Canada: Trudeau invoca l’Emergency Act per la prima volta nella storia. Il bersaglio è chi protesta per diritti civili fondamentali, bollato come “novax”.
La legge decreta una situazione di emergenza e fornisce al governo poteri straordinari per 30 giorni, che gli consentiranno di sospendere temporaneamente le libertà civili per ripristinare l’ordine pubblico.
_________________________ Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]
“Tutti i partiti si stanno impegnandosi a far saltare il governo”. Il retroscena di Dagospia, velenoso, forse non va lontano dalla realtà. Il Consiglio dei ministri dà il via libera alla ricezione della Direttiva Bolkenstein sulle concessioni balneari, aprendo il settore alle gare pubbliche. Federbalneari ha già chiesto un tavolo per aprire una trattativa, Assobalneari parla già di valanga di ricorsi e unaclass action. La Lega, da sempre contraria alla Bolkenstein, per bocca del sottosegretario al Turismo Gian Marco Centinaio precisa: “Il testo approvato dal Cdm è migliorato rispetto alla proposta iniziale, grazie all’accoglimento di alcune nostre proposte. Ora siamo già al lavoro, anche con le associazioni del settore, per cambiare e migliorare il testo in Parlamento. L’auspicio è farlo insieme al resto del centrodestra: è prioritario tutelare lavoro, investimenti e sacrifici di imprenditori e lavoratori Balneari”. Parole che fanno infuriare il Pd: “Assistiamo ancora una volta a un’inammissibile doppiezza e inaffidabilità della Lega: prima i ministri leghisti approvano il testo in cdm e cinque minuti dopo Matteo Salvini lo rimette in discussione preannunciando presunte migliorie parlamentari”, attacca Antonio Misiani, responsabile Economia del Nazareno.
COS’È LA DIRETTIVA BOLKESTEIN
Approvata nel 2006 e recepita nel 2010, la direttiva Bolkestein, non smette di far discutere da molti anni. Tra i punti più contestati c’è l’obbligo di rimessa al bando per alcune concessioni pubbliche.
Detta anche ‘direttiva servizi’ ha l’obiettivo di eliminare gli ostacoli alla libertà di stabilimento dei prestatori negli Stati e alla libera circolazione dei servizi tra Stati nonché garantire ai destinatari e ai prestatori la certezza giuridica necessaria all’effettivo esercizio di queste due libertà.
La direttiva Bolkestein è un atto approvato dalla Commissione europea nel 2006 e recepito nell’ordinamento italiano dal governo Berlusconi, nel 2010. Prende il nome da Frits Bolkestein, allora commissario per la concorrenza e il mercato interno. L’obiettivo è favorire la libera circolazione dei servizi e l’abbattimento delle barriere tra i vari Paesi. Frits ha voluto che qualsiasi cittadino appartenente all’Ue possa proporre all’interno dell’Unione Europea la propria attività. La direttiva Bolkestein promuove infine la tutela dei consumatori, l’assicurazione professionale, la risoluzione delle controversie, la collaborazione tra autorità nazionali e la creazione di codici di condotta.
Il decreto Rilancio – governo Conte – ha prorogato le concessioni in scadenza al 2032. La scadenza del posteggio per gli ambulanti era stata quindi rinviata di 12 anni (da fine 2020 a fine 2032), con le procedure in deroga per la concessione di un posto al mercato per coloro i quali sono rimasti esclusi dalla procedura di assegnazione, nei comuni in cui era stata data attuazione alla direttiva Bolkestein.
Con il dlgs 59/2010 di recepimento della direttiva servizi, cosiddetta ‘Bolkestein‘, era stato previsto il divieto della proroga per le concessioni all’utilizzo, a fini economici, delle aree demaniali. Problema che aveva coinvolto anche le concessioni per gli stabilimenti balneari. La Conferenza unificata, Stato, regioni e comuni, aveva individuato già nel 2012 i parametri che avrebbero dovuto essere impiegati nei bandi per l’assegnazione dei posteggi, con una durata della concessione tuttavia limitata nel tempo, al fine di rispettare le direttive della UE. Direttiva che non è mai stata accettata di buon grado dagli operatori del comparto, dal momento che la normativa di settore che vigeva prima consentiva il rinnovo automatico della concessione.
Ma per l’Agcm va applicata la direttiva Bolkestein e – ha ribadito a febbraio scorso – le norme in contrasto vanno disapplicate. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato si è espressa dopo una richiesta di parere presentata dal sindaco di Roma Virginia Raggi, riguardo alla rilevazione del contrasto di alcune norme con il principio di tutela della concorrenzialità e della libera impresa. La direttiva Bolkestein, ricorda il Comune, impone la messa a bando per tutte le licenze degli ambulanti: una norma sinora derogata in Italia a causa di alcune leggi, che di fatto hanno consentito il rinnovo automatico delle licenze degli ambulanti fino al 2032.
La trattativa sui vaccini tramite chiamate e messaggi è venuta a galla grazie al New York Times. Ma Bruxelles si rifiuta di fare chiarezza.
Un caso di “cattiva amministrazione”. Le critiche alla Commissione europea nella gestione del giallo sugli sms scambiati tra la presidente Ursula von der Leyen e il numero uno di Pfizer Albert Bourla arrivano direttamente dalla stessa Ue. Per la precisione, dalla mediatrice europea Emily O’Reilly che ha bocciato il modo in cui l’esecutivo europeo ha risposto alla richiesta di accesso agli atti avanzata da un giornalista. Ma andiamo con ordine.
Nell’aprile 2021, il quotidiano New York Times ha riportato che la presidente della Commissione e l’amministratore delegato di Pfizer avevano trattato tramite “chiamate ed sms” una fornitura di vaccini anti-Covid. Un’indiscrezione che ha spinto il giornalista di Netzpolitik Alexander Fanta a richiedere il pubblico accesso ai messaggi di testo. La Commissione, rispondendo al cronista, ha identificato tre documenti da rendere pubblici – un’e-mail, una lettera e un comunicato stampa – ma non ha offerto alcun chiarimento sugli sms.
Eppure, il regolamento europeo 1049 del 2001 sancisce il diritto del pubblico di accedere ai documenti dell’Ue. Per documento si intende “qualsiasi contenuto informativo, a prescindere dal suo supporto (testo su supporto cartaceo o elettronico, registrazione sonora, visiva o audiovisiva) che verta su aspetti relativi alle politiche, iniziative e decisioni di competenza dell’istituzione”. Insomma, gli sms potrebbero rientrare in quest’ampia categoria, ma per fare luce sul caso occorre che la Commissione collabori.
Per questo la mediatrice europea a settembre è intervenuta sul caso facendo valere la sua funzione: ricevere le denunce di qualsiasi cittadino dell’Unione riguardanti la condotta delle istituzioni Ue e far valere, se fondate, le richieste nei confronti della pubblica amministrazione europea, dal livello più basso al vertice.
Dall’indagine di O’Reilly è emerso che “la Commissione non ha chiesto esplicitamente all’ufficio personale della presidente di cercare messaggi di testo”. Bensì “ha chiesto al suo gabinetto di cercare documenti che soddisfano i criteri interni della Commissione per la registrazione” e “i messaggi di testo non sono attualmente considerati conformi a questi criteri”. In altre parole, l’esecutivo Ue, anziché cercare i messaggi e valutare la rilevanza pubblica delle informazioni contenute, ha escluso arbitrariamente gli sms dal suo campo di ricerca. Di qui l’invito di oggi della mediatrice a “fare una ricerca più ampia sui messaggi rilevanti”.
“Dal modo ristretto in cui è stata trattata questa richiesta di accesso pubblico – ha dichiarato O’Reilly – è chiaro che non è stato fatto alcun tentativo di identificare se esistessero messaggi di testo. Ciò non soddisfa le ragionevoli aspettative di trasparenza e standard amministrativi nella Commissione”, ha sottolineato la mediatrice. A scanso di equivoci, O’Reilly ha inoltre chiarito la sua posizione sugli sms: “I messaggi di testo rientrano nella legge sulla trasparenza dell’Ue e quindi quelli pertinenti dovrebbero essere registrati. Non è credibile affermare il contrario”.
“Se i messaggi di testo riguardano le politiche e le decisioni dell’Ue, dovrebbero essere trattati come documenti dell’Ue” e dunque essere resi pubblici su richiesta di un cittadino, se ci sono le condizioni per farlo. “L’accesso ai documenti dell’Ue è un diritto fondamentale”, ha concluso O’Reilly.
Dopo le critiche della mediatrice Ue, la Commissione ha dovuto affrontare una serie di domande della stampa di Bruxelles durante il consueto briefing di mezzogiorno. Nello scambio di oltre 18 minuti su questo tema, i portavoce di von der Leyen si sono limitati a promettere una risposta alla mediatrice, rifiutandosi di smentire o confermare l’esistenza dei messaggi, che – a questo punto – potrebbero già essere stati eliminati dai dispositivi usati da von der Leyen. Il giallo continua.
Dalle aule di tribunale arrivano altri colpi alle strategie discriminatorie adottate dal governo negli ultimi mesi per contrastare la pandemia, pensate per rendere di fatto la vita impossibile ai non vaccinati e privarli persino del diritto al lavoro. Il Tar della Lombardia ha infatti sollevato una questione di legittimità sul decreto con l’esecutivo Draghi ha vietato ai sanitari non vaccinati non solo di entrare a contatto con i pazienti, ma anche di seguirli a distanza, tramite telelavoro. Una decisione arrivata al termine del caso sollevato mesi fa da una psicoterapeuta definita No Vax.
La donna era stata sospesa dall’ordine degli psicologi e le era stato impedito di lavorare a contatto con i pazienti. Come spiegato dal quotidiani “La Verita’” Verità, l’ordine aveva deciso infatti di applicare il decreto 44 dell’aprile 2021: la norma sospende i sanitari non vaccinati dalle attività sanitarie che “implicano contatti interpersonali o comportano, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio”. La dottoressa a quel punto aveva interrotto le sedute con i pazienti scegliendo di seguirli a distanza, con degli incontri telematici.
Il 22 dicembre, contro la dotteressa era arrivata un’altra sanzione: applicando il nuovo decreto legge 172 del 26 novembre 2021, l’ordine le aveva impedito anche il lavoro a distanza, visto che la norma prevede per i sanitari non vaccinati “l’immediata sospesione dall’esercizio della professione” senza distinzioni. Stremata, la donna aveva deciso di rivolgersi al Tar, che alla fine le ha dato pienamente ragione, permettendole così di tornare alle sedute telematiche con i suoi pazienti.
I giudici hanno anche sollevato una questione di legittimità costituzionale sul decreto 172. Una notizia che arriva a poche ore da un’altra, altrettanto importante: un altro Tar, quello del Lazio, ha disposto con due decreti monocratici il reintegro in servizio e il pagamento dello stipendio di alcuni agenti penitenziari e membri delle forze dell’ordine che continuano a rifiutare di sottoporsi alla vaccinazione.
ALTRO GRANDE SUCCESSO PER Il TAR LAZIO CHE REINTEGRA BEN 26 LAVORATORI NON VACCINATI E RIPRISTINA LA RETRIBUZIONE!!!! IL DOTT. RICCARDO SAVOIA RIPORTA LA GIUSTIZIA IN ITALIA!!!!! SALVATE LE LIBERTA’ COSTITUZIONALI, MA CONTINUIAMO A VIGILARE!!!!!ADDESSO VIETATO MOLLARE E CEDERE!!!!!
Ministeri: le buste paga si gonfiano come le Indennità di amministrazione. Gli italiani devono fare i conti con il caro bollette e l’aumento dell’inflazione, ma per chi lavora nei ministeri sono in arrivo buone notizie sul fronte economico. Il governo ha infatti deciso di ridurre le distanze tra le indennità presenti nei vari dicasteri, stanziando 170 mln di euro.
Ministeri, incremento extra delle buste paga
Per i dipendenti dei ministeri non ci sarà solo l’aumento del rinnovo contrattuale. Arriva anche un incremento extra delle buste paga che, in alcuni casi, arriverà fino a 2.500 euro lordi l’anno, 208 euro (sempre lordi) mensili. Ben più dello stesso aumento contrattuale che, per le funzioni centrali, va da 63 a 117 euro lordi mensili. L’aumento extra per i ministeriali riguarda le cosiddette indennità di amministrazione, una voce presente nelle buste paga di chi lavora in un ministero e che, almeno fino ad oggi, potevano essere profondamente diverse da amministrazione ad amministrazione.
Gli aumenti entreranno in vigore insieme al nuovo contratto di lavoro già firmato dai sindacati e in attesa del via libera del Mef e della Corte dei Conti. “Raggiungiamo un importante obiettivo, fortemente voluto dalla Flp in questi anni”, ha commentato Marco Carlomagno, segretario generale del sindacato, “e su cui ci siamo battuti in tutte le sedi, fino al pressing degli ultimi mesi nei confronti dei ministeri dell’Economia e della Pubblica amministrazione per superare gli ingiustificati ritardi che si stavano manifestando, al fine di riconoscere pari dignità e il pieno riconoscimento delle professionalità del personale di quelle amministrazioni che in questi anni sono stati fortemente penalizzati”.
FINALMENTE GLI ANIMI COMINCIANO A SCALDARSI E TANTI POLITICI SONO COSTRETTI, PER NOSTRA GIOIA, A SOTTOSTARE AGLI IMPROPERI E ALL’ALZATA DI SCUDI DI QUEI GIORNALISTI, CHE SI STANNO FACENDO PORTAVOCI DEI MILIONI DI CITTADINI, IMPOTENTI NELL’ ESPRIMERE IL LORO DISSENSO NEI CANALI DI MASSIMA DIFFUSIONE TELEVISIVA.
È ACCADUTO ANCHE IERI SERA SU RETE 4 A ”QUARTA REPUBBLICA”DOVE DANIELE CAPEZZONE HA PERSO LETTERALMENTE LA PAZIENZA «Ma che cavolo di Paese siamo diventati? Per voi sembra che tutto diventi normale, ma non è così!» Il giornalista de “LA VERITA’” ha esordito cosi sulle restrizioni adottate dal governo, e non solo!
Lo ha fatto sapere Giorgia Meloni: “Il Commissario Europeo Paolo Gentiloni manda in soffitta l’obbligo vaccinale. Vale anche in Italia? Come mai i media italiani non riportano la notizia?”. Il riferimento della leader di Fratelli d’Italia è su quanto dichiarato dal commissario Gentiloni in un’intervista al giornale tedesco Die Welt: “La discussione sulla vaccinazione obbligatoria contro il Covid-19 era giustificata mesi fa. Ma non credo che ora sia il momento di discutere della vaccinazione obbligatoria”, ha spiegato.
Dunque, a stretto giro di posta, la Meloni rincara la dose: “Mentre tutto il mondo allenta le restrizioni,da oggi in Italia centinaia di migliaia di lavoratori rimarranno a casa senza stipendio per il ricatto del Green Pass. Un provvedimento vessatorio senza alcun senso scientifico. Il green pass va abolito.Proibire alle persone di potersi guadagnare da vivere, penalizzando anche le aziende che dovranno fare a meno della forza lavoro in un periodo di grande difficoltà economica per tutta la Nazione, è semplicemente delirante“, conclude Giorgia Meloni. Lo riporta Mag24.es.
14 Febbraio 2022 – di Piero Senaldi (direttore di Libero)
Noi di Libero non siamo ministri, non siamo mai stati comunisti, non possiamo contare su una squadra di venticinque scienziati che suggerisca ogni scelta e neppure abbiamo preso quasi quattromila voti in quel di Potenza che ci legittimino a decidere della vita di sessanta milioni di potenziali malati, perché questo ormai sono essenzialmente gli italiani per la parte giallorossa del governo. Perciò forse è normale che non riusciamo a capire le ragioni che stanno alla base dell’agire del titolare della Salute, l’onorevole Roberto Speranza, arrivato terzo su tre concorrenti alle ultime primarie del Partito Democratico. Siamo pro vaccini da sempre, addirittura da prima che fossero prodotti, e abbiamo condiviso l’introduzione del certificato verde, che ha consentito agli immunizzati di vivere normalmente, aprendo loro uffici, ristoranti, circoli, cinema e palestre senza bisogno di tampone. Speranza ci aveva promesso che con il Green Pass non ci saremmo contagiati, invece dopo la sua introduzione abbiamo toccato il picco di positivi, oltre duecentomila al giorno, ma va bene lo stesso, abbiamo continuato a sostenerlo poiché almeno consentiva di ammalarsi non gravemente.
LA PRIMA FASE – Quando la quarta ondata ha iniziato a fare paura, abbiamo applaudito alle ulteriori restrizioni, che impedivano ai non vaccinati di avere ogni tipo di vita sociale al di fuori del lavoro pure potendo dimostrare di essere negativi. Lo abbiamo fatto ben comprendendo che il Green Pass aveva ormai cambiato funzione, non barriera contro il contagio ma mezzo per indurre a sottoporsi alla profilassi. Abbiamo anche condannato apertamente i no vax, convinti che siano nemici della scienza e anche un po’ del vivere civile, visto che non riescono a vincere le proprie paure per venire incontro agli interessi della collettività, anzi cercano ogni pretesto, anche il più lunare, per alimentarle. Ora però c’è una cosa che non ci torna. Da martedì, quasi un milione e mezzo di italiani sopra i cinquant’ anni non potrà andare al lavoro, e quindi perderà lo stipendio, anche qualora fosse in grado fare di dimostrare di non essere infetto, per la semplice ragione di non essersi immunizzato. È stato stabilito con un provvedimento del 6 gennaio scorso, quando i contagi viaggiavano al ritmo di 220mila al giorno e i tecnici preferiti di Speranza prevedevano che, più o meno di questi tempi, saremmo potuti arrivare anche a mezzo milione di nuovi positivi ogni ventiquattr’ ore.
GUFI SMENTITI – La realtà, come spesso accaduto, si è incaricata di smentire i gufi del governo e le infezioni sono calate del 75%. Dopodomani perciò vivremo la surreale situazione di persone che potevano lavorare liberamente a inizio anno, quando eravamo sull’orlo del baratro e non si sapeva quale sarebbe stato il nostro futuro, ma che non possono recarsi in ufficio ora che l’epidemia ha abbassato la testa e si prevede che tra un mese avremo meno di diecimila infetti al giorno. Sinceramente, signor ministro, ci sfugge la logica. Poiché supponiamo che né lei né i suoi consigliori siano dei sadici a cui piace far soffrire i cittadini senza ragione e immaginiamo che il suo scopo non sia aumentare la tensione sociale fino a che non scoppi, ci chiediamo che senso ha, se cambia il contesto, e addirittura migliora, mantenere regole pensate per scenari drammatici che non si sono realizzati. Pare perfino, ma non vogliamo crederci, che i suoi esperti vogliano prorogare la penitenza dei non vaccinati anche oltre la durata dello stato d’emergenza, la cui scadenza è prevista per il 31 marzo, mentre Locatelli, Ricciardi e soci vorrebbero protrarre il Green pass fino all’estate. Adducono ragioni sanitarie per giustificarsi, quando è palese che il governo vuole mantenere il certificato verde oltre la necessità solo perché altrimenti riterrebbe di perdere la faccia nei confronti dei cittadini che si sono vaccinati proprio per ottenere il pass. Da vaccinati, pro vax e pro Green pass, ci permettiamo di suggerire al governo di abbandonare questa logica da mercanti. Chi si è inoculato lo ha fatto per non ammalarsi, o meglio ammalarsi poco e questo, oltre alla soddisfazione di aver dimostrato senso civico, è il suo premio. Non ci fa godere tenere in gabbia gli altri, se non è necessario, e abbiamo voglia di lasciarci alle spalle la pandemia tutti insieme come popolo. Immunizzarsi è un gesto di libertà che non necessita di vendette per avere senso.
Il Tar del Lazio ha inflitto un altro duro colpo alle strategie di lotta alla pandemia del governo e, in particolare, a quel Green pass che i rappresentanti dell’esecutivo Draghi continuano a difendere a spada tratta, tra le proteste degli italiani che trovano ingiusto privare del diritto al lavoro chi non si vaccina. Un obbligo vero e proprio, appena appena mascherato, che ha portato in questi mesi alla sospensione di tanti cittadini che hanno scelto di non piegarsi, rifiutando la somministrazione. E che per questo sono stati puniti, in un Paese dove ormai la libertà di scelta viene calpestata quotidianamente. Ora, però, ecco l’ennesima sentenza che dà loro ragione.
La sezione Prima bis del Tar del Lazio ha infatti accolto le istanze dei militari iscritti al sindacato Itamil e difesi dall’avvocato Giulia Liliana Monte che chiedevano l’annullamento dei proveddimenti di sospesione dall’attività lavorativa emanati dai rispettivi comandanti di corpo o datori di lavoro. Sanzioni che erano scattate in virtù della circolare dello Stato Maggiore Difesa che disciplinava quanto deciso dal governo con il Decreto Legge n. 172, successivamente convertito in legge.
Sul tema della sospensione dal servizio dei militari non vaccinati, Itamil aveva inviato nei giorni scorsi ai gruppi parlamentari della Camera una scheda tecnico normativa per richiedere una revisione della norma, considerata troppo penalizzante nei confronti del personale. Una richiesta rimasta inascoltata, ma che ha costituito la base di partenza per il ricorso presentato dallo studio legale Monte al Tar del Lazio, che è stato accolto.
Come si legge nella sentenza, il Tar ha infatti “accoglie e per l’effetto sospeso medio tempore l’efficacia dei provvedimenti sospensivi impugnati” , dando così il via libera al rientro in servizio dei militari che erano stati sospesi, in varie Regioni d’Italia, per non essersi sottoposti alla vaccinazione anti-Covid. Il Tribunale amministrativo regionale ha anche fissato per il 16 marzo 2022 la trattazione del tema in sede collegiale. Nel frattempo, il sindacato Itamil ha già annunciato la notifica del decreto del Tar al ministero della Difesa per darne tempestiva esecuzione.