LA LOTTA SI STA FACENDO SEMPRE PIÙ SERRATA SU VARI FRONTI. Era ora, diciamo noi! E’ bastato che qualcuno si svegliasse per dar vita ad un’alzata sociale di scudi EFFETTO DOMINO. L’ho sempre detto e ripetuto…basta che una sola persona o realtà prenda forza e coraggio, per far sì che tutto si muova e cambi. E dal 22 settembre tutto ciò sta accadendo. Ripercorrete gli eventi e vedete…
Ieri a Roma due Tavoli di vertenze molto calde ed emblematiche di quello che sta accadendo in Italia. NAPOLI E ANCONA UNITE NELLA LOTTA.Vivono un comune destino, le multinazionali ormai spadroneggiano in Italia a causa di un potere politico non solo pavido ma anche complice di chi usa, spreme fino all’osso i lavoratori e poi se ne sbarazza delocalizzando o chiudendo le aziende da un giorno all’altro.
Non è un problema di aziende in crisi, sono piattaforme industriali sane ma che una gestione finanziaria e speculativa porta ad una chiusura per aumentare ulteriormente i profitti.
A Roma, davanti al Mise, sono andati 150 lavoratori dell’Elica di Ancora, che rischiano di perdere il lavoro perché la direzione aziendale ha deciso la delocalizzazione in Polonia. Da 7 mesi organizzano scioperi e proteste, ma hanno avvertito che se oggi non ci saranno novità decisive per il loro futuro occupazionale “il livello di scontro si alzerà tantissimo. Non accettiamo che il lavoro vada in Polonia.”
Da Napoli sono arrivati in presidio al Mise anche 300 lavoratori della Whirlpool di Napoli da anni ormai in lotta contro la chiusura decisa dai vertici aziendali, nonostante quella partenopea fosse un’azienda in attivo.
Il futuro degli operai napoletani, purtroppo, dipendono dalle decisioni del Consiglio dei Ministri e dalla sentenza sui loro licenziamenti. Una cosa è certa, anche a Napoli non molleranno.
Lunedì 25 ottobre ci sarà un nuovo round, e i sindacati vogliono sapere per quella data “tempi e modi” con cui agirà il governo per il rilancio del sito, illustrazione del piano industriale compresa. “Abbiamo lavorato con il Mise” per trovare una soluzione, ha detto Orlando al tavolo con i sindacati, e come prima cosa per “capire le disponibilità di Whirlpool di accompagnare questo percorso”. _______________________ [Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]
Se il 30 ottobre non otteniamo il ritiro del green pass bloccheremo tutta l’Italia”. Lo annuncia Stefano Puzzer, leader del CLPT (Coordinamento lavoratori portuali Trieste). “Abbiamo parlato con un rappresentante di governo, andremo alla Camera e Senato e con noi vigili del fuoco, sanitari e giornalisti. Non andrò a lavorare fin quando non lo ritireranno”, ha aggiunto. “Userò il mio tempo per raccogliere le denunce dei lavoratori chiamati a lavorare, ma senza green pass”.
A Trieste si sta scrivendo la storia. Blocco del porto contro l’obbligo del passaporto sanitario per lavorare prosegue ad oltranza. Incontenibile entusiasmo dei lavoratori del porto e dei numerosi cittadini arrivati da tutta Italia: “La gente come noi non molla mai!” e “We are the champions!”, intonano in coro. Al momento gli unici che stanno facendo vera opposizione al Governo delle restrizioni“. È quanto scrive oggi Radio Genova sul suo profilo Twitter.
ECCO I VIDEO 👇
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Una situazione straordinaria, richiede una reazione straordinaria, gli italiani lo sanno e non si arrendono, ma proseguono con le manifestazioni. Siamo l’unico paese al mondo ad imporre ai lavoratori l’obbligo di possedere una carta per poter lavorare. Anche l’Aeronautica militare non si piegaalla vile misura imposta dal governo. Siam, il Sindacato dell’Aeronautica militare, ha indetto per oggi (venerdì 15 ottobre) alle ore 7 il primo storico sit-in della storia aeronautica. La manifestazione di protesta si sta svolgendo davanti ai cancelli d’ingresso della base militare siciliana di Sigonella”
“Il segretario della sezione di Sigonella e dirigente nazionale del sindacato, Alfio Messina, dichiara: “Dalle ore 7.00 alle ore 7.25 per la prima volta nella storia, il Siam scende in strada con i suoi iscritti con un presidio pacifico per invocare la libertà di entrare liberamente nel luogo di lavoro senza dover mettere mano al portafoglio e di poter usufruire di tamponi gratuiti che dovrebbero essere garantiti, semmai, dallo Stato, cosi come garantisce il vaccino a chi lo desidera”
Con una nota il segretario generale del Siam, Paolo Melis, aggiunge: “È bene ricordare che non vi è nessun obbligo di legge al momento che imponga il vaccino ai militari e, pertanto, i tamponi devono essere gratuiti nell’interesse stesso dell’amministrazione che deve garantire servizi essenziali per lo Stato e livelli di operatività imprescindibili
Il Siam era già intervenuto con i vertici lo scorso agosto a tutela dei colleghi cui era stato negato l’accesso alle mense di servizio. “Siamo convinti -prosegue Melis- che finché il governo o il Parlamento non interverranno con un’apposita norma che preveda l’obbligo al vaccino, non possano esserci provvedimenti restrittivi al diritto al lavoro, come risulta essere il green pass”.
Allarme certificato verde nei luoghi di lavoro. A una settimana dall’obbligo del green pass crescono caos e preoccupazione.
Dopo infiniti dibattiti e polemiche dentro la stessa maggioranza lo scorso 16 settembre il governo ha approvato il decreto. Che rischia di paralizzare il mondo del lavoro. Green pass obbligatorio per tutti i tutti i lavoratori, pubblici e privati. Dipendenti, professionisti e autonomi. La misura scatterà dal 15 ottobre e durerà fino al 31 dicembre. Termine di cessazione dello stato di emergenza.
Green pass, fallisce il ricatto del governo
Conti alla mano, il governo ha fallito l’obiettivo di rendere la vita difficile ai no vax incrementando la vaccinazione. Invece di indurre i riluttanti a vaccinarsi per mantenere il posto di lavoro e una normale vita di relazioni, ha spinto le persone a tamponarsi. Così scatterà la corsa forsennata ai tamponi? Ma chi li pagherà? E qui si annida il problema che rischia la paralisi aziendale. Testimoniata dal grido d’allarme degli imprenditori. Che rischiano di perdere il personale se non si accollano i costi dei tamponi. Che hanno validità per solo 48 ore.
Zaia: controlli in azienda o sarà paralisi
CARI VENETI, NON SIETE STUFI DELLO STRAPARLARE DI QUESTO INETTO? NON CEDETE AL RICATTO E ALLA PAURA!!!!
Il govenatore del veneto Luca Zaia fotografa con preoccupazione il caos che scoppierà nelle aziende il 15 ottobre. “Perché – dice – non saremo in grado di offrire a tutti i non vaccinati un tampone ogni 48 ore. Gli imprenditori con cui parlo io sono preoccupatissimi”. Non si tratta di contestare il Green Pass – sottolinea – ma di guardare in faccia la realtà: gran parte di questi 590 mila non vaccinati probabilmente non si vaccineranno mai. E del resto una quota di scettici c’è in tutti i paesi per qualsiasi vaccinazione”.
Confindustria fa marcia indietro
Le associazioni di categoria sono sul piede di guerra. Confindustria, favorevole al certificato verde, si è amaramente pentita. Dopo aver invitato gli imprenditori a non spendere una lira in tamponi, ora l’associazione degli industriali avanza l’ipotesi che assumersi il costo sia, purtroppo e controvoglia, l’unica strada praticabile. In Emilia Romagna dal numero uno di Confindustria, Valter Caiumi, arriva la proposta di ridurre la spesa attraverso accordi specifici.
<<La FISI (Federazione Italiana Sindacati Intercategoriali) ha annunciato pochi giorni fa lo sciopero generale ad oltranza in difesa dell’ordine costituzionale, e di protesta per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori>>
Comunicato ufficiale FISI
Nella giornata del 30 settembre 2021 si è riunita la segreteria generale della FISI. I segretari nazionali dei settori pubblici e privati della FISI (Bacco Pasquale, Giacomini Dario, Silvestri Ciro e Barone Walter) coadiuvati dal segretario generale Rolando Scotillo hanno deciso all’unanimità ed in maniera irrevocabile lo sciopero generale ad oltranza in difesa dell’ordine costituzionale, e di protesta per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori.
Lo sciopero di ordine politico, così come comunicato al Governo della nazione, è irrevocabile ed interesserà dal 15 ottobre prossimo fino al 20 ottobre prossimo tutti i settori lavorativi in cui vi è l’obbligo vaccinale e l’obbligo di presentazione del certificato verde.
Gravi le accuse della FISI nei confronti del Governo della Nazione che impedisce al personale dipendente non vaccinato di poter lavorare (sospensione dal lavoro) e lo discrimina nei confronti di coloro che si sono vaccinati.
Con la sospensione dal lavoro e da ogni retribuzione si impedisce al personale dipendente non vaccinato il diritto ad una retribuzione sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
Molti i casi di personale, inoltre, sospeso per aver liberamente espresso nel corso di eventi riguardanti la gestione dell’emergenza pandemica il proprio pensiero. Si cita, solo come esempio, il recente episodio del Vice – Questore romano intervenuto nella manifestazione del 25 settembre 2021 in Roma.
La violazione di diritti e la discriminazione nei confronti dei non vaccinati da parte del Governo Italiano si perpetra attraverso un obbligo surrettizio alla vaccinazione che contempla l’esclusione dal lavoro e la perdita della retribuzione.
Identica discriminazione si verifica con il cosiddetto green pass: è previsto l’accesso (ad esempio nel settore scolastico) al posto di lavoro attraverso la procedura di test negativo (misura per la tutela della sicurezza e salute sui luoghi di lavoro. D.L. 21 settembre 2021) ed il rilascio del relativo green pass per la durata di 48-72 ore, con oneri a carico del dipendente, in contrasto con la normativa sul lavoro che prevede l’assunzione dei costi sulla sicurezza a carico del datore di lavoro (art 15, comma 2, D.lgs. 81/2008).
Nel caso di Certificato verde ottenuto a causa di avvenuta vaccinazione (con validità fino a 12 mesi) non è previsto l’utilizzo del test, pur essendo ormai ben noto che il personale vaccinato può comunque infettarsi, trasmettere il virus e ammalarsi, con grave esposizione al rischio per il personale, sia vaccinato che non vaccinato e con chiara discriminazione nei confronti di quest’ultimi.
Molti operatori sanitari o di interesse sanitario – ma anche chi non appartenendo a queste categorie non sarebbe obbligato per legge alla pratica vaccinale – sono stati sospesi dal lavoro e dalla retribuzione per non aver accettato di sottoporsi ad essa subendo di fatti un ricatto. A molti operatori che si sono sottoposti alla pratica vaccinale, inoltre, il cosiddetto “consenso informato” è stato estorto in realtà con la minaccia di sospensioni dal servizio e dalla retribuzione, il che è certo segno di mancanza di salute democratica.
Intense sono le pressioni del Governo sui media e la censura avverso il dissenso. La libertà di stampa e di confronto è del tutto impossibile, ogni comunicato effettuato da scienziati o esperti non allineati, viene sistematicamente ignorato ed è negato ogni confronto. Prova ne è che dette associazioni nazionali sono costrette a rivolgersi ai media minoritari “alternativi” a riprova di un controllo dell’informazione non più sopportabile in una democrazia.
La Segreteria Generale della FISI unanimemente ha deciso irrevocabilmente di procedere verso una protesta che durerà fino al 31 dicembre 2021, termine in cui decadrà la legge, e se ci saranno proroghe o altre formule vessatorie si continuerà ad oltranza.
In difesa dei diritti costituzionali senza se e senza ma, il Governo Italiano si sta assumendo delle responsabilità enormi con scelte scellerate che potrebbero portare ad una insurrezione: 15 milioni di italiani non accettano le imposizioni ed il numero sta sempre di più aumentando, le piazze sono sempre più piene ed il dissenso sta travolgendo un Governo con mire autoritarie oltre ogni buon senso.
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Niente accordo dopo l’incontro di oggi con il prefetto. Il presidente del porto minaccia le dimissioni. Il sindacato: «Non scenderemo a patti».
Grazie E’scontro a Trieste sull’obbligo di Green pass per i lavoratori del porto della città. Dopo il maxi corteo di lunedì 11 ottobre contro la certificazione verde, oggi si è tenuto un incontro tra le aziende del settore, il prefetto Valerio Valenti, e il segretario generale dell’Autorità portuale del Mare Adriatico Orientale, Vittorio Torbianelli. La schiarita tanto attesa, però, non è arrivata. Nel pomeriggio è stato pubblicato un comunicato del sindacato Coordinamento Lavoratori Portuali Trieste che conferma un blocco totale delle attività nello scalo marittimo il 15 ottobre, giorno in cui entrerà in vigore l’obbligo di certificazione verde anti-Covid per tutti i lavoratori pubblici e privati. Il presidente del porto, Zeno D’Agostino, ha minacciato le dimissioni in caso di un blocco a oltranza delle operazioni. Nelle ultime ore era circolata l’ipotesi di un compromesso, con le aziende operanti nel porto di Trieste che avrebbero pagato di tasca propria i tamponi ai lavoratori fino al 31 dicembre. Dal sindacato commentano: «Siamo venuti a conoscenza che il governo sta tentando di trovare un accordo, una sorta di accomodamento riguardante i portuali di Trieste, e che si paventano da parte del Presidente Zeno D’Agostino le dimissioni. Nulla di tutto ciò ci farà scendere a patti. Non solo noi, ma tutte le categorie di lavoratori».
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