22 Aprile 2022 – Redazione – di Patrizia Floder Reitter – La Verita’
Abuso d’ufficio, sequestro di persona, procurato allarme e violenza privata. Sono queste alcune delle ipotesi di reato rivolte ai ministri giallorossi dalla Procura di Roma per la gestione della pandemia. Tutto parte da una denuncia collettiva a Catania.
Mezzo governo Conte bis accusato di fatti criminosi. La Procura di Roma, in data 28 marzo, ha iscritto nel registro degli indagati gli ancora ministri della Salute, Roberto Speranza, degli Esteri, Luigi Di Maio, dell’Interno, Luciana Lamorgese, della Difesa, Lorenzo Guerini e degli ex titolari dell’Economia, Roberto Gualtieri, della Giustizia, Alfonso Bonafede, delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, dell’Istruzione, Lucia Azzolina, e dell’Ambiente, Sergio Costa.
Le ipotesi di reato vanno dall’usurpazione di potere politico all’abuso di ufficio aggravato, dal sequestro di persona al procurato allarme, dalla violenza privata alla pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico.
Una sfilza impressionante di condotte di cui dovranno rispondere alla magistratura, e di fronte ai cittadini, per come hanno gestito la pandemia. L’atto formale, è la conseguenza di una denuncia presentata il 12 marzo dello scorso anno da un gruppo di professionisti, tra i quali medici, avvocati e un maresciallo della Guardia di finanza, che si rivolsero alla Procura di Catania dopo aver raccolto una corposa documentazione contro diversi politici che ritengono responsabili dei reati ipotizzati.
Da Catania, la denuncia è finita a Roma, sembra si sia raccolto un faldone con centinaia di atti formali attraverso i quali cittadini e associazioni di tutta Italia hanno messo a conoscenza dell’autorità giudiziaria fatti che possono costituire notizie di reato a carico del ministro della Salute, Speranza, e di ministri confermati e non nell’attuale governo Draghi.
Quelle avanzate nella denuncia di marzo 2021, sono state quasi tutte accolte e sono pesantissime. I denuncianti chiesero che venissero avviate 33 indagini e che fosse accertata «l’effettiva sussistenza dei plurimi profili di falsità, arbitrarietà nell’esercizio da parte del governo del potere politico attribuito per legge al Parlamento, di strumentalizzazione di notizie scientificamente e/o sanitariamente e/o epidemiologicamente false, ovvero manipolazione in malafede di notizie scientificamente vere al fine di imporre all’opinione pubblica (e quindi anche agli eletti in Parlamento […] con conseguente lesione del diritto di elettorato passivo rilevante […] un racconto pandemico falso e volto alla coartazione dei diritti costituzionali e politici dei cittadini.
Primo destinatario della denuncia era l’ex premier, Giuseppe Conte, unico a non comparire nel registro degli indagati. I magistrati hanno chiaramente optato diversamente, anche se nella denuncia si legge chiaramente che occorre verificare se «abbia volutamente distorto il potere di normazione secondaria di cui è stato titolare, nella consapevolezza sua (e degli organi tecnico consultivi, fra i quali in primis il famoso Cts), che i provvedimenti di natura sanitaria fossero privi di presupposti di fatto adeguati a giustificarli».
Quel governo, si afferma, dopo «l’inerzia assoluta nei mesi di febbraio e marzo 2020 […] ha deliberatamente ignorato la Costituzione, utilizzando impropriamente lo strumento della normazione sub regolamentare con i dpcm», un modo di procedere definito «non casuale, ma scientemente meditato e preordinato».
Lo scopo sarebbe stato di «introdurre misure drastiche e limitative dell’esercizio da parte dei cittadini di plurimi diritti costituzionali», e di impedire loro di ribellarsi. La denuncia punta il dito anche contro «Walter Ricciardi e la sua ossessione per il lockdown» e i principali virologi televisivi che hanno insistito per mesi «per imporre misure drastiche di isolamento sociale».
Questa la narrazione del meccanismo, così come viene descritta: «Prima escono in avanscoperta determinati medici virologi a iniziare a spargere prospettive allarmistiche, poi man mano tali annunci terroristici vengono recepiti, senza alcun vaglio critico, dagli organi di stampa che li diffondono per cuocere l’opinione pubblica, e infine, dopo che l’opinione pubblica è stata adeguatamente cotta, finalmente viene adottato il singolo dpcm o la singola ordinanza restrittiva».
Tra le indagini sollecitate, quella volta a conoscere «i criteri tecnico scientifici adttottati per la creazione delle proiezioni a breve, medio e lungo termine elaborate dai cosiddetti esperti» e la motivazione scientifica «della decisione di ricoverare, nel periodo estivo/autunnale del 2020 e in tutto il territorio nazionale numerosissimi soggetti asintomatici, per il solo fatto di essere risultati positivi al tampone».
Viene chiesto l’elenco di tutti coloro che hanno eseguito il test «al fine di verificare se la cifra era reale», quando vennero dichiarati aumenti record di positivi nelle 24 ore. E di verificare il perché della «costante, pervicace e ostinata marginalizzazione, da parte dell’autorità sanitaria nazionale, di pressoché tutte le cure, spregiativamente definite “alternative”».
I denuncianti chiedono anche di sapere «chi sono, quali titoli accademici, tecnici e quali competenze possiedono i sedicenti esperti che hanno suggerito al ministero della Salute di imporre l’uso delle mascherine e del distanziamento sociale anche agli alunni delle scuole, alla riapertura di settembre 2020». Anche adesso, potremmo aggiungere.
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