Il vero numero di casi di effetti avversi dei vaccini potrebbe essere alto, altissimo. Molto più di quanto i dati ufficiali non dicano. A sostenerlo è Andreas Schöfbcek, ceo della compagnia di assicurazioni tedesca Bkk Pro-Vita, che in queste ore ha rilasciato dichiarazioni che stanno facendo discutere parecchio: “In sette mesi e mezzo, 216.695 assicurati su un campione di un milione hanno avuto bisogno di cure mediche dopo la vaccinazione”. Un dato decisamente preoccupante.
Come spiegato da Patrizia Flodder Ritter sulle pagine della Verità, basta infatti proiettare la cifra sulla popolazione totale per ottenere un numero impressionante: 3 milioni di casi di reazioni avverse da vaccino. Un totale dodici volte più alto rispetto a quello fornito dal ministero della Salute. Secondo la compagna Bkk, tra le possibili cause di questa clamorosa sottostima ci sarebbe il tempo richiesto per le segnalazioni: una procedura che porta via al medico di turno oltre mezz’ora e che quindi in molti preferirebbero risparmiarsi.
Una notizia che ha scosso non poco la Germania e alla quale ha dato spazio anche il quotidiano Die Welt, spiegando: “Per la prima volta sono disponibili i dati di una grande associazione assicurativa sanitaria tedesca sugli effetti dei vaccini anti-Covid”. Nell’elenco dei casi avversi sono stati conteggiati infezioni, sepsi, rash cutanei e un lungo elenco di complicanze: “L’analisi della Bkk mostra che abbiamo a che fare con una chiara sottostima del fenomeno”.
Una notizia che ha scosso non poco la Germania e alla quale ha dato spazio anche il quotidiano Die Welt, spiegando: “Per la prima volta sono disponibili i dati di una grande associazione assicurativa sanitaria tedesca sugli effetti dei vaccini anti-Covid”. Nell’elenco dei casi avversi sono stati conteggiati infezioni, sepsi, rash cutanei e un lungo elenco di complicanze: “L’analisi della Bkk mostra che abbiamo a che fare con una chiara sottostima del fenomeno”.
Lord Jacob Rothschild si è rivolto agli investitori del suo fondo RIT Capital Partners con un messaggio tradizionale. Contiene non solo e non tanto i risultati finanziari del fondo, che è gestito dallo stesso Rothschild, ma i suoi pensieri sullo stato delle cose nella politica e nell’economia mondiale. RIT Capital Partners è la “punta dell’iceberg” dell’impero privato di una nota famiglia nel mondo finanziario, e si distingue per essere una delle pochissime strutture “Rothschild” i cui risultati finanziari sono noti al grande pubblico.
Per certi versi, questa è anche una pubblicità per la straordinaria performance economica di Lord Rothschild: dal 1998, questo fondo di investimento ha registrato un rendimento totale del 2400%. Per risultati che invidierebbe qualsiasi altro istituto finanziario e per la specifica reputazione della famiglia che controlla il fondo, i messaggi dei Rothschild sono ascoltati con interesse in tutto il mondo. Le lettere del signore vengono ricevute solo dai suoi investitori, ma prima o poi continuano a “trapelare” ai media, e quindi semplicemente RIT Capital Partners pubblica sul proprio sito web ⤵️
La lettera, del 30 giugno 2018, rivela l’atteggiamento piuttosto scettico del management del fondo nei confronti della “ripresa senza precedenti” dell’economia globale dopo la crisi finanziaria globale e il timore per le sorti dell’ordine mondiale che finora ha tanto favorito gli affari familiari .
Va notato che Lord Rothschild, i cui partner commerciali includono figure iconiche come Warren Buffett e Henry Kissinger, ha da tempo sottolineato le vulnerabilità dell’economia globale ed è molto attivo nel criticare le azioni delle banche centrali occidentali, che hanno fermato le conseguenze di la crisi finanziaria mondiale con l’ausilio delle macchine da stampa.
che le banche centrali stanno conducendo “il più serio esperimento di politica monetaria” nella storia dell’umanità e ha sottolineato che nessuno può prevedere quali saranno le “conseguenze indesiderate” di questo esperimento.
Per completare il quadro, Rothschild ha detto agli investitori che, a causa degli elevati rischi, ritiene necessario concentrarsi principalmente sulla conservazione del capitale e non preoccuparsi troppo dei rendimenti a breve termine che gli investimenti del fondo possono portare.
Il conduttore Mediaset Giuseppe Brindisi continua ad insultare impunemente chi ha fatto una scelta libera, quella di non iniettarsi il siero genico sperimentale. Ecco le sue ultime farneticazioni su Twitter: “Leggi i deliri dei disagiati No Vax (e dei loro ideologi primatisti, patriarchisti, patrioti, fascisti etc etc). Scopri che inneggiano tutti all’invasione russa dell’Ucraina. E hai la certezza di essere dalla parte giusta della barricata”. La scorsa volta invece affermò che i no vax sono dei “parassiti per fortuna vicini all’estinzione“.
Quando si farà veramente luce su quel che è stato davvero il Covid in Italia, probabilmente si scoprirà che a fare più morti sarà stata non tanto la malattia ma la sua gestione politica. E i governi che si sono trovati ad affrontarla (Conte prima e Draghi poi) ne saranno direttamente responsabili. Dopo aver sospeso la sanità pubblica, con persone che sono morte di altre patologie perché non curati o perché è stata interrotta ogni forma di prevenzioni, ora si scopre che persino i malati di cancro non possono ricevere i trattamenti di radioterapia. Molti sono stati infatti rinviati o addirittura interrotti in corso d’opera. Malati di tumore costretti a perdere tempo prezioso per la propria salute. È quanto denunciano molti pazienti italiani, da nord a sud. E lo conferma una nota associazione che si occupa di malati oncologici e lo segnalano anche diversi medici e tecnici di radioterapia, molti dei quali preferiscono rimanere anonimi.
A raccontare la vergognosa situazione è Nicolò Petrali sul sito di Nicola Porro “Ma perché mai succede questo? Semplice, a causa della positività di questi pazienti al Covid19. Chiaramente se un paziente manifesta gravi sintomi causati dal virus è normale che ciò accada – sarebbe troppo rischioso in quel caso proseguire le cure – il problema però è che lo stesso sembra avvenire anche per le persone completamente asintomatiche. E allora diventa fondamentale porsi questa domanda: è giusto rinviare o sospendere le cure radioterapiche per malattie gravi come i tumori, con tutti i rischi che ciò comporta, anche se il sistema immunitario dei pazienti sta reagendo bene al covid19? Questo e altri quesiti abbiamo posto a Roberto Manzo, dirigente medico di radioterapia dell’istituto nazionale per la lotta alla cura dei tumori della fondazione Pascale di Napoli, il quale ci ha confermato che nell’ospedale in cui lavora, da due anni a questa parte, a tutti – e sottolineiamo tutti – i malati oncologici risultati positivi al covid vengono rinviate o interrotte le cure radioterapiche”.
“Finché il paziente non torna con un tampone molecolare negativo – racconta – non può in alcun modo accedere all’ospedale. È la prassi. A prescindere dalla sintomaticità o meno e indipendentemente dalla gravità del tumore”. Nessuna eccezione, dunque. Nemmeno per i casi più gravi. Ma non è pericoloso interrompere dei trattamenti oncologici? E soprattutto, cosa pesa di più sulla bilancia della salute di un paziente asintomatico, il cancro o il covid? Le risposte del medico alimentano ancora di più l’incredulità: “Purtroppo – spiega Manzo – il rischio di un peggioramento della salute del paziente esiste, è inutile negarlo. Durante il periodo di positività al virus i tumori possono espandersi, a maggior ragione nei casi in cui la persona resta positiva a lungo. Sospendendo i trattamenti è chiaro che si perde tempo prezioso”. E allora perché si procede in questo modo? Per quale motivo vengono negate delle cure a delle persone che ne hanno estremo bisogno?
“Le istituzioni, a tutti i livelli, dovrebbero iniziare a considerare la situazione attuale non più come una pandemia, ma come un’endemia. Il virus non sparirà dall’oggi al domani. Bisognerà quindi imparare a conviverci, trovando dei compromessi per garantire le cure a chi ne ha bisogno e nel contempo tutelare tutte le altre persone”. fondamentale proprio per questo tipo di prestazioni”. Vi pare normale che i malati di cancro siano trattati così? È come se si accettasse che muoiano per il tumore pur di continuare a seguire i protocolli Covid. È vergognoso.
Quanti saranno i soldati italiani impegnati in Ucraina? Mille militari italiani, tra alpini e bersaglieri, saranno coinvolti nella questione ucraina. 400 di loro sono già operativi, mentre gli altri, sono pronti ad essere schierati.
78 milioni per sostenere la Nato
L’Italia, attraverso il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, aveva da tempo manifestato la propria disponibilità ad assumere un ruolo attivo, cosa che è puntualmente avvenuta. Come spiegato dallo stesso ministro in Parlamento, “l’Italia è pronta a incrementare la spesa attuale di circa 78 milioni di euro per assolvere a questo compito. Le nostre forze al momento sono concentrate soprattutto sull’unico sbocco russo nel Mediterraneo, ma anche in Lettonia”
Baltic Guardian: l’impegno di alpini e bersaglieri
Come spiegato da Guerini, l’Italia fare la sua parte in queste iniziative di rafforzamento, “innalzando le prontezze operative dei propri assetti e incrementando la partecipazione alle attività operative e esercitative”. In Lettonia sono presenti 238 militari italiani con 135 mezzi terrestri. Baltic Guardian è operativa dal 2016, in risposta ad una richiesta avanzata alla Nato da parte dei Paesi Baltici e della Polonia.
Nel Paese si è appena conclusa l’esercitazione Ajax Strike, promossa con l’obiettivo di testare e confermare il livello delle capacità operative e di rassicurare la popolazione dei Paesi delle aree di confine. Più a Sud, in Romania, la task force italiana Black storm è schierata con 140 militari presso l’aeroporto di Costanza per contribuire a garantire l’integrità dello spazio aereo del Paese. Nel Mediterraneo si è svolta nei giorni scorsi si è svolta l’esercitazione Neptune strike che ha coinvolto la portaerei della Marina Militare Cavour, insieme a quella americana Uss Truman e francese Charles de Gaulle. affaritaliani.it
Era il 2015 e Giulietto Chiesa dichiarava: “la terza guerra mondiale inizierà dall’Ucraina”.
“Le forze naziste di Euromaidan erano state preparate da tempo dalla Polonia e dall’Europa baltica, paesi entrati in Europa ma mai denazificati”, ha iniziato Giulietto Chiesa il suo intervento sostenendo che il golpe del 2014 fosse l’origine dell’inizio dell’offensiva degli Stati Uniti e dell’Unione Europea contro la Russia. “E’ stato il bastone per colpire la Russia. Fino ad ora ha retto Mosca”.
“E perché se Mosca non ha preso un centimetro estero?”, chiede Giulietto Chiesa. “I giornali per un anno intero hanno ripetuto la falsificazione dell’invasione di Putin”, ha proseguito Chiesa in riferimento al referendum della Crimea.
“Hanno fretta perché sanno negli Stati Uniti che questo secolo non potrà essere americano senza una vittoria militare degli Stati Uniti. In questo momento l’unico che può difendere se stesso e noi perché fa paura all’America si chiama Russia”, ha concluso.
Quella dell’Ucraina è “una storia lunghissima, un territorio conteso da sempre. E’ stato conquistato prima da Caterina la Grande, poi ha avuto la sua autonomia, successivamente è arrivata l’Armata Rossa, poi Hitler e infine ancora l’Armata Rossa. Il tutto con milioni di morti. Non abbiamo nemmeno dimensione e idea della tragedia di quei popoli e di quel territorio, dove la guerra è permanente. Molto spesso in Occidente parliamo a vanvera”. Lo afferma ad Affaritaliani.it il filosofo ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari.
Putin cattivo e Biden buono?
E’ vero, come raccontano i media occidentali e specialmente americani, che Putin è il cattivo e Biden il buono? “Per carità di Dio! Non diciamo fesserie. Basta vedere che cosa ha combinato l’Occidente ad esempio in Iraq e tutte le sciagurate guerre in giro per il mondo fondate su pure menzogne. Come facciamo a pensare che i buoni siano in Occidente e i cattivi solo in Russia dopo tutto quello che abbiamo combinato negli ultimi decenni? L’Ucraina, che è il doppio dell’Italia, è sempre stata fagocitata nell’orbita russa e quindi oggi Putin non fa altro che ripetere ciò che fecere prima gli zar e poi l’Unione Sovietica. La politica dell’impero russo è sempre la stessa da qualche secolo e non cambia se cambiano governi e regimi”.
Cacciari poi è molto netto nel giudizio sul ruolo dell’Italia e del governo guidato da Mario Draghi nella crisi tra Mosca e Kiev: “E’ pari a zero, non conta assolutamente nulla. Il ruolo dell’Italia nella crisi in Ucraina è come il mio rispetto alle politiche finanziarie di Draghi. Io sto al premier come Draghi sta all’Ucraina. Zero”.
È iniziato a Serre (Salerno) il presidio organizzato da amministratori, cittadini ed associazioni per dire ‘no’ allo stoccaggio dei rifiuti provenienti dalla Tunisia nell’area militare di Persano. Al momento in strada ci sono circa 150 manifestanti, tra cui il sindaco di Serre, Franco Mennella che all’ANSA dice di non aver “ancora nessuna informazione” sull’eventuale trasferimento dei containers carichi di rifiuti sul territorio comunale.
Da giorni il primo cittadino ha invitato tutti i cittadini di Serre e della Piana del Sele “a partecipare a questa importante e vitale battaglia per la tutela e la salvaguardia dell’ambiente e della salute pubblica”. (ANSA).
La vicenda dei rifiuti italiani (Mah!)finiti illegalmente in Tunisia e rispediti nel salernitano, oltre ad un caso diplomatico, sta diventando un caso politico.
Tuttavia della questione si sarebbe occupata e si starebbe occupando la nostra intelligence, sia per ragioni di carattere internazionale che per ragioni esclusivamente domestiche, di caratura ambientale come sociale. Non è infatti chiaro che destino avranno i 213 container di rifiuti (pari a 6000 tonnellate secondo Repubblica.it), la cui natura è in parte ignota, al momento destinati in un deposito militare.
«Dominati da una cupola finanziaria globale: in ballo la sopravvivenza della civiltà. Ecco come uscirne» di Gloria Callarelli – Il Professor Carlo Vivaldi Forti, docente di sociologia e psicologia sociale presso l’Istituto di Neuroscienze Dinamiche Erich Fromm di Bellinzona, analizza nel suo ultimo libro “Sovranità al popolo – Per un federalismo partecipativo” la perdita della identità nazionale e la fine della democrazia e stila la sua personale ricetta per riprenderci quanto ci è stato tolto
Perdita dell’identità nazionale, fine della democrazia, potere politico in mano ad una cupola finanziaria mondiale. Sono queste, in sintesi, le conclusioni riportare nel suo ultimo lavoro “Sovranità al popolo – Per un federalismo partecipativo” del Professor Carlo Vivaldi Forti, docente di sociologia e psicologia sociale presso l’Istituto di Neuroscienze Dinamiche Erich Fromm di Bellinzona. Lavoro che analizza la situazione odierna in particolar modo italiana e la progressiva perdita di sovranità nazionale, peggiorata a seguito del ciclone Covid e delle dinamiche politiche che intrecciano Italia, Europa, multinazionali, banche e agenzie di rating.In ballo, a suon di restrizioni e di provvedimenti totalmente incostituzionali, “la sopravvivenza del genere umano o per lo meno della civiltà fin qui conosciuta”.
Perché, analizza lo scrittore, dal 1957, anno dei trattati di Roma, che in qualche modo avevano obiettivi condivisibili e certamente non prevedevano rinuncia alla propria sovranità, molte cose sono cambiate. Via via le premesse di quegli accordi sono state sempre più disattese e la “cupola finanziaria”, come la definisce coraggiosamente e candidamente l’autore, che ieri come oggi domina gli scenari mondiali, “si è impadronita sempre più dei principali organismi internazionali”, semplicemente, ci ricorda, “ricattando o corrompendo un limitato numero di politici e alti dirigenti”.
Cupola finanziaria, “mafia globale”
Fatto questo, piegare i governanti non è stato difficile: “Bastava legarli a qualche trattato capestro e il gioco era fatto. Oggi, – sottolinea Vivaldi Forti – con la pandemia, si è realizzata in tempi brevissimi la trasformazione giuridico istituzionale che normalmente avrebbe richiesto anni”. La forza di quella che lui definisce una “mafia globale” dipende sostanzialmente dal suo potere di condizionamento e di ricatto, attraverso l’impadronirsi, ad esempio, dei maggiori network di informazione, unito alla “complicità, corruzione e spaventosa insignificanza delle attuali classi dirigenti”.
Così in particolare dal Trattato di Maastricht in poi la sovranità nazionale è stata svenduta totalmente alla Troika, composta da Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e Commissione europea, che con il patto di stabilità finale del 2012 ha diritto di rigetto delle leggi di bilancio dei vari Stati, mettendo praticamente mano sulla gestione dei soldi dei contribuenti. Inserendo, aggiungiamo noi, tutta una serie di ricatti su come spendere questi danari: dalla transizione ecologica attuale fino all’ideologia gender.
Purtroppo la situazione politica attuale pare non dare speranze al cittadino e del resto l’analisi in proposito del prof. Vivaldi Forti è impietosa: “La democrazia rappresentativa è superata, perché non rappresenta più le genuine scelte degli elettori, ma soltanto quelle delle Segreterie dei partiti, sottomesse ai ricatti e alle pressioni della cupola globale. La disastrosa disaffezione dell’elettorato alle urne ne costituisce palese conferma. Al suo posto – propone lo scrittore – deve nascere una democrazia partecipativa, che muovendo dal territorio arrivi a formare metà delle istituzioni pubbliche: a livello nazionale, un Parlamento espresso in due Camere, una partitica e l’altra organica, con parità di competenze, e così pure negli enti locali. Il mio giudizio sull’attuale classe politica è pessimo: essa è la peggiore di quante l’Italia ne abbia mai conosciute nella sua storia unitaria. Ci sono ovviamente lodevoli eccezioni, che però non incidono sulla situazione generale”.
Come uscirne, dunque, effettivamente non è facile ed è comunque un processo che richiede unità d’intenti e il tempo necessario, ma il Professore ce ne fornisce delle linee guida programmatiche:
“Occorre una nuova forma di sovranità popolare che si organizzi dalla base al vertice dei singoli Stati. Ad esempio come hanno fatto in Polonia ai tempi di Walesa e di Giovanni Paolo II. Il sindacato Solidarnosc era emanazione diretta della volontà popolare, e non un apparato burocratico fiancheggiatore del potere come in linea di massima sono oggi i nostri sindacati. Il cambiamento – conclude – per essere reale, deve procedere dalla volontà della base, espressa attraverso opportuni organismi territoriali partecipativi.”.
Grottesca decisione del ministro della Salute: da marzo gli stranieri extra Ue potranno arrivare e muoversi con il tampone. A noi invece è richiesto il lasciapassare rafforzato, cioè l’obbligo vaccinale mascherato. Come se il virus avesse il passaporto. Mario Draghi sconfessa Roberto Speranza: ad aprile stop emergenza. Allora cancelli divieti e green pass.
Se c’era un modo per dimostrare che il green pass non ha alcuna validità scientifica, ma al contrario ha una ragione esclusivamente politica, quel noto scienziato che risponde al nome di Roberto Speranza lo ha trovato. Pressato dalle riaperture decise da tutti i Paesi del mondo, e soprattutto dalla necessità di consentire l’arrivo dei turisti stranieri in vista della primavera e dell’estate, il ministro della Salute ha firmato una circolare che permette l’accesso in Italia anche a chi ha un green pass che da noi è considerato scaduto: basta che si faccia il tampone. Sì, si può non essere immunizzati come da regola ma varcare il confine dopo essersi sottoposti a un semplice test rapido che certifichi la negatività al Covid.
In pratica, dal primo di marzo ai turisti sarà consentito ciò che agli italiani è negato. Già, perché se il provvedimento di Speranza abilita la libera circolazione di uno straniero con il green pass base, quello che si ottiene a seguito della vaccinazione, della guarigione oppure con un antigenico, non si capisce perché a un cittadino del nostro Paese sia impedito di prendere un mezzo pubblico o di entrare in alberghi e ristoranti senza esibire il certificato vaccinale. Ancor più incomprensibile diventa l’obbligo del green pass rafforzato nelle tante circostanze in cui è richiesto. Ma se a un turista è concesso di andare a spasso per la Penisola, prendere il treno o il traghetto, mangiare al ristorante o fare colazione al bar con un semplice tampone, perché un povero cristo di operaio over 50 deve essere sospeso dal lavoro e di conseguenza dallo stipendio se non si è vaccinato?
La domanda è legittima e anche un bambino capisce che non si tratta di difendere la salute delle persone, di evitare la circolazione del virus, l’aumento dei contagi e tutto ciò che ci è stato raccontato finora. Il green pass, così come è stato congegnato dai burocrati del ministero di cui si è circondato Speranza, risponde solo a un’esigenza: costringere gli italiani a vaccinarsi a qualsiasi costo, anche a quello di privare dei cittadini di alcuni diritti fondamentali, come il lavoro (sul quale, sia detto per inciso, è fondata la Repubblica) e la libertà di circolazione. Sì, il passaporto verde non è quella «garanzia di non contagiarsi e non contagiare» che era stata promessa dal presidente del Consiglio e da ministri e sottosegretari. Semplicemente, è uno strumento per rendere complicata la vita delle persone e in tal modo indurle a offrire il braccio alla patria. Il lasciapassare da esibire per accedere ai mezzi pubblici e al chiuso era ed è un modo per aggirare l’obbligo vaccinale e dunque esentare lo Stato da qualsiasi responsabilità in caso di effetti collaterali dovuti alla vaccinazione. Fino al 15 febbraio non esisteva una disposizione che costringesse gli italiani a vaccinarsi e solo una settimana fa è scattata la disposizione che introduce la regola del siero per gli ultracinquantenni. Tutti, prima di ricevere l’iniezione anti Covid, sono costretti a firmare un consenso informato che di fatto sgrava da ogni responsabilità il vaccinatore, e di conseguenza la struttura che esegue, per conto dello Stato, la puntura. Ma per evitare che gli italiani rifiutino di sottoporsi al trattamento si è inventato il green pass, ossia un sistema per convincere anche i più recalcitranti a vaccinarsi. Naturalmente si può essere d’accordo o meno su questo modo di procedere e noi, come abbiamo spiegato più volte, non lo siamo, perché riteniamo che in altri Paesi, vedi la Gran Bretagna, si siano raggiunti risultati di contenimento del virus migliori dei nostri senza ricorrere a questi metodi e senza calpestare i diritti costituzionali. Tuttavia, se si è imboccata questa strada, a nostro parere illegittima, diventa incomprensibile il via libera per i turisti. A contagiare e contagiarsi sono forse solo gli italiani, mentre gli stranieri sono immuni per definizione? Come si può spiegare, e soprattutto accettare, che per chi visita il nostro Paese basti il tampone per accedere al ristorante e a un italiano sia richiesto il green pass e l’attestazione di essere vaccinato? Il virus forse distingue a seconda della nazionalità? Il turista non lo contagia mentre l’italiano sì? L’illogicità è evidente, ma soprattutto è lampante l’arbitrarietà dei criteri introdotti da Speranza. Del quale è sempre più ingiustificabile la presenza nell’attuale governo ed è manifesto il contrasto che lo contrappone al presidente del Consiglio. Mentre il ministro della Salute continua a predicare sciagure e a difendere misure che non hanno senso, Mario Draghi parla di fine dello stato d’emergenza entro il 31 marzo. Ma se il premier promette di rimuovere «le restrizioni residue alla vita dei cittadini e delle imprese», perché «la situazione epidemiologica è in forte miglioramento», che senso ha insistere con una misura come il green pass, che non solo non è uno strumento sanitario, ma ha validità solo per i cittadini italiani e non per chi arriva da fuori? Possibile che il cittadino di una Repubblica che si dice democratica abbia meno diritti di chi non lo è? Nel giornale di oggi, Federico Novella si occupa del nuovo presidente della Consulta, ossia di Giuliano Amato, il quale ha di recente parlato di molte cose, esprimendo la sua opinione su leggi e referendum. L’ex presidente del Consiglio ora a capo della Consulta, un tempo era noto con il soprannome di door Soile, ma qui non c’è nulla di soile, ma molto di grossolano. Anzi, di insopportabilmente rozzo.