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di Luca Scavone

La parabola pandemica del lavoro più iconico della Città Eterna ha inizio.

Ad aprile 2021, 13 mesi a seguito del primo lockdown, meglio detta ‘quarantena’, mi ritrovo in casa di un tassista romano, per un’intervista che mi ragguagli sulla situazione dei guidatori dell’auto pubblica da piazza, meglio conosciuta come taxi.

La situazione è, ça va sans dire, molto precaria, soprattutto riguardo al management non ottimale delle risorse familiari.

Il mio intervistato, che chiamerò Carlo (nome di fantasia), per alcuni mesi si è ritrovato senza entrate di sorta, aiutato, pertanto, dall’unico stipendio della moglie, e con un figlio a carico.

Carlo, com’e’ cambiata la situazione da marzo 2020?

In verità, le avvisaglie di un calo sul lavoro, le avevo gia’ avvertite, non molto timidamente, a partire da gennaio 2020. La coppia di cinesi infetta era stata di passaggio a Roma intorno al 10 dicembre 2019 (primo caso italiano di stranieri, in cura allo Spallanzani). A febbraio un calo ancor più sentito. Dal 9 marzo all’8 maggio 2020 totalmente senza incassi. Il turno c’era, potevi uscire a lavorare – alcuni lo hanno fatto – ma l’incasso sfiorava o quasi mai superava i venti euro.

A partire da maggio 2020, qualche cambiamento?

Una piccola ripresa da maggio a luglio: riuscivo a portare a casa circa 600/700 Euro netti al mese. Prima della crisi erano circa 1500, sempre netti, e, se si ottemperava ai turni notturni, anche 2000/2200 Euro netti al mese. Una riduzione di minimo il 60%. In 19 anni di carriera non ho mai assistito a un deficit così drastico.

19 anni sono tanti. Com’era il lavoro ai tuoi inizi?

Considera che sono uno della “vecchia guardia” ; alcuni miei coetanei hanno da un po’ deciso di abbandonare il mestiere. A soli 22 anni, nei primi anni ’90, ho conseguito la patente per la guida del taxi, per lavorare fino alla soglia del 2000, ancora in piena era della Lira italiana. C’era un bel guadagno e si riusciva a vivere più che dignitosamente. Ho ricominciato con il taxi a partire da fine anni 2000, dopo uno stallo di circa 9 anni, adempiendo soprattutto ai turni notturni, con la speranza di portare a casa uno stipendio più confacente al mantenimento di una famiglia. Ricordo ancora gli anni d’oro della Lira, quando, con il solo lavoro della prima settimana del mese, riuscivo ad pagare tutte le utenze, tra le quali ben 700.000 Lire di affitto mensili. Bei tempi!

Andiamo alla contemporaneita’, evidentemente piu’ triste. In che misura hai ricevuto i cosidetti “sostegni”?

Tengo a sottolineare di essere parte di quella minoranza di tassisti affiliati ad una cooperativa. Non lavoro a partita Iva, pertanto ho ricevuto il FIS (Fondo di Integrazione Salariale) dall’8 marzo al 30 novembre 2020. Nel luglio 2020 ho percepito la Cassa Integrazione di marzo, aprile e maggio per un totale di 1046 Euro. Soltanto due mesi fa, infine, ho percepito quella dei mesi da giugno a novembre 2020, per la somma di 2400 Euro. Per luglio, tengo a precisare, ho percepito una somma differente e differita nel tempo, dal momento che in quel mese non era stato emesso alcun decreto nazionale riguardante la mia classe lavorativa; per luglio, infatti, ho ricevuto 700 Euro di contributo della Regione Lazio. A questi vanno aggiunti 800 Euro percepiti il giorno di Natale 2020 (sempre contributo regionale).

Il bilancio, a partire da settembre 2020 fino ad oggi, qual’e’?

Deleterio. Se togliamo i circa 5000 Euro di FIS e contributi regionali, il guadagno effettivo si aggira intorno ai 3500 Euro. Nello stesso lasso di tempo, anni addietro, guadagnavo circa 17.000 euro.

Come mai questo calo anche nel periodo successivo alla stagione estiva?

Innanzitutto il coprifuoco (il mio turno privilegiato era il notturno); in seconda battuta, cosa più importante, la riduzione al 50% delle vetture circolanti a partire dal 14 settembre 2020. In soldoni, un giorno lavorano coloro che hanno targa dispari, il seguente le targhe pari.

Il turno e’ cambiato piu’ volte nel corso dei mesi di crisi pandemica?

Tre volte: da marzo a maggio al 50%; da maggio al 14 settembre al 66%; ad oggi, come dicevo, di nuovo la riduzione al 50%.

Cosa ti aspetti dalle misure meno restrittive?

Che si prenda posizione a favore del bene della collettività. La FIS non è stata e non sarà la soluzione. Non lo sarebbe stata neppure se giunta in tempo e con un importo maggiore. I turisti a Roma mancano, ma il passaggio a restrizioni più morbide mi fa sperare. Riprendersi da un crollo dell’importo annuo così drastico, avrà effetti di durata non breve sulla mia famiglia. In buona sostanza, ad oggi, si va avanti con lo stipendio di mia moglie. Spero solo, che nei mesi a venire, ci sia speranza di rialzarsi.

Non resta che corroborare e sottoscrivere l’augurio di Carlo. I tempi del tassinaro stile Alberto Sordi sono, purtroppo, terminati. Non bisogna però arrendersi a questo viale del tramonto, che, chiudo, non deve essere inesorabile. Da Roma e dai suoi taxi dimezzati è tutto, ringraziando Carlo per avermi concesso l’intervista.

di Lavinia Risetti 11 anni V C “Scuola Elementare

“E. FERMI” Carnago (Varese)

Didattica a distanza si o no? Questo e’ il problema

Forse, però, il vero problema è il Covid-19 poiché, a causa della pandemia scatenata da questo nuovo virus, la DAD è stata vista come una soluzione per contenere i contagi, anche se nella mia classe non ce ne sono stati. La nostra scuola, già lo scorso anno scolastico, aveva sperimentato questo nuovo metodo, che consiste nel collegarsi con i propri insegnanti tramite computer, tablet o telefono e partecipare alle lezioni e svolgere le attività che ci dicono di fare le maestre come fossimo in presenza, anche se la realtà è molto diversa da quella di una normale giornata di scuola in presenza. Secondo me, gli aspetti negativi della DAD superano gli aspetti positivi, poiché ciò che viene a mancare prima di tutto è il contatto diretto con i compagni e gli insegnanti: le battute che si fanno, le emozioni più spontanee, la merenda tutti insieme e la condivisione delle piccole cose di tutti i giorni.

Tra i pochi vantaggi ci sono: la riduzione dei tempi di andata e ritorno da scuola che significa svegliarsi un po’ piu’ tardi, non portare la cartella, utilizzare il proprio bagno e bere a volontà senza che ti finisca l’acqua nella borraccia. Tra gli aspetti negativi invece, oltre quello della mancanza di relazioni e del confronto diretto, c’è la difficoltà a mantenere l’attenzione e durante le lezioni può venire il mal di testa e gli occhi rossi a causa della prolungata visione del monitor, ci si stanca più del previsto e CI SI SENTE PIÙ SOLI. Anche se la DAD è durata solo un mese non vedevo l’ora di poter tornare a scuola in presenza e di poter condividere con i compagni di classe tutti quei piccoli momenti che lo schermo ci impediva di vivere.                  

( dalla DAD al Maxi Orale dell’esame di Terza Media )

di Clorinda Raponi ( Insegnante di Scuola Media )

Si dice che Historia magistra vitae”, la storia sia maestra di vita; allora, noi, abbiamo imparato poco o dimenticato molto. La questione, in questo momento scottante all’interno del panorama scolastico, non è più tanto la DAD, la famosa Didattica a Distanza, temuta o esaltata, osteggiata o osannata, ma l’esame conclusivo del primo ciclo di studi, ovvero l’esame di terza media.

La DAD è stata ed è una metodologia didattica, necessaria e funzionale, in un momento delicato e difficile per portare avanti il programma scolastico, per non perdere il contatto non solo cognitivo, ma anche emotivo, con gli alunni e per scandire loro la giornata. Sicuramente come da tutti riscontrato, svolgere le lezioni in DAD, non è come in presenza, poiché manca tutta l’immediatezza  e la ricchezza del calore umano, delle relazioni e della spontaneità.

La Dad è solo la punta di un iceberg che deve riscoprire le proprie radici nella scrittura e nella lettura, utilizzando come strumenti non il computer e una connessione Internet ma la testa, la mano, la penna e tanto olio di gomito, ovvero impegno, fatica, dedizione ed esercizio. Per non nuocere alla salute, la DAD va assunta a piccole dosi e sotto lo stretto controllo medico, ma se in essa riesco a vedere un’utilità didattica e in fondo in fondo pedagogica, nel Maxi Orale dell’esame finale di terza media vedo solo tanta superficialità, approssimazione e amarezza.

Come lo scorso anno, a distanza di 365 giorni, è stata riproposta pari pari la formula della prova unica, consistente in un colloquio orale, previa consegna di un elaborato scritto, relativo ad un argomento di studio concordato dal singolo alunno con il beneplacito del Consiglio di Classe. Vista la riuscita fallimentare e a dir poco grottesca, dello scorso anno scolastico, con tesine scopiazzate la cui paternità era riconducibile a Wikipedia o ad un parente prossimo, ci si aspettava che quest’anno, almeno, la conclusione del percorso scolastico fosse di ben altra natura. Mi chiedo ancora oggi: “Non era possibile far svolgere ai ragazzi di terza media almeno le prove scritte in presenza e in sicurezza?”, magari investendo su test rapidi da far eseguire ai candidati d’esame un tot di ore prima della prova scritta? E’ una procedura adottata da programmi televisivi, dal mondo dello sport e perfino dalle attività ludiche e ricreative come concerti… ed era proprio così oneroso o dispendioso applicarlo al primo e vero esame della vita dei nostri ragazzi? A maggior ragione, a giugno, le scuole sono deserte e gli spazi liberi non mancano per svolgere le prove. Al limite, potevano essere utilizzati anche i corridoi, le palestre o gli ambienti esterni, inoltre, i professori, che costituiscono la commissione d’esame, al contrario di quelli delle superiori, sono membri interni, gli stessi che hanno seguito i ragazzi per tutto l’anno scolastico, così come il Presidente della Commissione è il dirigente stesso dell’Istituto, che come ha gestito in modo esemplare la situazione di un anno difficilissimo, sicuramente non sarebbe entrato in crisi, nel programmare e  gestire tre giorni di prove scritte: italiano, matematica e lingue. Nella vita ci sono delle tappe evolutive, dei banchi di prova da affrontare per diventare “grandi”, ancora in alcune società ci sono dei riti iniziatici, necessari per entrare e affrontare l’età adulta e secondo me l’esame finale di terza media è proprio questo. E’ la prima occasione per un ragazzo, da quando è stato abolito quello delle elementari, per confrontarsi con le proprie capacità, superare le proprie paure, saggiare i propri limiti, tastare le proprie abilità, per uscirne più sicuro, fortificato e padrone del proprio futuro. Se proprio noi adulti, continuiamo a spianare loro la strada, semplificare i percorsi e agevolare loro il cammino non impareranno mai a reagire di fronte le difficoltà, non acquisiranno mai gli strumenti per cavarsela nella vita e risolvere i problemi e rimarranno vittime delle loro stesse paure.

di Marzia MC Chiocchi

Parlare oggi di mezza eta’, riferendosi nello specifico ai cinquantenni, e’ diventato un concetto obsoleto, se facciamo riferimento ad una generazione di persone che, per aspetto fisico, energie, capacità e voglia di fare, non e’ paragonabile, ad esempio, a quella di 30/40 anni fa. Oggi, a cinquant’anni, sono molti coloro che diventano genitori, che si creano una famiglia e, usando un temine molto alla moda, sono smart, e quindi al passo con i tempi.

In poche parole, i cinquant’enni di oggi non avrebbero nulla da invidiare ai più giovani, se non fosse per la perdita dei diritti sociali che li pone in una condizione di stallo, non vedendoli andare ne’ avanti ne’ indietro.

Fino ad appena 20 anni fa erano considerati punta di diamante della societa’, consolidati nel proprio progetto di vita, personale e lavorativo che, molto spesso sfociava in carriere straordinarie, traghettandosi al sicuro approdo della pensione, conquista sociale per una serena vecchiaia, e punto di appoggio su cui contare, per aiutare quei figli ancora in cerca di sicurezze economiche.

Alla classe dei maturi si affianca quella dei giovani, sulla quale non si puo’ e non si deve generalizzare, come spesso accade, in senso negativo. Ma purtroppo non si puo’  sottovalutare che tra loro, siano molti a non avere grandi stimoli ritrovandosi impigriti, quasi rassegnati ad una realtà non meritocratica, ed in alcuni casi abitudinari nei loro agi, rinunciando a lottare per conquistare il proprio futuro.

Infine, i ragazzi dinamici, volenterosi, quelli che hanno studiato, che si sono laureati, specializzati, nella convinzione che tutto questo sarebbe stato un ottimo viatico per costruirsi un proprio ruolo nella societa’ italiana, e specifico ” italiana”, perché, dopo ripetuti tentativi e continue risposte negative, molti, hanno preferito andare all’estero, scelta che ad alcuni ha confermato i meriti, mentre ad altri non ha offerto le stesse opportunita’.

Comunque si analizzi la nostra societa’, il divario generazionale si allarga sempre di piu’, allontanando tra di loro le due facce di una stessa medaglia, giovani e maturi, amplificandone il senso di incomunicabilita’. Questo ha portato e porta ad una societa’ stagnante, sempre piu’ scollata ed individualista, piena di falsi miti, di boutades per fare notizia, dove la parola gossip (rubata all’inglese perche’ l’italianissimo “pettegolezzo” non sembrava sufficientemente snob), e’ormai imperante sui molti mezzi e strumenti di comunicazione, alimentati dalla fame diabolica di tutto il brutto che c’e’, di un tessuto umano che pullula di alibi per non lottare, perche’ ribellarsi e’ troppo faticoso, o per superficialita’ imperante. Al centro di tutto cio’, una classe istituzionale che a piu’ livelli si e’ definitivamente incuneata nel solco dell’incomunicabilita’ con la base del Paese, per  promuovere decreti e leggine chiaramente distruttrici della societa’, come noi cinquantenni l’ abbiamo conosciuta.

Per citare De Gasperi ” Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni “. Un periodo, questo che stiamo vivendo, nel quale una parte della nuova classe dirigente ha ritenuto opportuno scardinare diritti e valori acquisiti dopo lotte e conquiste sociali, affrontando pericoli, persecuzioni e anche carcerazione, perche’ i privilegi non fossero dei pochi ma dei molti, riscattando così un Paese, sottoposto per secoli ad abusi e soprusi in forme varie.

Tutto questo non dovrebbe essere dimenticato ma ricordato costantemente dagli adulti e recepito dalla generazione IPhone, Whatsapp,Twitter, Tik Tok etc. Se la Storia ed i suoi ricorsi fossero compresi e assimilati per sapersi muovere nella vita, e non solo per avere un buon voto scolastico o finalizzato al superamento di un esame, si capirebbe che, nessun diritto e’ stato conquistato a colpi di decreti legge, ma solo con una dura, tenace e perseverante lotta sul campo. Il senso di apatia imperante, invece, e’ purtroppo linfa per coloro che non gradiscono menti evolute, e che di queste ne vogliono avere il controllo.

Per citare questa volta Cicerone ” Se non si fa uso delle opere dell’età passata, il mondo rimarrà sempre nell’infanzia della conoscenza”. Questo penso, giungendo a una riflessione finale: giovani e maturi possiamo considerarli, in ogni caso, i due opposti che apparentemente non hanno molto in comune, ma che come tutti i poli, alla fine si attraggono vivendo gli stessi problemi di esistenza e resistenza.

La parola chiave che li accomuna e’ in ogni caso “Futuro”. I giovani che non riescono a costruirselo e i maturi che fanno fatica a mantenerselo, preoccupati nel tener fede agli oneri presi in gioventu’ nella costruzione della propria vita e della famiglia.

Viene spesso da pensare a come la ricerca in ambito medico, negli anni, ci abbia allungato la vita, mentre dall’altra parte c’e’ chi, con scelte scellerate, vorrebbe toglierci non solo la vita stessa ma anche gli strumenti per farlo ( sieri sperimentali spacciati per vaccini ). In conclusione In media stat virtus”, per cui, di errori e’ piena la Storia cosi come piena e’ di dietrologia. Ogni generazione ha compiuto passi falsi ma il monito e’ sempre stato “cambiare”. La Storia lo insegna, ma solo per chi vuole ascoltare e ha capacita’ di comprendere.

Ci sono eventi, come la “pandemia”, che piovono sulla vita delle persone senza preavviso. E ve ne sono altri, frutto del basso o assente quoziente intellettivo, non sigillato da lauree conseguite, ma dalla capacita’ di discernimento, di comprensione e reazione nei confronti di cio’ che la vita ci pone davanti, tra cui, l’intuizione di decidere cosa sia giusto o sbagliato per noi senza poter tornare indietro. Due dei fattori determinanti di ogni nostra scelta sono: il coraggio e la paura, costantemente supportati da un libero arbitrio che, quando sorride al coraggio si confronta con Testa e Cuore ( in un magico e perfetto equilibrio energetico ), quando si volta alla paura da’ potere alla pancia, ovvero, a quell’istinto primordiale in cui non soggiornano ragionamento ne’ lungimiranza, ma solo famelica disarmonia. Per questo  molta gente si e’ prostrata alla scienza di dubbia credibilita’, senza porsi domande a quesiti sulla bonta’ o meno di un farmaco sperimentale (non chiamiamolo vaccino), facendosi travolgere, in troppi casi da ricatti morali, in altri dal terrore dell’imbonimento mediatico, per correre ansimando a farsi inoculare una sostanza a noi sconosciuta.

di Marzia MC Chiocchi

Era gia’ tutto previsto. Gli “Illuminati” sopravvissuti alla seconda guerra mondiale e coloro che, alcuni decenni dopo, avrebbero saputo ben interpretare la storia del 1900, non potevano non tener conto che, le scorie della follia umana alimentata da uomini immondi e malati di mente, colpevoli dello sterminio di milioni di uomini nei campi di concentramento, sarebbero ricadute sulla terra sottoforma di eventi nefasti. E cosi, nel 2020, anno non scelto a caso, secondo calcoli chirurgici ben precisi, si diffonde una “pandemia” dai contorni inquietanti non solo per i risvolti sanitari, ma sopratutto per la gestione di una politica volutamente negletta e deplorevole, uniformata e globalizzata in un unico progetto…dominare i popoli insinuando la paura, fino allo stremo tentativo di anestetizzare le menti pensanti. Cio’ che sta accadendo, tolta la parte di innegabile verita’, e’ a dir poco paradossale. Con modi e strategie, apparentemente  meno violenti, ma in realta’ sempre molto invasivi, si sta ripresentando una forma di dittatura che pensavamo superata. La sua rinascita dalle proprie ceneri si sta manifestando con un parterre di azioni adeguate ai tempi senza, pero’, cambiare nella sostanza. Lo scopo, ha alla base il tentativo di togliere la liberta’ con raffinata strategia, in nome di un’attenzione e di un bene che, raramente e per brevissimi periodi di lucidita’, i politici poltronari hanno manifestato nei confronti dei loro popoli.

Per addentrarci nell’argomento partiamo da lontano. L’UE, esattamente 20 anni fa, ha portato a compimento “IL PROGETTO” di una classe oligarchica, assetata di denaro e potere, priva di qualsiasi fondamento etico e morale, avvolta nel mantello della piu’ astuta massoneria, da sempre a caccia di soluzioni di estrema misantropia sopratutto nei confronti della classe media. Inizialmente lo ha fatto in maniera indolore, instillando nella societa’ europea, con strumenti e strategie che il poeta latino Giovenale avrebbe definito PANEM E CIRCENSES, quel veleno chiamato globalizzazione che, goccia dopo goccia, ha portato buona parte delle masse ad una confusione cerebrale quasi irreversibile. Ma la Storia che ha decretato il declino della coscienza critica, comincia molto, ma molto tempo prima.

Sul finire del 1800, a modificare radicalmente e per sempre l’assetto socio-economico dell’Occidente e’ la Rivoluzione Industriale, che determina la nascita di agglomerati urbani di case popolari, intorno alle fabbriche, alle prime ferrovie, e alle officine, dove le masse cominciano a vivere abbrutite da condizioni sempre più disagiate e da uno stile di vita ai limiti della sopravvivenza, formando quelle che oggi definiamo “periferie urbane”. Questi cambiamenti pongono le basi per lo sviluppo della societa’ di massa, modificando costumi, cultura, organizzazione politica, rapporti individuali, sociali e internazionali. L’ antropologo francese Gustave Le Bon analizza questo terremoto collettivo e, nel 1895, scrive una dei trattati di analisi sociale piu’ importanti ed influenti al mondo “Psicologia delle folle”, studiato e preso in esame da personaggi come Hitler, Roosevelt, Lenin e da Mussolini. Il testo, rappresenta l’analisi universalmente riconosciuta come piu’ autorevole ed esauriente dei comportamenti delle masse e dei meccanismi psicologici che le rendono prevedibili e, quindi, manipolabili. La crescita esponenziale della coscienza di massa all’indomani della rivoluzione industriale creo’ scompiglio tra le elites, i politici e gli intellettuali, preoccupati che la nuova societa’ potesse rappresentare un serio pericolo per i loro piani strategici, in seguito alle prime rivendicazioni per lo scarso salario, le troppe ore di lavoro e la assente tutela sanitaria. Le Bon definisce la massa una folla dedita all’azione piuttosto che al ragionamento, che rivendica diritti mettendo in discussione i privilegi e gli status dei potenti. La guida della societa’ occidentale, da parte delle aristocrazie, stava per essere minata da quella folla definita da Le Bon, incivile, capace solo di distruggere e generare caos, per la conquista dei diritti e dell’uguaglianza. Le Bon, prefigura il più ampio concetto di massa e si concentra sugli strumenti utili e indispensabili per la sua manipolazione, fornendo ai totalitarismi del XX secolo un’importante serbatoio di idee.

I SEGUACI DI LE BON

Furono molti i leader politici che apprezzarono le idee di Le Bon, ed in particolare i capi nazisti e fascisti tra cui Hitler e Mussolini, che dichiararono di aver letto piu’ volte il saggio del sociologo francese. Ma scopriremo, e per alcuni non sarà una sorpresa, che ancora oggi il vademecum (come lo definisco io), e’ un evergreen sulle librerie e scrivanie dei piu’ importanti esponenti politici. L’epoca di fine 1800 stava costituendo uno dei momenti di piu’ grande trasformazione del pensiero umano, dovuta alla creazione di condizioni sociali dettate dallo sviluppo industriale e dalla nascita della classe operaia. Le Bon aveva capito che da quel momento le elites e gli uomini di potere avrebbero dovuto fare i conti e rapportarsi con una nuova realta’ “La potenza delle folle”. Partendo dall’approccio delle patologie mentali, Le Bon utilizzo’ i concetti di contagio e suggestione per spiegare i meccanismi che portano la folla alla reazione emotiva e istintuale, sentimenti che, d’altro canto, rappresentano anche predisposizioni umane.

GLI STRALCI DEL TESTO

Dal punto di vista psicologico l’espressione folla assume un significato di agglomerato umano con caratteri nuovi rispetto a quelli di cui si compongono i singoli individui. La personalita’ singola e cosciente si annulla, proiettando i sentimenti e le idee verso una stessa direzione e forma pensiero”.

Ha origine l’anima collettiva, passeggera ma con caratteri precisi che costituiscono la folla psicologica, racchiusa in un solo essere e sottomessa all’unita’ mentale delle folle. Ma il leader politico potra’ avere il controllo assoluto se fa leva sull’approccio del contagio mentale, con la promozione di atteggiamenti, pensieri e orientamenti da ricollegare ai fenomeni di ordine ipnotico. Cosi facendo, all’interno della folla scatta un meccanismo che sacrifica i valori personali in favore del collettivo, per mancanza di coraggio non sentendosi protetto dalla massa. (Es: Io non vorrei, ma lo fanno tutti! Non posso andare contro gli altri! Poi rimarrei isolato! Lo faccio e basta!).

Tutto questo e’ da ricondurre a fenomeni di ordine ipnotico. Con il saggio di Le Bon del 1895, le generazioni future compresero come i governi e i potenti della terra avevano e avrebbero manipolato le masse a loro piacimento, facendo capitolare in uno stato ipnotico i piu deboli. Cosi, gli uomini sono in trappola, paralizzano il loro cervello, diventando schiavi di tutte le attivita’ indotte dall’ipnotizzatore. Essi,non sono piu’ se stessi, diventano automi, incapaci e impotenti.

Ecco altri stralci significativi e inquietanti, del saggio di Le Bon.

“ Gli uomini di Stato chiamati a difendere una causa politica qualunque, gli industriali che diffondono i loro prodotti con annunci, conoscono il valore dell’affermazione. Quest’ultima non acquista reale influenza se non a condizione di essere costantemente ripetuta e il piu possibile negli stessi termini. La cosa affermata riesce a stabilirsi nelle anime a tal punto da essere accettata come una verita’ dimostrata. La cosa ripetuta finisce per attecchire in quelle ragioni profonde dell’inconscio in cui si elaborano i motivi delle nostre azioni. Dopo qualche tempo, dimenticando chi sia stato l’autore dell’affermazione ripetuta, finiamo per credervi.

Quando un’affermazione viene ripetuta si forma una corrente di opinione e, il potente meccanismo del contagio, interviene intenso quanto quello dei microbi. Molte idee, infatti, si propagano per mezzo del contagio e non del ragionamento. Dinanzi al potere del contagio l’interesse personale viene distrutto.

“Nella folla il tono emotivo e’ accentuato dai suggerimenti dei leaders, dall’uso di simboli verbali e non solo, dai gesti eccitati dei membri della folla e da altre circostanze dell’occasione. Sulla base di queste caratteristiche emotive la folla e’ facilmente guidabile”.

Lenin  Stalin, Hitler e Mussolini lessero meticolosamente l’opera di Le Bon, e, l’uso di determinate tecniche di persuasione nella loro dittatura, e’ ispirato direttamente ai suoi studi. Mussolini fu fervido ammiratore dell’opera dello psicologo francese, e i discorsi pronunciati da certi dittatori, hanno costruito un’intima comunione con la folla, evocando immagi i seducenti.

“Il moderno dittatore deve saper cogliere i desideri e le aspirazioni segrete della folla e proporsi come incarnazione di colui che e’ capace di realizzarle, quando, in realta’, non sara’ vero. Cio’ che conta non e’ riuscire a realizzare, quanto far credere che sia possibile ( Es: col vaccino si risolve tutto). L’immaginazione popolare e’ sempre stata alla base della potenza degli uomini di Stato e dei trascinatori di folle”

Le Bon non compare spesso nelle piccole e grandi enciclopedie, ma sugli scaffali degli uomini potenti si. Se analizziamo i discorsi di molti illustri politici dal 1900 ad oggi, capiamo quanto siano influenzati dalle sue teorie psicologiche.

Per comprendere come si formano le generazioni, occorre sapere come e’ stato preparato il terreno. L’insegnamento dato ai ragazzi permette di prevedere quale sara’ il destino di quel Paese, e l’educazione delle generazioni di oggi giustifica le piu’ avvilenti previsioni. Studi portati avanti con un’avvilente e malfunzionante DAD, esami di maturita’ senza uno scritto, esami universitari on line, con generosi suggerimenti da parte di chi, nascosto dallo schermo, che inquadra solo l’esaminato, L’anima delle folle migliora o si altera con l’educazione. E’ dunque necessario vedere come l’ha forgiata l’imbonitore di turno, e come la massa degli indifferenti e dei neutrali possa diventare un immenso esercito di malcontenti, pronto a seguire tutte le suggestioni dei retori.

Le Bon, quando ha scritto il trattato, non immaginava le drammatiche conseguenze di due guerre mondiali, ne’ a fine 1900, l’inquietante risorgere (politico e religioso) dei popoli medio orientali.

Frasi celebri

“Regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si da al popolo l’illusione di essere sovrano” ( Mussolini )

“ Al popolo non resta che un monosillabo per affermare ed obbedire. La sovranita’ gli viene lasciata solo quando e’ innocua o e’ reputata tale! Nei momenti di ordinaria amministrazione” ( Mussolini in “Preludio al Machiavelli” 1924).

“ Laddove manchi il consenso c’e’ la forza. Per tutti i provvedimenti anche i piu’ duri che il governo prendera’, i cittadini avranno dinanzi a loro questo dilemma: o accettare per alto spirito di patriottismo o subirli”  ( Mussolini in risposta al ministro delle finanze 1923 )

“La disciplina deve essere accettata. Quando non lo e’ deve essere imposta” ( Mussolini 1922 )

Un altro saggista di fine ottocento fu Edward Louis Bernays, nipote di Sigmud Freud.  E’ considerato uno dei padri delle pubbliche relazioni di cui, nei primi del 1900, teorizzo’ le principali regole fondanti, combinando le idee di Gustare Le Bon con le teorie psicologiche dello zio. Bernays fu uno dei primi a commercializzare i metodi per utilizzare il subconscio, al fine di manipolare l’opinione pubblica. Con Bernays nasce la figura dello Spin Doctor esperto in comunicazione, consulente di leaders politici, di partiti e personaggi pubblici, gestendone l’immagine. Le sue dottrine sono state seguite, ad esempio, da Barack Obama.

Cosi Bernays scrive nel suo saggio “ L’ingegneria del consenso” (1928)

“Se capisci i meccanismi e le logiche che regolano il compotamento di un gruppo, puoi controllare e irreggimentare le masse a tuo piacimento e a loro insaputa”

Le idee di Bernays cambiarono il vecchio concetto che prevedeva:

Politica-Industria-Finanza = soddisfazione dei Bisogni 

                        In

Manipolazione dell’opinione pubblica – creazione di bisogni

Politica-Industria-Finanza = Controllo

Cinema e TV, in tutto questo processo evolutivo, hanno un potere enorme (esteso  anche a tutta l’industria dell’intrattenimento, di cui fanno parte i moderni videogiochi). Così come la musica, utilizzata in qualita’ di strumento psicologico di persuasione delle masse. In molti degli ultimi congressi PD, ad inizio e fine lavori, e’ stata utilizzata la canzone “People have the Power” di Patti Smith. Una scelta di ipocrito coraggio, se pensiamo che sono proprio i politicanti che oggi costituiscono i due rami del Parlamento, a non ascoltare i reali bisogni del popolo, applicando leggi che mettono gli uni contro gli altri. DIVIDE ET IMPERA annuncia un motto latino con cui si vuol evidenziare che la divisione, la rivalita’, e la discordia tra la gente, aiuta solo chi vuole comandare. Quando guardiamo la TV, non ci sintonizziamo per sapere cosa succede (perche’ in generale succedono sempre le stesse cose), ma per passare del tempo in compagnia del personaggio di turno. Fu Eisenstein, regista tra i piu’ influenti del cinema di inizio secolo scorso, a sostenere che gli elementi di una singola ripresa possono essere pensati in modo matematico, al fine di produrre uno shock emozionale. Ed e’ indubbio come il cinema e la TV, abbiano modificato profondamente la cultura, la percezione e la struttura mentale di miliardi di individui, trovandosi in una visione della realta’ che non e’ paragonabile a quella di chi ha vissuto senza essere esposto all’incantesimo delle immagini. E mentre un film dura 2/3 ore, la TV, continua per ore la sua opera di “rincoglionimento” (passatemi il termine) delle masse.

Ancora Bernays 

Quelli che manipolano il meccanismo nascosto della societa’ costituiscono un governo invisibile che e’ il vero potere che controlla”

“ Siamo governati, le nostre menti plasmate, i nostri gusti formati, le nostre idee quasi totalmente influenzate da uomini di cui non abbiamo mai sentito parlare. Un vasto numero di esseri umani deve cooperare in questa maniera se si vuole vivere come societa’ che funziona in modo tranquillo. In quasi tutte le fasi della nostra vita, sia in ambito politico, negli affari o nella nostra condotta sociale e morale, siamo dominati da un piccolo numero di persone che comprendono i processi mentali e i modelli di comportamento delle masse. Sono loro che tirano i fili, che controllano la mente delle persone! Coloro che hanno in mano questo meccanismo, costituiscono il vero potere esecutivo del paese”.

Ben poche femministe sanno che il diritto al fumo fino ad allora (anni 20/30), riservato agli uomini, non fu esteso affatto in seguito ad una ribellione spontanea delle donne, ma fu il risultato di un’operazione mediatica su larga scala, concepita e orchestrata dalla American Tobacco Company” su progetto di Bernays.

Sempre in quegli anni, Bernays lavoro’ con l’AMA ( Associazione Medici Americani ) per produrre ricerche scientifiche che attestassero che il fumo non era nocivo. Inoltre, per favorire i produttori di pancetta, promosse una campagna pubblicitaria con la quale si invitava a consumare la colazione con uova e bacon, come piatto ottimale per iniziare la giornata. Che poi fosse vero o meno poco importava.

Tanti sono stati gli intellettuali che hanno analizzato la potenza della comunicazione. In Italia ne ricordiamo uno tra i primi: Pier Paolo Pasolini, critico lungimirante nei confronti della TV il cui potere ipnotico futuro, sulla scelta delle masse, si sarebbe rivelato con pedanteria sopratutto negli anni ‘80, dove la percezione del bene diffuso, del rampantismo arrivista dei ceti sociali emergenti, e della Moda, decreto’ il nuovo boom economico dopo quello degli anni ‘60, il cui simbolo fu lo slogan la Milano da bere della famosa campagna pubblicitaria per l’amaro Ramazzotti, ideata da Marco Mignani nel 1985.

Pasolini scrisse che, nessun centralismo politico era riuscito a fare cio’ che avrebbe saputo realizzare, negli anni a venire, la societa’ dei consumi. Sarebbe riuscita nel suo intento, rimodellando i modelli culturali, accelerando il processo grazie alla comunicazione televisiva. Attraverso la TV il Paese Italia, con la diffusione in contemporanea delle immagini, ha conosciuto culture, realta’, tradizioni territoriali (da Nord a Sud ), fino ad allora sconosciute. All’inizio fu un mezzo per certi aspetti positivo. Colmava anche quelle distanze infrastrutturali che, nel corso degli anni ’60, iniziarono ad essere ridotte, grazie all’opera più imponente costruita nel dopoguerra: l’ Autostrada del Sole. Ma la TV e’ stata molto più incisiva, iniziando quell’opera di omologazione che, nel corso dei decenni successivi, avrebbe distrutto ogni autenticita’ e concretezza, con benestare dei troppi, prostrati verso la moderna industrializzazione con totale e stupido compiacimento. Il sistema economico aveva compreso che non poteva piu’accontentarsi di un essere umano che consuma, pretendendo che non ci fosse altra ideologia che quella del consumo. La precedente ideologia voluta e imposta dal potere era stata la religione che, con il cattolicesimo, rappresentava l’unico fenomeno che omologava gli italiani. L’adeguarsi al modello TV consumistico, avrebbe impedito, negli anni a venire e fino ai giorni nostri, l’atrofizzazione del cervello e il conseguente appiattimento delle facolta’ mentali e morali, impedendo all’essere umano di evolversi.

di Ornella Mariani Forni

La incommentabile invenzione pandemica ha distrutto il tessuto della normalità.

Le sempre più latitanti prospettive di Futuro; l’impoverimento generalizzato; la distanza ormai incolmabile fra Paese reale e Paese legale; la sfiducia nelle Istituzioni; i quindici mesi di domiciliazioni coatte; la interdizione delle relazioni sociali, drammatizzando l’impatto Covid hanno, per contro, restituito ruolo aggregativo alla Famiglia rendendola cruciale alla possibile ripresa, soprattutto quale sede di ansia condivisa.

Il ricompattamento dei legami parentali e il rafforzamento della coesione affettiva si è, infatti, proposto deterrente alla disperata incertezza economica e via d’uscita da una Emergenza surrettizia e dai suoi più inquietanti scenari.

La preoccupazione riferita alla mancanza di aspettative, in sostanza, ha riassegnato al nucleo la funzione di postazione di difesa dei diritti degli Appartenenti ad esso, in particolare se Giovanissimi, conseguendone un risvolto imprevisto per la Casta globalista: pur con i suoi pesanti risvolti, la Dittatura sanitaria ha generato una rivisitazione ed una riscoperta dei rapporti umani come unico possibile esorcismo giusto a fronteggiare la paura.

Se il Lockdown; l’isolamento; l’inibizione delle interazioni; il rallentamento dei ritmi la cui intensità archiviava distrattamente i legami nel territorio dello “scontato”; la attualità dell’assenza ideologica e la obbligatorietà dell’unità di luogo, divenuto recipiente di sofferenza, avevano prodotto un crogiolo di inquietudini destinate a promuovere, in una manciata di mesi, la “ Tabula Rasa” del Passato riaffermato, invece, dalla spinta insopprimibile dell’Utopia e della coscienza antagonista: un bisogno di vitalità espresso dall’istinto naturale o, meglio, un processo di interiorizzazione ragionata della realtà, tale da favorire riflessioni a sostegno del rilancio della dimensione emotiva e della intimità affettiva; tale da svelare la nudità ripugnante dei Re; tale da consentire alle più sane Logiche conservatrici di opporsi ad un Potere malato; tale da alimentare i germi di una Rivoluzione fondata su una ormai ineludibile operazione di verità e su quella ipotesi di Rivolta che genera domande ed analisi orientate a selezioni identitarie, seppur ancora prive di sintesi.

L’Interno familiare, dunque, si è vocato ad argine della perdita dei Valori di riferimento della nostra Cultura e della nostra Civiltà, fino a favorire la rimodulazione della scala delle priorità sulla base di un progetto che impegna la fascia anagrafica degli Over 60: quella Generazione in grado di raccontarsi e di raccontare, come Protagonista e come Testimone, quel che fu e che può ancora essere attorno ad un progetto di coesione atto a recuperare la dignità umiliata di Ciascuno; a riempire e lenire la solitudine dell’Altro; a denunciare la menzogna e lo stravolgimento operato in danno dell’innocenza collettiva.

La coralità disperata e disperante della Famiglia, in definitiva, ribaltando la minaccia del Grande Reset e condizionando la mostruosità della Piovra globalista, tesa ad annientare ogni area emozionale, assumerà iniziative dirompenti a partire dalla disobbedienza sociale e dall’obiezione fiscale per completare la distruzione del Paese; per espellerne i Criminali al potere; per potere, infine, riedificare sulle sue sofferte macerie un edificio possibile al Futuro, saldandolo al recupero dell’Etica Pubblica; alla rivisitazione del rapporto confessionile; alla individuazione di Guide solvibili ed alla partecipazione civile finalmente consapevole ed ostile alla “Delega”.

Una pressione catartica che restituirà alla Famiglia l’incarico di pilastro del Popolo, ribelle a Chi, rinnegando ogni principio morale e identitario, ha declinato responsabilità e disegnato lo sfacelo.Saranno la sua legittima tensione alla protesta e la rivendicazione del Diritto ad animarne la marcia lenta ma inesorabile verso la riconquista della Libertà.