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30 Aprile 2023 – Redazione

 

Una legge in Uganda contro l’omosessualità si è rivelata per l’UE il pretesto perfetto per far approvare un emendamento che depenalizza l’omosessualità e condanna chi impone leggi anti gender.


1) LA LEGGE IN UGANDA

Sebbene il disegno di legge sia stato approvato all’unanimità, il presidente non ha ancora firmato il decreto, rispedendolo temporaneamente in parlamento per attuare alcune modifiche, come l’inserimento del tema della riabilitazione. La nuova legge conferma nel paese il già presente carcere per chi pratica l’omosessualità e prevede la pena di morte per chiunque abbia rapporti omosessuali con bambini e disabili. Chi sosterrà gli LGBT, o fornirà sostegno finanziario a organizzazioni che lo fanno, rischierà fino a 20 anni di carcere. Gli ugandesi dovrebbero denunciare alla polizia gli omosessuali, altrimenti potrebbero ricevere una multa o essere incarcerati per 6 mesi. Sono previsti fino a 10 anni di carcere per chi fa sposare persone dello stesso sesso o gli offre alloggio.

2) ITALIA, POLONIA ED UNGHERIA NEL MIRINO DELL’UE

Nel paragrafo 19 dell’emendamento si legge che vi è preoccupazione per “gli attuali movimenti retorici anti diritti, anti gender e anti LGBTQ+ alimentati da leader politici e religiosi a livello globale”, in quanto “ostacolerebbero la depenalizzazione universale dell’omosessualità e dell’identità transgender e legittimano la retorica secondo cui le persone LGBTIQ sono un’ideologia anziché esseri umani”. Il paragrafo si conclude con una condanna dell’UE alla retorica anti LGBT, e che questa è presente in alcuni membri dell’unione: Ungheria, Polonia ed Italia.

Nel 2021 in Ungheria è stata approvata una norma che vieta la promozione dell’omosessualità e della “transizione di genere” sui media e nelle scuole alle persone di età inferiore ai 18 anni. La legge, definita “una vergogna” da Von Der Leyen, ha spinto la commissione europea ad intentare una causa legale contro Orban.

Alcuni comuni della Polonia hanno istituito in modo autonomo le “LGBT Free zones“, aree del paese dove gli LGBT non sono accettati e viene impedito loro di manifestare, mentre l’Italia sarebbe colpevole di aver bloccato le registrazioni all’anagrafe dei bambini di coppie omosessuali e affossato il DDL Zan.


3) CENSURA LGBT

Se la legge in Uganda dovesse venire approvata, l’UE è già pronta ad applicargli sanzioni per violazione dei diritti umani e a revocare al paese le preferenze EBA, che prevedono l’eliminazione delle tariffe per le merci provenienti da paesi meno sviluppati.

Il punto 31 dell’emendamento invita la commissione europea a creare un piano a tutela della casta LGBT con le seguenti misure: rendere la depenalizzazione dell’omosessualità un requisito per poter accedere all’EBA, inserire negli accordi di partenariato internazionali una clausola che ne prevede la sospensione qualora il paese criminalizzi le persone LGBT, modificare gli algoritmi dei social per impedire la diffusione dei contenuti anti-gender, ed estendere il sostegno finanziario alle organizzazioni LGBTQ+ presenti in paesi che criminalizzano l’omosessualità e tramite un apposito fondo istituito dall’UE, fornire a queste assistenza tecnica e legale.


4) DOPPI STANDARD

Vi ricordate tutte le interrogazioni parlamentari che sono state fatte all’UE sulla legittimità del green pass o del massacro dei portuali di Trieste? A tutte l’UE rispondeva che non era affar loro e che i paesi membri potevano fare quel che volevano. Qui l’UE non solo vuole sindacare sulle leggi che non vengono approvate nel nostro paese come il DDL Zan, ma si permette di dare ordini anche all’Uganda. Dov’erano questi paladini della (in)giustizia quando durante il lockdown a Shangai mettevano sensori sulle porte per non far uscire le persone? 


CONCLUSIONI

Dovete imparare la distinzione tra minoranze e minomafie. Le prime vengono abusate e nessuno fa nulla (no vax), le seconde hanno tutti i magnati, i politici e gli influencer del mondo a loro difesa per interessi ideologici. 

Fonte: Der Einzige – Fonte di Liberta’

 

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29 Aprile 2023 – di Marzia MC Chiocchi

Poco e’ cambiato dal crollo del Ponte Morandi di Genova avvenuto il 14 Agosto del 2018.

E’ l’Italia che va.. un paese in dissesto idrogeologico e non solo

E’ l’Italia che va..                                                      con le su macchinine vrum vrum
sulle piccole autostrade ” bum”
Sotto cieli di cristallo blu blu

Questo l’incipit di una famosissima canzone di Ron datata 1986. Se poi proseguiamo nella lettura del testo, notiamo che, con una musicalità spensieratamente rassegnata, e con morbidezza linguistica, l’autore delinea un tratto attualissimo della staticità tutta italica. In 37 anni dalla sua uscita poco e’ cambiato.

Non e’ affatto mia intenzione frullare il sacro col profano, ma vorrei partire da questa canzone per affrontare, spero senza pesantezza,  una delle problematiche di questa Italia colabrodo.
La fragilità di molte opere infrastrutturali, frutto di un’ ingegneria contemporanea un po’ disattenta, unita alla frequente poca serietà, nella gestione degli appalti. Parto dai cavalcavia e i ponti crollati, trattandosi di eventi recenti, un’elenco che, partendo ad esempio dal 2013 ad oggi, ne annovera un significativo elenco!
Uno scempio, una vergogna, un’indecenza. Concedetemi queste parole, ancora molto calibrate, che sostituiscono educatamente, un linguaggio pubblicamente inesprimibile, per definire la sequenza di morte e distruzione.
Tante ragioni di tutto cio’ le conosciamo, tra cui:

– scarsa professionalità progettuale
– costruzioni realizzate risparmiando sui materiali
– una quasi assente manutenzione sempre in crescendo

Intervistando un esperto del settore, da oltre 20 anni in prima linea su molti cantieri edili del territorio nazionale, abbiamo chiesto noiosissimi, se pur indispensabili tecnicismi, per comprendere come sia cambiato nella storia il modo di realizzare grandi e piccole infrastrutture. Semplificando al massimo, abbiamo capito che, nei secoli, e sopratutto negli ultimi decenni, per costruire, si e’ sostituita la più solida pietra di tufo con i mattoni. Che le tecniche di costruzione siano passate dalle murature antiche più complesse, non sempre lineari e per questo uniche, alla concezione moderna scatolare, può senza dubbio dispiacere, perché così operando le parti moderne delle nostre città storiche, sono diventate anonime e dormitorio.
Ma alla base di tutti i cambiamenti, belli o brutti che siano, devono rimanere concetti granitici: sicurezza, stabilità e manutenzione. Alla luce di quanto detto, infatti, non si possono spiegare gli accadimenti con giustificazioni riduttive, frasi o luoghi comuni quali “Il Paese che crolla”, ” La sabbia di mare usata al posto di quella di fiume” o simili.
Gli antichi, senza dubbio, costruivano molto meglio e con maggiori accortezze ma, periodicamente, con cadenza certosina, mantenevano infrastrutture, opere idrauliche e quant’altro, con i controlli che, sempre più spesso, noi omettiamo.


Sebbene coscienti che una costruzione in pietra, nei secoli, abbia maggiore solidità e durevolezza, rispetto ad una di cemento armato, non possiamo pensare, però,  che tali opere vivano in un’ aura di eterna resistenza. Purtroppo viviamo le conseguenze di una cancrena sociale, di un’emorragia civile che, superficialità,  inamovibilita ed egoismo imperanti, non riescono a fermare. Figli di una satira di boccaccesca memoria, che si prendeva gioco, già da allora, dei comportamenti non esemplari  della societa italiana, ancora tutta da unire, dovremmo velocemente svegliarci.
Non basta solo esorcizzare cio che accade con simpatiche e argute battute sui social. E arrivato il momento di reagire, non a parole ma nei luoghi deputati.
Chi ci governa fa leva sulla nostra apatia, continuando ad imbambolarci con i ” FAREMO”.
Ma quando? Vien da chiedere. Allo stato dei fatti, probabilmente rispondiamo, il giorno del poi e l’ anno del mai.
Smettiamo di considerare Cassandra chi dice la verità prevedendo disastri non per vaticinio, ma per professionalità e capacità tecniche. In fondo, la figura mitologica greca, annunciando sventure, metteva semplicemente sull’avviso per prevenire ed evitare il peggio. Ma la stupidita , che partorisce senza soluzione di continuità,  l’aveva invisa ai molti, considerandola esclusivamente portatrice di ogni male. Dalla mitologia alla realtà il passo e’ stato breve, e ancora oggi, chi cerca di avvertire, non viene ringraziato , ma considerato Cassandra.
Ahi noi!
E l’Italia che va….
Tante domande senza risposte. E quante difficoltà a spiegare certe incongruenze ai bambini che, sempre più svegli e attenti, pongono domande intelligentemente imbarazzanti. A tal proposito l’ing. Esposito mi ha raccontato di quando la figlia, di appena 5 anni, dopo i crolli di Pompei gli chiese.. “Papà, perché ci sono costruzioni antichissime che resistono e quelle di oggi cadono?

Rimase sorpreso e spiazzato dalla domanda, perche doveva spiegare meccanismi complessi di ingegneria e farsi capire. Questo il suo racconto:
“C’era vento e le dissi, guarda gli alberi… sono esposti a una serie di eventi…pioggia, vento, grandine, eppure…si piegano… magari perdono qualche foglia,  ma son li a lottare contro gli eventi. Le solide radici aggrappate alla terra sono come le fondamenta di un palazzo e il fusto la struttura.
Madre natura li i ha dato una capacità elastica tale da contrastare la maggior parte degli imprevisti. Magari la corteccia si rompe, lascia nudità, ma sempre madre natura permette di rigenerarsi. Questa si chiama manutenzione, che le piante fanno da soli.
La bimba rispose “Ma i palazzi son duri come il cemento e non sono elastici.
Le raccontai dei primi ominidi, delle palafitte, fino alla scoperta geniale del calcestruzzo in epoca romana.
Le spiegai che sin da allora si era capito che ogni forza della natura doveva essere contrastata con l’elasticita della struttura. I romani costruivano con malta e mattoni ma proprio quello rendeva la costruzione elastica. Addirittura avevano pensato che il modo di posizionare gli stessi mattoni prevenisse i crolli dovuti ai terremoti. E questa tecnica è stata sfruttata fin quasi ai giorni nostri.
Ma perché non facciamo più le case cosi allora? Chiese la bambina
Perché oggi esiste un materiale più semplice chiamato cemento armato, con cui si tirano su le strutture portanti.
Non mi hai risposto papà… oggi quelle case crollano. Non dirmi che anche tu fai queste cose, mi disse preoccupata. Come facevo a spiegarle del boom economico, dell’ingordigia di certi palazzinari, della mancanza di manutenzione, di controlli..Troppo per lei! Le dissi solo  di stare tranquilla perché avrei fatto sempre in modo che ciò non accadesse.
Rimase sorpreso e spiazzato dalla domanda, perche doveva spiegare meccanismi complessi di ingegneria e farsi capire. Questo il suo racconto:
“C’era vento e le dissi, guarda gli alberi… sono esposti a una serie di eventi…pioggia, vento, grandine, eppure…si piegano… magari perdono qualche foglia,  ma son li a lottare contro gli eventi. Le solide radici aggrappate alla terra sono come le fondamenta di un palazzo e il fusto la struttura.
Madre natura li i ha dato una capacità elastica tale da contrastare la maggior parte degli imprevisti. Magari la corteccia si rompe, lascia nudità, ma sempre madre natura permette di rigenerarsi. Questa si chiama manutenzione, che le piante fanno da soli.
La bimba rispose “Ma i palazzi son duri come il cemento e non sono elastici.
Le raccontai dei primi ominidi, delle palafitte, fino alla scoperta geniale del calcestruzzo in epoca romana.
Le spiegai che sin da allora si era capito che ogni forza della natura doveva essere contrastata con l’elasticita della struttura. I romani costruivano con malta e mattoni ma proprio quello rendeva la costruzione elastica. Addirittura avevano pensato che il modo di posizionare gli stessi mattoni prevenisse i crolli dovuti ai terremoti. E questa tecnica è stata sfruttata fin quasi ai giorni nostri.
Ma perché non facciamo più le case cosi allora? Chiese la bambina
Perché oggi esiste un materiale più semplice chiamato cemento armato, con cui si tirano su le strutture portanti.
Non mi hai risposto papà… oggi quelle case crollano. Non dirmi che anche tu fai queste cose, mi disse preoccupata. Come facevo a spiegarle del boom economico, dell’ingordigia di certi palazzinari, della mancanza di manutenzione, di controlli..Troppo per lei! Le dissi solo  di stare tranquilla perché avrei fatto sempre in modo che ciò non accadesse.

ECCO IL VIDEO SUI PONTI A RISCHIO CROLLO ⤵️
https://youtu.be/A1MlXGaSJ9E


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28 Aprile 2023 – Redazione

Uno dei composti chimici che ha creato più controversie negli ultimi anni è ioduro d’argento. È un composto inorganico costituito da un atomo di argento e un atomo di iodio. È un solido cristallino giallo chiaro che tende a scurirsi se esposto alla luce per lungo tempo. Non è solubile in acqua ma può dissolversi in presenza di un’alta concentrazione di ione ioduro.

In questo articolo vi parleremo di tutte le caratteristiche, proprietà e usi dello ioduro d’argento.

Caratteristiche principali

Stiamo parlando di un composto inorganico che contiene una struttura cristallina simile a quella del ghiaccio. Negli anni l’esperienza con questo composto è maturata e gli sono stati dati numerosi utilizzi. Uno di questi è quello di servire da seme per poter produrre pioggia e cambiare il clima. Questo uso è stato molto messo in dubbio a causa del potenziale danno che lo ioduro d’argento può causare se dissolto in acqua. Inoltre, non sono noti effetti a lungo termine che il cambiamento del clima di una regione possa avere.

Fin dall’Ottocento è stato utilizzato in fotografia grazie alla capacità di scurire con la luce. Viene anche utilizzato nelle terapie antimicrobiche. Recentemente sono stati condotti alcuni studi sull’utilizzo dello ioduro d’argento nella rimozione dello iodio radioattivo nei rifiuti prodotti nelle centrali nucleari.

un composto che è tossico per l’uomo, gli animali e le piante. Pertanto, c’è una grande controversia sull’uso dello ioduro d’argento per modificare il clima e generare pioggia. La struttura di questo composto è formata dal suo stato di ossidazione di argento e iodio con valenza -1. Il legame tra i due ioni è molto forte e stabile. Questo è uno dei motivi per cui è difficilmente insolubile in acqua. La struttura cristallina dipende dalla temperatura in cui ci troviamo. Sotto i 137 gradi c’è una forma cubica, tra 137 e 145 gradi abbiamo un solido di colore giallo-verdastro o sotto forma di beta. Infine, se la temperatura sale sopra i 145 gradi, presenterà quello ioduro d’argento di colore giallo e nella sua forma alfa.

Proprietà dello ioduro d’argento

Sappiamo che nel suo stato fisico naturale è un solido di colore giallo chiaro che forma cristalli esagonali o cubici. Il suo peso molecolare è di 234.773 grammi per ogni mole e il suo punto di fusione è di 558 gradi. Affinché Eliodoro possa bollire l’argento, deve raggiungere temperature di 1506 gradi.

Come abbiamo accennato prima, è un composto inorganico praticamente solubile in acqua. È insolubile in acidi ad eccezione dell’acido idroiodico ed è solubile in soluzioni concentrate come bromuri alcalini e cloruri alcalini. Tra le sue proprietà chimiche abbiamo gli acidi che sono concentrati fintanto che sono ad alte temperature e attaccano lentamente. Le soluzioni in cui è presente un eccesso di ione ioduro vengono sciolte, formando un complesso di iodio e argento. Una delle proprietà per le quali si distingue è che è sensibile alla luce. Se la luce è esposta a lungo, si scurisce lentamente e forma l’argento metallico.

Usi di ioduro d’argento

Questo composto si ottiene in natura sotto forma di minerale iodargirite. Una volta in laboratorio, può essere preparato riscaldando la soluzione di nitrato d’argento con una soluzione di ioduro alcalino come lo ioduro di potassio. In questo modo, lo ioduro d’argento viene creato artificialmente.

Uno degli usi più controversi dello ioduro d’argento nella storia è quello di generare pioggia.È possibile applicare nelle nuvole per modificare la quantità o il tipo di precipitazione. Può innescare processi di grandine, disperdere nebbie fredde o indebolire gli uragani. Per fare questo, può essere disperso come se fosse un seme all’interno di una nuvola fredda che contiene acqua liquida super raffreddata. Eta significa che le temperature sono inferiori a 0 gradi. Avendo una struttura cristallina simile a quella del ghiaccio, favorisce il congelamento dell’acqua super raffreddata.

Il problema dell’uso dello ioduro d’argento per la generazione di pioggia sono i suoi effetti negativi. Ed è che dopo la dispersione come un seme nelle nuvole si trova al suo interno e viene lavato via dalle precipitazioni. La presenza di un argento solubile duro nell’acqua piovana è qualcosa di cui tenere conto poiché è inquinante e tossico per piante, animali e esseri umani. L’ambiente marino colpisce anche tutti gli animali e le piante.

Il cloud seeding è un esperimento condotto alcuni decenni fa. Se le nuvole sono piantate rispettivamente sulla stessa area, può creare un effetto cumulativo di ioduro d’argento. Secondo diversi studi recenti, la concentrazione di ioduro d’argento trovata nelle aree in cui è stata utilizzata la tecnica di cloud seeding è molto superiore al limite dal quale risulta tossico per alcuni pesci e organismi inferiori.

Si può dire che l’unico uso razionale dello ioduro d’argento sarebbe quello di indebolire gli uragani, riducendo così le loro conseguenze.

Altri usi

Come abbiamo accennato prima, a causa della sensibilità della luce è stato utilizzato in fotografia. È un materiale in grado di reagire in presenza di luce. Ciò fa sì che venga utilizzato per ottenere materiali fotosensibili come rulli fotografici su cui sono stati applicati i cristalli. Grazie allo ioduro d’argento abbiamo potuto scattare foto da una vecchia macchina fotografica.

Un altro uso è nella rimozione dello iodio radioattivo. Poiché ha un’elevata insolubilità, è stato proposto di rimuovere lo iodio radioattivo presente nei rifiuti acquosi generati nelle centrali nucleari.

Tutto ciò che è stato qui scritto, dovrebbe aver fatto capire che ciò che cade dal cielo con la pioggia non ha niente a che vedere con il benessere e la salute delle persone. Avremo modo di riparlarne, perché la pseudo emergenza climatica, sta prendendo il posto del pandelirio da covid.

 

FONTE: metereologiaenred.com

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27 Aprile 2023 – Redazione

 

PUBBLICO UN ARTICOLO SCRITTO NEL 2017 DA UN BLOGGER CHE, ANALIZZANDO IL LINGUAGGIO COMUNE E LA REALTÀ DEI SOCIAL, HA SPIEGATO COME ALCUNE CATEGORIE DI PERSONE, COMUNEMENTE CHIAMATE “LEONI DA TASTIERA”, POSSANO ARRECARE DANNO A CHI LEGGE E NON È FERRATO IN MATERIA, O CREDE SEMPRE A TUTTO A PRESCINDERE.
NEL TESTO HO TROVATO RIFLESSIONI INTERESSANTI SU COME IL LINGUAGGIO COMUNE STIA CAMBIANDO, MA HO TOLTO I COMMENTI PIÙ SCOVENIENTI PER L’USO DI  UNA TERMINOLOGIA UN PO’ SOPRA LE RIGHE E NON PROPRIO IL LINEA CON IL MIO SCRIVERE. AL TERMINE DELLA LETTURA NESSUNO DOVRÀ SENTIRSI OFFESO, ANCHE PERCHÉ, PURTROPPO, QUELLA DESCRITTA È SOLO PARTE DELLA REALTÀ.

MARZIA MC CHIOCCHI


Quante volte abbiamo sentito o letto la curiosa forma espressiva Analfabeti funzionali.

Una volta, prima dell’avvento dei social e persino di internet, quelli così erano chiamati volgarmente e semplicisticamente scemi, con varianti lessicali dipendenti dagli strati sociali, oppure dalla qualità della conversazione quali idioti, fessi, imbecilli, stupidi, stolti cretini, per poi arrivare ai localismi.

Oggi però imperversa una moda linguisticamente fatale, che s’insinua – attraverso il web – nei nostri linguaggi.

Ecco che, per esempio, lo storytelling non è altro che il racconto di storie, il selfie è l’autoscatto, lo stepchild adoption è l’adozione del figlio del partner, il brand è il marchio, l’on demand è un servizio a richiesta, ecc.

Quindi un analfabeta funzionale sarebbe semplicemente una persona che ha studiato, ma alla fine non capisce il vero senso di un concetto, anche semplice. In realtà pure molti laureati, masterizzati o dottorati soffrono di questa malattia culturale e infatti – viaggiando tra i social – anche molti titolati non approfondiscono le letture, fermandosi magari ai titoli di un articolo.

Alla categoria si possono ricondurre anche queste figure, così massicciamente presenti sui social:

Quello che legge solo e soltanto il titolo e commenta

A volte capita che fraintenda anche il senso del titolo stesso degli articoli di oggi (inclusi quelli – dei maggiori quotidiani nazionali) dal momento che molto spesso sono sensazionalistici e acchiappaclick. E quindi, commenta solo in base al titolo. A tal proposito, i giornalisti del “Secolo XIX” nel 2016 hanno fatto un esperimento sociale, basato proprio su questo. Leggi e divertiti.

L’odiatore seriale

Gli odiatori seriali (definiti haters) sono quelli che qualsiasi cosa tu scriva (soprattutto se sei un personaggio famoso o comunque seguito sui social) hanno sempre qualcosa da ridire, e un po’ di veleno da sputare.  L’odiatore seriale è chiaramente colui che, dal momento che non ha altri modi per sfogare le sue innumerevoli frustrazioni, lo fa sui social,  e ogni “like” che prende alimenta il suo ego, facendolo illudere di contare qualcosa. Nel mondo virtuale conterà  solo fino allo scorrimento della timeline, in quello reale, purtroppo, non conterà niente. In fondo la sua vita è vuota, quindi i suoi 30 secondi di gloria rappresentano la summa della propria esistenza. Da compatire.

Quello che pensa agli affari suoi, sempre e comunque

E’ il tipo che controlla il profilo degli altri, senza mai scrivere di lui.

Il maniaco seriale

E’ quello che ti chiede l’amicizia. Zero amici in comune, con foto del profilo che mostra la tartaruga e il tatuaggio, con occhiali da sole specchiati, montatura da figo e un sorriso a 36 denti. Tu accetti l’amicizia e subito ti arriva un messaggio tipo: “ciao, o visto ke 6 single…..”. Tu gli fai notare che non è il caso, ma lui, nelle settimane a venire, ti mette il “like” a ogni foto che pubblichi. E lì capisci che la sua serialità è solo la punta dell’iceberg di un malessere sociale e psichico che potrebbe portare ad epiloghi poco piacevoli.

L’uomo del “meditate gente, meditate”

E’ il normotipo di quello che ci mette ore a scrivere un post o un commento, il cui risultato sono solo una serie di frasi stereotipate e ritrite, ma che, solo lui, ritiene ricche di cultura e ad effetto. Per poi concludere il post con un “meditate gente, meditate”. Infine, dopo aver premuto “invio”, si gongola pensando alla sua saggezza e attende i like dei suoi simili.

Quello che, se gli parli ti risponde picche

In pratica, imposti un dialogo tra sordi, ovvero nel semplificare il tuo pensiero e fargli capire concetti semplici, ma lui ti risponderà parlando di altro. Non perché voglia distogliere l’attenzione e spostare la conversazione, ma semplicemente perché non ha capito alcunché!

Quello che si mette il like da solo

Nel gergo social, come sappiamo tutti benissimo, un like è un apprezzamento a un contenuto che abbiamo pubblicato. Quindi chi lo ha  scritto significa che condivide quello che dice! Chiaro!  Quindi perché, devi mettere quel like ai tuoi contenuti?

Il condivisore seriale di bufale

È la persona più pericolosa nel mondo social. E’ colui che si fa attrarre da titoli. A nulla vale che l’articolo provenga dalle black list dei siti bufalari, a nulla vale che tu commenti i suoi post dicendo che sono falsi. Ne uscirà fuori solo un’amara discussione in cui tu sei il complottista e loro i portatori sani di verità assolute. Vanno solo lasciati perdere.


Il fatto è che hanno vinto gli analfabeti funzionali

Tu puoi anche usare tutta la logica possibile per inchiodarli alla propria ignoranza. Non ci riuscirai. Puoi pubblicare tutti gli schemi logici di questo mondo per fargli capire che bisogna parlare con consapevolezza. E’ inutile. Puoi anche citare tutte le fonti che dimostrano il contrario di ciò che sostengono. E’ tempo perso.

Certi individui, finché avranno una connessione internet e un accesso libero e indiscriminato agli strumenti social, ti travolgeranno sempre e comunque con le loro supposizioni, i qualunquismi, le dietrologie da quattro soldi e la grammatica calpestata con violenza e abominio.

Tu potrai condividere quanto vuoi gli articoli che richiamano alla ragione, ma saranno solo compresi e accettati dai tuoi simili, cioè da quelli che vivono nelle riserve della ragione (pochi, insomma), mentre intorno a te imperverserà il diluvio dell’arroganza mista a saccenza e ignoranza.

 

Fonte: “Il Barbuto.blog”

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24 Aprile 2023 – Redazione

 

“ Con l’inizio degli anni settanta del secolo scorso ( il XX’) cominciò a crollare la domanda internazionale di materie prime, sopratutto quella di nichel, con conseguente situazione di grave difficoltà nell’omonima azienda di famiglia.                                                        Costituita nel 1973 la metà della LE NICKEL venne venduta da Guy de Rotschild ad un’azienda statale. In compenso il barone si inventò LA IMETAL che, forte della liquidità ottenuta tramite la suddetta vendita, venne utilizzata per investire negli ISA, inaugurando una nuova fase, di sempre maggiore attenzione all’economia americana. Tutto per i Rotschild di Francia comincio’ con l’appoggio della loro affiliata newyorkese NEW COURT SECURITIES e della vecchia alleata KHUN & LOEB attraverso il cui sostegno, GUY, rilevò un’azienda di Pittsburgh specializzata nella produzione di leghe metalliche.

L’opinione pubblica americana protesto ferocemente contro questa scalata straniera bei confronti di un’importante azienda metallurgica statunitense. Ma comunque l’affare andò in porto! Negli stessi anni Guy decise di cedere la sua storica residenza di Ferrieres considerata ormai uno spreco persino per una delle famiglie più ricche al mondo. Il sontuoso castello e la sua immensa tenuta furono ceduti all’Universita’ di Parigi. Soltanto una parte dei suoi terreni rimase di sua proprietà. Sul territorio rimastogli il Barone fece costruire una residenza molto signorile, anche se menò mastodontica, dove continuarono a sfilare re e regine, stelle di Hollywood e personalità politiche.

Poi per i Rotschild di Francia si scatenò la tempesta. Nel 1981 alla presidenza della Repubblica francese sali’ per la prima volta un socialista. Si chiamava FRANCOIS MITTERAND  e aveva un programma politico capace di far rabbrividire qualsiasi grande magnate francese: superare la “soglia minima” delle nazionalizzazioni, sopratutto nel settore bancario e finanziario e nei confronti dei gruppi industriali in grado di giocare un ruolo di importanza “strategica” all’interno dell’economia francese. Per i Rothschild si manifestava lo spettro della statalizzazione delle loro imprese. A fronteggiare l’attacco socialista dovette provvedere un ancora inesperto beo presidente della banca, David Rothschild, figlio del settantaduenne Guy, ormai in pensione dal 1979.

Mitterand condusse una vivace battaglia parlamentare contro le destre anti-statalizzazione e quando uscì finalmente il disegno di legge, che i Rothschild stavano aspettando con angoscia, fu chiaro che tra le banche prese di mira vi sarebbe stata anche la loro. Il criterio scelto per individuare quali istituti nazionalizzare fu quello della quantità di depositi. La soglia fu fissata a quota “un miliardo” di franchi, e non pochi fecero dubito notare che tale soglia pareva stabilità ad arte. Dopo una violentissima battaglia in Parlamento e una fitta serie di emendamenti, la legge fu approvata nel febbraio del 1982. Logicamente venne prevista una forma di indennità, da corrispondere in obbligazioni ai proprietari espropriati ai proprietari espropriati delle loro aziende, ma siccome la notizia dell’imminente statalizzazione aveva fatto crollare il valore delle azioni delle banche coinvolte, il calcolo dell’identità sulla base del loro attuale valore non fece che penalizzarle ulteriormente. E ai Rothschild andò anche peggio.

Complessivamente l’identità finita nelle mani della famiglia fu di 450 milioni di franchi, circa 181 milioni di euro attuali, di questa cifra, però, i Rothschild avrebbero ricevuto solo il 35%.

David riflette’ sull’accaduto e si chiede se davvero la sua famiglia sarebbe potuta correre ai ripari, prima di farsi travolgere dalla nazionalizzazione. Poi riconobbe l’importanza di prendere atto che una nuova svolta nella storia dei Rothschild stava verificandosi. Così, per lui e i suoi cugini decisero di ripartire. A dire il vero, però, in qualche modo erano riusciti a limitare i danni con l’ennesimo trucchetto. Servendosi della Paris Orleans, una vecchia compagnia ferroviaria riconvertita per l’occasione a finanziaria, nel giro di otto mesi avevano sfornato, senza dare troppo nell’occhio, una società comproprietaria della banca Rothschild. Il tutto, naturalmente, mentre il dibattito ferveva ancora in Parlamento.

Cosi, quando la morsa di Mitterand scattò, la Paris Orleans incassò la sua percentuale di indennità, un 8% in più spuntato dal nulla. Quella cifra, non certo indifferente, avrebbe costituito la rampa di lancio per i futuri investimenti.

Ma da quel momento in poi basta con la Francia. Il nuovo quartier generale dei Rothschild, quello della finanza moderna, si sarebbe spostato in America!

FONTE: Tratto dal libro: “I Rothschild e gli altri” di Pietro Ratto

 

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23 Aprile 2023 – Redazione

La sindrome di Stendhal è un disturbo psico-somatico che si manifesta con una sensazione di malessere diffuso associato ad una sintomatologia psichica e fisica, di fronte ad opere d’arte o architettoniche di notevole bellezza, specialmente se si trovano in spazi limitati. Nota anche come “Sindrome di Firenze”, poiché è nella città toscana che si è registrato il maggior numero di casi, colpisce persone esperte ma anche non esperte di arte che si ritrovano a vivere una situazione emotiva molto coinvolgente. Il soggetto colpito resta in una sorta di estasi contemplativa al cospetto di opere d’arte e capolavori di enorme bellezza.

Cos’è la sindrome di Stendhal e come si manifesta

Le manifestazioni della sindrome di Stendhal variano da persona a persona e comprendono diversi sintomi che possono essere più o meno gravi così come può essere differente l’opera d’arte che fa scaturire il disturbo. Si presenta in maniera improvvisa e inaspettata. Le persone che ne sono affette sono principalmente di sesso maschile, sensibili all’arte, con un’età compresa tra i 24 e i 40 anni, viaggiatori, per lo più soli, con un buon grado di istruzione scolastica. La sindrome di Stendhal non può essere propriamente definita una malattia, poiché non inclusa nei manuali di psicologia, ma rientra nei disturbi psicosomatici transitori caratterizzati da attacchi di panico, dispercezione del mondo esterno, depersonalizzazione e derealizzazione. Il soggetto colpito resta in una sorta di estasi contemplativa al cospetto di opere d’arte e capolavori di enorme bellezza.

Generalmente gli effetti sono lievi e transitori, ma l’individuo non sapendo cosa stia succedendo potrebbe chiedere aiuto o, in caso di effetti e manifestazioni più severe, potrebbe essere necessario l’intervento di personale sanitario. Le persone che manifestano la sindrome di Stendhal riferiscono di essere state sopraffatti dalla bellezza delle opere d’arte che osservavano e alcuni raccontano di non essersi più sentiti nel proprio corpo.

Malessere generalizzato, tachicardia, vertigini, svenimento, confusione mentale, allucinazioni, attacchi di panico, difficoltà respiratoria, incontrollabile euforia o depressione sono solo alcuni dei sintomi più comuni.

Dal punto di vista clinico queste manifestazioni vengono raccolte in tre gruppi:

  • Quadro clinico meno grave: la persona avverte palpitazioni, senso di oppressione toracica, difficoltà respiratoria, vertigini, svenimento. È in atto un vero e proprio attacco di panico e ansia somatizzata. I soggetti sviluppano un vago senso di irrealtà (derealizzazione) e depersonalizzazione (“uscire dal proprio corpo”). È spesso riportato un bisogno immane di tornare nella propria casa e di parlare la propria lingua
  • Il secondo quadro clinico è caratterizzato da crisi di pianto, stati depressivi, sensi di colpa immotivati, angoscia profonda o, all’opposto, stato di euforia, eccitazione ed esaltazione di sé non controllabili. Questa fase calca i disturbi dell’affettività
  • La terza forma si manifesta con più frequenza in soggetti che già in passato hanno mostrato segni di scompenso psicologico. È caratterizzata da allucinazioni visive ed uditive, con alterazione delle percezioni, dei suoni, delle forme, dei colori. Il soggetto percepisce l’ambiente circostante come persecutorio

Generalmente i disturbi sono transitori e scompaiono allontanandosi dall’opera d’arte che li ha scatenati. Sono presenti però episodi prolungati di ore o addirittura di qualche giorno.

Perché si chiama sindrome di Stendhal

La prima testimonianza di manifestazioni di malessere di fronte ad un’opera d’arte ci viene riportata dallo scrittore francese Marie-Henri Beyle, in arte Stendhal, che nel 1817 lo raccontò nel suo libro “Roma, Napoli e Firenze”.

Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere. Durante la sua visita nella Basilica di Santa Croce a Firenze lo scrittore avvertì un disagio e un malessere tali da spingerlo a descrivere gli effetti sperimentati in prima persona. Solo molti anni dopo il disturbo venne analizzato e classificato per la prima volta dalla psichiatra Graziella Magherini. Siamo nel 1977 quando la dottoressa studiò un campione di 106 turisti stranieri in visita a Firenze, tutti colpiti da malessere e disagio psichico improvviso e di breve durata. La maggioranza di sesso maschile, con un’età compresa tra i 25 e 40 anni. Con un buon livello di istruzione, provenienti dall’Europa Occidentale o dal Nord America, prediligevano le mete artistiche. Il disagio si era presentato poco dopo l’arrivo a Firenze e in corrispondenza delle visite in musei o ad opere d’arte.

Distinguere e classificare tutti i sintomi non fu certo facile, soprattutto a causa delle sfumature e dell’intensità con cui i sintomi stessi si erano manifestati: alcuni di loro presentavano disturbi del contenuto e della forma del pensiero con dispercezioni, allucinazioni e stati deliranti; altri presentavano disturbi collegati all’affettività; altri ancora avevano i classici sintomi riferibili agli attuali criteri diagnostici degli attacchi di panico con crisi di ansia.

Rapporto tra opera d’arte e beneficiario

La dottoressa Magherini ha elaborato anche una formula contenente varie teorie psicoanalitiche, che permette di spiegare il rapporto tra opera d’arte e “beneficiario”. Secondo la psichiatra, infatti, l’impatto emotivo che si sviluppa nei confronti di un’opera d’arte è determinato da diversi fattori, intrinseci ed estrinseci. Quelli estrinseci sono di tipo culturale, intellettuale, imputabili alla nostra formazione e alle nostre ideologie. I fattori intrinseci invece sono quelli che riguardano il nostro vissuto, legati alle nostre emozioni e ai sentimenti soprattutto primordiali, cioè derivanti dal rapporto madre-figlio.

Fruizione artistica = Esperienza estetica primaria madre-bambino + Perturbante + Fatto scelto

Per “esperienza estetica primaria madre-bambino” si intende il primo contatto con la bellezza, rappresentata dal viso, dai seni, dalla voce della mamma. Il “perturbante” è invece un concetto freudiano che racchiude in sé un’esperienza conflittuale passata, molto intensa e significativa dal punto di vista emotivo, ma che è stata rimossa. La visione dell’opera d’arte, o meglio, di un preciso particolare (“il fatto scelto”) cattura l’attenzione del fruitore richiamando alla mente vissuti personali ed emozioni così intense da far accendere la sintomatologia psicofisica. Anche lo stesso Freud si era interessato all’interpretazione delle opere d’arte affermando che tramite le loro opere gli artisti manifestano i loro conflitti profondi legati all’infanzia e le fantasie edipiche represse, comunicando sotto forma di espressione artistica. La sindrome di Stendhal, tuttavia, non è mai stata approfondita da un punto di vista scientifico, ma pone comunque l’attenzione su alcuni concetti psicoanalitici come empatia, proiezione, internalizzazione ecc. che in passato sono stati abbandonati, poiché la loro origine neurale era sconosciuta.

La sindrome di Stendhal dal punto di vista della neurobiologia

Dal punto di vista della neurobiologia il dottor Semir Zeki ha provato ad elaborare una teoria sulle reazioni cerebrali e neuronali che si innescano alla visione di un’opera d’arte e che portano alla sindrome di Stendhal. Il neurologo spiega come ognuno di noi ha un “cervello artistico”, che elabora le immagini quando ci troviamo di fronte ad un’opera d’arte. I soggetti affetti dalla sindrome di Stendhal recepiscono le immagini che vanno a stimolare in modo vigoroso in particolare due aree cerebrali:

  • Le regioni cerebrali deputate al meccanismo della memoria emotiva, della sfera affettiva, della regolazione dell’umore e neuroendocrina, ma anche della pianificazione e dell’esecuzione dei movimenti (ipotalamo, gangli della base, amigdala, lo striato ventrale e la corteccia orbito frontale)
  • I neuroni a specchio: varie ricerche neurofisiologiche hanno dimostrato come i neuroni a specchio ricoprano un ruolo importante nella percezione e nella capacità di condividere emotività e sensazioni. La sindrome di Stendhal sembra essere scatenata da una reazione esagerata di questo circuito neuronale “a specchio”. Al cospetto di un’opera d’arte, attraverso il senso della vista, i neuroni ricevono innumerevoli input che, tramite un meccanismo definito “simulazione incarnata”, potrebbe generare nell’osservatore – in modo del tutto inconsapevole – gli stati d’animo che l’autore ha voluto esprimere (in modo conscio o inconscio) tramite l’opera stessa. Stati d’animo così intensi da scatenare, in soggetti predisposti, la sindrome di Stendhal

Come si tratta la sindrome di Stendhal

Nella maggior parte dei casi, in seguito alle manifestazioni della sindrome di Stendhal, non è necessario intervenire poiché la reazione, transitoria, si risolve allontanandosi dall’opera che l’ha scatenata. Altri sintomi tendono a ridursi in breve tempo. Quando invece i sintomi tendono a persistere nel tempo e nell’intensità è necessario l’intervento di un medico serio.

 

FONTE: Nurse24.it (Francesca Gianfrancesco)

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21 Aprile 2023 – Redazione

Ormai il quadro è chiaro! Almeno così sembrerebbe, anche se ci sono sempre troppe persone che credono agli asini che volano, sopratutto quando si parla di malattie, medici e medicine.
Così ho ritenuto interessante riportare il paragrafo di un libro molto esaustivo in materia di bugie farmaceutiche e farmacologiche, per non demordere nel tentativo di mandare luce a quei cervelli rimasti ancora bui, su tematiche  così sensibili, come la salute. in fondo all’articolo posterò il titolo del testo.

”Un tempo le aziende farmaceutiche promuovevano i farmaci per curare le malattie” ha osservato Marcia Angell, medico specializzato in medicina interna e patologia, è stata direttrice “The New England Journal of Medicine”.”Adesso accade spesso il contrario: promuovono malattie che si adattano ai loro farmaci”. Negli ultimi 30 anni, infatti, abbiamo assistito alla nascita di nuove patologie create ad hoc da medici ed istituzioni compiacenti solo per aumentare i profitti del settore farmaceutico. Per espandere i mercati di nuovi prodotti sono emerse alleanze informali che hanno ampliato i confini delle malattie trattabili. La strategia di punta ha come obiettivo le notizie veicolate dai media. Queste vengono alimentare con storie create ad hoc per generare paura su una condizione o malattia per attrarre l’attenzione sull’ultimo farmaco o ritrovato.                                    Le industrie farmaceutiche sponsorizzano malattie e le promuovono sia presso chi prescrive i farmaci sia presso i consumatori”.

Per esempio, il mercato dei farmaci per l’ipertensione ha conosciuto una rapida espansione da quando un gruppo di esperti ufficialmente imparziale, ha modificato i parametri per stabilire quando la pressione sanguigna deve essere considerata pericolosamente alta. Originariamente la soglia era stata fissata sopra i valori 140/90 mmHg, ma nel 2003 è stata introdotta la nuova categoria di “preipertensione”, che va da 120/80 mmH a 139/90 mmHg valori prima normali.                          Questo giochetto è ancora più scoperto nel caso del colesterolo dai livelli di 280mg/DL in precedenza considerati non a rischio si è passati prima a 240 mg/DL e ora l’ordine medico e’ in fermento per abbassarlo ulteriormente fino a 200. Chi ha tratto vantaggio da queste revisioni? È facile intuirli: i nuovi parametri hanno portato un’immediata espansione del mercato di Big Pharma. Nel loro insieme, oggi i farmaci anti colesterolo generano introiti di oltre 25 miliardi di dollari all’anno per i produttori, che includono i maggiori nomi dell’industria mondiale. Quali la Bayer, la Astrazeneca e la Pfizer. In paesi meno ricchi, compresi alcuni Stati dell’Europa dell’Est, i costi crescenti di questi medicinali rischiano da soli di mandare in fallimento il sistema sanitario.

Nonostante vengano sempre raccomandare una dieta sana e l’attività fisica, è prevedibile che la stragrande maggioranza dei pazienti preferirà, per pigrizia, per maggior sicurezza o per forme indotte di ipocondria, ricorrere ai farmaci. I conflitti di interesse degli esperti consultati nel 2004 erano ancora più marcati che delle precede commissioni: ben 8 dei 9 membri lavoravano anche come relatori, consulenti o ricercatori per le maggiori case farmaceutiche come Pfizer, Merck, Bristol-Myers Squibb, Novartis, Abbott Laboratories, Astrazeneca e GlacoSmithKline. Pur di vendere farmaci anche alla popolazione sana, Big Pharma finanzia ricerche e articoli scientifici che hanno lo scopo di interpretare i normali segni della vecchiaia come delle vere e proprie malattie. Centinaia di milioni di donne hanno così finito per assumere medicinali per contrastare  i sintomi post menopausali.

La collaborazione dei medici con le multinazionali si manifesta in un’ alleanza nefasta per la corretta informazione scientifica, poiché promuove un quadro che fa apparire diffusa e grave una malattia, ed esalta le cure farmacologiche a discapito dei metodi alternativi. E cosi, se un tempo era sufficiente un infuso di camomilla per alleviare i si tomi occasionali dell’acidità di stomaco, oggi questa e’ ritenuta una vera patologia, ovvero una “malattia” da reflusso acido o malattia da reflusso gastroesofageo che deve essere trattata con

fino a qualche decennio fa la timidezza era considerata una semplice caratteristica della personalità, ma con l’introduzione di nuove psicopatologie come “il disordine da ansia sociale”, il confine tra l’una e l’altra si è fatto molto labile. Il modo per vendere farmaci, ha dichiarato il bioetico Cari Elliot, è vendere malattie psichiatriche. I risultati si sono visti dopo l’11 settembre, quando il PAXIL (che era brevettato anche per il “disordine d’ansia generalizzato”) venne massicciamente reclamizzato come rimedio per i devastanti effetti psicologici indotti dall’attentato terroristico. La GlaxoSmithKline non si fece scrupoli ad utilizzare le terribili immagini delle Torri gemelle in fiamme per la campagna pubblicitaria!

Infine, una regola ancor più valida per i produttori di farmaci e’ che per loro non esistono persone ma solo potenziali clienti, e se lo studio di una patologia non promette buoni profitti, significa automaticamente che non vale la pena cercare una cura!

FONTE: Tratto dal libro “Scoperte Mediche non autorizzate” di Marco Pizzuti

 

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17 Aprile 2023 – Redazione – di Marzia MC Chiocchi

Alcuni degli INVISIBILIha come sono stati definiti nel Docfilm i colpiti da eventi avversi da vaccino Covid-19, rimasti al momento INASCOLTATI e NON AIUTATI dallo Stato, dalle specifiche istituzioni e da quella parte di classe medica corrotta, hanno accettato l’invito a partecipare al convegno di Roma, per dare testimonianza ancor più diretta che davanti ad una telecamera.

Oggi raccontiamo la storia di Doina Marchetti, una donna ma sopratutto una mamma che ha perso il figlio Runa Cody, poco più che ventenne, vaccinatosi nel novembre del 2021 a Londra, dove viveva con il padre, e dove aveva scelto di proseguire i suoi studi. Il ragazzo, tornato in Italia per le vacanze natalizie è morto improvvisamente quasi un mese e mezzo dopo la vaccinazione, nella casa materna in provincia di Roma.

Doina ha trasmesso il suo strazio con dignità, senza rancore o rabbia, ma con la voglia di lottare per dare giustizia al figlio e a famiglie come la sua, che portano i segni sulla pelle della pericolosità di questo siero genico sperimentale, chiamato  dalla Scienzah erroneamente ma volutamente vaccino! 

Eppure Doina aveva pregato ripetutamente il figlio di non vaccinarsi, di resistere, così come aveva pregato suo marito di evitare che il Runa facesse la scelta di inocularsi! Ma non c’è stato niente da fare, e dal momento che sulle scelte non si discute, la mamma di Runa, ha dovuto prendere atto e pregare affinché non avvenisse il peggio.

Purtroppo  l’ultima notte dell’anno, il 31 dicembre 2021, Il giovane si è accasciato al suolo morendo davanti agli occhi della madre e degli operatori sanitari dell’ambulanza intervenuti nel tentativo di rianimarlo in ogni modo.

Il dubbio che la morte fosse stata causata dal siero e’ diventato sempre più certezza, fino al punto che la mamma di Runa ha deciso di affrontare il calvario dell’autopsia per capire cosa fosse successo, dando anche l’autorizzazione all’asportazione del cuore di suo figlio, per eseguire le perizie. 

Nel 2021, infatti, sia la vaccinovigilanza di AIFA che di EMA già avvertivano del rischio di pericardite e di miocardite correlati al vaccino (qui la dichirazione Aifa dell’11 giugno 2021, qui quella di Ema del 3 dicembre 2021).

Dopo 9 lunghi mesi di attesa la perizia di Runa ha emesso la sentenza:

“A causare il decesso di Runa era stata una pericardite acuta, con inizio di miocardite” Proprio i rischi di cui avvertivano Ema e Aifa. Ma nonostante al momento della morte del ragazzo le correlazioni tra vaccino e miocardite fossero già note e pubbliche, il giudice di Civitavecchia, che aveva studiato il fascicolo, ha deciso di archiviare il processo, senza neanche permettere che il caso fosse discusso in tribunale.

Allo strazio della sentenza, per Doina, si è aggiunto quello di aver deciso di consegnare il cuore del figlio ai medici, prima che fosse disposta cremazione del corpo. Il cuore – ha detto Doina – potra’ essere studiato per individuare e capire tutte le possibili correlazioni.

Dobbiamo, tra l’altro, sottolineare che, a fare da leva sulle decisioni e a prestare il fianco ai giudici corrotti, c’è la poca disponibilità a confrontarsi con letteratura scientifica VERA che potrebbe aiutare ad evitare decisioni palesemente di parte istituzionale. 

Adesso Doina è pronta a lottare con il Comitato Verità e Giustizia per far emergere la verità è mettere sul banco degli imputati, i responsabili colpevoli che ancora oggi stanno ai loro posti di comando, rivestendo ruoli chiave e sensibili.

Marzia MC Chiocchi

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19 Aprile 2023 – di Marzia MC Chiocchi

Inizio questo comunicato chiedendo la vostra MASSIMA ATTENZIONE, a cui dovrà seguire anche la MASSIMA CONDIVISIONE, perché quello di cui scriverò riguarda tutti, nessuno escluso, per ciò che sta accadendo e per il futuro in divenire. Vi esorto con tutte le mie forze affinché capiate che, finalmente, è giunto il momento in cui reagire con un’azione semplice ma determinante, grazie alla quale potremo far valere tutti i nostri diritti.

In seguito all’istituzione della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulla gestione pandemica e, quel che è più importante, sui vaccini Covid-19, la società civile si è subito attivata per costituire un OSSERVATORIO di controllo, che dovrà vigilare sulla regolarità del lavoro della commissione stessa, prestando attenzione che non ci siano omissioni di comodo, ingerenze di politici corrotti, e che non vengano fatti sparire documenti sensibili! L’OSSERVATORIO è voluto dal POPOLO DELLE MAMME presieduto da Simona Boccuti, dal COMITATO FERMARE LA GUERRA ODV presieduto dall’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno e dal POPOLO ITALIANO APS il cui presidente è Rosario Del Priore.

Sarà costituito da Enti, Associazioni, Comitati e varie realtà, ma sopratutto da MEDICI e AVVOCATI che vorranno dare il proprio supporto facendo confluire, all’OSSERVATORIO, tutte le denunce di quei cittadini colpiti da eventi avversi, e le testimonianze corredate da referti medici. Il tutto supervisionato da un Comitato Scientifico Indipendente, la cui direzione potrebbe essere affidata al Prof.Frajese, che seguirà con attenzione i lavori della commissione parlamentare, intervenendo per denunciare e correggere eventuali errori. Scopo, sarà produrre una mole di documentazione tale, da invadere e riempire le scrivanie di Magistrati, Pubblici Ministeri, Giudici e Tribunali. Sarà compito dell’OSSERVATORIO stesso, raccogliere e catalogare il materiale pervenuto. Anche io Marzia MC Chiocchi, con il mio giornale Mercurius5, ho aderito a questa nuova realtà, alla quale darò tutto il mio appoggio perché lavori sin da subito alla causa. 

Questi i riferimenti da contattare⤵️

segreteria@ilpopoloitaliano.org

info@comitatofermarelaguerra.it

Perciò, mi rivolgo agli avvocati e ai medici di coscienza, che in questi anni sono stati sulle barricate con noi per fare emergere la Verità, affinché aderiscano senza indugi.

E con ancor più forza, l’invito è rivolto a coloro che fino ad oggi hanno vissuto nel dubbio e nell’incertezza di chi non ha saputo se denunciare o meno gli effetti avversi da vaccino, perchè non aiutati dallo Stato o da un organo competente che fosse preposto a ciò. 

Adesso, il punto di riferimento e di appoggio c’è, e si tratta di una realtà su cui far leva. La partita da vincere è troppo importante per Noi e per il nostro Paese, e non vogliamo che tutto vada a finire in un nulla di fatto, come accaduto alle numerose commissioni d’inchiesta che, nei decenni, sono state insabbiate. Forza e coraggio! Non c’è più tempo da perdere. È arrivato il momento di denunciare, denunciare e denunciare! Il periodo delle lamentele è finito, anche per i leoni da tastiera che in questi 3 anni hanno scambiato i social per l’Agora’. Abbiamo letto soltanto commenti di protesta trincerati dietro profili sconosciuti, di persone che hanno nascosto la testa sotto la sabbia come gli struzzi. L’occasione esiste, e non ci sono più scuse! Chi non denuncerà o non aiuterà L’OSSERVATORIO, dovrà smettere di replicare a vuoto. 

Quindi, ripetiamo l’appello a tutta la società civile, agli avvocati e ai medici, perché aderiscano scrivendo ai contatti che vi abbiamo evidenziato all’interno dell’articolo.

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18 Aprile 2023 – Redazione – di Marzia MC Chiocchi

 

Continuiamo a pubblicare le testimonianze rilasciate da coloro che, colpiti da eventi avversi da vaccino, hanno partecipato al convegno “Verità e Giustizia” di Roma. Tra queste, la drammatica storia di Andrea Sillo, 44 anni, brillante sportivo, calciatore di una squadra amatoriale, che il 14 settembre del 2021 ha deciso di vaccinarsi col il siero Moderna lotto 214014, risultato, poi, più deleterio di altri per le conseguenze procurate anche su un discreto numero di persone. 

Andrea è di Vicenza, da circa due anni si stava sottoponendo semestralmente a tutte le analisi necessarie per seguire, insieme alla moglie, il percorso per l’inseminazione artificiale, dal momento che, non riuscendo naturalmente, la coppia desiderava comunque avere un bambino. Il suo corpo e il suo organismo erano perfetti, fino a quel giorno infausto, quando Andrea si è recato in una farmacia per farsi inoculare, un po’ perché credeva nel “vaccino” e un po’ per non perdere il posto di lavoro. “Del resto – aveva pensato – in passato ho fatto altri vaccini per recarmi all’estero, e questo non sarà diverso dagli altri”. Ma la riflessione si è dimostrata sbagliata, dal momento che, forse, non era ancora consapevole che questo siero fosse genico e sperimentale.

La sera, a qualche ora di distanza dalla vaccinazione, comincia ad  avere un po’ di febbre che, il giorno successivo, diventa sempre più alta fino a raggiungere la temperatura di 39 e mezzo. A questa seguono le prime parestesie (difficoltà a muovere gli arti) e mal di testa fortissimi. Più i giorni passavano e più Andrea non riusciva ad alzarsi dal letto, senza contare una settimana trascorsa con grandi vuoti di memoria e tanta voglia di dormire! 

Nel frattempo il medico di base gli aveva consigliato di stare a casa tranquillo e di curarsi con la tachipirina, aspettando che il peggio passasse. Non riuscendo a sentirsi meglio aveva deciso di recarsi al pronto soccorso dove, dopo vari controlli, gli avevano diagnosticato una brutta bronchite atipica, senza dare alcuna spiegazione sulle parestesie sempre più palesi. Rientrato a casa le cose sono peggiorate ancor di più con la pressione che intanto era salita a 180. Tornato dal medico di base arriva il colpo di grazia con la conferma ufficiale che il suo stato di salute evidenziava reali e concreti effetti avversi da vaccino. Non solo! A questo punto il dottore, tra l’altro vaccinatore, gli mostra il bugiardino del siero Moderna in cui, alla voce controindicazioni, sono scritti proprio i sintomi di cui sta soffrendo. E’ li che Andrea  comincia a capire e a prendere coscienza di ciò che le sta accadendo. 

A questo punto al danno si aggiunge la beffa con il medico che, alla domanda del paziente – perché non sono stato informato – risponde “Dovevi leggere da solo. Ma non lo hai fatto perché sei ignorante e sfigato”!

Sono passati 15 mesi dalla vaccinazione e Andrea in tutto questo tempo si è sottoposto a numerose visite, percorrendo l’Italia in lungo e largo per avere delle risposte risolutive spendendo di tasca sua circa 10 mila euro! Alla fine, dopo essersi sottoposto a 4 visite cardiologiche, ecco la diagnosi “PERIMIOCARDITE con scollamento di 7 mm, semi paralisi della parte sinistra del corpo e neuropatia delle piccole fibre confermata dalla biopsia. Da quel momento è stato abbandonato a se stesso. 

Adesso Andrea riesce ad attenuare i dolori con i cerotti di morfina che cambia ogni due giorni, ha problemi allo stomaco e si muove su una sedia a rotelle.

La sua vita e’ praticamente stravolta! Andrea faceva il saldatore, ma il datore di lavoro, vista la situazione, lo ha licenziato, per incompatibilità con la mansione da svolgere! Dal momento che i suoi disturbi sono comparsi poche ore dopo la vaccinazione, lo Stato gli ha riconosciuto l’invalidità al 100% erogandole una pensione di 290 euro mensili (una presa per i fondelli)! Inoltre per qualche mese ancora percepirà lo stato di disoccupazione, poi anche quello finirà, e nasceranno altri problemi di sopravvivenza! Andrea ha ottenuto l’invalidita’ perché i medici le hanno prodotto documenti che attestano e certificano il danno da vaccino. E nonostante tutto, quando si presenta nelle strutture sanitarie pubbliche, medici e infermieri continuano a creargli problemi, tentando di negare il suo stato come conseguenza del siero.

 

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