Il Green Pass, secondo Bassetti, «va superato una volta che non sarà più rinnovato lo stato d’emergenza»
«Come in ogni guerra, una volta esaurita a marzo l’emergenza, in questo caso sanitaria, credo sia necessaria una sorta di amnistia per i non vaccinati»: è quanto ha affermato Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie Infettive San Martino di Genova, in un’intervista a La Nazione-Carlino-Giorno, riporta Meteoweb.eu.
«Quello che è stato è stato». «Non ha più senso protrarre misure come il Green Pass che sono nate per favorire la vaccinazione e non per comprimere la vita delle persone». «Tra due mesi ci avvicineremo ulteriormente al 95% di popolazione over 12 vaccinata, senza contare che, da qui alla primavera prossima, l’infezione se la piglieranno anche coloro che ancora si ostinano a rifiutare la profilassi. Saranno immunizzati anche loro», ha proseguito l’infettivologo. «A quel punto il Green Pass avrà esaurito la sua funzione, continuare a chiederlo per entrare nei negozi o per prendere un caffè rischierebbe solo di far chiudere il Paese», nell’ottica «del fallimento delle attività commerciali».
Il Green Pass, secondo Bassetti, «va superato una volta che non sarà più rinnovato lo stato d’emergenza». «Tanto a quel punto resteranno solo un due milioni circa di italiani 50 enni non protetti con la vaccinazione, è una cifra che ci possiamo permettere». «Stiamo poi anche parlando di una fascia d’età che generalmente non sviluppa una malattia grave».
Il prossimo autunno? «Questo virus non se ne andrà, resterà con noi. I casi positivi ci saranno, ma l’infezione diverrà del tutto endemica e non più emergenza», secondo Bassetti. «Di fronte a un quadro clinico di polmonite bilaterale torneremo a fare diagnosi differenziale. Non penseremo subito e solo al Covid».
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Ok. Prendendo atto di quanto detto da Bassetti, è concordando con lui nella sostanza di quanto affermato, non si può però fare a meno di notare un ‘piccolo’ particolare: la parola “amnistia” riferita ai c.d. “no-vax”…
A tal proposito riportiamo le parole del giornalista e segretario di Radicali Lucani, Maurizio Bolognetti.
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Con l’avvicinarsi della fine dell’emergenza Covid, il Comitato tecnico-scientifico va verso lo scioglimento: “Non ci sarà più bisogno di noi tecnici straordinari”.
Il Comitato tecnico-scientifico va verso lo scioglimento. Non si tratterà di un atto immediato, ma di un processo graduale che arriverà al compimento quando l’Italia sarà definitivamente uscita dall’emergenza Covid-19. Il Cts infatti è una struttura d’emergenza, nata con e per la pandemia, che con la fine dell’emergenza “è destinata a sciogliersi” anche perché “lo prevede la legge”. A comunicarlo è Fabio Ciciliano, componente del Comitato, che ha spiegato come verso le fasi finali di ogni emergenza si passi al cosiddetto “hand over”.
Il Cts si scioglie
Cosa significa? In sostanza le prerogative dell’organismo costituito per la gestione dell’emergenza “vengono ricondotte nell’alveo della gestione ordinaria”, come ad esempio ai ministeri competenti. E a quel punto “non ci sarà più bisogno di noi tecnici straordinari”. L’avvicinarsi dello scioglimento del Cts restituisce la fotografia di un quadro epidemiologico in Italia in miglioramento rispetto alle scorse settimane, quando il forte incremento dei contagi aveva fatto temere un’ulteriore stretta ai danni dei cittadini.
Ora la situazione sembra viaggiare sui binari giusti e sul calendario è cerchiata in rosso la data del 31 marzo: per quel giorno è stata fissata la fine dello stato di emergenza, e per molti potrebbe rappresentare davvero l’uscita dall’incubo Coronavirus. Mentre aumenta il pressing per far cessare lo stato di emergenza, il ministro Roberto Speranza frena e rimanda al mese prossimo tutte le dovute riflessioni sulla questione.
La nuova fase Covid
Si sta per aprire una nuova fase nell’ambito della lotta al Coronavirus. Lo scioglimento del Comitato tecnico-scientifico sarebbe il sinonimo di una buona situazione epidemiologica in Italia, e allo stesso tempo vorrebbe dire una maggiore assunzione di responsabilità da parte della politica.
I governi in questi anni molte volte hanno atteso il parere degli esperti prima di varare provvedimenti, consultando gli scienziati per avere un giudizio sulle norme anti-Covid da intraprendere. Invece, in mancanza del Cts, l’esecutivo avrà più autonomia decisionale e ciò comporterà un maggiore coinvolgimento dei ministeri competenti.
A tracciare la rotta è stato il premier Mario Draghi, che nel Consiglio dei ministri di ieri ha fatto sapere che nelle prossime settimane “andremo avanti su questo percorso di riapertura”. A stretto giro infatti verrà annunciato “un calendario di superamento delle restrizioni vigenti”, ovviamente sulla base dell’evidenza scientifica e dell’andamento della curva epidemiologica.
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Virginia Raggi, contraria a questi sieri genici sperimentali, chiede la testa del sottosegretario nonché compagno del M5s, Pierpaolo Sileri. La posizione della Raggi, sul fronte dei non vaccinati, da quando non è più sindaco di Roma, appae sempre più marcata. Sulla falsariga dell’ex collega grillina Sara Cunial, l’ex primo cittadino della Capitale si schiera ancora più apertamente. Almeno nelle chat del Movimento pentastellato.
Gli screenshot in possesso di Repubblica, riportano che la Raggi abbia preso apertamente le distanze dal sottosegretario grillino Pierpaolo Sileri. Anzi, davanti a chi propone il siluramento del compagno di partito, scrive tre parole che sono una pietra tombale sul sottosegretario alla Salute: «Dio sia lodato». Tale considerazione arriva da chi è stato eletto nel comitato nazionale dei Garanti M5s. E cioè nell’organismo che ha il compito di vigilare sugli iscritti grillini ed eventualmente espellerli. Un clima da fronda interna o da tutti contro tutti. Lo ha riportato il giornale Mag24.es.
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Le balle sul virus e sulla sua gestione stanno venendo a galla. Una a una. E presto qualcuno dovrà renderne conto. Soprattutto alle vittime dirette e indirette di questa follia. Negli ultimi mesi, il microbiologo Andrea Crisanti ha iniziato ad esempio a rivelarne alcune, svelando dei retroscena che noi proviamo a raccontare da mesi passando per sovversivi e no vax. Se lo fanno i televirologi, però, allora va bene e su certi argomenti ci si può anche iniziare a ragionare. La folgorazione e conversione di Matteo Bassetti è un altro caso esemplare. Nel corso della trasmissione “L’aria che tira”, in onda nella mattinata di mercoledì 2 febbraio 2022 e condotta da Myrta Merlino, Crisanti ha interpretato gli ultimi dati disponibili, lanciando quella che per molti è stata una vera bomba. Ma era semplicemente la verità, arcinota ma nascosta dai Telegiornali unici del governo: “I 437 morti di ieri ci ricordano una cosa, ovvero che sono per la maggior parte persone vaccinate”.
Ha spiegato Crisanti: “Perché le persone che muoiono in terapia intensiva non vaccinati saranno 20 o 30 al giorno – prosegue il microbiologo -. E questo si è visto anche dai dati che ha mostrato l’ISS pochi giorni fa. La maggior parte dei decessi sono persone vaccinate e vulnerabili”, ribadisce ancora una volta. Come scrive Byoblu, riaffiorano così alla mente le conferenze stampa in cui il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro della Salute Roberto Speranza hanno dichiarato che “due terzi delle terapie intensive” fossero occupati da pazienti non vaccinati. Una fake news?
La conduttrice vira poi il discorso sulle mascherine ffp2, con un altro attacco di Crisanti alla decisione del governo sulla proroga dell’obbligo all’aperto: “Non penso che le mascherine all’aperto abbiano un grande impatto”, commenta. La decisione presa lunedì 31 gennaio in sede del Consiglio dei ministri e che ha previsto la proroga dell’obbligo di mascherina all’aperto sarebbe quindi una scelta politica, piuttosto che sanitaria? Ma le rivelazioni di Crisanti non si fermano qui.
La Merlino incalza il professore riguardo il Green Pass senza scadenza per chi ha effettuato la terza dose. “La decisione è conseguenza della mancata trasparenza dei dati dei trial clinici. Noi lo dovremmo sapere a questo punto se la terza dose è protettiva o meno. Perché le case farmaceutiche dovrebbero avere i dati”, afferma Crisanti. “E quindi non lo sappiamo al momento?”, chiede una Merlino quasi sorpresa. “Non lo sappiamo, è evidente”, replica il microbiologo. Ecco in mano a chi siamo.
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L’Agenzia del farmaco non pubblica bollettini sui danni da vaccino da quattro mesi. Ma abbiamo scoperto che i dati nascosti ai connazionali vengono forniti all’Ema: quasi 18.000 segnalazioni in questo periodo. E una su sei risulta «grave»: miocarditi, pericarditi, embolie polmonari, trombosi. Giallo sul numero dei morti. A rendere noti i dati è La Verità in un articolo di Antonio Grizzuti.
Che fine ha fatto il report dell’Agenzia italiana del farmaco sulle reazioni avverse ai vaccini contro il Covid? Risale ormai a quasi quattro mesi fa, infatti, la diffusione dell’ultimo documento sugli effetti collaterali provocati dal siero. Era il lontano 12 ottobre 2021 quando gli uffici di via del Tritone sfornavano il nono – e finora ultimo – «Rapporto sulla sorveglianza dei vaccini Covid-19». Fino a quella data la pubblicazione aveva cadenza mensile, una frequenza dettata – a detta della stessa Agenzia – per assicurare «sufficienti dati per garantire la robustezza delle analisi, della ocomparazione e delle valutazioni». Come spiegato alcuni giorni fa su queste pagine, – si legge su La Verità – a ottobre il voltafaccia: «Considerata la stabilità dell’andamento delle segnalazioni per i diversi vaccini, il Rapporto di sorveglianza sarà pubblicato con cadenza trimestrale». Una scelta discutibile, ma tant’è. L’uscita del nuovo report era prevista dunque intorno al 12 gennaio, cioè tre settimane fa. E invece nulla. Negli ultimi giorni abbiamo provato a più riprese a metterci in contatto con gli uffici dell’ente per ottenere informazioni sulla data di pubblicazione del prossimo aggiornamento. Risultato? Non c’è stata anima viva che si sia degnata di risponderci. E qui non si tratta di essere «no vax», tutt’altro. Perché, come spiega la stessa Agenzia nell’incipit del rapporto, «nessun prodotto medicinale può essere mai considerato esente da rischi», e «verificare che i benefici di un vaccino siano superiori ai rischi e ridurre questi al minimo è responsabilità delle autorità sanitarie che regolano l’immissione in commercio dei prodotti medicinali».
Chi fa da sé fa per tre, dice il proverbio. E così, ispirati dal vecchio adagio, ci siamo mossi per colmare le lacune dell’Aifa. Prima di tutto, – riporta La Verità – confrontando i numeri del rapporto pubblicato lo scorso ottobre con quelli presenti su Eudravigilance, la banca dati continentale dell’Ema per la gestione e l’analisi delle segnalazioni. L’Aifa spiega infatti sul proprio sito che «tutte le segnalazioni di sospette reazioni avverse raccolte nella Rete nazionale di farmacovigilanza sono regolarmente inviate a Eudravigilance», le quali a loro volta vengono poi trasmesse al database Vigibase dell’Organizzazione mondiale della sanità. Obiettivo della nostra ricerca era, in altre parole, comprendere se a essere bloccata fosse solo la pubblicazione del Rapporto mensile oppure l’intero flusso di dati. Con un certo stupore abbiamo appurato che, in effetti, il numero delle segnalazioni presenti sulla banca dati europea risultava più alto rispetto alle cifre rilasciate da Aifa lo scorso autunno. Rilevando un incremento di segnalazioni per tutti i vaccini somministrati in Italia, nell’ordine: Pfizer (+11.262 segnalazioni), Moderna/Spikevax (+6.128), Janssen (+236) e Vaxevria/Astrazeneca (+138). Variazioni che sembrano dimostrare come, in questi ultimi mesi, l’Aifa abbia effettivamente trasmesso i dati alla controparte europea, senza però al tempo stesso rendere conto ai cittadini.
Non paghi del risultato – evidenzia La Verità– abbiamo scavato più a fondo. Nella pagina dedicata alla farmacovigilanza, l’Aifa spiega che i «dati delle segnalazioni di sospette reazioni avverse a vaccini Covid-19 inserite in Rete nazionale di farmacovigilanza sono accessibili dal sistema Ram», consultabili sia per organo o apparato interessato, che per singola reazione avversa. Non senza fatica siamo riusciti ad accedere alla piattaforma: occorre infatti essere titolari di un’utenza Spid, oppure in possesso di una carta d’identità elettronica o tessera sanitaria o carta nazionale dei servizi abilitate. Ma questo è il minimo. Una volta entrati ci siamo imbattuti in una pagina in inglese senza alcun riferimento alla farmacovigilanza dei vaccini Covid. Occorrono diversi ulteriori passaggi, attraverso menù e sottomenù rigorosamente in lingua inglese, per arrivare a destinazione. Finalmente ripagati delle fatiche, davanti ai nostri occhi vediamo materializzarsi i dati delle reazioni avverse aggiornati al 26 gennaio 2022, relativi dunque anche ai periodi successivi al 26 settembre scorso, data di ultimo aggiornamento del report. Le segnalazioni sono divise per singolo vaccino, mese di rilevazione, gravità della reazione, sesso, fascia d’età, descrizione dell’apparato interessato, e per singola reazione avversa.
Scopriamo così che, alla data del 26 gennaio, all’Aifa sono giunte 24.077 segnalazioni in più rispetto all’ultimo rapporto, il 64% delle quali per il Comirnaty (Pfizer/Biontech) e il 30% relativamente allo Spikevax (Moderna). Negli ultimi due mesi le segnalazioni relative allo Spikevax risultano in forte crescita, arrivando a dicembre quasi a «raggiungere» il Comirnaty (2.775 del primo contro 3.132 del secondo). Un altro dettaglio interessante, e per certi versi preoccupante, riguarda la gravità, in costante crescita dalla pubblicazione del primo rapporto. Secondo i dati presenti sul sistema Ram, quasi una reazione su sei (16,7%) viene classificata come «grave». Nella prima edizione del report erano appena una su 14 (7,3%). Colpiscono, scorrendo il dettaglio le segnalazioni di miocardite (412 casi), pericardite (629), embolia polmonare (557), e ancora trombosi (349), trombocitopenia (407) e paralisi di Bell (239). Rimane da chiarire il dato relativo alle segnalazioni con esito fatale. Nell’elenco risultano, infatti, 100 casi di «morte improvvisa» e 44 casi di «morte», cifre che cozzano con i 608 casi di decesso post vaccino citati nel report di ottobre 2020 (16 dei quali giudicati correlabili al vaccino).
Rimane un mistero la ragione per la quale l’Aifa si ostini a non pubblicare il rapporto. Per quale motivo tiene per sé informazioni delle quali in realtà dispone? O meglio, le lascia a disposizione dei cittadini ma al contempo accuratamente «nascoste», senza un’adeguata spiegazione a corredo, favorendo così il rischio di interpretazioni scorrette? Negli ultimi tempi l’Agenzia si è limitata semplicemente ad aggiornare i grafici della pagina dedicata alla farmacovigilanza, i quali però forniscono una visione assai parziale e peraltro priva di alcuna analisi. Diversamente dall’estero, dove il regolatore provvede ad aggiornare costantemente i dati sulle reazioni avverse, accompagnandoli di volta in volta con la giusta chiave interpretativa. Tanto per fare alcuni esempi, nel Regno Unito il report sugli effetti avversi è stato aggiornato appena pochi giorni fa, il 27 gennaio, in Spagna il 26 gennaio, nei Paesi Bassi il 23 gennaio, in Francia 21 gennaio, e in Svizzera il 12 gennaio. Più che a farmacovigilanza, a conti fatti, quella dell’Aifa somiglia a farmacosonnolenza, conclude Antonio Grizzuti su La Verità.
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Mentre il governo Draghi continua a insistere sulla strada della vaccinazione, resa obbligatoria per tutti gli italiani sopra i 50 anni di età con il resto della popolazione “costretta” comunque dal Green pass a sottoporsi all’inoculazione, il programma Report in onda su Rai Tre ha mandato in onda un servizio sulla vigile attesa. Come annunciato dal conduttore Sigfrido Ranucci, “siamo andati a vedere la sperimentazione di medici per quello che riguarda l’utilizzo degli antinfiammatori nei primi momenti dei sintomi di un paziente che ha il Covid”. Un video che non ha mancato di far discutere.
All’interno del servizio, Report ha preso in esame alcune cure sperimentate dall’Istituto Mario Negri di Milano e che hanno fatto registrare una regressione della malattia nell’80% dei pazienti trattati. “Abbiamo verificato che questi antinfiammatori non solo possono attenuare la sintomatologia della fase iniziale virale – ha detto Fredy Suter, il primario emerito dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo – ma possono ridurre le ospedalizzazioni e molto probabilmente anche i casi di morte”.
Secondo il primario, intervistato da Report, mentre la tachipirina non cura l’infiammazione, i farmaci antinfiammatori vanno alla radice del problema riducendo la probabilità di arrivare a un’infiammazione grave. Quando gli è stato chiesto come mai queste cure, nonostante gli ottimi risultati, non siano state generalizzate, Suter ha risposto che gli enti regolatori (come l’Agenzia Italiana del Farmaco) possono dare indicazioni soltanto sulla base di studi scientifici estremamente rigorosi.
Il nostro studio ha dei limiti – ha chiarito Suter – Cercheremo di farne uno il più possibile corretto da tutti i punti di vista”. Una risposta che, secondo Report, era “diplomatica”. Ranucci ha sottolineato come, al momento di far emergere questo protocollo, sarebbero state riscontrate delle difficoltà con le istituzioni, visto che si sarebbero creati contrasti con il protocollo ministeriale della vigile attesa. Emblematico un fiori onda del primario, che pensava di non essere più registrato: “Solo con questa norma, avremmo risparmiato migliaia di morti”.
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Anche i virologi, nel loro piccolo, si arrabbiano. Dopo aver difeso per mesi e mesi le scelte del governo, anche le più cervellotiche, gli scienziati-vip del nostro piccolo schermo hanno detto basta, passando al contrattacco e iniziando a invocare un allentamento delle restrizioni anti-Covid, vista la minor pericolosità della variante Omicron per la salute dei cittadini. Prima è stata la volta di Matteo Bassetti, che ha auspicato lo stop all’obbligo di mascherine all’aperto e al Green pass. Ora quella di Andrea Crisanti, che attraverso le pagine del Fatto Quotidiano ha puntato a sua volta il dito contro le misure ancora in vigore nel nostro Paese.
Crisanti ha parlato innanzitutto della recente evoluzione della pandemia: “Sta passando la buriana della variante Omicron, la cui caratteristica è che i vaccinati si infettano e trasmettono con i numeri pazzeschi che abbiamo visto. La mia impressione, guardando anche ai dati dell’Inghilterra, è che stiamo raggiungendo una situazione di equilibrio ma a livelli piuttosto elevati. Se c’è un momento per liberalizzare è tra due-tre settimane, nel momento di massima protezione della popolazione”.
Se si vuole varare un allentamento nelle restrizioni e dare fiato alla popolazione, insomma, il momento è questo: “Non significa che il virus se ne sia andato, sia chiaro. Significa solo che la maggior parte della popolazione è protetta perché ha fatto la terza dose da poco o perché si è infettata da poco”.
Sempre secondo Crisanti, visto l’alto numero di italiani vaccinati o guariti dal Covid, l’obbligo vaccinale “dal punto di vista della trasmissione del virus ha impatto zero. Secondo me quando si raggiunge un certo livello di protezione non ha più senso andare oltre. Costa troppo dal punto di vista economico e sociale. Ci sono persone che non vogliono vaccinarsi”.
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02 febbraio 2022 – di Monica Tomasello – Redazione Co.Te.L.I.
Finalmente si comincia a vedere “una luce” in fondo a questo lunghissimo “tunnel” che ci ha portato da inizio pandemia Fini ad oggi…
La comunità scientifica, sulla base dei recenti dati scientifici ed epidemiologici, si esprime, infatti, sempre più compatta, a favore di un deciso allentamento della morsa di misure restrittive e compressive dei diritti e delle libertà individuali volte al contenimento di un virus che ormai non fa più paura…
Dopo Bassetti (vedi: ⤵️
è la volta di Francesco Vaia, direttore dell’Ospedale Spallanzani di Roma , che così afferma:
Non possiamo fare a meno di notare come Vaia abbia scritto la parola “Persone” in maiuscolo… Il messaggio appare chiaro…, speriamo soltanto che anche al governo sappiano cogliere questo “dettaglio” e che presto venga restituita libertà e dignità ai cittadini… (M.T.)
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Si era dato fuoco ieri, 31 gennaio, di fronte la caserma dei Carabinieri di Rende, in provincia di Cosenza.
Ma chi era quest’uomo?
Insegnante, di 33 anni, originario dellaCalabria ma che lavorava in Lombardia. Le sue generalità in un primo momento non erano state diffuse, anche per non scatenare media, social e giornali sulla famiglia. Si sapevano solo le sue iniziali, F.C.. Successivamente si è capito che si trattava di tale Francesco Chiarelli.
Sul suo gesto si era anche accesso un dibattito (scoppiato sui social), soprattutto a seguito di un post condiviso da UIL Scuola Monza e Brianza:
In realtà il docente si è poi saputo che era vaccinato con due dosi, ma gli mancava la terza. Per questo motivo la possibilità che il suo gesto possa essere collegato con una protesta contro il vaccino Covid e il Green pass rimane al vaglio degli inquirenti. I media main stream hanno però già sentenziato: Nessun dubbio. Il disperato gesto dell’uomo è da ascriversi esclusivamente a depressione…
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1 febbraio 2022 – Redazione Co.Te.L.I. – a cura di Monica Tomasello – (Fonte:AdnKronos, Sputnik News)
Via le restrizioni, il covid non è più una malattia ‘socialmente critica’
La Danimarca diventa il primo paese dell’Unione Europea a eliminare tutte le restrizioni sul coronavirus: a partire da oggi l’obbligo di indossare le mascherine e di esibire il Green Pass non sarà più in vigore, mentre torneranno ad essere autorizzati gli eventi e la frequentazione delle discoteche.
La decisione va di pari passo con la scelta di far cadere la definizione del Covid-19 come una malattia “socialmente critica”, usata per giustificare l’adozione delle norme anti-pandemia. Solo chi entra nel paese sarà chiamato ad esibire una prova della vaccinazione.
Una scelta analoga era stata fatta dal paese a novembre ma all’epoca le restrizioni erano poi state progressivamente reintrodotte a fronte di un forte aumento dei contagi.
La settimana scorsa la Danimarca ha registrato tra i 33mila ed i 47mila nuovi contagi quotidiani ma l’aumento delle infezioni non ha prodotto una pressione aggiuntiva sugli ospedali, come si temeva.
Le mascherine resteranno in vigore esclusivamente negli ospedali, per il personale e i visitatori, a tutela delle persone più fragili.L’autorità sanitaria danese “raccomanda” a coloro che risultano positivi al coronavirus di autoisolarsi per quattro giorni. In caso di contatto, tuttavia, non è più richiesta la quarantena.“’L’incredibilmente buona notizia” sull’abbandono delle restrizioni è stata annunciata dal primo ministro danese Mette Frederiksen la scorsa settimana, a seguito delle raccomandazioni giunte dalla Commissione epidemica e avvallate dal sostegno di tutti i principali partiti politici della nazione.
“Stasera possiamo… ritrovare il sorriso. Abbiamo notizie incredibilmente buone adesso, in Danimarca, possiamo rimuovere le ultime restrizioni sul coronavirus. Le ultime settimane hanno visto tassi d’infezione molto alti, in effetti i più alti dall’intera pandemia. Può sembrare strano e paradossale che ora siamo pronti ad abbandonare le restrizioni”, ha detto la Frederiksen in una conferenza stampa a fine gennaio, chiarendo che le ultime restrizioni saranno ritirate il 1° febbraio, ovvero a partire da oggi.Il primo ministro Frederiksen ha affermato anche di non aspettarsi di dover imporre nuove restrizioni, ma è rimasta cautamente ottimista. “Non possiamo fornire alcuna garanzia quando si tratta di biologia“, ha detto, annunciando il ritorno del Paese “alla vita come la conoscevamo prima del coronavirus“.
E in Italia?
In Italia, complice questo “governo dei migliori” ed il “commissionato” terrorismo mediatico (che tanto ha fatto guadagnare “pennivendoli” che prima non se li ca…. nessuno…), ci tocca esibire l’inutile Green Pass anche per andare a comprare le mutande o le sigarette… Evidentemente qui “qualcuno” ha deciso che l’economia deve crollare; forse perché così quel “qualcuno” potrà facilmente e finalmente comprarsi il paese più bello d’Europa?
Stendiamo un pietoso velo… (M.T.)
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