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19 Maggio 2022 – Redazione – di Valeria Casolaro – L’Indipendente

Fino al 27 maggio numerose tra le spiagge naturalisticamente più pregevoli delle coste sarde saranno ostaggio delle esercitazioni militari della Nato, che vedranno 65 mezzi navali e aerei (sottomarini compresi) provenienti da 7 Paesi dell’Alleanza atlantica allenarsi a fare la guerra. Saranno 4 mila i gli uomini che prenderanno parte all’”assedio” dell’isola. I cittadini sardi hanno deciso di non sottostare a tale imposizione, giunta senza alcun preavviso agli inizi della stagione turistica, e hanno lanciato sulla piattaforma change.org una petizione per dire di no alle esercitazioni militari e “bloccare questa e future iniziative”.

Il titolo della petizione è eloquente di per sé: Mai più esercitazioni militari nelle coste sarde. I cittadini, infatti, sottolineano come siano già tre i poligoni presenti sul territorio sardo: Quirra-San Lorenzo, Capo Frasca e Teulada. Nonostante ciò si è deciso di svolgere le esercitazioni dell’Alleanza in 17 aree marittime, alcune delle quali mai coinvolte in operazioni militari e conosciute in tutto il mondo per la loro bellezza. Tra queste vi sono Porto Pino, il Poetto e Teulada. L’operazione “Mare Aperto” impedirà quindi “il transito, la sosta, la pesca, la balneazione e le immersioni” fino al 27 maggio. A preoccupare i cittadini sono soprattutto i rischi di danni ingenti all’ambiente: le esercitazioni rischiano infatti di essere “distruttive e devastanti” per il patrimonio naturalistico e paesaggistico della zona, “messo a dura prova per il diletto delle forze militari della Nato”.

La petizione fa appello alla Regione Sardegna affinché “si faccia portavoce nei confronti del Ministero della Difesa Italiana per bloccare questa e future iniziative militari”. Intanto, per il 22 maggio è prevista una manifestazione di protesta a Capo Teulada, già organizzata da alcune settimane per contestare l’occupazione militare della Sardegna.

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19 Maggio 2022 – Redazione

Ricercatore in campo farmaceutico, si era trasferito da alcuni anni in provincia di Vicenza per lavoro. Sposato, era padre di tre figli. Oggi, mercoledì, alle 14,30 la chiesa di Arceto ospiterà i funerali di Matteo Zini, ricercatore e analista in campo farmaceutico. Viveva da quattro anni in provincia di Vicenza, ad Altavilla Vicentina, e lavorava alla Fis (Fabbrica Italiana Sintetici).

 

Un tumore fulminante lo ha strappato all’affetto dei suoi cari. Sabato il decesso. Lascia la moglie Giulia Ganapini e i tre figli, i genitori Marta e Giuliano, il fratello Andrea e una famiglia numerosa ora unita nel dolore. Il Nobel Montagnier sosteneva che questi sieri sperimentali possono anche causare l’insorgenza di tumori maligni all’interno dell’organismo. Lo riporta ReggioOnline.com.

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18 Maggio 2022 – Redazione

La Commissione europea ha proposto oggi a Bruxelles, con il suo pacchetto “RePowerEU”, una serie di misure che mirano ad accelerare la fine della dipendenza energetica dell’Ue dalla Russia e dai carburanti fossili in generale. L’obiettivo per il gas è fare a meno di due terzi delle importazioni dalla Russia entro un anno.

“Proponiamo di rendere obbligatori i pannelli solari per gli edifici commerciali e pubblici entro il 2025 e per i nuovi edifici residenziali entro il 2029. Questo è un piano ambizioso ma realistico”. Lo annuncia la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, presentando il RePowerEu.

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18 Maggio 2022 – Redazione

Dall’inizio della campagna vaccinale imposta contro ogni evidenza di efficacia scientifica in Italia, i dati in merito alla percentuale di chi aveva ricevuto la prima dose, la seconda, o di chi aveva completato il ciclo è stato sempre un balletto di cifre.

Qualcuno riportava numeri, qualcun altro percentuali, chi faceva selezione in base alle fasce d’età, altri riportavano dati sparati a casaccio in tv dalla viro-star di turno, che presenziava il salotto televisivo del giorno: qualcuno ha azzardato cifre che ipotizzavano  il 90% della popolazione inoculata.

Tutto è sempre sembrato costruito ad arte per non farci mai capire quale fosse la realtà dei fatti , quanti, in effetti,  avessero subito il trattamento sanitario sperimentale anticovid.

Una cosa sembra chiara però: se fino a qualche mese fa non si sentiva parlare di altro, adesso con la situazione geopolitica in primo piano, vaccini e covid sembrano non interessare più di tanto gli italiani, preoccupati più dalle conseguenze economiche, e non solo, che dovranno affrontare a causa delle scelte esageratamente schierate del nostro governo rispetto alle sanzioni alla Federazione Russa.

Ma c’è chi pensa a tenere alto il livello di terrore sanitario – dopotutto ci hanno messo più di due anni a infonderlo così profondamente- tra la gente, lanciando l’allarme: 19 milioni di italiani  non hanno ancora completato il ciclo vaccinale o non hanno fatto neppure la prima dose.

Il report ufficiale del Governo mostra come gli italiani abbiano aderito, quasi in maniera unanime alla somministrazione della prima dose, e oltre il 90% sopra i 12 anni abbia completato il ciclo.

Nonostante questi numeri plebiscitari, il tasso di positività, oggi, è del 13,3%, con 44.489 casi e 148 morti.

Numeri non certo bassi, vista la percentuale di inoculati, che non avvalorano ne la tesi che vaccinarsi aiuti a contenere il contagio, ne che possa aiutare a salvarsi la vita: i dati infatti sono evidentemente avvicinabili, come più volte detto, a quelli pre vaccino, oppure a quelli dei Paesi in cui a campagna vaccinale non ha avuto la massiccia adesione che ha avuto in Italia.

Il numero che invece dovrebbe impressionare chi legge è quello di coloro che hanno rifiutato di piegarsi al ricatto sociale del green pass: ben 19 milioni di italiani hanno resistito, privandosi della libertà di circolare liberamente, di entrare in ospedali, vedendosi recapitare multe da centinaia di euro o perdendo il posto di lavoro.

A tutti questi “no vax” verrà sicuramente addossata la responsabilità della propagazione del virus, della nascita di una variante, la responsabilità di non volere un Paese sicuro: fa quasi comodo, se ci pensate, che questi 19 milioni di italiani esitano altrimenti chi sarebbe potuto essere il capro espiatorio di un cosi enorme , evidente mastodontico fallimento?

A fare da contrappeso ci sono quelli che sono disposti, pur di non rischiare di passare da no-vax, a farsi iniettare nel sangue qualsiasi cosa, continuano a indossare mascherine anche all’aperto, contro ogni logica, contro ogni evidenza:  un po forse per paura, un po per ingenuità, ma anche per non rischiare di perdere quello straccio di immagine sociale, o magari quei pochi vantaggi, che invece dovrebbero essere diritti, rimanendo sotto scacco di pochi “rappresentanti” di governo, non eletti da nessuno, a loro volta sotto scacco dei “very” Big che controllano davvero il sistema.

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18 Maggio 2022 – Redazione – di Gaetano Mineo – Il Tempo

Cashback e la lotteria degli scontrini, ennesimi flop. Nessun colpo è stato dato all’evasione fiscale e scarso è stato anche l’interesse degli italiani alla riffa di Stato. Due iniziative introdotte con leggi di Bilancio, rispettivamente 2020 e 2017 e bocciate con cifre alla mano dalla Cgia di Mestre. In un rapporto dettagliato, l’Associazione artigiani e piccole imprese veneziana, in merito al cashback evidenzia il suo elevato costo per lo Stato, ben 4,75 miliardi di euro contro un recupero dell’evasione «nettamente inferiore».

Non a caso è stata una delle prime misure che Mario Draghi ha fatto saltare, sospendendone la sua applicazione dallo scorso giugno, facendo esplodere i pentastellati. E già, perché il cashback è una delle genialate 5stelle, a firma Conte2. Una delle tante trasformatasi in flop certificato da cifre e atti. Certo, non menzioniamo minimamente l’abolizione della povertà annunciata dai grillini dal balcone di Palazzo Chigi, sarebbe difficile trovare le giuste parole. Ma di certo, possiamo ricordare l’allora premier, Giuseppe Conte e il suo vice, Luigi Di Maio, immortalati con sorrisi a trentadue denti nel tenere insieme la tessera gialla del reddito di cittadinanza.

Era febbraio 2019, da allora a oggi il RdC è costato agli italiani quasi 20 miliardi di euro (per l’esattezza 19,83 miliardi), dando lavoro a circa il 20 per cento dei percettori, ovvero l’80 per cento è ancora senza impiego. Per non parlare delle migliaia di casi di percezione indebita del reddito. Milioni di euro che non si sa quando torneranno nella casse dello Stato. Per non parlare ancora dei navigator nati per trovare lavoro ai disoccupati e ora da disoccupati sono loro a trovare un lavoro. Scenari pirandelliani. Altro flop, come detto, è la lotteria degli scontrini, entrata in vigore il primo febbraio dell’anno scorso. Di certo, gli italiani/consumatori non ne sono stati attratti. Stando ai dati dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, se a marzo del 2021 gli scontrini mensili associati alla lotteria avevano sfiorato il picco massimo di 25 mila unità, successivamente c’è stata una costante contrazione. E così lo scorso autunno il numero mensile è sceso poco sopra 5 mila. E per meglio capire, la Cgia segnala che solo di alimentari e bevande analcoliche, le famiglie nel 2020 hanno realizzato acquisti mensili per 12 miliardi di euro. Insomma, se per lo Stato l’obiettivo è erodere sempre di più il nero e incentivare i pagamenti elettronici, finora i risultati son stati più che magri.

A questo punto, si tira fuori un altro coniglio dal cilindro, per salvare il salvabile. L’obiettivo è coinvolgere sempre più italiani alla lotteria degli scontrini ma questa volta con vittoria immediata, al momento del pagamento elettronico. L’annuncio arriva dal sottosegretario al Mef, Federico Freni: «Si tratta di una norma già scritta, concordata, su cui non c’è alcun problema politico, che verrà inserita nel primo contenitore legislativo utile che può essere il dl Semplificazione: si tratta di una misura essenziale». Ricordiamo che attualmente, le estrazioni della lotteria avvengono settimanalmente (ogni giovedì) e mensilmente (ogni secondo giovedì del mese). Con la nuova formula, invece, se il tagliando è vincente, lo si saprà subito. In sostanza, una sorta di «gratta e vinci». Dunque, adesso si attende soltanto che la proposta, circa la verifica istantanea della lotteria degli scontrini, venga inserita in un provvedimento legislativo per avere il via liberà e quindi poter essere applicata.

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18 Maggio 2022 – Redazione – Fonte: SardiniaPost

Si è svolta nelle ultime ore un’operazione di sbarco anfibio nel poligono sardo di Capo Teulada, nell’ambito dell’esercitazione Mare aperto 2022, cominciata il 3 maggio scorso e alla quale in generale prendono parte più di 4.000 tra donne e uomini di sette nazioni della Nato e oltre 65 tra navi, sommergibili, velivoli ed elicotteri, impegnati tra l’Adriatico, lo Ionio, il Tirreno e il Canale di Sicilia. All’esercitazione prendono parte anche diversi velivoli dell’Aeronautica Militare.

Le forze in campo simulano scenari ad alta intensità e in veloce mutamento attraverso cui verificare le capacità di intervento in svariate aree. Ad essere esplorate sono nuove combinazioni di impiego delle forze assegnate: tra queste, l’Expeditionary advanced baseoperations, in studio nella Us Navy, per estendere il raggio di azione delle forze marittime e controllare così zone di mare strategiche. L’intera esercitazione terminerà il prossimo 27 maggio e ha, tra i suoi principali obiettivi, anche il proseguimento della campagna di sviluppo delle capacità del nuovo velivolo di quinta generazione F-35 B, propedeutica al raggiungimento della ‘Initial operational capability‘ nel 2024, e del processo di integrazione con le altre Forze armate e con le Marine estere. L’attività coinvolge lo staff della Brigata Marina San Marco e quelli delle diverse divisioni navali in cui si articola l’organizzazione operativa della Marina.

Questa operazione è da giorni che sta creando polemiche in Sardegna. Solo ora si sanno i numeri precisi. Il tema delle servitù è molto sentito perché il 60 per cento di tutta la superfice di basi e poligoni militari italiane è concentrata nell’Isola. Proprio Teulada con i suoi veleni e i suoi quasi 600mila colpi sparati dal 2009 al 2015 è al centro di una inchiesta della Procura di Cagliari. Indagati cinque capi militari che rischiano il processo per disastro ambientale.

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17 Maggio – Redaziove

Il gradimento di Christian Solinas è a picco. Da un sondaggio di Swg, dedicato proprio alla valutazione sull’operato dei presidenti di regione, il capo della Giunta sarda è al penultimo posto. Primo Luca Zaia, governatore ven

Solinas è nella parte bassissima della classifica su 17 presidenti (anziché 20 perché dall’estensione territoriale del sondaggio sono state escluse Molise, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige). Solinas e Bardi (Basilicata) hanno chiuso con il 28 per cento di gradimento.

Zaia guida la classifica con il 72 per di consensi. Subito dietro, il capo della Giunta in Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, al 71 per cento. Seguono Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia) al 64. Vincenzo De Luca (Campania) è quinto al 55 per cento. Poi ecco Alberto Cirio (Piemonte, 49%), Roberto Occhiuto (Calabria, 45) e Giovanni Toti (Liguria, 44). Francesco Acquaroli (Marche) ha preso il 44 per cento; Attilio Fontana (Lombardia) il 43. Eugenio Giani (Toscana) è al 42, prima di Marco Marsilio(Abruzzo, 36). Nicola Zingaretti (Lazio) e Donatella Tesei sono entrambi al 35 per cento. Michele Emiliano (Puglia) è anche lui in fondo alla classifica, col 33 per cento, davanti a Nello Musumeci (Sicilia, 31). Chiudono appunto Solinas e il governatore della Basilicata.

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17 Maggio 2022 – Redazione – di Andrea Sartori

Sono passate appena quattro settimane dal gigantesco crollo di Netflix in Borsa che la casa delle serie televisive, regina della pandemia e arcinemica della cara, vecchia sala cinematografica ha forse individuato il colpevole: i woke.

Certo, molti hanno cercato altre cause per i 200mila abbonati in meno: la perdita degli abbonati russi, la fine della pandemia… ma non cerchiamo di raccontarci troppe favole: ha pesato moltissimo anche l’ossessiva dittatura woke che non può non rendere ridicole determinate scelte, come il famigerato “blackwashing” , ovvero la scelta di attori di colore per interpretare personaggi storici europei. Una scelta ideologica che non paga.

E dato che stringi stringi il denaro è più forte dell’ideologia ecco che Netflix riprende i suoi dipendenti woke e dice loro chiaramente di trovarsi un altro lavoro se si sentono offesi.

Apparentemente tutto partirebbe dalla trasmissione, da parte di Netflix, dello show del controverso comico (di colore) Dave Chappelle, noto per le sue battute che hanno indispettito la comunità transgender, e per le quali è stato anche aggredito.

Alcuni impiegati di Netflix hanno protestato dicendo che alcuni show presentano contenuti che vanno “contro i nostri valori”.

La risposta di Netflix non si è fatta attendere: “Secondo il tuo ruolo, potresti lavorare con dei contenuti che potresti percepire come offensivi. Se non riesci a tollerarlo Netflix potrebbe non essere il miglior posto per te“.

Si bada al sodo, e forse è un primo segnale che l’ideologia deve cedere il passo. Un crollo simile ha investito anche la Disney. La Casa del Topo che aveva appena annunciato che avrebbe introdotto personaggi LGTB nei suoi prodotti si può immaginare con quanta gioia dei genitori.

Il politicamente corretto non paga. Forse qualcuno sta cominciando a capirlo.

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17 Maggio 2022- Redazione – di Lorella P. Lucas (Irriducibile Giurista)

Ne sono rimasti cinque dei sei  che erano stati presentati e autorizzati dalla Corte Costituzionale. Il sesto è stato annulalto da una legge emanata dal parlamento. Le consultazioni in Parlamento però proseguono, e se dovessero metetersi d’accordo e approvare nuove leggi  i referendum a quel punto salterebbero.

Nell’attesa di capire come si comporterà il Parlamento se ci saranno o meno i cinque referendum, e come saranno posti i quesiti, cominciamo a parlarne. 

La cosa che impaurisce i parlamentari è il primo quesito:

QUESTITO N. 1) INCANDIDABILITA’ DOPO LA CONDANNA

Abroogazione della Legge Severino. La legge prevede che chi abbia subito sentenze passate in giudicato per gravi reati si dimetta da Parlamentare o altre cariche pubbliche e non possa più accedere ai pubblici uffici.

A QUESTA PRIMA DOMANDA CONSIGLIO DI VOTARE NO (OVVERO NO ALL’ABROGAZIONE), OPPURE NON VOTARE AFFATTO E NON FAR RAGGIUNGERE IL QUORUM , COSI’ CHE LA LEGGE RIMANGA ESATTAMENTE COM’è E IN VIGORE. 

QUESITO N. 2) CUSTODIA CAUTELARE DURANTE LE INDAGINI 

E’ un’arma di ricatto nelle mani dei giudici. Non si toglie la libertà sulla base di sospetti o congetture o durante le indagini non ancora concluse e prima di un regolare processo. .

A QUESTO REFERENDUM, IO CONSIGLIO DI VOTARE SI (OVVERO Sì ALL’ABROGAZIONE DELLA LEGGE). In questo modo il carcere non sarà più utilizzato dai PM e dai giudici come arma di ricatto e il carcere sarà comminato dopo il processo e la sentenza. 

QUESITO N. 3) SEPARAZIONE DELLE CARRIERE

 Il magistrato non può essere oggi inquisitore e domani giudicante. Il ruolo va scelto subito all’inizio del percorso. Arma politica nelle mani dei magistrati che con colpi di scure ababttono i governi che non piacciono.

E’ da valutare come sarà posta la domanda referendaria, a  grosse linee però presumo che sarà posta la domanda se abrogare o meno  la legge attualmente in vigore, che non prevede la separaizone delle carriere. PERTANTO LA RISPOSTA AL QUESITO DOVREBBE ESSERE UN SI. Sì all’abrogazione.

QUESITO N. 4 E QUESITO N. 5 – Riguardano l’eleggibilità dei membri del CSM, numero firme e vaglio anche delgi avvocati.

Ritengo che non sia una riforma seria. 

La Riforma seria del CSM dovrebbe essere ben altra. Il mio consiglio è non ritirare le schede e non far raggiungere il quorum. 

**

Queste le prime impressioni. Ovviamente come scritto in introduzione staremo a vedere se i referendum si terranno, o se i parlamentari faranno di tutto per emanare leggi al riguardo e togliere ancora una volta la parola al popolo sovrano (solo sulla carta). 

AD OGNI MODO I REFERENDUM IMPORTANTI, QUELLI DA VOTARE ASSOLUTAMENTE SONO IL N. 1, IL N. 2  E IL N. 3.

Per  il 4 e il 5 consiglio di non ritirare la scheda relativa, oppure votare scheda bianca.

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17 Maggio 2022 – Redazione – di Giacomo Amadori – La Verità 

Walter Ricciardi tende a nascondere i primi passi a Magistero e Lettere, dove vinse il concorso da ordinario davanti al suo mentore. Il comunicatore Sergio Iavicoli(indagato e imbarcato alla Salute) ha avuto una cattedra finanziata grazie al dipartimento Inail da lui diretto.

Il ministro della Salute Roberto Speranza lo ha nominato summo cum gaudio lo scorso agosto direttore generale per la comunicazione e i rapporti europei e internazionali con uno stipendio da oltre 200.000 euro. Stiamo parlando del professor Sergio Iavicoli, prelevato sino al 2024 dal suo posto di direttore del Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’Inail.

L’esperto chiamato a rappresentare davanti al mondo il nostro ministero è un personaggio molto interessante. Ad aprile abbiamo raccontato che è indagato dalla Procura di Roma per falso ideologico. Il motivo? Il team da lui creato presso l’Inail ha dato un supporto decisivo, con i suoi pareri trasmessi al Cts, alla validazione delle
mascherine acquistate dal Commissario straordinario Domenico Arcuri. Tra i dpi «promossi» anche i 700 milioni ritenuti non conformi dalle indagini di due Procure.

La notizia aveva oscurato un momento estremamente positivo della carriera del cinquantasettenne romano Iavicoli. Infatti lo scorso 11 febbraio il consiglio del Dipartimento di sanità pubblica e malattie infettive dell’Università La Sapienza, in seduta ristrettissima, riservata solo ai docenti ordinari, aveva ufficializzato la sua chiamata a professore di ruolo di prima fascia.

necessario?

Peccato che, da allora, il docente, nonostante il bando per il posto vinto fosse stato dichiarato «necessario e urgente», non abbia ancora iniziato le lezioni. Il 27 febbraio scorso Iavicoli ha fatto istanza di «differimento della presa di servizio» prevista per l’1 marzo e la rettrice Antonella Polimeni ha risposto che «la richiesta può ritenersi accolta», «in considerazione dei motivi addotti».

Ma il modo in cui è diventato professore uno dei più stretti collaboratori di Speranza merita un approfondimento.

Il concorso da lui appena superato, già nel 2019 aveva attirato interrogazioni parlamentari, articoli di giornale e l’attenzione di Corte dei conti e dei carabinieri del Nas. Per capire il perché dobbiamo riavvolgere il nastro.

Il 14 giugno 2018 l’Inail propone alla Sapienza di stipulare una convenzione per finanziare una cattedra in medicina del lavoro nell’ateneo capitolino. In tutti i documenti relativi all’accordo il Dimeila di Iavicoli viene indicato come «lo specifico dipartimento» attraverso cui sarebbe stata effettuata la collaborazione. L’obiettivo ufficiale è «integrare le rispettive competenze didattiche, di ricerca e assistenziali nel campo della medicina del lavoro».

Principale risultato della convenzione è lo stanziamento da parte dell’Inail di circa 2 milioni di euro per finanziare una cattedra di professore di prima fascia di Medicina del lavoro, disciplina per cui Iavicoli ha l’abilitazione.

Ma la cosa che alcuni operatori del settore ritengono sorprendente è che alla gara possa partecipare il direttore del Dimeila, il dipartimento attraverso il quale è stata propiziata la nascita dell’insegnamento. Anche perché il dipartimento ha avuto un ruolo determinante nel finanziare (con fondi Inail, quindi pubblici) le ricerche di molti dei docenti candidati a far parte della commissione esaminatrice e anche dei responsabili dell’ateneo e della facoltà.

Addirittura una prima commissione è stata sciolta «per i rapporti di natura personale ed economica intrattenuti con l’Inail».

Il professore Serafino Ricci, al tempo direttore della Scuola di specializzazione in medicina del lavoro della Sapienza, è il primo a fare ricorso al Tar non appena scopre che nel bando si legge che il vincitore sarebbe stato chiamato a svolgere attività di ricerca «nell’ambito dell’epidemiologia delle malattie professionali, della valutazione del rischio dei lavoratori, con riferimento all’utilizzo dei biomarcatori e alla valutazione dello stress lavoro-correlato». Un ambito considerato da Ricci del tutto residuale rispetto a quel tipo di concorsi, ma quasi sovrapponibile al cv di Iavicoli. Insomma ci trovavamo di fronte, a detta del ricorrente, come ha sintetizzato Il Fatto quotidiano tre anni fa, a «un bando su misura coi fondi del candidato prof».

Inoltre il concorso prevedeva anche che «il vincitore della procedura» potesse «eventualmente svolgere l’attività assistenziale presso l’Inail», con cui era stata attivata la convenzione.

La collaborazione finalizzata all’inaugurazione della nuova cattedra inizialmente era stata attribuita a un’iniziativa fantasma del Consiglio della scuola di specializzazione di medicina del lavoro. Ma successivamente è passata sotto l’egida di un altro dipartimento, quello di Sanità pubblica e malattie infettive (Spmi) che sino a quel momento non si era mai occupato dei concorsi del settore della medicina del lavoro.

Questo dipartimento era diretto da Paolo Villari, allievo di Antonio Boccia, capostipite della scuola napoletana di igiene che ha prodotto una nidiata di professori che in Italia rappresentano un punto di riferimento in questa disciplina. Tra di loro figura anche un altro favorito di Speranza, cioè Gualtiero Walter Ricciardi, sessantatreenne napoletano, nominato nel 2020 consigliere del ministro per l’emergenza Covid-19. E anche la sua carriera universitaria merita un focus.

vita da gualtiero

Infatti se l’assegnazione della cattedra al «comunicatore» di Speranza è molto discussa, Ricciardi ha avuto un cursus honorum accademico che ricorda quello di Giuseppe Conte, promosso ordinario da una commissione presieduta dal suo mentore, il giurista Guido Alpa. Stiamo parlando dei tempi in cui mister Lockdown era combattuto tra la carriera universitaria e quella di attore.

La sua scalata alla cattedra non inizia in una facoltà di Medicina, ma a Magistero e non a Roma, ma nel piccolo Ateneo di Cassino. Un’informazione che non troviamo nel suo curriculum sul sito dell’Istituto superiore di sanità. Nel 1990, vince il concorso per un posto di ricercatore di Igiene. Nel 1992 diventa professore associato, sempre a Magistero, che nel tre anni dopo si trasforma nella Facoltà di lettere e filosofia.

La svolta arriva nel novembre del 1999 quando, quarantenne, vince il concorso per un posto di professore ordinario di Igiene, sempre a Lettere. Entra in ruolo a dicembre.

Un bel regalo di Natale per un medico che in pochi anni ha fatto una carriera folgorante tra professori e studenti di materie umanistiche.

Certo, secondo le nostre fonti, per un ricercatore e/o professore (medico) di Igiene insegnare in una Facoltà di Magistero e/o di Lettere e filosofia non era esattamente il massimo del prestigio accademico. Ma questo sarebbe il meno. Conviene concentrarsi su come sia stato gestito il concorso da professore ordinario.

Membro interno e presidente della commissione dell’Università di Cassino viene nominato uno dei maestri di Ricciardi, il già citato Boccia, all’epoca professore presso l’Università La Sapienza. Il luminare, pur avendo cofirmato diversi lavori scientifici con il candidato Ricciardi, peraltro presentati per la selezione, non ritenne di doversi astenere dalla valutazione. Nonostante, in parte, fosse un giudizio sulle sue stesse pubblicazioni. Ricciardi aveva presentato anche altri lavori firmati insieme con altri due membri della commissione: Umberto Del Prete e Francesco Saverio Schioppa.

Vinto il concorso, l’1 novembre 2002 viene chiamato (con il ruolo di ordinario conquistato a Cassino) dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, dove diventa direttore dell’Istituto di igiene della facoltà di Medicina e chirurgia.

cambio di nome

I suoi biografi (non autorizzati) ritengono che sia da quel momento che il docente avrebbe iniziato a farsi chiamare esclusivamente Walter (come l’allora sindaco di Roma, Veltroni) e non più Gualtiero.
Qualcuno fa notare che nell’istituto guidato da Ricciardi ha vinto il concorso da ricercatore di Igiene Giuseppe La Torre con il quale Walter-Gualtiero aveva fatto e avrebbe continuato a effettuare lavori scientifici. La Torre, anche allievo di Villari, è stato recentemente promosso ordinario di medicina del lavoro al fianco di Iavicolinel dipartimento di Igiene della Sapienza.

Nel 2017 Ricciardi, ormai presidente dell’Istituto superiore di sanità, ha fatto finanziare dalla multinazionale Merck Sharp & Dohme (un caso che ricorda un po’ quello dell’Inail) un posto di professore ordinario di Igiene nel suo Istituto, cattedra conquistata da Teresa Boccia, figlia di Antonio. Cioè il presidente della commissione che aveva promosso Walter-Gualtiero a Cassino.

Nessuna dubita dei titoli e dei meriti dei vincitori, ma questa storia insegna che gli allievi della scuola del professor Bocciamarciano come un sol uomo.

E che per molti di loro il ministero è un traguardo non troppo ambizioso.

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