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12 Febbraio 2022 – Redazione

Nell’Italia di Mario Draghi e della dittatura sanitaria si respira, da tempo, un’aria preoccupante. I casi di discriminazione verso chi non si vaccina sono ormai all’ordine del giorno, con gli stessi politici che non perdono occasione per rimarcare come siano loro, i terribili “no vax”, i veri responsabili della pandemia, in barba a qualsiasi evidenza scientifica. E gli episodi di intolleranza, in un questo clima fomentato ad arte dall’alto, si moltiplicano. Al punto che è stato sufficiente un banalissimo cartello per creare guai ai gestori di un bar.

Come raccontato da Letizia Cantaloni sulle pagine di Byoblu, l’episodio è andato in scena a Urbino, nelle Marche, dove i proprietari del bar Caffè del Sole aveva affisso un cartello fuori dal locale con scritto: “Raccomandiamo alla gentile clientela di non smettere di vivere per paura di morire “. Un invito a reagire in un’epoca difficile, segnata da una pandemia che ha cambiato il nostro modo relazionarsi con gli altri. Per qualcuno, però, un messaggio pericoloso da rimuovere in tutta fretta.

“Quello che abbiamo vissuto noi ieri è stato vissuto da altre persone prima di noi e se non facciamo qualcosa, se non ci opponiamo anche solo raccontandolo, non terminerà mai e saremo sempre vittime di qualcosa che non vogliamo ammettere essere sbagliato, nulla è più violento della censura” ha concluso il proprietario del bar. Una storia assurda che ha fatto subito il giro dei social, con tantissimi utenti che hanno manifestato solidarietà al Caffè del Sole mostrando allo stesso tempo forte preoccupazione per il clima di intolleranza in cui è piombato il nostro Paese, con la libertà di espressione ormai a forte rischio.

Fonte: IlParagone

10 Febbraio 2022 – Redazione

Le bodycam saranno usate dagli operatori impegnati nei servizi di ordine pubblico”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese nel corso dell’informativa al Senato sui fatti accaduti nelle recenti manifestazioni di studenti per la morte di Lorenzo Parelli.

Le bodycam sono le videocamere indossabili dagli agenti durante le ore di servizio, che servono a riprendere quello che fanno e quello che accade di fronte a loro. L’utilizzo di tali apparecchiature – ha detto il ministro – “avverrà nel pieno rispetto delle direttive impartite dal garante della privacy. Credo si tratti di un passo importante per rinsaldare il sentimento di vicinanza che lega i cittadini italiani alle forze di polizia”.

E VOI CREDETE ANCORA AL PIENO RISPETTO?

“Il livello complessivo di efficacia dell’operato delle forze di polizia – ha sottolineato il ministro – dipende in misura non secondaria dalla qualità delle dotazioni tecniche a loro disposizione. Da quelle che hanno come fine la tutela dell’incolumità degli operatori fino ai dispositivi che garantiscono la trasparenza della loro attività. E rendono sempre possibile ricostruire l’esatto andamento dei fatti”.

In merito alle manifestazioni oggetto dell’informativa Lamorgese ha ricordato che “l’intera documentazione visiva, sia quella della Polizia scientifica, sia quella acquisibile da fonti aperte, è a disposizione dell’autorità giudiziaria. Come accade in tutti i casi in cui, nel corso di manifestazioni pubbliche, avvengano fatti integranti ipotesi di reato. La magistratura inquirente, pertanto, è nelle piene condizioni di accertare la dinamica dei fatti e le responsabilità. Comprese quelle riconducibili alla condotta degli operatori di Polizia”.

Della dotazione di bodycam ai reparti impegnati nel mantenimento dell’ordine pubblico si sapeva già da metà gennaio. Le apparecchiature in dotazione saranno comunque meno di mille: 700 alla polizia e 249 ai carabinieri. Si utilizzano montandole sulla divisa in corrispondenza delle spalle o del petto e si attivano solo in determinate situazioni. Le registrazioni verranno conservate per sei mesi a partire da quando sono state effettuate, salvo che non siano oggetto di indagini.

Fonte:  www.secoloditalia.it

24 Gennaio 2022 – Redazione Co.Te.Li

Molti cittadini di Biella del gruppo «Articolo 3» in riferimento alla Costituzione Italiana, nei giorni scorsi, si sono dati appuntamento all’ingresso della caserma dei carabinieri mettendosi in coda, per poi presentare una denuncia ciascuno nei confronti del presidente del consiglio Mario Draghi. A preparare per tutti la querela già prestampata un avvocato di Genova. Draghi sarebbe stato denunciato, sulla base dell’articolo 610 del codice penale che recita, «chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa è punito con la reclusione fino a quattro anni».

Il tutto riferito ai vari decreti liberticidi che non servono a evitare la diffusione del coronavirus. Un’azione organizzata dal gruppo biellese, in contemporanea con altre decine di gruppi con le stesse finalità, formatisi in tutta Italia.

Ma molte altre denunce stanno fioccando anche contro il generale Figliuolo, con l’accusa di “crimini contro l’umanità, omicidio colposo, abuso di autorità, violenza privata, procurato allarme e diffusione di notizie false, sequestro di persona è discriminazione”

L’appello, quindi, è quello di invitare gli italiani a mobilitarsi su questo fronte, inondando a più non posso di denunce questure e caserme.

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia  Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

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