PREFERISCO NON COMMENTARE MA VOMITARE! LE PAROLE DI QUESTA PENNA VENDUTA AL POTERE PARLANO DA SOLE!
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‘SETTEMBRE 2021’ Category
FONTE: La PekoraNera
Sempre più persone stanno prendendo coscienza del regime dispotico instaurato nel nostro Paese che sta letteralmente soffocando le libertà basilari previste dalla Costituzione. La gente si sta svegliando dal torpore mediatico e si sta rendendo conto che Il mainstream, da più di un anno, è soltanto la cassa di risonanza dei diktat governativi. Pertanto corresponsabile dell’attuale situazione che non prevede dibattiti con opinioni contrastanti. Anzi, vengono confezionate ad arte alcune notizie per “informare” in un’unica direzione, celando perfino dati sfavorevoli al regime instaurato: come avviene nelle “migliori” dittature.
Ormai minacce, insulti ed il disprezzo nei confronti di chi non intende sottoporsi alla sperimentazione del farmaco genico è sempre più crescente, oltre che all’ordine del giorno. La caccia alle “Streghe” ed il fango gettato sui “no vax” sta superando i limiti di sopportazione.
Mentre chi è favorevole alla sperimentazione – puri collaborazionisti, sempre utili alle dittature – può permettersi qualsiasi offesa, fino ad auspicare il piombo. Una violenza verbale, e nei fatti, che nessuna democrazia dovrebbe accettare, dato che l’unica colpa dei cosiddetti “no vax” è quella d’essere persone sane che chiedono cure – esistenti – per il Covid invece della vigile attesa con Tachipirina, che nella maggior parte dei casi porta alla terapia intensiva anziché alla guarigione. Altra grave colpa dei “terribili noi vax” è essere consapevoli che i protocolli imposti dal ministero della Salute sono misure utili soltanto ad imporre la sperimentazione di massa voluta da Big Pharma.
Oggi è chiaro a tutti che anche coloro che si sono sottoposti al sacro vaccino possono contagiarsi ed essere a loro volta contagiosi. Ma le colpe per eventuali contagi devono forzatamente ricadere su chi è sano e non intende correre i rischi di una sperimentazione.
È stato perfino stato adottato uno strumento discriminatorio – il fatidico green pass – che nulla ha che vedere con la prevenzione in ambito sanitario. E tutto ciò con il beneplacito dei media foraggiati dal regime: una situazione che si poteva registrare solo durante il nazismo o nell’Unione Sovietica comunista: che tristezza!
“Care ragazze e cari ragazzi. Quest’anno non mi vedrete, come ogni anno, nel cortile antistante la nostra Scuola per accogliere, assieme ai peer leader, gli studenti delle classi prime. No, quest’anno sono fuori dalla scuola, sulla strada, a volantinare il mio messaggio, nella speranza che qualche giovane coscienza si svegli e cominci ad interrogarsi su quanto sta succedendo al nostro povero Paese, alla Scuola, all’Università, alla cultura in genere. Oggi non posso entrare in quell’Istituto, che ormai da tempo sento come mia seconda casa, perché non possiedo la cosiddetta “certificazione verde”. Oggi una app ha il compito e il potere di dividere le persone in “sane” e “contagiose”, è sufficiente una spunta verde o un pallino rosso. A chiunque non possiede il Green Pass può essere addossata la “presunzione di malattia”, per lui c’è uno: STOP, tu non entri.
Ebbene, io a questo sistema che mette gli uni contro gli altri, creando divisioni sociali e fomentando odio, che rompe legami familiari, frantumando solide amicizie, che soffoca ogni dibattito e confronto sereno, che spaccia per sicurezza quella che in fondo è solo una forma di controllo, dico un fermo NO. Ci sono momenti della vita in cui siamo chiamati a fare delle scelte e io ho fatto la mia. Non posso cedere a questo ricatto, ad un obbligo surrettizio che ti impone di assumere, a tuo rischio e pericolo, un farmaco ancora sperimentale (gratuito) o in alternativa di sottoporti alla tortura di 3 o 4 tamponi naso-faringei a settimana a proprie spese (neanche dalla fervida fantasia del marchese De Sade sarebbe scaturita l’idea di una tortura a pagamento!). Finché non sarò presa per “fame” (ho anche due figli da mantenere!) porterò avanti la mia azione di resistenza. D’altra parte, mi chiedo: come potrei entrare in classe, guardarvi negli occhi e parlarvi di libertà di coscienza, di senso critico, ma anche di solidarietà, di lotta ad ogni forma di discriminazione e di pregiudizio, come potrei educarvi all’empatia e all’inclusione in un contesto in cui ogni forma di dissenso e di autodeterminazione (perfino quella sul proprio corpo!) vengono soffocate?
Scusate, ma non c’è pandemia che tenga! Sono stata a scuola tutti i giorni, in zona rossa, nel pieno dell’esplosione del contagio, per incontrare volti che come fantasmi si aggiravano all’interno di un edificio semideserto. Bastava lo scambio di un sorriso (anche se celato dalla mascherina) per restituirci alla vita. Non mi sono sentita un “eroe” allora, ma non accetto di essere considerata un “elemento di pericolo” adesso!
Vi esorto ragazzi: non cedete al ricatto della paura, non barattate il vostro diritto all’autodeterminazione con nulla. Non scambiate per libertà il poter sedersi al tavolo del ristorante o del bar senza troppi fastidi. Informatevi, leggete, confrontatevi serenamente e non mettetevi mai gli uni contro gli altri. Organizzate dibattiti durante le assemblee, insomma: parlatene! Conservate lo spirito critico e la fiducia in un futuro che, se volete, è ancora in mano vostra!
Ieri, mentre con le lacrime agli occhi svuotavo il mio armadietto ho trovato alcuni vostri lavori, che negli anni conservo gelosamente. Rovistando a caso mi sono ritrovata tra le mani la riflessione di Giulia sul tema della libertà: “Libertà è anche sapere quando bisogna dire di NO!”. Allora un sorriso mi ha scaldato il cuore. Ho pensato: c’è ancora speranza. Ma ricordatevi che la libertà non si salva se non si combatte per essa tutti i giorni!
Questo virus maledetto ci tiene in scacco e fa paura, ma temo di più il virus dell’indifferenza, dell’apatia, dell’adeguamento acritico, dell’arrendevolezza e della passività. Anche questo già ha fatto moltissime vittime.
Penso sia venuto il momento di dire con don Lorenzo Milani: “L’obbedienza non è più una virtù!”.
Vi abbraccio tutti.
“La vostra insegnante di Religione”
(Fonte: LaScuolacheAccoglie.org)
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Nella lettera inviata ai 1700 dipendenti del gruppo, l’azienda di prodotti bio con 300 punti vendita ha annunciato che pagherà i tamponi fino alla fine dello stato di emergenza, il prossimo 31 dicembre, e invita tutti al rispetto delle idee di tutti.
– In un clima sempre più di “tutti contro tutti”, in cui sono sempre più evidenti gli scontri, anche politici, tra chi ha scelto di vaccinarsi e chi no, tra chi si è vaccinato e inneggia al Green Pass come soluzione per uscire dalla pandemia e chi invece lo vede come un attentato alla democrazia, tra chi pensa che i non vaccinati siano pericolosi untori e chi pensa che i vaccinati con Green Pass se ne vadano in giro a infettare inconsapevolmente, chi demonizza i tamponi gratis e chi gli invoca, a dare una grande lezione di vita e di rispetto per tutte le idee ci ha pensato NaturaSì, l’azienda fondata a Verona nel 1992, che oggi vanta in Italia 300 punti vendita di prodotti bio, sia in franchising che a gestione diretta.
Il direttore, Fabio Brescacin, in una lettera inviata ai 1700 dipendenti, ha annunciato che pagherà i tamponi a chi ha fatto la libera scelta di non fare il vaccino anti Covid, fino alla fine dello stato di emergenza, cioè il 31 dicembre 2021, “a meno che lo Stato non provveda alla spesa, come fa per i vaccini”. Questo per “evitare di entrare in un meccanismo di giudizio e discriminazione.
Pubblichiamo, di seguito, la lettera
“Carissimi collaboratori, stiamo tutti vivendo una situazione difficile, per molti versi paradossale, innescatasi con la comparsa del virus. Non vogliamo come azienda prendere posizione in questa Babilonia di voci assordanti e contraddittorie, ora è molto difficile distinguere la verità dalla menzogna, la realtà dalla semplice opinione. Di una cosa siamo certi: la libertà individuale. Cerchiamo di difenderla con tutte le nostre forze per non entrare nel meccanismo di lotta e di divisione tra le persone che questa situazione sta innescando”
Siamo in un’epoca in cui ogni persona ha la possibilità e il dovere di decidere della propria vita e della propria responsabilità nei confronti di se stesso, della natura e della comunità umana. Oggi più che mai c’è la possibilità di conoscere e conseguentemente di fare scelte coerenti e consapevoli.
Come azienda quindi abbiamo deciso, nel rispetto della libertà di ognuno e per evitare discriminazioni nell’ambito del lavoro, di permettere a tutti di svolgere regolarmente i propri compiti in azienda. Per chi quindi ha deciso, con coscienza e responsabilità, di non vaccinarsi provvederemo a contribuire al costo dei tamponi richiesti dalla legge (fino al termine dello stato di emergenza fissato al 31/12) per esercitare il proprio compito lavorativo, a meno che lo Stato non provveda alla spesa come fa per i vaccini.
Chiediamo in azienda discrezione e rispetto per qualsiasi scelta di ogni persona in libertà si senta di fare e vorremmo fosse impegno di ognuno evitare di entrare in un meccanismo di giudizio, discriminazione, tanto più che lotta che è uno dei problemi maggiori che sta innescando questo virus nei rapporti tra le persone, oltre che occupare le nostre coscienze che dovrebbero essere impegnate su compiti e pensieri ben più fecondi per l’umanità che non essere prese da sentimenti di paura e di conflitto tra persone”
In una nota l’assessore alla Sanità e Integrazione sociosanitaria, della Regione Lazio, Alessio D’Amato fa sapere che «Il medico di medicina generale Mariano Amici, è stato sospeso, senza stipendio, dal servizio dalla competente Asl territoriale poiché, nonostante i ripetuti solleciti, non ha voluto sottoporsi alla vaccinazione» anti-Covid, «contravvenendo all’articolo 4 del Dl 44 del 2021»
Ora attendiamo gli esiti dell’istruttoria aperta presso l’Ordine dei medici di Roma che ha titolo, in prima istanza, di giudicare deontologicamente la posizione del dottor Amici.
«Sono sorpreso dall’iniziativa dell’assessore D’Amato, a mio parere un atto illegittimo e provvederò a fare ricorso». Così ha replicato Amici, medico di famiglia di Ardea (Roma), diventato famoso per le sue partecipazioni a programmi tv in cui manifestava posizioni contrarie al vaccino anti-Covid, replica alla sospensione, senza stipendio, arrivata dall’assessore alla Sanità. «Io sono in regola con la normativa», ha detto Amici che alla domanda se immunizzato contro il Covid ha risposto «che è una questione di privacy».
di Giuseppe Manuel Cipollone
Ieri l’Azienda Sanitaria valdostana ha annunciato l’inizio della campagna vaccinale per la terza dose rivolta ai soggetti ritenuti fragili, come gli immunocompromessi, ed oggi sul profilo Facebook di Stefano Ferrero – ex Consigliere regionale, noto anche per aver avuto problemi di salute – è comparso un post che suona un po’ come un ‘j’accuse’.
Nel messaggio, infatti, Ferrero sostiene di aver avuto importanti conseguenze sulla propria salute dopo la regolare somministrazione delle prime due dosi di vaccino. “E’ tutta colpa dei pipistrelli! Così era iniziata la valanga di ca**ate che ci hanno spacciato come informazione dall’inizio del COVID 19. Tra mezze verità, imprecisioni, supposizioni: si, no, forse…ci siamo sbagliati…“, scrive l’ex Consigliere. E continua: “Ora siamo al Green Pass obbligatorio, tradotto vaccinazione obbligatoria, e alla terza dose alla categoria dei cosiddetti ‘fragili’. Io appartengo alla categoria dei fragili in quanto paziente oncologico e immunodespresso con farmaci“.
Stefano Ferrero dice di essersi sottoposto alle prime due dosi di vaccino, pur fra qualche reticenza, dopo essersi consultato con i propri medici, ma che d’ora in avanti si opporrà alla somministrazione della terza dose. “Non voglio firmare di nuovo quel foglio che dice che se avrò problemi saranno tutti cavoli miei. Si perchè la vaccinazione mi ha creato un grandissimo problema come lo ha creato ad altre migliaia di persone nelle mie condizioni“, ha sostenuto.
A riprova l’ex Consigliere ha portato la sua esperienza personale, scrivendo: “Il mio sistema immunitario ha avuto una reazione sproporzionata facendomi tornare alla situazione critica di quattro anni fa con problemi e necessità di aumentare i farmaci di mantenimento. Perchè nessuno ne parla di questi effetti? Perchè i “fragili” in prima linea a fare nuovamente da cavie con il rischio di avere effetti collaterali molto gravi?“.
Parole molto dure, che riflettono anche il disappunto nei confronti di un governo italiano “sempre più simile all’Armata Brancaleone” che – a sua detta – sta percorrendo una via liberticida molto rischiosa. Ferrero, ad onor del vero, puntualizza anche di non essere contro i vaccini in assoluto, ma di chiedere garanzie per non essere considerati solo “dei numeri“.
“Se avessi saputo che il prezzo da pagare dopo la vaccinazione era quello di tornare alla situazione di qualità di vita schifosa post trapianto dopo anni di lotta e di sacrifici io avrei voluto avere il mio sacrosanto diritto democratico di rischiare e non avrei fatto il vaccino (con le necessarie cautele di prevenzione nei confronti degli altri e alcune rinunce da parte mia ben inteso). Uno dei “fragili” che si è rotto le palle!“, ha concluso con una punta di sconforto umano.
Giuseppe Manuel Cipollone
La questione della certificazione verde nei luoghi di lavoro sta assurgendo a tema-chiave di questa fase di rientro al lavoro. Tuttavia, molta confusione predomina, anche a causa dell’assenza di norme chiare e di molte interpretazioni, anche fortemente discordanti, proposte dagli organi di stampa.
In questo contesto si colloca, opportunamente, la presa di posizione dell’Associazione Nazionale Medici d’Azienda e Competenti (ANMA) che, con la nota del 3 Settembre 2021 (disponibile qui), ha fornito importanti indicazioni sul ruolo del Medico Competente rispetto alla Certificazione Verde – c.d. Green Pass – nei luoghi di lavoro. Come recita la premessa del documento, lo scopo è quello di fornire elementi per chiarire che il Medico Competente non è generalmente coinvolto nelle procedure relative al controllo dell’assolvimento dell’obbligo vaccinale e che non vi è un collegamento diretto tra Green Pass ed idoneità lavorativa.
Anzitutto, l’ANMA osserva come spesso si vedano accomunati vaccino anti COVID-19 e Green Pass, quasi fossero la stessa cosa. Invece, come viene puntualizzato nella nota del 3 Settembre 2021, la disciplina del Green Pass non è comune a quella della vaccinazione. A quest’ultimo tema, infatti, continuano a trovare applicazione le disposizioni contenute nel Decreto-Legge n. 44/2021, convertito con modificazioni dalla Legge n. 76/2021, in base alle quali:
- non esiste un obbligo generalizzato di vaccinazione, salvo che per determinate categorie di lavoratori (settore sanitario);
- il Medico Competente non è tra i soggetti individuati dal legislatore nella disciplina che regola la vaccinazione.
In questo senso, il documento richiama a titolo di precedente esemplificativo la nota della Regione Piemonte del 1° Luglio 2021, avente ad oggetto l’applicazione art. 4 D.L. 44/2021, nella quale viene precisato che «…non è ipotizzabile, ai sensi del D.Lgs. 81/2008, che i lavoratori siano sottoposti a visita per verifica/aggiornamento dell’idoneitàrichiamando il dato vaccinale, non configurandosi alcuna variazione o nuova esposizione al rischio. Se la visita non è in scadenza, il medico competente non può rivalutare l’idoneità dei soggetti non vaccinati richiamandosi alla Legge 76/2021».
Per quanto riguarda invece il Green Pass, ad oggi disciplinato dal Decreto-Legge n. 52/2021 convertito in Legge n. 87/2021 e successivamente integrato dalla disciplina di cui al DPCM del 17 Giugno 2021, nella nota dell’ANMA viene precisato che:
- il Green Pass non è un documento sanitario, ma è un certificato che attesta un “fatto”, ossia alternativamente la avvenuta vaccinazione anti COVID-19, la avvenuta guarigione da malattia COVID-19 o l’effettuazione di test (tampone molecolare o antigenico) con esito negativo;
- il Green Pass può essere verificato esclusivamente dai soggetti indicati nella norma, tra i quali non è compreso il Medico Competente;
- nei luoghi di lavoro tale strumento può essere utilizzato esclusivamente per le finalità specificamente previste(spostamenti in zona arancione-rossa, accompagnamento pazienti nelle sale di attesa, spettacoli e feste, e poi ristorazione, musei, etc. e ancora scuola e trasporti).
Viene inoltre sottolineato come l’intero impianto normativo che regola il Green Pass non nomini mai il Medico Competente, né tantomeno offra alcun tipo di collegamento con la idoneità/inidoneità del lavoratore. Quella dell’ANMA è, dunque, una posizione netta: «Non vi è nessun dubbio oggi sul fatto che con il green pass il MC non solo non può, ma addirittura non deve avere a che fare, né trattando dati né tantomeno emettendo giudizi di idoneità/inidoneità».
Pertanto, secondo l’Associazione dei Medici d’Azienda e Competenti, nei luoghi di lavoro devono continuare ad essere applicate le misure previste dal Protocollo Condiviso dalle Parti Sociali del 6 Aprile 2021 che restano «ad oggi l’“arma istituzionale” efficace per contrastare il contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e nelle occasioni di lavoro. È bene ricordare – e il MC lo deve richiamare in Azienda – che, allo stato attuale, la possibilità di contagiare e di contagiarsi sussiste indipendentemente dalla condizione vaccinale e/o dal possesso del green pass. Il certificato verde non rappresenta una “misura di sicurezza” per il Datore di Lavoro, a meno che non derivi dal reiterato controllo ogni 48h tramite tampone, condizione che riteniamo perlopiù inattuabile. Tantomeno può essere invocato ricorrere ad un aggiornamento del DVR relativamente al rischio da virus SARS-CoV-2 tranne che nelle situazioni già definite dal Titolo X del D.Lgs. 81/08».
In conclusione, l’ANMA osserva come resti fermo il ruolo di ampia collaborazione del Medico Competente con il sistema aziendale, soprattutto nella messa a punto, aggiornamento e/o monitoraggio delle misure di contrasto alla diffusione del COVID-19. Le norme di riferimento rimangono, tuttavia, quelle contenute nel Protocollo Condiviso dalle Parti Sociali del 6 Aprile 2021. Il ruolo del Medico Competente in ambito vaccinale, chiarisce l’ANMA, consiste nella sensibilizzazione attraverso iniziative aziendali di info-formazione sul tema, allo scopo di fornire elementi oggettivi di valutazione personale ai lavoratori.
Occorre altresì precisare come la disciplina sull’obbligo di vaccinazione anti COVID-19 e sull’utilizzo del Green Pass nei luoghi di lavoro sia in continua evoluzione, considerando le anticipazioni del Governo in merito ad una probabile e futura estensione dell’utilizzo del Green Pass ai lavoratori di molteplici settori produttivi.
👇👇👇👇👇QUESTO E’ il TESTO DELLA LEGGE. CLICCA SUL LINK👇👇👇👇👇
https://www.gms-srl.it/sicurezza-sul-lavoro/normative/dlgs-81-08-testo-unico-sulla-sicurezza/
L’Italia è stata scelta come pioniera del Nuovo Ordine Mondiale. Perché? Per tutta una serie di motivi: fattori energetici, esoterici, storici innanzitutto.
Ma grande importanza hanno anche la presenza di potentissime Massonerie che hanno sede proprio nel nostro paese. Inoltre, ultimo ma non ultimo, la presenza della Chiesa.
LA PARTITA E’ QUINDI INIZIATA
L’élite sa che se perdono qui, a catena, come un domino, perderanno ovunque. Viceversa, se vincono, proveranno ad estendere anche agli altri paesi il NWO. La Responsabilità che abbiamo sulle nostre spalle è Enorme:
E’ UNA SFIDA EPOCALE. IL MONDO CI GUARDA E TIFA PER NOI.
Media, Politica, Multinazionali, Magistratura, Chiesa, Sindacati, Enti Sovranazionali, tutti sono infiltrati e gestiti dall’élite tramite il potere dei soldi, dei ricatti e delle minacce. D’altronde, sono tutte strutture a gerarchia piramidale, se si controlla la punta della piramide, si controlla, a cascata, tutto il resto.
IL POPOLO, IN QUESTO MODO, E’ STATO LASCIATO SENZA RAPPRESENTANTI, SENZA REFERENTI, NE’ RIFERIMENTI: E’ SOLO.
Il Bene contro il Male.
La Libertà contro la Schiavitù.
I Tanti contro i Pochi.
Non ci sarà alcuna rivincita, la partita è una sola.
Noi Italiani possiamo scrivere quindi la Storia, far prendere una direzione che volge verso la Libertà. Chi china la testa oggi, pensando ai piccoli vantaggi quotidiani, in Realtà, è complice e collaborazionista dei Carnefici. Chi cede ora, rende l’Umanità, schiava per Sempre.
FONTE: La PekoraNera
Qualcosa è cambiato all’interno della Lega in merito alla questione del vaccino e del green pass. All’interno del partito, che appoggia il governo Draghi, e’ stato deciso che alcuni parlamentari dovranno parlare meno.
E già i primi effetti sono stati visibili nelle scorse ore: l’onorevole anti-vax Claudio Borghi ha rinunciato a un’ospitata su La7 e l’eurodeputata Francesca Donato, che sostiene l’utilizzo dell’Ivermectina e di altre cure contro il Covid non approvate dal ministero della Salute, ha annunciato che per qualche tempo smetterà di scrivere sull’argomento sui social. NON SONO COINCIDENZE
«Per noi i No vax sono come i No tav» ha dettato così la linea Salvini – che ha deciso di dire basta alle posizioni più estreme sui vaccini, con ministri e governatori regionali incaricati di gestire la pratica pandemia.
D’altronde siamo abituati alla giravolte del “Matteo Verde”, in concorrenza, anche per sparate e non solo politicamente, col “Matteo Rosso”:
FANTASTICHE BANDIERINE AL VENTO!!!
Questa ennesima nuova vita della Lega pare dettata, oltre dalle poltrone, anche dai sondaggi: Giancarlo Giorgetti ha una fiducia del 41% da parte degli italiani, un risultato che non riesce a raggiungere nessun ministro del governo Draghi.
Il regime instaurato è sempre più palese. Opposizioni all’interno o fuori dal governo? Uguale a zero. E pensare che per 76 anni ci hanno messo in guardia da un dittatore defunto.
— Che lo smart working nella Pubblica amministrazione continui anche dopo la fine della pandemia è ormai fuori dubbio.
Il punto è come regolare il lavoro da remoto per 3,2 milioni di dipendenti pubblici facendo sì che il servizio sia improntato a quei criteri di «regolarità, continuità ed efficienza» evocati dal ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta lo scorso aprile quando fu cancellato l’obbligo del 50% di lavoro in smart working per i dipendenti pubblici previsto durante l’emergenza dalla precedente titolare di Palazzo Vidoni, Fabiana Dadone, lasciando invece libertà alle singole amministrazioni di decidere come organizzare il lavoro in base alle proprie esigenze.
Ma la fine dello stato di emergenza si avvicina e dopo il 31 dicembre 2021 ogni ufficio dovrà dotarsi di un piano organizzativo anche per il lavoro agile (il cosiddetto Pola) che prevede un massimo del 15% di attività svolgibili da remoto. Oggi le percentuali restano ancora molto alte, tra agenzie e enti locali, i dipendenti pubblici in smart working, anche se solo parziale, toccano il 50%. Il tempo stringe dunque.
Sabato 18 settembre il ministro Brunetta ha annunciato che «tra un mese per la prima volta ci sarà un vero contratto per il lavoro agile: ci vorrà un pacchetto organizzativo parallelo al lavoro in presenza sul lavoro da remoto». Lo scorso 15 settembre l’Aran ha presentato ai sindacati la prima bozza di contratto per il lavoro agile nelle Funzioni centrali (cioè ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici) che sarà la base per lo smart working in tutta la Pa. Ma il lavoro agile, si legge nella bozza, dovrà essere solo «per processi e attività di lavoro previamente individuati dalle amministrazioni, per i quali sussistano i necessari requisiti organizzativi e tecnologici per operare con tale modalità».
L’obiettivo è quello di «conseguire il miglioramento dei servizi pubblici e l’innovazione organizzativa garantendo l’equilibrio tra vita professionale e vita lavorativa».
L’accordo sarà individuale e andranno concordati la durata, le giornate di lavoro in smart working, il luogo dove lavorare, che non potrà essere al di fuori dei confini nazionali.
Il tempo di lavoro sarà diviso in tre fasce: operatività, contattabilità e inoperabilità, durante quest’ultima il lavoratore avrà diritto alla disconnessione completa.
L’accesso allo smart working sarà facilitato per chi si trova in determinate condizioni, come i genitori con figli minori di 3 anni o disabili, o lavoratori con disabilità. Saranno esclusi invece i lavori in turno e quelli che richiedono l’utilizzo di strumentazioni non remotizzabili.
Nell’accordo verranno indicate anche le modalità di controllo e potere direttivo del datore di lavoro. Mercoledì e giovedì prossimi ci saranno i nuovi incontri Aran-sindacati che, oltre al trattamento economico dei dipendenti delle Funzioni centrali e il giorno dopo, il 23, torneranno a parlare di lavoro agile.
I nodi da sciogliere restano molti, a partire da quell’accordo individuale tra datore di lavoro e lavoratore che preoccupa i sindacati. E poi c’è il green pass. «Il contratto sarà individuale tra l’amministrazione e il lavoratore, ma – puntualizza Brunetta – ci deve essere la soddisfazione dei cittadini: a queste condizioni le amministrazioni possono fare tutto lo smart working che vogliono».