Danneggiati da vaccino, un esercito di 1300 “fantasmi”
31 Marzo 2022 – Redazione
L’ultima a raccontare la sua storia è Laura: 18 anni, il 4 luglio fa la sua prima dose e la sera stessa accusa malessere, astenia, dolori muscolari, fitte al petto e affanno. Oggi deve convivere con una diagnosi di pericardite acuta con versamento: non fa sport, non fa nemmeno le scale e si imbottisce di cortisone. Non sa quando tutto finirà, eppure la prima volta al pronto soccorso l’avevano rimandata a casa con diagnosi di ansia.
Nicoletta convive con le parestesie sul viso accompagnate da dolori violenti alle tempie, ha bruciori permanenti che la paralizzano. Tra esami e visite ha già speso 8000 euro senza avere ancora né una cura né una diagnosi.
Alberto, 34 anni, fresco di terza dose il 24 gennaio: «Subito dopo ho iniziato ad avvertire dolore al petto e allo stomaco, mi hanno confermato pericardite e miocardite con versamento cardiaco». Dopo il ricovero d’urgenza al Papa Giovanni di Bergamo il suo cuore aveva una funzionalità del 10%, da lì in terapia intensiva decidono di metterlo in coma farmacologico, intubarlo e fargli una biopsia al cuore. La diagnosi parla di miocardite acuta post vaccino. Oggi dice soltanto: «Ringrazio Dio di essere ancora vivo e aver riabbracciato le mie bambine».
Si potrebbe continuare all’infinito, fino ad arrivare al numero di 1300 perché tanti sono ad oggi i danneggiati da vaccino che hanno raccontato la loro storia al Comitato Ascoltami che si batte perché sia riconosciuto un trattamento medico e sociale per i tanti che hanno subito reazioni avverse gravi da vaccino che stanno diventando permanenti.
«Vorrei risvegliarmi e scoprire di aver avuto solo un incubo, ma purtroppo non è così», dice Alessandra mentre Marco, 58 anni ha un danno irreversibile accertato al sistema immunitario che gli provoca ipertensione, abbassamento della vista, dolori muscolari e acufene senza tregua. Stefania invece ha 39 anni e dal 26 giugno convive con spilli improvvisi in testa, tremolii sul labbro e agli occhi, fitte, intorpidimenti: «Alcune mattine non ho neanche la forza di tenere la tazza del latte in mano».
Pericarditi e miocarditi, parestesie tra le più varie, problemi neurologici e sensoriali, spesso non diagnosticati nemmeno. Queste sono le principali segnalazioni che sono arrivate in questi mesi al Comitato. Moltiplicate per 1300 e vi renderete conto che si tratta soltanto di piccolo esercito di danneggiati che ha avuto il coraggio di uscire allo scoperto e vincere la vergogna e la paura di essere giudicati come a rischio invalidità.
Federica Angelini è la fondatrice, l’anima, l’ispiratrice del Comitato. È grazie a questa combattiva insegnante di Bussolengo se oggi 1300 persone sbattute fuori dagli ospedali come “scarti” possono almeno parlare e conferire dignità ad una invalidità che non si vuole ricollegare al vaccino solo perché questo significherebbe ammettere che la campagna vaccinale di massa, forzata e imposta col ricatto, ha avuto delle vittime. Federica è stata una delle prime ad uscire allo scoperto: ha fondato il comitato dopo un’intervista agostana con la Bussola, che aveva raccolto il suo grido d’allarme su Facebook. Da lì le storie di sono moltiplicate (QUI il dossier della Bussola) e oggi la Angelini festeggia un compleanno triste, di quelli senza candeline: «Mi sono vaccinata il 22 marzo 2021 – spiega oggi alla Bussola – quindi è un anno che convivo con parestesie e bruciori terribili».
Nel corso dei mesi il comitato è cresciuto e Federica ha provato, con l’aiuto di sempre più danneggiati volontari, a farsi ascoltare dai medici, dai politici.
«Qualcosa è stato portato a casa – prosegue -, ma non è niente. Siamo tantissimi, 1300, ma sappiamo che siamo solo la punta dell’iceberg. Anche solo ascoltare questi drammi vediamo che fa bene ad uscire dall’isolamento. Ci siamo dotate di un gruppo di psicologhe che sono esperte in eventi traumatici e in questi giorni stanno aiutando anche tanti profughi ucraini. Il nostro dolore è simile al loro perché anche noi siamo vittime di una sofferenza post traumatica, di quelle che si vivono nelle guerre o nelle catastrofi naturali»:
L’ascolto è fondamentale, ma spesso non si riesce a trovare medici disposti a fare diagnosi e a curare e qualcuno non se la sente di portare questo peso che diventa insostenibile. «Qualcuno si è tolto la vita, una nostra associata. Ce l’ha detto la madre, è stato terribile, la solitudine e l’angoscia di non essere ascoltate l’hanno uccisa. Ma l’allarme che vorrei lanciare è che non si tratta di casi isolati. Ci arrivano notizie e segnalazioni anche di ragazzi che si uccidono nel chiuso della loro camera. Dopo il lockdown e la falsa promessa di libertà con il ricatto del vaccino, hanno dovuto fare i conti con reazioni avverse invalidanti. Non hanno retto la vergogna e l’hanno fatta finita nella loro camera che era diventata una prigione».
Ora il comitato, mentre si torna a parlare addirittura di quarta dose, è alle prese con la “grana” esenzioni. Per chi ce l’ha, va rinnovata, per chi non ce l’ha va richiesta: «Abbiamo un gruppo di avvocati che tra i tanti che si sono proposti ci è sembrato il più disposto a seguirci senza secondi fini», insiste Federica.
Ma il suo obiettivo è lavorare sulla dimostrazione della distruzione del sistema immunitario: «Sì, è il nostro obiettivo perché in Germania stanno conducendo indagini che da noi invece sono molto complesse e costose e che stanno dando i primi risultati: in moltissimi casi il vaccino ha danneggiato il sistema immunitario. Una nostra associata ha fatto questo esame in Germania e i risultati sono sconcertanti.
Già, la politica. Federica ha ricevuto diverse chiamate di interessamento, tutte però infruttuose al loro obiettivo che è quello di essere riconosciuti dallo Stato come danneggiati da vaccino: politici, medici, tanti si sono fatti vivi, ma tutti sembrano avere le mani legate. «Un’oncologa mi ha cercato, fino alla seconda dose era convintissima della bontà del vaccino, dalla terza sta malissimo ed è sicura al 100% che la causa sia stata l’iniezione. Ma non ce la fa a uscire allo scoperto perché teme di mettere a rischio la carriera».
Eppure, a un anno dalla comparsa dei primi sintomi, Federica non perde la speranza: «Non voglio arrendermi all’idea che per noi sarà per sempre così, speravamo in un’attenuazione dei sintomi col passare del tempo, ma purtroppo quasi mai avviene. Però non ci fermeremo perché una cura per noi deve esserci. Poi, il tempo mostrerà le responsabilità e le colpe di questa campagna vaccinale sciagurata».
FONTE: Lanuovabq.it