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07 Marzo 2022 – Redazione

Il green pass rientra nella categoria dei certificati amministrativi e dunque è autocertificabile. Ne parliamo con l’Avvocato Angelo Di Lorenzo, presidente dell’ALI (Associazione Avvocati Liberi)

Il Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa (D.P.R. n. 445 del 28 dicembre 2000) stabilisce che tutti i cittadini che entrano in contatto con le pubbliche amministrazioni e con gli esercenti di pubblici servizi (poste, banche, trasporti, etc.) possono sostituire i certificati amministrativi formali concernenti stati, qualità personali e fatti, con dichiarazioni sostitutive dei certificati medesimi, che hanno la stessa validità temporale dell’atto che vanno a sostituire.

Il certificato verde covid-19, ribattezzato dalla Legge 11/22 con il nome mediatico green-pass, rientra nella categoria dei certificati amministrativi di cui all’art. 1 lett. f) DPR 445/2000, definito come il documento rilasciato da una pubblica amministrazione avente funzione di ricognizione, riproduzione o partecipazione a terzi di stati, qualità personali e fatti contenuti in albi, elenchi o registri pubblici o comunque accertati da soggetti titolari di funzioni pubbliche.

Il green pass è un certificato (digitale o cartaceo) rilasciato da una Pubblica Amministrazione per l’accertamento, attestazione e l’informazione a terzi dell’avvenuta vaccinazione da anti-SARS-CoV-2 o dell’avvenuta guarigione da COVID-19 o dell’effettuazione di test di screening con esito negativo al virus SARS-CoV-2 nelle 48 ore precedenti o, infine, dell’avvenuta guarigione dopo la somministrazione del vaccino, ma diciamolo subito che esso non è un certificato medico o sanitario, in quanto non rilasciato da medici o da sanitari i quali, invece, dopo aver formato il certificato medico vero e proprio (il referto di tampone negativo o di vaccinazione o di guarigione) trasmette i dati del referto alla pubblica amministrazione attraverso un’operazione materiale di inserimento nel sistema informatico “Tessera Sanitaria” che li raccoglie, li archivia e, sulla base della loro elaborazione, rilascia un certificato amministrativo (il green pass appunto).

L’art. 40 DPR 445/2000 stabilisce che le certificazioni amministrative “sono valide e utilizzabili solo nei rapporti tra privati. Nei rapporti con gli organi della pubblica amministrazione e i gestori di pubblici servizi i certificati e gli atti di notorietà sono sempre sostituiti dalle dichiarazioni di cui agli articoli 46 e 47″.

A questi due articoli corrispondono due tipologie di certificati sostitutivi, ossia:

– L’art. 46 D.P.R. 445/2000, rubricato “dichiarazione sostitutiva di certificazione” – anche detta autocertificazione – consente di autocertificare gli stati, le condizioni e le qualità tassativamente indicate nel lungo elenco della norma (es. nascita, residenza, iscrizioni ad albi, esistenza in vita, etc.).

L’art. 47 D.P.R. 445/2000, invece rubricato “dichiarazioni sostitutive dell’atto di notorietà”, stabilisce che “fatte salve le eccezioni espressamentepreviste per legge, nei rapporti con la pubblica amministrazione e con i concessionari di pubblici servizi, tutti gli stati, le qualità personali e i fatti non espressamente indicati nell’articolo 46 sono comprovati dall’interessato mediante la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà“, ossia mediante una dichiarazione sottoscritta dall’interessato e presentata personalmente insieme alla copia di un documento di identità, oppure trasmesse via fax, tramite un incaricato, oppure a mezzo posta.

Ed è esattamente questo lo strumento normativo da utilizzare per autocertificare il green pass, ossia lo stesso strumento utilizzato sino all’aprile 2021, quando la normativa pandemica pretendeva dal cittadino di autocertificare dei presupposti legali richiesti per “uscire di casa”, a condizione che non ci fosse una condizione di salute sospetta, quale una temperatura corporea superiore a 37.5°, presenza di sintomi, di quarantena, isolamento o contatti con positivi, anch’essi debitamente autocertificati.

Che l’autocertificazione sia utilizzabile per sostituire il certificato amministrativo green pass lo dimostra non solo l’esistenza della legge che lo ammette, ma anche l’intero plesso della normativa pandemica del governo Conte-bis (che la richiedeva con dpcm e decreti legge che pubblicavano fac-simile sui siti istituzionali di alcuni ministeri), salvo poi cadere nell’oblio con l’avvento del green pass utilizzato dal governo Draghi, senza però che fosse esclusa espressamente per legge – come prevede l’art. 47 comma 3 DPR 47/2000 – la possibilità di sostituzione del certificato amministrativo con l’autocertificazione.

Che l’autocertificazione sia utilizzabile per sostituire il certificato amministrativo green pass lo dimostra non solo l’esistenza della legge che lo ammette, ma anche l’intero plesso della normativa pandemica del governo Conte-bis (che la richiedeva con dpcm e decreti legge che pubblicavano fac-simile sui siti istituzionali di alcuni ministeri), salvo poi cadere nell’oblio con l’avvento del green pass utilizzato dal governo Draghi, senza però che fosse esclusa espressamente per legge – come prevede l’art. 47 comma 3 DPR 47/2000 – la possibilità di sostituzione del certificato amministrativo con l’autocertificazione.

Avv. Angelo Di Lorenzo

Anzi, al contrario, l’attuale esecutivo – dopo un rapido passaggio nel d.p.c.m. “capienze” dell’ottobre 2021 ove affermava che “a legislazione vigente” il green pass non sarebbe autocertificabile -, con l’art. 6 decreto-legge n. 5 del 4.2.2022 si è prevista l’espressa possibilità di autocertificare la condizione di negatività degli studenti in regime di autosorveglianza, facendo un tampone antigenico in autosomministrazione (cioè “a casa”) e autocertificando l’esito, a dimostrazione che se l’autocertificazione viene utilizzata per la p.a. – nella specie la scuola – per l’esercizio del diritto, allo stesso modo deve essere utilizzato per esercitare ogni diritto subordinato all’accertamento tamponale (green pass base).

In conclusione, a legislazione vigente il certificato amministrativo green-pass, non essendo un certificato medico (non autocertificabile ai sensi dell’art. 49 DPR 445/2000) ed in assenza di espressi divieti normativi, può essere sostituito nei rapporti con la P.A. e con i gestori dei pubblici servizi attraverso la dichiarazione sostitutiva dell’atto notorio di cui all’art. 47 DPR 445/2000.

Come si autocertifica il green pass, l’ALI ha predisposto un modello?

Si effettua con la dichiarazione di cui all’art. 47 DPR 445/2000 con cui si dichiara di non versare in condizioni di salute compromesse, di non avere 37,5°, di non essere in quarantena, di non avere avuto contatti diretti con positivi, di non avere sintomi che possano far sorgere il sospetto di un contagio ed, in ultimo, di essersi autosomministrato il test antigenico rapido nelle precedenti 48 ore con esito negativo.

L’autosomministrazione del test antigenico rapido può essere fatta in autonomia, purché nelle 48 ore precedenti e preferibilmente con strumenti validati in commercio, meglio se acquistati in farmacia conservando lo scontrino.

Tale autocertificazione potrà essere esibita al posto del green pass per accedere a tutte le attività per le quali è richiesto il green pass base, corredando l’autocertificazione con una copia del documento di identità.

Avvocati Liberi ha pubblicato sul proprio sito: ⤵️

http://www.avvocatiliberi.legal/

un fac-simile di un’autocertificazione di cui all’art. 47 DPR 445/2000 facilmente scaricabile ed editabile al seguente link:

http://avvocatiliberi.legal/te-lo-do-io-il-green-pass-come-autocertificare-il-certificato-verde-covid-19-tutti-gli-atti-necessari/

Vale anche per il super green pass?

Per il super green pass il discorso è differente.

Come detto, il presupposto di un legittimo utilizzo dell’autocertificazione è la dichiarazione di fatti veri.

Dunque non può autocertificarsi di non essere tenuto all’obbligo vaccinale se over 50, se sanitario, se insegnante o appartenente alle forze dell’ordine, come peraltro non corrisponderebbe al vero autocertificare di aver effettuato la vaccinazione o di essere guarito quando ciò non sia mai accaduto.

In sostanza non è possibile utilizzare l’autocertificazione per eludere l’obbligo vaccinale senza incorrere nelle sanzioni penali di cui all’art. 76 DPR 445/2000.

Al di fuori del falso, anche in questo caso, sarà possibile autocertificare il possesso del super green pass qualora il dichiarante ne sia effettivamente in possesso.

Potrebbe sembrare all’apparenza inutile autocertificare un certificato di cui si possiede l’originale, ma il risvolto invece è di enorme rilevanza perché dimostrerebbe ancora una volta l’inutilità di un lasciapassare amministrativo che in base alla legge può e deve essere sostituito ma che, invece, per abitudine culturale e psicologica di molti, sembra sia divenuto l’unica chiave per poter aprire le porte di una esistenza dignitosa.

L’autocertificazione del super green pass farebbe venir meno anche la forza cogente dello strumento, il quale è stato candidamente definito come il mezzo per indurre la cittadinanza a sottoporsi al trattamento sanitario obbligatorio, ma che perderebbe in un sol colpo la propria ragion d’essere qualora si ammetta, come è doveroso in base alla legge, la possibilità di sostituirlo con una propria dichiarazione solenne e formale.

Infine si rileva l’enorme utilità dell’autocertificazione nei casi in cui, per qualsiasi motivo, un soggetto abbia maturato il diritto al rilascio del super green pass ma questo, per ragioni non a lui imputabili e comunque riconducibili a lungaggini o disservizi della p.a., non venga immediatamente rilasciato dopo la guarigione, dopo la vaccinazione o dopo la presentazione di una esenzione (oggi anch’essa divenuta digitale in virtù del DPCM 4.2.2022).

C’è da dire che il soggetto vaccinato, guarito o esentato matura immediatamente il diritto ad esercitare le attività soggette al lasciapassare nell’esatto momento del verificarsi delle condizioni di fatto (vaccinazione; guarigione o esenzione), sicchè egli non può essere limitato nemmeno un minuto in più a causa di disservizi della p.a., di dinieghi, di abusi, di lungaggini, difficoltà tecniche o ritardi colpevoli degli operatori sanitari nel rilasciare i referti o caricare i dati nel sistema informatico, e proprio la frequenza di questa casistica può essere risolta con l’autocertificazione di avere (non il super green pass, ma di aver maturato) tutte le condizioni giuridiche per ottenere il rilascio del certificato rafforzato e, così, esercitare le attività cui si ha pienamente diritto.

Come si può reagire dinanzi a un rifiuto?

Davanti al rifiuto scattano diverse forme di protezione, posto che il pubblico dipendente o l’esercente di servizi pubblici è obbligato ad accettare la presentazione dell’autocertificazione, e non può rifiutarsi.

L’art. 43 DPR 445/200 prevede che le amministrazioni pubbliche e i gestori di pubblici servizi sono tenuti ad acquisire d’ufficio le informazioni oggetto delle dichiarazioni sostitutive di cui agli articoli 46 e 47 e ad accettare la dichiarazione sostitutiva prodotta dall’interessato, mentre l’art. 74 DPR 445/2000 qualifica il rifiuto del pubblico funzionario di ricevere l’autocertificazione come una violazione dei doveri d’ufficio.

Sempre l’art. 74 cit. prevede ulteriori ipotesi di violazioni dei doveri d’ufficio in caso di rifiuto dell’accettazione delle autocertificazioni di cui all’art. 46 e 47 (già di per sé punibile) ed, in particolare, la richiesta di esibizione del certificato amministrativo che si andrebbe a sostituire con l’autocertificazione (lett. a), dunque integrandosi una doppia violazione del pubblico dipendente o dell’esercente di pubblici servizi che, da una parte, non accetta l’autocertificazione e, dall’altra, chiede il certificato amministrativo che si doveva sostituire con l’autocertificazione non accettata.

C’è da dire che di questi tempi il diritto non viene “messo a terra” nella società civile, ove si registrano storture ed abusi di ogni tipo, ma ciò non significa che la violazione quotidiana dei diritti e della legge è superata per volontà di un impiegato dello stato, delle poste o della banca: anche questi soggetti devono rispettare la legge e debbono assumersi la responsabilità, civile-penale-disciplinare, per il loro operato. Quindi quando a un cittadino munito dei requisiti legali per esercitare un proprio diritto od un’attività qualsiasi verrà impedito di accedere nei luoghi di lavoro, di svago o privato dei servizi essenziali (posta, banca, tribunali, etc.), l’impiegato dovrà – se non vuole continuare a subire gli abusi – non solo segnalare all’organo disciplinare la violazione, ma potrà anche sporgere una denuncia-querela per la violenza privata, per l’abuso di ufficio e per l’interruzione del pubblico servizio nei confronti dell’avente diritto impedito e, inoltre, se il fatto sarà foriero di danni economici o preclusioni (si pensi all’appropriazione delle pensioni non corrisposte dalle Poste ad anziani, oppure alla scadenza del versamento di imposte o tasse con F23; oppure alle more per i ritardi di pagamenti; o alle decadenze da impugnazioni, da ricorsi o da notificazioni con il mezzo postale, etc) il singolo impiegato potrà essere convenuto in giudizio civile per il risarcimento del danno.

Avvocati Liberi, nella medesima sezione del sito ove è pubblicata il modello di autocertificazione, ha pubblicato anche dei fac-simile della segnalazione disciplinare ex art. 74 DPR 445/2000 nonché un fac-simile di denuncia-querela ex art. 610-323-340 c.p. oltre che una bozza di un atto di citazione dei dipendenti pubblici e gestori di servizi essenziali davanti al giudice di pace per il risarcimento del danno che il cittadino può introdurre da solo, senza l’assistenza di un avvocato e senza l’assunzione dei relativi costi (un po’ come è possibile fare per impugnare una multa).

Inoltre, per quanto riguarda ciò sta avvenendo negli uffici postali ed in alcune banche, Avvocati Liberi ha predisposto una diffida preventiva che ogni cittadino può inviare ai gestori di questi servizi essenziali, scaricandola liberamente al seguente link ⤵️

http://avvocatiliberi.legal/diffida-poste-italiane-e-banche/

Ci sono rischi per chi autocertifica e, se sì, quali sono le conseguenze?

Si rischia quello che si rischiava prima: ossia la falsità in atti.

L’art. 76 DPR 445/2000 punisce chiunque rilascia dichiarazioni mendaci, forma atti falsi o ne fa uso, tenendo presente che “le dichiarazioni sostitutive rese ai sensi degli articoli 46 e 47 sono considerate come fatte a pubblico ufficiale”.

La solennità dell’autocertificazione è sancita dalla necessità di inserire nell’autocertificazione la dichiarazione di essere consapevoli delle sanzioni di cui all’art. 76 DPR 445/2000 in caso di mendacio, perché il dichiarante non può e non deve dichiarare cose non vere.

Se il dichiarante utilizza l’autocertificazione in maniera impropria, inveritiera o strumentale sarà pertanto punito dall’art. 76 cit. con le pene degli articoli 482-483-493 del codice penale aumentate da un terzo alla metà.

Ciò posto, a meno che non siano falsamente compilate, le dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà escludono sempre i reati di falso perché questi richiedono il dolo e, dunque, la coscienza e volontà di dichiarare un fatto non vero.

Se si è convinti di essere negativi, di non avere sintomi, di non essere in quarantena o non aver avuto contatti diretti con contagiati e se si è fatto un test antigenico rapido come previsto dall’art. 9 comma 2 del D.L. 52, e lo si dichiara, un eventuale accertamento contrario dovrebbe dimostrare che il dichiarante sapeva di essere positivo (magari perché aveva fatto un test) o era in quarantena (esistendo un provvedimento regolarmente notificato) e nonostante ciò abbia dichiarato il contrario, ma fuori di questi casi, l’aspetto psicologico del dichiarante non potrà mai dirsi doloso, semmai erroneo, o viziato da un errore o ignoranza sul un fatto che esclude la colpevolezza del reato.

Il premier ha annunciato la fine dello stato d’emergenza al 31 marzo ma non la fine delle restrizioni, tra cui il green pass. Secondo lei è possibile? Se sì su quali basi giuridiche?

A mio parere non esiste alcuna base giuridica – semmai fosse esistita anche prima – per giustificare la proroga di misure restrittive delle libertà fondamentali, dell’uguaglianza e della dignità umana, a fortiori in assenza di una condizione straordinaria di necessità ed urgenza.

Nella quasi totalità della casistica giurisprudenziale dell’era pandemica, la magistratura ha giustificato le misure restrittive (lockdown; d.a.d.; coprifuoco; mascherine; zone colorate; green pass base o rafforzato; sospensione dal lavoro e dalla retribuzione; limiti alle cure sanitarie; limiti alla ricerca, alla cultura, alle manifestazioni, alla circolazione, al culto e cerimonie, all’iniziativa economica; allo sport, alla proprietà; obbligo vaccinale generalizzato, etc.) in quanto misure temporanee, proporzionate ed adeguate a contrastare l’emergenza sanitaria, terminata la quale dovrebbero immediatamente cessare anche le restrizioni e le misure assunte per farvi fronte.

Del resto tutti i provvedimenti normativi a base pandemica, ma proprio tutti, sono stati emessi in conseguenza “della dichiarazione dello stato di emergenza” con il dichiarato intento di “contenere la diffusione del virus”, tanto che tali presupposti e finalità ne hanno costituito la ratio giustificatrice oltre che soglia di ammissibilità, sicchè sarebbe giuridicamente abnorme mantenere misure incidenti così gravemente sulla vita delle persone e sui loro diritti naturali una volta venuti meno i presupposti su cui si basava la loro introduzione.

Di fronte a una sanzione, quali strade possono percorrere i cittadini?

Se si manterranno, anche dopo la fine dello stato d’emergenza, alcune restrizioni, soprattutto quelle più odiose e divisive per la società (green pass e obblighi vaccinali generalizzati), noi di Avvocati Liberi – ma mi auguro facciano lo stesso tutti gli avvocati italiani che abbiano ancora nell’animo un elevato livello di senso democratico, di giustizia e la solidarietà sociale – impugneremo e contesteremo in ogni sede – giudiziaria e non – la persistenza di misure costituzionalmente aberranti, ingiuste, giuridicamente illecite e socialmente odiose, oltre che dannose per la ripartenza economica del paese.

Anche i cittadini però sono chiamati alla loro parte, e non solo i “consumatori” delle attività o dei servizi, ma anche gli esercenti e i datori di lavoro, che devono tornare a rispettare la legge fondamentale, i diritti altrui e gli interessi di produttività delle proprie aziende, con la consapevolezza che le sanzioni eventualmente irrogate per violazioni di norme illegittime dovranno essere fatte oggetto di impugnazione per farle annullare in giudizio.

Abbiamo già moltissimi precedenti di annullamenti delle sanzioni, per lo più multe, comminate per violazioni sulla disciplina delle mascherine, del distanziamento, del coprifuoco, etc, e la gran parte di quelle impugnate (in particolare dalla metà del 2021) sono state archiviate dai Prefetti e, quand’anche confermate in prima battuta, demolite dai giudici di pace.

Ultimamente registriamo anche un profluvio di sentenze, provenienti da ogni tipo di giurisdizione (amministrativa; civile; penale), che hanno accertato l’illegittimità delle sanzioni di sospensione dal lavoro e dalla retribuzione dei lavoratori, o che hanno sollevato questioni di costituzionalità degli obblighi vaccinali.

Inoltre sono state emesse pronunce che hanno dichiarato l’illegittimità dello stato di emergenza e delle misure restrittive, quindi non ci vuole molto a comprendere che non si tratta di opinioni personali o di visioni ideologiche, quanto di statuizioni di Tribunali italiani. Ora non resta che prendere consapevolezza di ciò, di rendere esecutive le sentenze e trasportarne i principi nella coscienza sociale la quale, quando avrà compreso l’illegittimità giuridica di tali misure, non potrà fare altro che ignorarle e considerarle tanquam non esset.

Il vero snodo da superare consiste nella scissione dell’analisi giuridica di uno strumento con l’utilizzo che se ne fa, perché ogni discussione su questi temi è macchiata dal pregiudizio e dalla pretesa di accettazione incondizionata di una verità e di una giustizia trattata come “atto di fede”, in una presa di posizione su aspetti ideologici o politici che nulla hanno a che fare con la sanità o con il diritto.

06 Marzo 2022 – Redazione

Ai lavoratori pubblici sospesi dal servizio perché non in regola con l’obbligo vaccinale spetta comunque la metà della retribuzione. Lo sottolinea il TAR del Lazio, con l’ordinanza 1234/22 depositata in seguito al ricorso avviato da un dipendente del Ministero della Giustizia. Il TAR si è espresso in merito alla sospensione dal servizio e dallo stipendio fino all’avvio o al completamento del ciclo vaccinale primario, o della somministrazione della dose di richiamo.

Ecco cosa dice la sentenza

L’ordinanza del TAR impone adesso al Ministero di elargire la metà della retribuzione al personale sospeso in attesa dell’udienza pubblica di merito della Consulta prevista per il prossimo 6 maggio, durante la quale sarà discussa la costituzionalità della norma che ha introdotto l’obbligo vaccinale.

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Considerato che il ricorso richiede approfondimento di merito, in relazione ai profili di doveroso bilanciamento di valori costituzionali, tra la tutela della salute come interesse collettivo – cui è funzionalizzato l’obbligo vaccinale – e l’assicurazione di un sostegno economico vitale – idoneo a sopperire alle esigenze essenziali di vita, nel caso di sospensione dell’attività di servizio per mancata sottoposizione alla somministrazione delle dosi e successivi richiami, c.d. booster – tenuto conto che la sospensione è dichiaratamente di natura non disciplinare e implica la privazione integrale del trattamento retributivo. Ritenuto, pertanto, di accogliere l’istanza cautelare, nel senso che al ricorrente sia corrisposto un assegno alimentare pari alla metà del trattamento retributivo di attività.

Sindacati all’attacco

L’ANIEF ribadisce l’impegno a chiedere il medesimo pagamento della metà dello stipendio, in attesa della decisione della Consulta, accogliendo le richieste di tutto il personale sospeso che ha aderito ai ricorsi al TAR o che vorrà aderire ai ricorsi al Presidente della Repubblica entro il 15 marzo. Sarebbero ancora in 8mila, infatti, i docenti, amministrativi ed educatori che risultano sospesi.

Contrasto fra giudici

Non è la prima volta che si trova discrepanza di vedute tra i giudici amministrativi. Nei mesi scorsi, infatti, hanno sempre confermato la legittimità della sospensione di medici, infermieri e professori contrari al vaccino. Poi, circa due settimane fa, il Tar Lazio, con il decreto 919/22, ha detto stop alla sospensione di oltre venti militari, accogliendo il ricorso contro i provvedimenti dei rispettivi comandi che li avevano momentaneamente estromessi per non aver adempiuto l’obbligo di vaccinazione. Diverso è invece il discorso del giudice del lavoro sui rapporti coi datori privati: è legittimo sospendere il dipendente non vaccinato, stabilisce ad esempio l’ordinanza 2467/21 del tribunale civile di Modena, perché la perdita dello stipendio non è di per sé «irreparabile» ma è un danno risarcibile ex post come tutte le lesioni dei diritti che derivano da rapporti obbligatori.

06 Marzo 2022 – Redazione

IN QUESTO FINE SETTIMANA, NEL NOSTRO PAESE ED ANCHE IN MOLTE PIAZZE EUROPEE, NON SONO MANCATE NUMEROSE MANIFESTAZIONI, COSIDETTE PACIFISTE, DAL SAPORE TUTTO IPOCRITA E VOMITEVOLE DOVE, NON PERSONE MA PECORE E PECORONI, HANNO SFILATO CON LE BANDIERE DELLA PACE E ANCHE DEI SINDACATI, PER GRIDARE CONTRO UNA GUERRA DI CUI NON SANNO NIENTE, DI CUI NON SI SONO ACCORTI IN QUESTI ULTIMI 8 ANNI, URLANDO, GRIDANDO E RECLAMANDO, COME DEI FORSENNATI, LA PACE. TRA LA FOLLA ABBIAMO INDIVIDUATO ANCHE I POLITICI, AL FIANCO DI QUEL POPOLO COGLIONE CHE NON SI È RESO ANCORA CONTO CHE LA GURRA E’ FOMENTATA PROPRIO DA LORO, UOMINI DI POTERE! NOI, GENTE COMUNE, SOPRATUTTO DOPO LE SOFFERENZE E LE COERCIZIONI SUBITE IN QUESTI ULTIMI DUE ANNI, AVREMMO DOVUTO GIA’ CAPIRE TUTTO, OLTRE AL FATTO CHE, VANTANDOCI AD OGNI PIE’ SOSPINTO DI AVER RAGGIUNTO MASSIMI LIVELLI D’ISTRUZIONE, AVREMMO DOVUTO IMPARARE A NON FARCI INFINOCCHIARE DA QUESTI QUATTRO BARBAGIANNI. MA NON E’ COSI! I TITOLI DI STUDIO BEN SIGLATI DALLA CHINA SU PREZIOSE PERGAMENE, SVENTOLANO INSIEME ALLE BANDIERE ARCOBALENO, CON UN VALORE PIU’ EFFIMERO CHE CONCRETO E REALE! IN PIAZZA NON DOVREMMO SCENDERE PER MANIFESTARE CONTRO UN POPOLO PIUTTOSTO CHE UN ALTRO, MA DECISAMENTE CONTRO I NOSTRI GOVERNANTI, I POTENTI DELLA TERRA CHE SCATENANO I CONFLITTI! SONO LORO CHE, PERIODICAMENTE, FANNO SCOPPIARE L’INFERNO SULLA TERRA PER AFFAMARE I POPOLI! RUSSIA E UCRAINA SONO LE VITTIME DI UOMINI MALEFICI CHE STANNO BEN PIU IN ALTO DEL SINGOLI CAPI DI STATO! QUESTI ULTIMI, SONO SOLO PEDINE AL SERVIZIO DEL NUOVO ORDINE MONDIALE! NON PARTEGGIATE PER ZELENSKY PIUTTOSTO CHE PER PUTIN! ANDIAMO CONTRO I VERI MANDANTI, STUDIAMO E INFORMIAMOCI SU TESTI E FONTI GIUSTE! SOLO UN PENSIERO LIBERO, CHE VADA OLTRE IL MALDESTRO REVISIONISMO STORICO, PUO’ CRESCERE VERI UOMINI E DONNE, E NON MAMMALUCCHI ERUDITI DA 4 NOZIONI SCOLASTICHE E UNIVERSITARIE DI REGIME! LA CULTURA E’ ALTRA COSA! E NELLE PIAZZE SI DOVREBBE URLARE SOLO SE CONSAPEVOLI DI CIO’ CHE SAPPIAMO E STIAMO FACENDO, NON SEGUENDO LA CORRENTE DI CHI CI VUOL FAR VEDERE LUCCIOLE PER LANTERNE! IN GUERRA COME NELLA VITA NON ESISTONO SOLO BIANCO E IL NERO, MA ANCHE QUELLE SFUMATURE DI COLORE, CHE SPESSO FANNO LA DIFFERENZA! E PER INDIVIDUARLE OCCORRONO ATTENZIONE E ACCORTEZZA! MEDITIAMO!

Marzia MC Chiocchi

LA NOTIZIA ⤵️– FONTE: R2020

25,8 miliardi di euro di spesa militare. 8,3 miliardi di euro per i nuovi armamenti. È un record per il nostro Paese. Cifre mostruose in sé, e ancora più vergognose se si considera il momento storico in cui versa il popolo italiano.

«Ci dobbiamo dotare di una difesa molto più significativa e bisognerà spendere molto di più di quanto fatto finora». Aveva dichiarato Mario Draghi il 29 settembre scorso. Detto fatto. Oggi, secondo i dati riportati dall’Osservatorio Mil€x, «Il Bilancio del Ministero della Difesa per il 2022 sfiora i 26 miliardi di euro con un aumento di 1,35 miliardi, a cui vanno poi aggiunti gli stanziamenti di altri ministeri». Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, mai come in questi anni si è dato da fare per far approvare dal Parlamento un numero senza precedenti di programmi di riarmo. Nel solo 2021 parliamo di un valore di ben 15 miliardi di euro e un onere complessivo di oltre 30 miliardi di euro.

C’è di tutto: F35, caccia Tempest, eurodroni classe Male,  aerei Gulfstream per la guerra elettronica, batterie missilistiche antiaeree per missili Aster, blindati Lince, cacciatorpedinieri lanciamissili classe Orizzonte (prodotti da Fincantieri), navi supporto per le operazioni subacquee… E si potrebbe andare avanti così ancora per molto.

Un giro di soldi e di sangue mai visto. Portato avanti sulle spalle dei cittadini, dai soliti (poco) noti.

Proprio in questi giorni trapela infatti l’ennesimo scandalo. Massimo D’Alema, già Ministro degli esteri e vicepresidente del Consiglio del governo Prodi e presidente del Consiglio dal ’98 al 2000 (quando, con Sergio MattarellaVicepresidente del Consiglio con delega ai Servizi di Sicurezza, in aperta violazione della Costituzione e senza alcun mandato dell’ONU, aveva scaricato sulla Jugoslavia più bombe di quante mai sganciate su una nazione europea dopo la Seconda Guerra Mondiale), sarebbe oggi al centro di un affare miliardario inerente una commessa offerta al governo colombiano di navi, sommergibili e aerei da guerra prodotti dalle aziende di Stato italiane. In particolare da Leonardo, l’ex Finmeccanica presieduta dall’ex banchiere di area Ulivo Alessandro Profumo, tra l’altro indagata per frodi elettorali internazionali e nazionali. Lo stesso che – guarda caso – partecipò alla cena da mille euro a coperto per finanziare la fondazione di D’Alema. Era il 2015, e la cena andò molto bene.

Da quanto riportato dal giornale La Verità, a metà febbraio l’ambasciatrice colombiana a Roma ha chiamato il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè per comunicargli di aver ricevuto una chiamata da D’Alema (oggi santo protettore di Speranza) che si offriva come mediatore della fornitura per incarico di Leonardo. Alla richiesta di spiegazioni di Mulè, Leonardo nega tutto. Il problema è che l’ex premier, in barba alla legge 185 che vieta l’utilizzo di mediatori nelle forniture di armi e nonostante una trattativa ufficiale già in corso, quell’incarico dalla azienda del suo amico Profumo l’ha ricevuto davvero. Leonardo ha infatti dato mandato allo studio di Miami “Robert Allen Law”, società che in realtà è di copertura di D’Alema.

Insomma, se la cantano e se la suonano, da decenni, e oggi – Con il fumo negli occhi della pandemia, progettata come una vera e propria operazione militare, l’annebbiamento delle menti, lo scontro sociale sempre più acceso, la crisi economica, che avanza imperterrita e le sirene di una nuova emergenza, già annunciata – ancora di più.

In Italia si sta consumando una guerra tragica: è quella di chi ci governa, contro il suo popolo. Le macerie, i morti e i danni, che ora si stanno iniziando a vedere presto saranno talmente evidenti da non poterli più nascondere sotto un tappeto di qualche studio televisivo. La Resistenza è da fare qui e ora, contro questi mostri, che di umano non hanno nulla.   

IN CHIUSURA, POSTIAMO UNA FAMOSA POESIA DI TRILUSSA SULLA GUERRA, SCRITTA 108 ANNI FA E MUSICATA NEGLI ANNI SETTANTA DA CLAUDIO BAGLIONI ⤵️

Trilussa

LA NINNA NANNA DELLA GUERRA

Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d’un impero
mezzo giallo e mezzo nero.

Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
.

Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.

Chè quer covo d’assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.

Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.

So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.

E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!

Trilussa

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia  Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

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05 Marzo 2022

Melinda Gates ha criticato il suo ex marito Bill per la sua controversa amicizia con il finanziere pedofilo deceduto, Jeffrey Epstein – accusato dall’ex signora Gates di averle dato “incubi”.

Parlando con CBS Mornings nella sua prima intervista dal suo divorzio dal co-fondatore di Microsoft, Melinda ha detto di aver insistito per incontrare Epstein nel 2011 – quando il suo allora marito era in giro con il pedofilo condannato.

Non mi piaceva che avesse incontri con Jeffrey Epstein. Gliel’ho detto chiaramente. Ho anche incontrato Jeffrey Epstein esattamente una volta. Volevo vedere chi fosse quest’uomo e me ne sono pentita dal momento in cuiho varcato la porta”, ha detto, aggiungendo “Era ripugnante, il male personificato. Ho avuto incubi su di lui in seguito. Ecco perché il mio cuore va in pezzi per queste giovani donne. È così che mi sono sentita, e sono una donna anziana. Era orribile”.

https://youtu.be/CTy7P9iEMbg

French-Gates ha detto alla conduttrice Gayle King che Bill dovrà rispondere delle molte volte che ha incontrato Epstein – e ha raccontato che è stato uno dei motivi del divorzio.

“Non è stata una cosa, sono state molte cose [che hanno portato al divorzio]. Tutte le domande senza risposta su quale fosse il vero rapporto di Bill con lui … di questo Bill dovrà rispondere. Ho detto molto chiaramente come mi sentivo nei suoi confronti”.

Come osserva il Daily Mail, Melinda ha inoltre rivelato come:

  • Bill ha continuato a incontrare il pedofilo nonostante le sue proteste: “Ho reso molto chiaro come mi sentivo nei suoi confronti”
  • Bill in precedenza ha detto che era stato un “enorme errore” incontrare Epstein più volte
  • La coppia è stata fotografata insieme a casa di Epstein a Manhattan nel 2011, dopo che era stato condannato per adescamento di prostitute minorenni
  • Melinda ha anche svelato su come sentiva che la fiducia nel suo matrimonio fosse stata rotta dalla relazione di Bill con una dipendente
  • La coppia è stata sposata per 27 anni prima di annunciare la loro separazione nel maggio dello scorso anno.
  • Ha rivelato che adesso non sono “amici” ma hanno un rapporto “amichevole” e ha detto: “Gli auguro ogni bene”

Ha anche rivelato che Bill aveva più relazioni.

Queste sono domande a cui Bill deve rispondere“, ha detto quando le è stato chiesto dei rapporti secondo cui abbia mentito in molte occasioni, nonostante in precedenza avesse riconosciuto solo una relazione.

“Credo nel perdono. Ho dato ogni singolo pezzo di me stessa a questo matrimonio. Mi sono impegnata dal giorno in cui ci siamo fidanzati al giorno in cui ne sono uscita”.

La 57enne, che ha scioccato il mondo quando lei e Bill hanno annunciato nel maggio 2021 che stavano ponendo fine al loro matrimonio di 27 anni, in precedenza ha raccontato come ha sopportato momenti emotivamente difficili con il miliardario.

Il divorzio della coppia è stato finalizzato privatamente a Washington – dove ha sede la loro Gates Foundation – ad agosto.

I termini non sono mai stati resi pubblici, ma Bill valeva circa $ 152 miliardi all’epoca, cedendo a Melinda un accordo del 50% di $ 76 miliardi. Ciò non include il vasto portafoglio immobiliare della coppia che comprende case a New York, Washington e California. 

In una dichiarazione Bill Gates ha dichiarato: “Sarò sempre dispiaciuto per il dolore che ho causato a Melinda e alla nostra famiglia. Ammiro Melinda e tutto ciò che fa per migliorare la vita delle donne e delle ragazze di tutto il mondo, e sono grato per il lavoro che continuiamo a fare insieme nella nostra fondazione”.

FONTE: ⤵️

https://www.zerohedge.com/political/melinda-gates-trashes-bill-says-jeffrey-epstein-gave-her-nightmares

05 Febbraio 2022 – Fonte: Giorgio Gandola (La Verita’)

L’ex presidente Rai Marcello Foa: «Al fronte si passa da una notizia emotiva all’altra, scatta la catena mediatica e addio alla verità. Qui per la stampa la priorità non è accertare i fatti, ma ingaggiare crociate per le cause supreme».

È dura quando hai lo «spin» nel fianco. E quando ti devi districare fra bombardamenti rubati ai videogame, quando gli eroici marinai ucraini morti sull’isola dei Serpenti in realtà sono vivi. Epica bellica o balle spaziali? Meglio chiederlo a un esperto come Marcello Foa, ex presidente Rai, da anni studioso del fenomeno e autore di un saggio che spiega tutto dal titolo: Gli stregoni della notizia, come si fabbrica informazione al servizio dei governi. Quindi di Vladimir Putin, dell’assediato Volodia Zelensky, dell’Occidente mai estraneo a queste pratiche poco allegre. Nel frattempo la verità è un optional, anzi un algoritmo.

Partiamo dall’esplosione nella centrale nucleare di Zaporizhzhia. Follia russa, attentato ucraino o fake news?
«Se una persona si astrae da considerazioni di parte, la verità non la può sapere adesso. È il classico tentativo di inquinare le acque per far sì che la responsabilità ricada sul nemico. Una volta c’erano gli inviati di guerra che verificavano di persona, oggi la velocità dell’informazione digitale rende difficile ogni approfondimento. Si passa da una notizia emotiva all’altra».

Ieri Putin ha imposto una censura durissima e la Bbc ha ritirato i giornalisti da Mosca.
«È la misura drastica di un regime illiberale. La censura in tempi di guerra è la norma, ma termini così impositivi – 15 anni di carcere per presunte fake news – sono per noi impressionanti. Tutto questo non fa che confermare quanto sia importante la battaglia dell’informazione».

Questa guerra è un manuale di condizionamento psicologico.
«L’altro ieri Putin ha tenuto un Consiglio di guerra in diretta tv e ha detto: in Ucraina sono presenti mercenari stranieri che usano i civili come scudi umani per impedire loro di lasciare le zone di operazione. Un’affermazione forte, ma è vera oppure no? Di sicuro è ben studiata. Nell’opinione pubblica russa che vede rappresentata così la realtà, cresce l’indignazione a sostegno dei “fratelli ucraini oppressi”. E se ci sono vittime civili, la colpa è dei mercenari».

Gli ucraini rispondono colpo su colpo.
«Qualche giorno fa è stata diffusa la notizia che un commando ceceno è stato sgominato nel tentativo di uccidere Zelenski; l’attentato sarebbe fallito grazie ai servizi segreti russi che hanno fatto una soffiata agli ucraini. Notizia vera, parzialmente inventata, falsa? Nessuno può saperlo. Ma l’effetto mediatico è sicuro perché dire che i servizi russi hanno allertato gli ucraini è un modo per seminare zizzania fra gli occupanti e far sapere agli ucraini che i russi non sono compatti».

Morale di tuo questo?
«La guerra è un susseguirsi di episodi che hanno come obiettivo il condizionamento psicologico del pubblico per esaltare e motivare la tua parte, screditare e demotivare i nemici. E infine disorientarli perché prendano decisioni sbagliate. Le informazioni che passano sono di tre livelli: quelle dei russi per i cittadini russi, quelle degli ucraini per gli ucraini e quelle dei due contendenti per il mondo. Una macchina infernale dove la disinformazione professionale è la norma. Per esempio i giornali russi hanno avuto la disposizione di non parlare mai di guerra ma di operazione speciale».

In Italia si demonizza perfino Fëdor Dostoevskij.
«È una caratteristica negativa dell’informazione moderna. La grande stampa, nella migliore accezione del termine, dovrebbe aiutare a capire i fatti e invece tende a instaurare un “frame” su cause supreme. Chi non è allineato viene additato come eretico. Questo approccio è sbagliato e pericoloso per la democrazia ma accade ogni sera. Finisce per contare la cornice valoriale e non quella analitica; l’importante è definire cosa è bene e cosa è male. Così si crede ideologicamente al bianco o al nero senza considerare le sfumature. E questo esaspera la polarizzazione».

Come avviene la manipolazione emotiva?
«Associando la cornice valoriale a una forte emozione subliminale. Con il Covid era la paura della peste, con la guerra è la paura atomica, associata a un sentimento di ingiustizia nei confronti del popolo ucraino e la conseguente demonizzazione del nemico russo. Ovviamente la stessa cosa, opposta, accade sul fronte russo».

Così non rischiamo di svuotare la democrazia?
«Il paradosso è questo. Noi occidentali ci battiamo per la libertà di opinione ma quando adottiamo in modo acritico questa formula entriamo in contraddizione con noi stessi perché deprimiamo quei valori per i quali ci battiamo».

E arriva anche la lista di proscrizione dei presunti putiniani stilata da Gianni Riotta.
«Un atteggiamento inaccettabile che colpisce a 360 gradi intellettuali e giornalisti con diverse sensibilità politiche. Con un effetto ultimo: chi ha opinioni diverse dal mainstream, o è molto coraggioso oppure ci penserà quattro volte prima di esprimerle. È la character assassination, ricorda il clima di intolleranza degli anni Settanta. È illuminante il caso di Barbara Spinelli, intellettuale di sinistra e figlia di Altiero, uno dei padri fondatori dell’Europa; è uscita dal seminato ed è diventata immediatamente un’impresentabile».

Si assiste a un festival di fake news belliche trae da film o da videogiochi.
«Sono all’opera i guerrieri dei social, disinformatori professionali che presidiano i network. Il fenomeno è parte integrante delle guerre asimmetriche e i Paesi più esposti sono anche i più attivi. Quando scoppia una guerra questi guerrieri digitali creano immagini false, verosimili o decontestualizzate che condizionano fortemente l’opinione pubblica».

L’esempio più clamoroso?
«Ventidue milioni di persone hanno visto il jet russo abbattuto dagli ucraini, salvo poi sapere che si trattava dell’immagine dell’Associated press di un aereo distrutto in volo in Libia dieci anni fa. Nella concitazione distinguere il vero dal falso è difficile anche nelle redazioni più strutturate; basta che un media rilanci la bufala e parte la catena. È l’effetto ridondanza».

La narrazione crea figure mitologiche e fasulle.
«Ricorda Amina in Siria, la blogger dissidente che emozionò il mondo? Mai esistita. A scrivere il diario era un americano che studiava a Edimburgo. Era un falso artistico, ci sono cascati tutti. Nessuna novità, oggi è il caso di Bondarenko e della Kerimova, sedicenti giornalisti ucraini che sostengono su Facebook le ragioni della Russia: profili con belle foto, ma non esistono. Una tecnica di disinformazione classica».

Fra scoop falsi e censure, alla fine a cosa dobbiamo credere?
«A una battuta di Groucho Marx. Il segreto del successo è la sincerità, se riesci a fingerla ce l’hai fatta».

03 Febbraio 2022 – Redazione

BOLOGNA. La Bologna Children’s Book Fair-Bcbf, insieme alle sue iniziative collegate, “condanna la guerra dichiarata dalla Russia nei confronti dell’Ucraina” e “sospende ogni collaborazione con le organizzazioni ufficiali russe per la partecipazione alla prossima edizione della Fiera con effetto immediato”. Lo comunica in una nota la Bcbf. Lo scrive https://bologna.repubblica.it

Banditi i libri russi

Bologna Children’s Book Fair, BolognaBookPlus e Bologna Licensing Trade Fair “hanno sempre sostenuto, e continuano a sostenere, la Ukrainian Publisher’s Association e promuoveranno gli editori, i libri, gli illustratori e gli autori ucraini anche quest’anno, benché purtroppo assenti. I libri sono da sempre ponti tra le culture e mai come oggi l’industria editoriale, per bambini, ragazzi e per tutti i lettori, è di fondamentale importanza per costruire la pace” viene sottolineato nella nota.

L’Associazione Italiana Editori-Aie sostiene con forza la decisione della Bologna Children’s Book Fair di sospendere ogni collaborazione con le organizzazioni ufficiali russe per la partecipazione alla prossima edizione della Fiera. “È una decisione dolorosa ma doverosa – ha affermato il presidente Aie Ricardo Franco Levi – come gesto concreto di supporto alla cittadinanza ucraina e al mondo della cultura in particolare che oggi subisce l’aggressione militare russa”.

02 Febbraio 2022 – Redazione

Gli effetti collaterali della guerra in Ucraina si fanno sentire nella dorata Costa Smeralda. Dopo l’embargo Ue agli oligarchi russi che rientrano nella sfera d’influenze di Putin, i miliardari che hanno visto congelati i loro affari oltre cortina, iniziano a licenziare i lavoratori delle proprietà di lusso nel paradiso vip della Sardegna.

«Stamattina ho ricevuto decine di segnalazioni da lavoratori ai quali è stato comunicato che da lunedì non dovranno più recarsi al lavoro» racconta Mirko Idili, segretario territoriale della Cisl Gallura.
A ricevere il benservito dai finanzieri e industriali che sono proprietari di decine di ville e immobili della Costa Smeralda e di questo angolo di Sardegna, sono manutentori, giardinieri, addetti alla sicurezza, amministratori. E con i loro licenziamenti stanno arrivando anche disdette su disdette a numerose imprese edili locali impegnati in lavori di riqualificazione e manutenzione delle splendenti proprietà immobiliari dei magnati russi.

Un disastro per il turismo sardo

«La nostra è una realtà nella quale vi è una ingente presenza di capitali ed investimenti, sotto forma di sontuose ville e mega yacht che fanno capo a tante società riconducibili ad oligarchi, finanzieri e milionari russi», continua Idili. In Gallura, secondo l’Osservatorio Sardegna turismo, trascorrono le vacanze oltre 40 mila russi, per un totale di 220 mila presenze.

E IL CRETINO DEL MINISTRO DI MAIO CHE TRA L’ALTRO, E’ FIDANZATO CON UNA RAGAZZA SARDA, IERI E’ STATO CAPACE DI DIRE ⤵️

https://www.lapekoranera.it/2022/03/02/di-maio-con-le-sanzioni-stiamo-facendo-collassare-leconomia-russa/

A NOI SEMBRA CHE STIA ANDANDO SEMPRE PIU’ NEL BARATRO QUELLA ITALIANA

02 Febbraio 2022 – Redazione – Marzia MC Chiocchi

“PER QUANTO NON SI POSSA DIRE PUBBLICAMENTE IL FATTO E’ CHE L’EUROPA, PER NASCERE, HA BISOGNO DI UNA FORTE TENSIONE RUSSO/AMERICANA E NON DELLA DISTENSIONE. COSI COME PER CONSOLIDARSI, ESSA, AVRÀ BISOGNO DI UNA GUERRA CONTRO L’UNIONE SOVIETICA, DA SAPER FARE AL MOMENTO BUONO.

TRATTO DA: (DIARIO EUROPEO 1948-1969. DI ALTIERO SPINELLI )PAG. 175 ED. IL MULINO

QUESTA LA DICHIARAZIONE DI UNO DEI PADRI FONDATORI DELL’EUROPA CHE, DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE, VENNE FATTO PRIGIONIERO NELL’ISOLA DI VENTOTENE.
L’UOMO, PARTENDO DA UN SOGNO PACIFISTA CHE RESE NOTO AL MONDO SCRIVENDO IL FAMOSO “MANIFESTO” DURANTE LA RECLUSIONE, PASSO’ AL DISINCANTO, PREVEDENDO GIA’ DURANTE GLI ANNI DELLA GUERRA FREDDA (1947-1953), QUELLO CHE SAREBBE ACCADUTO TRA EST E OVEST NEI DECENNI A VENIRE E FINO AI NOSTRI GIORNI.( OGGI SCRIVIAMO USA-RUSSIA, MA AI TEMPI DI SPINELLI ERA USA E URSS).

NON AGGIUNGIAMO ULTERIORI E INUTILI SCONTATI COMMENTI, SU UNA GUERRA ECONOMICA E MONDIALISTA, GIÀ PROGETTATA E PROGRAMMATA DA TEMPO, E PORTATA A COMPIMENTO CON L’ELEZIONE DEL GUERRAFONDAIO DEMOCRATICO BIDEN, E DEL PRESIDENTE UCRAINO ZELENSKY (FIGURA ALQUANTO DISCUTIBILE PER ORIGINE E TRASCORSI.

MA PER I POTENTI DELLA TERRA IL DADO E’ TRATTO. IL TEMPO NON PROTEGGERA’ E PERDONERA’ I LORO ATTI. È QUESTIONE DI POCO

28 febbraio 2022 – Redazione Co.Te.L.I.

Il gigante farmaceutico Pfizer Inc. sta sponsorizzando programmi di formazione giornalistica utilizzati da Facebook per formare i suoi partner di “fact-checking” e censurare storie e post critici sui vaccini COVID-19.

L’International Center For Journalists (ICFJ) – a sua volta finanziato tra gli altri dalla Open Society Foundations – è partner di Meta, la società madre di Facebook, sulla sua iniziativa “Journalism Project”. A sua volta, Facebook si affida ai giornalisti finanziati e formati dall’ICFJ per “combattere la disinformazione” sulla sua piattaforma attraverso la sua controversa operazione di fact-checking.

Insieme, Facebook e l’ICFJ hanno finanziato agenzie di stampa con sede in AfricaAmerica Latina e Medio Oriente con particolare attenzione alla segnalazione di COVID-19.

Il partner di controllo dei fatti di Facebook ICFJ, tuttavia, riceve anche il sostegno finanziario di Pfizer, con la sua Arthur F. Burns Fellowship 2022 recentemente annunciata – dal nome di un ex presidente della Federal Reserve – elenca il gigante farmaceutico come uno degli sponsor del programma.

“Il programma più longevo dell’ICFJ, l’Arthur F. Burns Fellowship, offre ai giovani giornalisti statunitensi, tedeschi e canadesi di talento l’opportunità di vivere e lavorare nel paese dell’altro”, spiega un riassunto del programma. Il programma ha prodotto dozzine di studenti che “ora lavorano come corrispondenti stranieri in 20 paesi per noti organi di informazione, come The Washington Post, Reuters, CNN, ARD, Deutsche Welle e Süddeutsche Zeitung”, secondo l’ICFJ.

Il rapporto finanziario con Pfizer risale almeno al 2008, quando il centro ha collaborato con l’azienda farmaceutica in un “seminario di formazione sulla copertura giornalistica dei problemi di salute” in tutta l’America Latina.

“L’obiettivo del workshop è generare una maggiore consapevolezza sull’importanza della copertura dei problemi di salute nella regione e ricordare come i media possano diventare attori principali quando si tratta di informare ed educare il pubblico sui problemi di salute che influenzano direttamente la tua salute e la qualità della vita”, spiega un riassunto.

L’unico sponsor del workshop, che ha anche affrontato la segnalazione di “malattie cardiovascolari“, è stato Pfizer.

I legami finanziari dissotterrati tra Pfizer e l’operazione di fact-checking di Facebook seguono il gigante farmaceutico che ha ulteriori conflitti di interesse con le agenzie di stampa tra cui Reuters.

Source

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28 Febbraio 2022 – Redazione

Bye bye vaccino. A nulla stanno servendo le incivili e antidemocratiche ulteriori restrizioni del governo. Gli over 50, anche quelli non propriamente No vax, stanno disertando gli hub vaccinali. Il motore della campagna vaccinale si è inceppato nonostante l’obbligo introdotto dal governo Draghi. Come spiega Il Sole 24 Ore, “il mese di febbraio si chiude con un volume di immunizzazioni inferiore di un terzo (929mila). La discesa si riflette sulla categoria osservata speciale, quella degli over 50: tra il 28 gennaio e il 4 febbraio le persone in questa fascia d’età che si erano convinte alla vaccinazione erano state 167mila, ridotte ad appena 48.293 nell’ultimo report del governo (19-25 febbraio)”.

In percentuale si tratta di un crollo del 70%. “Se si prende in considerazione tutta la platea vaccinabile, le persone al di sopra dei 5 anni ancora senza alcuna dose di vaccino anti-Covid sono 4.847.910 (-191mila in una settimana). La fascia di età dove sono più numerosi i non vaccinati resta quella pediatrica: 1.615.397, pari al 44% del totale dei bambini tra i 5 e gli 11 anni. Fino al 15 giugno (quindi ben oltre la fine dello stato d’emergenza del 31 marzo), gli over 50 possono accedere ai luoghi di lavoro solo se in possesso del green pass rafforzato (la certificazione verde che si ottiene solo per vaccinazione o guarigione e non non include l’effettuazione di un test antigenico rapido o molecolare)”.

Alla vigilia dell’entrata in vigore dell’obbligo vaccinale per chi ha compiuto 50 anni (scattato il 1° febbraio) erano 1,684 milioni le persone che non avevano iniziato il percorso del vaccino anti-Covid. Un percorso lungo e tortuoso partito con due richiami, poi sono diventati tre e ora si parla già di un quarto in autunno. Una cosa mai vista prima. L’adesione dei “renitenti” ha rallentato: da 167.802 prime dosi settimanali, si è passati in sequenza a 111.836, poi a 73.951 e, infine, a 48.293 degli ultimi sette giorni.

Fonte: IlParagone