03 Giugno 2022 – Redazione – di Andrea Ossino
Giudici, ex pm, carabinieri in pensione, attori, medici, preti, produttori televisivi e dipendenti di palazzo Chigi. È un coacervo di nomi, quello presente negli atti accumulati dai pubblici ministeri che indagano sui falsi vaccini certificati dal dottor Alessandro Aveni. Il caso è lo stesso per cui è indagato Pippo Franco, la moglie e il figlio Gabriele. E anche un ex magistrato della Procura di Roma, adesso in pensione. E poi il medico dei Vip Antonio De Luca, professore universitario e consulente del Tribunale di Roma.
Sono 13 le persone finite nel registro degli indagati. Tuttavia negli atti redatti grazie al lavoro dei carabinieri del Nas, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Alessandra Fini, compaiono anche altri 80 nomi, come quelli dell’attore Andrea Roncato e della moglie. E poi il produttore cinematografico Vittorio Cecchi Gori. E ancora un prete, un giudice di pace, un ex generale di brigata dei carabinieri (adesso in pensione) e anche una dipendente di palazzo Chigi.
Non sono indagati. Gli investigatori li hanno inseriti negli atti perché si tratta dei pazienti che hanno sottoscritto i moduli di consenso per farsi somministrare il vaccino dal medico di base Aveni, un odontoiatra con studio a Colli Albani, finito ai domiciliari e poi liberato dai giudici del Riesame. Proprio su questi documenti i Nas ritengono che ci siano delle anomalie e quindi stanno approfondendo la faccenda. È un mondo variegato, quello dei pazienti che si sono rivolti al dottore di Colli Albani, anche se abitavano in diverse parti della Capitale.
Del resto, secondo le accuse, a procurare i ” clienti” al medico era il collega Antonio De Luca, che di personalità importanti ne conosceva parecchie. Sul suo profilo social ci sono foto con diversi vip: da Vittorio Cecchi Gori fino al commissario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolopassando per Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Virginia Raggi. Nel profilo Facebook del medico ci sono ancora le dirette in cui sminuiva la pericolosità del Covid proprio quando i camion dell’esercito trasportavano da Bergamo le bare delle persone uccise dal coronavirus. Ma non è per questo motivo che De Luca è indagato.
Secondo i Nas avrebbe aiutato Aveni, accusato di aver simulato alcune vaccinazioni per far ottenere il Green Passanche a chi non ne aveva diritto. « Per il vaccino Pfizer erano state registrate 185 dosi a fronte delle 150 ricevute» dal dottore, sostiene l’accusa. «Calcolando un utilizzo di sei dosi a fiala », i conti non tornano. E poi ci sono indagati che, nel giorno in cui si sarebbero sottoposti al vaccino, erano in un hotel ai Parioli, oppure in Calabria con la famiglia: «è impossibile quindi che gli stessi abbiano ricevuto a Roma la somministrazione della seconda dose del vaccino dall’Aveni», si legge negli atti. Una recita messa in scena perché «ci sono tanti casi in ospedale di effetti collaterali di vaccini che non dicono in televisione», commentavano gli indagati.
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