poi la notizia del suo ingresso nel board dell’azienda. Nel mezzo, critiche e provocazioni continue al social network di cui è entrato a far parte e che vorrebbe rivoluzionare. Sembra che intanto voglia tenersi le mani libere.

Dopo giorni di giravolte, Elon Musk compie l’ultima e decide di non entrare nel consiglio di amministrazione di Twitter. La notizia è arrivata nella tarda serata di ieri, direttamente dal profilo del Ceo Parag Agrawal, e va a chiudere una settimana di clamorosi annunci, provocazioni e lamentele da parte dell’imprenditore sudafricano.

Solo sette giorni fa, infatti, la Securities and Exchange Commission (SEC) aveva comunicato il suo acquisto del 9,2% delle quote, che lo rendeva l’azionista più forte nella società. Gli era stata offerta la possibilità di possederne ancor di più, senza sfondare la quota del 14,9%, con l’impegno a non rilevare mai l’azienda. La nomina nel cda sarebbe dovuta arrivare sabato ma, a quanto pare, Musk si è tirato indietro.

Ripercorrendo le ultime ore si potrebbe pensare a una strategia da parte del proprietario di Tesla, forse per essere slegato dal vincolo del 14,9% delle quote e poterne acquistarne di più. Nei primi giorni aveva presentato domanda presso la Sec di essere considerato un azionista “passivo” e dunque che non ha impatto sulla gestione. Una mossa inspiegabile, visto che aveva già programmato varie attività con manager e dipendenti della società, tanto che dopo poche ore ha ritirato quel modulo e lo ha ripresentato presentandosi come socio attivista. La sua entrata in Twitter aveva già lasciato molti a bocca aperta date le continue critiche che Musk aveva rivolto all’azienda nel corso degli anni.

Tanto che, attraverso diversi sondaggi proprio sulla piattaforma – dove conta un pubblico di oltre 80 milioni di followers – si era iniziato a pensare che potesse lui stesso lanciare un nuovo social network incentrato sulla libertà di parola. “Pensate che Twitter rispetti i criteri democratici?”, aveva chiesto ottenendo una risposta negativa dalla maggior parte delle persone. Stessa cosa, ma in senso positivo, quando aveva domandato se fosse il caso di pensare a un algoritmo open source. Una delle ultime provocazioni riguardava il pulsante di modifica che avrebbe voluto introdurre e che, a quanto pare, piaceva al 73,6% dei followers.

Anche mentre si consumava il suo rifiuto a entrare nel cda, Musk ha posto l’attenzione su come “il social stesse morendo”. Testimonianza ne sono i rari tweet di persone come Taylor Swift  – “non ha postato niente in tre mesi” – e Justin Bieber – “solo un post nell’intero anno”. Inoltre, siccome la pandemia e lo smart working hanno svuotato gli uffici permettendo ai dipendenti di lavorare da casa, la proposta di Musk è stata quella di aprire le porte della sede ai tanti (troppi) senza tetto di San Francisco. Un’idea che, a quanto pare, anche Jeff Bezos appoggerebbe in pieno. Ancor più diretto è stato quando, nell’ennesimo sondaggio, ha chiesto ironicamente se fosse il caso di trasformare “Twitter” in “Titter” (che tradotto in italiano significa “ridacchiare”).

“Abbiamo e valuteremo sempre il contributo dei nostri azionisti, indipendentemente dal fatto che siano nel nostro consiglio di amministrazione o meno. Elon è il nostro maggiore azionista e rimarremo aperti al suo contributo”, ha scritto Agrawal nascondendo in parte la realtà dei fatti. A molti dipendenti dell’azienda e, soprattutto, agli azionisti non piaceva l’idea di sedersi allo stesso tavolo di un imprenditore che nel corso degli anni ha martellato l’azienda di critiche. I suggerimenti che potevano arrivare da Musk erano talmente rivoluzionari che era lecito chiedersi se Twitter fosse rimasto lo stesso o avrebbe cambiato pelle, vista la promessa di “miglioramenti significativi”. Proprio sabato il tycoon aveva suggerito di ridurre il prezzo per gli abbonati premium di Twitter Blue, vietare la pubblicità e aprire ai pagamenti in bitcoin.

L’idea, appoggiata anche dall’ex proprietario e fondatore del social Jack Dorsey, era quella di fare di Twitter il capo della rivoluzione digitale verso un Internet decentralizzato e deregolamentato. In altre parole, avviarsi verso il Web3. Segnali chiari del cambiamento arrivano da altri suoi post sulla libertà di potersi esprimere e sulla qualità dell’informazione. In quest’ultimo caso aveva condiviso un grafico, che mostrava a quali organi di informazione credevano di più repubblicani e democratici, con un messaggio eloquente: “La verità è la prima vittima”.

Se già la notizia della sua entrata nel board di Twitter aveva del clamoroso – le azioni della società ne hanno tuttavia beneficiato con un +30% circa – quella del suo rifiuto sembra esserlo ancor di più. All’apparenza tutti sembravano entusiasti e felici dell’arrivo di Musk, perfino Jack Dorsey che aveva elogiato la collaborazione con Parag, in quanto “entrambi guidati dal cuore”. Se dietro il rifiuto di Musk ci sia più cuore che testa è difficile dirlo. Per Agrawal sembra essere la soluzione migliore e ha invitato tutti i dipendenti a non farsi distrarre dagli eventi che si susseguiranno. Mentre lo scriveva, Musk pubblicava un’emoji della faccia con la mano sopra la bocca per nascondere la risata, forse per farsi beffa della situazione. Poco dopo, ha cancellato il tweet.

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11 aprile 2022 – di Giacomo Bertoni

giacomobertoni.substack.com

«Siamo contrari alla vaccinazione obbligatoria per buoni e ben documentati motivi e vogliamo sostenere tutti coloro che, in questo contesto, si trovano in un conflitto di coscienza o in altre forme di disagio». Così scrivono oltre 120 sacerdoti e diaconi austriaci in un documento pubblicato il 25 marzo 2022, documento col quale invitano la Chiesa a prendere posizione pubblicamente in favore della libertà di coscienza. «Siamo pastori di tutto il gregge – scrivono i firmatari –, la Chiesa cattolica ha il compito fondamentale non solo di rispettare la libertà di coscienza dell’individuo, ma di difenderla, perché “la coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria” (Gaudium et spes 16)».

In Austria l’obbligo vaccinale, che prevede limitazioni alla vita sociale, multe e addirittura il carcere, è stato sospeso, ma secondo i firmatari rimane come una minaccia costante ai danni degli oltre due milioni di austriaci che hanno detto “no” alla campagna vaccinale di massa. E, potenzialmente, come minaccia per tutti coloro i quali non vorranno effettuare le nuove dosi che in futuro potrebbero essere imposte. Il documento affronta con rigore gli aspetti pastorali, etici, morali, medici e legali della campagna vaccinale di massa, mettendo nero su bianco le preoccupazioni di parte del clero austriaco.

Si legge nel documento: «In brevissimo tempo si è sviluppato un clima di sospetto e denuncia in cui ogni ben ponderata opposizione alla vaccinazione obbligatoria, ogni ragione, viene equiparata a una mancanza di solidarietà. È spaventoso vedere che questo tipo di marchio è applicato anche dalla Chiesa». Si fa riferimento a famiglie spezzate, ad amicizie interrotte, a un crescente conflitto orizzontale nel quale il prossimo è automaticamente un nemico: un untore, un egoista, un disertore. Ma il documento va oltre, e a fronte della promozione dei vaccini da parte di tanti sacerdoti e vescovi arriva a chiedersi: «La Chiesa si ritiene responsabile anche per il numero spaventoso di casi di danni e decessi da vaccino?».

Le restrizioni hanno inoltre provocato gravi danni economici e sociali, con aumento di disordini mentali e suicidi. Con grande crescita della solitudine, in modo particolare per gli anziani e per i soggetti più fragili. I firmatari affrontano poi la questione dell’utilizzo di linee cellulari da feti abortiti per sperimentazione e produzione dei vaccini anti covid attualmente in commercio. Se è vero che la Nota 21 dicembre 2020 della Congregazione per la dottrina della fede ammette l’eccezione in via emergenziale giudicandola “cooperazione remota al male”, i 120 sacerdoti austriaci scrivono: «Il Movimento per la Vita austriaco, in linea con l’insegnamento di San Giovanni Paolo II, ha ricordato che “chiunque usi questi vaccini trae beneficio da una struttura malvagia e, almeno implicitamente, la sostiene. Il continuo sviluppo di linee cellulari da feti abortiti e tutti gli altri usi, sempre più comuni, dei tessuti fetali ne sono palese conferma”».

L’utilizzo di linee cellulari da feti abortiti dunque è il primo allarme per la coscienza, ma i firmatari del documento aggiungono: «Anche se i vaccini utilizzati fossero eticamente accettabili, la libertà di coscienza dell’individuo dovrebbe essere sempre rispettata e mai scavalcata. La libertà di coscienza è uno dei valori non negoziabili».

Alle motivazioni etiche si aggiungono quelle mediche – il documento affronta la natura di questi vaccini (terapia genica) e gli effetti avversi censurati – e quelle legali: i firmatari mettono l’accento sull’incostituzionalità di leggi che violino i diritti fondamentali dei cittadini. Si legge ancora: «La crisi del Covid ha evidenziato, ancora una volta, come il linguaggio sia costantemente utilizzato come mezzo di manipolazione. Siamo stati in silenzio per troppo tempo, chiediamo perdono».

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11 Aprile 2022 – Redazione

Sarà ballottaggio tra Emmanuel Macron e la leader del Rassemblement National, Marine Le Pen. Sono loro i vincitori del primo turno delle presidenziali francesi. Macron incassa il 27.6% dei consensi, la Le Pen il 23.4%, un risultato storico per la destra della Le Pen che mai era arrivata così in alto alle elezioni, scrive LaPressa. Dietro di loro il leader della sinistra radicale Melenchon col 21.9% e Zemmour della estrema destra col 7%.
Il tasso di affluenza ieri è stato del 65%. Nel 2017 il dato si è attestato al 78,69 per cento, mentre nel 2012 era al 79,48 per cento.
Subito dopo il voto il presidente francese Emmanuel Macron lancia un appello per creare un «grande movimento politico di unità e di azione» in vista del secondo turno delle presidenziali previsto per il 24 aprile.

Intervenendo dopo i primi exit poll, il capo dello Stato ha detto di voler «tendere la mano a tutti coloro che voglio lavorare per la Francia». Sono pronto ad «inventare qualcosa di nuovo per riunire le sensibilità diverse», ha detto il presidente.

Dal canto suo Le Pen lancia un appello a tutti coloro che non hanno votato per il presidente Emmanuel Macron ad unirsi a lei al ballottaggio del 24 aprile. «Dal vostro voto dipende il posto che si vuole dare ai soldi nella nostra società o alla possibilità di accedere alla pensione in buona salute», ha detto Le Pen. La candidata ha espresso la sua soddisfazione per essere passata al secondo turno. «Metterò in ordine la Francia tra 5 anni», ha promesso Le Pen.

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10 Aprile 2022 – Redazione – EventiAvversi

Come riportato da il Giornale, sono troppi ormai i ciclisti malati.

Troppe le forme influenzali, le tracheiti, le defezioni. L’ultimo che si porta dietro da tempo uno stato di stanchezza è Peter Sagan, tri-campeon del mondo. «Non sto bene, mi sento sempre stanco e adesso bisogna capire il perché», ammette lo slovacco, che mercoledì si è ritirato nel corso della seconda tappa del Circuito de la Sarthe dopo aver saltato per altro anche il Giro delle Fiandre e prossimo a saltare anche la Roubaix di domenica prossima.

Per il fuoriclasse slovacco è un momento difficile. Se escludiamo il 2020 in cui l’attività si era interrotta a metà marzo causa Covid, Sagan non era mai arrivato a questo punto della stagione senza uno straccio di vittoria. Al momento solo un modesto quarto posto di tappa alla Tirreno-Adriatico.

A gennaio il campione della TotalEnergies è stato colpito dal Covid, come già nel 2021. E per non farsi mancare niente, anche una bella influenza, quella che ha contaminato mezzo gruppo. Sagan non ne fa mistero, e parla del suo senso di spossatezza che lo accompagna. «Pure nella vita quotidiana, non mi sta abbandonando».

«Questa storia ci ha preso alla sprovvista. Nella fase acuta, avevamo da affrontare uno stato di emergenza, adesso per certi aspetti siamo però in una situazione anche più complessa perché ci stiamo misurando quotidianamente con conseguenze inattese ammette il dottor Emilio Magni, responsabile sanitario del Team kazako Astana, la formazione di Vincenzo Nibali -. Siano di fronte a realtà cliniche che sono un vero e proprio ostacolo. Però mi lasci dire che al momento se ne sa ancora troppo poco per dare delle risposte. Stiamo raccogliendo dati. Quello che ci preoccupa è che i ragazzi si ammalano facilmente e, soprattutto, faticano a recuperare. Ogni squadra di World Tour (la massima serie del ciclismo, ndr) sta raccogliendo i propri dati, ma non le nascondo che c’è un continuo e costante feedback con i colleghi. In questo momento, stiamo andando a Torino a faretre risonanze magnetiche cardiache con mezzo di contrasto, questo per escludere le miocarditi. Cosa le posso dire? È una situazione molto delicata, che merita attenzione e prudenza»

E’ allarme in Germania per l’aumento di problemi cardiaci improvvisi tra i calciatori.

Dopo i casi di Alphonso Davies del Bayern Monaco e di Keanu Staude del Monaco 1860, un’improvvisa miocardite ha colpito Boubacar Barry, 25 anni, centrocampista offensivo del Türkgücü München.

Lo denuncia il quotidiano tedesco Bild con un articolo dal titolo “Tre allarmi cardiaci. A Monaco cosa dicono i cardiologi”.

A causa della miocardite, come prescrive lo staff medico, a tutti è severamente vietato svolgere attività agonistica per un periodo di tempo indefinito.

L’infiammazione del muscolo cardiaco è stata recentemente diagnosticata ripetutamente nello sport professionistico internazionale. E proprio questa settimana in Grecia è morto in campo il 21enne di terza divisione Alexandros Lampisdopo aver subito un arresto cardiaco.

Intervistato da Bild il cardiologo di Monaco di Baviera Dr. Georg-Eike Böhme non ha saputo dare risposte alla possibile correlazione di tutti questi casi di miocardite con il vaccino covid.

Il fatto è: l’infiammazione del muscolo cardiaco è sempre esistita”, ha detto il dottor Böhme, sottolineando: “La vaccinazione è l’unico modo per uscire dalla pandemia”.

Oltre alla miocardite riscontrata a Boubacar Barry, non sta bene anche il capitano del Türkgücü München, il 35enne Mërgim Mavraj, calciatore tedesco naturalizzato albanese, ex giocatore della nazionale under 21 tedesca e della nazionale albanese fino al 2019.

A Mavraj è stata diagnosticata una funzionalità polmonare compromessa successiva alla positività da covid 19.

L’allenatore del Türkgücü München, Andreas Heraf, ha confermato in conferenza stampa i problemi di salute dei giocatori Boubacar Barry e Mergim Mavraj.

“Mergim Mavraj ha problemi ai polmoni, Boubacar Barry al cuore”, ha detto Heraf.

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

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