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‘LAVORO’ Category

12 Dicembre 2021 – Redazione Co.Te.Li

In un Paese in cui il mercato del lavoro è sempre più chiuso e per i giovani la speranza è ridotta al lumicino, arrivano i nuovi dati Ocse a “confortarci”. Quando andranno in pensione gli italiani nel futuro prossimo? Tenetevi forte: a 71 anni! Già, chi entra nel mercato del lavoro ora in Italia sa che non ci uscirà prima dei 71 anni. Una follia. Sono i dati che emergono dal rapporto “Uno sguardo sulle pensioni”, realizzato dall’Ocse e che colloca il nostro paese ai vertici per età pensionabile futura. La media Ocse è di 66 anni per la generazione che accede adesso al mercato del lavoro.

L’invecchiamento della popolazione in Italia – spiega l’ Ocse – sarà rapido e nel 2050 ci saranno 74 persone di età pari o superiore a 65 anni ogni 100 persone di età compresa tra i 20 e i 64 anni, il che equivale a uno dei rapporti più alti dell’Ocse. Negli ultimi 20 anni, la crescita dell’occupazione, anche attraverso carriere più lunghe, ha compensato più della metà della pressione dell’invecchiamento demografico sulla spesa pensionistica in Italia.

Altro dato choc: “Per i lavoratori autonomi si prospetta un futuro con pensioni più basse del 30% rispetto a quelle di un dipendente con la stessa anzianità contributiva”. L’Ocse sottolinea che in Italia il tasso di sostituzione netto (ovvero il rapporto tra l’ultimo stipendio e la pensione ) è dell’82% per i lavoratori con una carriera senza interruzioni e con salario medio, un rapporto più alto rispetto a un tasso del 62% in media nell’area dell’Ocse. Andando in pensione 3 anni prima, a 68 anni, il futuro tasso di sostituzione netto scende sostanzialmente al 72%, un valore che rimane alto in un confronto a livello internazionale.

Tuttavia, non è possibile attendersi tassi così elevati di sostituzione per tutti i lavoratori. “In Italia, una lavoratrice che inizia la sua carriera a 27 anni ed è disoccupata per 10 anni nell’arco della sua vita professionale riceverà una pensione inferiore del 27% rispetto a quella di una lavoratrice a tempo pieno, contro la media del 22% inferiore nell’area dell’Ocs. Inoltre, poiché le aliquote contributive dei lavoratori autonomi sono inferiori di un terzo rispetto a quelle dei dipendenti, i lavoratori autonomi possono aspettarsi pensioni inferiori di circa il 30% rispetto a quelle dei dipendenti con lo stesso reddito imponibile per tutta la carriera: la media Ocse è del 25% più bassa”.

VOLETE ANCORA STARE IN EUROPA? MAH!!!

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.) che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia  Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]

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10 Dicembre 2021 – Redazione Co.Te.Li

E’ stata pubblicata dal MIUR una circolare operativa per l’applicazione dal 15 Dicembre dell’obbligo vaccinale per il personale scolastico.

CAMPO DI APPLICAZIONE

L’obbligo a partire dal 15 Dicembre 2021 si applica al : “personale scolastico del sistema nazionale di istruzione, delle scuole non paritarie, dei servizi educativi per l’infanzia di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, dei centri provinciali per l’istruzione degli adulti, dei sistemi regionali di istruzione e formazione professionale e dei sistemi regionali che realizzano i percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore”

Viene indicato che chi lavora a scuola ma non fa parte “del personale scolastico” (operatori a supporto dell’inclusione scolastica, addetti alle mense, pulizie, eccetera) NON ricadono nell’obbligo del DL 172. Ovviamente per queste categorie di lavoratori ad oggi permane l’obbligo di greenpass base per effetto del DL 127 convertito in legge 165/2021.

NUMERO DI DOSI

In accordo con i termini previsti dal Ministero della Salute l’obbligo comprende sia il ciclo primario (due dosi per tutti i prodotti disponibili ad eccezione del Johnson and Johnson il cui ciclo primario consisteva in una sola dose) che la terza dose “booster” a distanza di 150 giorni dalla seconda dose. Viene però specificato che di fatto i termini della terza dose sono quelli previsti per il “greenpass rafforzato”, ovvero 9 mesi (“pertanto “la somministrazione della dose di richiamo potrà essere effettuata non prima di cinque mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario e non oltre il termine di validità della certificazione verde COVID-19, ora pari a nove mesi”).

ESENZIONE DALL’OBBLIGO

“La vaccinazione può essere omessa o differita in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate attestate dal medico di medicina generale nel rispetto delle circolari del ministero della salute”.

Al momento secondo la circolare 53922 del 25 Novembre questi certificati hanno scadenza al 31 Dicembre 2021 e il dirigente scolastico può cambiare mansione per “evitare rischio di diffusione del contagio ma senza decurtazione della retribuzione”.

Ricordiamo che chi possiede questa esenzione NON deve neanche fare i tamponi in quanto l’obbligo di possesso della certificazione verde (“greenpass base”) non si applica ai soggetti esentati dalla campagna di vaccinazione.

PROCEDURA DI CONTROLLO

Il rispetto dell’obbligo vaccinale è assicurati dai dirigenti scolastici o dai responsabili delle strutture dove vige l’obbligo. Le informazioni possono essere acquisite mediante le consuete modalità previste dal DPCM e “saranno fornite, da parte del competente Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali, indicazioni operative concernenti le procedure da adottarsi”. E’ lecito pertanto attendersi procedure che saranno diversificate a seconda delle regioni: dal controllo automatico con la piattaforma attualmente usata per il greenpass fino alle singole richieste per la verifica dell’adempimento verso il docente o il personale ATA.

La non regolarità consiste nel non aver effettuato la vaccinazione o non aver “presentato la richiesta di vaccinazione”. Pertanto da una lettura della nota operativa dovrebbero risultare “in regola” anche tutti coloro che avranno presentato richiesta di vaccinazione e questa risulti nel sistema dove viene effettuata la verifica automatizzata.

Per chi non è in regola il dirigente / responsabile invierà un invito scritto (non viene specificata la forma per cui non si possono escludere comunicazioni a mano, via mail, pec, raccomandata, ecc.) a produrre entro 5 giorni una delle documentazioni necessarie a non essere sospesi:

a) documentazione comprovante la vaccinazione (nei casi in cui questa non sia registrata nella piattaforma di controllo)

b) omissione / differimento (come specificato in precedenza)

c) richiesta di vaccinazione da eseguirsi entro 20 giorni dalla ricezione dell’invito

d) insussistenza dei presupposti dell’obbligo vaccinale (in questa casistica potrebbero ricadere anche i “guariti” qualora la piattaforma di controllo non abbia registrato correttamente il dato)

IMPORTANTE: “Al riguardo si ritiene che nel suddetto lasso temporale di cinque, in via transitoria, detto personale continui a svolgere la propria attività lavorativa alle attuali condizioni, ossia assolvendo all’obbligo di possesso e al dovere di esibizione della certificazione verde base (ottenuta anche mediante tampone)”

Come avevamo già anticipato dalla lettura del testo durante questi 5 giorni si PUO’ CONTINUARE A LAVORARE mediante “greenpass base”.

Analogamente anche per chi presenta la richiesta di vaccinazione / appuntamento (da eseguirsi massimo entro 20 giorni) si potrà continuare a lavorare regolarmente (“nell’intervallo intercorrente sino alla somministrazione del vaccino e, dunque, in via transitoria, detto personale continui a svolgere la propria attività lavorativa alle attuali condizioni, ossia assolvendo all’obbligo di possesso e al dovere di esibizione della certificazione verde base (ottenuta anche mediante tampone)”)

SOSPENSIONE DA LAVORO

La sospensione avviene a seguito della “mancata presentazione della documentazione” descritta precedentemente. Per il periodo di sospensione, non sono dovuti retribuzione né altro compenso o emolumento comunque denominati ma è garantita la conservazione del rapporto di lavoro.

La sospensione è valida fino “alla comunicazione da parte dell’interessato, al datore di lavoro, dell’avvio o del successivo completamento del ciclo vaccinale primario o della somministrazione della dose di richiamo, e comunque non oltre il termine di sei mesi a decorrere dal 15 dicembre 2021.”

Pertanto per chi deciderà di vaccinarsi, una volta sospesi, si riacquisisce il diritto allo svolgimento dell’attività lavorativa appena somministrata la prima dose.

Il personale sospeso può essere sostituto con contratti a tempo determinato che si risolvono nel momento in cui cessa la sospensione.

CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO

Per quanto riguarda i nuovi contratti a tempo determinato il MIUR precisa che l’assolvimento dell’obbligo vaccinale sia requisito per la costituzione di un nuovo rapporto di lavoro (“si ritiene che i destinatari della proposta di un nuovo contratto di lavoro a tempo determinato a scuola debbano aver previamente adempiuto all’obbligo di che trattasi. In assenza di tale adempimento non pare pertanto possibile costituire il rapporto di lavoro” )

SANZIONI AMMINISTRATIVE

Nella circolare il MIUR ricorda che “l’inadempimento dell’obbligo vaccinale determina l’applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria già prevista per l’inosservanza dell’obbligo del possesso e del dovere di esibizione della certificazione verde COVID-19”

Pertanto pare che oltre alla sospensione da lavoro si incorra anche in una sanzione che va da 600€ a 1500€ .

Per chi ha l’obbligo di controllo ma non lo effettua invece la sanzione va da 400€ a 1000€

Su questa parte sanzionatoria faremo un approfondimento perché nel caso del greenpass a lavoro si incorre nella sanzione solo se si accede a luogo di lavoro senza certificazione mentre chi dichiara di non averlo non ha retribuzione ma non è prevista la sanzione. Rimane poi da approfondire chi è il soggetto titolato ad emettere una sanzione amministrativa per questa violazione.

Fonti: ⤵️⤵️⤵️

https://telegra.ph/CIRCOLARE-MIUR-OBBLIGO-VACCINALE-12-11

http://www.clivatoscana.com/2021/12/11/circolare-miur-obbligo-vaccinale/

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7 Dicembre 2021 – di Marzia MC Chiocchi-Redazione Co.Te.Li

DRAGHI COLPISCE ANCORA! E QUESTA VOLTA A CADERE TRA LE SUE SPIRE SONO STATI I SINDACATI CHE FINO A IERI ELOGIAVANO, OSANNAVANO FINO ALLA NAUSEA IL “GENERALISSIMO” PREMIER GLOBALISTA ED IL SUO CODAZZO DI YESMEN. RICORDO IL 9 OTTOBRE SCORSO, IL MALDESTRO TENTATIVO DELLA MINISTRA LAMORGESE, DI ATTRIBUIRE L’IRRUZIONE ALL’INTERNO DELLA CGIL DI CORSO D’ITALIA A ROMA, AL POPOLO CHE MANIFESTAVA PACIFICAMENTE IN PIAZZA DEL POPOLO. LA SERA STESSA SI SCOPRI CHE LE COSE ERANO ANDATE DIVERSAMENTE, E CHE L’ASSALTO FU ORGANIZZATO DA FORZA NUOVA! IL GIORNO DOPO IL SEGRETARIO CGIL MAURIZIO LANDINI E QUALCHE NOSTALGICO DELLA BANDIERA ROSSA, AFFIANCÒ MR. DRAGHI, PENSANDO CHE, INGRAZIARSELO, AVREBBE FAVORITO E SANCITO IL RUOLO SOCIALE DEL SINDACATO, SULL’ORLO DEL TRAMONTO!

ILLUSI! DRAGHI NON CONOSCE NE’ AMICI NE’ MORALE. LUI, ALLE DIRETTIVE DI PADRONI POTENTI, NON GUARDA IN FACCIA A NESSUNO, E SE DEVE, TI GAMBIZZA, ASFALTA E POLVERIZZA, ANCHE SE IL GIORNO PRIMA TI HA DATO L’IMPRESSIONE DI AVERTI GIURATO FEDELTÀ.

Maurizio Landini CGIL

MA BEN VI STA, ESIMI SINDACATI!!! ORA URLATE, SBANDIERATE, SBRACCIATEVI E SCRIVETE SLOGAN SU CARTELLI, LENZUOLA, E QUANTO DI PIÙ VISIBILE POTRETE TROVARE! ADESSO CHE IL PREMIER VI HA PESTATO I PIEDI VI ARRABBIATE?! OHHH…ADESSO CHE ANCHE VOI SIETE FIGLI DI UN DIO MINORE FATE ESPLODERE TUTTO IL VOSTRO DISSENSO?!

E IL POPOLO CALPESTATO QUOTIDIANAMENTE NEI SUOI DIRITTI? QUELLO LO AVETE AGGREDITO IN APPOGGIO ALLA NASCITA DI UN PERICOLOSISSIMO REGIME! LO AVETE MASSACRATO NEL SUO DIRITTO A MANIFESTARE! ADESSO STATE TRA L’INCUDINE E IL MARTELLO, COME IL VOSTRO VESSILLO INSEGNA! NOI STAREMO A GUARDARE, ANCHE SE SIAMO SICURI CHE VI VENDERETE UN’ ALTRA VOLTA. CHISSÀ SE IL VOSTRO POPOLO CAPIRÀ!

Pierpaolo Bombardieri UIL

ECCO LE RAGIONI DELLO SCIOPERO⤵️⤵️⤵️

Sarà dunque un fine anno all’insegna dello sciopero: subito dopo quello previsto per il 10 dicembre organizzato dai sindacati della scuola, arriva l’annuncio delle confederazioni Cgil e Uil che annunciano uno fermo generale di 8 ore per il prossimo16 dicembre, con manifestazione nazionale a Roma e il contemporaneo svolgimento di analoghe e interconnesse iniziative interregionali in altre 4 città contro la manovra economica del governo. 

Pur apprezzando lo sforzo e l’impegno del Premier Draghi e del suo esecutivo, la manovra è stata considerata insoddisfacente”, dicono all’unisono le due confederazione affidando le critiche ad un lunghissimo elenco di punti dolenti: fisco, pensioni, scuola, politiche industriali e contrasto alle delocalizzazioni, contrasto alla precarietà del lavoro soprattutto dei giovani e delle donne, non
autosufficienza, tanto più alla luce delle risorse, disponibili in questa fase, che avrebbero consentito una più efficace redistribuzione della ricchezza, per ridurre le diseguaglianze e per generare uno sviluppo equilibrato e strutturale e un’occupazione stabile
, dicono.

Mario Draghi

Saranno i segretari generali di Cgil e Uil, Maurizio Landini e PierPaolo Bombardieri, ad intervenire dalla manifestazione di Piazza del Popolo.

La Cisl, invece, considera sbagliato ricorrere allo sciopero generale e radicalizzare il conflitto in un momento tanto delicato per il Paese, ancora impegnato ad affrontare una pandemia.

Replica il Governo dicendo “La Manovra è fortemente espansiva e il governo ha sostenuto lavoratori, pensionati e famiglie con fatti, provvedimenti e significative risorse. Non è vero- osserva- che chi ha meno ha avuto meno. Si è scelto di varare una manovra fortemente espansiva per accompagnare il Paese fuori dalla drammatica emergenza Covid, fronteggiando disagio e potenziale impoverimento. Sciopero incomprensibile”.

VEDREMO COME ANDRÀ A FINIRE!

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4 Dicembre 2031 – di Antonio Ferrero – Il Sole24Ore

Piccole e medie imprese in grande difficoltà. La testimonianza di due imprenditori di una azienda nell’hinterland torinese

Due amministratori hanno voluto rilasciare un’intervista al Responsabile de “La Pekora Nera” Antonio Ferrero

Parlando con gli imprenditori viene subito a galla il problema della gestione green mo pass per i dipendenti.

Per coordinare l’accesso in azienda tra chi ha il pass e chi non intende sottoporsi alla sperimentazione del farmaco genico anti Covid-19, i due amministratori mettono a disposizione, a spese proprie, un’infermiera per il test con i tamponi, in modo da non far gravare la scelta del governo Draghi sul salario dei lavoratori.

Giornali e tv dicono che ci sia una netta ripresa dell’economia, a voi risulta?

La situazione per noi, per i nostri fornitori e clienti, è drammatica. Già da metà ottobre è diventato un vero problema il reperimento di componenti elettronici, a tal punto che le case automobilistiche hanno fermato la produzione.

Si è fermata la produzione delle case automobilistiche?

Sì, basta che manchi un micro chip per il completamento di un mezzo per fermare la catena produttiva. E così tutte le aziende che fabbricano componenti per auto non acquistano più. Pertanto, i nostri clienti che riforniscono le case automobilistiche, hanno sospeso gli ordini. Di conseguenza la nostra produzione è bloccata e non abbiamo una previsione concreta per il medio e lungo termine. Intanto abbiamo avuto un secco 50% di fatturato in meno, e per un’azienda come la nostra è tantissimo. Tenendo conto che la materia prima che noi utilizziamo per la produzione è aumentata di un 30% in più in un mese.

Secondo voi a cosa è dovuta la mancanza dei micro chip?

Allora, in Cina ci sono tre stabilimenti e pare siano gli unici nel mondo in grado di trasformare il silicio. Quindi, tutto il silicio della terra viene inviato a questi stabilimenti cinesi, paragonabili a delle vere e proprie città per le loro dimensioni. La causa del blocco pare sia dovuta alla pandemia che ha costretto la chiusura di queste fabbriche per svariati mesi. E questo blocco non coinvolge soltanto l’automotive ma ogni settore in cui c’è bisogno della tecnologia, ad esempio anche per la produzione di macchine per il caffè o altri elettrodomestici. I bene informati ci hanno detto che fino a maggio o giugno è difficile che la situazione si possa sbloccare.

La carenza d’approvvigionamento riguarda solo la produzione tecnologica?

No, non si riescono trovare nemmeno i pallets. A settembre li compravamo, rigenerati per non spendere troppo, intorno ai 6 euro, oggi li paghiamo minimo 8 euro. C’è perfino difficoltà nel reperire del cartone per l’imballaggio.

Come si spiega?

C’è qualcuno che ci sta guadagnando e se ne approfitta. Sta andando tutto fuori quadro… Senza parlare del problema energia.

Il caro bollette?

La bolletta della luce ricevuta ad ottobre ammontava a circa 13.000 euro, quella di novembre, per la stessa lavorazione, è di 18.000 euro, ed abbiamo anche un impianto fotovoltaico. Quella del gas da 900 euro a 2.400 euro.

Non per nulla stanno arrivano i listini dei nostri fornitori con aumenti che vanno dal 12% al 20%. La catena degli aumenti colpirà chiunque, ovviamente anche il cliente finale.

Questo aumento del gas del 50% colpisce in modo sostanziale chi utilizza i forni per la lavorazione: i costi di produzione sono balzati alle stelle. Un fornitore ci ha detto: «prima producevo 24 ore al giorno, adesso produco soltanto di notte quando il costo del gas è inferiore, altrimenti ci rimetto» questo è un altro motivo per il quale mancano le materie prime. E, per una legge di mercato, l’aumento della richiesta fa aumentare i prezzi.

Un altro esempio: uno stabilimento importante che ha sede in Sardegna ha ridotto drasticamente la sua lavorazione –  legge un articolo de Il Sole24Ore: «Un rallentamento che determinerà un calo nella produzione per lo stabilimento che ogni anno produce 150 mila tonnellate l’anno di zinco, 65 mila tonnellate di piombo, 200 mila di acido solforico, 3 mila di rame, duecento d’argento e una d’oro e ha un fatturato che viaggia intorno ai 500 milioni di euro» -.

La domanda da porsi è la seguente: ok per la mancanza di silicio e zinco, abbiamo capito il perché, ma la mancanza di cartone? La penuria dei pallets? Mancano perfino i tappi di sughero ed i colori per le stampe (ovviamente stiamo parlando di grandi quantitativi)…

Basti pensare che a gennaio, per la riparazione dello schermo di un nostro macchinario, abbiamo speso 2.800 euro. Oggi, per lo stesso lavoro si spende 4.800 euro. E c’è da sperare che vengano ad effettuare la riparazione, altrimenti si può stare fermi anche 150 giorni in attesa dell’arrivo del componente da sostituire.

Quindi ci sarà un aumento notevole del costo della vita?

Per forza, l’aumento si ripercuoterà sul prodotto finito. La signora «Maria» se oggi con 100 euro riempie due borse della spesa tra qualche tempo con la stessa cifra ne riempirà una borsa sola, si spera almeno abbondante. Questa è la verità.
Forse uno dei motivi per il quale si parla soltanto di Covid-19 è per occultare il grande problema economico e sociale che colpirà a breve in nostro Paese. Perché aumenterà tutto, tranne le pensioni e gli stipendi dei lavoratori.
Ma i sindacati attualmente si preoccupano dei green pass e l’obbligo vaccinale, poi, come sempre, ribalteranno i problemi sugli imprenditori anziché sui provvedimenti governativi.

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23 novembre 2021 – (Fonte: Roma.it, di Lorenzo Villanetti)

Da quando è stato istituito, il Green Pass è stato sempre al centro di numerose discussioni, tra chi è favorevole, e chi invece scende addirittura in piazza per combatterlo. In merito alla Certificazione Verde si è così ampiamente conversato, ragionato, anche animatamente, soprattutto sulla sua effettiva efficacia a contenere la diffusione del Covid.

Sentenza Passerini

In Italia, questa mattina (22 novembre 2021, ndr) è uscita la prima sentenza di riassunzione di un sanitario sprovvisto di Green pass. Adele Passerini, dell’Asl Roma H 6, è stata infatti, su ordine del Giudice del Lavoro del Tribunale di Velletri, dott. Giulio Cruciani, immediatamente ricollocata preso la Centrale Sats di Marino. Le motivazioni vertono sulla dignità personale professionale della dipendente, con la sospensione dal lavoro vista esclusivamente come un evento eccezionale.

“Provvedimento storico”

L’avvocato che ha seguito Adele Passerini, David Torriero, ne ha parlato in esclusiva al nostro giornale (ndr: Roma.it) rilasciando le seguenti dichiarazioni: “È un provvedimento storico perché è la prima riassunzione di un sanitario sprovvisto di Green Pass. Certamente – afferma – pone la giurisprudenza davanti a una riflessione. Per quanto riguarda gli altri sanitari nelle stesse condizioni della Passerini, è necessario valutare caso per caso”.

“La sospensione al lavoro dovrebbe essere un’extrema ratio”

In merito alla sospensione del lavoro vista come extrema ratio, Torriero dichiara: “L’Italia è una Repubblica che si fonda sul lavoro e pertanto la sospensione dal lavoro dovrebbe essere un evento eccezionale, soprattutto se il diritto alla salute è garantito attraverso l’utilizzo dei cosiddetti tamponi da fare ogni 48 ore, così come prevedono le normative vigenti”.

“Green Pass misura divisoria ma necessaria”

“Credo che il Green Pass – prosegue l’avvocato – sia una misura divisoria però necessaria fino a quando la politica non faccia il suo corso, cioè non proponga delle misure di tipo alternativo. Per quanto riguarda la politica del Governo, ritengo che sia abbastanza confusionaria. Merita una visione programmata e diversa“.

“Obbligo vaccinale? Ecco cosa dico…”

“Ritengo l’obbligo vaccinale unipotesi astratta e allo stesso tempo una soluzione ottimale. Dal punto di vista pratico è inapplicabile perché non è possibile vaccinare in maniera coattiva le persone. È una soluzione ottimale dal punto di vista puramente teorico. Poi nel concretizzare questa proposta credo che ci siano dei problemi di tipo attuativo. Questo perché il nostro ordinamento impedisce l’utilizzo coatto dei vaccini. È un problema di tipo applicativo” conclude il legale.

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12 Novembre 2021 – Marzia MC Chiocchi – Redazione Co.Te.Li

Grande caos nel mondo dei NAVIGATOR. Li ricordate? Adesso è il governo a dover cercare loro un lavoro.Se non fosse una situazione drammatica, ci sarebbe da mettersi a ridere. SEMBRA UNA COMMEDIA DEL TEATRO DELL’ASSURDO. E intanto si continua a parlare di reddito di cittadinanza e di come riformularlo (la misura intanto è stata rifinanziata dal governo Draghi), il termine navigator è sparito dalla circolazione. Il governo si comporta come se i navigator fossero stati ologrammi, concretamente inesistenti, quasi un incidente di percorso. A loro era stato affidato il compito di aiutate a cercare un’occupazione ai disoccupati di questo Paese, previo concorsone a cui parteciparono circa 80 mila candidati, selezionati per Titoli. I Navigator hanno insegnato a scrivere currucula e lettere di presentazioni a potenziali datori di lavoro. ADESSO TUTTO È STATO BUTTATO VIA CON UN COLPO DI SPUGNA. Nessuno vuole tornare su questa storia. Neppure il Movimento 5 stelle che li ha ‘inventati’”.

Ma facciamo un passo indietro. Chi ha creato i Navigator? Il professor Mimmo Parisi, ex presidente dell’Anpal che Geomap vuole in Mississippi nonostante abbia alle spalle un’inchiesta della Corte dei Conti. Da segnalare che nel governo non c’è neppure la volontà di fare un bilancio della loro attività. I NAVIGATOR SONO STATI VOLUTAMENTE SCARICATI Il loro censimento dice che sono oltre 2mila, hanno lavorato per tre anni nei centri per l’impiego, di cui un anno in periodo Covid.

Navigstor in protesta

Finita l’emergenza è arrivato il licenziamento in blocco. Oltre seicento hanno trovato una collocazione stabile nei centri per l’impiego regionali, per tutti gli altri non è stato fissato alcun percorso di stabilizzazione e neanche di riconoscimento dell’esperienza maturata sul camp. Ora i sindacati dei precari FeLsa Cisl, Nidil Cgil e Uil Temp hanno organizzato una mobilitazione nazionale sotto il ministero del Lavoro il prossimo 18 novembre.

Da ora in poi saranno società come Adecco e Manpower ad aiutare coloro che devono trovare ore di lavoro per giustificare il Reddito di Cittadinanza percepito. Adecco o Manpower tornerebbero, senza concorrenza, come scritto nella legge finanziaria, ad occuparsi delle politiche attive del lavoro per i prossimi 5 anni, come da legge finanziaria del PNRR (PIANO NAZIONALE RIPRESA RESILIENZA).

E COME DICE UN ADAGIO POPOLARE “A CHI TOCCA NON S’INGRUGNA”.
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02 novembre 2021 – di Siciliani Liberi 

Siamo alle solite… niente di nuovo sotto il sole!

Ci riferiamo all’ennesimo tentativo di scippo ai danni della Sicilia e a favore delle regioni del nord Italia. Questa volta si tratta di Intel, il colosso californiano dei semiconduttori che vuole creare uno stabilimento in Europa. 

L’amministratore delegato di Intel, Pat Gelsinger, ha dichiarato che la società annuncerà le sedi di due nuovi importanti impianti di fabbricazione di chip dell’UE entro la fine dell’anno, prevedendo di spendere 80 miliardi di euro nel prossimo decennio nel continente. Il Governo sta preparando un’offerta molto dettagliata per quanto riguarda l’Italia con l’obiettivo di concludere un accordo entro la fine dell’anno.  Le sedi più accreditate al momento sono quella di Catania e di Torino e questo ha creato una guerra interna.

Il web si è scatenato. Molti accusano Giorgetti, il ministro dello sviluppo economico, di pressare per Torino e accusano il silenzio della politica siciliana incapace di difendere gli interessi dell’isola. La scadente politica siciliana, si legge in molti commenti, colpevole di mille misfatti, che da troppo tempo mal rappresenta e gestisce il territorio, continua a tacere e soccombere, mostrando un’ineluttabile incapacità di fronte ad un Governo e una politica nazionale che dell’emancipazione del Sud si riempie la bocca e basta. 

Il fatto che la Sicilia sia italiana almeno amministrativamente significa, tra le altre cose, che delega all’Italia la propria rappresentanza estera, quindi è il ministro dello sviluppo economico Giorgetti che va a rappresentare tutta l’Italia (anche la Sicilia) quando incontra Intel. Un ministro che dovrebbe rappresentare l’intera penisola dovrebbe avere una posizione imparziale e non parteggiare per una regione piuttosto che per un’altra o, al limite, dovrebbe protendere per quelle zone dove il tasso di disoccupazione è più alto e il Pil più basso, ATTUANDO QUINDI POLITICHE PEREQUATIVE PER ASSICURARE A TUTTI I CITTADINI LE STESSE OPPORTUNITÀ. Le cose invece non stanno così. Anche in questo caso siamo siciliani e dobbiamo pensare noi a risolvere i nostri problemi. Siamo italiani, però, quando c’è da dare il contributo al risanamento del debito pubblico italiano, anzi, in quel caso, siamo più italiani degli altri visto che siamo i secondi in termini assoluti per contributo un pelo sotto la Lombardia che però ha il doppio della popolazione siciliana (10.103.969 abitanti Lombardia Vs 4.968.410 abitanti Sicilia, dati 2019, fonte Wikipedia-ISTAT) e un PIL procapite più che doppio (€38.200 Lombardia Vs €17.400 Sicilia, dati 2019, fonte Wikipedia-ISTAT). 

Dati alla mano e alla luce dei fatti è conveniente per noi pagare un prezzo così alto per far parte dell’Italia?

Una riflessione questa che dovrebbe scatenare l’indignazione di molti.

Se vi chiedete perché le nostre infrastrutture non siano adeguate…

Se vi chiedete perché certi progetti, certi investimenti, certi eventi si pensino solo per alcune aree del paese, a certe latitudini…

Se vi chiedete perché Voi o i vostri figli siete costretti a cercare lavoro là, dove le infrastrutture vengono realizzate, dove i grandi eventi vengono organizzati, dove le imprese realizzano i loro progetti…

Non rispondete che la colpa è vostra, della terra dove siete nati, dei vostri conterranei incapaci di realizzare le stesse opere che ci sono al Nord (ricordate che sono proprio i nostri conterranei che con la loro forza lavoro contribuiscono alla realizzazione di quelle opere al Nord) 

La colpa è della classe politica e dirigente italiana che sceglie di investire in infrastrutture, eventi e progetti produttivi solo nella parte di territorio che per loro è Italia e la Sicilia per loro è periferia da emarginare rispetto agli interessi italiani. 

La colpa è della classe dirigente locale che non fa gli interessi dei siciliani ma cura gli interessi dei partiti nazionali da cui prende ordini.

La colpa è nostra nella misura in cui non le contrastiamo e non le puniamo quando nella cabina elettorale ne abbiamo l’opportunità.

Solo se convintamente TUTTI ci adoperassimo a costruire una classe politica, una classe dirigente e una comunità siciliana a sostegno di una forza siciliana, potremmo invertire la rotta e da periferia tornare ad essere CENTRO dei nostri INTERESSI.

N.B.: per chi non lo sapesse la  INTEL ha espresso interesse per investire in un impianto produttivo a Catania… ma a quanto pare il presidente di Confindustria e Giorgetti, ministro “padano” dello Sviluppo economico, non gradiscono e non intendono dare opportunità alle colonie.

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia  Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]

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Rinnovata la cassa integrazione Covid per terziario, artigianato, tessile, abbigliamento e pelletteria.

Blocco dei licenziamenti, la ‘protezione’ scade il 31 ottobre. Anzi no, resta fino al 31 dicembre. La questione riguarda i lavoratori di terziario, artigianato, piccole imprese e tre comparti industriali: tessile, abbigliamento e pelletteria. Per loro, infatti, il blocco dei licenziamenti sarebbe dovuto scadere il 31 ottobre, così come lo scorso 30 giugno era scaduto per i circa 4 miloni di lavoratori dipendenti dei comparti edilizia e industria.

Nel Decreto Fiscale dello scorso 21 ottobre, però, il Governo ha prorogato la cassa integrazione Covid e, di fatto, anche il blocco dei licenziamenti. Fino al 31 dicembre, infatti, i datori di lavoro potranno utilizzare ancora la cassa Covid (senza contributi addizionali): per un massimo di 13 settimane per le piccole imprese del terziario, commercio e artigiani, per un massimo di 9 settimane nei comparti tessile-abbigliamento-pelletteria. Ovviamente, se utilizzeranno l’ammortizzatore sociale non potranno licenziare (a meno di accordi collettivi con i sindacati, o casi limite come cessazione dell’attività e fallimento).

La decisione del Governo va letta come una sorte di ‘moratoria’ per affrontare questo periodo ancora caratterizzato dall’onda lugna della crisi Covid, utilizzando lo schema e gli strumenti che dal febbraio 2020 ad oggi hanno tutto sommato permesso di reggerne l’impatto economico-sociale. Rimandando alla fine dell’anno, con la legge di Bilanco 2022 e la riforma complessiva degli amortizzatori sociali, l’uscita dalla fase emergenziale.

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26 ottobre 2021 – Comunicato n. 6/2021, Coordinamento 15 ottobre

Lunedì 25 ottobre il Coordinamento ha appreso del rinvio del Consiglio dei Ministri a giovedì prossimo e ribadisce che resta in attesa di una comunicazione formale da parte del Governo, a cui iministro Stefano Patuanelli si è impegnato a riferire nella prossima seduta le richieste scaturite dall’incontro che ha avuto luogo sabato scorso a Trieste, alla presenza del Prefetto. Rendiamo noto, inoltre, che in questi giorni, sono stati continui gli attestati di solidarietà e le richieste di unirsi al nostro Coordinamento15 ottobre che, nato a Trieste, è ormai un progetto noto e riconosciuto in tutta Italia ed anche all’estero. Prosegue da tutte le città italiane e da diverse realtà regionali il sostegno alle nostre comuni rivendicazioni di libertà da regole che, nel nome della pandemia e dell’emergenza sanitaria, impattano negativamente e illegittimamente sulla vita dei lavoratori, degli studenti, delle imprese e di tutti i cittadini. Il Green Pass e l’obbligo vaccinale per tutti i lavoratori che operano in ambito sanitario e sociosanitario, hanno una matrice comune: discriminare e non rispettare la dignità delle persone, né la competenza professionale dei medici.
In attesa dei prossimi sviluppi, comunichiamo di aderire anche alle iniziative di altri gruppi da tempo attivi su questi temi. E, in particolare, al corteo dei lavoratori portuali che oggi dopo una assemblea con Stefano Puzzer, hanno votato per l’iniziativa del giorno mercoledì 27 ottobre, quando, in corteo, partiranno alle ore 9.00 dal “Pane quotidiano” a Domio (Trieste) per dirigersi, sfilando pacificamente, verso l’entrata della SIOT, l’oleodotto europeo, per poi tornare al porto, la casa dei portuali.
Tutti i cittadini italiani, in quello stesso giorno sono invitati ad aderire idealmente al Corteo dei portuali di Trieste, organizzandosi nelle proprie città in un luogo simbolo, significativo, che rappresenti la protesta.
La gente come noi non molla mai!
Coordinamento 15 ottobre

Per scaricare il documento in pdf clicca qui 👇

https://cataniacreattiva.it/wp-content/uploads/2021/10/comunicato-n.6_2021.pdf

https://www.facebook.com/Coordinamento-15-Ottobre-107629848370915

FONTE: Alessandra Servidori/Il Sussidiario.net

L’Inps, facendosi scudo con la giurisprudenza, ha deciso di cancellare l’assegno per gli invalidi che hanno un lavoretto con compenso fino a 400 euro al mese.

Invalidi e disabili sempre più lasciati soli. L’Inps in difficoltà finanziaria batte cassa e così ritarda su tutto e cannibalizza là dove si apre un varco. In ritardo con l’Assegno unico per i figli, in ritardo con le pratiche di richiesta di invalidità di prima istanza e revisione (sono due milioni giacenti presso Inps) che devono essere espletate da Inps e commissioni Asl; in ritardo sull’assunzione di medici promessi (sono solo 300 in tutta Italia che dovrebbero fare le visite di controllo per falsi certificati di malattia – che ora aumentano a dismisura per la lotta contro il vaccino); in ritardo sui controlli di chi percepisce indebitamente il Reddito di cittadinanza. In ritardo e confuso l’Istituto come mai prima d’ora. E però si affretta a infierire su chi svolge dei lavoretti togliendo il “sostanzioso assegno” di invalidità.

Lo dice l’Inps nel messaggio 3495 del 14 ottobre scorso. In altri termini, a partire da quella data l’Istituto di previdenza non erogherà più i 287,09 euro al mese per 13 mesi a chi ha una percentuale di invalidità tra il 74% e il 99% (dunque invalido non totale) e nel frattempo lavora. Dove per lavoro si intende lavoretto da 400 euro mensili al massimo. Una cifra che consente di stare nel tetto annuo di 4.931 euro, considerato sin qui compatibile con l’assegno di invalidità. Ora non più. Ma cos’è cambiato dal 2008 quando lo stesso Inps ammetteva che «l’esiguità del reddito impedisce di ritenere che vi sia attività lavorativa rilevante». Ovvero: se il lavoro non è stabile e non viene superata la soglia di reddito minimo personale, allora lavoretto e assegno possono convivere. L’istituto oggi però si adegua alle numerose sentenze della Corte di Cassazione, che sul requisito dell’inattività lavorativa di cui all’articolo 13 della legge 30 marzo 1971, n. 118, come modificato dall’articolo 1, comma 35, della legge 24 dicembre 2007, n. 247, affermano che “il mancato svolgimento dell’attività lavorativa integra non già una mera condizione di erogabilità della prestazione ma, al pari del requisito sanitario, un elemento costitutivo del diritto alla prestazione assistenziale, la mancanza del quale è deducibile o rilevabile d’ufficio in qualsiasi stato e grado del giudizio”.

Dunque l’assegno mensile di assistenza sarà liquidato, fermi restando tutti i requisiti previsti dalla legge, solo nel caso in cui risulti l’inattività lavorativa del soggetto beneficiario, il cui onere della prova è a suo carico. Una decisione illogica, giuridica e sociale che preclude al disabile disoccupato o inoccupato, ma svolge una piccola attività lavorativa percependo un reddito bassissimo, la possibilità di ricevere una prestazione economica istituita proprio per sostenere la persona disabile che è in cerca di un lavoro stabile e risulta completamente privo di reddito. Si punisce chi svolge attività occasionali, precarie con un reddito inferiore a quello già previsto per avere diritto all’assegno di invalidità civile.

La persona disabile che ha un reddito ad esempio proveniente dalla locazione di un appartamento, e che non raggiunge la soglia di accessibilità al beneficio dell’assegno mensile, ha diritto a ottenerlo. Mentre chi ha un reddito da lavoro, seppur basso, e che non raggiunge il limite previsto dalla legge invece non ne avrà diritto. Inoltre, avrà conseguenze negative sulle possibilità dei giovani disabili di intraprendere un percorso di inclusione sociale grazie a brevi occasioni di lavoro. In pratica, a migliaia di ragazzi verrà impedito di svolgere minimi lavoretti. Precari e poco pagati. Lavori che preludono magari a un’occupazione stabile e compiutamente remunerata. Ciò consentirebbe loro di rinunciare all’assegno di invalidità e di avviare una reale integrazione.

Inps appoggiandosi alla giurisprudenza si fa scudo e modifica il contenuto sociale di norme che hanno grande valore per la dignità dei disabili. Un comportamento di discriminazione nei confronti degli invalidi civili, per i quali è necessario impostare azione di tutela contro tale decisione e per l’approvazione di una norma interpretativa che ponga fine a un comportamento illegittimo.

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