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19 Marzo 2022 – Redazione
Dopo la vergognosa figura de La Stampa, che nella giornata del 17 marzo ha pubblicato in prima pagina una foto della strage di Donetsk (da parte ucraina su quella popolazione), accompagnata da articoli sull’assedio di Kiev, e che ha fatto il giro del mondo facendo pubblicamente indignare anche il Cremlino, il prof. D’Orsi, giornalista, storico e docente universitario, ha pubblicato il suo addio al giornale di cui è stato collaboratore da molti anni.
Scrive il prof. indirizzando la lettera a Massimo Giannini: «Gentile Direttore, ho collaborato alla Stampa per decenni, e sono stato allontanato, senza una parola, naturalmente, con l’arrivo di Molinari, giunto al giornale a portarvi il suo carico di sionismo e iperatlantismo (e già allora di russofobia)».
Continua D’Orsi: «Avevo sperato che un giornalista proveniente da “la Repubblica” come Lei, avrebbe compiuto uno sforzo di riequlibrare l’orientamento di questa testata a cui sono rimasto legato. Invece no. E i vostri servizi, se così vogliamo chiamarli, sulla guerra in Ucraina, lo dimostrano, in modo avvilente. Ma con la prima pagina di oggi il giornale da Lei diretto ha toccato il fondo della disonestà giornalistica: una immagine relativa alla strage compiuta due giorni fa dalle truppe governative di Kiev ai danni dei civili di Donetsk (14 morti), viene presentata in modo che il pubblico pensi che siano stati i russi cattivi. Siamo oltre ogni artefizio giornalistico, lo lasci dire a uno che è iscritto all’Ordine dal 1971, e che ha avuto nel 2021 la targa d’argento come veterano del giornalismo piemontese. Uno che è stato allievo di Norberto Bobbio, e oltre ad aver insegnato per più di 40 anni all’Università, ha lavorato per le maggiori testate italiane, e anche qualche testata straniera, pubblicando molte centinaia di articoli».
Scrive D’Orsi: «Mi aspetto che il giornale domani, con lo stesso rilievo faccia una formale autocritica e spieghi, come e quando e da chi ha ricevuto la foto, chi ne sia l’autore, come la foto è giunta a voi (e se avete i diritti di utilizzo), e in quale situazione è stata scattata. Aggiungo che tutta l’impaginazione, dai titoli dei commenti tutti a senso unico, fino al pezzo che vorrebbe essere sarcastico su Luciano Canfora, e che fa ridere solo chi l’ha scritto, è a di poco inquietante».
Conclude la lettera: «State spingendoci verso la terza guerra mondiale, consapevolmente o meno. La storia non vi ha proprio insegnato nulla. Che pena. Segnalerò comunque l’episodio all’Ordine. E smetterò di comprare, ovviamente, il Suo giornale. Prof. Angelo D’Orsi, Università di Torino».
CHI E’ IL PROF. ANGELO D’ORSI
Angelo d’Orsi è uno storico, giornalista e accademicoitaliano. Fa parte di diversi comitati scientifici di riviste e ha fondato alcune collane editoriali e alcune riviste: Nuova Sinistra. Appunti torinesi (1971-1974), Nuvole (1991, da cui poi si è allontanato), Quaderni di Storia dell’Università di Torino (1996-2001), Historia Magistra. Rivista di storia critica(2009 – in corso), Gramsciana. Rivista internazionale di studi su Antonio Gramsci (2015-in corso). Ha inoltre fondato FestivalStoria (2003, 1ª edizione 2005). Ha collaborato con diverse testate giornalistiche (Il Sole 24 ORE, Corriere della Sera, La Stampa, Quotidiano dei lavoratori, il Fatto Quotidiano). In vista delle elezioni comunali di Torino del 2021è stato il Candidato Sindaco.
18 Marzo 2022 – Redazione
Il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il dl sulle riaperture che traccia la roadmap del post pandemia Covid. «In Consiglio dei ministri sono stati approvati provvedimenti importanti che eliminano quasi tutte le restrizioni che hanno limitato i nostri comportamenti nei mesi passati» ha detto il premier Mario Draghi in conferenza stampa. «Per fine marzo, con la fine dello stato d’emergenza, scioglieremo il Cts», ha detto il premier, il cui operato «continuerà con l’Iss e il Css.
Speranza illustra il nuovo decreto riaperture
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha illustrato il decreto riaperture che rimuove restrizioni covid e delinea il quadro con le regole in vigore ad aprile 2022. «Le persone sopra i 50 anni non dovranno più avere il cosiddetto Green pass rafforzato, ma sarà sufficiente per loro fino al 30 aprile il Green pass base, quindi non ci sarà più la sospensione dal lavoro» in assenza di super Green pass. «È una scelta che abbiamo fatto», è «un cambiamento molto significativo», ha rimarcato.«Uscendo dallo stato d’emergenza – ha spiegato – riteniamo consono il superamento di quella misura che era una misura molto forte, e che ha avuto l’effetto di stimolare enormemente la vaccinazione in quella fascia d’età. Ma la scelta del Governo in questa nuova fase che vogliamo aprire è di superare questo vincolo».
«La sospensione dal lavoro» in assenza di vaccinazione Covid-19, ha aggiunto Speranza, «resterà solo per una fascia che noi riteniamo essere quella più a rischio, più sensibile, perché è quella che ha più a che fare con le fragilità, ovvero il personale sanitario, i lavoratori delle strutture ospedaliere e i lavoratori delle Rsa». Solo per loro, e non più quindi per i lavoratori di scuola, comparto sicurezza e forze dell’ordine, «c’è un prolungamento dell’obbligo» di vaccino anti-Covid «al 31 di dicembre e le norme restano esattamente come sono oggi. Quindi, per questa peculiare categoria – ha chiarito il ministro – resta ancora anche la sospensione dal lavoro in caso non vaccinazione».
«Resterà vigente il Super Green pass, fino al 30 aprile, nei servizi di ristorazione, svolti al banco al tavolo, al chiuso». E anche in «piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra e di contatto, centri benessere», ha precisato.
Necessario il Super Green pass fino al 30 aprile anche per «convegni e congressi, centri culturali, centri sociali, ricreativi, feste, attività di sale gioco, sale scommesse, sale Bingo e casinò. Attività che abbiano luogo in sale da ballo, discoteche e locali assimilati e partecipazione del pubblico agli spettacoli, nonché agli eventi e alle competizioni sportive che si svolgono al chiuso». Si tratta di una disciplina che, «con gradualità ci porterà, al primo maggio al superamento del Green pass», ha detto Speranza.
Capitolo mascherine: «Confermiamo fino al 30 aprile l’impianto esistente, quindi restano esattamente le norme che sono oggi vigenti. Come sapete le mascherine non sono già più obbligatorie all’aperto dal 10 di febbraio, salvo casi in cui ci sono particolari assembramenti, mentre restano obbligatorio al chiuso e resta l’obbligo di Ffp2 in alcuni luoghi che riteniamo maggiormente a rischio».
Rispondendo poi a una domanda sulla possibilità per le aziende di derogare ad alcune misure sul posto di lavoro, come l’obbligo della mascherina, Speranza ha ribadito: «Noi manteniamo l’obbligo al chiuso fino al 30 aprile, poi ovviamente il governo avrà modo di verificare l’andamento epidemiologico e valutare quali eventuali altre scelte siano necessarie o no, quindi in questo momento la mascherina nei luoghi di lavoro resta prevista».
La quarta dose di vaccino sarà estesa? «Nessun Paese, a livello mondiale, sta immaginando, in questo momento, una quarta dose per tutti. Siamo partiti con gli immunocompromessi, il pezzo più fragile della nostra società. E, in queste ore, stiamo valutando anche un’ipotesi di estensione della quarta dose per le fasce generazionali più avanzate. Comunque dentro una fascia di fragilità».
Speranza ha aggiunto che si tratta di una «riflessione che richiederà ancora un approfondimento. Ma è una cosa a cui ci stiamo preparando. In ogni caso, sulla base dell’evidenza scientifica, noi saremo pronti. Le dosi sono già a nostra disposizione. Questa mattina, in un confronto con il generale Figliuolo, abbiamo verificato: non avremmo problemi a fare una quarta dose a tutti ma dobbiamo aspettare il maturarsi di un’evidenza scientifica che, in questo momento non è ancora data».
AdnKronos
17 Marzo 2022 – Redazione
Enrico Ruggeri ha presentato il suo nuovo album “Rivoluzione” in uscita il 18 marzo e si è tolto parecchi sassolini dalla scarpa durante le intervista su quasi tutti i quotidiani: «Se non avessi preso certe posizioni avrei un’altra situazione economica. Ho un record di messaggi privati di colleghi che mi danno ragione, ma nessuno lo ha fatto in pubblico. Oggi se hai un’idea te la fanno pagare cara. Nel 2019-20 ho fatto sette serate su Rai1 con una produzione che costava meno di tante altre che hanno avuto ascolti più bassi. Mi aspettavo di essere richiamato». Invece. “Dopo le mie frasi sulla pandemia la Rai non mi ha più voluto“.
Enrico Ruggeri: “Perché la Rai non mi ha più voluto”
Sempre fuori dal coro, Enrico Ruggeri qualche tempo fa è stato bombardato dai social per aver definito «schiavitù mentale» la scelta di chi ancora usa la mascherina all’aperto. Lui stesso tempera quelle parole ma precisa: «Ho usato parole eccessive. Ma trovo pericoloso abituarsi alle restrizioni. Ci si abitua a tutto, è vero. Con il rischio, però, di atrofizzarsi. Se non avessi usato la parola “schiavitù” sarebbe stato meglio». Nell’agosto scorso fece una battagia per far accedere al suo concerto denza green pass. Propose di fare tamponi ai possesori dei biglietti, cosa che ottenne. Con il nuovo album di cui è già uscito il brano Rivoluzione (anticipato sul Secolo d’Italia) tornerà in concerto da aprile con “La rivoluzione – il tour”. Queste le prime date: 2 aprile al Teatro San Domenico di Crema; 9 aprile al Teatro Nazionale di Milano; 21 aprile al Teatro Ambasciatori di Catania; 26 aprile al Teatro Olimpico di Roma; 30 aprile al Teatro Cavallino Bianco di Galatina (Lecce).
16 Marzo 2022 – Redazione – di Massimo Balsamo
Centinaia di migliaia di profughi in fuga dall’Ucraina per salvarsi dalle bombe russe, l’Italia avrà un ruolo di primo piano nell’accoglienza. Dopo la Polonia, il nostro Paese è il primo in Europa per presenza di cittadini ucraini: secondo i dati Eurostat, dei circa 800mila residenti nell’Unione europea, 230mila si trovano in Italia. Il fenomeno è destinato a crescere esponenzialmente nel corso dei prossimi giorni – si stimano oltre 700 mila profughi solo in Italia – il governo è al lavoro su più fronti.
Come riporta Il Sole 24 Ore, l’Italia si sta preparando ad affrontare l’emergenza con una strategia dai due filoni: l’accoglienza e l’assistenza sanitaria. Per la prima volta in assoluto, al via l’attivazione del meccanismo previsto dalla direttiva 2001/55/Ce, che consente, in caso di massiccio afflusso di sfollati nei Paesi dell’Unione europea, di riconoscere in loro favore la protezione temporanea. Su questo punto, nei prossimi giorni arriverà un decreto.
Profughi ucraini, stanziati oltre 181 milioni di euro
L’esecutivo consentirà ai profughi ucraini di soggiornare in Italia, di lavorare, di accedere a scuola e servizi sanitari, oltre ovviamente a ricongiungersi ai familiari già presenti sul territorio. Come evidenziato da Stefania Congia (Dg Immigrazione del ministero del Lavoro), per l’occupazione è stato messo a punto un processo semplificato in coordinamento con il Viminale. Sbloccate, inoltre, importanti risorse per ampliare i posti disponibili nei centri di accoglienza straordinaria e comunali: stanziati oltre 181 milioni di euro dal 2022 al 2024.
E INTANTO…..
POVERTÀ’: BOOM DEI FURTI DI CIBO NEI SUPERMERCATI
A spingere i furti di cibo nei supermercati è il caro prezzi con l’inflazione che colpisce il carrello della spesa e mette a rischio alimentare ben 5,6 milioni di italiani che si trovano in una condizione di povertà assoluta. E’ quanto afferma la Coldiretti, nel commentare lo studio dell’Università Cattolica sui furti fra gli scaffali. Per effetto dei rincari, secondo la Coldiretti è destinato ad aumentare il numero di quanti non riescono più a garantirsi un pasto adeguato, ma anche di quanti sono tentati dalla ricerca di soluzioni illegali.
Si tratta della punta dell’iceberg della situazione di crisi in cui si trova un numero crescente di persone, molte delle quali sono costrette a far ricorso alle mense dei poveri e molto più frequentemente ai pacchi alimentari, anche per la crisi generata dalla pandemia. Persone e famiglie che mai prima d’ora avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche.
“E’ necessario sbloccare al più presto i 200 milioni di euro dei fondi del Ministero delle Politiche Agricole per acquistare alimenti di base di qualità Made in Italy da consegnare agli indigenti”. chiede il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “occorre accelerare la presentazione dei bandi per gli aiuti agli indigenti con le risorse stanziate per acquistare cibi e bevande di qualità da distribuire ai nuovi poveri”.
Il settore alimentare, è stata la categoria maggiormente interessata, con un valore superiore alla media (1,89% del fatturato). Il fenomeno complessivo però non riguarda soltanto i furti, ma comprende anche tutto ciò che non fa fatturato la merce scaduta e avariata anche a causa di interruzioni della catena del freddo. Il tipico esempio può essere anche il prodotto da frigo che viene abbandonato sugli scaffali o in prossimità delle casse dal cliente che cambia idea dopo averlo messo nel carrello. ansa
15 Marzo 2022 – Redazione – Fonte: Byoblu
Il tre volte premio Oscar Oliver Stone è stato censurato da Youtube a causa del suo docufilm ” Ukraine On Fire” ( Ucraina in fiamme) prodotto nel 2016 dal regista americano e diretto dall’ucraino Igor Lopatonok.
Il colosso dei video sul web ospitava il docufilm da ben 6 anni in versione integrale e gratuita ma improvvisamente qualche giorno fa è stato bandito per aver violato le “norme sui contenuti violenti o grafici”.
Il fatto è davvero “curioso” se pensiamo che Google ha ospitato per tutti questi anni il video senza mai contestare alcunché mentre solo ora, nel mezzo del conflitto tra Russia e Ucraina, la pellicola è stata rimossa dal canale Youtube della casa di produzione Global Tree Pictures.
Coincidenza? Non proprio.
“Ukraine On Fire”
Il docufilm racconta nel dettaglio l’evoluzione politica che ha avuto l’Ucraina dall’inizio del secolo fino ai fatti di piazza Maidan del 2014.
In questa manciata di anni il Paese è stato squassato da conflitti storici come la “Rivoluzione arancione” del 2004 e poi il rovesciamento del governo ucraino, democraticamente eletto, dieci anni dopo.
L’Ucraina si trova tra l’Europa ad occidente e la Russia ad oriente. Per secoli è stata al centro di un braccio di ferro tra le potenze che cercavano di controllare le sue ricche terre e l’accesso al Mar Nero. Il massacro dopo la rivolta di piazza Maidan a cavallo tra il 2013 e il 2014 ha innescato una sanguinosa rivolta che ha estromesso il presidente Viktor Yanukovich e ha dipinto la Russia come colpevole ad opera dei media occidentali.
Ma lo era?
“Ukraine on Fire” di Lopatonok fornisce una prospettiva storica per comprendere le profonde divisioni nella regione.
Nonostante ancora oggi si voglia riscrivere la verità dei fatti in maniera più congeniale alla propaganda di guerra proposta dall’amministrazione Biden e da quella del presidente Volodimir Zelensky, sappiamo come si sono svolti i fatti.
Coperto dai media occidentali come una rivoluzione popolare, l’eccidio di piazza Maidan a Kiev è stato in realtà un colpo di stato sceneggiato e interpretato da gruppi nazionalisti e dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.
Le proteste nacquero a causa del rifiuto dell’allora presidente ucraino Viktor Janukovič di sottoscrivere il trattato di associazione politica ed economica con l’Unione Europea, orientando il Paese in senso nettamente filorusso. Dai cecchini assoldati dall’occidente per sparare sulla folla dai tetti di piazza Maidan, ai fatti di Crimea e alle violazioni dei diritti umani in Donbass la storia dovrebbe essere nota a tutti.
Oliver Stone censurato da Youtube, Facebook e Amazon Prime
Oliver Stone è stato un veterano del conflitto in Vietnam, la guerra l’ha vista da vicino e molti dei suoi film indagano proprio i conflitti da un punto di vista alternativo alla narrazione ufficiale. Ricordiamo Platoon, Nato il 4 luglio, JFK – un caso ancora aperto, Gli intrighi del potere, World Trade Center, Snowden solo per citare alcuni dei suoi film a sfondo politico, senza però dimenticare i suoi documentari e le celebri interviste a Michail Gorbaciov e poi Vladimir Putin.
La decisione di Youtube è stata seguita a ruota da Facebook e da Amazon Prime che ha posto sul film un “shadow ban” ovvero nascosto il titolo alle ricerche sulla piattaforma, che però pare essere ancora visibile a chi ne possiede il link diretto.
Da notare che mentre questo documentario viene bandito da Facebook la stessa società americana autorizza temporaneamente sul social network post violenti che chiedevano la morte del presidente Putin o di quello bielorusso Alexander Lukashenko.
Quindi guardare un documentario di alta qualità con le interviste ai protagonisti di fatti storici è stato proibito dalle principali piattaforme mentre incitare alla “morte degli invasori russi” è stato consentito. Alla faccia della libertà di informazione e di pensiero.
Sarandon: “Perché non vogliono che voi lo vediate?”
Il documentario è stato tempestivamente ricaricato dalla stessa casa di produzione sulle piattaforme video alternative come la canadese Rumble che ha subito sfruttato l’occasione per un po’ di sano marketing contro il gigante concorrente.
La rimozione del docufilm da Youtube è stata accolta con scetticismo anche da alcune personalità del mondo del cinema come il premio Oscar Susan Sarandon che ha polemicamente twittato: “non siete curiosi del perché non vogliono che voi lo vediate?”
Effettivamente la curiosità c’è e se Youtube pretendeva di occultare questa pellicola al grande pubblico, stavolta ha ottenuto l’effetto opposto. Speriamo che succeda sempre quando qualche “grande fratello” prova a censurare l’informazione, la cultura e le idee.
13 Marzo 2022 – Redazione – di Pino Arlacchi – Articolo pubblicato su il Fatto Quotidiano dell’11 marzo
Il delirio bellicista e antirusso dei media europei deve certo preoccupare, ma non oltre un certo punto. State certi che gli stereotipi apocalittici del tipo “Il mondo non sarà più quello di prima”, “La più grande crisi dopo il 1945”, “Sull’ orlo della terza guerra mondiale” non dureranno a lungo. Verranno dismessi non appena si profilerà un nuovo Grande Nemico al posto di Putin e della Russia.
Non è questione di geopolitica. O di valori e di passioni. Ma di interessi. Gli interessi dell’industria della paura che semina panico e rancore allo scopo di vendere copie ed alzare ascolti. Un’industria subdola, alleata di quella militare, soprattutto americana, che va in giro per il mondo in cerca di nemici mortali da combattere.
Parliamo di una macchina mediatica che si nutre di calamità reali da gonfiare fino all’ inverosimile, vedi Covid, per poi sgonfiarle e passare ad altro. Parliamo di un vento mercenario che trasforma crisi limitate in disastri soffiando sul fuoco della guerra e delle armi, vedi Russia-NATO-Ucraina. Parliamo di un esercizio di cinismo informativo che monta e smonta allarmi epocali senza dare spiegazioni, vedi terrorismo islamico e conflitti mediorientali.
E’ da qui, dal recente declino delle guerre in Medioriente, e dal parallelo calo degli attentati terroristici, che bisogna partire per capire le ragioni più nascoste della guerra in corso.
Il partito della paura ha due forze motrici: l’industria mediatica e quella della sicurezza. Entrambe hanno ridotto in schiavitù la politica organizzata. Dopo l’11 settembre 2001 i temi dominanti della fabbrica del panico sono stati la guerra al terrorismo ed ai regimi mediorientali nemici delle cosiddette democrazie liberali. Gli Stati Uniti e gli europei tramite la NATO hanno condotto una serie di guerre tanto sanguinose quanto disastrose negli esiti: in Iraq si è sterminato quasi un milione di persone per installare un governo…filo-iraniano; in Afghanistan si è stati sconfitti da un’armata di straccioni, e in Siria, dopo aver promosso una guerra civile da mezzo milione di morti, è rimasto al potere Assad.
Il tutto con l’entusiastico sostegno dei mezzi di comunicazione e dei produttori di armamenti schierati a difesa della democrazia e della libertà.
Nel 2016 Trump ha preso atto del fiasco ed ha iniziato un ritiro delle truppe occidentali concluso da Biden con la fuga dall’ Afghanistan. I profeti di sventura preconizzavano un’impennata della violenza, del caos e dei conflitti. Si è verificato l’esatto opposto. Venuta meno la causa scatenante, che era l’intervento occidentale, vittime e attentati terroristici si sono ridotti di oltre la metà, e continuano a ridursi in Medioriente e nel resto del mondo. Tra Siria ed Irak, la riduzione delle vittime supera il 90%, e il principale problema dell’Afghanistan oggi è la fame e non più la guerra.
Gli sventurologi erano in ansia. Il mondo rischiava di diventare più sicuro, e il loro business poteva soffrirne malamente. Declinato il grande scontro di civiltà, dove trovare il nuovo Satana da sconfiggere per salvare appalti, lettori e ascoltatori?
La lotta all’ immigrato ha funzionato poco, perchè è andata a beneficio del solo complesso mediatico e dei partiti populisti, lasciando a secco la componente militare ed i partiti di governo. La lotta alla criminalità aveva una sua potenzialità, ma è stata ostacolata dall’ improvvido declino, soprattutto in Europa, della violenza criminale.
L’ arrivo inaspettato del Coronavirus è stata la classica manna, ma è durato solo un paio di anni.
Finchè non è arrivato Putin con la sua guerra sciagurata contro l’Ucraina che sembra fatta su misura dell’industria della paura, e della paga dei soldati à la Riotta. I politici scadenti dell’UE ora non sanno come affrontare una crisi molto meno grave di quella dei missili a Cuba che nel 1962 ci ha portati davvero a un soffio dalla guerra nucleare. Ma allora c’erano in scena statisti come Kennedy e Krusciov, e l’industria della paura non era così potente.
13 Marzo 2022 – Redazione – Fonte: TGCOM24
La crisi dei rifugiati, che riguarda oltre 2,5 milioni di persone, genera il caos: “Ad alcune donne viene offerto un lavoro che non c’è o è illegale”, racconta una volontaria al Guardian.
Prima c’erano stati i casi dei respingimenti delle persone nere, bloccate ai confini per il colore della pelle. L’incubo della guerra genera disperazione e ora la crisi dei profughi (oltre 2,5 milioni di persone che cercano di lasciare l’Ucraina in guerra) svela altri orrori. Bambini scomparsi e casi di traffico di esseri umani, secondo quanto denunciano, al quotidiano britannico Guardian, le associazioni umanitarie presenti sul posto. I volontari raccontano anche casi di sfruttamento ed estorsioni.
BAMBINI SCOMPARSI Nella situazione di caos che sta caratterizzando la crisi dei rifugiati lungo i confini dell’Ucraina, succede di tutto. Non ci sono solo casi di razzismo ma anche violazioni dei più basilari diritti umani. Karolina Wierzbińska, coordinatrice di Homo Faber, un’organizzazione per i diritti umani con sede a Lublino, in Polonia racconta di aver visto casi di bambini mandati da soli da genitori disperati per incontrare parenti o amici oltre il confine ucraino ma arrivati senza nessuno ad aspettarli. “Questo è ovviamente estremamente angosciante, trovi bambini che vagano da soli nelle stazioni, disorientati e, nei casi peggiori, scompaiono. Questo sfortunatamente non è un caso ipotetico, è già successo”, racconta la Wierzbińska.
DONNE MALTRATTATE E I LAVORI INESISTENTI“Stiamo anche già ricevendo racconti di casi di traffico di esseri umani. Poi ci sono donne a cui viene offerto lavoro in Polonia, salvo poi scoprire che il posto di lavoro è illegale, il datore di lavoro le maltratta o rifiuta di pagare il salario. Ci sono casi di estorsione di documenti personali o denaro”, aggiunge Karolina Wierzbińska.
L’OFFERTA DI UN PASSAGGIO
Praticamente in tutte le stazioni ferroviarie nei pressi dei valichi di frontiera poi, ci sono folle di persone, soprattutto uomini, che offrono passaggi ai rifugiati verso diverse destinazioni europee. Secondo Wierzbińska è impossibile controllare queste persone: “Direi che il 90% di questi uomini vuole davvero offrire un aiuto genuino ma nel caos totale di questi giorni non possiamo escludere che vi siano criminali in attesa di approfittare di dinne sole e vulnerabili”, ha detto.
TRATTA DI ESSERI UMANI “Il rischio della tratta di esseri umani è notevole, poiché i profughi, stremati e privati di ogni comodità di base, sono, ogni giorno in viaggio e sempre più vulnerabili”, denuncia Monika Molnárová della Caritas slovacca. “Riteniamo che i trafficanti e i reclutatori stiano probabilmente prendendo di mira sia le donne che viaggiano da sole sia quelle che viaggiano con bambini”, ha aggiunto.
DIFFICOLTA’ AD IDENTIFICARE I BAMBINI NON ACCOMPAGNATI Un portavoce delle Nazioni Unite poi, ha spiegato che l’apertura totale dei confini, da applaudire vista la situazione di estrema emergenza, “rende incredibilmente difficile identificare i bambini non accompagnati e separati” a causa della “vastità del numero di persone che stanno arrivando” e della difficoltà, appunto, di controllare e identificare le persone.
13 Marzo 2022 – Redazione – di Maurizio Belpietro ( La Verita’)
PUBBLICHIAMO, SENZA TROPPI PREAMBOLI, L’EDITORIALE DI MAURIZIO BELPIETRO DIRETTORE DEL QUOTIDIANO LA VERITA’, SU CIO’CHE L’ITALIA STA VIVENDO, PER COLPA DI UN MANIPOLO DI MAGLIARI GOVERNATIVI CHE, CI AUGURIAMO DI VEDERE AL PIU’ PRESTO IN GALERA, PER CRIMINI CONTRO L’UMANITA’ E NON SOLO!
Energia, materie prime, industria, carburante: siamo già in emergenza. L’esecutivo tentenna sullo scostamento e ragiona sui limiti ai termosifoni. Una misura che con l’import del gas non c’entra nulla: è solo retorica. Di fronte al disastro i ministri parlano (spesso a vanvera). Precettato lo sciopero dell’autotrasporto di domani, ma resta il rischio caos: Tir pronti al blocco.
Non conosco il ministro Roberto Cingolani, tuttavia ho la sensazione che lui non conosca che cosa voglia dire fare il ministro. Intervistato in una trasmissione televisiva a proposito dell’aumento del prezzo dei carburanti, il responsabile della Transizione ecologica del governo Draghi ha detto che siamo davanti a una truffa colossale. Ovviamente io non ho motivo di dubitare delle parole di una persona esperta come l’ex responsabile dell’innovazione tecnologica del gruppo Leonardo. Se la benzina in poche settimane è giunta a sfiorare i 2 euro e mezzo è possibile che ci sia qualcuno che se ne stia approfittando e che la colpa forse non sia tutta da attribuire a Putin e alla guerra in Ucraina. Però una persona con un ruolo istituzionale non va in tv a dire che l’aumento dei carburanti è una truffa colossale ai danni dei cittadini e delle imprese. Se è convinto che dietro ai rincari ci sia una speculazione o, peggio, una frode ha a disposizione molti strumenti per intervenire e porre fine al ladrocinio.
Per prima cosa può avvisare il suo collega dell’Economia, affinché solleciti un intervento della Guardia di finanza per scoprire se qualcuno sta commettendo illeciti. E, se Daniele Franco non lo sta a sentire perché troppo impegnato a far quadrare dei conti che non tornano, può sempre rivolgersi alla Procura. Una colossale truffa comporta un colossale imbroglio, un inganno ai danni di milioni di italiani e di centinaia di migliaia di imprese, le quali sono costrette a pagare di più per sostenere le proprie attività e tutto ciò si tradurrà in un rincaro dei prezzi per il consumatore. Dunque, se un uomo di governo ha notizia di una gravissima speculazione non va in televisione a parlarne: si rivolge alla magistratura. Davanti alla telecamera, a spiegare la propria opzione su ciò che sta accadendo, aumento del prezzo della benzina compreso, ci può andare un commentatore o un esperto, non certo chi ha potere di intervenire.
Ho fatto questa premessa perché ogni tanto ho la sensazione che i nostri politici (anche i tecnici prestati a ruoli istituzionali nel momento in cui accettano di occuparsi di cosa pubblica diventano politici) pensino di essere degli opinionisti e non degli amministratori. Se stai al governo non mi puoi raccontare, come se tu fossi uno spettatore, che c’è qualcuno che mi sta derubando: devi intervenire per impedire che ciò accada. Punto. Perché un conto è dire ciò che si pensa in un talk show, un altro è decidere o non decidere quando si ha il potere di farlo. Ministro deriva dal latino e significa servitore, non commentatore. Di quelli, cioè di addetti a sfornare pareri, ne abbiamo fin troppi e, purtroppo, spesso ci rifilano stupidaggini. Tra costoro ovviamente vanno iscritti coloro che non si rendono conto degli effetti che avrà l’aumento del prezzo dei combustibili sulla vita dei cittadini. Provate a pensare le conseguenze delle nuove quotazioni della benzina, passate in poche settimane da 1,9 euro al litro a 2,4. Se prima per un pieno di un’auto di media cilindrata servivano 80-90 euro, ora ne occorrono 115. Per gente che ha stipendi elevati e usa poco la macchina 25 o 35 euro al mese non sono niente, ma per chi guadagna 1.500 euro e deve raggiungere il posto di lavoro in auto o è costretto ad accompagnare i figli a scuola, 25 o 35 euro non sono pochi, soprattutto se in un mese è costretto a rifornirsi più di una volta.
A questo poi si aggiunge il caro bollette, con aumenti che sono doppi o tripli rispetto a ciò che si pagava in precedenza. E stiamo parlando di famiglie. Se poi facciamo i conti in tasca a un’impresa che usa molta energia per la propria attività, altro che truffa colossale: siamo di fronte a un disastro colossale, che le parole del ministro Cingolani certo non sono in grado di contenere. Così come non sono in grado di evitare il peggio gli inviti a ridurre di qualche grado la temperatura di casa, come suggerito dal Comune di Roma. I termosifoni delle famiglie concorrono solo in minima parte al fabbisogno nazionale, perché il grosso dei consumi di metano è dato dalle aziende e dal funzionamento delle centrali a gas per produrre elettricità. Dunque, anche abbassare i caloriferi, come suggerisce qualche scienziato, non solo non ci pulirà la coscienza, ma neppure migliorerà i nostri conti pubblici. La sola cosa che può aiutarci a raggiungere l’obiettivo, cioè ridurre la dipendenza energetica da Mosca, è una cosa che dovrebbe fare proprio Cingolani, ossia colui che parla di colossale truffa. Invece di rilasciare dichiarazioni, il ministro dovrebbe rilasciare autorizzazioni, per rendere effettiva la transizione ecologica. Vogliamo avere fonti alternative al petrolio, al gas e al carbone che compriamo da Mosca? Beh, oltre ad estrarre gas in Adriatico si può cercare di sfruttare la fonte più rinnovabile che ci sia: l’acqua. So che non piace agli ambientalisti, ma l’idroelettrico è il sistema più pulito che ci sia. Non servono grandi impianti né grandi invasi. Serve solo una grande voglia di fare e poca voglia di chiacchierare.