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13 Marzo 2022 – Redazione – Fonte: Byoblu

Mentre in Italia viene approvato da Camera e Senato l’obbligo vaccinale per gli over 50, con un obbligo già indirettamente introdotto con il Green Pass che deve essere presentato anche per recarsi in banca, negli Stati Uniti inizia a tremare Pfizer. Il 6 gennaio 2022, un giudice federale del Texas ha ordinato alla Food and Drug Administration (FDA) di rilasciare l’intera documentazione che ha portato all’approvazione del farmaco. Si tratta di circa 450.000 pagine che verranno ora diffuse a cadenza mensile fino a rendere interamente di dominio pubblico i dossier interni di Pfizer. Dal 1° marzo 2022, la pubblicazione consisterà in circa 55.000 pagine al mese. Alcuni documenti riguardo agli effetti avversi erano già stati pubblicati a metà novembre del 2021, confermando i dubbi degli scettici del vaccino a mRNA prodotto dall’azienda statunitense.

Robert Malone: “È frode scientifica”

Una prima analisi dei “Pfizerfiles” di marzo ha invece sottolineato la trascuratezza delle analisi di laboratorio, segnalate la prima volta in un’inchiesta del BMJ. Non pochi dubbi riguardo ai trial clinici, che sarebbero stati direttamente organizzati e portati avanti da Pfizer stessa. Si inizia a capire perché Pfizer, l’FDA e le istituzioni sanitarie hanno cercato in tutti i modi di evitare che la documentazione riguardo al farmaco anti-Covid fosse resa pubblica. “Secondo me, trattenere dati scientifici è frode”, tuona Robert Malone ai microfoni di The New American (TNA). Lo scienziato statunitense, profondo conoscitore della tecnologia mRNA, ha sempre denunciato le incongruenze del preparato realizzato con la medesima tecnica e somministrato a centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. Per la sua visione critica, Malone era stato oggetto di attacchi da parte della stampa mainstream, culminati con il blocco su Twitter dello scienziato.

“La CDC è un’arma politica”

“Se pubblicassi uno studio che si basa su una grande mole di dati epidemiologici e decidessi di renderne pubblici soltanto una parte per sostenere un certo tipo di narrazione, sarei colpevole di frode scientifica. Lo studio verrebbe rimosso e io sarei cacciato dalla mia istituzione accademica”, spiega Malone. Il biochimico si scaglia poi anche contro le istituzioni sanitarie degli Usa: “Nel corso degli anni, la CDC è diventata sempre più un’arma politica, smettendo di svolgere la sua vera funzione – ha commentato Malone -. Sono loro i responsabili della diffusione corretta dei dati scientifici. Hanno smesso di svolgere questo ruolo […] Ed è ora diventata chiaramente un’organizzazione politica, il braccio destro della classe dirigente, e quello che è stato fatto, secondo me, è semplicemente osceno”, ha aggiunto lo scienziato.

https://twitter.com/Prisoner004/status/1501900779988336648?s=20&t=iPo8MXljocaDgx8pDzEgkA
A denunciare lo scandalo insieme a Robert Malone, anche il noto cardiologo statunitense Peter McCullough,entrambi accusati dal mainstream di diffondere disinformazione riguardo al Covid-19 e ai vaccini. “La tesi era: la CDC non l’ha detto e quindi state diffondendo disinformazione”, spiega Malone. “Ma adesso sappiamo che chi realmente stava diffondendo disinformazione era la CDC. Penso che ci siano dovute delle scuse”. Malone annuncia poi che ci saranno delle conseguenze legali e che i soggetti direttamente coinvolti nel Governo federale e nelle istituzioni sanitarie sono ora di fronte a un bivio. “È arrivato il momento farsi avanti e di parlare”, consiglia l’esperto. In qualsiasi modo vada a finire, il caso ha sottolineato ancora una volta l’importanza della totale trasparenza governativa nei confronti dei cittadini.
Pfizer: il CEO Albert Bourla scarica il barile?
 “La riluttanza nella pubblicazione di informazioni riguardo a un prodotto biologico che viene consigliato, se non obbligato, ad ogni americano, dovrebbe mettere preoccupazione a chiunque”, è intervenuto Peter McCullough. E in questo contesto risulteranno fondamentali i cosiddetti “whistleblower”, ovvero lavoratori per aziende che commettono illeciti e che decidono di denunciare le irregolarità. E i primi passi indietro e “scaribarili” iniziano a verificarsi nei piani altissimi di Pfizer. Intervistato dal Washington Post, l’Amministratore delegato del colosso farmaceutico, Albert Bourla ha svelato i suoi dubbi iniziali riguardo alla tecnologia utilizzata dall’azienda per la produzione del vaccino più rapido della storia.

https://twitter.com/akheriaty/status/1502741930005868547?s=20&t=gROceDiiMtNEZCyTFO9qtw

L’mRNA era la tecnologia di cui avevamo meno esperienza, soltanto due anni di lavoro. In realtà, l’mRNA non aveva mai portato all’approvazione di un farmaco fino a quel giorno. Non un vaccino e nemmeno un altro tipo di medicina – ha confidato Bourla al Pulitzer Jonathan Capehart -. È stato un po’ un controsenso. Ero sorpreso quando mi hanno detto che questa sarebbe stata la strada da intraprendere, e io l’ho messa in dubbio”, ha aggiunto Bourla. “Mi hanno convinto (ricercatori di Pfizer ndr.). Ho seguito il mio istinto, secondo cui sapevano quello che stavano facendo. Sono molto bravi, e quindi abbiamo scelto di prendere questa difficile decisione ai tempi”, ha ribadito il CEO di Pfizer.

13 Marzo 2022 – Redazione – di Pino Arlacchi – Articolo pubblicato su il Fatto Quotidiano dell’11 marzo

Il delirio bellicista e antirusso dei media europei deve certo preoccupare, ma non oltre un certo punto. State certi che gli stereotipi apocalittici del tipo “Il mondo non sarà più quello di prima”, “La più grande crisi dopo il 1945”, “Sull’ orlo della terza guerra mondiale” non dureranno a lungo. Verranno dismessi non appena si profilerà un nuovo Grande Nemico al posto di Putin e della Russia.

Non è questione di geopolitica. O di valori e di passioni. Ma di interessi. Gli interessi dell’industria della paura che semina panico e rancore allo scopo di vendere copie ed alzare ascolti. Un’industria subdola, alleata di quella militare, soprattutto americana, che va in giro per il mondo in cerca di nemici mortali da combattere.

Parliamo di una macchina mediatica che si nutre di calamità reali da gonfiare fino all’ inverosimile, vedi Covid, per poi sgonfiarle e passare ad altro. Parliamo di un vento mercenario che trasforma crisi limitate in disastri soffiando sul fuoco della guerra e delle armi, vedi Russia-NATO-Ucraina. Parliamo di un esercizio di cinismo informativo che monta e smonta allarmi epocali senza dare spiegazioni, vedi terrorismo islamico e conflitti mediorientali.

E’ da qui, dal recente declino delle guerre in Medioriente, e dal parallelo calo degli attentati terroristici, che bisogna partire per capire le ragioni più nascoste della guerra in corso.

Il partito della paura ha due forze motrici: l’industria mediatica e quella della sicurezza. Entrambe hanno ridotto in schiavitù la politica organizzata. Dopo l’11 settembre 2001 i temi dominanti della fabbrica del panico sono stati la guerra al terrorismo ed ai regimi mediorientali nemici delle cosiddette democrazie liberali. Gli Stati Uniti e gli europei tramite la NATO hanno condotto una serie di guerre tanto sanguinose quanto disastrose negli esiti: in Iraq si è sterminato quasi un milione di persone per installare un governo…filo-iraniano; in Afghanistan si è stati sconfitti da un’armata di straccioni, e in Siria, dopo aver promosso una guerra civile da mezzo milione di morti, è rimasto al potere Assad.

Il tutto con l’entusiastico sostegno dei mezzi di comunicazione e dei produttori di armamenti schierati a difesa della democrazia e della libertà.

Nel 2016 Trump ha preso atto del fiasco ed ha iniziato un ritiro delle truppe occidentali concluso da Biden con la fuga dall’ Afghanistan. I profeti di sventura preconizzavano un’impennata della violenza, del caos e dei conflitti. Si è verificato l’esatto opposto. Venuta meno la causa scatenante, che era l’intervento occidentale, vittime e attentati terroristici si sono ridotti di oltre la metà, e continuano a ridursi in Medioriente e nel resto del mondo. Tra Siria ed Irak, la riduzione delle vittime supera il 90%, e il principale problema dell’Afghanistan oggi è la fame e non più la guerra.

Gli sventurologi erano in ansia. Il mondo rischiava di diventare più sicuro, e il loro business poteva soffrirne malamente. Declinato il grande scontro di civiltà, dove trovare il nuovo Satana da sconfiggere per salvare appalti, lettori e ascoltatori?

La lotta all’ immigrato ha funzionato poco, perchè è andata a beneficio del solo complesso mediatico e dei partiti populisti, lasciando a secco la componente militare ed i partiti di governo. La lotta alla criminalità aveva una sua potenzialità, ma è stata ostacolata dall’ improvvido declino, soprattutto in Europa, della violenza criminale.

L’ arrivo inaspettato del Coronavirus è stata la classica manna, ma è durato solo un paio di anni.

Finchè non è arrivato Putin con la sua guerra sciagurata contro l’Ucraina che sembra fatta su misura dell’industria della paura, e della paga dei soldati à la Riotta. I politici scadenti dell’UE ora non sanno come affrontare una crisi molto meno grave di quella dei missili a Cuba che nel 1962 ci ha portati davvero a un soffio dalla guerra nucleare. Ma allora c’erano in scena statisti come Kennedy e Krusciov, e l’industria della paura non era così potente.

13 Marzo 2022 – Redazione – Fonte: TGCOM24

La crisi dei rifugiati, che riguarda oltre 2,5 milioni di persone, genera il caos: “Ad alcune donne viene offerto un lavoro che non c’è o è illegale”, racconta una volontaria al Guardian.

Prima c’erano stati i casi dei respingimenti delle persone nere, bloccate ai confini per il colore della pelle. L’incubo della guerra genera disperazione e ora la crisi dei profughi (oltre 2,5 milioni di persone che cercano di lasciare l’Ucraina in guerra) svela altri orrori. Bambini scomparsi e casi di traffico di esseri umani, secondo quanto denunciano, al quotidiano britannico Guardian, le associazioni umanitarie presenti sul posto. I volontari raccontano anche casi di sfruttamento ed estorsioni.  

BAMBINI SCOMPARSI  Nella situazione di caos che sta caratterizzando la crisi dei rifugiati lungo i confini dell’Ucraina, succede di tutto. Non ci sono solo casi di razzismo ma anche violazioni dei più basilari diritti umani. Karolina Wierzbińska, coordinatrice di Homo Faber, un’organizzazione per i diritti umani con sede a Lublino, in Polonia racconta di aver visto casi di bambini mandati da soli da genitori disperati per incontrare parenti o amici oltre il confine ucraino ma arrivati senza nessuno ad aspettarli. “Questo è ovviamente estremamente angosciante, trovi bambini che vagano da soli nelle stazioni, disorientati e, nei casi peggiori, scompaiono. Questo sfortunatamente non è un caso ipotetico, è già successo”, racconta la Wierzbińska. 

DONNE MALTRATTATE E I LAVORI INESISTENTI“Stiamo anche già ricevendo racconti di casi di traffico di esseri umani. Poi ci sono donne a cui viene offerto lavoro in Polonia, salvo poi scoprire che il posto di lavoro è illegale, il datore di lavoro le maltratta o rifiuta di pagare il salario. Ci sono casi di estorsione di documenti personali o denaro”, aggiunge Karolina Wierzbińska.

L’OFFERTA DI UN PASSAGGIO
Praticamente in tutte le stazioni ferroviarie nei pressi dei valichi di frontiera poi, ci sono folle di persone, soprattutto uomini, che offrono passaggi ai rifugiati verso diverse destinazioni europee. Secondo Wierzbińska è impossibile controllare queste persone: “Direi che il 90% di questi uomini vuole davvero offrire un aiuto genuino ma nel caos totale di questi giorni non possiamo escludere che vi siano criminali in attesa di approfittare di dinne sole e vulnerabili”, ha detto. 

TRATTA DI ESSERI UMANI “Il rischio della tratta di esseri umani è notevole, poiché i profughi, stremati e privati ​​di ogni comodità di base, sono, ogni giorno in viaggio e sempre più vulnerabili”, denuncia Monika Molnárová della Caritas slovacca. “Riteniamo che i trafficanti e i reclutatori stiano probabilmente prendendo di mira sia le donne che viaggiano da sole sia quelle che viaggiano con bambini”, ha aggiunto.

DIFFICOLTA’ AD IDENTIFICARE I BAMBINI NON ACCOMPAGNATI Un portavoce delle Nazioni Unite poi, ha spiegato che l’apertura totale dei confini, da applaudire vista la situazione di estrema emergenza, “rende incredibilmente difficile identificare i bambini non accompagnati e separati” a causa della “vastità del numero di persone che stanno arrivando” e della difficoltà, appunto, di controllare e identificare le persone. 

13 Marzo 2022 – Redazione – di Maurizio Belpietro ( La Verita’)

PUBBLICHIAMO, SENZA TROPPI PREAMBOLI, L’EDITORIALE DI MAURIZIO BELPIETRO DIRETTORE DEL QUOTIDIANO LA VERITA’, SU CIO’CHE L’ITALIA STA VIVENDO, PER COLPA DI UN MANIPOLO DI MAGLIARI GOVERNATIVI CHE, CI AUGURIAMO DI VEDERE AL PIU’ PRESTO IN GALERA, PER CRIMINI CONTRO L’UMANITA’ E NON SOLO!

Energia, materie prime, industria, carburante: siamo già in emergenza. L’esecutivo tentenna sullo scostamento e ragiona sui limiti ai termosifoni. Una misura che con l’import del gas non c’entra nulla: è solo retorica. Di fronte al disastro i ministri parlano (spesso a vanvera). Precettato lo sciopero dell’autotrasporto di domani, ma resta il rischio caos: Tir pronti al blocco.

Non conosco il ministro Roberto Cingolani, tuttavia ho la sensazione che lui non conosca che cosa voglia dire fare il ministro. Intervistato in una trasmissione televisiva a proposito dell’aumento del prezzo dei carburanti, il responsabile della Transizione ecologica del governo Draghi ha detto che siamo davanti a una truffa colossale. Ovviamente io non ho motivo di dubitare delle parole di una persona esperta come l’ex responsabile dell’innovazione tecnologica del gruppo Leonardo. Se la benzina in poche settimane è giunta a sfiorare i 2 euro e mezzo è possibile che ci sia qualcuno che se ne stia approfittando e che la colpa forse non sia tutta da attribuire a Putin e alla guerra in Ucraina. Però una persona con un ruolo istituzionale non va in tv a dire che l’aumento dei carburanti è una truffa colossale ai danni dei cittadini e delle imprese. Se è convinto che dietro ai rincari ci sia una speculazione o, peggio, una frode ha a disposizione molti strumenti per intervenire e porre fine al ladrocinio.

Per prima cosa può avvisare il suo collega dell’Economia, affinché solleciti un intervento della Guardia di finanza per scoprire se qualcuno sta commettendo illeciti. E, se Daniele Franco non lo sta a sentire perché troppo impegnato a far quadrare dei conti che non tornano, può sempre rivolgersi alla Procura. Una colossale truffa comporta un colossale imbroglio, un inganno ai danni di milioni di italiani e di centinaia di migliaia di imprese, le quali sono costrette a pagare di più per sostenere le proprie attività e tutto ciò si tradurrà in un rincaro dei prezzi per il consumatore. Dunque, se un uomo di governo ha notizia di una gravissima speculazione non va in televisione a parlarne: si rivolge alla magistratura. Davanti alla telecamera, a spiegare la propria opzione su ciò che sta accadendo, aumento del prezzo della benzina compreso, ci può andare un commentatore o un esperto, non certo chi ha potere di intervenire.

Ho fatto questa premessa perché ogni tanto ho la sensazione che i nostri politici (anche i tecnici prestati a ruoli istituzionali nel momento in cui accettano di occuparsi di cosa pubblica diventano politici) pensino di essere degli opinionisti e non degli amministratori. Se stai al governo non mi puoi raccontare, come se tu fossi uno spettatore, che c’è qualcuno che mi sta derubando: devi intervenire per impedire che ciò accada. Punto. Perché un conto è dire ciò che si pensa in un talk show, un altro è decidere o non decidere quando si ha il potere di farlo. Ministro deriva dal latino e significa servitore, non commentatore. Di quelli, cioè di addetti a sfornare pareri, ne abbiamo fin troppi e, purtroppo, spesso ci rifilano stupidaggini. Tra costoro ovviamente vanno iscritti coloro che non si rendono conto degli effetti che avrà l’aumento del prezzo dei combustibili sulla vita dei cittadini. Provate a pensare le conseguenze delle nuove quotazioni della benzina, passate in poche settimane da 1,9 euro al litro a 2,4. Se prima per un pieno di un’auto di media cilindrata servivano 80-90 euro, ora ne occorrono 115. Per gente che ha stipendi elevati e usa poco la macchina 25 o 35 euro al mese non sono niente, ma per chi guadagna 1.500 euro e deve raggiungere il posto di lavoro in auto o è costretto ad accompagnare i figli a scuola, 25 o 35 euro non sono pochi, soprattutto se in un mese è costretto a rifornirsi più di una volta.

A questo poi si aggiunge il caro bollette, con aumenti che sono doppi o tripli rispetto a ciò che si pagava in precedenza. E stiamo parlando di famiglie. Se poi facciamo i conti in tasca a un’impresa che usa molta energia per la propria attività, altro che truffa colossale: siamo di fronte a un disastro colossale, che le parole del ministro Cingolani certo non sono in grado di contenere. Così come non sono in grado di evitare il peggio gli inviti a ridurre di qualche grado la temperatura di casa, come suggerito dal Comune di Roma. I termosifoni delle famiglie concorrono solo in minima parte al fabbisogno nazionale, perché il grosso dei consumi di metano è dato dalle aziende e dal funzionamento delle centrali a gas per produrre elettricità. Dunque, anche abbassare i caloriferi, come suggerisce qualche scienziato, non solo non ci pulirà la coscienza, ma neppure migliorerà i nostri conti pubblici. La sola cosa che può aiutarci a raggiungere l’obiettivo, cioè ridurre la dipendenza energetica da Mosca, è una cosa che dovrebbe fare proprio Cingolani, ossia colui che parla di colossale truffa. Invece di rilasciare dichiarazioni, il ministro dovrebbe rilasciare autorizzazioni, per rendere effettiva la transizione ecologica. Vogliamo avere fonti alternative al petrolio, al gas e al carbone che compriamo da Mosca? Beh, oltre ad estrarre gas in Adriatico si può cercare di sfruttare la fonte più rinnovabile che ci sia: l’acqua. So che non piace agli ambientalisti, ma l’idroelettrico è il sistema più pulito che ci sia. Non servono grandi impianti né grandi invasi. Serve solo una grande voglia di fare e poca voglia di chiacchierare.

12 Marzo 2022 – Redazione

Nuovo avviso Ema sulla sindrome da perdita capillare (Cls) e il vaccino anti-Covid di Moderna. Nella sua ultima riunione (7-10 marzo), il Comitato di farmacovigilanza Prac dell’Agenzia europea del farmaco ha raccomandato di aggiungere alle informazioni di prodotto di Spikevax* un’avvertenza relativa alle riacutizzazioni di Cls. Si tratta – ricorda l’Ema – di una condizione estremamente rara e grave che provoca fuoriuscita di liquidi dai piccoli vasi sanguigni, i capillari, causando rapidamente gonfiore di braccia e gambe, improvviso aumento di peso, sensazione di svenimentoispessimento del sanguebassi livelli ematici di albumina e bassa pressione sanguigna. La sindrome è spesso correlata a infezioni virali, certi tumori del sanguemalattie infiammatorie e alcuni trattamenti farmacologici.

Il Prac – riferisce l’ente regolatorio Ue – ha valutato tutti i dati disponibili e tutti i casi di Cls riportati nel database Eudravigilance dopo la somministrazione dei vaccini Covid-19 a mRna di Moderna e di Pfizer/BioNTeche (Comirnaty*). Complessivamente sono stati esaminati 55 segnalazioni di Cls, 11 con Spikevax su circa 559 milioni di dosi somministrate e 44 con Comirnaty su 2 miliardi di dosi somministrate.

Vaccino Moderna e sindrome da perdita capillare, l’avvertenza

Il comitato ha concluso che «non ci sono prove sufficienti per stabilire un’associazione causale tra i due vaccini e l’insorgenza di nuovi casi di Cls». Tuttavia, gli esperti hanno consigliato l’inclusione di un’avvertenza nelle informazioni di prodotto relative a Spikevax, per aumentare la consapevolezza di sanitari e pazienti sul potenziale rischio di riacutizzazioni Cls. Il Prac ha raccomandato l’avviso poiché «alcuni casi di riacutizzazioni Cls indicavano un’associazione con Spikevax, mentre i casi segnalati dopo la vaccinazione con Comirnaty non supportavano tale associazione».

Gli operatori sanitari devono essere consapevoli dei segni e sintomi della Cls – sottolinea l’Ema – e di un possibile rischio di riacutizzazioni nelle persone con una storia di sindrome. Le persone con Cls pregressa dovrebbero consultare il proprio medico curante durante la pianificazione della vaccinazione anti-Covid.

12 Marzo 2022 – Redazione

Tribunale francese: Gli effetti collaterali del vaccino sperimentale sono pubblici e il defunto lo ha fatto volontariamente. Non esiste qui una legge che costringa a vaccinarsi. Pertanto la sua morte è un suicidio.

Le assicurazioni tedesche sulla vita possono rifiutarsi di pagare i premi nel caso di danni per effetti collaterali da vaccino? Sì, se la vaccinazione è obbligatoria.
ADAC pubblica dal 2007 una propria guida nella quale esclude il pagamento dei danni derivanti da vaccinazioni obbligatorie, quindi compresa quella COVID per le categorie obbligate, nel caso questi incorrano. La Stessa ADAC lo ricorda in un proprio tweet emesso in tempi non sospetti.

Un caso diverso è successo in Francia
secondo l’avvocato della famiglia, Carlo Alberto Brusa, una compagnia di assicurazioni sulla vita si è rifiutata di pagare una polizza di assicurazione sulla vita per una persona morta a causa di un’iniezione di vaccino COVID-19. La compagnia assicurativa ha giustificato il rifiuto di pagare la polizza perché i vaccini COVID-19 sono considerati un farmaco o un trattamento sperimentale e comunque volontario, per cui escluso dalle coperture assicurative.

La famiglia ha fatto causa e il tribunale francese ha stabilito:
Gli effetti collaterali del vaccino sperimentale sono stati resi pubblici e il defunto non ha potuto rivendicare l’ignoranza quando ha preso volontariamente il vaccino. Non esiste una legge o un mandato in Francia che lo costringa a essere vaccinato. Pertanto, la sua morte è essenzialmente un suicidio. Cioè un atto derivante da una scelta volontaria.

Cosa succede in Italia?
Vista la non rapidità della nostra giustizia, i casi in corso avranno una pronuncia fra udiversi mesi. In generale bisognerebbe analizzare le singole polizze, cosa coprivano e cosa non coprivano (così imparate a firmare senza leggere). Di sicuro non c’è nessuna generalizzazione nella copertura degli effetti avversi, anche perché, se no, non si spiegherebbe come mai Unipol, offra, non gratuitamente, una polizza assicurativa SPECIFICA per gli effetti avversi. Anzi è nato proprio un settore che coperte tutto questo genere di rischio. Perché le assicurazioni dovrebbero assicurare un rischio coperto già da altre polizze, magari loro?

Fonte: Scenarieconomici

11 marzo 2022 – (a cura della Redazione Co.Te.L.I.)

Manlio Dinucci, l’unico analista di spessore a scrivere su Il Manifesto, spiega i motivi per cui ha deciso di porre fine alla lunga collaborazione con il quotidiano.

(di Manlio Dinucci) –  L’8 marzo, dopo averlo per breve tempo pubblicato online, il Manifesto ha fatto sparire nottetempo questo articolo anche dall’edizione cartacea, poiché mi ero rifiutato di uniformarmi alla direttiva del Ministero della Verità e avevo chiesto di aprire un dibattito sulla crisi ucraina. Termina così la mia lunga collaborazione con questo giornale, su cui per oltre dieci anni ho pubblicato la rubrica L’Arte della guerra.

Qui a seguire l’ottimo articolo censurato.

Ucraina, era tutto scritto nel piano della Rand Corp – Manlio Dinucci

Il piano strategico degli Stati uniti contro la Russia è stato elaborato tre anni fa dalla Rand Corporation (il manifesto, Rand Corp: come abbattere la Russia, 21 maggio 2019). La Rand Corporation, il cui quartier generale ha sede a Washington, è «una organizzazione globale di ricerca che sviluppa soluzioni per le sfide politiche»: ha un esercito di 1.800 ricercatori e altri specialisti reclutati da 50 paesi, che parlano 75 lingue, distribuiti in uffici e altre sedi in Nord America, Europa, Australia e Golfo Persico. Personale statunitense della Rand vive e lavora in oltre 25 paesi.

La Rand Corporation, che si autodefinisce «organizzazione non-profit e non-partisan», è ufficialmente finanziata dal Pentagono, dall’Esercito e l’Aeronautica Usa, dalle Agenzie di sicurezza nazionale (Cia e altre), da agenzie di altri paesi e potenti organizzazioni non-governative.

La Rand Corp. si vanta di aver contribuito a elaborare la strategia che permise agli Stati uniti di uscire vincitori dalla guerra fredda, costringendo l’Unione Sovietica a consumare le proprie risorse nell’estenuante confronto militare. A questo modello si è ispirato il nuovo piano elaborato nel 2019: «Over-extending and Un-balancing Russia», ossia costringere l’avversario a estendersi eccessivamente per sbilanciarlo e abbatterlo.

Queste sono le principali direttrici di attacco tracciate nel piano della Rand, su cui gli Stati Uniti si sono effettivamente mossi negli ultimi anni.

Anzitutto – stabilisce il piano – si deve attaccare la Russia sul lato più vulnerabile, quello della sua economia fortemente dipendente dall’export di gas e petrolio: a tale scopo vanno usate le sanzioni commerciali e finanziarie e, allo stesso tempo, si deve far sì che l’Europa diminuisca l’importazione di gas naturale russo, sostituendolo con gas naturale liquefatto statunitense.

In campo ideologico e informativo, occorre incoraggiare le proteste interne e allo stesso tempo minare l’immagine della Russia all’esterno.

In campo militare si deve operare perché i paesi europei della Nato accrescano le proprie forze in funzione anti-Russia. Gli Usa possono avere alte probabilità di successo e alti benefici, con rischi moderati, investendo maggiormente in bombardieri strategici e missili da attacco a lungo raggio diretti contro la Russia. Schierare in Europa nuovi missili nucleari a raggio intermedio puntati sulla Russia assicura loro alte probabilità di successo, ma comporta anche alti rischi.

Calibrando ogni opzione per ottenere l’effetto desiderato – conclude la Rand – la Russia finirà col pagare il prezzo più alto nel confronto con gli Usa, ma questi e i loro alleati dovranno investire grosse risorse sottraendole ad altri scopi.

Nel quadro di tale strategia – prevedeva nel 2019 il piano della Rand Corporation – «fornire aiuti letali all’Ucraina sfrutterebbe il maggiore punto di vulnerabilità esterna della Russia, ma qualsiasi aumento delle armi e della consulenza militare fornite dagli Usa all’Ucraina dovrebbe essere attentamente calibrato per aumentare i costi per la Russia senza provocare un conflitto molto più ampio in cui la Russia, a causa della vicinanza, avrebbe vantaggi significativi».

È proprio qui – in quello che la Rand Corporation definiva «il maggiore punto di vulnerabilità esterna della Russia», sfruttabile armando l’Ucraina in modo «calibrato per aumentare i costi per la Russia senza provocare un conflitto molto più ampio» – che è avvenuta la rottura. Stretta nella morsa politica, economica e militare che Usa e Nato serravano sempre più, ignorando i ripetuti avvertimenti e le proposte di trattativa da parte di Mosca, la Russia ha reagito con l’operazione militare che ha distrutto in Ucraina oltre 2.000 strutture militari realizzate e controllate in realtà non dai governanti di Kiev ma dai comandi Usa-Nato.

L’articolo che tre anni fa riportava il piano della Rand Corporation terminava con queste parole: «Le opzioni previste dal piano sono in realtà solo varianti della stessa strategia di guerra, il cui prezzo in termini di sacrifici e rischi viene pagato da tutti noi». Lo stiamo pagando ora noi popoli europei, e lo pagheremo sempre più caro, se continueremo ad essere pedine sacrificabili nella strategia USA.

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia  Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

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https://cataniacreattiva.it/censura-sul-giornalista-manlio-dinucci-che-lascia-il-manifesto-larticolo-censurato/

11 Marzo 2022 – Redazione

Nel silenzio generale della maggior parte degli organi di informazione, da tempo ormai totalmente asserviti al governo, l’Italia si prepara a subire l’ennesima svendita. Con la firma, inconfondibile, di Mario Draghi, l’uomo che dal panfilo Britannia inaugurò la folle stagione delle privatizzazioni e che ora si prepara a una vera e propria impresa: regalare una delle poche cose buone ancora presenti nell’orbita Rai. Nello specifico Rai Way, società che detiene il controllo e la gestione delle torri di trasmissione del servizio pubblico.

Centinaia di postazioni realizzate e migliorati negli anni. E che, come spiegato dall’Huffington Post, il governo si prepara a svendere, ancora una volta lasciando il Parlamento all’oscuro delle proprie attenzione, a conferma di quanto parole come “chiarezza” e “trasparenza” siano ormai totalmente estranee al vocabolario di Draghi e dei suoi ministri. Rai Way è al momento una società per azioni la cui maggioranza per legge deve rimanere in mano alla Rai Spa, in quanto di interesse nazionale. Proprio su quest’ultimo passaggio il governo si prepara a intervenire, stravolgendolo.

Stando a una bozza dell’ultimo Dpcm pubblicata da Repubblica, infatti, il governo Draghi autorizzerà a breve la Rai a scendere al di sotto del 51% nell’assetto proprietario di Rai Way. Gli analisti delle principali banche, da Intesa San Paolo ad Akros, hanno già fatto previsioni su una prossima fusione tra la società delle torri televisive ed Ei Towers, dando vita a un gruppo a vocazione continentale. Non mancano alternative, che portano però in maniera ancora più rapida fuori dai confini nazionali.

A far storcere ulteriormente il naso, per non dire di peggio, è poi la motivazione con cui il governo sta tentando di spiegare le sue scelte. Nel testo del decreto si parla, infatti, di “contributo al contrasto al cambiamento climatico” e “rafforzamento dei piani di sviluppo e sostenibilità della Rai”. Come se vendere le torri ai privati contribuisse a salvaguardare l’ambiente o servisse, di colpo, a coprire il buco di bilancio. Al di là delle reali intenzioni, un’operazione che conferma ancora una volta la vocazione di Draghi: svendere il patrimonio pubblico italiano, privando il Paese di asset strategici fondamentali.

Fonte: IlParagone

11 Marzo 2022 – Redazione Co.Te.Li – Fonte: EventiAvversi

La Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti è stata costretta da un ordine del tribunale a pubblicare tutti i documenti riservati inviati loro da Pfizer in merito all’approvazione dell’uso di emergenza dell’iniezione di Covid-19 di Pfizer. 10.000 nuove pagine sono state pubblicate il 1 ° marzo e uno dei documenti contenuti conferma che il vaccino Pfizer Covid-19 si accumula nelle ovaie nel tempo.

Quali sono le conseguenze?

I dati ufficiali del Regno Unito mostrano che i casi di cancro ovarico nel 2021 sono stati ai massimi storici e il regolatore della medicina del Regno Unito ha ricevuto oltre 40.000 segnalazioni relative a disturbi riproduttivi e mestruali sospettati come reazioni avverse alle iniezioni di Covid-19 nel solo 2021.

Lo studio, che può essere trovato nella lunga lista di documenti riservati Pfizer che la FDA è stata costretta a pubblicare tramite un ordine del tribunale qui, è stato condotto su ratti Wistar Han, 21 dei quali erano femmine e 21 maschi.

Ogni ratto ha ricevuto una singola dose intramuscolare dell’iniezione di Pfizer Covid-19 e quindi il contenuto e la concentrazione della radioattività totale nel sangue, nel plasma e nei tessuti sono stati determinati in punti predefiniti dopo la somministrazione.

In altre parole, gli scienziati che hanno condotto lo studio hanno misurato quanta parte dell’iniezione di Covid-19 si è diffusa ad altre parti del corpo come pelle, fegato, milza, cuore ecc.

Uno dei risultati più preoccupanti dello studio è il fatto che l’iniezione di Pfizer si accumula nelle ovaie nel tempo.

Un ‘ovaio’ è uno di una coppia di ghiandole femminili in cui si formano gli ovuli e gli ormoni femminili .

Nei primi 15 minuti successivi all’iniezione del vaccino Pfizer, i ricercatori hanno scoperto che la concentrazione lipidica totale nelle ovaie misurava 0,104 ml. Questo è poi aumentato a 1,34 ml dopo 1 ora, 2,34 ml dopo 4 ore e quindi 12,3 ml dopo 48 ore.

Gli scienziati, tuttavia, non hanno condotto ulteriori ricerche sull’accumulo dopo un le 48 ore, quindi semplicemente non sappiamo sel’accumulo sia continuato.

Ma i dati ufficiali del Regno Unito pubblicati da Public Health Scotland offrono alcuni indizi preoccupanti sulle conseguenze di tale accumulo sulle ovaie.

Public Health Scotland (PHS) ha un database completo sugli impatti più ampi di Covid-19 sul sistema sanitario, che trovate qui, e include un’intera gamma di dati dalle statistiche sulla salute mentale alle gravidanze, ai dati sui disturbi cardiovascolari e al cancro.

dati disponibili per tutti i tipi di tumori mostrano che il conteggio totale degli individui affetti da cancro nel 2021 era in linea con la media 2017-2019, ma superiore ai numeri registrati nel 2020.

Sfortunatamente i dati hanno un enorme ritardo e a partire da marzo 2022 coprono solo fino a giugno 2021.

Tuttavia, i dati per il numero di individui affetti da cancro ovarico mostrano che la tendenza nota nel 2021 è stata significativamente superiore al 2020 e alla media 2017-2019.

Oltre a questo abbiamo anche ulteriori dati ufficiali dal Regno Unito che mostrano che quasi 40.000 incidenti di cambiamenti ciclo mestruale e sanguinamento vaginale inaspettato erano stati segnalati allo schema MHRA Yellow Card come reazioni avverse a tutte le iniezioni di Covid-19 disponibili a partire da novembre 2021.

Fino al 17 novembre 21, il regolatore dei farmaci del Regno Unito, l’MHRA, aveva ricevuto 1.724 segnalazioni di disturbi mestruali, 3.034 irregolarità mestruali, 5.068 segnalazioni di sanguinamento mestruale pesante, tra migliaia di altri disturbi riproduttivi, come sospette reazioni avverse al vaccino Pfizer Covid-19.

Nel settembre 2021, la dottoressa Victoria Male, docente di immunologia riproduttiva per l‘Imperial College di Londra, ha pubblicato un articolo sul British Medical Journal in cui afferma che un legame tra i cambiamenti mestruali e la vaccinazione Covid-19 è perfettamente plausibile e dovrebbe essere indagato.

La dottoressa Victoria Male conclude nel suo articolo che “Una lezione importante è che gli effetti degli interventi medici sulle mestruazioni dovrebbero essere indagati nella ricerca futura.

“Le informazioni sui cicli mestruali e sanguinamenti vaginali dovrebbero essere attivamente approfondite nei futuri studi clinici, compresi gli studi sui vaccini covid-19”.

Ma forse più interessante dell’articolo stesso, sono alcune delle risposte che sono state ricevute.

Naturalmente è impossibile dimostrare definitivamente che le iniezioni di Covid-19 siano responsabili di un aumento del cancro ovarico.

Ma con:

  • Documenti riservati pfizer che dimostrano che il vaccino Covid-19 si accumula nelle ovaie nel tempo,
  • e oltre 40.000 disturbi mestruali segnalati come reazioni avverse alle iniezioni di Covid-19,

È abbastanza chiaro che le iniezioni di Covid-19 interferiscano con il sistema riproduttivo e ulteriori studi e indagini dovrebbero essere effettuati con effetto immediato.

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

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11 Marzo 2022 – Redazione

COMINCIAMO A SVELARE IPOCRISIE E CARITA’ PELOSE, DI UNA SOLIDARIETÀ TUTTA DI FACCIATA VERSO IL POPOLO UCRAINO, DI CUI L’ITALIA, E’ CAMPIONE DEL MONDO! MA C’E’ CHI, UCRAINO CHE VIVE A ROMA, SVELA COME CHI LO CONDANNAVA E ALLONTANAVA PER NON ESSERSI VACCINATO, ADESSO GLI MANIFESTA SOLIDARIETA’ E AIUTO!

Sono ucraino e non vaccinato: sono disgustato da questa solidarietà ipocrita.Chi mi chiama oggi, fino a ieri era tra quelli che mi odiavano per via della dose. Mi chiamo Andriy, sono ucraino, ho 40 anni e da 22 vivo a Roma. In questo periodo, su molti canali televisivi italiani, seguo i talk show (il nome stesso già dice molto) sulla guerra. Guardandoli attentamente ho notato una cosa tragicomica: caso strano è che la pièce della spettacolarizzazione di questa terribile tragedia per gli ucraini pare che abbia la stessa sceneggiatura usata per la narrazione della pandemia. Lo ha riportato Green Pass News.

Quelli che per due anni si erano improvvisati infettivologi e biologi ora sono tutti esperti di guerra e di storia dell’Est.I protagonisti continuano a dividersi in due categorie: da una parte ci sono quelli che rappresentano il pensiero del politicamente corretto, condannano la guerra senza se e senza ma e si sgolano richiamando tutti alla solidarietà comune; poi ci sono quelli per cui i se e i ma rappresentano un dettaglio non secondario, ma vengono subito aggrediti e additati come i guerrafondai e putinisti, una specie di no vax di una volta. 

A proposito di solidarietà, tante persone che ora mi esprimono la loro solidarietà e mi si offrono per ogni tipo di aiuto sono le stesse persone che per due anni, mentre io non vaccinato ero forzatamente rinchiuso dentro casa e letteralmente soffrivo la fame, senza un lavoro e senza dignità, si voltavano dall’altra parte, facendo finta di non accorgersene. È possibile ci voglia una guerra per farci diventare tutti più buoni? A me personalmente questa solidarietà sa molto di ipocrisia, anzi, sembra quasi un sinonimo della parola falsità e in molti casi viene usata solo in funzione a quello che uno vuole sembrare e non essere.