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21 Marzo 2022 – Redazione

Neppure il macello progressivo, neppure la strage di giornalisti frenano l’entusiasmo delle groupie di Putin. Poi dicono il pensiero unico. Ma qui, più che di pensiero si tratta di rimozione, supportata da falsi storici e autentiche menzogne: si rimarca, con dovizia di circostanze, l’espansionismo della Nato, che però sulla tragedia dell’Ucraina non muove un destino, ma l’espansionismo russo, che data da Pietro il Grande e arriva sino a Putin, quello non disturba, basta contrabbandarlo per legittima difesa, per liberazione di Paesi che nella Nato si sono infilati sì, ma per libera scelta.

Si confonde anche, ad arte, il concetto etico di democrazia con quello tecnico: sul fatto che la democrazia liberale non sia il paradiso in terra siamo tutti d’accordo, il potere tende per sua natura ad alimentarsi e lo fa nel modo più spregiudicato; ma pareggiare la “falsa democrazia americana” con le democrazie progressive russa o cinese, considerare le bombe su Kiev irrilevanti rispetto all’obbligo del pur odioso Green Pass, è qualcosa che non si può sentire: negli Stati Uniti, come in Europa, ci sono elezioni sicuramente manipolate ma essenzialmente libere, c’è una alternanza di presidenti, non un autocrate a vita; sopravvive un dialogo, un diritto di critica, i giornalisti non vengono fatti sparire e trattati col polonio, chi pronuncia la parola “guerra” ancora non è cancellato, abusi ed errori vengono rilevati e fatti pesare; si mantiene una divisione dei poteri almeno formale e non la concentrazione in un Politburo o un Comitato che risponde e a cui risponde una cricca di mafiosi. C’è il Deep State? Certo, dappertutto, il potere profondo è quello che determina le scelte, ma nell’infame Occidente il cigno nero è sempre possibile, la variabile impazzita che manda all’aria la presunta onnipotenza del Grande Reset prima o dopo arriva. Oggi il Grande Reset va di moda chiamarlo Nato, per dire una entità che tutto determina, tutto inquina e contro la quale tutto è lecito. In soccorso velato dei Putin, degli Xi accorrono avventurieri in fama di reporter indipendenti, siccome i giornalisti accreditati, che Grillo chiama “giornalai”, sono costituzionalmente vigliacchi e meritano di essere fatti fuori.

Ma restiamo al punto: c’è o non c’è una invasione di uno stato sovrano, operata da un dittatore dietro impulso di un dittatore ancora più grande? C’è e allora non resta, come dice Daniele Capezzone, fare una scelta di campo: o con la libertà o con l’invasore. Tutto il resto è speculazione, è “né-né” ipocrita, come un tempo si diceva né con lo stato né con le BR, ma un po’ più con queste ultime. I putiniani “in soccorso della libertà” non si accorgono di ripetere pedissequamente le ragioni della propaganda cinese e se se ne accorgono gli sta bene così. Ma la propaganda cinese è immensa, da quando la Cina è entrata nel WTO, avviata a diventare la prima potenza commerciale al mondo, sono stati impiegati miliardi e miliardi per orientare l’informazione occidentale, istruendola, pagandola. È un segreto di Pulcinella che coinvolge intellettuali, media, partiti. Il risultato è il gioco peloso del risalire su per li rami della storia, ai patti violati, all’imperialismo americano (aspramente contestato già negli anni ’60 dall’America e dall’Occidente al completo), ai missili di Cuba, al Vietnam e alla Corea, a Hiroshima, al generale Custer. D’accordo: e allora? Per dire che in questo gioco si può infilare tutto, fino a Ciro il Grande, e allora onestà impone di ricordare anche i “tradimenti” di Putin, l’espansionismo in Crimea e Cecenia, la brutalità interventista in Siria, la Grande Madre Russia da ricostituire a qualsiasi prezzo. Senza contare che l’America è criminale quando esporta democrazia, e ci può stare, ma anche quando, con Trump, annuncia passi indietro nell’influenza militare, abbandonando popoli derelitti al loro destino. Un’altra apertura di credito alla follia dello zar.

I veterostalinisti come Canfora, i veteronostalgici come Cardini, le filosofe dell’ovvio come questa De Cesare omettono i problemi reali, per loro l’islam teocratico degli ayatollah o dei tiranni alla Saddam è meglio delle dittature occidentali e il vezzo masochistico dell’autodafè completa il quadro. Quando Biden, timidamente, solleva la questione dei diritti umani in Cina, la Cina risponde: pensate a voi, che fate strage di afroamericani e avete il Black Lives Matter a testimoniarlo. Una malafede palese, insostenibile, ma incoraggiata da un Occidente fanatico nel vergognarsi di sé. Tendenza suicida in cui ormai cade anche la destra. Più i regimi islamisti, cinese, post sovietico infieriscono sull’Occidente corrotto, effeminato, molle, fascista e più l’Occidente dà loro ragione, fornisce pezze d’appoggio al limite del demenziale. La conseguenza è che non si era mai vista una indifferenza, perfino un cinismo così sconcertante per la sorte di milioni di persone massacrate.

Nulla sfugge più al ribrezzo di sé, tutto è da abbattere, da sbianchettare, dal linguaggio alla cultura, dalle cattedrali all’istruzione, dalla tradizione filosofica che ha portato al lungo cammino verso i diritti civili, la laicità, la tutela delle minoranze, fino al lascito religioso che con la filosofia si confronta; per non parlare della musica, delle arti, della letteratura: non si salvano più neppure Dumbo e Braccio di Ferro. Con argomentazioni peggio che idiote, ma è quanto Cina e Russia vogliono sentire. Ogni volta che una radiosa testa di cemento pone riserve, rivaluta “le ragioni di Putin”, mette una zeppa, una crepa nello spirito italiano, europeo, occidentale che è già sfibrato. Come mai Putin, che l’Ucraina la punta da 25 anni, si è mosso proprio adesso? Ma lo dicono, non lo nascondono: lo Zar e lo Xi vedono, sanno che l’America ha un presidente irrilevante, che l’Unione europea è una astrazione che fa il loro gioco, mentre lui invadeva il Paese Bruxelles stava in “settimana verde” dopo estenuanti lavori parlamentari sui paguri e gli smalti per gli infanti.

Dicono che l’Armata Rossa sia in difficoltà, ma Putin avanza e le sanzioni non sembrano frenarlo, le sanzioni distruggono solo i poveri cristi cui la propaganda dei giornali occidentali, ispirati da Pechino, risponde: se l’Europa ha fatto scelte suicide, affidandole a una testimonial petulante, se ci ritroviamo dipendenti come tossici dal gas russo, se non abbiamo più i soldi per comprarlo, se a cascata viene a mancare tutto, la soluzione non è tentare una indipendenza energetica ma tornare al Medioevo delle carestie, lavarsi poco e con acqua ghiaccia. Come dice Milena Gabanelli. È su questa resa che crescono le smanie imperialistiche sino-russe e ha ragione Federico Rampini quando spiega che l’Ucraina è un test, serve a saggiare il livello di porosità dell’Occidente in funzione di altre invasioni. Taiwan tornerà cinese, dice Xi, a qualsiasi costo e a Taiwan si fanno i semiconduttori, i microchip che alimentano la totalità del parco tecnologico mondiale. Un ricatto perfino peggiore di quello energetico e che comunque a questo si salda.

Negli ultimi due anni l’Occidente “imperialista e fascista”, in esso precipuamente il nostro Paese, ha subito una mole impressionante di attacchi concentrici: finanziario, commerciale, economico (l’Italia è di fatto svenduta), umano con la tratta dei migranti, culturale, mediatico, energetico, virale, farmaceutico, col tripudio della psicosi delle mascherine e dei vaccini, dei lockdown e dei lasciapassare che replicano perfettamente l’andazzo cinese. Una post democrazia repressiva e premiale che non si ha nessuna voglia di superare, nella complicità pressoché di tutte le forze politiche, del Colle, del governo. Siamo rimasti l’unico Paese che si comporta come a inizio pandemia mentre la pandemia non c’è più, ma l’oscuro ministro Speranza riesce a spuntare la perennità del Green Pass e il suo consigliere Ricciardi soffia sul fuoco delle immunizzazioni a vita. Adesso hanno bruciato D’Alema, dopo l’ultima storia tra la Colombia e la Puglia. E l’hanno bruciato in concomitanza con l’invasione russa. È una vendetta del Politburo piddino, preoccupato dal suo ritorno alla casa madre? E forse a Draghi non dispiace: tolto di mezzo D’Alema, intermediario di Pechino e grande protettore di Speranza, l’inamovibilità di quest’ultimo cade. Spezza l’anello forte e quelli deboli cederanno da soli.

Era ora, ma adesso vedremo se questo Paese, dipendente in tutto da tutti, riuscirà ad affrancarsi almeno dalla vergogna di essere rimasto l’unico stato concentrazionario col pretesto di una sicurezza sanitaria rivelatasi più letale del virus. Tanto più che ormai i cittadini non ne possono più di sentirsi chiamare ogni due mesi a farsi bucare una spalla, hanno altro e di più urgente da pensare, come riempire il serbatorio, come riempire il carrello, sapendo che non ci riusciranno.

19 Marzo 2022 – Redazione

L’attacco contro la struttura avrebbe provocato solo un ferito. La “sperata” strage dei media italiani, non c’è stata

L’attacco compiuto dalla Russia contro il teatro rifugio di Mariupol ha prodotto un solo ferito grave e nessun morto. Lo hanno riferito le autorità locali. In precedenza era stato comunicato che 130 persone erano uscite vive dalla struttura, bombardata da Mosca nonostante dall’alto fosse ben visibile la scritta «deti» («bambini»). Lo scrive Tgcom24.

Gli attacchi stanno diventando dei simboli della propaganda, che in questa guerra viene utilizzata  per far pressione sull’opinione pubblica internazionale. Subito dopo il bombardamento, infatti, l’Ucraina ha immediatamente denunciato un massacro di civili senza precedenti. Ma la Russia ha immediatamente replicato negando le accuse di aver colpito il teatro, e accusando a sua volta i soldati del battaglione Azov, gli ultranazionalisti ucraini, di essere gli autori della strage, compiuta per poi poter accusare Mosca in quella che è stata definita una «nuova sanguinosa provocazione, facendo saltare in aria l’edificio del teatro minato da loro». E la stessa Human Rights Watch ha chiarito di non poter escludere che nel teatro, o nelle vicinanze, ci fosse un obiettivo militare.

UDITE UDITE……HA CONFERMATO CHE SI TRATTA DI UNA COLOSSALE BUGIA, ANCHE LUCA TELESE, UNO DEI BALUARDI DEL MAINSTREAM! LEGGETE IL SUO POST ⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️

18 Marzo 2022 – Redazione

ORMAI TUTTO E TUTTI SONO CONTRO PUTIN. C’È CHI LO CHIAMA CRIMINALE, ANIMALE SCHIFOSO, E CHI PIU’ NE PENSA, PIU’NE DICE E SCRIVE!
E I POLITICI STATUNITENSI, SECONDO VOI, SONO SEMPRE STATI BUONI, BRAVI E VIRTUOSI? ASSOLUTAMENTE NO. GIUDICI DEL MONDO INTERO E MOLTO PREPOTENTI, NON POSSONO TRASCORRE TROPPO TEMPO IN UN CLIMA DI PACE, E DEVONO SEMPRE ATTACCARE QUALCHE POPOLO PER UNA RAGIONE O PER UN’ALTRA!

GUARDATEVI QUESTO DOCUMENTARIO SULL’ORRORE ALLE ISOLE MARSHALL, ED IN PARTICOLARI SUGLI EFFETTI ATOMICI NELL’ATOLLO DI BIKINI. MA LA LISTA DELLE NEFANDEZZE COMPIUTE DAGLI AMERICANI E’ DECISAMENTE LUNGHISSIMA! AVREMO MODO DI SCRIVERNE!

Nel 1946 gli americani scelsero come poligono di prova per i test atomici un atollo delle Isole Marshall, l’atollo di Bikini. Gli abitanti (meno di 200) furono allontanati su di un altro atollo dietro misero compenso e false promesse, ma subirono ugualmente le pesantissime conseguenze. I bombardamenti continuarono fino al 1958, quando fecero esplodere la 67esima bomba dall’inizio dei lanci: la bomba all’idrogeno.

Sugli animali, sia terrestri che acquatici, gli effetti furono disastrosi e una prova è data dalle immagini nei video seguenti di Jeppson Giano

https://youtu.be/aWOONz0g5F0

https://youtu.be/uGdJBnlB758

https://youtu.be/VdNTsve7Zb8

18 Marzo 2022 – Redazione

Se Zelensky diventa un ostacolo alla pace, per me deve essere abbandonato. Noi siamo come Putin, se Putin è un mostro lo siamo anche noi». Sono alcuni passaggi degli interventi del professor Alessandro Orsini a Piazzapulita riportati daAdnKronos. «Avevo un’ammirazione sconfinata per Zelensky, era una sorta di supereroe per me», dice riferendosi al presidente ucraino. «Ma la mia percezione adesso sta cambiando. Se Zelensky diventa un ostacolo alla pace, per me deve essere abbandonato. Zelensky preferisce la terza guerra mondiale pur di non rimanere solo contro la Russia. Sta assumendo una postura che non mi piace, lo vedo come un pericolo per la pace», dice il professore di sociologia del terrorismo internazionale. «Zelensky va isolato, come Boris Johnson: il premier britannico è il più guerrafondaio dei leader europeisti, l’Unione Europea si sta facendo guidare da Johnson, che è stato messo lì per fare la Brexit», dice.

«La mia preoccupazione è l’Europa, perché non sa fare la guerra e non sa fare nemmeno la pace, afferma il professor Alessandro Orsini. E questo consegna l’Ucraina alla tragedia. Per fare la pace in primis bisogna smettere di demonizzare l’avversario politico, cioè di rappresentarlo come un animale come ha fatto Di Maio; la seconda cosa è normalizzarlo e l’ultima mossa è umanizzarlo del nemico: non è un porco, ma un essere umano come noi. Queste sono le precondizioni per sedersi al tavolo della pace. Se Putin è un mostro, sicuramente lo siamo anche noi. E posso fornire prove documentate: Bush scavalcò l’Onu e fece una guerra illegale in Iraq; sempre in Iraq, un gruppo di marines americani ha massacrato 24 civili a sangue freddo, sparando in faccia ad un bambino. Se Putin è un cane schifoso, tra schifosi possiamo intenderci e fare la pace».

SEGUITE IL PROF. ORSINI IN QUESTO VIDEO/AUDIO

https://www.la7.it/piazzapulita/video/il-prof-orsini-se-poniamo-putin-in-una-condizione-disperata-sventrera-lucraina-17-03-2022-429459

16 Marzo 2022 – Redazione

Guerra Russia Ucraina, 27 euro al giorno alle coop per ogni rifugiato – La guerra in Ucraina sta costringendo migliaia di persone a varcare il confine e mettersi a riparo dalle bombe. Un esodo di massa che ad oggi è quantificato in circa 3 mln di profughi provenienti da Kiev e dalle altre città ormai in macerie. Molte di queste persone sono in arrivo o sono già giunte anche in Italia. Come ogni guerra – si legge sulla Verità – c’è chi ci perde e chi ci guadagna. Da una parte chi vede distruggersi la propria vita e dall’altra chi fa affari, come chi produce armi. Più se ne utilizzano e distruggono e più ne servono di nuove. Ma c’è anche chi ne trae beneficio dall’indotto. Come ad esempio il sistema dell’accoglienza.

Profughi nelle mani delle coop

Oltre alle brave e oneste persone – prosegue la Verità – che accolgono chi fugge dalla guerra, aprendo le proprie porte a chi ha perso tutto, c’è anche chi si arricchisce in queste situazioni. Il caso più emblematico è quello relativo a Salvatore Buzzi e all’inchiesta diventata nota come Mafia capitale, da cui emerse un quadro ben chiaro, il business dell’accoglienza degli immigrati era più redditizio di quello della droga.

Ora si rischia lo stesso con i profughi ucraini, se la guerra dovesse continuare, molte di queste persone arriveranno in Italia e la maggior parte di questi finirà in centri gestiti dalle cooperative. Non ci sono bandi ad hoc e nessuna selezione preventiva degli enti: per far fronte all’emergenza profughi si procede come sempre, garantendo 27 euro al giorno a ospite. Il rischio di truffe e speculazioni è molto elevato, come hanno certificato varie inchieste del recente passato. (affaritaliani.it)

15 Marzo 2022 – Redazione – Fonte: Byoblu

Il tre volte premio Oscar Oliver Stone è stato censurato da Youtube a causa del suo docufilm ” Ukraine On Fire” ( Ucraina in fiamme) prodotto nel 2016 dal regista americano e diretto dall’ucraino Igor Lopatonok.

Il colosso dei video sul web ospitava il docufilm da ben 6 anni in versione integrale e gratuita ma improvvisamente qualche giorno fa è stato bandito per aver violato le “norme sui contenuti violenti o grafici”. 

Il fatto è davvero “curioso” se pensiamo che Google ha ospitato per tutti questi anni il video senza mai contestare alcunché mentre solo ora, nel mezzo del conflitto tra Russia e Ucraina,  la pellicola è stata rimossa dal canale Youtube della casa di produzione Global Tree Pictures
Coincidenza? Non proprio. 

“Ukraine On Fire”

Il docufilm racconta nel dettaglio l’evoluzione politica che ha avuto l’Ucraina dall’inizio del secolo fino ai fatti di piazza Maidan del 2014.
In questa manciata di anni il Paese è stato squassato da conflitti storici come la “Rivoluzione arancione” del 2004 e poi il rovesciamento del governo ucraino, democraticamente eletto,  dieci anni dopo.

L’Ucraina si trova tra l’Europa ad occidente e la Russia ad oriente. Per secoli è stata al centro di un braccio di ferro tra le potenze che cercavano di controllare le sue ricche terre e l’accesso al Mar Nero. Il massacro dopo la rivolta di piazza Maidan a cavallo tra il 2013 e il 2014  ha innescato una sanguinosa rivolta che ha estromesso il presidente Viktor Yanukovich e ha dipinto la Russia come colpevole ad opera dei media occidentali.

Ma lo era? 

“Ukraine on Fire” di Lopatonok fornisce una prospettiva storica per comprendere le profonde divisioni nella regione. 
Nonostante ancora oggi si voglia riscrivere la verità dei fatti in maniera più congeniale alla propaganda di guerra proposta dall’amministrazione Biden e da quella del presidente Volodimir Zelensky, sappiamo come si sono svolti i fatti. 

Coperto dai media occidentali come una rivoluzione popolare, l’eccidio di piazza Maidan a Kiev è stato in realtà un colpo di stato sceneggiato e interpretato da gruppi nazionalisti e dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

Le proteste nacquero a causa del rifiuto dell’allora presidente ucraino Viktor Janukovič di sottoscrivere il trattato di associazione politica ed economica con l’Unione Europea, orientando il Paese in senso nettamente filorusso. Dai cecchini assoldati dall’occidente per sparare sulla folla dai tetti di piazza Maidan, ai fatti di Crimea e alle violazioni dei diritti umani in  Donbass la storia dovrebbe essere nota a tutti.

Oliver Stone censurato da Youtube, Facebook e Amazon Prime

Oliver Stone è stato un veterano del conflitto in Vietnam, la guerra l’ha vista da vicino e molti dei suoi film indagano proprio i conflitti da un punto di vista alternativo alla narrazione ufficiale. Ricordiamo Platoon, Nato il 4 luglio, JFK – un caso ancora aperto, Gli intrighi del potere, World Trade CenterSnowden solo per citare alcuni dei suoi film a sfondo politico, senza però dimenticare i suoi documentari e le celebri interviste a Michail Gorbaciov e poi Vladimir Putin.

La decisione di Youtube è stata seguita a ruota da Facebook e da Amazon Prime che ha posto sul film un “shadow ban” ovvero nascosto il titolo alle ricerche sulla piattaforma, che però pare essere ancora visibile a chi ne possiede il link diretto. 

Da notare che mentre questo documentario viene bandito da Facebook la stessa società americana autorizza temporaneamente sul social network post violenti che chiedevano la morte del presidente Putin o di quello bielorusso Alexander Lukashenko

Quindi guardare un documentario di alta qualità con le interviste ai protagonisti di fatti storici è stato proibito dalle principali piattaforme mentre incitare alla “morte degli invasori russi” è stato consentito. Alla faccia della libertà di informazione e di pensiero. 

Sarandon: “Perché non vogliono che voi lo vediate?”

Il documentario è stato tempestivamente ricaricato dalla stessa casa di produzione sulle piattaforme video alternative come la canadese Rumble che ha subito sfruttato l’occasione per un po’ di sano marketing contro il gigante concorrente.

La rimozione del docufilm da Youtube è stata accolta con scetticismo anche da alcune personalità del mondo del cinema come il premio Oscar Susan Sarandon che ha polemicamente twittato:  “non siete curiosi del perché non vogliono che voi lo vediate?”

Effettivamente la curiosità c’è e se Youtube pretendeva di occultare questa pellicola al grande pubblico, stavolta ha ottenuto l’effetto opposto. Speriamo che succeda sempre quando qualche “grande fratello” prova a censurare l’informazione, la cultura e le idee. 

13 Marzo 2022 – Redazione – di Pino Arlacchi – Articolo pubblicato su il Fatto Quotidiano dell’11 marzo

Il delirio bellicista e antirusso dei media europei deve certo preoccupare, ma non oltre un certo punto. State certi che gli stereotipi apocalittici del tipo “Il mondo non sarà più quello di prima”, “La più grande crisi dopo il 1945”, “Sull’ orlo della terza guerra mondiale” non dureranno a lungo. Verranno dismessi non appena si profilerà un nuovo Grande Nemico al posto di Putin e della Russia.

Non è questione di geopolitica. O di valori e di passioni. Ma di interessi. Gli interessi dell’industria della paura che semina panico e rancore allo scopo di vendere copie ed alzare ascolti. Un’industria subdola, alleata di quella militare, soprattutto americana, che va in giro per il mondo in cerca di nemici mortali da combattere.

Parliamo di una macchina mediatica che si nutre di calamità reali da gonfiare fino all’ inverosimile, vedi Covid, per poi sgonfiarle e passare ad altro. Parliamo di un vento mercenario che trasforma crisi limitate in disastri soffiando sul fuoco della guerra e delle armi, vedi Russia-NATO-Ucraina. Parliamo di un esercizio di cinismo informativo che monta e smonta allarmi epocali senza dare spiegazioni, vedi terrorismo islamico e conflitti mediorientali.

E’ da qui, dal recente declino delle guerre in Medioriente, e dal parallelo calo degli attentati terroristici, che bisogna partire per capire le ragioni più nascoste della guerra in corso.

Il partito della paura ha due forze motrici: l’industria mediatica e quella della sicurezza. Entrambe hanno ridotto in schiavitù la politica organizzata. Dopo l’11 settembre 2001 i temi dominanti della fabbrica del panico sono stati la guerra al terrorismo ed ai regimi mediorientali nemici delle cosiddette democrazie liberali. Gli Stati Uniti e gli europei tramite la NATO hanno condotto una serie di guerre tanto sanguinose quanto disastrose negli esiti: in Iraq si è sterminato quasi un milione di persone per installare un governo…filo-iraniano; in Afghanistan si è stati sconfitti da un’armata di straccioni, e in Siria, dopo aver promosso una guerra civile da mezzo milione di morti, è rimasto al potere Assad.

Il tutto con l’entusiastico sostegno dei mezzi di comunicazione e dei produttori di armamenti schierati a difesa della democrazia e della libertà.

Nel 2016 Trump ha preso atto del fiasco ed ha iniziato un ritiro delle truppe occidentali concluso da Biden con la fuga dall’ Afghanistan. I profeti di sventura preconizzavano un’impennata della violenza, del caos e dei conflitti. Si è verificato l’esatto opposto. Venuta meno la causa scatenante, che era l’intervento occidentale, vittime e attentati terroristici si sono ridotti di oltre la metà, e continuano a ridursi in Medioriente e nel resto del mondo. Tra Siria ed Irak, la riduzione delle vittime supera il 90%, e il principale problema dell’Afghanistan oggi è la fame e non più la guerra.

Gli sventurologi erano in ansia. Il mondo rischiava di diventare più sicuro, e il loro business poteva soffrirne malamente. Declinato il grande scontro di civiltà, dove trovare il nuovo Satana da sconfiggere per salvare appalti, lettori e ascoltatori?

La lotta all’ immigrato ha funzionato poco, perchè è andata a beneficio del solo complesso mediatico e dei partiti populisti, lasciando a secco la componente militare ed i partiti di governo. La lotta alla criminalità aveva una sua potenzialità, ma è stata ostacolata dall’ improvvido declino, soprattutto in Europa, della violenza criminale.

L’ arrivo inaspettato del Coronavirus è stata la classica manna, ma è durato solo un paio di anni.

Finchè non è arrivato Putin con la sua guerra sciagurata contro l’Ucraina che sembra fatta su misura dell’industria della paura, e della paga dei soldati à la Riotta. I politici scadenti dell’UE ora non sanno come affrontare una crisi molto meno grave di quella dei missili a Cuba che nel 1962 ci ha portati davvero a un soffio dalla guerra nucleare. Ma allora c’erano in scena statisti come Kennedy e Krusciov, e l’industria della paura non era così potente.

13 Marzo 2022 – Redazione – Fonte: TGCOM24

La crisi dei rifugiati, che riguarda oltre 2,5 milioni di persone, genera il caos: “Ad alcune donne viene offerto un lavoro che non c’è o è illegale”, racconta una volontaria al Guardian.

Prima c’erano stati i casi dei respingimenti delle persone nere, bloccate ai confini per il colore della pelle. L’incubo della guerra genera disperazione e ora la crisi dei profughi (oltre 2,5 milioni di persone che cercano di lasciare l’Ucraina in guerra) svela altri orrori. Bambini scomparsi e casi di traffico di esseri umani, secondo quanto denunciano, al quotidiano britannico Guardian, le associazioni umanitarie presenti sul posto. I volontari raccontano anche casi di sfruttamento ed estorsioni.  

BAMBINI SCOMPARSI  Nella situazione di caos che sta caratterizzando la crisi dei rifugiati lungo i confini dell’Ucraina, succede di tutto. Non ci sono solo casi di razzismo ma anche violazioni dei più basilari diritti umani. Karolina Wierzbińska, coordinatrice di Homo Faber, un’organizzazione per i diritti umani con sede a Lublino, in Polonia racconta di aver visto casi di bambini mandati da soli da genitori disperati per incontrare parenti o amici oltre il confine ucraino ma arrivati senza nessuno ad aspettarli. “Questo è ovviamente estremamente angosciante, trovi bambini che vagano da soli nelle stazioni, disorientati e, nei casi peggiori, scompaiono. Questo sfortunatamente non è un caso ipotetico, è già successo”, racconta la Wierzbińska. 

DONNE MALTRATTATE E I LAVORI INESISTENTI“Stiamo anche già ricevendo racconti di casi di traffico di esseri umani. Poi ci sono donne a cui viene offerto lavoro in Polonia, salvo poi scoprire che il posto di lavoro è illegale, il datore di lavoro le maltratta o rifiuta di pagare il salario. Ci sono casi di estorsione di documenti personali o denaro”, aggiunge Karolina Wierzbińska.

L’OFFERTA DI UN PASSAGGIO
Praticamente in tutte le stazioni ferroviarie nei pressi dei valichi di frontiera poi, ci sono folle di persone, soprattutto uomini, che offrono passaggi ai rifugiati verso diverse destinazioni europee. Secondo Wierzbińska è impossibile controllare queste persone: “Direi che il 90% di questi uomini vuole davvero offrire un aiuto genuino ma nel caos totale di questi giorni non possiamo escludere che vi siano criminali in attesa di approfittare di dinne sole e vulnerabili”, ha detto. 

TRATTA DI ESSERI UMANI “Il rischio della tratta di esseri umani è notevole, poiché i profughi, stremati e privati ​​di ogni comodità di base, sono, ogni giorno in viaggio e sempre più vulnerabili”, denuncia Monika Molnárová della Caritas slovacca. “Riteniamo che i trafficanti e i reclutatori stiano probabilmente prendendo di mira sia le donne che viaggiano da sole sia quelle che viaggiano con bambini”, ha aggiunto.

DIFFICOLTA’ AD IDENTIFICARE I BAMBINI NON ACCOMPAGNATI Un portavoce delle Nazioni Unite poi, ha spiegato che l’apertura totale dei confini, da applaudire vista la situazione di estrema emergenza, “rende incredibilmente difficile identificare i bambini non accompagnati e separati” a causa della “vastità del numero di persone che stanno arrivando” e della difficoltà, appunto, di controllare e identificare le persone. 

11 Marzo 2022 – Redazione

COMINCIAMO A SVELARE IPOCRISIE E CARITA’ PELOSE, DI UNA SOLIDARIETÀ TUTTA DI FACCIATA VERSO IL POPOLO UCRAINO, DI CUI L’ITALIA, E’ CAMPIONE DEL MONDO! MA C’E’ CHI, UCRAINO CHE VIVE A ROMA, SVELA COME CHI LO CONDANNAVA E ALLONTANAVA PER NON ESSERSI VACCINATO, ADESSO GLI MANIFESTA SOLIDARIETA’ E AIUTO!

Sono ucraino e non vaccinato: sono disgustato da questa solidarietà ipocrita.Chi mi chiama oggi, fino a ieri era tra quelli che mi odiavano per via della dose. Mi chiamo Andriy, sono ucraino, ho 40 anni e da 22 vivo a Roma. In questo periodo, su molti canali televisivi italiani, seguo i talk show (il nome stesso già dice molto) sulla guerra. Guardandoli attentamente ho notato una cosa tragicomica: caso strano è che la pièce della spettacolarizzazione di questa terribile tragedia per gli ucraini pare che abbia la stessa sceneggiatura usata per la narrazione della pandemia. Lo ha riportato Green Pass News.

Quelli che per due anni si erano improvvisati infettivologi e biologi ora sono tutti esperti di guerra e di storia dell’Est.I protagonisti continuano a dividersi in due categorie: da una parte ci sono quelli che rappresentano il pensiero del politicamente corretto, condannano la guerra senza se e senza ma e si sgolano richiamando tutti alla solidarietà comune; poi ci sono quelli per cui i se e i ma rappresentano un dettaglio non secondario, ma vengono subito aggrediti e additati come i guerrafondai e putinisti, una specie di no vax di una volta. 

A proposito di solidarietà, tante persone che ora mi esprimono la loro solidarietà e mi si offrono per ogni tipo di aiuto sono le stesse persone che per due anni, mentre io non vaccinato ero forzatamente rinchiuso dentro casa e letteralmente soffrivo la fame, senza un lavoro e senza dignità, si voltavano dall’altra parte, facendo finta di non accorgersene. È possibile ci voglia una guerra per farci diventare tutti più buoni? A me personalmente questa solidarietà sa molto di ipocrisia, anzi, sembra quasi un sinonimo della parola falsità e in molti casi viene usata solo in funzione a quello che uno vuole sembrare e non essere.

10 Marzo 2022 – Redazione – di Walter Ferri – L’Indipendente

Zhao Lijian, portavoce del Ministero degli Esteri cinese, ha sollevato l’attenzione su un’ennesima insidia presente sul territorio ucraino, quella dei centri di ricerca biologica, centri che potrebbero facilmente cadere nelle mani di malintenzionati. Nello specifico, stando alle parole di Zhao, sui territori contesi sarebbero presenti ben 26 biolab collegati per vie traverse al Dipartimento della Difesa statunitense, dettaglio che certamente non mette in buona luce le manovre della Casa Bianca.

Il diplomatico di Beijing non ha mancato di chiedere spiegazioni a Washington, tuttavia perplessità affini sono state sollevate anche dagli stessi senatori americani, i quali hanno indagato lo stato delle cose scomodando la Commissione delle relazioni estere. In tale sede, Victoria Nuland, Segretaria di Stato, ha parzialmente confermato le voci di corridoio, evitando accuratamente di scendere nei dettagli.

«L’Ucraina ha centri di ricerca biologici, il che solleva preoccupazioni legate al fatto che le truppe e le forze russe possano voler assumere il controllo delle strutture», ha dichiarato Nuland. «Per questo motivo stiamo lavorando con gli ucraini per capire come possano prevenire che i materiali di ricerca finiscano nelle mani dell’esercito russo, qualora questi si avvicinasse».

Cosa ci sia dentro a quei laboratori, difficile a dirsi. Formalmente, le carte rivelano che gli USA abbiano deciso di sostenere attraverso il Department of Defense’s Biological Threat Reduction Program molteplici nazioni ex-sovietiche nell’ottica di sviluppare un programma di analisi di patogeni e tossine utile a contrastare epidemie «deliberate, accidentali o naturali». Uno scopo virtuoso che, accusano gli avversari politici, non è però necessariamente garanzia del mantenimento di un comportamento retto.

Come ci insegna il caso di Wuhan, questo genere di biolab custodiscono informazioni estremamente sensibili, quindi non è raro che i Governi preferiscano fornire risposte vaghe a domande specifiche e la trasparenza viene abbandonata in favore di un’omertà che finisce immancabilmente con il fomentare dubbi. La presenza dei laboratori di ricerca in Ucraina è stata dunque sfruttata negli ultimi anni da Russia e Cina per intavolare narrative pungenti, le quali sono state più recentemente abbracciate anche dagli influencer dell’alt-right statunitense, primo tra tutti da quell’Alex Jones noto per InfoWar.

Quello che sappiamo è che già nel 2020 la Security Service of Ukraine (SBU), l’Intelligence ucraina, aveva etichettato l’esistenza di biolab stranieri in terra ucraina come “fake news”, esplicitando che le strutture in questione fossero da considerarsi in tutto e per tutto in mano a Kiev, quindi strettamente sorvegliate dal Ministero della Salute locale e gestite in conformità alle leggi nazionali.

Una rassicurazione che certamente non è stata accolta dalla Russia, la quale, attraverso la portavoce Maria Zakharova, sta iniziando a intavolare una lettura dei fatti il cui scopo è suggerire che i laboratori in questione stessero creando armi biologiche coltivando peste, antrace e colera. A distanza impossibile stabilire se questa denuncia poggi su basi o se possa essere una strategia diplomatiche sostanzialmente analoga a quelle adottate in passato dagli Stati Uniti per invadere l’Iraq, ovvero assicurare l’esistenza di pericolosi armamentari in realtà inesistenti per giustificare l’azione militare.