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04 Maggio 2022 – Redazione

Profughi ucraini lavorano negli hotel , dopo l’accoglienza è arrivato anche il lavoro. Sono circa 300 i profughi accolti in queste settimane a Rimini che hanno trovato lavoro negli hotel della zona. Alcuni di questi hanno già iniziato a lavorare – raccontano gli albergatori dell’associazione Riviera Sicura che li ospitano – altri sono in attesa che la struttura alla quale sono stati assegnati apra per la stagione estiva.

Poche ore dopo l’inizio della guerra, molti ucraini hanno raggiunto la Romagna, in particolare Rimini dove, prima che esplodesse il conflitto, si trovava una delle comunità ucraine più grandi d’Italia che contava già 5.000 persone. Negli ultimi due mesi sono stati 4.800 i profughi registrati nella provincia romagnola.

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04 Maggio 2022 – Redazione – Fonte: Today.it

Ci siamo. Poste Italiane, come previsto, procederà con l’estinzione di molti libretti postali entro il 21 giugno 2022. Alcuni correntisti infatti hanno dimenticato in qualche cassetto un libretto di risparmio con cifre importanti, qualcuno addirittura mezzo milione di euro. Numeri alla mano, sono decine di migliaia i risparmiatori che hanno un libretto postale ma lo hanno smarrito chissà dove, oppure ci sono eredi che neppure sanno di esserlo. E poi ci sono tutti i libretti gettati per errore. Solo negli ultimi anni infatti è stato possibile aprire un libretto dematerializzato, cioè utilizzabile anche senza mostrarlo ogni volta. Una norma voluta dall’allora ministro Giulio Tremonti nel 2005 stabilì di estinguere tutti i conti in cui non era stato regsitrato alcun movimento in 10 anni.

Il prossimo 21 giugno tocca alle Poste, e sarà la volta di migliaia di libretti risparmio. La notizia riguarda tante persone. Il classico libretto postale infatti è uno degli strumenti di risparmio tradizionalmente più diffusi perché garantiti dallo Stato: sono considerati una sorta di salvadanaio. Grazie alla possibilità di versare e prelevare denaro senza costi, vengono usati da moltissimi italiani.

Libretti postali e conti ‘dormienti’ Che fare?

La misura agisce sui depositi che presentano somme pari o superiori a 100 euro, ma che non sono stati più incrementanti o utilizzati da 10 anni. L’unico modo per evitare la chiusura è rispondere alla comunicazione di Poste entro 180 giorni oppure effettuare un’operazione. Altrimenti verrà estinto. Basta effettuare un’operazione per scongiurare il rischio, ma realisticamente chi non fa operazioni sui libretti da 10 anni a questa parte, non ne farà nemmeno entro il primo giorno della prossima estate. Ma la comunicazione non arriverà certo a tutti. Infatti la maggior parte dei rapporti sono intitolati a persone decedute, o a persone che neppure sanno di averli. Poste Italiane non ha mai comunicato quanti siano esattamente i libretti dormienti, ma secondo le stime più credibili sarebbero decine di migliaia.

Va ricordato che Poste non è tenuta, non è obbligata da alcuna legge a cercare i clienti o gli eredi per avvertirli che esistono delle somme a loro intestate o alle quali hanno diritto che stanno per essere congelate. C’è una sorta di salvacondotto: chi si accorgesse che i propri soldi sono “spariti” ha ancora 10 anni di tempo per recuperarli: tra il 2010 e il 2016, sono state finalizzate in questo senso poco meno di 40 mila istanze per quasi 220 milioni di euro. D’altra parte nel calderone “rientrano non solo depositi di denaro, libretti di risparmio (bancari e postali), conti correnti bancari e postali, ma anche azioni, obbligazioni, certificati di deposito e fondi d’investimento nonché assegni circolari non riscossi entro il termine di prescrizione”. Le somme finiscono al Fondo speciale per il rimborso dei risparmiatori vittime di frodi finanziarie.

Poste Italiane ha intenzione di diramare nelle prossime settimane un avviso pubblico, che verrà diffuso attraverso i quotidiani. “È opportuno che i cittadini verifichino i propri documenti e quelli dei parenti anziani, per evitare di perdere gli importi dovuti. Tale circostanza è valida anche per gli eredi che vogliano verificare l’esistenza di libretti “dormienti” intestati al parente deceduto” dicono da Federconsumatori. Se si conosce il numero identificativo del libretto è semplice verificare se si tratta di uno dormiente: sul sito di Poste Italiane c’è l’elenco completo.

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04 Maggio 2022 – Redazione

Il pontefice ha affermato di aver chiesto un incontro con Putin per discutere del conflitto ucraino ma non ha ricevuto risposta.

Papa Francesco ha affermato che l’espansione verso est della NATO potrebbe aver indotto il presidente russo Vladimir Putin a lanciare un attacco contro l’Ucraina.

In una lunga intervista pubblicata questa mattina, martedì 3 maggio, dal quotidiano italiano Il Corriere della Sera, il Pontefice ha ipotizzato che “l’abbaiare della Nato alla porta della Russia” avrebbe spinto Putin a lanciare la campagna militare il 24 febbraio.

Bergoglio ha anche detto di aver chiesto un incontro con Putin durante le prime settimane del conflitto, ma non ha ancora ricevuto risposta. Ha detto di aver chiesto all’alto diplomatico vaticano di contattare il presidente russo per organizzare una visita a circa tre settimane dall’inizio delle ostilità.

Il pontefice ha anche detto di aver parlato con il capo della Chiesa ortodossa russa, il Patriarca di Mosca Kirill, per 40 minuti tramite Zoom.

Fonte: Massimo A. Cascone

https://www.corriere.it/cronache/22_maggio_03/intervista-papa-francesco-putin-694c35f0-ca57-11ec-829f-386f144a5eff.shtml

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04 Maggio 2022 – Redazione – di Giuseppe Liturri ( La Verità)

Il governo si fa restituirei i soldi dati per la pandemia. Scatta la tagliola del tetto per gli aiuti, denunciata a suo tempo dalla «Verità» e negata dal ministro: molte aziende devono ridare parte del poco ricevuto. Questo mentre i costi di produzione sono saliti quasi del 40%.

È passata esattamente una settimana da quando per gli imprenditori si è materializzato fin nei minimi dettagli l’incubo della restituzione degli aiuti ricevuti a partire da maggio 2020, per mitigare l’impatto della crisi economica che ha portato il Pil al più grave calo del dopoguerra. Il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate del 27 aprile non lascia spazio a dubbi. L’hanno chiamata «restituzione volontaria», solo per indorare la pillola. Si è così rivelata mal riposta la fiducia nelle parole pronunciate il 19 novembre 2020 in audizione parlamentare dal ministro dell’Economia dell’epoca, Roberto Gualtieri, che, affermò perentoriamente: «Tale pericolo non sussiste». Fu la sbrigativa risposta alla domanda del senatore Alberto Bagnai che paventava il rischio di restituzione di aiuti eccedenti la soglia (allora pari a 800.000 euro) fissata dalla Commissione per gestire in un quadro unitario (ma temporaneo) tutte le varie misure di aiuto (contributo a fondo perduto, crediti di imposta, eccetera…) progressivamente varate dagli Stati membri, superando il divieto di aiuti di Stato, lesivi del mercato unico e della concorrenza.

Proprio su queste colonne [La Verità, ndr] avevamo manifestato la preoccupazione per l’insufficienza di quella soglia, di fronte ai danni enormi subiti dalle numerose attività chiuse d’imperio o i cui clienti erano rinchiusi in casa.

Successivamente, la Commissione ha emendato quel quadro per ben sei volte (da ultimo il 18 novembre 2021), portando quelle soglie a 2,3 milioni e 12 milioni (solo per le imprese con calo del fatturato superiore al 30% e fino a copertura del 70% o 90% dei costi fissi).

Quegli aiuti furono erogati, a partire dal decreto Rilancio, frazionati in una miriade di interventi settoriali e certamente non brillarono per tempestività e facilità di accesso. Prova ne è che il deficit/Pil consuntivo del 2020 si chiuse al 9,6%, contro il 10,8% programmatico, proprio a causa della scarsa attrattività di alcune misure. Lo stesso dicasi per il 2021, chiuso al 7,2%, contro il 9,4% programmatico, in questo caso anche grazie ad una maggiore crescita del Pil.

Ora il contribuente sopravvissuto al rischio di portare i libri in tribunale è chiamato a una prova che rischia di portarlo davvero davanti al magistrato, questa volta quello penale.

Dovrà infatti rendere una autodichiarazione entro il 30 giugno – nella forma di dichiarazione sostitutiva di atto notorio, con relative sanzioni penali in caso di errori o omissioni – con riferimento a ben 29 (ventinove!) diverse misure agevolative a partire da marzo 2020. Per ciascuna di esse, dovrà indicare se l’aiuto ricevuto beneficia del plafond da 1,8 o 10 milioni e rilevare l’eventuale eccedenza da restituire entro la data di presentazione della prossima dichiarazione dei redditi. Ma non basta. Poiché il 28 gennaio 2021 quelle soglie furono aumentate, dovrà differenziare gli aiuti ricevuti prima o dopo quella data, con possibilità di riportare in avanti l’eccedenza ante 28 gennaio per beneficiare della soglia più alta. Per infierire su chi si fosse già perso in questo ginepraio, aggiungiamo che quelle soglie sono state aumentate il 18 novembre scorso a 2,3 e 12 milioni, ma il modello messo a punto dal direttore dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, non ne tiene affatto conto, perché tale modello si attiene a quanto disposto dal decreto del ministro Daniele Franco. Tale ultimo decreto, firmato a inizio dicembre 2021, ci ha messo un mese per finire in Gazzetta Ufficiale il 20 gennaio 2022 e, da allora, i tecnici dell’Agenzia hanno avuto bisogno di tre mesi per venire a capo di un vero e proprio labirinto e consegnare così al malcapitato contribuente il rebus da risolvere. A quest’ultimo saranno però concessi solo circa 60 giorni. Poiché i guai non vengono mai da soli, il rispetto delle soglie deve essere verificato a livello di «impresa unica» e non di soggetto giuridico beneficiario. Coinvolgere più società significa aumentare le probabilità di superare le soglie e c’è pure il rischio che qualcuno confonda il concetto di impresa unica con quello di gruppo societario. Infatti l’impresa unica comprende legami funzionali e operativi che allargano il perimetro del gruppo definito dal Codice civile ed è una definizione nata con riferimento agli aiuti de minimis che oggi viene utilizzata – per via interpretativa – anche per questi aiuti. Gli avvocati possono già affilare le armi.

Non è dato sapere quale sarà l’ammontare degli aiuti effettivamente restituiti. Quest’ultimo aspetto è solo conseguenziale rispetto alla beffa che dovrà subire chi ha rischiato di chiudere la propria azienda, e sarà costretto a passare ore e ore con il proprio commercialista in un percorso a ostacoli per fornire dati in gran parte in possesso del Fisco che però ora lascia al contribuente l’onere dei calcoli, della relativa responsabilità e della restituzione.

Il tutto mentre siamo alle prese con consumi schiacciati da un’inflazione intorno al 7% che non vedevamo da 30 anni e quasi certamente a cavallo di due trimestri in recessione.

Gli imprenditori italiani hanno una buona occasione per respingere tutto al mittente e affidarsi a bravi avvocati, perché questa richiesta della Ue, per procura del ministro Franco, non ha fondamento economico né giuridico.

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03 Maggio 2022 – Redazione

La Corte suprema intende votare per annullare la legge del 1973 che garantisce il diritto all’aborto negli Stati Uniti. Lo rivela Politico, che ha ottenuto in esclusiva una bozza scritta dal giudice Samuel Alito sul parere della maggioranza dei saggi. Il documento è un ripudio “totale e fermo” della storica sentenza Roe vs Wade.

“Riteniamo che ‘Roe e Casey’ debba essere annullata”, si legge nella bozza intitolata ‘Parere della Corte’. “È tempo di dare ascolto alla Costituzione e restituire la questione dell’aborto ai rappresentanti eletti del popolo”, si legge ancora nel documento. La bozza è stata redatta a febbraio, riferiscono fonti informate a Politico. I quattro giudici nominati dai repubblicani – Clarence Thomas, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett – hanno votato con Alito, anche lui nominato da un presidente del Gran Old Party, George W. Bush, nel 2005, per abolire il diritto all’aborto.

I tre giudici democratici Stephen Breyer, Sonia Sotomayor e Elena Kagan stanno lavorando aduna contro-bozza, riferiscono le fonti. Non è chiaro come si schiererà il presidente della Corte suprema John Roberts, nominato sempre da Bush nel 2006 e che è considerato un moderato. (ANSA).

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03 Maggio 2022 – Redazione

Non sono le parole di un feroce antisemita. A pronunciarle è stato il premier israeliano Benjamin Netanyahu al convegno internazionale sionista. Frasi che hanno scatenato ferocissime reazioni fuori e dentro il Paese visto che l’eliminazione degli ebrei era stata teorizzata nel “Mein Kampf” dello stesso Hitler. La tristemente nota “soluzione finale”.

“Gli attacchi contro gli ebrei nel 1920, 1921 e 1929 sono stati suggeriti dal mufti di Gerusalemme dell’epoca. Personaggio poi accusato al processo di Noriberga. Hitler all’inizio non voleva sterminare gli ebrei, ma solo espellerli. Fu il mufti al-Husseini a suggerire lo sterminio a Hitler dicendo se li espelli verranno tutti qui in Palestina. Bruciali tutti”.

Ma le cose non stanno proprio così secondo molti storici dell’olocausto. Al Husseini era un razzista e antisemita panarabo che collaborò con i nazisti in più occasioni e venne accusato di crimini di guerra, ma l’idea dello sterminio di massa degli ebrei era già stata pianificata da Hitler anni prima.

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02 Maggio 2022 – Redazione – di Antonio Amorosi – AffariItaliani.it

Negli Stati Uniti nasce il “Disinformation Governance Board”, il ministero della verità del governo. I Repubblicani USA l’hanno paragonato al Ministero della Verità del romanzo distopico di George Orwell “1984”. L’amministrazione di Joe Biden ha annunciato l’istituzione del “Disinformation Governance Board”, un “Comitato di governo della disinformazione”. Il “Disinformation Governance Board” dovrebbe contrastare la diffusione di informazioni false e farlo con montagne di risorse pubbliche USA.

L’organismo sarà sotto il controllo del Dipartimento della sicurezza interna degli Stati Uniti d’America, quell’ente istituito da George W. Bush dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 per proteggere la sicurezza degli Stati Uniti d’America e da attacchi terroristici. Il Dipartimento della sicurezza interna degli Stati Uniti d’America che lo controlla è un organismo armato.

In sostanza il nuovo organismo, il “Disinformation Governance Board”, sta sotto il controllo di un ente simile al ministero dell’Interno italiano e ci dirà cosa sia vero e cosa non lo è. Il responsabile stampa della Casa Bianca, Jen Psaki, ha dichiarato, durante un briefing giovedì scorso, che il Consiglio affronterà la disinformazione su una serie di questioni e il segretario per la sicurezza interna Alejandro Mayorkas ha affermato che una delle attività dell’ente è contrastare la disinformazione in particolare presso la comunità ispanica.

Come se la minaccia si insidiasse in alcune comunità particolari, quasi avessero una speciale menomazione. Mayorkas ha anche spiegato che l’organismo non ha il potere di reprimere la disinformazione, cercherà quindi di combatterla investendo denaro in ciò che vede come problemi e intervenendo con strategie più complesse.

In particolare “Disinformation Governance Board” si occuperà di fake relative alla guerra in Ucraina, di problemi relativi all’immigrazione ma anche di vaccini anti Covid.

Come mai anche di vaccini? Il presidente Biden aveva spiegato in precedenza agli organi di stampa: “La disinformazione è una questione dirimente”… “l’oltraggiosa disinformazione sul vaccino sta uccidendo le persone”.

Chi è a capo del “Disinformation Governance Board” è accusata di notizie fuorvianti

A capo della nuova istituzione è stata scelta Nina Jankowicz. Dal suo curriculum risulta essere stata consulente del ministero degli Esteri ucraino (in una borsa di studio per le politiche pubbliche del J. William Fulbright-Hillary Rodham Clinton), in programmi di assistenza alla democrazia in Russia e Bielorussia presso l’Istituto Nazionale Democratico ed aver lavorato presso il Think Tank Wilson Center, dove risultava Former Global Fellow.

Nel 2016 ha anche espresso sostegno alla campagna presidenziale di Hilary Clinton scrivendo su Twitter l’affermazione, a dir poco singolare, che Donald Trump avrebbe incoraggiato l’ISIS. Quindi non proprio una figura super partes. I Repubblicani hanno più volte accusato la Jankowicz di aver fatto affermazioni che in seguito sono state ritenute false o fuorvianti.

Nell’ottobre 2020, in un’intervista al New York Daily News, Jankowicz ha definito le notizie trapelate dal laptop di Hunter Biden, figlio del futuro presidente e vice di Obama, un “prodotto della campagna di Trump”. In piena campagna elettorale per le elezioni di Joe Biden si scoprì che Hunter aveva organizzato nel 2015 un incontro con il padre, all’epoca vice presidente degli Stati Uniti, e un alto dirigente del Burisma Holdings (società energetica ucraina in cui Hunter era stato nominato ai vertici).

L’esistenza di quei documenti aveva sconfessato Joe Biden che si era detto non essere mai stato coinvolto negli affari del figlio. La notizia sulla veridicità delle notizie sul laptop di Hunter Biden è stata poi confermata dal New York Times.

All’inizio della pandemia Jankowicz aveva anche affermato, rilanciando le convinzioni di alcuni massimi esperti USA, che l’industria della tecnologia pubblicitaria smettesse di pubblicare annunci per le mascherine (anti Covid).

Il “Disinformation Governance Board” paragonato al Ministero della Verità di Orwell e dei sistemi totalitari

Ma è l’esistenza stessa del “Disinformation Governance Board” ad aver sollevato critiche degli opinionisti e soprattutto dei Repubblicani. Il senatore Rob Portman dell’Ohio, membro di spicco del Comitato per la sicurezza interna e gli affari governativi, ne ha criticato con queste parole la creazione: “Combattere la minaccia in continua evoluzione della propaganda straniera e della disinformazione all’estero è una cosa diversa da questa. Non credo che il governo degli Stati Uniti dovrebbe utilizzare sul popolo americano gli strumenti che abbiamo utilizzato per contrastare la propaganda straniera”. E ancora: “Il nostro focus dovrebbe essere su attori cattivi, come Russia e Cina, non sui nostri stessi cittadini”.

Il senatore repubblicano Tom Cotton dell’Arkansas ha direttamente citato Orwell: “Il governo federale non ha nulla a che fare con la creazione di un Ministero della Verità”… “il ‘Comitato per la disinformazione’ del Dipartimento per la sicurezza interna è incostituzionale e antiamericano e presenterò un disegno di legge per definanziarlo”.

Ministero della Verità

Errol Webber, candidato repubblicano al Congresso in California, è stato ancora più pesante con un twitt: “Adolf Hitler aveva un ministero della verità. Joseph Goebbels aveva un ministero della verità. Joseph Stalin aveva un ministero della verità. Joseph Biden ha un ministero della verità”. Il repubblicano Andrew Clyde della Georgia è dello stesso avviso: “Il distopico consiglio di amministrazione della disinformazione di Biden è seriamente pericoloso e del tutto incostituzionale. Chiedo al Congresso di indagare sul Ministero della Verità del DHS, ORA”.

A loro si aggiunge il senatore Rand Paul (è un medico, lo stesso che aveva duramente criticato Fauci per le sue scelte contraddittorie) che ha affermato che gli USA hanno spinto l’Ucraina al massacro contro la Russia in una strategia per aizzare questi ultimi, superando la linea rossa delle superpotenze.

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02 Maggio 2022 – Redazione

Gazprom sostiene che le esportazioni di gas russo verso la Cina sono cresciute del 60 per cento nei primi quattro mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2021. Il tutto mentre l’Europa ragiona della possibilità di fermare del tutto le importazioni in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. Gazprom ha spiegato che le vendite di gas naturale verso i paesi non appartententi alla Comunità degli stati indipendenti (Csi) è sceso di 50,1 miliardi di metri cubi nei primi quattro mesi dell’anno, con un calo del 26,9 per cento. Ma, in controtendenza, le forniture verso la Cina, che avvengono lungo il gasdotto Power of Siberia, un’infrastruttura che ha iniziato a operare dal 2019, sono in netta crescita per raggiungere l’obiettivo di 38 miliardi di metri cubi entro il 2025.

Gas russo verso la Cina

A febbraio il presidente russo Vladimir Putin e quello cinese Xi Jinping hanno firmato un accordo per una fornitura stimata di gas del valore di 117,5 miliardi di dollari, che include anche 10 miliardi di metri cubi annui attraverso il nuovo gasdotto Power of Siberia 2 dall’isola di Sakhalin fino alla provincia della Cina nord-orientale di Heilongjian.Il totale di fornitura annua dall’Estremo Oriente russo, secondo la stima di Gazprom, dovrebbe arrivare a 48 miliardi di metri cubi annui quando anche questa via sarà aperta, cioè entro il 2026. Nel 2021 la fornitura è stata circa 10 miliardi di metri cubi.

Gazprom, ancora, ha in fase progettuale un ulteriore gasdotto denominato Soyuz Vostok, che raggiungerà la Cina attraversando la Mongolia, e avrà una portata di 50 miliardi di metri cubi addizionali.

Prima della guerra ucraina la Russia esportava verso l’Europa qualcosa come 170 miliardi di metri cubi all’anno. Il consumo totale cinese lo scorso anno è stato 372,5 miliardi di metri cubi, dei quali 167,5 miliardi di metri cubi sono stati importati.  (askanews)

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02 Maggio 2022 – Redazione

Sempre più Medici manifestano dubbi e disagi nei confronti dei propri Ordini di appartenenza.
Crea perplessità la linea ufficiale troppo ossequiosa e acriticamente ligia alle decisioni e alle ingerenze della politica sanitaria e del Governo, che in accordo con il CTS impone protocolli prestabiliti lontani dalla Medicina Umanistica e numerosi e babelici Decreti Legge d’eccezione senza possibilità alcuna di dialogo e di confronto.
Dopo Torino, anche l’Ordine dei Medici di Udine si ritrova con un bilancio annuale bocciato con voto contrario di maggioranza.
Stessa sorte sfiorata anche presso l’Ordine dei Medici di Roma e di Venezia.
Durante le assemblee questi Medici coscienziosi prendono coraggiosamente la parola per proporre e condividere con la propria comunità scientifica dubbi e quesiti di grande interesse e gravità: come tutelare l’indipendenza e la responsabilità professionale del medico a fronte di protocolli terapeutici palesemente non efficaci? Perché, di fronte all’evidenza clinica, non si denuncia apertamente l’aumento di morti improvvise, di gravi patologie e di numerosi eventi avversi (peraltro contemplati in autorevoli articoli scientifici e negli stessi documenti delle case produttrici) causati da una vaccinazione indiscriminata e imposta persino ai sanitari (e, come parrebbe, anche agli insegnanti) guariti dalla Covid-19 dopo appena 90 giorni sotto ricatto di sospensione lavorativa? “Cosa sta succedendo?” chiede preoccupata un medico veneziano.
Come negare l’evidenza che i vaccinati sono ugualmente contagiosi?
Cosa rimane del metodo scientifico basato sull’osservazione?
Cosa rimane del codice deontologico del Medico e del Giuramento di Ippocrate?
Davvero l’Ordine difende quei Medici che rispettano e tutelano la vita?

 

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02 Maggio 2022 – Redazione

Un menu speciale tutto dedicato all’Ucraina da oggi arriva nelle scuole comunali di Roma, dall’infanzia alla secondaria di primo grado: un modo per agevolare l’integrazione delle bambine e dei bambini provenienti dal paese in guerra e che da diverse settimane hanno iniziato a frequentare le lezioni negli istituti comprensivi della Capitale. I piatti forti sono i varenyky al burro, una sorta di raviolo di pasta fresca a forma di mezza luna (o triangolo) e pollo alla Kiev: due grandi classici della cucina dell’Ucraina che i bimbi romani avranno il piacere di provare.

Menu ucraino, tappa in tutti i municipi

Esiste un vero e proprio calendario: il menu ucraino, una tantum, farà pian piano tappa in tutti i municipi. Le specialità rientrano in un “menù speciale collegato a particolari progettualità a carattere didattico-educativo”, si legge nella circolare del Dipartimento Scuola del Campidoglio che ha accolto positivamente la proposta avanzata da due municipi, il I e il VI, e ha deciso di estenderla a tutta Roma. L’iniziativa fa parte delle variazioni alla dieta che di solito coincidono con particolari festività: Natale, carnevale, Pasqua e così via.

La comunicazione è stata data alle famiglie da diversi giorni e sui siti web le scuole romane hanno pubblicato la circolare ‘Menu progettuale ucraino” con la descrizione: dunque il primo piatto solitamente è ripieno di carne con i trovano patate, cavoli, funghi e formaggio morbido. Il secondo, invece, è una versione del cordon bleu francese con crema di burro, impanato e cotto al forno. Immancabili le patate la burro come contorno, altro grande classico. Un modo diverso, che stavolta passa dalla tavola, per far sentire i piccoli profughi un po’ più a casa.

tgcom24.mediaset.it

 

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