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‘SANITÀ’ Category

18 Aprile 2022 – Redazione

Cinquanta medici del Comitato per le terapie domiciliari precoci, guidato da Erich Grimaldi, hanno querelato l’infettivologo genovese Matteo Bassetti «per averli diffamati nel corso della trasmissione “Zona Bianca” andata in onda su Rete4 il 19 gennaio 2022». Secondo il Comitato, «il professor Bassetti definiva i predetti medici quattro santoni millantatori, fattucchieri e maghi, che hanno curato la gente con la liquirizia e gli infusi sulle cosce d’acqua fredda». Bassetti, sempre secondo il Comitato, «incautamente affermava, nel corso della trasmissione, che “anzi non l’hanno curata in quanto è morta un sacco di gente”, e sosteneva che dietro alle terapie domiciliari ci fosse solo un grande business senza alcuna volontà di curare i pazienti, con terapie addirittura paragonate a quelle di stregoni e millantatori».

La denuncia è stata presenta alla Procura della Repubblica di Napoli e riguarda anche il deputato Andrea Romano. «Il professor Bassetti e il ministro della Salute Roberto Speranza dovrebbero solo far tesoro delle esperienze dei medici volontari (medici di medicina generale, specialisti, ospedalieri ed ex docenti) che andrebbero ringraziati, senza indugio, atteso che, in questi 2 anni, senza alcun profitto, hanno sottratto migliaia di pazienti Covid ad un’ospedalizzazione certa», precisa Grimaldi.

«Esigo rispetto per chi è stato accanto ai cittadini colmando un vuoto della sanità territoriale, motivo per cui ci costituiremo parte civile al fine di ottenere il risarcimento di tutti i danni conseguenza delle condotte illecite poste in essere da Bassetti, che dimentica di essere stato, con Agenas, tra gli autori delle prime linee guida di cura domiciliare che prevedevano la vigile attesa con il paracetamolo nei primi giorni dai sintomi, indicazione terapeutica confermata da una sentenza solo politica del Consiglio di Stato», conclude Grimaldi, garantendo che «eventuali somme liquidate a titolo risarcitorio verranno devolute in beneficenza». Lo ha riportato il Messaggero.

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15 Aprile 2022 – Redazione

VEDETE E ASCOLTATE IL VIDEO (Video di Piacenza24) ⤵️

https://youtu.be/_bwz12y9od8

Miocarditi in aumento – Nel 2021 si è riscontrato un aumento dei casi di miocardite giovanile e negli atleti. Anche le morti improvvise tra i calciatori sono superiori alla media. Dagli studi emerge un legame significativo con i vaccini mRna, il Ministero non dovrebbe minimizzare. Il problema è più accentuato negli atleti maschi e giovani, specie a causa dei livelli di catecolamine”.

Lo scrive in un articolo il medico piacentino Alessandro Capucci, Ordinario di Malattie Cardiovascolari (già direttore della Clinica di Cardiologia, Università Politecnica delle Marche). “La cronaca ci mostra come molti atleti abbiano avuto problemi di miocardite, problemi che li hanno tenuti lontano dai terreni di gioco”.

 

La miocardite acuta può anche essere fatale, non parliamo di una percentuale alta: la miocardite da vaccino non pare essere fatale, però è difficile esprimersi in maniera precisa perché dipende anche dall’individuo e da quando si scopre di avere questo problema”.

“Recenti dati della UK Health Security Agency, relativi alla situazione nel Regno Unito, ci mostrano come sia i casi di malattia sia le ospedalizzazioni sia, infine, i decessi avvengano in prevalenza in persone vaccinate (72%, 74% e 82% rispettivamente) ponendo dei seri dubbi sulla decantata sicurezza ed efficacia degli attuali vaccini anti-Covid (JR Hope, The Desert Review, April 2022)”, scrive Capucci in un articolo.

Miocarditi in aumento tra giovani e atleti

Ma perché soprattutto i giovani e gli atleti? Capucci cita uno studio brasiliano, condotto da Flavio Cadegiani:

“Gli atleti, particolarmente di sesso maschile, hanno usualmente livelli elevati di catecolamine attive anche in condizioni di riposo, come si può osservare dall’analisi delle catecolamine urinarie notturne che risultano nettamente superiori negli atleti rispetto ai non atleti; tutto questo mentre la loro eliminazione rimane simile nei due gruppi. Inoltre i giovani ne presentano un livello più elevato rispetto agli atleti più anziani (> 40 anni) ed i maschi rispetto alle femmine”.

“Succede quindi che soprattutto gli atleti maschi, che sono già esposti ad elevati livelli di catecolamine, ne incrementano ancora il livello, a seguito dell’inoculazione di questi vaccini, con conseguente necrosi di parti del tessuto muscolare miocardico”.

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15 Aprile 2022 – Redazione – Fonte Libero Quotidiano

Anche in lui c’è qualcosa che non va dopo la somministrazione del vaccino contro il Covid. Per questo Greg van Avermaet, oro olimpico nella prova in linea su strada a Rio 2016, in una intervista al quotidiano Gazet van Antwerpen ripresa da La Repubblica, ha detto che rinuncerà al mondiale di ciclismo: «I miei valori dimostrano che c’è qualcosa che non va nel mio sistema immunitario. Il mio corpo sta combattendo contro un nemico sconosciuto e potrebbe essere il vaccino».

Van Avermaet da due anni non riesce più a vincere e ha deciso di sottoporsi a degli esami, spingendosi addirittura a mettere in dubbio la validità del vaccino Pfizer che ha fatto in doppia dose, per capire che cosa ha. «Sì, potrebbe essere il vaccino. I risultati degli esami del sangue non sono proprio buoni.I valori del sangue sono quelli di sempre e questo conferma la mia forma, ma altri valori mostrano che c’è qualcosa che non va con il sistema immunitario«. Insomma, «c’è un problema. Dormo bene, mi alleno bene e mi sento bene, però mi manca quel 3% per essere al meglio. Normalmente, in una crono come quella del Benelux Tour arriverei nei primi venti». (l’altro ieri invece si è classificato al 104/o posto, ndr)

Ora però, è la sua consolazione «è che so cosa non va». Certo, continua van Avermaet, «non è stata fatta molta ricerca riguardo gli effetti del vaccino sul corpo degli sportivi. Nei prossimi giorni andrò a vedere qualche medico per chiedere consigli. Se ciò vuol dire che mi devo fermare, lo farò. In questo momento non ha senso pensare ai Mondiali. Ci sono molti belgi che vanno più forte di me».

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13 Aprile 2022 – Redazione

La Germania ha detto no. Il parlamento tedesconon solo ha bocciato l’obbligo vaccinale per gli over 60, ma la magistratura teutonica si è mobilitata per tale esito e per denunciare gli effetti avversi del vaccino. Molti media mainstream e Tv statali hanno inoltre sollevato ilvelo sulle possibili conseguenze dannose dei vaccini. Nonostante la Spd e i Verdi, forze politiche al governo in coalizione, spingessero per l’imposizione vaccinale, gruppi di magistrati si sono riuniti in un’associazione spinti dai forti timori per le violazioni dello Stato di diritto.

Come spiega l’avv. Holzeisen, l’associazione dei giudici ha inviato una lettera aperta a tutti i membri del Parlamento tedesco avvertendo i parlamentari che se avessero votato per questo obbligo sarebbe potuto essere delineato il reato di tentato omicidio doloso. Tale – durissima – presa di posizione è stata decisa prendendo atto degli effetti avversi individuati dagli stessi magistrati dopo la somministrazione vaccinale. La dura presa di posizione della magistratura tedesca rappresenta un precedente significativo, soprattutto alla luce delle diverse voci che davano per fatto l’obbligo “all’italiana” anche in altri paesi quali l’Austria (non pervenuto) e proprio la Germania.

GUARDATE E ASCOLTATE L’INTERVISTA FATTA ALL’AVVOCATO RENATE HOLSEIZEN

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https://youtu.be/nVnhLDiwi_w

“Questo gruppo di magistrati, giudici e membri delle procure germaniche si sono riuniti in un’associazione più di un anno fa dopo che, con assoluta incomprensione e grande timore, hanno visto quello che stava succedendo allo Stato di diritto.
Tramite questo fondamentale voto hanno inviato una lettera aperta a tutti i membri del parlamento germanico avvertendo i parlamentari: nel caso in cui avessero votato per quest’obbligo vaccinale over 60, dichiarano i giudici mettendolo in grassetto, si sarebbe profilato il reato di tentato omicidio doloso, perché queste sostanze sperimentali di cui non è confermata né l’efficacia né la sicurezza stanno provocando tantissimi morti, tantissimi eventi irreversibili. Dunque sapendo questi dati inconfutabili, un parlamento che avesse deliberato l’obbligo con queste sostanze pone le basi per un plurimo reato di tentato omicidio, una presa di posizione molto forte.
Questi giudici si sono associati con uno statuto e hanno anche un sito sotto l’acronimo “KRiStA” che aggiornano con opinioni quando vedono che i diritti umani dei cittadini tedeschi vengono calpestati”.

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13 Aprile 2022- Redazione

Il Fatto Quotidiano di oggi mercoledì 13 aprile segnala una grave indagine a carico del Direttore della comunicazione e dei rapporti internazionali del Ministero della Salute nonché ex membro del Comitato Tecnico Scientifico.

Nell’indagine della Procura di Roma si segnala un business di 200 milioni di euro e soldi nei paradisi fiscali.

Accusato di falso ideologico il Direttore del Ministero Sergio Iavicoli, che la scorsa estate affermava che il green pass rende liberi. “Il Green pass è un passaporto per recuperare libertà e lavoro”, disse in un’intervista all’HuffingtonPost.

L’affare delle mascherine comprate dal Governo italiano a marzo 2020, infatti, avrebbe dovuto fruttare ai mediatori commissioni per 203,8 milioni di euro pagate dai fornitori cinesi, una somma di oltre 130 milioni superiore ai circa 70 milioni transitati sui conti italiani e di cui si sapeva finora. È quanto emerge da un’informativa del 20 novembre 2021 del Nucleo di Polizia valutaria della Guardia di Finanza depositata agli atti dell’inchiesta della Procura di Roma che ha indagato l’ex commissario all’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, per abuso d’ufficio e altre 8 persone tra cui l’ex giornalista Rai, Mario Benotti, l’imprenditore Andrea Tommasi e il banchiere sammarinese Daniele Guidi indagati per traffico d’influenze illecite. Al centro dell’indagine c’è la fornitura di 801 milioni di mascherine costate 1,2 miliardi e acquistate nella fase più critica della pandemia. Affare fruttato a chi di quelle commissioni era intermediario.

Il banchiere Daniele Guidi si è visto accreditare 12,2 milioni di euro su un conto corrente alla Hang Seng Bank di Hong Kong. Per i finanzieri, il suo gruppo di lavoro avrebbe dovuto ricevere in totale 44,6 milioni di euro dalla società Sunsky di Andrea Tommasi. Con Sunsky ha lavorato anche la Logica Associates Sas, società francese di cui Guidi risulta consulente e che, riporta la Guardia di Finanza, avrebbe poi speso 33.535 euro per la locazione semestrale di un appartamento da 800 metri quadri a Parigi, con vista Tour Eiffel, “a uso esclusivo di Daniele Guidi”.
Una buona parte dei 12,2 milioni incassati, secondo le indagini, potrebbe essere finita in paradisi fiscali. Le provvigioni sarebbero state “verosimilmente percepite – si legge nell’informativa – mediante l’intermediazione della Bgp&Partners Ltd di Hong Kong (…)”. La Bgp&Partners Ltd alla Gdf risulta “interamente controllata” dalla società “Bliss Fortune Enterprises Ltd (…) avente sede nelle Isole Vergini Britanniche (…) notoriamente riconosciuto come Paese offshore”.

Inoltre, la Bgp&Partners Ltd sarebbe riconducibile, oltre a Guidi, anche ai manager Stefano Beghi e Ivano Ferruccio Poma (di qui, ipotizza la Gdf, l’acronimo Bgp). Beghi è il Managing Partner dell’ufficio di Hong Kong dello studio legale internazionale Gianni&Origoni. Anche Beghi e Poma erano indagati per traffico d’influenze illecite, ma il 17 marzo 2022 la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione per entrambi evidentemente per mancanza di prove a supporto delle iscrizioni. Prima di arrivare a questa conclusione però gli investigatori hanno svolto accertamenti, anche sui contatti tra la struttura commissariale e le utenze dello studio Gianni&Origoni: in un’informativa della Finanza del 25 giugno 2021 sono state documentate 69.291 interazioni telefoniche. Giampietro Castano, ex funzionario del Ministero per lo Sviluppo Economico e poi consulente di Gianni&Origoni, estraneo alle indagini, sentito a sommarie informazioni il 4 novembre 2021, ha poi raccontato in Procura che Beghi a marzo 2021 si era mosso per proporre ad Arcuri mascherine e ventilatori.

I magistrati ne hanno chiesto conto anche all’ex commissario Domenico Arcuri, quando è stato sentito il 16 ottobre 2021: “Conosco Stefano Beghi in quanto partner della Deloitte, di cui ero Ad fino al 2007 – ha detto – (…) Ha proposto una fornitura di ventilatori. So che era partner dello studio Gianni-Origoni. Non mi risulta abbia proposto un acquisto di mascherine. Se l’affare dei ventilatori fosse andato in porto avrei stipulato come sempre il contratto con il fornitore”. Arcuri ha poi detto: “Non conosco Daniele Guidi, né so di rapporti tra Beghi e Guidi”. Per Arcuri, il 17 marzo i pm hanno chiesto l’archiviazione dall’accusa di peculato, confermando quella per abuso d’ufficio perché, per i pm, avrebbe “omesso intenzionalmente di formalizzare e palesare il rapporto di mediazione (…) garantendogli (…) l’assenza di controllo pubblico sull’importo delle provvigioni”.
Altro aspetto dell’indagine (che non riguarda Arcuri) è quello sulla presunta frode in pubbliche forniture. Per questo reato sono indagati l’allora vice di Arcuri, Antonio Fabbrocini, oltre a Tommasi e Guidi.

Secondo l’inchiesta della Procura di Gorizia, poi confluita a Roma, circa 700 milioni di mascherine sono risultate “non conformi” e in alcuni casi “pericolose”.

In un’informativa del 17 dicembre 2021, la Guardia di Finanza rileva “discordanza di pareri nei processi di validazione dei Dpi” da parte dell’Inail di Monte Porzio Catone (Roma) e dell’Inail Direzione Centrale Ricerca, con il primo che “ha emesso un esito di valutazione positivo”e il secondo “esito di valutazione negativo”, sulle stesse mascherine.

Il 17 marzo, la Procura di Roma ha disposto una proroga indagini per Sergio Iavicoli, oggi al Ministero della Salute e all’epoca dei fatti direttore del Dipartimento di Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro ed Ambientale dell’Inail, con sede proprio a Monte Porzio Catone.

Il 21 giugno 2021 Iavicoli era stato iscritto per il reato di falso ideologico in atto pubblico mediante induzione in errore del pubblico ufficiale.

Contattato via Email da Il Fatto Quotidiano, Iavicoli non ha risposto.

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13 Aprile 2022 – Redazione – di Saverio Mauro Tassi

QUELLO CHE PUBBLICHIAMO A SEGUIRE È CIÒ CHE TUTTI NOI  AVREMMO DOVUTO SOTTOSCRIVERE SIN DALL’INIZIO DI QUESTO DELIRIO ETICO E BUROCRATICO. MA COME SI DICE IN QUESTI CASI……MEGLIO TARDI CHE MAI!

Noi sottoscritti, docenti vaccinati provvisti di green pass rafforzato, esprimiamo la nostra solidarietà ai colleghi che hanno fatto, in scienza e coscienza, la scelta di non vaccinarsi e che, dopo essere stati sospesi tre mesi senza stipendio, e senza neanche l’assegno di sopravvivenza, sono stati riammessi a scuola con corresponsione dello stipendio, ma senza poter insegnare, e relegati in spazi isolati a svolgere attività non previste dal nostro contratto di lavoro.

Noi crediamo che il DL 24 che ha imposto questo trattamento punisca e umili ingiustificatamente i nostri colleghi non vaccinati, per i seguenti motivi:

1) essi sono riammessi a scuola solo se si sottopongono a un tampone ogni 48 ore, e pertanto, in base alle più recenti acquisizioni mediche, hanno meno probabilità di essere causa di contagio di noi colleghi vaccinati che non facciamo i tamponi.

2) Essi, a meno che non siano ultracinquantenni, non hanno trasgredito alcuna legge, in quanto non sussisteva un obbligo legale per i docenti di vaccinarsi: la norma prevedeva solo che, nel caso non si fossero vaccinati, temporaneamente sarebbero stati sospesi dall’insegnamento e dallo stipendio, ovvero offriva la possibilità di una duplice scelta, limitandosi a penalizzarne fortemente una al fine di incentivare la scelta dell’altra. Dal momento che, in uno Stato di diritto ovvero costituzionale, nessun comportamento che non violi una legge può essere considerato negativo, i docenti che non si sono vaccinati non possono aver dato alcun cattivo esempio né possono aver violato alcun patto sociale e civile o assunto comportamenti diseducativi e pertanto in nessun modo si giustificano provvedimenti punitivi, quali il demansionamento e il confinamento.

3) Vale appena la pena notare che, per incentivare la scelta a favore della vaccinazione, i colleghi che hanno fatto una scelta diversa sono stati trattati peggio di quelli che sono sospesi dall’insegnamento per grave violazione disciplinare, oppure perché sottoposti a procedimento giudiziario, i quali non ricevono lo stipendio, ma almeno un assegno di mantenimento.

4) Solo i docenti ultracinquantenni hanno violato un obbligo di vaccinazione, ma anche tale violazione è punita a termini di legge con un’ammenda pecuniaria il cui versamento cancella la violazione, così come il pagamento di una multa per un’infrazione del codice della strada. Nemmeno i docenti ultracinquantenni, dunque, possono essere giudicati negativamente e sottoposti per questo a provvedimenti punitivi, se non da un punto di vista esclusivamente morale, che come tale è opinabile e in alcun modo può essere fondamento di una norma di legge, altrimenti non saremmo in uno Stato di diritto, ma in uno Stato etico.

Pertanto, non sussistono né motivazioni sanitarie né motivazioni civili ed educative che possano legittimare il demansionamento e il confinamento dei docenti non vaccinati.

Per quanto sopra riteniamo che il trattamento riservato ai docenti non vaccinati riammessi a scuola si configuri come una discriminazione, lesiva del diritto costituzionale all’uguaglianza, e al contempo come un’infrazione del contratto nazionale degli insegnanti, nonché come una umiliazione della dignità professionale e della stessa persona umana dei nostri colleghi. 

Crediamo che tutto questo sia incompatibile con la nostra Costituzione e pertanto chiediamo al governo di ritirare tali provvedimenti.

Invitiamo, infine, tutti i docenti, di ogni ordine e grado, a sottoscrivere questa lettera di solidarietà con i nostri colleghi sospesi e ora riammessi, ricordando che, se si accettano oggi per altri dei provvedimenti ingiustificati, umilianti e lesivi della dignità professionale e personale, corriamo l’enorme rischio che altri provvedimenti di questo genere possano essere presi in futuro per altri motivi e colpire anche noi stessi.

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09 Aprile 2022 – Redazione

Multata dalla Agenzia Entrate per non aver effettuato la terza dose di vaccino anche se è mancata oltre vent’anni fa: in tempi in cui l’incrocio tra banche dati dovrebbe essere la regola e avvenire in automatico, è questa l’incredibile storia di Domenica De Stefano, che era residente a Napoli, nata nel ‘71 ma purtroppo mancata a soli 28 anni in seguito a un incidente stradale. A casa della madre è stata recapitata una lettera dell’Agenzia Entrate la quale riporta: «Il Ministero della Sanità le comunica l’avvio del procedimento sanzionatorio per l’inosservanza dell’obbligo vaccinale primario. La sanzione dovuta è di euro 100».

Sconvolta la famiglia. Il cognato della signora De Stefano racconta: «La sorella di mia moglie è deceduta nel ‘99 per un incidente, avrebbe compiuto 51 anni e per questo ha ricevuto la multa relativa alla terza dose di vaccino nonostante per ovvie ragioni non avesse fatto né la prima né la seconda. È stato anche uno shock psicologico perché ha riaperto una ferita mai rimarginata per quella gravissima perdita. Mia cognata risiedeva a Napoli ed è mancata a 28 anni, poco prima del matrimonio. Al momento cerchiamo di capire come rispondere a questa assurda richiesta. Con gli attuali sistemi elettronici che sono interconnessi queste cose non dovrebbero succedere».

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07 Aprile 2022 – Redazione

Covid, proteina ‘chiave’ dell’infezione trovata negli spermatozoi da uno studio italiano. Identificata infatti per la prima volta da un team di ricercatori dell’Università di Teramo e dell’Università dell’Aquila la presenza della proteina Angiotensin-converting enzyme 2 (Ace2) in spermatozoi umani. Si tratta di una proteina conosciuta da anni e coinvolta in importantissime funzioni biologiche quali la regolazione della vasocostrizione delle arterie e che si trova sulle cellule dell’epitelio polmonare dove protegge il polmone dai danni causati da infezioni, infiammazioni e stress. Recentemente è stata portata alla ribalta dalla dimostrazione del suo coinvolgimento nella patogenesi dell’infezione da Sars-CoV-2, perché si tratta del recettore che permette al virus di legarsi ed entrare nella cellula ospite. Lo studio è stato pubblicato sull’International Journal of Molecular Science, lo rende noto AdnKronos.

Il team di ricercatori della Facoltà di Bioscienze e Tecnologie agro-alimentari ed ambientali dell’Università di Teramo, insieme ai colleghi dell’Unità di Andrologia del Dipartimento di Medicina clinica, Sanità pubblica, Scienze della vita e dell’ambiente dell’Università dell’Aquila, nell’articolo descrivono la presenza della proteina negli spermatozoi di 40 volontari sani, di età compresa tra 24 e 36 anni, che non sono mai stati affetti da Covid-19.
Si tratta di un risultato “estremamente importante – si legge in una nota dell’ateneo teramano – perché lo studio ha permesso di identificare due forme della proteina, quella classica e una isoforma a più basso peso molecolare. Quest’ultima, scoperta solo di recente, è espressa negli epiteli respiratori nasali e bronchiali umani e la sua espressione aumenta in risposta al trattamento con interferone (Ifn) o dopo infezione da rinovirus, ma non a seguito di contatto con Sars-CoV-2. Lo studio, dunque, da una parte ha consentito di porre all’attenzione degli scienziati una nuova macchina molecolare, potenzialmente coinvolta nei processi che portano i gameti maschili ad acquisire la loro capacità fecondante, dall’altra dischiude nuovi orizzonti nella comprensione delle interazioni tra Sars-CoV-2 e fertilità”.

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07 Aprile 2022 – Redazione –

di Children’s Health Defense

L’ultima serie di documenti Pfizer, rilasciata il 1 ° aprile, conferma che Pfizer sapeva che l’immunità naturale era efficace nel prevenire gravi malattie.

Nel segmento di lunedì di “Rising” di The Hill, il giornalista e commentatore politico Kim Iversenha detto che i documenti hanno inoltre rivelato che il vaccino non poteva essere attestato come sicuro per le donne incinte o le donne alla ricerca di una gravidanza e che la miocardite era una reazione avversa nota al vaccino.

I documenti facevano parte del rilascio ordinato dal tribunale di 340.000 pagine di documentazione presentata alla Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti da Pfizer nella domanda di autorizzazione all’uso di emergenza del suo vaccino.

In risposta a una richiesta del Freedom of Information Act nell’agosto 2021, da parte di Public Health and Medical Professionals for Transparency, la FDA inizialmente ha cercato di ritardare il rilascio completo dei documenti per 75 anni, ma un giudice federale ha imposto il loro rilascio entro otto mesi.

La FDA ha rilasciato nuove 11.000 pagine il 1 ° aprile.

Nella discussione con i co-conduttori di “Rising” Robby Soave e Ryan Grim, Iversen ha identificato la “prima bomba” nei documenti: il fatto che “l’immunità naturale funziona, e Pfizer lo sapeva”.

Iversen ha detto:

“I dati degli studi clinici hanno mostrato che i soggetti con una precedente infezione da COVID non avevano alcuna differenza nell’esito rispetto a quelli vaccinati. Nello studio limitato, nessuno dei vaccinati né quelli con precedente infezione hanno affrontato una malattia grave come definito dalla FDA o dal CDC [Centers for Disease Control and Prevention]”.

La FDA definisce il covid grave come un caso che richiede supporto di ossigeno. Il CDC lo definisce come un caso che richiede il ricovero in ospedale.

“Ci sono stati zero casi di COVID grave nel gruppo di immunità naturale, indipendentemente dal fatto che siano stati vaccinati o meno”, ha detto Iversen.

Iversen ha inotre detto che i dati hanno mostrato che i tassi di infezione di qualsiasi tipo erano “statisticamente identici” tra i vaccinati e quelli con immunità naturale.

Ha detto:

“Eppure, piuttosto che dire che le persone con immunità naturale non avevano bisogno del vaccino, Pfizer ha invece dichiarato: “I risultati finali di efficacia mostrano che il vaccino ha fornito protezione contro COVID-19 per i partecipanti con o senza prove di precedente infezione”.

Effetti avversi su soggetti più giovani

I dati clinici mostrano anche che Pfizer era a conoscenza di problemi ora ben documentati di reazioni più gravi tra i soggetti più giovani.

Iversen ha detto:

“Un’altra rivelazione dai documenti è stata che le reazioni avverse erano più frequenti e più gravi nei gruppi più giovani.

“Il documento recita: ‘La reattogenicità e gli eventi avversi erano generalmente più lievi e meno frequenti nei partecipanti al gruppo più anziano [55 e oltre] rispetto al gruppo più giovane e nel complesso tendevano ad aumentare con l’aumentare della dose di vaccino”.

“Lo studio stesso era per 16 anni e oltre, quindi gli effetti collaterali erano più frequenti e più gravi nelle persone sotto i 55 anni, anche se sappiamo che più sei giovane meno è probabile che tu abbia un COVID grave”, ha detto Iversen.

Iversen ha citato i dati di The Lancet che mostrano che i 16enni hanno una probabilità del 99,993% di sopravvivere al COVID; 30enni con una probabilità del 99,943% di sopravvivere; e 50enni con una probabilità del 99,572%.

“Solo con il gruppo di 60 anni e più”, ha riassunto Iversen, “c’è un calo al di sotto dei tassi di sopravvivenza del 99%”.

Il modulo di consenso mostra che Pfizer era a conoscenza di miocardite e problemi di fertilità

Secondo un modulo di consenso per i partecipanti allo studio incluso nel rilascio del documento, Pfizer era a conoscenza delle preoccupazioni relative alla miocardite e menzionava esplicitamente la possibilità di un impatto del vaccino sulla salute riproduttiva delle donne.

Iversen ha detto che il modulo elenca diversi possibili effetti collaterali, tra cui la miocardite, “che molti di noi conoscono, ma il documento dice che il tasso di occorrenza è di 10 su 100.000 persone, e non specificano l’età o il sesso, quindi è molto più alto dei tassi precedentemente riportati di 1 su 50.000 persone”.

“Inoltre”, ha detto, “sappiamo che la maggior parte di questi casi si verificano nei maschi più giovani, quindi quando si controlla per età e sesso il rischio aumenta significativamente”.

Il modulo di consenso afferma inoltre che “gli effetti del vaccino COVID-19 sullo sperma, una gravidanza, un feto o un bambino che allatta non sono noti”.

Iversen ha sottolineato come la stampa e i funzionari pubblici abbiano demonizzato l’esitazione sui vaccini tra le donne più giovani e i genitori di ragazze adolescenti.

“Nonostante questi scienziati ammettano in questo consenso che semplicemente non lo sanno, le raccomandazioni pubbliche dichiarano che i vaccini non hanno alcun effetto negativo sulla riproduzione”, ha detto Iversen, “ma il fatto è che semplicemente non lo sappiamo”.

Iversen sostiene che questi documenti appena rilasciati saranno utili in sede legale di contestazione dell’obbligo vaccinale Covid per tutti i soggetti contemplati.

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07 Aprile 2022 – Redazione – Fonte: Eventi Avversi

I vaccini geneticamente modificati adottati in Europa hanno un’incidenza senza precedenti di gravi effetti collaterali e decessi. Ciò è dimostrato dai dati delle banche dati ufficiali delle due organizzazioni dell’UE EMA e ECDC.

Vediamo che tutti i preparati hanno tassi molto alti di effetti collaterali. A 3 dosi, le probabilità di problemi cardiaci sono in:

  • Pfizer: 1 su 4747
  • Moderna: 1 su 4555
  • Novavax: 1 su 1684
  • Janssen: 1 su 3333

A 3 dosi, le probabilità di disturbi del sistema nervoso sono in:

  • Pfizer: 1 su 863
  • Moderna: 1 su 711
  • Novavax: 1 su 546
  • Janssen: 1 su 303

Tuttavia, va tenuto presente che vi è una notevole sotto-segnalazione. Non solo perché i medici evitano lo sforzo non retribuito, ma anche perché le segnalazioni di effetti collaterali sono attivamente soppresse. Il numero di casi non segnalati è almeno compreso tra 10 e 20 volte gli effetti collaterali segnalati.

Un’imposizione equivale alla licenza di infliggere deliberatamente e consapevolmente gravi lesioni alle persone o addirittura di causare morti con una probabilità non così bassa. In uno Stato di diritto, questo non può che essere impensabile e impossibile.