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25 Febbraio 2022 – Redazione

Quando si farà veramente luce su quel che è stato davvero il Covid in Italia, probabilmente si scoprirà che a fare più morti sarà stata non tanto la malattia ma la sua gestione politica. E i governi che si sono trovati ad affrontarla (Conte prima e Draghi poi) ne saranno direttamente responsabili. Dopo aver sospeso la sanità pubblica, con persone che sono morte di altre patologie perché non curati o perché è stata interrotta ogni forma di prevenzioni, ora si scopre che persino i malati di cancro non possono ricevere i trattamenti di radioterapia. Molti sono stati infatti rinviati o addirittura interrotti in corso d’opera. Malati di tumore costretti a perdere tempo prezioso per la propria salute. È quanto denunciano molti pazienti italiani, da nord a sud. E lo conferma una nota associazione che si occupa di malati oncologici e lo segnalano anche diversi medici e tecnici di radioterapia, molti dei quali preferiscono rimanere anonimi.

A raccontare la vergognosa situazione è Nicolò Petrali sul sito di Nicola Porro “Ma perché mai succede questo? Semplice, a causa della positività di questi pazienti al Covid19. Chiaramente se un paziente manifesta gravi sintomi causati dal virus è normale che ciò accada – sarebbe troppo rischioso in quel caso proseguire le cure – il problema però è che lo stesso sembra avvenire anche per le persone completamente asintomatiche. E allora diventa fondamentale porsi questa domanda: è giusto rinviare o sospendere le cure radioterapiche per malattie gravi come i tumori, con tutti i rischi che ciò comporta, anche se il sistema immunitario dei pazienti sta reagendo bene al covid19? Questo e altri quesiti abbiamo posto a Roberto Manzo, dirigente medico di radioterapia dell’istituto nazionale per la lotta alla cura dei tumori della fondazione Pascale di Napoli, il quale ci ha confermato che nell’ospedale in cui lavora, da due anni a questa parte, a tutti – e sottolineiamo tutti – i malati oncologici risultati positivi al covid vengono rinviate o interrotte le cure radioterapiche”.

“Finché il paziente non torna con un tampone molecolare negativo – racconta – non può in alcun modo accedere all’ospedale. È la prassi. A prescindere dalla sintomaticità o meno e indipendentemente dalla gravità del tumore”. Nessuna eccezione, dunque. Nemmeno per i casi più gravi. Ma non è pericoloso interrompere dei trattamenti oncologici? E soprattutto, cosa pesa di più sulla bilancia della salute di un paziente asintomatico, il cancro o il covid? Le risposte del medico alimentano ancora di più l’incredulità: “Purtroppo – spiega Manzo – il rischio di un peggioramento della salute del paziente esiste, è inutile negarlo. Durante il periodo di positività al virus i tumori possono espandersi, a maggior ragione nei casi in cui la persona resta positiva a lungo. Sospendendo i trattamenti è chiaro che si perde tempo prezioso”. E allora perché si procede in questo modo? Per quale motivo vengono negate delle cure a delle persone che ne hanno estremo bisogno?

“Le istituzioni, a tutti i livelli, dovrebbero iniziare a considerare la situazione attuale non più come una pandemia, ma come un’endemia. Il virus non sparirà dall’oggi al domani. Bisognerà quindi imparare a conviverci, trovando dei compromessi per garantire le cure a chi ne ha bisogno e nel contempo tutelare tutte le altre persone”. fondamentale proprio per questo tipo di prestazioni”. Vi pare normale che i malati di cancro siano trattati così? È come se si accettasse che muoiano per il tumore pur di continuare a seguire i protocolli Covid. È vergognoso.

24 Febbraio 2022 / Redazione

Quanti saranno i soldati italiani impegnati in Ucraina? Mille militari italiani, tra alpini e bersaglieri, saranno coinvolti nella questione ucraina. 400 di loro sono già operativi, mentre gli altri, sono pronti ad essere schierati.

78 milioni per sostenere la Nato

L’Italia, attraverso il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, aveva da tempo manifestato la propria disponibilità ad assumere un ruolo attivo, cosa che è puntualmente avvenuta. Come spiegato dallo stesso ministro in Parlamento, “l’Italia è pronta a incrementare la spesa attuale di circa 78 milioni di euro per assolvere a questo compito. Le nostre forze al momento sono concentrate soprattutto sull’unico sbocco russo nel Mediterraneo, ma anche in Lettonia”

Baltic Guardian: l’impegno di alpini e bersaglieri

Come spiegato da Guerini, l’Italia fare la sua parte in queste iniziative di rafforzamento, “innalzando le prontezze operative dei propri assetti e incrementando la partecipazione alle attività operative e esercitative”. In Lettonia sono presenti 238 militari italiani con 135 mezzi terrestri. Baltic Guardian è operativa dal 2016, in risposta ad una richiesta avanzata alla Nato da parte dei Paesi Baltici e della Polonia.

Nel Paese si è appena conclusa l’esercitazione Ajax Strike, promossa con l’obiettivo di testare e confermare il livello delle capacità operative e di rassicurare la popolazione dei Paesi delle aree di confine. Più a Sud, in Romania, la task force italiana Black storm è schierata con 140 militari presso l’aeroporto di Costanza per contribuire a garantire l’integrità dello spazio aereo del Paese. Nel Mediterraneo si è svolta nei giorni scorsi si è svolta l’esercitazione Neptune strike che ha coinvolto la portaerei della Marina Militare Cavour, insieme a quella americana Uss Truman e francese Charles de Gaulle. affaritaliani.it

24 Febbraio 2022 – Redazione

Era il 2015 e Giulietto Chiesa dichiarava: “la terza guerra mondiale inizierà dall’Ucraina”. 

“Le forze naziste di Euromaidan erano state preparate da tempo dalla Polonia e dall’Europa baltica, paesi entrati in Europa ma mai denazificati”, ha iniziato Giulietto Chiesa il suo intervento sostenendo che il golpe del 2014 fosse l’origine dell’inizio dell’offensiva degli Stati Uniti e dell’Unione Europea contro la Russia. “E’ stato il bastone per colpire la Russia. Fino ad ora ha retto Mosca”. 

“E perché se Mosca non ha preso un centimetro estero?”, chiede Giulietto Chiesa. “I giornali per un anno intero hanno ripetuto la falsificazione dell’invasione di Putin”, ha proseguito Chiesa in riferimento al referendum della Crimea. 

“Hanno fretta perché sanno negli Stati Uniti che questo secolo non potrà essere americano senza una vittoria militare degli Stati Uniti. In questo momento l’unico che può difendere se stesso e noi perché fa paura all’America si chiama Russia”, ha concluso.

QUESTE LE SUE PAROLE ⤵️

https://youtu.be/ZU4KwamQdr8

24 Febbraio 2022 – Redazione – Fonte:ImolaOggi

Quella dell’Ucraina è “una storia lunghissima, un territorio conteso da sempre. E’ stato conquistato prima da Caterina la Grande, poi ha avuto la sua autonomia, successivamente è arrivata l’Armata Rossa, poi Hitler e infine ancora l’Armata Rossa. Il tutto con milioni di morti. Non abbiamo nemmeno dimensione e idea della tragedia di quei popoli e di quel territorio, dove la guerra è permanente. Molto spesso in Occidente parliamo a vanvera”. Lo afferma ad Affaritaliani.it il filosofo ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari.

Putin cattivo e Biden buono?

E’ vero, come raccontano i media occidentali e specialmente americani, che Putin è il cattivo e Biden il buono? “Per carità di Dio! Non diciamo fesserie. Basta vedere che cosa ha combinato l’Occidente ad esempio in Iraq e tutte le sciagurate guerre in giro per il mondo fondate su pure menzogne. Come facciamo a pensare che i buoni siano in Occidente e i cattivi solo in Russia dopo tutto quello che abbiamo combinato negli ultimi decenni? L’Ucraina, che è il doppio dell’Italia, è sempre stata fagocitata nell’orbita russa e quindi oggi Putin non fa altro che ripetere ciò che fecere prima gli zar e poi l’Unione Sovietica. La politica dell’impero russo è sempre la stessa da qualche secolo e non cambia se cambiano governi e regimi”.

Cacciari poi è molto netto nel giudizio sul ruolo dell’Italia e del governo guidato da Mario Draghi nella crisi tra Mosca e Kiev: “E’ pari a zero, non conta assolutamente nulla. Il ruolo dell’Italia nella crisi in Ucraina è come il mio rispetto alle politiche finanziarie di Draghi. Io sto al premier come Draghi sta all’Ucraina. Zero”.

24 Febbraio 2022 – Redazione

 È iniziato a Serre (Salerno) il presidio organizzato da amministratori, cittadini ed associazioni per dire ‘no’ allo stoccaggio dei rifiuti provenienti dalla Tunisia nell’area militare di Persano. Al momento in strada ci sono circa 150 manifestanti, tra cui il sindaco di Serre, Franco Mennella che all’ANSA dice di non aver “ancora nessuna informazione” sull’eventuale trasferimento dei containers carichi di rifiuti sul territorio comunale.

Da giorni il primo cittadino ha invitato tutti i cittadini di Serre e della Piana del Sele “a partecipare a questa importante e vitale battaglia per la tutela e la salvaguardia dell’ambiente e della salute pubblica”. (ANSA).

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Rifiuti dalla Tunisia tornano in Italia

PER APPROFONDIRE⤵️

https://www.salernotoday.it/politica/rifiuti-tunisia-serre-veneto-copasir-21-febbraio-2022.html

La vicenda dei rifiuti italiani (Mah!)finiti illegalmente in Tunisia e rispediti nel salernitano, oltre ad un caso diplomatico, sta diventando un caso politico.

PER APPROFONDIRE ⤵️

https://www.salernotoday.it/cronaca/rifiuti-tunisia-persano-reazioni-16-febbraio-2022.html

Tuttavia della questione si sarebbe occupata e si starebbe occupando la nostra intelligence, sia per ragioni di carattere internazionale che per ragioni esclusivamente domestiche, di caratura ambientale come sociale. Non è infatti chiaro che destino avranno i 213 container di rifiuti (pari a 6000 tonnellate secondo Repubblica.it), la cui natura è in parte ignota, al momento destinati in un deposito militare.

24 Febbraio 2022 – Redazione – Fonte: ImolaOggi

«Dominati da una cupola finanziaria globale: in ballo la sopravvivenza della civiltà. Ecco come uscirne»
di Gloria Callarelli – Il Professor Carlo Vivaldi Forti, docente di sociologia e psicologia sociale presso l’Istituto di Neuroscienze Dinamiche Erich Fromm di Bellinzona, analizza nel suo ultimo libro “Sovranità al popolo – Per un federalismo partecipativo” la perdita della identità nazionale e la fine della democrazia e stila la sua personale ricetta per riprenderci quanto ci è stato tolto

Perdita dell’identità nazionale, fine della democrazia, potere politico in mano ad una cupola finanziaria mondiale. Sono queste, in sintesi, le conclusioni riportare nel suo ultimo lavoro “Sovranità al popolo – Per un federalismo partecipativo” del Professor Carlo Vivaldi Forti, docente di sociologia e psicologia sociale presso l’Istituto di Neuroscienze Dinamiche Erich Fromm di Bellinzona. Lavoro che analizza la situazione odierna in particolar modo italiana e la progressiva perdita di sovranità nazionale, peggiorata a seguito del ciclone Covid e delle dinamiche politiche che intrecciano Italia, Europa, multinazionali, banche e agenzie di rating.In ballo, a suon di restrizioni e di provvedimenti totalmente incostituzionali, “la sopravvivenza del genere umano o per lo meno della civiltà fin qui conosciuta”.

Perché, analizza lo scrittore, dal 1957, anno dei trattati di Roma, che in qualche modo avevano obiettivi condivisibili e certamente non prevedevano rinuncia alla propria sovranità, molte cose sono cambiate. Via via le premesse di quegli accordi sono state sempre più disattese e la “cupola finanziaria”, come la definisce coraggiosamente e candidamente l’autore, che ieri come oggi domina gli scenari mondiali, “si è impadronita sempre più dei principali organismi internazionali”, semplicemente, ci ricorda, “ricattando o corrompendo un limitato numero di politici e alti dirigenti”.

Cupola finanziaria, “mafia globale”

Fatto questo, piegare i governanti non è stato difficile: “Bastava legarli a qualche trattato capestro e il gioco era fatto. Oggi, – sottolinea Vivaldi Forti – con la pandemia, si è realizzata in tempi brevissimi la trasformazione giuridico istituzionale che normalmente avrebbe richiesto anni”.
La forza di quella che lui definisce una “mafia globale” dipende sostanzialmente dal suo potere di condizionamento e di ricatto, attraverso l’impadronirsi, ad esempio, dei maggiori network di informazione, unito alla “complicità, corruzione e spaventosa insignificanza delle attuali classi dirigenti”.

Così in particolare dal Trattato di Maastricht in poi la sovranità nazionale è stata svenduta totalmente alla Troika, composta da Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e Commissione europea, che con il patto di stabilità finale del 2012 ha diritto di rigetto delle leggi di bilancio dei vari Stati, mettendo praticamente mano sulla gestione dei soldi dei contribuenti. Inserendo, aggiungiamo noi, tutta una serie di ricatti su come spendere questi danari: dalla transizione ecologica attuale fino all’ideologia gender.

Purtroppo la situazione politica attuale pare non dare speranze al cittadino e del resto l’analisi in proposito del prof. Vivaldi Forti è impietosa: “La democrazia rappresentativa è superata, perché non rappresenta più le genuine scelte degli elettori, ma soltanto quelle delle Segreterie dei partiti, sottomesse ai ricatti e alle pressioni della cupola globale. La disastrosa disaffezione dell’elettorato alle urne ne costituisce palese conferma. Al suo posto – propone lo scrittore – deve nascere una democrazia partecipativa, che muovendo dal territorio arrivi a formare metà delle istituzioni pubbliche: a livello nazionale, un Parlamento espresso in due Camere, una partitica e l’altra organica, con parità di competenze, e così pure negli enti locali. Il mio giudizio sull’attuale classe politica è pessimo: essa è la peggiore di quante l’Italia ne abbia mai conosciute nella sua storia unitaria. Ci sono ovviamente lodevoli eccezioni, che però non incidono sulla situazione generale”.

Come uscirne, dunque, effettivamente non è facile ed è comunque un processo che richiede unità d’intenti e il tempo necessario, ma il Professore ce ne fornisce delle linee guida programmatiche:

Occorre una nuova forma di sovranità popolare che si organizzi dalla base al vertice dei singoli Stati. Ad esempio come hanno fatto in Polonia ai tempi di Walesa e di Giovanni Paolo II. Il sindacato Solidarnosc era emanazione diretta della volontà popolare, e non un apparato burocratico fiancheggiatore del potere come in linea di massima sono oggi i nostri sindacati. Il cambiamento – conclude – per essere reale, deve procedere dalla volontà della base, espressa attraverso opportuni organismi territoriali partecipativi.”.

24 Febbraio 2022 – Redazione

Grottesca decisione del ministro della Salute: da marzo gli stranieri extra Ue potranno arrivare e muoversi con il tampone. A noi invece è richiesto il lasciapassare rafforzato, cioè l’obbligo vaccinale mascherato. Come se il virus avesse il passaporto. Mario Draghi sconfessa Roberto Speranza: ad aprile stop emergenza. Allora cancelli divieti e green pass.

Se c’era un modo per dimostrare che il green pass non ha alcuna validità scientifica, ma al contrario ha una ragione esclusivamente politica, quel noto scienziato che risponde al nome di Roberto Speranza lo ha trovato. Pressato dalle riaperture decise da tutti i Paesi del mondo, e soprattutto dalla necessità di consentire l’arrivo dei turisti stranieri in vista della primavera e dell’estate, il ministro della Salute ha firmato una circolare che permette l’accesso in Italia anche a chi ha un green pass che da noi è considerato scaduto: basta che si faccia il tampone. Sì, si può non essere immunizzati come da regola ma varcare il confine dopo essersi sottoposti a un semplice test rapido che certifichi la negatività al Covid.

In pratica, dal primo di marzo ai turisti sarà consentito ciò che agli italiani è negato. Già, perché se il provvedimento di Speranza abilita la libera circolazione di uno straniero con il green pass base, quello che si ottiene a seguito della vaccinazione, della guarigione oppure con un antigenico, non si capisce perché a un cittadino del nostro Paese sia impedito di prendere un mezzo pubblico o di entrare in alberghi e ristoranti senza esibire il certificato vaccinale. Ancor più incomprensibile diventa l’obbligo del green pass rafforzato nelle tante circostanze in cui è richiesto. Ma se a un turista è concesso di andare a spasso per la Penisola, prendere il treno o il traghetto, mangiare al ristorante o fare colazione al bar con un semplice tampone, perché un povero cristo di operaio over 50 deve essere sospeso dal lavoro e di conseguenza dallo stipendio se non si è vaccinato?

La domanda è legittima e anche un bambino capisce che non si tratta di difendere la salute delle persone, di evitare la circolazione del virus, l’aumento dei contagi e tutto ciò che ci è stato raccontato finora. Il green pass, così come è stato congegnato dai burocrati del ministero di cui si è circondato Speranza, risponde solo a un’esigenza: costringere gli italiani a vaccinarsi a qualsiasi costo, anche a quello di privare dei cittadini di alcuni diritti fondamentali, come il lavoro (sul quale, sia detto per inciso, è fondata la Repubblica) e la libertà di circolazione. Sì, il passaporto verde non è quella «garanzia di non contagiarsi e non contagiare» che era stata promessa dal presidente del Consiglio e da ministri e sottosegretari. Semplicemente, è uno strumento per rendere complicata la vita delle persone e in tal modo indurle a offrire il braccio alla patria. Il lasciapassare da esibire per accedere ai mezzi pubblici e al chiuso era ed è un modo per aggirare l’obbligo vaccinale e dunque esentare lo Stato da qualsiasi responsabilità in caso di effetti collaterali dovuti alla vaccinazione. Fino al 15 febbraio non esisteva una disposizione che costringesse gli italiani a vaccinarsi e solo una settimana fa è scattata la disposizione che introduce la regola del siero per gli ultracinquantenni. Tutti, prima di ricevere l’iniezione anti Covid, sono costretti a firmare un consenso informato che di fatto sgrava da ogni responsabilità il vaccinatore, e di conseguenza la struttura che esegue, per conto dello Stato, la puntura. Ma per evitare che gli italiani rifiutino di sottoporsi al trattamento si è inventato il green pass, ossia un sistema per convincere anche i più recalcitranti a vaccinarsi. Naturalmente si può essere d’accordo o meno su questo modo di procedere e noi, come abbiamo spiegato più volte, non lo siamo, perché riteniamo che in altri Paesi, vedi la Gran Bretagna, si siano raggiunti risultati di contenimento del virus migliori dei nostri senza ricorrere a questi metodi e senza calpestare i diritti costituzionali. Tuttavia, se si è imboccata questa strada, a nostro parere illegittima, diventa incomprensibile il via libera per i turisti. A contagiare e contagiarsi sono forse solo gli italiani, mentre gli stranieri sono immuni per definizione? Come si può spiegare, e soprattutto accettare, che per chi visita il nostro Paese basti il tampone per accedere al ristorante e a un italiano sia richiesto il green pass e l’attestazione di essere vaccinato? Il virus forse distingue a seconda della nazionalità? Il turista non lo contagia mentre l’italiano sì? L’illogicità è evidente, ma soprattutto è lampante l’arbitrarietà dei criteri introdotti da Speranza. Del quale è sempre più ingiustificabile la presenza nell’attuale governo ed è manifesto il contrasto che lo contrappone al presidente del Consiglio. Mentre il ministro della Salute continua a predicare sciagure e a difendere misure che non hanno senso, Mario Draghi parla di fine dello stato d’emergenza entro il 31 marzo. Ma se il premier promette di rimuovere «le restrizioni residue alla vita dei cittadini e delle imprese», perché «la situazione epidemiologica è in forte miglioramento», che senso ha insistere con una misura come il green pass, che non solo non è uno strumento sanitario, ma ha validità solo per i cittadini italiani e non per chi arriva da fuori? Possibile che il cittadino di una Repubblica che si dice democratica abbia meno diritti di chi non lo è? Nel giornale di oggi, Federico Novella si occupa del nuovo presidente della Consulta, ossia di Giuliano Amato, il quale ha di recente parlato di molte cose, esprimendo la sua opinione su leggi e referendum. L’ex presidente del Consiglio ora a capo della Consulta, un tempo era noto con il soprannome di door Soile, ma qui non c’è nulla di soile, ma molto di grossolano. Anzi, di insopportabilmente rozzo.

24 Febbraio 2022 – Redazione

Scandalo Rai, appalti truccati. Buste piene di contanti: 194mila € e Cartier. Una nuova inchiesta fa tremare i manager della Rai. Scoperte gare d’appalto truccate e un giro di mazzette e corruzione. L’indagine, – si legge su Repubblica- è nata tra le bancarelle del mercato ortofrutticolo di Milano e ha già portato all’arresto dell’ex capo della Direzione acquisti della Tv di Stato, Gianluca Ronchetti. A cui apparterrebbero le buste zeppe di contanti per oltre 194 mila euro e decine di anelli, bracciali, pepite d’oro e Cartier rinvenuti il 31 gennaio nella casa della madre, nascosti dentro i vasi del piccolo giardino all’Aurelio.

Scandalo Rai, sistema diffuso di irregolarità

Gli inquirenti – prosegue Repubblica – parlano di “un sistema diffuso di irregolarità attuate da dipendenti Rai per favorire l’aggiudicazione di appalti ad alcuni operatori del settore dei servizi di facchinaggio e manovalanza per gli allestimenti scenici nei centri di produzione di Milano e Roma», si legge nell’ordinanza.

Tra i vari regali spiccano: due Rolex Daytona, suite all’Hotel Yard di Milano in occasione della partita Roma-Inter, viaggi a Saint Tropez. Persino la chat di gruppo aveva un nome da B-movie: “Martedì…gnocchi”. “Dal 2014 al 2017 sono stati spesi sempre importi maggiori rispetto a quelli che la Rai ha investito per i medesimi servizi nel 2013”, scrivono gli inquirenti. 

Fonte: affaritaliani.it

23 Febbraio 2022 – Redazione

E adesso chi avrà il coraggio di dare del No vax al professor Galli? Già, perché tra i televirologi in prima fila nella crociata contro la quarta dose c’è proprio lui. Ascoltare per credere. Dal primo marzo si partirà con la quarta dose per i più fragili e, a Myrta Merlino – conduttrice del programma “L’Aria che Tira“, in onda su La7 – sorge il timore che si possa ripetere quanto visto in passato, ovvero, che tutti alla fine tutti dovranno fare il secondo booster del vaccino anti-Covid. Del resto è stato il ministro Speranza stesso a mettere la pulce nell’orecchio, parlando di questa possibilità per l’autunno. Nella puntata del 22 febbraio è stato ospite, in collegamento, il professor Massimo Galli cge, rispondendo ai dubbi della padrona di casa ha dichiarato: “Me ne diranno di tutti i colori ma sostengo una volta di più che sarebbe opportuno che la quarta dose venisse fatta sopratutto sulla base di una risposta immunitaria reale”.

Poi ha aggiunto: “Se i superfragili e gli immunodepressi non risponderanno neanche alla quarta dose, avremo il problema di come andare a riproteggerli. Io ritengo che, la quarta dose, con il vaccino che abbiamo, sia da fare non a tutti, ma soltanto a determinate categorie di pazienti. Quindi, una quarta dose generalizzata, in un Paese che ha avuto milioni di casi di Omicron recenti, che hanno dato una significativa spinta all’immunità, e con tanta gente con tre dosi, non ha senso e non è di reale utilità. Hanno fatto marcia indietro anche in Israele”.

Già, ma a Speranza&Co questo non interessa. Non interessano i dati di Israele, non interessa la scienza. La questione è solo politica. E ora, forse, se ne stanno accorgendo tutti.

Ancora Galli: “Oggettivamente questo vaccino è impostato sul virus che circolava nel febbraio del 2020, lo avrò detto milioni di volte. Da allora molte varianti sono passate sotto i ponti” .
Il Prof. ha poi concluso “Attualmente un’ulteriore dose booster deve essere considerato nelle persone con condizione cliniche di immunodepressione e immunosenscenza. Quindi, nei più anziani che potrebbero avere una mancata risposta immunitaria”.

23 Febbraio 2022 – Redazione

Il nuovo vaccino Novavax sta per approdare in Italia ma non tutti gli esperti sono convinti che possa rappresentare la soluzione definitiva per gli antivaccinisti. Le dosi di Nuvaxovid, questo il nome ufficiale, potranno essere prenotate da oggi 23 febbraio in Piemonte, e da giovedì nel Lazio. Entro il prossimo fine settimana giungerà in Italia una prima fornitura da un milione di dosi, le quali saranno subito distribuite in tutte le regioni e province autonome, come annunciato dal Commissario Francesco Figliuolo. 

Generale Figliuolo

Ma in che cosa differisce il Novavax rispetto agli altri, più conosciuti, Pfizer e Moderna? Basato sulla tecnica più tradizionale delle proteine ricombinanti, l’obiettivo dichiarato è quello di convincere gli italiani più refrattari a vaccinarsi, tanto che è stato ribattezzato “il vaccino dei no-vax”. Ma, come spesso accade, non tutti gli esperti concordano e nasce subito la discussione tra le virostar.

Opinioni discordanti tra gli esperti

Secondo Matteo Bassetti, infatti, il nuovo vaccino Novavax sarà un flop: «Non si vaccinerà nessuno o in pochissimi anche se non è un vaccino mRna, ma proteico. Qui il problema è di chiusura mentale nei confronti dei vaccini in generale», afferma l’infettivologo e primario dell’ospedale San Martino di Genova, aggiungendo che «è un’evoluzione positiva la tecnologia mRna, e meno male che c’è stata. Chi attacca Big Pharma come se fosse la ‘Spectre’ ricordi che è grazie a queste realtà se adesso si vive fino a 85 anni. Meno male che ci sono le industrie farmaceutiche che se dovessimo aspettare l’Italia con i soldi che stanzia per la ricerca, sapete dove saremmo?». Insomma lui è dalla parte di Pfizer e Moderna. Comprensibile! E’ uno dei suoi sponsor!

Matteo Bassetti

Per Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), l’implementazione del vaccino Novavax «è certamente una ulteriore opportunità soprattutto per chi ha nutrito dubbi sul vaccino a mRna e potrebbe preferire questo vaccino tradizionale proteico. Ma temo che ormai la situazione sul fronte dei no-vax si sia molto incancrenita e non sarà semplicissimo per tutti i contestatori delle immunizzazioni anti-Covid convincersi a farsi una dose di Novavax».

Massimo Andreoni

Anche Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed epidemiologia al Campus Bio-Medico di Roma dice la sua: «Speriamo che le persone più titubanti, che non hanno voluto fare il vaccino a mRna, possano decidere, con un vaccino tradizionale com’è il Novavax, di vaccinarsi. Novavax è un vaccino a vecchia concezione, un vaccino proteico come quelli dell’epatite B, dell’Hpv, dell’herpes zoster e quindi, non tanto i no-vax che hanno una preclusione ideologica verso i vaccini, ma i più timorosi potrebbero superare la diffidenza grazie a questo farmaco.»

Massimo Ciccozzi

Esprime invece seri dubbi l’immunologo Mario Clerici, docente di immunologia dell’università degli Studi di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi: «Quello che le persone forse non sanno è che il vaccino di Novavax, proprio perché è un vaccino tradizionale, contiene adiuvanti” che servono a stimolare l’immunità e “che invece nell’mRna non ci sono. Qualche tempo fa tra i no-vax c’era chi diceva no” all’iniezione scudo proprio per questi ‘ingredienti’. Era un’argomentazione diffusa. Quindi io temo, visto che di contrari al vaccino ne conosco diversi, che non saranno convinti neanche da questo vaccino. Anche se è la speranza è che io mi sbagli e che si riesca a farli cedere a questa importante forma di protezione da Covid».

Mario Clerici

Insomma nulla di nuovo. Registriamo le classiche opinioni discordanti e abbastanza eterogenee dei vari esperti chiamati in causa. Quando l’ennesimo vaccino anti-covid diventerà una realtà in Italia allora, probabilmente, potremo avere il polso della situazione, esattamente come successo in passato per gli altri vaccini sperimentali.