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22 Febbraio 2022 – Redazione

“Serve un aeroporto, come esiste nelle più importanti località sciistiche estere dell’arco alpino.La strada per arrivare a Cortina è ancora un calvario”.

A dirlo è stata la senatrice di Fratelli d’Italia Daniela Santanchè, ospite dell’appuntamento di inizio anno svoltosi presso l’Hotel Cristallo, organizzato da Pomellato. Tra gli altri ospiti personalità del mondo dello spettacolo, mentre tra gli esponenti politici anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi. A riportare la notizia è stato il Messaggero.

Daniela Santanchè davanti ai cronisti ha parlato dell’importanza del territorio dell’annoso problema dello spopolamento della montagna. “Per un politico tanto più se ambisce a ruoli di premier è fondamentale conoscere il territorio e ogni mezzo va bene e potrei farlo in futuro”, ha detto.

“Il punto cruciale per Cortina” ha sottolineato Daniela Santanchè, e’ però un altro: qui ci sono le montagne più belle alle quali sono molto legata,e dove mi sento a casa. Auspico che, i lavori di sistemazione della statale che porta a Cortina, possano subire un’accelerazione e che non si perda l’occasione delle Olimpiadi invernali 2026, per completarli. non manca poi cosi tanto!

UNA VERA PRIORITA’ DICIAMO NOI, CON TUTTE LE PROBLEMATICHE, LE INGIUSTIZIE, LE COSTRIZIONI E LE CRITICITA’ SOCIALI CHE STIAMO VIVENDO!

22 Febbraio 2022 – Redazione

Il dramma di una donna di Catanzaro con una grave reazione allergica manifestatasi dopo la terza dose di vaccino e non ancora terminata. «Abito a Catanzaro e ho quasi 30 anni. Vi racconto la mia esperienza con la terribile sanità catanzarese. Dieci giorni fa, – spiega la giovane a Calabria7 – venerdì 11 febbraio alle 15.30 ho avuto una reazione allergica grave di tipo 1 su metà viso e metà cranio meno di un’ora dopo aver fatto la terza dose di vaccino Pfizer che mi era stato inoculato alle 14:40. Sentivo il volto esplodere, scosse alla testa, all’orecchio e all’occhio. Ho contattato immediatamente la mia dottoressa curante che non mi ha voluta visitare perché ha paura del Covid e non riceve i pazienti. Mi ha chiesto di mandarle una foto via mail e mi ha dato una cura sbagliata. La situazione è peggiorata in breve tempo. Sono corsa in ospedale, tamponi a destra e a sinistra, risulto positiva al Covid. Entro alle ore 20:00 di giovedì 17 febbraio e finalmentee vengo ricoverata nel reparto di Medicina Covid alle 4:00 di notte».

Il ricovero in ospedale

«Mi fanno flebo su flebo, così forti – racconta – che mi rendevano debole e mi facevano dormire di continuo. In poche ore mi si è gonfiato l’occhio a tal punto da non poterlo aprire. Chiedo informazioni alle infermiere che mi dicono che io venivo curata solo ed esclusivamente per Covid.Per quanto riguarda il mio problema della reazione allergica al vaccino no. Mi inizio ad agitare e tento di andare incontro al dermatologo che non visita i pazienti Covid, però gira in ospedale senza guanti con una mascherina chirurgica senza l’Ffp2 di sotto come invece indossano gli altri sanitari del reparto. Il medico chiama il dermatologo che non mi ha voluta visitare perché aveva paura del Covid. Nonostante le mille chiamate dei medici e delle infermiere che con insistenza chiedevano la consulenza per capire quali cure dovessero darmi non si è mai presentato. Così come ha fatto l’oculista che si è rifiutato di venire a visitarmi per timore di contrarre il coronavirus».

Le dimissioni

«Credo che – afferma con rammarico a Calabria7 – ogni medico abbia l’obbligo di visitare i pazienti altrimenti non è degno di indossare un camice. Questi atteggiamenti sono da denuncia. Nonostante avessi il Covid ero asintomatica, quindi non aveva senso rimanere lì senza cure e sabato 19 febbraio ho firmato le dimissioni e sono andata via. Gli infermieri e il dottor Spagnolo sono stati gentilissimi, ma potevano curarmi solo per il Covid. Mi hanno portato a casa in ambulanza, mentre l’occhio continuava a gonfiarsi e la testa mi girava. Mi sono stati dati dei fogli con la terapia e le dimissioni da sotto una porta. I medicinali che mi avevano prescritto in ospedale non mi erano stati somministrati quindi ho chiamato in reparto per chiedere a cosa servissero. E mi viene detto che avendo fatto una cura sbagliata data dal mio medico di base e non essendo stata curata in ospedale probabilmente le condizioni erano peggiorate trasformandosi da reazione allergica al vaccino in herpes zoster».

Ritardi telematici all’Asp di Catanzaro

«Oggi – spiega – sono andata a fare il molecolare all’Asp di Catanzaro e mi hanno detto di non aver ricevuto nessuna comunicazione dall’Ospedale Pugliese quindi non potevano eseguirlo. Chiamo in Ospedale e mi dicono che l’iter era partito, ma evidentemente c’era stato un ritardo telematico. Mi bloccano il green pass. Non posso prendere sole o stare alla luce perché mi fanno male alla testa, di conseguenza non posso uscire. Contatto la mia dottoressa che continua a non volermi visitare, le dico che è da denuncia e mi sbatte il telefono in faccia. In tutto ciò io sono peggiorata. La sanità catanzarese ti cura solo per il Covid, per il resto puoi anche morire. Non so più che fare e non so più come guardarmi allo specchio, perché sono un mostro. In più al Pugliese Ciaccio sapevano benissimo che io avevo allergie, nonostante avessi preso l’antistaminico prima di fare il vaccino evidentemente c’è stato qualcosa che non è andato per il verso giusto. Eppure l’avevo detto a voce e lo avevo scritto sui fogli di avere allergie. Se ne sono lavati le mani con i 15 minuti di attesa standard. Il dermatologo, l’oculista, la dottoressa medico curante non volendomi visitare (e dandomi cure sbagliate) hanno manifestato un atteggiamento criminale. È una vergogna», scrive Calabria7.

22 Febbraio 2022 – Redazione

Il ritorno di Donald Trump è sempre più vicino. Gli Usa da quando sono in mano a Biden hanno ripreso a fare guerre in giro per il mondo, l’economia è al collasso e la gestione del Covid è stata quasi peggiore di quella italiana (primato insuperabile il nostro). In attesa di rimettere piede alla Casa Bianca, Trump ha però lanciato la sua app con la “T” maiuscola. Si tratta di “Truth”, ossia verità, con un chiaro richiamo anche all’iniziale di Trump. Bannato da più di un anno da tutte le piattaforme, alla fine ha deciso di crearne una tutta sua. Con un incredibile successo. Da alcune ore è possibile infatti scaricarla dall’Apple Store, anche se il sistema è già in tilt per le tante richieste.

Come spiega Il Tempo, “già in mattinata Truth Social ha registrato più download di tutti, più addirittura del gioco del momento, Wordle!, TikTok, Hbo Max e YouTube, finendo al primo posto nella lista stilata da Apple. La app si presenta come il «grande spazio d’America» dove confrontarsi liberamente, «senza discriminazioni ideologiche». Il sistema è ancora imperfetto: dopo aver scaricato la app, viene chiesto di creare un account, fornendo data di nascita – essendo la app vietata ai minori di diciotto anni – e indirizzo email, ma poi il link per accedere non arriva in automatico a tutti”.

Chi ha la possibilità di accesso si ritrova il messaggio di benvenuto, in cui si invita a postare una «Verità», a rilanciarla, accompagnarla da storie, foto. E con un avvertimento: “Non restare sconvolto se la tua ’Truth’ diventa virale”. Cioè proprio quello che molti sognano, su tutte le piattaforme, per uscire dall’anonimato. Lo staff tecnico spiega che ci vorranno ancora alcune settimane per lavorare a pieno ritmo. “Entro fine marzo – conferma l’ex rappresentante repubblicano del Congresso Devin Nunes, Ceo di Trump Media & Technology Group – saremo completamente operativi, almeno dentro gli Stati Uniti”.

Trump ha descritto Truth Social come l’alternativa a Facebook, Twitter e YouTube, da cui è stato buttato fuori con l’accusa di aver innescato, con la sua retorica incandescente, l’assalto al Congresso, il 6 gennaio 2021. Il tycoon aveva annunciato a ottobre il lancio del network, dicendo “viviamo in un mondo dove i talebani hanno una presenza enorme su Twitter e il vostro amato presidente è stato silenziato. Vogliamo dare voce a coloro che sono stati silenziati. La verità sta arrivando”.

22 Febbraio 2022 – Redazione

“È destituita di ogni fondamento l’affermazione che il Garante per la protezione dei dati personali abbia rallentato o bloccato l’attuazione della norma che individua le sanzioni per i cittadini e i lavoratori ultra 50enni sottoposti all’obbligo di vaccinazione contro il Covid-19”.

Inizia così la nota del Garante della Privacy a proposito dell’obbligo vaccinale e delle sanzioni previste per gli over 50.

Difatti, la relativa norma (d.l. n. 52/2021) – che dà attuazione alle disposizioni in tema di certificazioni verdi Covid-19 e di obblighi vaccinali per cittadini ultracinquantenni – spiega il Garante -, nonché per il personale delle università e delle istituzioni di alta formazione artistica coreutica e musicale e degli istituti tecnici superiori – è entrata in vigore il 1° febbraio 2022, ma il Ministero della salute ha inviato al Garante la richiesta di parere sullo schema di decreto che dà attuazione a tale quadro normativo solo in data 15 febbraio 2022.

Il Garante – continua la nota – si è occupato della questione con la massima urgenza, rilasciando il parere positivo sullo schema di decreto oggi stesso, dopo due soli giorni dalla ricezione della documentazione.

Il testo del decreto, che già recepisce le indicazioni fornite dal Garante nel corso dell’istruttoria e le considerazioni espresse durante la specifica audizione in Parlamento, prevede che i trattamenti di dati personali connessi all’attuazione dell’obbligo vaccinale e alle nuove modalità di verifica del green pass in diversi contesti (scuola, lavoro) avvengano nel pieno rispetto della normativa sulla privacy, adottando misure di garanzia appropriate per tutelare i diritti fondamentali e gli interessi delle persone fisiche.

22 Febbrsio 2022 – Redazione

L’esecutivo tentenna ancora in Aula sulla conversione dei decreti Covid. Panico in maggioranza: il Carroccio vota con Fdi ed ex M5s. Fallito il blitz leghista sullo stop al green pass: Fi astenuta. Ma la credibilità di virologi e talebani è nulla: Mario Draghi deve tenerne conto.

Il flagello dei virologi, a quanto pare, è destinato ad accompagnarci anche nel caso in cui il Covid dovesse sparire. Non contenti di averci devastato mattina e sera, comparendo a reti unificate negli ultimi due anni, i cosiddetti esperti di epidemie pur di non ritornare nell’anonimato da cui provengono, si dichiarano pronti a entrare in politica.

Walter Ricciardi, il prezzemolino di Roberto Speranza, il quale dice che il ministro della Salute è troppo di sinistra per i suoi gusti (figuratevi per i nostri), si è già accasato con Carlo Calenda, entrando a far parte del direttivo del microscopico partito dei Parioli fondato dall’europarlamentare ed ex candidato sindaco di Roma. Matteo Bassetti, altra virostar che non si perde un talk show, ma neppure un’ospitata nei programmi di infotainment e un’intervista ai settimanali di gossip, in attesa di partecipare al Grande fratello Vip si dice disponibile a far parte di un governo, precisando però solo in qualità di tecnico. Fabrizio Pregliasco, già noto per essersi candidato al festival di Sanremo insieme con il suddetto Bassetti e con il collega Crisanti cantando una versione anti coronavirus di Jingle bells, assicura di essere democristiano fin nel midollo e dunque si capisce che aspira a un futuro ruolo nella formazione di centro che i vari TotiBrugnaroCesaLupi e compagnia bella vorrebbero fondare insieme con Matteo Renzi.

Insomma, se anche il 31 marzo il governo dovesse decidere di abolire lo stato di emergenza, purtroppo l’emergenza virologi pare destinata a proseguire. Del resto, sono in tanti a non rassegnarsi all’idea di voltare pagina e rinunciare alla stagione degli allarmi e delle previsioni nefaste. Se Ricciardi a dicembre dello scorso anno paventava 40.000 morti nel solo mese di febbraio, vincendo il premio di Cassandra dell’anno, ma soprattutto dimostrando di non avere nessuna fiducia nel vaccino di cui per altro è diventato uno straordinario propagandista, molti altri per non perdere visibilità sognano una pandemia permanente. Infatti, mentre quasi tutti i Paesi del mondo si danno da fare per ritornare alla normalità e ripristinare la libera circolazione (l’ultimo in ordine di tempo è Israele, che ha annunciato per il primo di marzo la fine delle restrizioni per i turisti non vaccinati), da noi i burocrati della Sanità si aggrappano con le unghie e con i denti al green pass e ai divieti. Invece di riconoscere che il certificato verde è stato un fallimento e un’inutile complicazione per la vita degli italiani, Speranza e compagni si danno da fare per estendere il passaporto vaccinale oltre ogni ragionevole data, allungando all’inverosimile gli obblighi e paventando una vaccinazione di massa con la quarta dose.

Gli irriducibili della siringa non paiono rendersi conto della realtà, e cioè che la maggioranza degli italiani ormai da tempo non si fida più di loro. Lo dimostra il dato delle terze dosi, fermo da tempo a 36 milioni nonostante le seconde dosi sfiorino i 50 milioni. A conti fatti significa che, nonostante gli appelli e sebbene il governo abbia introdotto il green pass rafforzato per il lavoro e per gli ingressi al chiuso, ci sono quasi 14 milioni di italiani che, pur non essendo contrari al vaccino, non si fidano più. Le troppe balle sparate in tv e sui giornali (passerà alla storia quella di Sergio Abrignani, il quale al Corriere della Sera garantì che con il booster gli italiani non avrebbero avuto problemi di Covid per 5 o 10 anni), invece di indurre i connazionali ad affrettarsi a porgere il braccio, li hanno spinti a prendersi una pausa, in attesa di poter valutare meglio. Senza contare che ci sono ancora 5 milioni di italiani che, nonostante siano stati oggetto di ogni tipo di vessazione, hanno comunque deciso di non vaccinarsi. Per poi non parlare della campagna per i minori, che malgrado le pressioni sui genitori, tuttora langue.

Sì, aver garantito che con due dosi di vaccino il Covid sarebbe stato debellato e con tre pure annientato, alla fine ha prodotto una reazione uguale e contraria, ovvero di diffidenza. Non tanto contro la puntura, quanto contro chi la raccomanda, che si tratti di un virologo, di un politico o di un giornalista, i quali sembrano talmente imbevuti di un’ideologia «vaccinara» da non capire più ciò che è accaduto e sta accadendo.

Ma se abbiamo perso la speranza che ministri e cronisti capiscano, vista la faziosità che li guida, ci permettiamo di appellarci al presidente del Consiglio, il quale anche ieri sul green pass e lo stato di emergenza ha visto vacillare la sua maggioranza. Non serve alzare la voce a Palazzo Chigi, bisogna alzarla con chi non comprende che non si può proseguire in uno stato di calamità perenne, soprattutto se l’emergenza non ha prodotto risultati. La Johns Hopkins University ha calcolato che, nonostante le misure adottate, l’Italia ha avuto 252 morti ogni 100.000 abitanti e la Gran Bretagna, che ha fatto il contrario di ciò che abbiamo fatto noi, non introducendo né green pass né obbligo vaccinale, ne ha avuti 240. Che altro aggiungere? Il problema non è la tenuta del governo Draghi, ma per quanto tempo Draghi si terrà Speranza come ministro della Salute.

Fonte: Maurizio Belpietro – La Verita’

22 Febbraio 2022 -Redazione

Nel 2021 la Gran Bretagna ha registrato una crescita economica superiore a quella di tutti gli altri Paesi del G7. Il prodotto interno lordo (PIL) britannico registra una crescita record, pari al 6,5% nel 2021, a fronte dell’iniziale stima del 4,0%. Ma da cosa è dipeso questo boom?

Il boom britannico

Non solo sviluppo economico, l’isola britannica, infatti, può sorridere anche guardando ai dati sulla disoccupazione: la cancelleria dello Scacchiere presenta una riduzione secca delle previsioni sulla disoccupazione, che scende al 4,1% contro il 12% temuto durante la fase dei lockdown; scendono i disoccupati richiedenti un sussidio (claimant count), che a gennaio sono risultati in diminuzione di 31.900 unità, dopo aver riportato un calo di 51.600 unità a dicembre. Il dato è pubblicato dall’Office for National Statistics.

Addirittura si impenna anche il tasso di crescita dei salari medi.

Effetto Brexit

Un simile sviluppo non si vedeva dal dopoguerra. Già nel maggio scorso infatti, come ci racconta la BBC, le previsioni della Banca d’Inghilterra definivano un quadro ben preciso: l’economia del Regno Unito godrà della sua crescita più rapida in oltre 70 anni nel 2021 con l’abolizione delle restrizioni Covid-19. I dati odierni consolidano quello che può essere definito un vero e proprio successo da parte della politica d’oltremanica, figlio delle strategie di riapertura precoce durante la gestione pandemica, dell’assenza di misure altamente dannose come il Green Pass e, soprattutto, della dissociazione dalla gabbia europea sancita tramite la Brexit.

Alla luce di questi dati appare solare come una ragionata gestione politica di un Paese faccia tutta la differenza di questo mondo sulla salute del Paese stesso. In Gran Bretagna, infatti, spesso è stata seguita la “linea morbida” sulle restrizioni, limitando il meno possibile i diritti fondamentali dei cittadini, non creando mai discriminazioni di alcun genere tra vaccinati e non vaccinati e, soprattutto, non introducendo mai misure limitative sulla possibilità di esercitare il proprio mestiere. Tutto questo, unitamente al non essere sottoposti ai dettami di una Unione Europea che fino a oggi si è dimostrata tutt’altro che trasparente sulle scelte sanitarie ed economiche, ha fatto sì che il popolo britannico tornasse alla tanto agognata normalità ben prima degli omologhi europei, provocando quell’effetto elastico sull’economia che oggi siamo qui ad esporvi.

Fonte: IlParagone

21 Febbraio 2022 – Redazione

Come sul Dl MIlleproroghe la maggioranza si spacca nuovamente in Parlamento, questa volta sul DL Green Pass.

In Commissione affari sociali alla Camera, dove è in corso l’esame del DL 1/2022 contenente misure urgenti per fronteggiare l’emergenza COVID-19, in particolare nei luoghi di lavoro, nelle scuole e negli istituti della formazione superiore (in sintesi, il decreto che ha introdotto l’obbligo di green pass rafforzato per gli over 50) la Lega tenta il blitz e la maggioranza si spacca. Lo rende noto Affari Italiani.

In particolare, i deputati del Carroccio hanno votato un emendamento relativo alla quarantena per i bambini assieme ad Alternativa e Fratelli d’Italia, sul quale il governo aveva espresso parere contrario: l’emendamento è stato respinto in commissione.

Non solo: la Lega ha anche chiesto di mettere in votazione un proprio emendamento (anche questo con parere contrario dell’esecutivo) che prevede di eliminare il green pass dopo il 31 marzo, data prevista per la fine dello stato di emergenza. Uno stato di vero caos, che ha costretto la maggioranza a chiedere una sospensione della seduta della commissione, i cui lavori sono ripresi ne tardo pomeriggio.

Intanto, su Facebook, il presidente della Camera Roberto Fico scrive, in merito proprio al decreto che riguarda le misure per fronteggiare l’emergenza Covid, all’esame dell’aula di Montecitorio subito dopo il Milleproroghe: «Credo che un progressivo superamento delle restrizioni sia di buon senso e in questo solco si stanno già muovendo governo e Parlamento», sottolinea Affari Italiani.

Brutto episodio nelle scorse ore ai danni dell’infettivologo Matteo Bassetti nel pieno centro di Genova. Il direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova è stato aggredito verbalmente da alcuni ragazzi mentre si trovava in un locale del capoluogo ligure con la moglie. L’episodio si è consumato nel corso del fine settimana, mentre Bassetti prendeva un aperitivo con la consorte, seduto ad un tavolino di un locale in via XX Settembre, la principale via di Genova. Un gruppo di persone, pare per lo più giovani, lo avrebbe riconosciuto e avvicinato iniziando a inveire contro di lui al grido di “Bassetti vattene da Genova” e insistendo per diversi minuti, a cui ha fatto seguito l’ intervento della polizia.

In tutto 15 o 20 persone, che lo hanno insultato con cori da stadio. poi lo sfogo di Bassetti sui social “Nemmeno un aperitivo in santa pace! Ho subito l’ennesima violenta aggressione verbale da parte di un manipolo di no vax, no green pass, o quello che erano, mentre ero seduto ad un tavolino per un aperitivo con mia moglie. Un attacco vile, gratuito, in un contesto della mia vita privata in cui, l’unica mia colpa, era quella di godermi il venerdì sera nel centro cittadino” ha aggiunto il medico.

Il fatto a una settimana di distanza da un’altra intimidazione, quando decine di telefonate anonime e altrettanti messaggi. Bassetti dal suo canto ha ribadito però di non sentirsi affatto intimidito.

Bassetti però, non ha risparmiato una frecciatina alla politica locale, colpevole a suo dire di non averlo difeso. “Ciò che mi rammarica di più è che, nel corso di questi due anni in cui vengo spesso brutalmente attaccato con ogni tipo di insulto, una parte anche della politica cittadina genovese non abbia mai speso una parola di solidarietà. Meditiamo” ha dichiarato. Parole probabilmente non rivolte al governatore della Liguria Giovanni Toti, che invece, ha subito espresso la sua solidarietà, condannando quanto accaduto: “Solidarietà al professor Matteo Bassetti insultato mentre era in centro città in un momento privato con la sua famiglia. Intimidazioni inaccettabili sempre e ancora di più se rivolte a chi da due anni lavora in prima linea per far vincere la scienza contro il virus”.

21 Febbraio 2022 – Redazione

AVEVA RAGIONE LUC MONTAGNIER?! CREDIAMO PROPRIO DI SI!

La narrativa sulla Covid-19 si è rotta, la battaglia è finita. Ci sono ancora sacche di resistenza simbolica, piccole roccaforti sotto assedio che non sono ancora pronte a morire, ma, per la maggior parte, l’establishment sta lasciando perdere.

Sempre più Paesi stanno “allentando” le restrizioni Covid, abbandonano i progetti di passaporto vaccinale e tentano di “tornare alla normalità.”

Ogni settimana qualche nuovo “esperto”, che aveva passato gli ultimi due anni a prevedere che saremmo tutti morti, si presenta al telegiornale sostenendo che dovremmo “trattare la Covid come l’influenza.”

Ma solo perché ci stanno dando un po’ di tregua sulla Covid non significa che i massoni vogliano darci tregua. Loro, le carte, le tenteranno tutte! Poveracci!

Infatti, superata questa pandemia, starebbero già preparando la gente ad un prossimo allarme sanitario – l’AIDS.

A dicembre Joe Biden aveva affermato che l’obiettivo della sua amministrazione era quello di ”porre fine all’epidemia HIV/AIDS entro il 2030. Una campagna simile, lanciata nel Regno Unito nello stesso periodo, aveva usato la stessa identica frase, parola per parola.

Cosi, proprio la settimana scorsa, è stata improvvisamente diffusa la notizia che, in Europa, stesse circolando una nuova variante dell’HIV, un nuovo ceppo presumibilmente “più virulento,” “più trasmissibile” e che “sviluppa molto più velocemente l’AIDS.”

Allo stesso tempo, i giornali scritto che, per la prima volta da anni, gli eterosessuali avrebbero piu’ probabilita’ di contrarre l’HIV rispetto agli omosessuali, e che sarebbero “più a rischio di AIDS” perché verrebbero “diagnosticati in ritardo.”

Sulla scia di questa “notizia,” un articolo del “Guardian” sostiene che abbiamo bisogno di una nuova strategia per affrontare l’AIDS. Dietro questa nuova ondata di paura ci sarebbe l’invito a fare il test dell’AIDS il più presto possibile.

Hanno davvero incominciato a spingere sull’acceleratore. Anche se il problema e la risposta sono ancora appena fuori dalla fase di ricerca e sviluppo, i mondialisti della ricerca starebbero già parlando della soluzione. Indovinate qual è? Un altro vaccino mRNA!

Pare che Moderna abbia imparato così bene dal suo affrettato vaccino Covid che non funziona che stanno già producendo un vaccino HIV che sperano sia altrettanto “sicuro ed efficace.”

In una coincidenza davvero sorprendente, il vaccino HIV di Moderna ha iniziato i test clinici esattamente lo stesso giorno in cui è apparsa sui media la notizia della “nuova variante” dell’HIV e nella stessa settimana dell’annuale “Settimana del test HIV” del NHS.

Ma che strano!

Fonte: ComeDonChisciotte

20 Febbraio 2020 – Redazione

I rincari dei costi dell’energia sono un vero e proprio incubo per gli italiani. Molti cittadini sono costretti a risparmiare su luce e gas per via degli aumenti in bolletta, veri e propri salassi che possono sfiorare +131% per la luce e 94% per il gas. Ma quali sono le ricadute di questa crisi energetica sul tessuto imprenditoriale? La risposta arriva dal distretto emiliano.

“Costretti a investire fuori dall’Italia”Queste le parole di Giorgio Romani, presidente del Gruppo Romani, 420 dipendenti. <<Ormai la prima cosa che faccio in ufficio non è aprire il portafoglio ordini ma guardare come sta andando il gas>> chiosa l’imprenditore. La sua azienda è una delle circa cento produttrici di piastrelle nel distretto emiliano, uno tra i poli più attivi del Paese. Nell’area fra Reggio Emilia e Modena si possono toccare con mano tutte le falle del sistema industriale italiano, un accumulo gigantesco di errori politici e gestionali. “Sembrava un sogno, sta diventando un incubo”esclama Romani. Le aziende sono passate direttamente dall’aumento produttivo registrato in seguito ai bonus edilizi al lavorare in perdita a causa dell’aumento dei costi.

Quello della ceramica è uno dei settori in cui il consumo d’energia è alla base del processo produttivo e, di conseguenza, uno dei più colpiti insieme ad acciaierie, fabbriche di lavorazione del vetro. Queste aziende rischiano un vero e proprio “lockdown produttivo”, causando danni incalcolabili per l’economia locale e nazionale. Il settore della ceramica per piastrelle, per fare un esempio, ha sperimentato nel 2021 una bolletta del gas metano che era di circa 250 milioni, per quest’anno invece prevede un aumento del 500% della spesa e costi di oltre 1,2 miliardi, pari a un quinto del suo fatturato totale per la sola fornitura di base.

Il 59% delle risorse stanziate col famigerato PNRR sono dedicate alla transizione ecologica ma, a questo punto, sorge spontaneo chiedersi come si possa anche solo immaginare una transizione energetica capace di creare sviluppo in un contesto emergenziale come quello attuale. Come si può parlare di sostenibilità e sviluppo, puntando sull’elettrico, se l’energia diventa un bene di lusso? Probabilmente c’è ancora molto da rivedere nei piani dell’Europa.