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25 Maggio 2023 – Redazione

Secondo la Corte dei Conti d’Oltralpe, in un rapporto pubblicato lunedì 22 maggio, il governo francese dovrebbe “definire e rendere pubblica una strategia per ridurre” il numero di vacche allevate in Francia al fine di ridurre le emissioni di gas serra. Insomma se Macron vuole ridurre il CO2 deve sterminare un po’ di mucche.

Il rapporto viene pubblicato nello stesso giorno in cui il Primo Ministro Elisabeth Borne presenta un piano d’azione governativo che valuta la riduzione dei gas serra per i principali settori dell’economia e quantifica lo sforzo per l’agricoltura, con priorità alla riduzione dell’impatto degli allevamenti e dei fertilizzanti azotati.

La Francia, il più grande produttore europeo di carne bovina e il secondo produttore di latte dopo la Germania, ha circa 17 milioni di capi di bestiame. L’allevamento di bovini rappresenta l’11,8% delle emissioni del Paese.

Il bilancio dell’allevamento bovino per il clima è sfavorevole“, scrive la Corte dei Conti in una relazione sul sostegno pubblico agli allevatori.

La Corte sottolinea che il sequestro di carbonio da parte delle praterie dove pascolano gli animali è “ben lungi dal compensare le emissioni” dell’allevamento. Sul bilancio dell’allevamento peserebbero, secondo loro, soprattutto le emissioni di metano: la produzione di questo gas, che ha un effetto molto riscaldante ed è prodotto dalla digestione dei ruminanti e dei loro escrementi, rappresenterebbe, il 45% delle emissioni agricole francesi!!!!!!!

Se la Francia vuole rispettare i suoi impegni di riduzione delle emissioni di metano (…), dovrà necessariamente ridurre in modo significativo il suo patrimonio zootecnico”, afferma l’istituzione, che chiede al Ministero dell’Agricoltura di “definire e rendere pubblica” una strategia in questo settore.

Non più di 500 g a settimana nel piatto

La Corte osserva che il ministero le ha comunicato “le sue ipotesi sull’evoluzione del patrimonio bovino”, che potrebbe scendere a circa 15 milioni di capi nel 2035 e a 13,5 milioni nel 2050. La riduzione degli allevamenti è iniziata da tempo (-10% in sei anni). Ma “questa riduzione rimane incontrollata e non è realmente gestita dallo Stato, a scapito degli agricoltori“, osserva la Corte. Siamo in Francia, non basta il mercato sfavorevole a distruggere un settore, è necessario che intervenga lo stato.

Per l’istituzione, il calo del bestiame non inciderebbe sulla “sovranità” della Francia in termini di carne rossa, a condizione che i consumatori seguano le raccomandazioni delle autorità sanitarie di non consumare più di 500 grammi a settimana (soglia attualmente superata dal 28% degli adulti): infatti normalmente questa carne verrebbe semplicemente acquistata da altri paesi dove questi obiettivi non vengono seguiti in modo stretto, come l’Argentina o il Brasile.

Allo stesso tempo, raccomanda al Ministero di “sostenere meglio gli allevatori più in difficoltà” affinché possano “riorientarsi verso altri sistemi di produzione o cambiare il loro orientamento professionale”. Cioè cambiare mestiere. Magari gli agricoltori potrebbero entrare in politica.

Più in generale, ritiene che gli attuali regimi di aiuto agli allevatori siano “molto costosi” (4,3 miliardi di euro nel 2019). Certo Macron potrebbe tagliare questi aiuti, scatenando altri sommovimenti sociali a quelli già in atto per la riforma delle pensioni. Un modo per buttare un po’ di benzina sul fuoco.

 

Fonte: Scenari economici (Giuseppina Perlasca)

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25 Maggio 2023 – Redazione

Dalla media dei 6 V/m fino a 30 V/m, un salto nel buio. “Un innalzamento degli attuali limiti fissati a 6V/m, rimanendo sempre ben al di sotto del limite europeo di 60V/m, ad esempio 30V/m, garantirebbe il miglioramento della qualità del servizio (in termini di copertura) fin da subito, con effetti positivi sui cittadini in termini di voce e dati, riducendo l’impatto economico sugli operatori“. E ancora: “Aumentare gli attuali limiti rimanendo sotto i valori europei di emissione avrebbe il duplice vantaggio di rassicurare i cittadini più timorosi e venire incontro alle loro giuste preoccupazioni nella considerazione tecnica che più aumentano le potenze dei tralicci e meno emettono i dispositivi mobili che ogni cittadino porta con sé. Infine, un pieno e veloce dispiegamento del 5G“.

Sono alcuni dei passaggi nella bozza del Decreto Legge Telecomunicazioni allo studio del Governo Meloni: 5 miliardi di euro a sostegno delle compagnie telefoniche, accelerazione del 5G ma soprattutto aumento dei limiti soglia d’innalzamento elettromagnetico fino a 30 V/m (se sempre nei rilevamenti nella media delle 24 ore potrebbe dire molto di più). E’ quanto si legge nel testo che intende rivalutare, aumentandoli, i limiti dell’irradiazione di agenti possibili cancerogeni nell’aria: “Su proposta del Ministro delle imprese e del made in Italy, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica e con il Ministro della salute, si provvede nelle zone ove si renda necessario ad aumentare i valori di riferimento di cui al precedente comma, in linea con le politiche di sviluppo dei paesi dell’Unione Europea, le indicazioni della Commissione Europea e le linee guida Icnirp sui limiti di esposizione ai campi elettromagnetici”. Icnrip sta per la cosiddetta Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti, il controverso organismo privato di non medici né biologi che stila le linee guida sulla sicurezza ambientale dell’elettrosmog e su cui si basa la presunta ma non dimostrata non nocività del 5G e su – però – dalle nostre parti cui pesa il verdetto di condanna della Corte d’Appello di Torino.

Ignorando quale possa essere stata la valutazione scientifica per individuare nei 30 V/m il nuovo limite di legge in tutta Italia, non si può non sottolineare come si voglia tentare ancora una volta di scavalcare completamente gli aggiornamenti in peer-reviewed disponibili in letteratura biomedica nelle numerose evidenze scientifiche, che invero dimostrano effetti biologici non termici ben al di sotto dei 6 V/m, anche molto gravi e fino a forme tumorali, motivo per altro delle raccomandazioni già contenute nei Report del Bioinitiative Group, del Parlamento Europeo nella Risoluzione del 2009 e dell’Assemblea del Consiglio d’Europa con la Risoluzione n° 1815 del 2011, in cui si invitano i governi nazionali ad un abbassamento dei limiti di legge a 0,6 V/m nell’immediato e a 0,2 V/m sul lungo termine, assodato che gli effetti sugli organismi viventi si possano manifestare già a valori di 0,002 V/m.

Per denunciare i gravi pericoli dell’inquinamento elettromagnetico nell’implementazione dell’inesplorata tecnologia wireless del 5G, priva di studi preliminari e parere sanitario preventivo previsto invero dalla Legge di Riforma Sanitaria n. 833 del 1978Alleanza Italiana Stop 5G il 1° Ottobre 2019 ha partecipato ad un workshop nel Parlamento europeo (relatore anche il Prof. Martin Pall della Washington University – USA) e il 5 Novembre 2019 presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati ha poi tenuto il convegno internazionale dal titolo “Moratoria nazionale, 5G tra rischi per la salute e principio di precauzione”, con la partecipazione di alcuni tra i massimi esperti al mondo sul tema, tra i quali la Dott.ssa Annie J. Sasco (22 anni di lavoro alla IARC di cui 9 anni come capogruppo e poi capo unità di epidemiologia per la prevenzione del cancro), il Prof. Olle Johansson (neuroscienziato già del Royal Institute of Technology e del Karolinska Institute) e i medici Dott. Marc Arazi (Francia) e Dott.ssa Patrizia Gentilini (oncologa, ISDE Italia, Medicina Democratica).

Anche per questo sul 5G è acceso il dibattito all’interno della Commissione europea, dove il Panel per il futuro della scienza e della tecnologia (STOA) il 7 Dicembre 2020 ha seriamente messo in discussione l’affidabilità delle politiche dettate dalla Commissione Internazionale sulla Protezione dalla Radiazioni non Ionizzanti (ICNIRP). Nella sessione presso l’Unità di previsione scientifica del Parlamento europeo, organo ufficiale composto da membri parlamentari attraverso il quale si definiscono – a livello comunitario – le valutazioni su scienza e nuove tecnologie per identificare strategie a lungo termine utili alle commissioni dell’UE nel loro ruolo decisionale, Arno Thielens del Ghent University – imec, Ghent (Belgio) ha infatti affermato come l’ICNIRP produca una documentazione parziale e non complessiva della letteratura biomedica disponibile, assente anche la parte sull’impatto nell’ecosistema (flora, fauna), mentre per il francese Gerard Ledoigt della Clermont Université, Clermont-Ferrand, le radiofrequenze onde non ionizzanti rappresentano “una tossicità e ICNIRP non è adeguata alla studio, serve una moratoria sul 5G per uno studio indipendente che chiarisca gli affetti“, così come Elisabeth Cardis dello spagnolo Global Radiation Programme al Barcellona Institute for Global Health, ha dichiarato di trovarci “a corto di ricerca sui protocolli di misurazione, sull’esposizione, nonché esperienze in vivo e in vitro per valutare l’impatto della rete 5G sulla salute ′′.

Per scongiurare il golpe elettromagnetico, nel 2021 gli attivisti dell’Alleanza Italiana Stop5G hanno dato vita anche ad uno sciopero della fame (135 aderenti a staffetta per 18 giorni), manifestazioni e sit-in nelle città, presidio per due settimane sotto Palazzo Montecitorio, oltre le 64.000 firme raccolte nella petizione. In decine di migliaia, poi, hanno seguito le interviste sullo speciale Il Golpe Elettromagnetico trasmesso su La Casa del Sole Tv.

 

FONTE:Maurizio Martucci – Oasisana.com

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25 Maggio 2023 – Redazione

 

Una rete di oltre 16mila chilometri di linee ferroviarie per connettere il Paese e rendere l’Italia sempre più digitalizzata. Correrà sulla capillare rete ferroviaria del Gruppo FS la sfida contro il digital divide e quella per la piena connettività dell’Italia, grazie alla diffusione lungo i binari di reti ultraveloci di nuova generazione, sia in fibra ottica sia in 5G. A stabilirlo un protocollo d’intesa siglato dall’amministratore delegato del Gruppo FS Luigi Ferraris, dal Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture de dei Trasporti Matteo Salvini, dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti.

L’accordo dalla durata triennale prevede la posa di un cavo a fibre ottiche a uso pubblico su tutto il territorio nazionale, con priorità lungo le tratte ad alta velocità, che favorirà lo sviluppo di reti di comunicazione di nuova generazione, fisse e mobili. A beneficiarne sarà l’intero sistema Paese, grazie alla diffusione della rete veloce anche in quelle aree interne o periferiche, limitrofe alla rete ferroviaria, che ancora oggi sono afflitte da problemi di connettività che negli anni hanno determinato spopolamento e problemi economici e sociali.

“Sono molto soddisfatto di questo accordo che vede il nostro progetto Gigabit Rail&Road entrare a far parte del più ampio disegno nazionale di trasformazione digitale promosso dal Governo”, ha sottolineato l’AD di FS Luigi Ferraris. “La capillarità della nostra rete ferroviaria ci permetterà di portare la fibra ottica in aree oggi poco o per niente coperte, per migliorare la connettività e diventare così un fattore abilitante di molteplici processi di digitalizzazione. A beneficio dei nostri viaggiatori, ma anche di imprese, cittadini e, non ultimo, di un più efficace monitoraggio delle nostre infrastrutture ferroviarie e stradali, che per circa 12mila km camminano a poca distanza tra loro”.

Un passo avanti, dunque, verso la digitalizzazione del Paese, come ha sottolineato il Ministro Salvini, che potrà “superare il digital divide e implementare le sue reti infrastrutturali”. Il tutto, secondo il Sottosegretario Butti, puntando “sulla cooperazione e le sinergie istituzionali” come previsto dall’accordo che dà il via a un cofinanziamento da parte del Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dal valore massimo complessivo di 550 milioni di euro. Fondi che consentiranno al Gruppo FS di accelerare il percorso di raggiungimento degli obiettivi di connettività fissati dal Piano Industriale decennale, a un anno dal suo lancio. Già oggi, inoltre FS ha completato il piano di connettività 4G su tutta la linea Alta Velocità Milano-Firenze, con l’intento di estendere entro il 2023 il servizio fino a Roma e Napoli, da Torino a Milano e da Bologna a Venezia.

Lo sviluppo della rete di comunicazione 5G, prevista dal Protocollo d’intesa, inoltre, andrà a beneficio anche dei passeggeri che potranno navigare online con stabilità e velocità a bordo dei treni, grazie alla copertura che riguarderà le tratte in galleria. La piena connettività garantita dal piano, inoltre, avrà impatti sullo sviluppo di una logistica sempre più integrata e digitale e sulla sicurezza e manutenzione delle infrastrutture. Il 5G, infatti, è l’abilitatore dell’internet of things alla base della manutenzione predittiva, che sfrutta la sensoristica avanzata per monitorare lo stato delle reti e intervenire in tempo. Senza trascurare l’impatto su cittadini, imprese, attività turistiche e su quelle che operano nel settore agro-alimentare, come dimostra la collaborazione già avviata in questo campo tra il Gruppo FS e Coldiretti

FONTE: FSnews

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20 Maggio 2023 – Redazione

 

“Siamo alla predazione pura e il padrone bianco fa quel che vuole”.
Ha scritto così il sindaco di Villanovaforru, Maurizio Onnis. Il Comune, nel Sud Sardegna, è quello del nuraghe di GENNA MARIA, struttura complessa di 3.500 anni fa che domina la collina appena fuori il paese, diventato nel tempo un importante centro culturale, anche per via del museo.

Ma a Villanovaforru l’autodeterminazione del Municipio sembra carta straccia. Il sindaco lo ha raccontato in due diversi post, pubblicati negli ultimi tre giorni. Il più recente, di ieri mattina, è una sentenza per il territorio. Perché Roma, per il tramite del ministero dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, un fedelissimo di Silvio Berlusconi, ha deliberato il via libera a due progetti eolici.

In totale a Villanovaforru verranno sistemate “quattro pale, alte tra i 200 e i 220 metri“, ha comunicato Onnis.

Questa mattina (ieri, ndr) dopo tante parole abbiamo ricevuto due avvisi dal ministero. Si tratta di altrettanti progetti riguardanti fonti rinnovabili e facenti capo a due diverse multinazionali”.


Per questo il sindaco ha deciso di convocare un’assemblea pubblica per lunedì 22 maggio, alle 18.30. Onnis ha fatto sapere che opporsi sarà indispensabile per il futuro ambientale del territorio e delle generazioni avvenire.

“È una questione che tocca tutti e che mette a rischio tutto“, ha scritto ancora il primo cittadino.  Anche perché “le aree sono già state individuate. “Abbiamo poche settimane per opporci“, è la CHIAMATA ALLE ARMI. Una battaglia civica e civile con la quale, però, ci opporremo con forza perché Villanovaforru NON CI STA!!!!!!

Di certo, a fronte di uno dei progetti già presentato e autorizzato dagli uffici del ministro berlusconiano, il sindaco ha fatto sapere che in Comune sono andati “tre emissari di una multinazionale. Hanno indicato la collina del territorio di Villanovaforru sulla quale vorrebbero ergere una pala da duecento metri (una delle quattro previste intorno al paese, ndr). Non avevano alcun obbligo di rendermi visita, ma hanno tenuto a dire che vogliono conoscere le comunità locali”.

Ha scritto ancora Onnis: “Il tempo della permanenza in Municipio è stato di venti minuti. Naturalmente, sapendo del progetto, ho sentito già nei giorni scorsi il nostro avvocato e il Gruppo d’intervento giuridico (Grig). Visto l’andazzo, direi che in questa follia siamo soli. Soli, ma non rassegnati. Come sempre da anni”.

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FONTE: Sardiniapost

 

 

 

18 Maggio 2023 – Redazione

Il preside della Pilo Albertelli ha presentato due progetti, ma il consiglio d’istituto li ha rigettati. Gli eredi del partigiano scrivono una lettera perché i genitori ci ripensino e il 18 maggio ci sarà un’assemblea plenaria sul tema.

“I nostri figli devono imparare la Storia, tradurre dal Greco e avere capacità critica, non come usare Spotify e Instagram”. E’ questa una delle graffianti motivazioni che il consigliio d’istituto del liceo “Pilo Albertelli” ha utilizzato per respingere i due progetti finanziati con i fondi Pnrr presentati dal dirigente scolastico Antonio Volpe. Parliamo di quasi 300.000 euro di soldi europei girati all’istituto di via Manin all’Esquilino per “Next Generation Labs” e “Next Generation Classroom”. Genitori, prof, un alunno hanno detto no.

I due progetti Pnrr per il liceo Albertelli bocciati dal consiglio d’istituto

Per dare il contesto: i due progetti citati sono alcuni delle decine che dovrebbero essere sviluppati all’interno dei licei e degli istituti superiori di Roma e provincia, nell’ambito del ben più ampio “Scuola 4.0”, un piano nazionale adottato dal ministero dell’istruzione il 14 giugno 2022, grazie ai fondi stabiliti dal Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza. Oltre 2 miliardi di euro, dei quasi 200 destinati all’Italia, tutti dedicati a trasformare le istituzioni scolastiche in luoghi di apprendimento altamente digitalizzati e innovativi, sia nella didattica sia nella gestione. Le classi tradizionali, come spiega anche il ministero, dovranno diventare “laboratori per le professioni digitali del futuro”. Questo aspetto, però, non sembra raccogliere il gradimento del consiglio d’istituto dell'”Albertelli”, almeno della componente genitori.

Oltre 120mila euro per tre laboratori innovativi

Con “Labs”, il liceo classico dell’Esquilino propone a studentesse e studenti 3 tipologie di laboratori che hanno come scopo, in base alle linee guida del piano finanziato dal Pnrr,  quello di accompagnarli verso alcune delle nuove professioni che stanno caratterizzando e caratterizzeranno sempre di più il mercato del lavoro. Il primo si chiamerebbe “Info Bibliolab” e prevede una webradio, un laboratoriio di  grafica digitale e  videomaking “volto ad acquisire strumenti utili nella produzione di graphic novel”, un percorso di produzione e sperimentazione musicale. Il secondo sarebbe “Spazio Museale Schola”, finalizzato alla realizzazione di strumenti che offrano ai visitatori un’esperienza di navigazione immersiva e interattiva. Infine “Le mie competenza digitali”, che già dal nome fa capire che lo scopo è implementare le competenze degli alunni tramite corsi ICDL e il conseguimento di certificazioni professionali ICT rilasciate da enti ufficiali su standard europei. Per  questo progetto, il “Pilo Albertelli” riceve esattamente 124.044,57 € dall’Unione Europea per tramite del ministero competente.

Dall’UE quasi 150mila euro per nuovi strumenti tecnologici

C’è poi “Classroom”, che nel caso della scuola di via Manin coinvolgerebbe 20 sezioni fino alla fine del 2024. Con precisamente 149.032,61 € la dirigenza scolastica acquisterebbe una strumentazione digitale moderna “per migliorare la didattica, favorendo inclusione e collaborazione tra pari”. Il target è anche quello di studentesse e studenti con particolari esigenze, i cosiddetti bisogni educativi speciali o disturbi dell’apprendimento. “Le nuove strumentazioni (digital board, tablet e stampanti) – si legge nel progetto – saranno completate da software che saranno di ausilio alle singole discipline con grande attenzione all’aspetto professionale ma al contempo accattivante e ludico. La didattica personalizzata permetterà agli alunni deboli di recuperare al meglio le abilità di base e agli alunni eccellenti di raggiungere nuovi traguardi”. Questo, come anche il precedente progetto, viene fortemente contestato da una parte del consiglio d’istituto.

“Progetti non sottoposti al collegio docenti”

Durante una delle ultime assemblee, infatti, la maggioranza si è espressa a sfavore dei due progetti presentati dal preside Volpe il 24 e 25 febbraio scorsi e portati all’attenzione del consiglio pochi giorni dopo: “Non erano stati sottoposti al Collegio dei Docenti – si legge nella nota firmata il 14 maggio da Francesco Paolo Caputo e Serena Iacovelli, rappresentanti dei genitori – e neppure alla competente commissione nominata dallo stesso Collegio dei Docenti. Su richiesta di uno studente, il dirigente scolastico ha spiegato di non aver coinvolto gli studenti in quanto la loro partecipazione non era prevista in questa fase”. Alla fine, con 7 voti contrari (4 docenti, 1 studente e 2 genitori) quasi 300.000 euro di fondi Pnrr sono stati, al momento, respinti. Tre studenti e un rappresentante ATA si sono astenuti, solo 2 i favorevoli: il preside Volpe e un genitore.

Perché genitori e prof non vogliono nuovi tablet: “Si deve studiare”

Per i detrattori del progetto “Labs”, gli obiettivi posti “stridono con quelli di un liceo, che sarebbero quelli di insegnare a tradurre il greco, comprendere la storia e la fisica, avere una capacità critica e un metodo di studio, non usare Spotify e Instagram”. Per quanto riguarda l’acquisto di strumentazione tecnologica moderna per “Classroom”, genitori e prof contrari fanno presente al dirigente scolastico innanzitutto che questa già esiste: “Abbiamo 41 smart tv, 7 proiettori, 49 pc notebook, 41 pc desktop – dicono – pertanto ci sembra irrazionale e antieconomico spendere 150.000 euro per ulteriori attrezzature multimediali che hanno una vita brevissima e che quindi acuiscono, non arginano, la percezione di vivere in un mondo effimero”. Il consiglio d’istituto, inoltre, contesta la reale necessità di aumentare la dotazione tecnologica anche dal punto di vista didattico ed educativo: “Molte parole vengono spese ‘sul benessere emotivo e lo stimolo relazionale, sullo sviluppo dell’empatia’ degli studenti – scrivono – o sul ‘rendere protagonista l’alunno che si avvicina sempre di più alla scelta consapevole del proprio ruolo nella società’, senza che però vi sia alcuna spiegazione o evidenza su come i dispositivi digitali possano concorrere a questi obbiettivi. Neanche una parola invece è riservata alla profondità delle conoscenze che sono necessarie per comprendere – e non solo subire – una società sempre più complessa”.

L’appello degli eredi del professore partigiano

Data l’importanza del tema e l’ingente finanziamento che, con la confermata contrarietà del consiglio d’istituto, l'”Albertelli” potrebbe non utilizzare, gli eredi del partigiano Pilo Albertelli al quale è stata dedicata la scuola nella seconda metà del XX secolo, hanno preso carta e penna e si sono rivolti a genitori, prof e alunni chiedendo di non perdere questa opportunità: “Ci dispiacerebbe enormemente che non si cogliesse questa grande opportunità di rinnovare e ammodernare la struttura – scrivono Paolo, Francesco, Guido e Sergio Albertelli – . Crediamo e speriamo davvero che non si voglia depauperare un patrimonio culturale come quello di una Scuola che ha quasi 150 anni di storia”.

Assemblea scolastica plenaria il 18 maggio

Gli autori dell’appello portano il cognome di un filosofo nato a Parma, che insegnò nel liceo di via Manin quando era intitolato al Re Umberto I e fu tra i fondatori del Parito d’Azione, autore del primo grave attentato organizzato a Roma contro i nazisti dopo l’occupazione del 1943: arrestato il 1° marzo 1944, il 24 di quello stesso mese venne fucilato alle Fosse Ardeatine dopo essere stato torturato. “Arriva forse un’occasione – continuano gli Albertelli – per riportare il liceo ai fasti di un tempo, o almeno per tentare di darle un’immagine nuova. Siamo sicuri che farete tutto quanto sia possibile nel non disperdere quanto costruito e per cogliere questa opportunità straordinaria, che potrebbe non ripresentarsi per decenni”. Giovedì 18 maggio è stata convocata un’assemblea aperta a tutta la comunità scolastica con all’ordine del giorno proprio i fondi del Pnrr e a quanto si apprende uno degli eredi Albertelli potrebbe presenziare.

 

FONTE: RomaToday

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13 Maggio 2023 – Redazione

 

John Francis Clauser è un fisico teorico e sperimentale americano noto per i suoi contributi ai fondamenti della meccanica quantistica, in particolare alla disuguaglianza di Clauser-Horne-Shimony-Holt.

Clauser è stato insignito del Premio Nobel per la Fisica 2022, insieme ad Alain Aspect e Anton Zeilinger “per gli esperimenti con i fotoni entangled, per aver stabilito la violazione delle disuguaglianze di Bell e per essere stato il pioniere della scienza dell’informazione quantistica” e fu il primo a dimostrare la non ambigua forma del fotone come particella. Oltre a laureato con il Premio Nobel Clauser ha anche vinto il premio Wolf per la Fisica e proviene da una famiglia di scienziati, con lo zio che era Premio Nobel per la Chimica. Uno scienziato a tutto tondo e affermato membro dell’accademia.

Ora però John F. Clauser si è unito all’”Alleanza Ribelle” degli scienziati della CO2 Coalition, l’unione degli accademici che ha una visione  non mainstream sul cambiamento climatico e che difende la scienza vera, quella dei dati e degli studi, contro l’ideologia. Il premio Nobel ha affermato:

“A mio parere, non esiste una vera crisi climatica. C’è, tuttavia, un problema molto reale nel fornire uno standard di vita dignitoso alla numerosa popolazione mondiale e una crisi energetica associata. Quest’ultimo viene inutilmente esacerbato da quella che, a mio avviso, è una scienza del clima errata”.

La narrativa popolare sul cambiamento climatico riflette una pericolosa corruzione della scienza che minaccia l’economia mondiale e il benessere di miliardi di persone. La fuorviante scienza del clima si è trasformata in una massiccia pseudoscienza giornalistica scioccante. A sua volta, la pseudoscienza è diventata un capro espiatorio per un’ampia varietà di altri mali non correlati.

È stato promosso ed esteso da agenti di marketing aziendale, politici, giornalisti, agenzie governative e ambientalisti altrettanto fuorvianti. A mio parere, non esiste una vera crisi climatica. C’è, tuttavia, un problema molto reale nel fornire uno standard di vita dignitoso alla numerosa popolazione mondiale e una crisi energetica associata. Quest’ultimo viene inutilmente esacerbato da quella che, a mio avviso, è una scienza del clima errata“.

Quindi per uno scienziato vero, affermato, un Premio Nobel per la Fisica, contesta le baggianate che sentite in TV e che leggete sui giornali, i divieti di accendere il barbeque, i ragazzetti ignoranti che danneggiano i monumenti per “Gobattere il gambiamento”. Però l’’ignoranza è tanta, troppa, e un Premio Nobel non basta.

Fonte: Scenari economici

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