SENTENZA EPOCALE!!! Il Giudice del tribunale penale di Pisa ha stabilito che lo stato di emergenza, già durante il Governo Conte, era illegittimo e non poteva comunque essere rinnovato. E, in ogni caso, tutti i provvedimenti emessi per la gestione dell’emergenza COVID-19 sono illegittimi! Tutte le restrizioni devono essere tolte con la fine dell’emergenza!!! Sospesi e compressi i diritti fondamentali dell’uomo (artt. 13, 16, 17, 19, 34, 36, 41), il “nucleo duro” della Costituzione, che non sono revisionabili nemmeno con la Revisione della Costituzione!! I padri costituenti non accolsero la proposta di introdurre…!!
Lo spauracchio delle multe ai non vaccinati over 50 si sta rivelando un triste bluff. Finora, infatti, non è stata emessa – grazie al cielo – neanche una sanzione. Il meccanismo delle multe per gli over 50 che non si sono piegati all’antidemocratico obbligo vaccinale è ufficialmente partito il primo febbraio ma di fatto solo sulla carta. Come racconta Alessandra Ziniti su Repubblica (pensate, è Repubblica stessa a parlare di “bluff”), “le prime multe ‘una tantum’ da 100 euro arriveranno quando l’obbligo sarà già finito, oltre il 15 giugno. Anche perché si è messo di mezzo anche il garante della privacy che deve ancora valutare se è legittimo che gli elenchi di non vaccinati possano essere resi noti ad altri soggetti. Il classico paradosso all’italiana: prima si fa la legge e poi si valuta la sua applicabilità”.
Sono circa 1,4 milioni gli italiani che – all’ultimo report governativo – risultano ancora totalmente scoperti dalla vaccinazione e che dunque si aspettano di ricevere in automatico l’annunciata sanzione una tantum di 100 euro. “I sanzionabili però, a ruota, potrebbero essere di più visto che l’obbligo per gli over 50 scatta anche per la seconda e terza dose che vanno fatte entro i tempi previsti, quelli cioè certificati dalla scadenza del Green Pass. Ma dall’Agenzia delle entrate per la riscossione, deputata a far partire le sanzioni, nulla si è mosso. Semplicemente perché nessuno ha comunicato loro chi sono i cittadini da multare”.
L’Agenzia è infatti solo l’ultimo anello di una lunga e tortuosa catena burocratica. “Le multe per chi non si vaccina – ben lontano da fare ulteriore pungolo – restano solo sulla carta”. E perché? Per capirlo è necessario spiegare come dovrebbe funzionare il meccanismo: “Tutto parte dal Sistema tessera sanitaria dove vengono registrate le vaccinazioni dei cittadini. Tocca alla Sogei, società informatica a cui il ministero dell’Economia ha affidato la gestione, incrociare i dati con i codici fiscali dei cittadini e inviare al ministero della Salute l’elenco degli over 50 che non risultano in regola con le vaccinazioni. Dal ministero della Salute l’elenco dovrebbe essere girato all’Agenzia delle entrate”. Ma Sogei e garante della privacy stanno ancora seduti attorno a un tavolo a capire se sia possibile far circolare questo tipo di informazioni.
Dunque l’elenco degli over 50 non vaccinati per il momento non esiste. “Se e quando sarà trovata la quadra sul punto, neanche la trasmissione dei nominativi all’Agenzia delle entrate basterà a far scattare la sanzione. Si comincia infatti con l’avvertimento. Chi riceve l’avvertimento ha tempo 10 giorni per documentare alla Asl di riferimento eventuali giustificazioni. Altri 10 giorni passano perché dalla Asl la verifica sullo stato del cittadino non vaccinato torni al ministero della Salute. Da dove, come un gioco dell’oca, ripartiranno verso l’Agenzia delle entrate gli elenchi delle persone effettivamente sanzionabili. A questo punto la multa segue lo stesso iter e gli stessi tempi di una contravvenzione stradale. dunque notifica entro 180 giorni. A cui possono aggiungersi i tempi di un eventuale ricorso. Dunque, bene che vada siamo all’autunno se non addirittura all’inverno quando – si presume – l’obbligo vaccinale per gli over 50 sarà già alle spalle da un pezzo”.
Il fascicolo ipotizza il reato di omicidio colposo. Cantone: Trinca «risultava, da altre indagini, destinatario di esenzione da vaccino»
La Procura della Repubblica di Perugia ha aperto un fascicolo sulla morte del biologo no vax Franco Trinca, recentemente deceduto all’ospedale di Città di Castello dopo alcuni giorni di ricovero. Il fascicolo ipotizza il reato di omicidio colposo. Eseguita a Roma l’autopsia, esame irripetibile che ha l’obiettivo, come spiega il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, di accertare con esattezza le cause del decesso di Trinca, tra i fondatori del movimento «Uniti per la libera scelta» che riunisce diverse associazioni contrarie al vaccino anti covid. Trinca «risultava, da altre indagini, destinatario di esenzione da vaccino».
«L’accertamento si è reso necessario per comprendere se le situazioni che avevano giustificato l’esenzione fossero effettive e, in caso contrario, se il decesso, eventualmente riconducibile al Covid, potesse essere riconducibile all’omessa somministrazione», conclude il procuratore Cantone. Nel frattempo, i carabinieri del Nas di Perugia hanno acquisito la cartella del biologo deceduto lo scorso 4 febbraio.
Dopo il voto favorevole del Senato di sei giorni fa, arriva così la definitiva conversione in legge con l’attesa approvazione della Camera. In quedto contesto hanno protestat dei deputati di “Alternativa C’è”, ex grillini, che hanno esposto dei cartelli con la scritta “Draghi contro lavoro e salute”.
Nel testo sono presenti tutte le regole già in vigore, a cui si aggiungono solamente due modifiche arrivate al Senato, nonostante il parere contrario del governo. La prima è la cancellazione dell’obbligo di Green pass rafforzato (che si ottiene con la vaccinazione o la guarigione) per i trasferimenti da e per le isole. Per accedere ai mezzi di collegamento per Sicilia, Sardegna ed isole minori, quindi, basta il Green pass base (che si ottiene anche con un tampone negativo). La seconda è l’ok allo svolgimento, in zona bianca, delle feste popolari e delle manifestazioni culturali all’aperto (anche in modalità itinerante e in forma dinamica).
Semaforo verde, anche per l’ordine del giorno di Manfredi Potenti, deputato della Lega. L’odg impegna il governo a valutare lo stato della curva pandemica per eliminare l’obbligo di Green pass rafforzato per gli studenti over 12 che utilizzano i mezzi pubblici. «Ci sono le condizioni sanitarie – spiega Potenti- per dare una risposta immediata alle esigenze dei nostri ragazzi che sono in possesso di Green pass base. Attualmente il quadro complessivo della situazione epidemiologica è infatti in miglioramento in tutto il Paese, non è accettabile mantenere provvedimenti limitanti che vanno a svantaggio al diritto allo studio».
Insieme a questo è stato approvato, inoltre, l’ordine del giorno della deputata di Coraggio Italia Manuela Gagliardi, che impegna l’esecutivo a valutare modifiche alle restrizioni in ingresso in Italia ai turisti provenienti dall’Unione Europea.
Gli avevano cancellato il profilo social per un link relativo al Covid19 che era stato considerato da Facebook lesivo del regolamento, il collegamento postato avrebbe infatti sminuito la pericolosità della pandemia con dati non reali. Il ricorso presentato da Emanuele Compagno, 41 anni, avvocato veneziano, tuttavia, ha fatto tornare indietro sui suoi passi il colosso dei social media, vincendo la causa. «Il mio assistito, un cittadino di Camponogara, dall’oggi al domani ha visto improvvisamente sparire il suo profilo che aveva da 14 anni – dice Compagno- aveva anche scritto a Facebook per chiedere la ragione di questa scelta ma non ha mai ricevuto risposta. Ha deciso così di seguire le procedure ufficiali e si è rivolto a me».
La strategia difensiva
In un primo momento la procedura di contestazione aveva avuto una battuta d’arresto perché il giudice aveva rigettato l’istanza. «Abbiamo impugnato l’esito di fronte al collegio e abbiamo ottenuto giustizia – continua Compagno – non è stato facile. Noi eravamo “disarmati”, ci avevano chiuso il profilo, quindi non avevamo accesso ai post incriminati. E poi si tratta di un colosso internazionale, con una copertura legale importante». A segnare il discrimine per la «vittoria» sarebbe stata anche l’attribuzione di competenza al tribunale italiano. «Secondo i legali di Facebook sarebbe stato necessario spostarsi in Irlanda – continua Compagno – perché è lì che vengono risolti i contenziosi che riguardano professionisti della comunicazione online. Il mio assistito tuttavia è certamente un consumatore ma non un professionista. Gestisce qualche social per gli amici ma ha un altro lavoro. È rimasto quindi di competenza del tribunale italiano. Quello che abbiamo sostenuto è che se anche ci fosse stata violazione – che noi contestiamo – la cancellazione del profilo non sarebbe stata certamente la strada. Abbiamo sostenuto di essere di fronte a un abuso del diritto che ledeva relazioni personali e il diritto di parola».
La mora
I giudici veneziani, Silvia Barison (giudice relatore), Silvia Franzoso e Carlo Azzolini hanno deliberato in favore di questa richiesta stabilendo contemporaneamente gli «astraints» e cioè una mora da pagare per il colosso dei social per ogni giorno in cui il profilo non tornerà online (100 euro al giorno). «Il provvedimento è stato notificato il 15 febbraio – continua Compagno – ora staremo a vedere».
Abolizione del Green Pass, c’è una data. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, l’orientamento del presidente del Consiglio Mario Draghi – sempre che non ci sia un nuovo peggioramento della situazione epidemiologica – è quello di togliere ogni tipo di restrizione a partire dal primo aprile, ovvero all’indomani della scadenza dello stato di emergenza, prevista per il 31 marzo (misura che non verrà rinnovata). Lo scenario europeo e internazionale va nella direzione di superare le misure anti-Covid e anche in Italia la pressione su Palazzo Chigi è fortissima.
Cosa dicono i partiti
La Lega, come ha spiegato lo stesso Matteo Salvini ad Affaritaliani.it, chiede che il Green Pass venga eliminato addirittura da subito. Anche Fratelli d’Italia è sulla stessa posizione. Nel Movimento 5 Stelle ci sono numerosi voci che puntano all’abolizione del certificato verde da subito, tanto che si parla di un ordine del giorno che comunque non è condiviso da Giuseppe Conte, che durante l’assemblea dei parlamentari pentastellati ha affermato: «Dire che siamo fuori dalla pandemia non è proprio corretto, stiamo transitando nella fase dell’endemia. È una prospettiva che ci conforta ma dobbiamo essere tutti d’accordo che non possiamo smantellare le misure di precauzione e protezione sin qui adottate» (Beppe Grillo però spinge per la fine delle restrizioni). Perfino nel Pd emergono voci di un superamento delle misure di contenimento, così come in Forza Italia. Resta il muro del ministro della Salute Roberto Speranza, che vorrebbe un allentamento graduale a partire dal primo aprile per poi arrivare all’abolizione all’inizio dell’estate.
Ma questa volta Speranza rischia di finire isolato. Anche perché l’Italia non può perdere i turisti stranieri e in particolare europei, soprattutto per il ponte di Pasqua (17-18 aprile). Il settore è stato tra i più colpiti da due anni di pandemia e si punta sul 2022 come anno della ripresa. L’ipotesi più probabile, al momento, è quella della fine del Green Pass, ovviamente anche sui luoghi di lavoro, dal primo aprile. L’obbligo dell’uso della mascherina, già caduto all’aperto da venerdì scorso, resterà in vigore solamente in caso di particolare affollamento in ambienti chiusi, come possono essere ad esempio le classi scolastiche o le discoteche. Resterà ovviamente l’invito a completare il ciclo vaccinale con la terza dose per chi ancora non ha fatto il booster, ma senza più penalizzazioni, scrive Affari Italiani.
La lotta al contante sta iniziando a mietere le prime vittime: all’orizzonte infatti ci sono pesanti rincari per i prelievi dagli sportelli Bancomat. Tra qualche settimana – spiega Qui Finanza – anche ritirare soldi dalla banca potrebbe costare di più: “È tutto nelle mani dell’Antitrust, che entro il 29 aprile dovrà pronunciarsi sul nuovo sistema di commissioni avanzato dalla società che gestisce i circuiti Bancomat e Pagobancomat. La Bancomat spa ha infatti proposto, in poche parole, di fare stabilire in autonomia ad ogni banca il prezzo delle commissioni sul prelievo di denaro contante dagli sportelli Atm istituti di cui non si è clienti. Secondo le nuove regole presentate dalla società, che fa capo ai maggiori istituti di credito, il prezzo delle operazioni dovrebbe arrivare fino a un massimo di 1,5 euro”.
L’Autorità garante ha avviato a dicembre 2020 un’istruttoria per verificare il rispetto dei principi di concorrenza e trasparenza del piano di Bancomat spa, modificato nel frattempo a luglio 2021, sul quale hanno acceso un faro anche le associazioni dei consumatori. “Come spiega Altroconsumo, ad oggi per prelevare contanti presso tutti gli sportelli automatici di tutte le banche aderenti al circuito Bancomat il cliente può pagare la commissione interbancaria che non supererà comunque la cifra di 0,49 euro. Si tratta di un contributo che l’istituto che ha emesso la carta, quello che viene definito ‘issuer’, paga alla banca proprietaria dello sportello automatico (definita invece ‘acquirer’) in cui viene effettuato il prelievo”.
Al momento l’ammontare della commissione è stabilito dal contratto firmato dal cliente, in una spesa di solito fissa e non proporzionale alla somma ritirata. Continua Qui Finanza: “In certi casi l’utente può avere a disposizione un certo numero di prelievi gratuiti. Se dovesse arrivare il via libera sulla proposta di Bancomat spa, la commissione interbancaria sparirà e per ritirare il denaro contante da una banca diversa dalla propria, il cliente potrebbe pagare una commissione non più decisa con la sottoscrizione del conto corrente, ma stabilita dall’istituto proprietario dello sportello automatico nella cui viene effettuata l’operazione”.
Le cifre? “Si tratta di di circa 150 milioni l’anno su un totale di 500 milioni di prelievi complessivi. Sarebbe complicato per l’utente capire quanto verrebbero a costare i prelievi nelle banche diverse dalla propria, a meno che non si vadano a controllare le condizioni applicate dai singoli istituti. Secondo l’associazione Altroconsumo sarebbero diverse le motivazioni, fatte presenti all’Antitrust, che renderebbero questo sistema svantaggioso sia per i clienti che per i piccoli istituti di credito”. Speriamo dunque che non vada in porto, dando un’altra mazzata ai cittadini.
Pesaro: gli era stato vietato di accedere ai tavoli del Centro diurno ‘Il Gabbiano’ per il pranzo Il suo avvocato ha presentato ricorso e ieri è arrivata l’ordinanza: “Provvedimento illegittimo”.
Gli avevano vietato di mangiare in mensa perché senzagreen pass. Ieri, l’ordinanza del giudice Davide Storti ha dichiarato illegittimo quel provvedimento e lo ha così riammesso a sedersi a tavola accanto ai suoi compagni.
È la vicenda che riguarda Antonio, un 30enne autistico, che frequenta la struttura “Il gabbiano” di Pesaro, gestita dalla cooperativa “Il Labirinto”. Il suo legale, l’avvocato Pia Perricci, ha fatto ricorso contro quell’esclusione e il giudice le ha dato ragione.
Tutto comincia il 27 novembre scorso, quando, sulla base di una direttiva dell’Asur, i gestori de “Il gabbiano” fanno presente ad Antonio e alla sua mamma, che non può più mangiare nella mensa del centro diurno perché non aveva il green pass.
“Il mio assistito – spiega il legale – non è stato vaccinato contro il Covid. I suoi genitori hanno paura che possa provocargli reazioni gravi. In più, vista la difficoltà di fargli i tamponi, la struttura aveva deciso di fare il test ai genitori ogni 15 giorni. In questo modo, Antonio mangiava in mensa con tutti gli altri. Fino a quando arriva la direttiva dell’Asur che lo lascia fuori”.Una decisione che “non ha un fondamento – continua – Quella del green pass per noi è una richiesta illegittima”.
Partono le prime carte bollate. “Faccio una diffida ad Area vasta e Labirinto, ma non succede nulla. Antonio continua a essere escluso dalla mensa”. Non resta che arrivare alla linea dura. “Presento ricorso – continua – e ieri il giudice Storti ci ha dato ragione. Nella sua ordinanza, ha detto chiaramente che sono illegittimi i provvedimenti che richiedono agli utenti dei centri socio sanitari il possesso del green pass per entrare nelle mense. Ha spiegato che hanno erroneamente applicato la normativa prevista per i dipendenti delle mense e dei servizi catering. Ma in questo caso non si tratta di lavoratori, ma di utenti, proprio come lo è Antonio e tutti quelli come lui”.
Da oggi quindi Antonio torna in mensa. “Sono contenta che finalmente si stiano riconoscendo i diritti alla persona – conclude Perricci – Lo stesso giudice parla di lesione di diritti. Non è intenzione della mia cliente né mia di chiedere risarcimento danni per il periodo in cui è stato allontanato. Penso però che questa decisione potrebbe applicarsi anche alle mense e biblioteche universitarie dove gli studenti per ora possono entrare solo col green pass. Aggiungo che questa decisione dimostra che non bisogna avere paura ad andare in tribunale perché c’è sempre qualche giudice disposto ad ascoltare”.
Cocaina a casa del senatore Cerno (Pd). Pusher nella sua abitazione per 4 volte. Si allarga a macchia d’olio l’inchiesta sul traffico internazionale di stupefacenti che coinvolge anche la sorella di Ornella Muti, la 71enne Claudia Rivelli. Nell’indagine compare anche un politico, seppur non indagato, si tratta del senatore del Pd Tommaso Cerno.
Senatore Cerno: non sapevo nulla
“Sapevo tutto di questa vicenda – spiega Cerno al Corriere della Sera – rispetto alla quale sono completamente estraneo e ho collaborato subito con i carabinieri. All’epoca ero fidanzato con un ragazzo che aveva dei problemi. Evidentemente quando non ero a casa ha ricevuto gli spacciatori presso la mia abitazione per farsi consegnare cocaina. Io non ne sapevo nulla, né ho mai avuto rapporti con nessuno di loro. Quando mi hanno avvisato, i carabinieri mi hanno anche detto di informarli se ci fossero stati problemi”. Una delle consegne di droga è stata del valore di 930 euro.
PENSA SENATORE CERNO, CHE NEPPURE L’ALLORA MINISTRO SCAJOLA NON SAPEVA CHI GLI AVESSE AFFITTATO LA CASA VISTA COLOSSEO AD UN PREZZO DI ENORME FAVORE! ADESSO, LEI VUOL RAPPRESENTARE LO STESSO TEATRINO? AH…..BEH….HA RAGIONE! SCAJOLA, ANDATO A PROCESSO VENNE ASSOLTO! E LEI SPERA IN QUESTO! CONFIDARE NELLA PARTE CORTOTTA DELLA MAGISTATURA! IN CHE MANI! MA FINIRA’, FINIRÀ!!!! ANCHE LA VOSTRA PACCHIA FINIRÀ!!!!!
MA LA COSA PIU’ INAUDITA E’ CHE VIENI INVITATO NELLE TRASMISSIONI POLITICHE A PARLARE DI GIUSTIZIA, VACCINI, PANDEMIA! MA I NOSTRI TEMPI TI VOLATILIZZERANNO FINO A FAR PERDERE LE TUE TRACCE! E, COME PRIMA COSA, SPERIAMO CHE TU SIA ALLONTANATO DA TUTTI I TALK, PERCHE NON SEI PIU’ DEGNO DI APRIRE QUELLA BOCCA E PONTIFICARE
Trentanove in totale – prosegue il Corriere – le persone arrestate nell’ottobre 2019, cinque già mandate a processo con rito immediato, a cui se ne sono aggiunte altre trenta sei giorni fa, dopo la chiusura delle indagini da parte della Procura. Come avveniva a casa di Tommaso Cerno, le consegne erano fatte a domicilio anche nel periodo di lockdown. La sostanza più richiesta era la cosiddetta «droga dello stupro», facilmente confondibile con altri liquidi cambiandone l’involucro.
“Tutti i partiti si stanno impegnandosi a far saltare il governo”. Il retroscena di Dagospia, velenoso, forse non va lontano dalla realtà. Il Consiglio dei ministri dà il via libera alla ricezione della Direttiva Bolkenstein sulle concessioni balneari, aprendo il settore alle gare pubbliche. Federbalneari ha già chiesto un tavolo per aprire una trattativa, Assobalneari parla già di valanga di ricorsi e unaclass action. La Lega, da sempre contraria alla Bolkenstein, per bocca del sottosegretario al Turismo Gian Marco Centinaio precisa: “Il testo approvato dal Cdm è migliorato rispetto alla proposta iniziale, grazie all’accoglimento di alcune nostre proposte. Ora siamo già al lavoro, anche con le associazioni del settore, per cambiare e migliorare il testo in Parlamento. L’auspicio è farlo insieme al resto del centrodestra: è prioritario tutelare lavoro, investimenti e sacrifici di imprenditori e lavoratori Balneari”. Parole che fanno infuriare il Pd: “Assistiamo ancora una volta a un’inammissibile doppiezza e inaffidabilità della Lega: prima i ministri leghisti approvano il testo in cdm e cinque minuti dopo Matteo Salvini lo rimette in discussione preannunciando presunte migliorie parlamentari”, attacca Antonio Misiani, responsabile Economia del Nazareno.
COS’È LA DIRETTIVA BOLKESTEIN
Approvata nel 2006 e recepita nel 2010, la direttiva Bolkestein, non smette di far discutere da molti anni. Tra i punti più contestati c’è l’obbligo di rimessa al bando per alcune concessioni pubbliche.
Detta anche ‘direttiva servizi’ ha l’obiettivo di eliminare gli ostacoli alla libertà di stabilimento dei prestatori negli Stati e alla libera circolazione dei servizi tra Stati nonché garantire ai destinatari e ai prestatori la certezza giuridica necessaria all’effettivo esercizio di queste due libertà.
La direttiva Bolkestein è un atto approvato dalla Commissione europea nel 2006 e recepito nell’ordinamento italiano dal governo Berlusconi, nel 2010. Prende il nome da Frits Bolkestein, allora commissario per la concorrenza e il mercato interno. L’obiettivo è favorire la libera circolazione dei servizi e l’abbattimento delle barriere tra i vari Paesi. Frits ha voluto che qualsiasi cittadino appartenente all’Ue possa proporre all’interno dell’Unione Europea la propria attività. La direttiva Bolkestein promuove infine la tutela dei consumatori, l’assicurazione professionale, la risoluzione delle controversie, la collaborazione tra autorità nazionali e la creazione di codici di condotta.
Il decreto Rilancio – governo Conte – ha prorogato le concessioni in scadenza al 2032. La scadenza del posteggio per gli ambulanti era stata quindi rinviata di 12 anni (da fine 2020 a fine 2032), con le procedure in deroga per la concessione di un posto al mercato per coloro i quali sono rimasti esclusi dalla procedura di assegnazione, nei comuni in cui era stata data attuazione alla direttiva Bolkestein.
Con il dlgs 59/2010 di recepimento della direttiva servizi, cosiddetta ‘Bolkestein‘, era stato previsto il divieto della proroga per le concessioni all’utilizzo, a fini economici, delle aree demaniali. Problema che aveva coinvolto anche le concessioni per gli stabilimenti balneari. La Conferenza unificata, Stato, regioni e comuni, aveva individuato già nel 2012 i parametri che avrebbero dovuto essere impiegati nei bandi per l’assegnazione dei posteggi, con una durata della concessione tuttavia limitata nel tempo, al fine di rispettare le direttive della UE. Direttiva che non è mai stata accettata di buon grado dagli operatori del comparto, dal momento che la normativa di settore che vigeva prima consentiva il rinnovo automatico della concessione.
Ma per l’Agcm va applicata la direttiva Bolkestein e – ha ribadito a febbraio scorso – le norme in contrasto vanno disapplicate. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato si è espressa dopo una richiesta di parere presentata dal sindaco di Roma Virginia Raggi, riguardo alla rilevazione del contrasto di alcune norme con il principio di tutela della concorrenzialità e della libera impresa. La direttiva Bolkestein, ricorda il Comune, impone la messa a bando per tutte le licenze degli ambulanti: una norma sinora derogata in Italia a causa di alcune leggi, che di fatto hanno consentito il rinnovo automatico delle licenze degli ambulanti fino al 2032.