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25 Aprile 2022 – Redazione – di Giovanni Sallusti (Rassegna Italia)

C’è da aggiornare la famosa tripartizione di Henry Kissinger a proposito dell’Europa «gigante economico, nano politico e verme militare». La guerra in Ucraina sta infatti facendo emergere una quarta attitudine del Vecchio Continente, che potremmo definire maestro di cabaret. Non vorremmo contaminare la tragedia con la farsa, ma il blasfemo miscuglio è di lorsignori eurocrati, a noi tocca la cronaca, seppur sbigottita.

Udite udite, al secondo mese di conflitto le teste d’uovo della Commissione Europea e dell’Agenzia Internazionale dell’Energia si sono riunite, e hanno addirittura partorito un vademecum. Il titolo, più che altro, è un “vaste programme” che avrebbe suscitato il sorriso realista del generale De Gaulle: «Fare la mia parte: come risparmiare denaro, ridurre la dipendenza dall’energia russa, sostenere l’Ucraina e aiutare il pianeta».

Insomma ci troviamo contemporaneamente di fronte a un manuale contro la crisi energetica, una strategia bellica e un eco-gretinismo fuori tempo massimo (visioni in flagrante contraddizione tra loro, visto che ad esempio uno dei modi più immediati di erodere il potere di ricatto putiniano sarebbe riattivare integralmente il fronte del carbone e dei combustibili fossili).

PRONTUARIO
Sia come sia, sotto col prontuario. Anzitutto, il bravo cittadino europeo è invitato ad abbassare il calorifero d’inverno e a usare meno aria condizionata d’estate. Ad esempio, dettaglia la Commissione, la temperatura media di riscaldamento all’interno delle case dell’Ue è superiore a 22°C, ma potrebbe essere fissata a 19° o 20°C, e già immaginiamo un brivido correre lungo la schiena di Ramzan Kadyrov, il capo dei tagliagole ceceni che di fronte a una tale offensiva europea potrebbero vacillare.

Ma la vera genialata per cambiare il paradigma energetico sta nella ripresa della saggezza di ogni madre apprensiva: guidare piano. Pare che infatti riducendo di 10 Km/h la velocità di crociera media in autostrada, sia possibile ridurre la spesa per il carburante di circa 60 euro l’anno. Immaginiamo il giubilo degli autotrasportatori (fino a ieri) in crisi, a cui da oggi un paio di serate in più in pizzeria non le toglie nessuno.

Ma le indicazioni sull’utilizzo dell’automobile (da sempre feticcio privilegiato del dirigismo compulsivo europeo) si moltiplicano. Il guidatore illuminato deve infatti farla finita con l’onanismo automobilistico e «condividere i viaggi con vi- cini, amici o colleghi per risparmiare carburante e denaro».

È il comunitarismo viabilistico ed ecologicamente corretto, pare faccia più male a Putin dei missili americani Stinger. Si invita poi a privilegiare la bicicletta o al massimo il trasporto pubblico rispetto alla propria vettura, a cui bisognerebbe rinunciare in toto soprattutto la domenica nelle grandi città (ci sono emissioni meno emissioni delle altre, ad esempio il sabato nei piccoli comuni).

Non può mancare infine il dogma all’origine della saldatura tra talebanesimo lockdownista e talebanesimo gretino: lo smart working. Barricati in casa, e la stagflazione economica non ti stanerà: pare che lavorare dal domicilio tre giorni a settimana potrebbe contenere la spesa per la benzina di circa 35 euro al mese, e qui siamo alla pizza e mezzo, una rivoluzione che cambia la prospettiva a milioni di professionisti europei.

POLITBURO
Questo surrealismo prescrittivo del Politburo continentale, in ogni caso, non è un’uscita estemporanea, all’opposto è il tratto dominante con cui sta affrontando la guerra economica ed energetica: l’idea grossomodo è di prendere a pernacchie la serietà della realtà.

Già a inizio marzo i papaveri di Bruxelles annunciavano infatti un fantasmagorico piano per “disintossicare” la Ue dalla dipendenza del gas russo, il cui piatto forte immediato consisteva nell’invito ad «abbassare di un grado il termostato per il riscaldamento degli edifici». Incredibilmente, Mosca non fermò l’invasione.

Ma la vetta insuperata l’ha raggiunta poche settimane fa la vicepresidente della Commissione Margarethe Vestager, predicando la parsimonia igienica come antidoto alla stretta dell’Orso russo: «Controllate le vostre docce e quelle dei vostri figli adolescenti. E quando chiudete il rubinetto dite: Prenditi questa Putin!».

Lavarsi di meno, guidare a passo d’uomo e chiudersi in casa. È la ricetta dell’Unione Europea per ottenere il triplice obiettivo di contrastare la penuria energetica, indebolire economicamente la Russia e aiutare l’Ucraina a vincere la guerra. E s’ indispettiscono pure, se fai notare loro che quest’Unione non è una cosa seria.

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25 Aprile 2022 – Redazione – di Virginia Biondi – 7 colli.it

La giornalista del Corriere della Sera Monica Ricci Sargentini è stata sospesa per tre giorni – lavoro e stipendio – dalla direzione e dall’azienda per avere approvato un’iniziativa di protesta contro il giornale, in difesa della legge Merlin che regola la prostituzione: nel dettaglio per aver contestato un articolo di Roberto Saviano, da qualche anno collaboratore di punta del quotidiano. Ne dà notizia Dagospia.

Monica Ricci Sargentini giornalista del Corriere della Sera, femminista radicale e donna di sinistra, ha posizioni non ortodosse: ad esempio è contro il ddl Zan, osa criticare il guru anti-mafia, osa contestare la pratica dell’utero in affitto. Critica persino certe derive Lgbtq.

«Ma la verità è che alla base di tutto questo c’è il “No” di noi femministe radicali al sex work, come chiamano la prostituzione. E all’utero in affitto, perché questi sono i due grandi temi che hanno diviso le lesbiche dai gay in Italia, ma anche in altre parti del mondo».

Comunque la si pensi, la giornalista romana è una mente libera, che ha scelto di sottrarsi ai ragionamenti preconfezionati, alle fazioni già decise a tavolino e agli schieramenti. Tuttavia, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, è stata la presa di posizione contro l’articolo di Roberto Saviano. L’autore di Gomorra è diventato la firma di punta del quotidiano diretto da Luciano Fontana: su di lui l’investimento è stato molto importante e si parla di un contratto con cifre da capogiro. Ecco perché nessuno deve osare criticare. Men che meno un giornalista dello stesso quotidiano.

Monica Ricci Sargentini contesta Saviano: punita dal Corriere

Ma che cosa ha condiviso Monica Ricci Sargentini di tanto grave? Ecco il testo della mail che ha sottoscritto. Firma che le è costata la sospensione dal Corriere.

Nella mail si legge, tra l’altro: «Mi chiedo come un giornale di tale diffusione e importanza in Italia possa difendere un’informazione tanto parziale, superficiale e dannosa. Da dove arriva tanta misoginia al Corriere della Sera e a chi lo dirige?».

E ancora. «L’articolo di Saviano che avete ospitato nelle vostre pagine è scandaloso per contenuto e per superficialità e ritengo la testata responsabile di diffondere cultura da carta straccia, solo per conformismo ammantato di radicalità rivoluzionaria. Come si può paragonare la legalizzazione della marijuana alla legalizzazione della prostituzione. Ma si, certo, siamo carta igienica noi donne in fondo».

Contestazioni che a via Solferino non hanno digerito: ecco dunque la punizione per la dissidente. Così funziona l’informazione in Italia.

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24 Aprile 2022 – Redazione – di Marzia MC Chiocchi

Dopo due anni di restrizioni che non hanno portato benefici di alcun tipo ad ogni essere umano che si definisca tale, ho deciso di ricominciare a viaggiare scegliendo come meta, una località estera in cui la politica non chiede più sacrifici e inutili coercizioni, per un virus declassato ad influenza, ormai diventato endemico, e che farà parte della nostra vita per il prossimo futuro.

Raccogliendo l’invito di due amici fraterni, musicisti di professione, mi sono recata a Bergamo dove vivono, per poi seguirli nella loro mini tournée pasquale ad Ascona e Locarno in Svizzera. La trasferta, è servita a fare un bilancio su ciò che accade oltre confine, in una nazione che, dopo aver seguito le norme anticovid, certamente più blande rispetto all’Italia, ha restituito la vita ai cittadini.

Da 17 febbraio scorso, la Svizzera ha ripreso in mano la sua vita, sbarazzandosi di regole e regoline impopolari, inutili e sfinenti, che solo i rincretiniti e asserviti al Regime possono ancora accettare.

E cosi nel Ticino, come mostrano un video a seguire, giovani e meno giovani, anziani e bambini, si regalano lunghe passeggiate senza mascherina, fuori e dentro i locali, camminando senza preoccupazione alcuna di distanziamenti assurdi, con un gran via vai di persone, che sta portando rosei benefici all’economia turistica del luogo. Ma ciò che più colpisce, cari italiani, è che qui è tornato il sorriso sulle labbra della gente e, nell’incontro di sguardi, gli occhi parlano con un linguaggio di serenità ritrovata e voglia di vivere.
Inoltre, dai volti, non traspare quella cattiveria che, da due anni a questa parte, contraddistingue il popolo italiano, intriso di livore, istillato nell’animo degli stolti, da un governo di 4 imbecilli, desideroso di dividere il popolo in buoni e cattivi.

CLICCA SUL LINK PER VEDERE LE IMMAGINI DEL LUNGOLAGO DI MURALTO – LOCARNO ⤵️

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Chi lavora in Svizzera, poi, conferma quanto lo Stato, in tempo di Covid, abbia dimostrato vicinanza al mondo del lavoro, dando ristori, nella percentuale dell’80%, sugli introiti dell’anno precedente, appena poche settimane dall’inizio del primo lockdown. I locali sul lungolago son tornati, quindi, ad essere pieni di avventori sereni, che ridono e si divertono, ascoltando quella musica dal vivo che, fondamentalmente, ha sempre allietato le giornate e le serate negli hotel e nei locali, eccezion fatta per il periodo più difficile di inizio pandemia. La musica, infatti, ha sempre avuto un ruolo importante in questi luoghi, e nei Resort di prestigio non è mai sparita del tutto. E anche quando, nella prima serrata del 2020, parte dei musicisti sono stati lasciati a casa per tre mesi, lo Stato ha saputo ristorarli, rimborsando, anche in questo caso, l’80% delle somme contrattualizzate. In Italia hanno tutti fatto la fame, e qualcuno fino ad oggi non ha più lavorato.

Così, mentre gli altri vivono, l’Italia arranca, fatica, soffre e non agisce! E quel che deve far più pensare, è che la Svizzera è molto frequentata dai nostri connazionali che, a casa propria, sono delatori dei propri simili, pronti a segnalare quel locale o il vicino che non segue le regole, mentre all’estero, si sposano benissimo con le libertà altrui e se ne fregano. Come dire, una massa di paraculi!

Questa descrizione, che può sembrare agiografica, bucolica e paradisiaca, potrebbe far credere che in Svizzera non ci siano problemi, fattore impensabile, dal momento che tutto ciò che ha a che fare con gli umani, problematiche ne presenta eccome! Ma su base generica, il Paese gode di ottima salute e per mantenerla, pondera scelte di massimo beneficio per il proprio benestare.

A tal proposito ringrazio, in particolare per l’ospitalità, il Bar “LA VELA” da Reto, locale semplice ma solare posto sul lungolago di Muralto a Locarno, che ha permesso di assaporare tutto il bello che c’è, in questo ritorno alla vita dopo gli ultimi due anni di grigiore.

A questa riga dell’articolo sento già riecheggiare i commenti scontati di chi penserà…”Ma la Svizzera è uno Stato neutrale, non ha vincoli europei e menate simili…”. Ebbene, io vi rispondo…Altre nazioni europee, facenti parte di questa delinquentissima UE, tutelano i loro interessi, non accettando la morsa stretta di un cappio, che noi ci siamo fatti stringere sl collo senza replicare, diventando lo zimbello del mondo. La soluzione c’è e non è populista…USCIRE DALL’EUROPA E TORNARE ALLA LIRA! SARÀ UN PO’ DURA ALL’INIZIO, CERTO! MA SAI CHE BELLO IL PROFUMO DELLA LIBERTÀ SOVRANA!

E per finire….alla frontiera tutto liscio, nessun controllo! Macché green pass o green cazz…!

Cari connazionali, aprite gli occhi, rivalutiamo le nostre capacità esclusive in ogni attività, facciamoci rispettare e, sopratutto, guardiamo più spesso l’orizzonte, perché la vita fuori, ha una storia evolutiva differente da ciò che i fasciatelli al potere vorrebbero farci credere! Areate il cervello,  e abbiate voglia e curiosità di sapere, che poi…è tutto ciò che fa paura ai nostri porci governanti!

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24 Aprile 2022 – Redazione

Il direttore generale della Asl di Lecce Rodolfo Rollo è stato salvato in extremis da un arresto cardiaco. Ad agire, il personale del 118. Rollo ha avuto un infarto proprio davanti al pronto soccorso, che aveva raggiunto con la sua auto in seguito a un malore.

Non ha fatto in tempo neanche a entrare in ospedale: è caduto per terra. Hanno assistito alla scena i sanitari del 118 che erano lì nei pressi dell’ingresso, accanto a un’ambulanza. Sono intervenuti immediatamente, con massaggio cardiaco e defibrillatore, salvandogli la vita.

Le condizioni di Rollo sarebbero stabili. E’ricoverato e sotto osservazione.

Il dott. Rollo era stato tra i primi ad essere vaccinati all’arrivo del siero nel Salento, il 27 dicembre del 2020, come si legge dalla prima pagina di un giornale locale ⤵️

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24 Aprile 2022 – Redazione

Lutto all’Università degli Studi di Napoli Federico II: è venuto a mancare il professore Carlo Capuano, 48 anni, docente di Economia applicata. La notizia è riportata da Veromagazine.it

Ne ha dato l’annuncio l’ateneo stesso con un post dedicato al professore definito come 1un punto di riferimento per molti studenti della Federico II quale docente di Microeconomia ed Economia Industriale, coordinatore dei programmi Erasmus del Dipartimento e componente della Commissione Erasmus di Ateneo».

Capuano viene ricordato, specialmente sui social, per avere inveito in più occasioni contro coloro che non si erano sottoposti al vaccino contro il Covid. In alcuni suoi post, pubblicati su Facebook, scriveva che non avrebbe mai accettato che dalla sua porta entrasse un ‘no-vax‘.

Non solo: usava anche il filo dell’ironia. «Lo sapete che da quando ho fatto il booster non solo il mio cellulare prende ovunque, ma ho la sensazione che anche il wifi di casa sia più potente. L’unico fastidio è che mi scottano solamente le orecchie».

Noto il suo odio per chi ha deciso legittimamente di non sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid con gli attuali vaccini a mRNA. Segue video riassuntivo:

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24 Aprile 2022 – Redazione Fonte: Byoblu

La retorica di una certa propaganda che vuole a tutti i costi giustificare provvedimenti autolesionisti per il nostro Paese, come la rinuncia all’energia proveniente dalla Russia, sta assumendo contorni grotteschi.

Giusto premettere per i distratti che la guerra in Ucraina è un fatto drammatico, che esiste da ben 8 anni e che deve essere risolta al più presto con un intervento serio e di buona volontà dalle diplomazie. 

Invece di concentrarsi su impegnativi tavoli diplomatici, i governi occidentali scelgono la strada delle sanzioni che, come storicamente sappiamo, non hanno mai bloccato alcun conflitto.
Intanto i civili muoiono e le economie traballano. 

Ci eravamo già occupati qualche tempo fa delle dichiarazioni fatte dal presidente del Consiglio Mario Draghi in conferenza stampa quando ad un collega de “Il fatto quotidiano” riuscì ad inaugurare una nuova stagione di frasi celebri della retorica economico-bellica atta a giustificare gli effetti ‘boomerang’ delle sanzioni economiche alla Russia.

Preferite la pace o i condizionatori accesi tutta l’estate? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre 

Sull’infelice frase relativa all’assurda ipotesi di dover scegliere tra la pace e i condizionatori accesi, Draghi non ha compiuto alcun passo indietro: “La pace è il valore più importante, indipendentemente dal sacrificio, ma in questo caso il sacrificio è anche piccolo” a dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera.

Poi sono arrivate le misure di contingentamento dei consumi energetici, dall’utilità tutta da dimostrare.
Infatti In via definitiva è stato approvato il cosiddetto “decreto Bollette” che contiene misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili.

La stretta a termosifoni e condizionatori è arrivata con un emendamento approvato alla Camera il 13 aprile e riguarda la pubblica amministrazione, o meglio gli edifici pubblici. A partire dal primo maggio e fino al 31 marzo 2023, i condizionatori non potranno portare gli edifici a misurare una temperatura minore di 27 gradi centigradi, con un margine di tolleranza di 2 gradi, per cui il minimo fissato è di 25 gradi. In inverno, invece, la temperatura non potrà salire oltre i 19 gradi.

Per chi non si adeguerà alla nuova stretta scatterebbero quindi delle sanzioni amministrative da 500 a 3000 euro. Non è tuttavia ancora chiaro chi dovrebbe effettuare i controlli sulle temperature.

Intanto, visto che il “sacrificio è piccolo”, stando alle parole di Mario Draghi, la sua Presidenza rinnova l’impianto di climatizzazione della propria sede in via della Stamperia, a Roma. 57 condizionatori ‘split’sono stati appena acquistati. Il condizionatore ‘split’ è quello più comune in commercio. È un tipo di impianto di climatizzazione basato su un’unità a pompa di calore divisa in due parti: un compressore-scambiatore di calore e un diffusore.

Il palazzo della presidenza del Consiglio in cui andranno installati i nuovi impianti di condizionamento, si trova a pochi passi dalla Fontana di Trevi sono ospitati gli uffici del Dipartimento per gli Affari regionali. È qui che lavora la ministro Mariastella Gelmini.

A solo due settimane dalla famosa frase che chiedeva ulteriori sacrifici agli Italiani per rinunciare al gas russo, l’acquisto di condizionatori d’aria per i palazzi del potere, in vista dell’estate, finisce per apparire agli occhi dei cittadini alquanto grottesca.

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24 Aprile 2022 – Redazione

Segnali di tensioni e crepe tra gli Usa e le nazioni colonizzate politicamente

Inizia a correre tensione tra la Casa Bianca e i partner europei. Secondo quanto scrive Federico Fubini sul Corriere della Sera, mercoledì arriverà sul tavolo di Bruxelles «un documento dopo il quale niente sarà più come prima, nella guerra economica fra Russia e Occidente che corre parallela a quella in Ucraina. Non lo sarà per l’Unione europea, né per gli Stati Uniti o la Russia, né per il resto del mondo».

Ecco di che cosa si tratta: «Formalmente si tratta di una proposta della Commissione Ue ai governi per ridurre i proventi del petrolio russo nell’Unione europea – riporta Affari Italiani -. Per la prima volta un’area economica che rappresenta quasi il 15% delle importazioni globali di greggio cercherà di colpire il secondo più grande esportatore. Qualunque sarà l’esito, le conseguenze sono destinate a ripercuotersi ovunque». Le conseguenze, spiega il Corriere saranno infatti rilevanti: «Un embargo totale di Bruxelles può togliere fino a duecento miliardi di dollari l’anno di entrate all’economia russa, se si conta anche il prodotto raffinato. Almeno provvisoriamente però il blocco taglierebbe fuori dal mercato circa il 5% delle esportazioni mondiali, lanciando la prima area economica del pianeta in una caccia ad altre forniture nel resto del mondo».

Gas russo, Usa pronti a sanzionare chiunque non segua le indicazioni
Anche gli Usa potrebbero risentirne: «I prezzi del greggio e del carburante salirebbero per tutti, anche negli Stati Uniti, fino a mettere in difficoltà i democratici di Joe Biden nelle elezioni di midterm per il Congresso in autunno». Nonostante questo, secondo il Corriere, la Casa Bianca intende rendere chiaro che tutti dovranno seguire le regole. «L’amministrazione di Washington minaccerebbe di tagliar fuori dalle transazioni con imprese e su mercati americani qualunque Stato o azienda al mondo compri petrolio russo a prezzi superiori ai tetti indicati dall’Ue. I prezzi ridotti per Putin decisi a Bruxelles diventerebbero così i prezzi globali per la Russia. Tutti dovrebbero adeguarsi, per non perdere accesso alla maggiore superpotenza globale. Si profila così un uso sempre più deciso della forza economica perla pressione strategica».

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24 Aprile 2022 – Redazione – Fonte EventiAvversi

I medici di medicinale generale pugliesi hanno inviato un documento al governatore Michele Emiliano chiedendo un incontro urgente per evitare «che l’assessorato faccia scelte basate sull’improvvisazione che potrebbero mettere in grande difficoltà i medici di medicina generale anche sul piano medico-legale».

La lettera è firmata dalla Cgil medici, Smi, Snami, Simet e Ugs medici, alla Regione viene contestata la decisione di affidare ai medici di famiglia la somministrazione anche della quarta dose «senza averne prima discusso» le modalità.

“Il 31 marzo scorso  è stato revocato lo stato di emergenza decretato in ragione della pandemia da Sars-Covid2. Pensavamo che con la fine dello stato di emergenza si ritornasse alla  normalità e in particolare  alla norma per cui tutte le decisioni riguardanti la medicina territoriale tornassero  ad essere discusse nell’ambito dei Comitati Permanenti Regionali (CPR) ed Aziendali (CPA) come previsto  dagli Accordi Collettivi Nazionali”, si legge nella nota dell’Intersindacale medici della Puglia Ugs Medici – Cgil Fp Medici – Smi -SIMeT – Snami indirizzata al Presidente della Puglia Emiliano, all’assessore alla Salute Palese e a Montanaro, direttore  del dipartimento salute della Regione Puglia.

“Riceviamo, invece, note regionali riguardo la II dose booster (IV dose) in cui si indicano i medici di famiglia tra i vaccinatori senza averci convocato e coinvolto. Si fa riferimento a precedenti accordi ponendo la IV dose in continuità con le vaccinazioni precedenti. Si commette, ancora,  l’errore di considerare un atto medico un atto meccanico di una iniezione in un braccio. Se fosse un atto in continuità con le precedenti vaccinazioni non dovremmo chiedere ai vaccinandi la firma del consenso informato avendo già dato il consenso nelle vaccinazioni precedenti, ma non è così. C’è bisogno anche questa volta del consenso informato perché ogni atto medico ha valore in se ed ha risvolti di carattere medico-legale”.

“Ci chiediamo, inoltre, visto che la IV dose non deve farla chi si è ammalato di Sars-Covid 2 se le ASL siano in grado di darci gli elenchi delle persone fragili da vaccinare tenuto conto della fattispecie sopra riportata? Diversamente il medico potrebbe vaccinare cittadini che non vanno vaccinati, con risvolti di responsabilità di tipo medico-legale, essendo, tra l’altro, la vaccinazione solo consigliata”.

“Auspichiamo che si torni come di  norma  a discutere della II dose booster ( IV dose) nei CPR e nei CPA evitando che l’assessorato regionale faccia scelte basate sulla improvvisazione che potrebbero mettere in grande difficoltà i medici di medicina generale anche sul piano medico-legale.

Ricordiamo che oltre un mese fa richiedemmo un Comitato Permanente Regionale per affrontare i problemi della burocrazia divenuta esasperante che toglie ai medici tempo da dedicare ai propri pazienti con il risvolto, viste le liste d’attesa dai tempi biblici  che possono indurre a rivolgersi al privato, con un aggravio di spesa a carico dei cittadini,  in un momento già difficile sul piano economico.

Avevamo chiesto, inoltre, più chiarezza rispetto  l’appropriatezza prescrittiva che, alla luce della recente legge regionale sulla spesa farmaceutica, rischia di aprire contenziosi  viste le ataviche anomalie da noi sempre segnalate (prescrizioni indotte, mancata distribuzione dei farmaci all’atto delle dimissioni ospedaliere).

Segnaliamo, infine, il mancato coinvolgimento sulle indicazioni del PNRR che pure,   riguarda la medicina generale e la sanità. Il PNRR, se non correttamente impostato, può preludere a grosse difficoltà attuative con ripercussioni sulla funzionalità ed efficacia della sanità regionale circa  l’organizzazione dei servizi da offrire ai cittadini”.

E poi ancora, chi sono i soggetti effettivamente fragili da vaccinare? Se lo chiede Dino Delvecchio, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia Bat (Barletta-Andria-Trani), il quale riferisce che i cittadini con malattie particolari, in queste ore, si stanno recando dal proprio medico di famiglia chiedendo se rientrano o meno fra le categorie a rischio e quindi soggette alla quarta dose anticovid.

«C’è tanta confusione – ha spiegato Delvecchio – dalla Regione Puglia vorremmo maggior chiarezza per comprendere quali tipologie di fragilità devono essere raggiunte dalla dose booster. Ancora una volta – ha aggiunto – noi medici ci sentiamo abbandonati. Siamo contenti che i pazienti si rivolgano a noi per tutti i chiarimenti del caso, ma noi in primis abbiamo bisogno di comprendere tutti i passaggi per indirizzare i pazienti verso la strada giusta».

Nella Bat le vaccinazioni della quarta dose avverranno solo all’interno di hub, centri vaccinali e SISP, ma i medici di base in queste ore stanno ricevendo numerose chiamate dei pazienti, confusi e in cerca di chiarezza su come comportarsi.

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24 Aprile 2022 – Redazione- di Stefano Iannaccone – LaNotiziaGiornale.it

Se non è l’inizio di una diaspora, è qualcosa che le assomiglia. Il rumoroso addio della sindaca di San Lazzaro, Isabella Conti, appare infatti come il primo passo verso una costante fuga da Italia Viva. La decisione di andare con la destra a Genova, per sostenere il sindaco uscente Marco Bucci, ha rappresentato un piatto indigeribile.

Italia Viva in crisi. Dalla sfiducia a Conte in poi è un’emorragia continua di uomini e voti
Così, dopo mesi di travaglio, ha annunciato la sua fuoriuscita. Sono lontani i tempi in cui Matteo Renzi la esaltava nelle vesti di sfidante di Matteo Lepore alle primarie di Bologna. Ma non è l’unica a vivere con fastidio la piega presa da Iv: seppur lentamente, anche i gruppi parlamentari si sono assottigliati rispetto ai primi mesi.

Così l’ex Rottamatore, a caccia di visibilità, inizia a dimenarsi contro il governo, facendo le barricate sulla riforma Cartabia, e attaccando, come un disco rotto, Giuseppe Conte. Nella sua ennesima enews ha ripreso il refrain del vittimismo: “Siamo soli contro tutti e, proprio per questo, siamo temuti e isolati. Ma non abbiamo paura e ribattiamo colpo su colpo alle critiche e alle accuse”.

Sono sempre di meno quelli che credono nell’azione politica di Renzi
Intanto sono sempre di meno quelli che credono alla sua azione politica. La dinamica è evidente al Senato, dove agli ordini del capogruppo, Davide Faraone, ci sono solo altri 14 senatori. A luglio 2020, con l’ingresso di Vincenzo Carbone, erano 18. Alla spicciolata, da marzo 2021, sono andati via Eugenio Comencini, Valeria Sudano, Leonardo Grimani e Gelsomina Vono. L’unica new entry, nel frattempo, è stata l’ex 5 Stelle, Elvira Lucia Evangelista.

La capacità di attrazione si è azzerata di pari passo con i sondaggi che inchiodano il partito renziano a percentuali basse: oggi si attesta intorno al 2 per cento. Una soglia che non consentirebbe nemmeno l’ingresso in Parlamento con la legge elettorale in vigore. Che, ironia della sorte, si chiama Rosatellum, perché reca la firma di un esponente di spicco di Iv, Ettore Rosato. Anche alla Camera il saldo tra nuove entrate e fuoriusciti resta negativo.

La presidente dei deputati, Maria Elena Boschi, è alla guida di un drappello di 29 parlamentari. Il massimo è stato di 31 aderenti al gruppo, tra maggio e settembre 2020. Poi Nicola Carè ha deciso di tornare nel Pd. Dopo qualche mese l’ex presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, ha seguito la stessa traiettoria, riabbracciando i vecchi compagni dem. Nel febbraio 2021, invece, l’ex deputata di Leu, Michela Rostan, ha optato per aggregarsi al Misto, in dissenso con la linea assunta da Renzi contro il governo Conte bis.

E dopo qualche mese Francesco Scoma è passato sotto le insegne della Lega, un precursore dello spostamento a destra di Italia viva. Le perdite sono state in parte controbilanciate dagli arrivi di Maria Teresa Baldini, girovaga della legislatura (eletta con Fratelli d’Italia, è andata poi con Forza Italia e ancora dopo con Coraggio Italia prima di approdare alla corte di Renzi) e l’ex pentastellata, Flora Frate.

Il clima in casa Italia Viva non è dei migliori. Addirittura i fedelissimi di Renzi, a microfoni spenti, ammettono: “I sondaggi sono quelli che sono. Non possiamo certo condannare chi come Conti cerca altre prospettive”. I calcoli non sono complicati. Sugli oltre 40 parlamentari presenti tra Camera e Senato, sono pochi quelli che possono sperare in una rielezione, ammesso che Iv riesca a superare la soglia.

La speranza di tornare tra gli scranni parlamentari è circoscritta al suo cerchietto magico, sempre più ristretto, intorno all’ex Rottamatore. “Nei prossimi mesi molti andranno da Calenda”, prevede un parlamentare di lungo corso. Ipotizzando il fuggi fuggi generale e definitivo.

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24 Aprile 2022 – Redazione – di Andrea Giustini – L’Indipendente

Il quotidiano la Repubblica ha recentemente commissionato un sondaggio a Demos & Pi per verificare ciò che gli Italiani pensano dell’informazione sulla guerra in Ucraina. E udite udite: per il giornale la situazione in Italia è grave. Perché una parte della popolazione, come risulta, non sempre si fida di ciò che raccontano i media. A volte, pensate, ritiene addirittura che vengano date notizie false, distorte o montate. Ciò rappresenta uno “spunto di riflessione” per Repubblica. Si. Ma non di riflessione critica, ad esempio sui motivi di tale scetticismo. O sugli errori, abbondanti, fatti in questi mesi da molti giornali. No. La riflessione è in pratica “preoccupazione” poiché le persone non credono fideisticamente tutto ciò che dicono i media, ma talvolta si fanno dei dubbi.
Brevemente: cosa mostra nello specifico Demos? I risultati del sondaggio indicano che:

  • quasi 7 persone su 10 si dicono ben informate sui fatti in Ucraina;
  • il 59% degli intervistati giudica almeno sufficiente (in una scala da 1 a 10) l’informazione sulla guerra fatta in televisione;
  • il 53% giudica almeno sufficiente quella dei giornali;
  • solo il 39% ha giudicato positivamente i talk show televisivi sulla guerra.

Non sono esattamente buoni risultati per i media, in quanto sembra che solo metà del campione abbia un parere positivo dell’informazione condotta sulla guerra. Ma quelli più importanti sono che:

  • il 46% degli intervistati concorda che l’informazione generale sulla guerra sia distorta o pilotata (il 50% invece no);
  • il 23% concorda che notizie ed immagini sui presunti crimini dell’esercito russo siano una montatura del Governo ucraino (il 72% no).

Sono questi che preoccupano Repubblica, tanto che arriva a scrivere che quello degli italiani che dubitano è un approccio “negazionista” e “complottista”:
Quasi metà degli italiani intervistati da Demos, infatti, ritiene l’informazione sul conflitto ‘distorta e pilotata’. Quasi una persona su quattro, in particolare, la ritiene faziosa. Ed esprime un approccio ‘negazionista’, quasi complottista. Ritiene, cioè, che le notizie e le immagini dei massacri compiuti siano largamente false o falsificate. Amplificate e/o costruite ad arte dal governo ucraino. E, dunque, ‘ispirate’ da Volodomyr Zelensky per delegittimare la figura di Vladimir Putin e ‘criminalizzare’ l’azione dell’esercito russo. Oltre gli stessi limiti segnati da una guerra. Per costruire un ‘nuovo muro’. Contro la Russia”.
Il giornale ha ragione: ci sono molti spunti di riflessione. Ma non nel sondaggio di Demos. Piuttosto in questo pezzo, a firma di Ilvo Diamanti. Andando a leggere direttamente la fonte del sondaggio, si nota che il giornale, nel riportarli, ha un po’ “condito” i numeri. Nelle frasi proposte al campione, Demos non parla nello specifico di “massacri”, né di mistificazioni “ispirate da Volodymyr Zelensky”, come si legge invece su Repubblica. Né ancora di doppi fini, per delegittimare e criminalizzare i russi. Agli intervistati si chiedeva solo se erano d’accordo con le seguenti affermazioni:

  • Le notizie e le immagini sui presunti crimini dell’esercito russo sono una montatura del governo ucraino;
  • Sulla guerra in Ucraina la maggior parte dell’informazione, in Italia, è distorta e pilotata;
  • In tempi di guerra è giusto che le notizie siano in parte censurate.

Quindi la prima cosa da dire è che parte di quello che ha scritto la Repubblica a riguardo, è abbellimento, narrazione. Forse per rendere più assurda agli occhi del lettore medio la posizione di quei 46% e 23% di campione intervistato.
Il sondaggio in sé, come strumento di indagine, è solo una fotografia. Parziale, perché approssimativa, e soprattutto neutrale, in quanto priva di valore positivo o negativo. Se i media volessero utilizzarlo come strumento di autoriflessione reale, ci sono certamente delle domande che il sondaggio dovrebbe sollevare: vi sono motivi specifici che portano così tante persone a dubitare dell’attendibilità dell’informazione? Quali? Oppure sulla fondatezza di questo scetticismo: i media commettono errori? Ci sono casi di bufale o propaganda? Solo dopo aver chiarito ciò si potrebbe concludere che la situazione in Italia è “preoccupante”.

Tuttavia il giornale né si interroga né integra ulteriori informazioni, dà invece in automatico un “significato” nefasto ai risultati del sondaggio. Quel che è peggio etichetta l’atteggiamento scettico di una parte della popolazione italiana come “negazionista” e “complottista”, che significa escludere a priori la possibilità non solo che queste persone dubitino a ragione, ma anche e soprattutto che i mezzi di informazione possano commettere errori sulla guerra in Ucraina.

Un atteggiamento autoassolutorio che non trova riscontro nella realtà. In questi due mesi di conflitto, infatti, sono emersi fin troppi casi di errori, propaganda e bufale da parte dei principali media italiani. Si può ricordare ad esempio la bufala della “dichiarazione di guerra pre-registrata” da Putin. Quella sul Memoriale alla Shoah a Kiev, che non era affatto stato bombardato dai russi, né tanto meno di proposito. Oppure i molteplici errori commessi dai fact-checkers di Open. Sarebbero veramente tantissimi gli esempi da fare. Non si possono ignorare, a meno che non si scelga deliberatamente di non vederli, come fa Repubblica e non solo.

In conclusione la “preoccupazione” di Repubblica per lo scetticismo espresso dal campione di Demos non fa che suscitare ulteriori punti interrogativi sull’imparzialità dei mezzi di informazione. In alcuni casi, forse, fornisce pure qualche conferma. Ma c’è anche qualcosa di ironico alla fine. L’uso di quei termini denigratori, “negazionista” e “complottista, finisce per tradire che ad essere “negazionista”, in realtà, è proprio la Repubblica. Perché nega a priori che i media possano distorcere, disinformare e fare propaganda, quando ciò non è una teoria del complotto ma, nel caso della guerra in Ucraina, un fatto.

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