Quattro mesi di pausa dal mio giornale on line, Mercurius, periodo in cui la mia “penna” (concedetemi l’espressione romantica) non ha fatto uscire una sola goccia di inchiostro. Bloccata da Facebook per un lungo periodo, così come accaduto a molte persone e colleghi, sono poi stata, per cosi dire, “riabilitata”. Nel tempo trascorso, ho avuto modo di riflettere su ciò’ che sta accadendo nel Paese Mondo, e nello specifico in Italia, riguardo alla divulgazione troppo spesso isterica, continua, incessante e ripetitiva di notizie, di cui, molte sono verificate, altre meno, o addirittura per niente!
Gruppi, gruppetti, chat e canali di ogni dove, hanno creato un’emorragia di informazioni che sta esasperando la pazienza dei più “centrati”, creando, invece, panico nei più disorientati!
A fronte di tutto questo, faccio rientrare Mercurius, nel panorama giornalistico on line, non da velocista, ma da maratoneta, come nella natura podistica di lungo corso di colei che ne e’ responsabile (ovvero chi scrive). La scelta verterà sulla pubblicazione di notizie verificate e possibilmente senza aloni di terrore e paura. Scopo? Evidenziare il problema, cercando soluzioni.
Come si conviene nell’atto di presentare un nuovo progetto, utilizzare parole enfatiche e sorprendenti e’ quasi d’obbligo, ma non per me! Mercurius è nato nel 2021 (anno numero 5 in numerologia caldea e Re della Comunicazione), e in quanto tale, sarà mio graditissimo compito impegnarmi, affinché la divulgazione di temi e tematiche avvenga a 360 gradi, con sempre maggiore riflessione, chiarezza e sincerità. Ciò che lo caratterizzerà non sarà la corsa all’annuncio a tutti i costi, ma la spiegazione più’ attenta possibile delle notizie, ricollegandosi anche a ricerche storiche, laddove si ritenga opportuno, perché la nostra mente e la nostra anima mai dimentichino che tutto ciò che accade intorno a noi, deriva da un passato più o meno prossimo. Tutto, infatti, è già stato vissuto in forme diverse da chi ci ha preceduto!
Purtroppo la nostra memoria corta, o ancor peggio la non conoscenza, ci porta a credere che tanti eventi siano nuovi, creando spesso inutile stupore, mentre, lo sguardo attento al passato, può e potrà rappresentare la nostra salvezza, sbloccando ricordi di fatti replicati e ricorrenti che l’uomo non valuta piu’.
“Il ricorsostorico ha luogo quando il dominio della ragione cade nell’astrattezza, quando si ha l’inaridimento del sapere, e si verifica la perdita della memoria del passato. Quando ciò avviene, l’uomo è senza radici e si crede artefice arbitrario della propria Storia” (G.B. Vico)
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“Tutti coloro che dimenticano il passato sono condannati a riviverlo” (Primo Levi)
Inoltre cercheremo di valutare e approfondire ciò che, per troppa fretta, viene tralasciato e, in controtendenza, di rallentare una corsa contro il tempo su fatti e persone che non ci sta portando da nessuna parte, facendoci muovere come schegge impazzite nel mare magnum dell’informazione, sempre più in gara per arrivare prima di tutti sul pezzo, a scapito anche della deontologia.
Non si parlerà solo di cronaca, politica, ma tingeremo le nostre pagine virtuali anche con i colori della leggerezza! Il mondo non è un involucro che contiene solo cose negative, ma porta con se’ tanta positività e bellezza, di cui la nostra Anima ha un grandissimo bisogno di nutrirsi! Spazio, quindi, anche a tutto ciò che potrà farci sorridere, rinascere e sognare.
Per questo, a fronte del nostro impegno, chiediamo di essere sostenuti con una modesta ma per noi significativa formula di abbonamento, perché ogni lavoro in se’ nobilita, ma ha bisogno di essere riconosciuto e onorato. Converrete con noi che la professionalità ha un valore, e svenderla gratuitamente significa negarne implicitamente l’oggetto o valore.
Detto questo…..
Grazie a coloro che vorranno darci il proprio supporto……Noi, intanto……ricominciamo😃
Lo ribadisce il presidente dell’ex Paese sovietico, Volodymyr Zelensky, nei minuti in cui si concludono i negoziati tra le due delegazioni a Gomel, al confine con la Bielorussia per porre fine all’attacco contro Kiev.
Il presidente dell’Ucraina Zelenskycontinua a essere in continuo contatto con l’Occidente per chiedere l’ammissione in tempi brevi dell’Ucraina all’Unione europea. Il Capo dello Stato avrebbe infatti firmato la richiesta di adesione all’UE.
Dall’altro lato, Putin continua a ribadire che il “cessate il fuoco” potrà avvenire soltanto nell’eventualità in cui verrà ufficialmente riconosciuta la sovranità della Russia sulla Crimea, insieme alla smilitarizzazione e “denazificazione”del nuovo Stato neutrale ucraino.
Video di Notizie.it ⤵️
Gli ultimi aggiornamenti :
17.58 Mosca-Kiev: «Nuovi colloqui al confine tra Polonia e Bielorussia» Il prossimo round di colloqui tra Russia e Ucraina si terrà al confine tra la Polonia e la Bielorussia. Lo ha reso noto il capo della delegazione di Mosca ai negoziati con Kiev, Vladimir Medinsky.
17.42 Missili su Kiev Tre potenti esplosioni a Kiev, un attacco missilistico non preavvisato dalle sirene, che hanno iniziato a suonare soltanto dopo l’attacco. I missili hanno colpito il quartiere popolare di Darnitsa, a circa 4 km dal centro, dove non si trovano strutture militari, causando certamente ingenti danni e prossibili vittime. La potenza delle esplosioni è stata avvertita fino nella centralissima Maidan, facendo tremare i vetri delle abitazioni.
17.34 Colloqui Mosca-Kiev, negoziatore russo: «Possibili basi per trattative» «Abbiamo trovato alcuni punti su cui è possibile trovare un terreno comune». Lo ha detto il negoziatore russo Vladimir Medinsky al termine dei colloqui di oggi con Kiev al confine bielorusso, citato da Interfax
17.12 Conclusi i negoziati Kiev-Mosca I negoziati tra Ucraina e Russia al confine bielorusso si sono conclusi. Lo riporta la Tass, citando fonti dei colloqui. Le due delegazioni tornano in patria per le consultazioni con i rispettivi vertici politici.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato una richiesta ufficiale di adesione accelerata all’Unione europea. Sui social è stato diffuso il documento e una foto del momento della firma, che ritrae Zelensky in abbigliamento militare.
_______________________ [Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]
In Ucraina, il Governo ha chiamato alle armi i civili per contrastare l’invasione russa: cosa succederebbe in Italia? I civili sarebbero chiamati a combattere? Ecco gli scenari.
27 Febbraio 2022 – Redazione Co.Te.Li
Gli italiani possono essere chiamati in guerra? In molti, in queste ore, se lo stanno chiedendo. Con la guerra in Ucraina che continua ad aggravarsi, infatti, sale la preoccupazione in tutto il mondo per la drammatica ipotesi di un’estensione del conflitto ad altri Paesi, Italia inclusa. L’ipotesi che fa più paura è quella di una vera e propria Terza Guerra Mondiale.
Se dovesse davvero esplodere un conflitto di proporzioni mondiali, la posizione dell’Italia è netta: combatteremmo al fianco degli Stati Uniti e, più in generale, della NATO.
L’Italia ripudia la guerra. Lo dice l’articolo 11 della nostra Costituzione, lo ha ricordato in un’informativa alla Camera dei deputati il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che ha sottolineato la condanna, “con assoluta fermezza”, all’invasione russa in Ucraina. Se i cittadini di Kiev, i civili, sono stati chiamati alle armi per difendere il Paese dall’aggressione, cosa succederebbe in caso di un’entrata in guerra dell’Italia? Chi può essere chiamato alle armi? Ecco cosa può succedere.
I casi in cui l’Italia può entrare in guerra
L’Italia ripudia la guerra, come previsto dall’articolo 11 della Costituzione, ma questo non significa che non possa prenderne parte. La nostra Carta non accetta che il conflitto possa essere “uno strumento di offesa alla libertà degli altri popoli” o usato “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Qual è l’eccezione? La Costituzione accetta lo scenario della guerra quando, “in condizioni di parità con gli altri Stati”, serva a “limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”. Ed è sostanzialmente ciò che ha portato l’Italia a entrare nella Nato (ecco come funziona).
Ovviamente, l’Italia può essere costretta a entrare in guerra nel caso in cui venga attaccata.
Chi sarebbe chiamato a combattere in caso di guerra in Italia
Nel caso in cui l’Italia entrasse in guerra, i civili sarebbero chiamati a combattere come chiesto in Ucraina dal presidente Zelensky? Anche in questo caso occorre leggere la Costituzione:
articolo 52, comma 2: “Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici”.
Nessuno è immune o può chiamarsi fuori, soprattutto se l’Italia venisse attaccata militarmente: l’art. 52 della Costituzione sancisce, come scritto prima, che: «La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino». In questa delicatissima materia nulla è lasciato al caso, o ai pubblici proclami, come le false “lettere di presentazione al distretto militare” per le classi dal 1990 al 2003, che circolano in questi giorni. Al contrario, le leggi vigenti specificano chi può essere chiamato alle armi in caso di guerra.
Ed è qui che entra in gioco la legge che ha riformato il servizio di leva, la numero 226/2004, che ne ha fatto decadere l’obbligo: ad oggi, infatti, entrare nelle forze armate è un atto volontario. Il periodo può andare da 1 a 4 anni, con la possibilità di diventare effettivi al termine di tale periodo.
In caso di guerra l’obbligo può essere ripristinato? La risposta è nell’articolo 1929 del codice dell’ordinamento militare, sulla “sospensione del servizio obbligatorio di leva e ipotesi di ripristino”. Il secondo comma stabilisce che:
il Consiglio dei ministri può deliberare a favore del ripristino dell’obbligo del servizio di leva, certificato poi dal decreto del presidente della Repubblica;
i casi in cui è previsto tale ripristino sono: personale volontario in servizio insufficiente; impossibilità di colmare le vacanze di organico in funzione delle predisposizioni di mobilitazione”.
Chi sarebbe chiamato alle armi, allo stato attuale, in caso di guerra?
Esercito;
Marina militare;
Aeronautica militare;
Carabinieri;
Guardia di Finanza;
chi ha cessato il servizio presso uno di questi corpi da non oltre 5 anni.
Per nessun esponente di questi corpi è possibile rifiutare la chiamata alle armi, a meno di impedimenti legati alla salute.
Chi non verrebbe chiamato a combattere in caso di guerra in Italia
L’articolo 1929 del codice dell’ordinamento militare, però, esclude anche alcune categorie dalla chiamata alle armi, anche in caso di guerra:
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Questo quanto riportato dall’ANSA: ⤵️ Quando a Mosca erano quasi le 6, Putin ha annunciato in tv l’attacco russo all’Ucraina. Subito si sono avvertite forti esplosioni nelle città ucraine a Odessa, Kharvik, Mariupol, Leopoli e nella capitale Kiev, dove i russi avrebbero tentato di prendere il controllo dell’aeroporto. Bloccata la navigazione el mare d’Azov, Il ministero della difesa russo annuncia: “Annientate le difese aeree” ucraine, Kiev fa sapere di avere abbattuto cinque aerei e un elicottero russi. Forze russe sarebbero entrate in Ucraina anche da Bielorussia e Crimea. Il presidente bielorusso Lukashenko ha convocato i capi delle forze armate. Per il Guardian il messaggio di Putin sull’avvio delle operazioni sarebbe stato registrato, probabilmente lunedì 21.
Almeno sette persone sono morte e altre nove sono rimaste ferite a causa dei bombardamenti russi in Ucraina.
Alle 10 è stata convocata a Palazzo Chigi una riunione del Comitato Interministeriale per la sicurezza della Repubblica.
Putin ha annunciato l’operazione militare in Ucraina, affermando di dover proteggere il Donbass. Il presidente della Russia ha esortato le forze di Kiev a consegnare le armi e “andare a casa”, assicurando che i piani di Mosca non includono l’occupazione dell’Ucraina ma smilitalizzare il Paese con una operazione speciale. La Russia “non farà lo stesso errore due volte nel compiacere l’Occidente”: lo ha affermato Vladimir Putin. “Chiunque tenti di crearci ostacoli e interferire” in Ucraina “sappia che la Russia risponderà con delle conseguenze mai viste prima. Siamo preparati a tutto. Spero di essere ascoltato”, ha detto il presidente russo citato dalla Tass Un’ulteriore espansione della Nato e il suo uso del territorio ucraino sono inaccettabili, ha aggiunto Putin. L’inviato di Mosca alle Nazioni Unite ha affermato che la Russia sta prendendo di mira la “giunta al potere a Kiev”. La Russia sta usando “armi di alta precisione per distruggere infrastrutture militari ucraine”. Lo riporta l’agenzia Bloomberg citando Interfax. Altre forze russe stanno entrando in Ucraina dalla Bielorussia. “Le difese aree dell’Ucraina sono state soppresse“, sostiene il ministero della Difesa russo, citato dalla Tass.
Testimoni oculari riferiscono che a Kiev si stanno formando “lunghe file ai benzinai” e il traffico nelle strade, specie in periferia, “è intenso”. Le immagini che arrivano da Kiev mostrano tutto il dramma che stanno vivendo gli ucraini. Lunghe colonne di macchine, di fatto ferme, tutte in fila neltentativo di uscire dalla città e cercare un rifugio sicuro temendo l’arrivo dell’esercito russo.
La Nato “condanna con forza” l’attacco ingiustificato della Russia contro l’Ucraina e chiede a Mosca “di fermare immediatamente la sua azione militare”. Inoltre, ribadisce il suo sostegno al popolo ucraino e riafferma che farà “tutto il necessario per proteggere e difendere i suoi alleati”. E’ quanto si legge in una dichiarazione diffusa dal segretario generare dell’Alleanza Jens Stoltenberg.
Putin ha scelto una guerra premeditata che porterà una catastrofica perdita di vite umane e sofferenza”, afferma Biden dopo l’annuncio del presidente russo di condurre un’operazione militare in Ucraina. Gli Stati Uniti e gli alleati “imporranno sanzioni dure alla Russia”: “continueremo a fornire sostegno e assistenza all’Ucraina e alla sua popolazione”. Lo ha detto il presidente americano a quello ucraino Volodymyr Zelensky.
“E’ il momento più triste del mio mandato da segretario generale Onu. Presidente Putin, nel nome dell’umanità, porta indietro le truppe russe”. Lo ha detto Antonio Guterres. “Questo conflitto deve fermarsi ora”, ha aggiunto: “Quello che mi è chiaro è che questa guerra non ha senso e viola i principi della Carta Onu”. Il Regno Unito condanna l’azione militare intrapresa da Mosca in Ucraina: lo afferma il primo ministro britannico, Boris Johnson, che in un messaggio si dichiara “inorridito” per quello che definisce “un attacco non provocato”. Il presidente Vladimir Putin – denuncia Johnson – “ha scelto la strada del bagno di sangue e della distruzione”. L’operazione militare russa è “una violazione eclatante” del diritto internazionale. Lo ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz.
“L’Ucraina si difenderà e vincerà. Il mondo può e deve fermare Putin: il momento di agire è ora”: così il ministro degli Esteri ucraino Kuleba dopo l’annuncio dell’operazione militare della Russia. “Putin ha lanciato un’invasione su larga scala dell’Ucraina: le nostre pacifiche città sono sotto attacco, questa è una guerra di aggressione”, aggiunge Kuleba. L’Ucraina impone la legge marziale nel paese. Lo afferma il presidente Volodymyr Zelensky. “State calmi e state a casa”: il presidente ucraino invita a non lasciarsi prendersi dal panico, L’operazione russa in corso in diverse città dell’Ucraina mira a “distruggere lo Stato ucraino, impadronirsi del suo territorio con la forza e stabilire un’occupazione”: lo ha denunciato in un comunicato il ministero degli Affari esteri ucraino. Kiev ha anche invitato la comunità internazionale ad “agire immediatamente”. “Solo azioni unite e forti possono fermare l’aggressione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin”, aggiunge il ministero.
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«La prossima volta cercherò di spostare l’agenda bellica per parlare con Mario Draghi ad un’ora precisa». Lo scrive via Twitter il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dopo che il premier Mario Draghi questa mattina aveva detto di aver provato a contattare il presidente ucraino senza riuscirci, scrive l’Ansa.
«Questa mattina alle 10:30 agli ingressi di Chernihiv, Hostomel e Melitopol ci sono stati pesanti combattimenti. Le persone sono morte. Nel frattempo, l’Ucraina continua a lottare per il suo popolo», ha tagliato corto Zelensky.
Presso il Tribunale di Pesaro, l’avv. Pia Perricci ha ottenuto l’invalidazione del Green Pass per accedere ad una mensa. A darle ragione, il Giudice Davide Storti.
Scrive Perricci: Vinta la prima causa contro il Green Pass.
Il Tribunale di Pesaro Sezione Civile dott. Davide Storti, ha messo sentenza del 2 febbraio 2022, pubblicata in data 9 febbraio 2022, ha dichiarato illegittimo il rifiuto opposto dalla resistente al ricorrente di utilizzare il servizio mensa sulla base della mera mancanza del green pass base; ordina pertanto alla resistente di permettere al ricorrente l’uso della mensa nei termini sopra spiegati.
In particolare, se ai sensi dell’art. 9 bis comma 2 bis del D.L. 22 aprile 52/2021, conv. Con modificazioni iln L. 17 giugno 2021 n. 87, così come modificato dall’art. 4 del D.L. 26 novembre 2021 n. 172/2021, prevede che “è comunque necessario il green pass base per accedere alle mense ed i servizi di catering continuativo su base contrattuale. Tale norma peraltro, stante anche il tenore letterale (su base contrattuale), deve ritenersi riferita ai dipendenti, pubblici e privati, ed alle mense presenti nei luoghi di lavoro. La ratio della norma è evidente. L’art. 9 bis prevede un’eccezione alla regola prevista in materia di servizi di ristorazione.
E’ infatti in via generale richiesto il green pass rafforzato. Il lavoratore, se rientra tra quelli per cui è stato introdotto l’obbligo vaccinale, può infatti accedere ai luoghi di lavoro con il semplice green pass base. Stessa certificazione è quindi sufficiente per usufruire del servizio mensa. Questo perché il legislatore ritiene il servizio mensa dei luoghi di lavoro un servizio necessario e connesso all’attività lavorativa”.
Nel caso di specie, il ricorrente “non è dipendente della società resistente e non accede alla struttura quale lavoratore”, in quanto “trattasi di una struttura socio sanitaria non residenziale che il ricorrente, persone portatrice di handicap, frequenta come utente” Viene quindi rilevato che “per usufruire dei servizi socio sanitari residenziali: a) non è necessario il green pass; b) i residenti possono usufruire del servizio mensa anche senza green pass.
E’ ugualmente pacifico che non è richiesto il green pass nemmeno per l’accesso e la frequentazione da parte degli utenti della struttura che – come nella specie – svolgono servizi socio-sanitari non residenziali” Vengono quindi disapplicati, in quanto illegittimi, eventuali atti amministrativi che richiedono il possesso del green pass, in quanto “è logico che debba applicarsi al servizio mensa la stessa disciplina richiesta per la frequentazione del centro”, laddove “è indiscutibile che il servizio mensa sia un servizio necessario e connesso alla complessiva attività educativa/riabilitativa svolta dal centro, in quanto certamente risulta un momento si aggregazione e socializzazione, soprattutto in soggetti “deboli” quali i frequentatori del centro”.
Al riguardo si pone il principio secondo cui “La richiesta del green pass si pone nel caso di specie contro la lettera della norma, che …si riferisce ai lavoratori, ed è contraria alla sua stessa ratio, atteso che il legislatore, nell’ipotesi di mense connesse ad una determinata attività, pretende la stessa certificazione dell’attività principale”
Il comunicato
L’importanza di tale pronuncia, rileva non solo come una prima pronuncia, un primo mattone
volto all’abbattimento dell’odioso strumento di discriminazione e odio sociale posto a danno dei cittadini italiani, ma anche perchè evidenzia un principio fondamentale secondo cui una norma eccezionale non può essere interpretata estensivamente, ma deve essere letta secondo la sua testuale formulazione e comunque nel rispetto della ratio legis. Allo stesso modo, ad esempio si ritiene che le mense delle strutture universitarie debbano seguire il green pass base per gli alunni, e non il regime del green pass rafforzato previsto per i lavoratori in ambito universitario, o che non possa chiedersi il green pass rafforzato agli avvocati ultracinquantenni per cui dal 15 febbraio è previsto l’obbligo vaccinale, così applicando per l’accesso ai Tribunali la normativa propria dell’accesso al luogo di lavoro, laddove giammai tali avvocati possono essere considerati lavoratori subordinati del Tribunale o del Ministero della Giustizia. Le Associazioni e l’Avv. Perricci contano di avere messo una prima pietra verso il ripristino della legalità e del rispetto dignità umana e sociale dei cittadini italiani, per la ricostituzione dei valori fondanti della nostra Costituzione e di trattati eurounitari e internazionali, per la tutela di Diritti e Libertà, e per tutti quei diritti fondamentali inviolabili ed umani oggi calpestati con disprezzo da normative nazionali liberticide irrazionali ed illegittime.
Avv. Pia Perricci Organizzazione Mondiale della Vita, con Segretario Generale Dott. Angelo Giorgianni Associazione l’Eretico Associazione Umanità e Ragione Avvocati per i Diritti e le Libertà e Tutelandoti.it, con Avv. Francesco Caronia
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Canada: Trudeau invoca l’Emergency Act per la prima volta nella storia. Il bersaglio è chi protesta per diritti civili fondamentali, bollato come “novax”.
La legge decreta una situazione di emergenza e fornisce al governo poteri straordinari per 30 giorni, che gli consentiranno di sospendere temporaneamente le libertà civili per ripristinare l’ordine pubblico.
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(Fonte: BresciaToday) – La triste notizia è stata confermata lunedì: Gabriele Marletta non ce l’ha fatta. E’ morto a 17 anni in ospedale a Bergamo, dov’era ricoverato ormai da più di un mese. Si era sentito male a scuola, idurante l’ora di ginnastica: si era accasciato a terra, privo di sensi, rianimato a lungo anche grazie alla presenza di un defibrillatore, poi trasferito d’urgenza al Papa Giovanni, dov’è rimasto per 6 settimane, ricoverato in terapia intensiva. Fino al tragico epilogo. Lunedì 31 gennaio il suo cuore si è fermato.
La salma è ora a disposizione dell’autorità giudiziaria, che ne ha disposto l’autopsia. Si cercherà così di capire quali siano state le cause della morte. A detta dei familiari, Gabriele non aveva problemi di salute conosciuti. Abitava a Verdello, insieme alla famiglia: lascia nel dolore i genitori Gloria e Giuseppe, e una sorella più piccola.
Frequentava il liceo scientifico all’Istituto statale Einaudi di Dalmine: era un ragazzo diligente. In paese suonava nella banda e spesso dava una mano anche in oratorio: in parrocchia ancora si leggeva il suo nome nell’opuscolo delle cresime del 2017. Il cordoglio è unanime, in paese: “La comunità di Verdello – fa sapere la parrocchia – è vicina a mamma Gloria, a papà Giuseppe e alla sorella Michela per la perdita del caro Gabriele. La data del funerale verrà comunicata successivamente”. Prima l’autopsia.
Nessuna correlazione… ? (M.T.)
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Liesbeth Van Campenhout, giovane residente a Jette, comune belga situato nella Regione di Bruxelles-Capitale con un post Facebook ha denunciato giovedì 27 gennaio cosa le è successo dopo la terza dose del vaccino covid.
Il post è, ad oggi, condiviso da quasi 40.000 persone che esprimono vicinanza alla giovane ragazza e, in molti casi,testimoniano altre reazioni avverse anche gravi al vaccino.
Scrive Liesbeth Van Campenhout: “Sabato scorso alle 17:30 sono andata a ricevere la dose booster, con questo risultato, domenica mattina ero così, verso pomeriggio la situazione è peggiorata. Entrambi gli occhi quasi chiusi, i buchi del naso chiusi e dopo un po’ tutta la bocca si è chiusa a causa del gonfiore. Ho avuto una grave reazione allergica al mio vaccino di richiamo”.
Liesbeth Van Campenhout ha anche pubblicato foto terribili dall’ospedale dove è stata ricoverata d’urgenza che evidenziano i gravi effetti avversi della dose booster del vaccino covid.
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Una circolare del presidente dell’Ordine dei Medici impone il vaccino ai medici sospesi e ora guariti per poter riprendere il lavoro. Così si dimostra che il vaccino non c’entra nulla con la prevenzione dell’infezione, è diventato invece una sorta di inaccettabile “iniziazione”.
Il 25 gennaio scorso il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (FNOMCeO), Filippo Anelli, ha diramato una circolare agli Ordini dei Medici in cui nota che “presso gli Ordini stanno arrivando numerose richieste di revoca della sospensione già comminata per inadempimento vaccinale da parte di sanitari che allegano documentazione attestante la guarigione da Covid – 19.”
Questo pare ovvio, visto che la malattia conferisce immunità come e meglio del vaccino. Tuttavia, nella stessa circolare si legge che “A miglior chiarimento della faq n.16 si evidenzia che, nella fattispecie in esame, trattandosi di sanitario già sospeso, al medesimo potrà essere cancellata la sospensione solo quando fornisca dimostrazione di aver concluso almeno il primo ciclo vaccinale come disciplinato dal comma 5 dell’art.1 lett. b) del dl n.172/2021 non essendo sufficiente il certificato di differimento del medico di medicina generale”. In altre parole, anche se un medico, già sospeso perché non vaccinato, ha avuto da parte del suo medico di famiglia un certificato di differimento, non potrà esercitare la professione se non si farà iniettare almeno una dose di nanoparticelle con mRNA.
Questa raccomandazione del presidente dei medici rappresenta un’interpretazione arbitraria dello spirito e della lettera della stessa legge, che non si confà a un dirigente di questo livello. Si ricorderà che nel d.l. 172/21 la vaccinazione anti-COVID-19 è resa obbligatoria per le professioni mediche “per la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2”. Tale disposizione è poi allargata, tramite il cosiddetto “pass allargato” ad altre categorie di lavoratori per lo stesso motivo. Ma le prove scientifiche ed epidemiologiche oggi schiaccianti dimostrano che questa non è una funzione di cui l’inoculo dei prodotti anti-COVID-19 sono capaci. Anzi, chi ha il “super green pass” (che prescinde dal tampone negativo) oggi è altrettanto contagioso di un non vaccinato, o forse di più se prende meno precauzioni.
Il vaccino contro il COVID-19 è diventato un requisito indispensabile per esercitare la medicina, anche se si sa benissimo che non impedisce in alcun modo il rischio di contagio del paziente da parte del medico e viceversa. È noto invece che l’immunizzazione naturale conferisce migliore protezione dalla malattia e dalla reinfezione rispetto al trattamento iniettivo con prodotti a base di mRNA della proteina spike, ancora disegnati contro la sequenza fornita dai cinesi nel gennaio 2020 (si veda ad esempio qui) Oltretutto impedire ai medici di lavorare nel corso di una pandemia è del tutto controproducente per la sanità pubblica e stupisce che il presidente della Federazione non se ne renda conto o non se ne preoccupi.
Allora perché la FNOMCeO insiste sul ricatto vaccinale e pretende almeno una dose, anche da chi ha avuto l’infezione naturale? Perché non viene accettata la prova di laboratorio dell’avvenuta immunizzazione naturale per poter affermare la propria immunità? Dove è finita la scienza dell’immunologia? Non è difficile pensare che i motivi di tale accanimento persecutorio verso i non inoculati siano di natura completamente diversa da quelli originariamente dichiarati dalla legge, che erano di prevenzione delle infezioni. Oggi siamo al brutale: vuoi fare il medico? Prima fatti inoculare, come fosse un “timbro”, nella carne.
Il cosiddetto vaccino – ricordiamo che è ancora in fase III di sperimentazione –non è più un farmaco più o meno utile, è divenuto una sorta di “status symbol”, una sorta di “iniziazione”, un requisito per far parte della casta. Chi rifiuta un inoculo, della cui efficacia e sicurezza con buone e sempre più solide ragioni non è convinto, non ha diritto di appartenere alla classe medica. Siamo all’apocalisse dell’etica medica, della logica, del buon senso. Giuridicamente, la Magistratura potrebbe verificare se un invito del genere, fatto agli altri Ordini territoriali, integri il reato di incitazione a delinquere.
La FNOMCeO non è nuova a questo tipo di prese di posizione, funzionali alle decisioni dello Stato in politica vaccinale. Sotto la presidenza della dottoressa Roberta Chersevani (radiologa), emanò (8 luglio 2016) un documento specificamente dedicato alla questione delle vaccinazioni (clicca qui). Questa presa di posizione rappresentò l’inizio e il primo strumento della “caccia” ai medici che non si uniformano al pensiero dominante, comportando sanzioni, ammonizioni, sospensioni e persino radiazioni in alcuni casi.
Tale documento della Federazione è inconsistente dal punto di vista scientifico e ripete molti luoghi comuni sulla presunta efficacia delle vaccinazioni (senza dire quali) come salvezza dell’umanità. Se la prende poi con le informazioni della “rete”, incolpate di deviare i genitori ignoranti dalla retta via indicata dalle autorità sanitarie. Curiosamente, primo riferimento bibliografico del documento della FNOMCeO è un libro (“I vaccini dell’era globale”) scritto da Rino Rappuoli, guarda caso capo del gruppo di ricerca del settore vaccini di Novartis e poi di GSK, la stessa azienda che produce i vaccini iniettati nei bambini italiani. Ma non lo dicono.
Eppure sempre questo documento FNOMCeO rappresenta ancora la “guida” per i provvedimenti disciplinari contro gli “inadempienti”, particolarmente in campo vaccinale: “solo in casi specifici, quali ad esempio alcuni stati di deficit immunitario, il medico può sconsigliare un intervento vaccinale. Il consiglio di non vaccinarsi nelle restanti condizioni, in particolare se fornito al pubblico con qualsiasi mezzo, costituisce infrazione deontologica”. Invero, pare evidente che qui il testo si fonda equivocamente sulla locuzione “casi specifici“: il fatto che si fornisca come esempio “alcuni stati di deficit del sistema immunitario”, così genericamente indicati e senza le dovute distinzioni e precisazioni nonché correlazioni, risulta omissivo e confondente rispetto alla possibilità che vi siano altre ragioni per sconsigliare i vaccini, le quali vengono taciute.
Quest’ultima omissione è grave perché ce ne sono molte di ragioni. L’estensore del documento doveva sapere che i deficit del sistema immunitario sono delle controindicazioni solo per i vaccini con virus attenuati, mentre le controindicazioni a tutti i vaccini sono le reazioni allergiche gravi a un componente del vaccino o al lattice. Poi la valutazione pre-vaccinale deve considerare anche la eventuale presenza di malattia acuta grave o moderata, con o senza febbre. Il medico dovrebbe considerare anche la storia clinica e l’ereditarietà (clicca qui). Altrettanto equivoca è la pretesa di inquadrare il compito del medico nel senso che questi “può sconsigliare”, quindi mai “deve”, l’intervento vaccinale.
Cosa significa informare sulle controindicazioni così distortamente e omissivamente enunciate, e poi sostenere che il consiglio di non vaccinarsi“nelle restanti condizioni” “costituisce infrazione deontologica”, vale a dire addirittura illecito? Quali sarebbero le “restanti condizioni”, se le precedenti di riferimento non sono nemmeno esposte? Il documento della FNOMCeO rappresenta quindi una evidente minaccia e un chiaro ostacolo alla libertà di giudizio del medico in scienza e coscienza, una forma di condizionamento che non esiste per nessun altro farmaco, neppure i più pericolosi. Altrettanto continua a fare l’attuale presidente con circolari quali quella recentissima sopra citata.
I cittadini “utenti” dei servizi sanitari dovrebbero capire quanto la perdita dell’indipendenza di giudizio del medico sia foriera di conseguenze negative soprattutto per loro. L’obbligo vaccinale subito dai medici e imposto alla popolazione ha distrutto il rapporto di fiducia con gli assistiti, soverchiato da condizionamenti e forzature derivate dall’intreccio perverso tra politica, istituzioni, economia e informazione. La maggior parte dei medici oggi subisce il limite di essere dipendenti pubblici oppure, se liberi professionisti, di avere convenzioni che in ogni caso vincolano la loro operatività. Coloro che non sono né dipendenti pubblici né in convenzione, si trovano oggi sotto il controllo dell’ordine provinciale il quale a sua volta, come si è visto, ubbidisce pedissequamente ai diktat governativi. La principale organizzazione della professione medica, anziché tutelare la qualità del lavoro nell’interesse dei cittadini, diventa un “poliziotto” capace di sanzionare, sospendere e costringere.
Ma se il medico non segue più la “scienza e coscienza”, oppure nel caso estremo gli viene impedito di lavorare, la prima vittima è il suo assistito. E ciò che si vede nel corso dell’attuale situazione epidemica ne è una tragica conferma.
________________________ [Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]