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26 Febbraio 2023 – di Marzia Mc Chiocchi

il tema e’ piuttosto impegnativo, di quelli per i quali occorre studiare tutto ciò che non ci hanno mai fatto leggere sui libri di scuola (a malapena SOLO alcuni articoli della Costituzione Italiana!)

A seguire parleremo di APOLIDIA, una strada che in molti hanno cominciato a percorrere, dallo scoppio del delirio pandemico e dall’applicazione di tutti i DPCM illegali, anticostituzionali e contrari alle leggi internazionali sui Diritti Umani.
A divulgare il concetto di APOLIDIA è stata Valentina Fusco, imprenditrice toscana, di origini napoletane che, attraverso il suo canale Telegram, le numerose interviste rilasciate su you tube, e gli incontri su tutto il territorio italiano, si sta impegnandosi alacremente per aprire gli occhi della gente sui diritti negati e sugli obblighi sedimentati da leggi che, all’indomani dell’entrata in vigore della nostra Costituzione, hanno imposto vincoli legali e tasse, che hanno disatteso la Carta stessa!

Si comincia a parlare di APOLIDIA in particolare con l’entrata in vigore del green pass e con le discriminazioni dei governi Conte e Draghi, che rendono pubblici, in cronaca, alcuni tentativi di ribellione (ben riusciti direi) in alcune aree, e sottolineo alcune, del Veneto.
A Vicenza nell’agosto del 2021, sulla porta di ingresso di un locale, compare la scritta
 “Venetkens for freedom front” e sotto si trova un’altra frase che per rimarcare il concetto è scritta in stampatello: “Si informa che questo territorio è di nazionalità veneta, non è soggetto a fisco e istituzioni italiane (legge 212/2010 e legge 881/77), risponde fiscalmente e giuridicamente solo al Venetkens for freedom front”. Questo ha permesso a numerosi avventori di entrare senza restrizioni e ai gestori di non vedersi recapitare alcuna multa, nonostante gli ostinati controlli delle Forze dell’Ordine.
E notizia importantissima, è che tutte le Regioni autonome, oltre al Veneto, avrebbero dovuto produrre un’azione del genere.


Da qui, l’evolversi di una situazione che ha svegliato molti italiani.
Valentina Fusco ne e’ stata ed e è tutt’ora la paladina, mentre noi cercheremo di spiegare i tratti essenziali di ciò che è l’Apolidia e come arrivare a vivere questo status.

APOLIDIA è un’espressione dell’essere umano regolarizzato e riconosciuto dall’Italia e a livello internazionale. L’apolide va ad applicare la legge che lo rende cittadino del mondo, che è colui che è padrone della Terra, e non deve essere rappresentato da niente e da nessuno! Gli apolidi, in epoca di Covid, non sono mai stati perseguitati facendo leva sulle leggi. Come scritto all’inizio di questo articolo, tutto è partito dal fortissimo Movimento Veneto VENETKENS FOR FREEDOM FRONT che si basa sulla storia della Regione, che riconosce solo le proprie leggi.

Qualcuno ha detto che siamo apolidi solo se nasciamo tali e NON È VERO! Alla nascita siamo tutti apolidi e la Cittadinanza ci viene donata senza il nostro consenso dall’ufficiale dell’anagrafe. In quanto il nascituro non da’ il suo consenso,  la legge gli permette di riappropriarsi della propria apolidia, in quanto cittadino del mondo. Esempio: i ROM e gli Zingari sono apolidi per nascita e cultura e non hanno bisogno di dichiararsi.

I passaggi per comunicare l’Apolidia, secondo quanto dichiarato da Valentina Fusco in molti dei suoi video, sono semplici. Nel momento in cui lo comunicheremo lo saremo in automatico, perché non stiamo facendo una richiesta, ma lo rendiamo noto in autodichiarazione. In virtù di questo non dobbiamo aspettarci una risposta.
Es: il vaccinato è colui che, avendo venduto la sua identità allo Stato Italiano, non potrebbe riprendersi la sua identità natale di apolide. Ma, dal momento che in molti hanno denunciato coloro che hanno estorto trattamenti sanitari con l’inganno, e hanno subito eventi avversi, associando questa denuncia all’auto dichiarazione di apolide anche loro potrebbero portare avanti lo status di apolidia.

I VANTAGGI

– Primo fra tutto vengono applicati i diritti naturali, umani, internazionali, che sono stati nascosti dalla cittadinanza italiana.

– Per quanto riguarda il pagamento delle tasse o altro, non si potrà essere apolidi fini in fondo, in quanto l’apolidia è uno status che non può’ basarsi su cosa non paghi, anche se in alcune situazioni certi oboli non si potranno più versare.

– L’unica legge dello Stato alla quale l’apolide deve sottostare è quella sulla pubblica sicurezza, in base al REGIO DECRETO DEL 1931, che impone  l’identificazione dei soggetti sul territorio. Ecco perché ciascuno deve dichiarare la propria identità nel luogo in cui si trova. Per questo è necessario trasmettere che esiste un soggetto con nome e cognome, che era cittadino italiano, e che da quel momento si riappropria della sua apolidia.

– Le leggi da seguire sono, quindi:
i Diritti Umani, le Leggi Internazionali e lo Statuto dell’Apolide.

PENSIONE

Si tratta di una somma che dovrebbe essere versata in un’unica soluzione. Da cittadini italiani dobbiamo sottostare alla diluizione di un versamento in mensilità, a smettere di lavorare ad un’età che lo Stato ha deciso per noi, e che negli ultimi anni ha allungato. Pensando alla somma totale che un pensionato dovrebbe ricevere in base ai contributi versati, è chiaro che, per una serie di circostanze, al termine della propria età lavorativa, non la percepirà nella sua interezza. Per questo, da apolide, può trovarsi nella condizione di pretendere il versato totale. Occorre, quindi, inviare comunicazione per avere lo spettante, che da cittadino italiano non ti daranno mai. Allegando la comunicazione di tutti i versamenti  contributivi effettuati, da apolide, dovrebbero essere obbligati a bonificarti tutta la cifra. Legalmente la dovranno versare,  tecnicamente creeranno problemi!

L’apolide non ha bisogno di creare TRUST (rapporti giuridici) perché essendo lui stesso uno Stato non fa altro che convivere sulla Terra, nel nostro caso, insieme allo Stato Italia.

PROCEDURA PER RICONOSCERSI APOLIDE 

– Occorre prendere coscienza che siamo esseri liberi e abbiamo dei diritti intoccabili. La Costituzione vige e non dobbiamo fare altro che applicarla. Inoltre è necessario essere consapevoli che esiste la Carta dei Diritti Umani, che sono addirittura superiori alla Costituzione della nazione specifica.

– A questo punto ( RIPETIAMO) facciamo un’autodichiarazione all’unica autorità che va riconosciuta (pubblica sicurezza/Polizia). NO A COMUNE, AGENZIA DELLE ENTRATE, MINISTERO DEGLI INTERNI E DELLA SALUTE, in quanto Enti riconosciuti solo dallo Stato Italia che li ha creati ad hoc. Altra autorità da riconoscere è il presidente della Repubblica che, nel nostro caso, è il capo del territorio Italia.

Il giorno successivo all’invio dei documenti la persona è già apolide, anche se per legge e’ previsto un tempo di 60 giorni per i quali l’Autorita’ che ho riconosciuto può’ chiedere ulteriori informazioni. Purtroppo la Procura, in quanto Stato Italiano, non sa gestire lo status di apolide se non collegato all’immigrazione, che invece è una condizione. Ma è costretto ad inviare un documento a Prefettura e Procura del luogo di nascita dell’Apolide, confermando che la nascita ha un valore. Inoltre l’apolide, rigetta anche documenti come: Patente, Carta d’Identita’, Passaporto e Tessera Sanitaria. Per quanto riguarda la PATENTE è da rilevare che si tratta di un certificato non valido perché acquistato e rilasciato sotto pagamento. Infatti la Costituzione Italiana mette al corrente dell’obbligatorietà di un’auto certificazione per l’abilitazione alla guida di un mezzo. Cosi, è nell’apolidia la responsabilità di ciascuno di noi. Firmare per avere la patente significa rientrare in un recinto che ti permette di guidare solo nel Paese in cui vivi. L’apolide può farlo in tutto il mondo senza ulteriore certificazione a pagamento L’autocertificazione da’ non solo l’abilità alla guida del mezzo in tutto il mondo, ma anche la presa visione delle regole dello stesso (es:guida a destra in Inghilterra). L’Apolidia è quindi nella legge, mentre chi ha acquistato la patente di Stato non può guidare ovunque e per farlo, in alcune nazioni, ha bisogno di un permesso internazionale aggiuntivo.

LAVORO

Un lavoratore apolide che si infortuna come viene tutelato? Deve firmare una scrittura privata avvalendosi della Carta dei Diritti dei Lavoratori, nazionale e internazionale, della Carta dei Diritti Umani, che non hanno a che vedere con gli accordi sociali. 

DANNI A TERZI

Se l’apolide crea un danno grave ad un’altra persona, può chiedere al danneggiato, o alla sua famiglia, in che modo voglia essere risarcito. Tra le formule sono previste la carcerazione arbitraria o il rendere servizi importanti a quel nucleo familiare. Spesso risulta più efficace del semplice pagamento di un’assicurazione che, come unico risarcimento, prevede, spesso, somme non congrue.

L’apolide può essere proprietario di beni e, per dimostrarlo, non avrebbe bisogno di registrazioni di atti notarili che lo dichiarino, così come no ha necessità di riconoscimenti per esercitare  la propria attività perché è la stessa Costituzione che lo dichiara. Pensiamo a quando non esistevano gli albi professionali. Si poteva vivere ed esercitare la propria professione senza alcun problema. La certificazione delle proprie capacità è opera del XX ^secolo.

L’apolide paga comunque le tasse, perché anche quando va ad acquistare beni di prima necessità non può chiedere lo scorporo dell’IVA o se fa rifornimento ad un distributore di benzina, farsi togliere le accise. Ovviamente non paga ciò che non e’ implicitamente obbligatorio, perché la Costituzione, in molti casi, parla di contributi e non di tasse.

In sintesi, gli apolidi rispettano le leggi del territorio in cui vivono, ma in particolare quelle primarie dei Diritti Umani e la Costituzione, che NON AMMETTONO COERCIZIONI, come quelle subite dai più negli ultimi tre anni.

Come avete potuto leggere, l’Apolidia dovrebbe essere riconosciuta con facilità, ma la farraginosità di tutta la coltre di leggi e leggine, che sono state approvate dai singoli Stati, impone un lavoro impegnativo MA NON IMPOSSIBILE!

PER APPROFONDIRE LA TEMATICA INVITO A SEGUIRE IL CANALE TELEGRAM DI VALENTINA FUSCO E LA VIDEO INTERVISTA A SEGUIRE ⤵️

https://m.youtube.com/watch?v=reEGiWIBIDE

 

 

21 Marzo 2022 – Redazione

Giulio Tremonti: «La modifica del titolo V della Costituzione è stata votata dal centrosinistra. Tutta la macchina politica che c’è stata raccontata non sta in piedi».

VEDETE E ASCOLTATE TUTTO IL PASSAGGIO DELL’INTERVISTA IN QUESTI TRE MINUTI E MEZZO ⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️

https://www.la7.it/in-onda/video/la-polemica-di-giulio-tremonti-contro-concita-de-gregorio-signora-siamo-seri-si-studi-la-19-03-2022-429784

04 Febbraio 2022 – Redazione

L’Avvocatura Distrettuale di Stato, con un parere dell’Avvocatessa Lydia Fiandaca della sede di Bari, chiarisce che le note ministeriali che prevedono un obbligo generalizzato al vaccino da parte di tutti gli operatori scolastici sono incompatibili con i principi della Costituzione.

L’associazione professionale sindacale “DIRIGENTI SCUOLA” esprime soddisfazione a riguardo di questa chiara presa di posizione da parte dell’Avvocatura dello Stato e chiede il ritiro dei “pareri” e dei “suggerimenti” del Capo Dipartimento del Ministero dell’Istruzione Stefano Versari. 

“In data 24 gennaio 2022 l’Avvocatura distrettuale dello Stato di Bari ha trasmesso al Ministero dell’istruzione, all’Ufficio scolastico regionale della Puglia e all’Ambito territoriale di Bari il richiesto parere sull’obbligo vaccinale del personale scolastico in malattia, ricevendo come risposta di attenersi alla lettera della legge (nel caso di specie il decreto-legge 172/2021), che richiede la vaccinazione all’atto in cui il soggetto presta o deve poter prestare servizio, con la “conseguente frequentazione dei locali scolastici da parte dello stesso”.

È evidente – precisa l’Avvocatura – che, sussistendo uno stato di malattia, non può considerarsi un soggetto assente ingiustificato. E, d’altra parte, “non sarebbe nemmeno esigibile, in capo a un soggetto temporaneamente impossibilitato, un comportamento attivo (recarsi in uno dei siti per la somministrazione del vaccino) volto all’assolvimento del suddetto obbligo”.

Pertanto suggerisce di procedere all’invito alla regolarizzazione solo al rientro in servizio del personale in malattia o, in alternativa, a inviare il suddetto invito con l’avviso che il termine per la regolarizzazione e/o la produzione dell’attestazione documentale comprovante l’assolvimento dell’obbligo vaccinale decorrerà dal giorno del rientro in servizio dopo il periodo di malattia.

È da sperare che il parere reso dall’Avvocatura, al di là del caso specifico, induca l’Amministrazione a maggior cautela prima di lanciarsi – anche in modo irrituale, addirittura con improvvisate conferenze di servizio on line nell’ultimo giorno – in personalissime interpretazioni ultra legem, così come era avvenuto con la risalente nota 1237/2021 sull’equivalenza della dichiarazione di assenza ingiustificata nei primi quattro giorni e della sospensione dal servizio e da ogni emolumento a decorrere dal quinto giorno, sempre per mancata esibizione del Certificato verde: invece tenute distinte dal legislatore, fino a quando la successiva normazione primaria le ha poi equiparate sotto l’aspetto retributivo.

È una cautela dovuta, poiché Il risultato di questi pareri o meri punti di vista, imprecisati e approssimativi, lungi dal facilitare l’azione dei dirigenti scolastici, è quello di incrementare la confusione e indurre un loro ulteriore stress, che è già oltre i limiti di guardia.

Possono infatti decidere di seguire i pareri di un Capodipartimento – nei cui confronti, è bene precisarlo, non sussiste alcun vincolo gerarchico, che pure e per opposti versi fornirebbe loro una copertura – ancorché gravidi di incertezze e di contraddizioni. Ma saranno ben consapevoli delle diffide e delle denunce cui si espongono.

Oppure vorranno agire secondo la legge, “pronti ad assumere rischi e decisioni”, compreso l’avvio di procedimenti disciplinari attivati da solerti funzionari territoriali per non essersi eseguito il Vangelo proveniente da Viale Trastevere!

“L’Avvocatura dello Stato – commenta il Presidente Fratta – non ha fatto altro che  confermare quello che DIRIGENTISCUOLA ha sostenuto da sempre. Siamo stati costretti, purtroppo, anche a contestare duramente l’Amministrazione, arrivando persino a chiedere il ritiro dei “pareri” e dei “suggerimenti” del Capo Dipartimento Versari e un incontro ad hoc con il Ministro per chiarire una situazione diventata ingestibile. Non è possibile che i dirigenti scolastici, che stanno portando avanti la scuola con spirito di servizio in condizioni di disagio inimmaginabile, si trovino costretti a dover scegliere tra il dover applicare la legge, e, quindi, operare in maniera contraria rispetto ai “pareri ministeriali” rischiando di essere sottoposti a provvedimenti disciplinari, e applicare le note ministeriali contra legem rischiando denunce da parte del personale…come già ci ha insegnato il caso Marche!”,

FONTI: ⤵️

https://www.dirigentiscuola.org/sullobbligo-vaccinale-del-personale-scolastico-in-malattia-una-pronuncia-dellavvocatura-distrettuale-dello-stato-di-bari/

https://www.eventiavversinews.it/wp-content/uploads/2022/03/parere-Avvocatura-dello-Stato-di-Bari-Avv.-Lydia-Fiandaca.pdf

18 Febbraio 2022 – Redazione

SENTENZA EPOCALE!!! Il Giudice del tribunale penale di Pisa ha stabilito che lo stato di emergenza, già durante il Governo Conte, era illegittimo e non poteva comunque essere rinnovato. E, in ogni caso, tutti i  provvedimenti emessi per la gestione dell’emergenza COVID-19 sono illegittimi! Tutte le restrizioni devono essere tolte con la fine dell’emergenza!!! Sospesi e compressi i diritti fondamentali dell’uomo (artt. 13, 16, 17, 19, 34, 36, 41), il “nucleo duro” della Costituzione, che  non sono revisionabili nemmeno con la Revisione della Costituzione!! I padri costituenti non accolsero la proposta di introdurre…!!

GUARDATE IL VIDEO PER APPROFONDIRE ⤵️

http://avvocatiliberi.legal/una-sentenza-da-manuali-commento-alla-sentenza-del-tribunale-penale-di-pisa-del-17-2-2022-a-cura-dellavv-giovanni-calapaj/

14 febbraio 2022 – Redazione Co.Te.L.I.

(di Giuseppe Leonelli – Fonte: LaPressa)

Anestetizzati da un San Valentino di plastica e spettatori passivi di tetri scenari di guerra in Ucraina, gli italiani si ritrovano da martedì prossimo con una nuova stretta sul fronte delle restrizioni imposte dalla follia del Green Pass. Dal 15 febbraio per gli over 50 sarà obbligatorio esibire il super certificato verde per poter lavorare. In pratica o si è vaccinati o non si lavora.

Una norma che valeva già per forze dell’ordine, insegnanti e medici ma che ora viene estesa su base anagrafica e non professionale. E la svolta arriva mentre a livello nazionale arrivano contrastanti segnali di segno opposto sul fronte sanitario. Mentre si gettano mascherine in alto in plastiche foto-ricordo, mentre si riducono le quarantene a poco più che week end lunghi e con afflati libertari si concedono balli sfrenati in discoteca a volto scoperto, il Governo vieta il lavoro a tutti coloro che hanno compiuto più di 50 anni e non hanno voluto aderire a una campagna vaccinale, per la quale – ricordiamo – bisogna comunque firmare il proprio consenso.

L’obbligo di inoculazione per quella fascia di età è vero è già scattato, ma il mancato adempimento è sanabile in modo relativamente facile, con una multa di 100 euro. L’obbligo di certificato verde rafforzato per lavorare che scatta ora, invece cambia completamente le cose.
L’Articolo 1 della Costituzione da martedì per un 50enne non vale più. Va detto chiaramente. Non vi sono compromessi, non bastano i tamponi ogni due giorni. No, per chi non si è vaccinato il lavoro è precluso e con esso la realizzazione personale, la dignità, parte dell’identità e la possibilità di mantenersi economicamente.

Per un 50enne non vaccinato l’Italia non è più ‘una Repubblica democratica, fondata sul lavoro’. Il lavoro non rappresenta più le fondamenta del vivere civile, ma è stato sostituito da una malposta priorità sanitaria.
Malposta perchè – come si è detto fino allo sfinimento – il Green pass non crea luoghi di lavoro sicuri e il vaccino, pur riducendo i casi gravi di infezione, non incide in modo determinante sui contagi. Malposta soprattutto perchè tale norme draconiana viene introdotta proprio mentre la curva pandemica è in netto calo e l’emergenza, come spiegato dagli esperti, si sta affievolendo.

In un Paese che appena 80 anni fa è uscito dall’orrore dell’oppressione e che per riconquistare la libertà ha pagato un enorme sacrificio in termini di vite umane, accade questo. Accade mentre il sole risplende come sempre, le auto sfrecciano sulle strade e fuori dalle chiese ci si ritrova per gli scambi di auguri domenicali. Accade e tutti se ne fregano, come fosse normale.

Gli under 50 pensano che non è un problema loro, i vaccinati si sentono al sicuro e gli over 50 guariti pensano di averla scampata. E’ tutto normale, va tutto bene. Di principio, sì, non è giusto, questo è vero… ‘Ma, suvvia coi principi non si mangia… bisogna essere concreti’. Già, e sull’altare di questo pragmatismo si scava ancora un po’ più a fondo nella buca dove tutti ci siamo infilati.
(Giuseppe Leonelli)

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

3 Novembre 2021 – di Marzia MC Chiocchi

MA QUANTO È GRANDE LA TORTA CHE DOVRANNO DIVIDERSI TUTTI QUESTI SERVI DEL POTERE A CUI, SICURAMENTE, SARANNO STATE FATTE UN SACCO DI PROMESSE?! NON POSSO IMMAGINARE CHE, POLITICI, MEDICI E PROFESSIONISTI DI LIVELLO, ABBIANO CREDUTO AI MANIPOLATORI DEL MONDO! LORO CHE, MESSAGGERI DELL’IMPERO DEL MALE E DEL BUIO, NON SANNO COSA SIA LEALTÀ, RISPETTO E AMORE PER IL PROSSIMO.

VOGLIO PER QUESTO RICORDARE, L’ULTIMA FRASE DEL MONOLOGO FINALE DEL FILM “L’AVVOCATO DEL DIAVOLO” INTERPRETATA DA AL PACINO (SATANA NEL FILM) ALL’AVVOCATO KEVIN (KEANU REEVES) PAROLE CHE RACCHIUDONO IL SENSO DELLA NOSTRA EPOCA:

Io sto qui col naso ben ficcato nella terra e ci sto fin dall’inizio dei tempi, ho coltivato ogni sensazione che l’uomo è stato creato per provare, a me interessava quello che l’uomo desiderava e non l’ho mai giudicato, e sai perchè? Perchè io non l’ho mai rifiutato nonostante la sua maledetta imperfezione, IO SONO UN FANATICO DELL’UOMO!!! Sono un umanista, probabilmente l’ultimo degli umanisti. Chi sano di mente Kevin potrebbe mai negare che il XX° sec. è stato interamente mio? Tutto quanto Kevin, ogni cosa, tutto mio! Sono all’apice Kevin, è il mio tempo questo… Il nostro tempo!

SVEGLIATEVI QUINDI, E FATE RISORGERE LA MENTE, IL CUORE E L’ANIMA! È COSÌ BELLO GODERE DELLA LUCE

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FONTE: L’Antidiplomatico

Secondo alcuni, tra cui il leghista Giorgetti, Draghi dovrebbe ricoprire contemporaneamente la carica di Presidente del Consiglio e di Presidente della Repubblica. Un novello imperatore insomma. O un dittatore, a seconda dei punti di vista.«La Costituzione dice altro? Amen».

Non stupisce che sia proprio un giornalista, ex direttore di una delle maggiori testate mainstream “La Repubblica”,a sostenere un concetto così sfacciatamente, diciamolo fuori dai denti, eversivo. D’altronde da anni il ruolo della stampa è quello di fare da megafono alla narrazione dominante, criminalizzare il dissenso, impedire la capacità di analisi e critica dei cittadini. 
Il punto, però, e’ un altro. Verdelli, Dichiara apertamente che i diritti sanciti dalla Costituzione, allo stato attuale, non contano più, e ciò che è più grave…non se ne fa cruccio! La Costituzione parla di lavoro, occupazione, dignità, libertà e democrazia a 360 gradi, ma la realtà dei fatti è altra!

La Costituzione parla di sovranità popolare, non di vincolo esterno. La Costituzione afferma che gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano libertà ed uguaglianza tra i cittadini debbano essere rimossi dallo Stato, non da quest’ultimo creati.
La Costituzione afferma che l’accesso alle cure deve essere garantito a tutti, non che tutti i diritti da essa sanciti debbano essere sottomessi a un inesistente principio sanitario di massima precauzione. La Costituzione afferma che i cittadini hanno diritto di manifestare, non di subire un foglio di via per essersi seduti da soli in segno di protesta in una piazza. La Costituzione afferma che la libertà di pensiero è garantita in tutte le sue forme, non che le idee non in linea con la narrazione dominante vadano perseguitate e censurate. La Costituzione prevede lo stato di emergenza, solo in caso di guerre, non lo stato di emergenza permanente, cioè lo stato di eccezione. La Costituzione ci garantisce tanti diritti, alcuni dei quali fondamentali. Ma la classe politica italiana la disapplica scientemente. Prima con la ricerca fraudolenta del vincolo esterno (SME, UE ed Eurozona), poi col ritorno del vincolo interno. Ovvero, a quel lasciapassare governativo senza il quale non si ha più accesso ai diritti costituzionalmente garantiti. Come accadeva nel 1938. Con la complicità della stampa, degli intellettuali, dei sindacati e di quelli che sarebbero dovuti essere i massimi garanti della Costituzione: il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale.

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Obbligo vaccinale non in linea con la Costituzione. Massimo Cacciari si esprime così dopo la conferenza nella quale il premier Mario Draghi ha fatto riferimento all’obbligo di vaccinazione, all’estensione del Green Pass in Italia e alla terza dose di vaccino. “Il mio discorso non è contro i vaccini”.

L’obbligo vaccinale è contro la Costituzione

I vaccini non possono essere obbligatori, e mi meraviglio che la Corte Costituzionale non sia intervenuta, perché, su questo argomento, l’interpretazione della Costituzione è inequivocabile“. “Credo che ci debba essere la scelta di ciascuno di noi – ha proseguito Cacciari – che valuta sulla base del rapporto costi/benefici, un principio che la Corte Costituzionale ha sempre adottato. L’obbligo può avvenire sempre laddove ci sia l’assoluta certezza che non ci sia nessun rischio. Non può essere da nessuna parte sottoscritto, si vedano le posizioni delle stesse industrie farmaceutiche”. E intervenendo al Festival di Filosofia di Modena sulla Libertà, Cacciari, torna a gridare che il re è nudo.

Vorrei dai giuristi: è o non è in contraddizione col regolamento Ue 2021/953, che vietava ogni discriminazione, l’istituzione del Green Pass, nei termini in cui e’ diventato legge in Italia? – scrive Cacciari. E ai nostri illustri costituzionalisti vorrei chiedere: “non sembra loro che la possibilità di obbligare a trattamenti sanitari dipenda dal pieno ‘rispetto della persona umana’? “Non pensano che conditio sine qua non, è che costui venga correttamente informato? Risulta loro di essere stati precisamente informati su andamento dell’epidemia, vaccino, vaccini, loro possibili conseguenze…? E da chi avrebbero potuto? Dai bugiardini di Big Pharma in continua evoluzione? Navigando in rete tra diecimila notizie in contrasto? E’ un peccato discuterne, è anti-scientifico! Democrazia è critica, informazione, domandare e ascoltare chi è competente. Domando e non ascolto: vero o falso che in Israele, dove il tasso di vaccinazione è stato tra i più alti, il 60% dei nuovi ospedalizzati (quasi il 90% ultrassessantenne) ha avuto il vaccino, e che dati analoghi o quasi sembrano emergere un po’ dappertutto? Perchè non si hanno dati altrettanto trasparenti da noi? Tuttavia alcuni ci sono, e altrettanto preoccupanti: nell’agosto di quest’anno, rispetto a quello 2020, sono aumentati contagi, ricoverati, terapie intensive e decessi, malgrado la campagna di vaccinazione abbia già superato il 60% (quorum ego, tra parentesi). Quanti di costoro sono stati vaccinati? Vi è differenza tra un vaccino e l’altro? Quale l’età? Quali patologie pregresse? Domande oziose? E il rispetto per la persona allora?’

FONTE: La Pekoranera e La Pressa (quotidiano di approfondimento politico e economico)

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Parafrasando Martin Luther KingMatteo Bassetti, il 21 luglio su Rete 4 – rileva Paolo Battaglia La Terra Borgese– l’infettivologo del policlinico San Martino di Genova, esprime che la libertà di non vaccinarsi finisce dove inizia per gli altri il rischio di ammalarsi. Ancora: rivolgendosi al senatore Gianluigi Paragone, il medico gli suggerisce: “Lei studi e poi può parlare, è l’ultimo da cui posso imparare qualcosa”. Di contro, Gianluigi Paragone: “Vedo le sue foto, è pronto per fare l’Isola dei Famosi“. E ancora, Bassetti spiega agli italiani (in modo chiaro e comprensibile?): “Chi è contro il vaccino è contro lo Stato perché il vaccino è uno strumento contro le chiusure.

Allora: la frase di Martin Luther King è una frase ad effetto defraudata di ogni profondità concreta e raziocinativa: in che modo si può capire dove finisce la libertà dell’altro? dove comincia la mia? Ecco che il confine di riferimento è in un punto del cerchio, e pertanto non può risolversi. Dunque più che da parafrasi quella dell’infettivologo suona come parodia, soprattutto se l’aforisma è preso in prestito per argomenti di importanza sociale così rilevanti. Sociale, si badi bene, e sempre si tenga doverosamente a mente che anche la scienza e la medicina sono – come devono essere – al servizio della società, del prossimo e di noi stessi. 

La scienza medica, in cui io stesso ho tanta speranza e fiducia da sempre – continua Paolo Battaglia La Terra Borgese – non può divenire dogmatica come talune religioni, perché la ricerca umana non ha mai fine, punti di arrivo. Altrimenti staremmo qui negli ospedali e cliniche private del terzo millennio a praticare ancora il parto cesareo come prassi, l’asportazione delle tonsille ad ogni occasione, la lobotomia generalizzata, l’elettroshock, la mutilazione dell’appendicite o a prescrivere alcolici agli ammalati per farli digerire, solo per fare qualche esempio.

Non dimentichiamo che la Costituzione tutela prima l’individuo e poi la specie umana. La storia insegna che in nome della specie l’uomo può commettere ogni atrocità e sciocchezza. E in questo periodo di pandemia le incertezze e i paradossi sono stati tantissimi. 

Oltretutto, la disposizione della regola alla vita pratica palesa i suoi limiti, nessuno può sottrarsi dal fare comunque un danno al prossimo, come ad esempio accade quando si conquista un posto di lavoro ai – per così dire – danni di un altro che, non potendo sostenere la propria famiglia, commette l’ultimo gesto, inconsulto, risolvendo col suicidio. Dunque è auspicabile una maggiore umiltà e la libertà di scelta.

Rivolgendosi al senatore Gianluigi Paragone, il medico gli suggerisce: “Lei studi e poi può parlare, è l’ultimo da cui posso imparare qualcosa”. Sicché il medico farebbe tacere chiunque non abbia titoli di studio? Trovo che tali consigli possano essere notatamente antidemocratici, in particolar modo se proferiti da chi poi – ora ci arriviamo – parla di nemici dello stato (italiano [ndr]) che, vedi caso, è dotato di una Costituzione che in ambito politico – in nome della democrazia – garantisce libertà di candidatura. Ma forse il medico cercava abilmente una deminutio capitis mediatica da far pesare al suo interlocutore. Chi sa?

E contro Bassetti il Senatore Gianluigi Paragone: “Vedo le sue foto, è pronto per fare l’Isola dei Famosi“: beh, non si capisce: dobbiamo intendere che il senatore possiede anch’egli l’arma della deminutio capitis mediatica? e questa volta pure nei confronti di ogni partecipante passato, presente e futuro all’Isola dei Famosi e della trasmissione stessa? 

Chi è contro il vaccino è contro lo Stato perché il vaccino è uno strumento contro le chiusure. […]”. Pur volendo apprezzare l’eccletticità dell’uomo medico Bassetti che si presta alla politica, con spirito critico c’è da chiedergli: e perché? Se per entrare al bar ci vorrà un requisito attestato in un pass da esibire per accedervi, va da sé che chi ne è sprovvisto non passa! Dunque? dove sta il problema? vuol dire che tra stare al bar e stare non vaccinato quel chi ha scelto la seconda. Tutto qua. O deve diventare obbligatorio pure andare al bar?  Rileggo: “Chi è contro il vaccino è contro lo Stato perché il vaccino è uno strumento contro le chiusure. […]”: sì, la frase, lì per lì, colpisce così tanto da sfuggire a un’analisi razionale, quell’analisi razionale che salva dall’errore di ritenere la frase ciò che non è: vera, giusta e perfetta, positiva e logica.

Quindi può notarsi l’errore di generalizzazione: come fa il medico a sentenziare che il vaccino è uno strumento contro le chiusure? O, forse, siamo davanti alla arrogante volontà di patrocinare ad ogni costo le proprie parole dette, spesso base del successo dei falsi saggi.

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FONTE: avv. Giovanni Bonomo-Milano 12.07.2021

Istruzioni alla cittadinanza contro il ricatto vaccinale della presunta “prevenzione” dell’infezione SARS-CoV-2

L’avv. Bonomo ha redatto la serie di risposte alle domande che un qualsiasi pubblico ufficiale (tenuto prima a identificarsi) che ci inviti ad una qualsiasi “vaccinazione Covid” potrebbe rivolgerci.
Si tratta di risposte tratte da un dialogo avvenuto presso lo hub vaccinale di Bolzano (da cui anche il video su YouTube “Se i vaccini non prevengono l’infezione, i medici rischiano il reato di falso ideologico?”) e replicabile per qualsiasi situazione di legittima difesa in cui il cittadino dovesse trovarsi in qualsiasi parte del territorio nazionale.

-Noi cittadini di sana e robusta Costituzione (art.
13, 16, 32, 41) non vogliamo andare di male (curabile) in peggio (geneticamente irreversibile) facendo da cavie ad una terapia genica sperimentale già dimostratasi fallimentare sia come cura che come prevenzione.
Ricordo a tutti che il D.L. 1 aprile 2021 n. 44 convertito in legge 28. 5.2021 n. 76 sulle misure urgenti per il contenimento dell’epidemia e in materia di vaccinazioni anti SARS-CoV-2, prevede “l’obbligo a sottoporsi a vaccinazione gratuita per la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2”.
Prevedere un obbligo di sottoporsi a vaccinazione per prevenire la malattia Covid-19 è illegale!Nessuno può essere obbligato a prendere un farmaco per evitare una malattia. Anche le comunicazioni contenenti la convocazione a sottoporsi alla vaccinazione, notificate dalle amministrazioni delle ASL agli esercenti le professioni sanitarie, contengono l’erroneo riferimento al fatto che il vaccino prevenga l’infezione e devono quindi considerarsi illegittime e impugnabili.

Ci risulta che Lei non si sia ancora sottoposto a nessun delle “vaccinazioni COVID “ obbligatorie. Come mai, per quale motivo?

Per più motivi. Anzitutto non si tratta di alcuna “vaccinazione” ma di terapie geniche sperimentali, così come è dichiarato sulla stessa scheda tecnica del farmaco, dove c’è scritto chiaramente OGM (Organismi Geneticamente Modificati) ed mRNA, cioè terapie geniche. Se Lei insistesse a chiamarlo “vaccino” potrebbe incorrere nel reato di falso ideologico ex art. 479 cod. pen. e nel reato di false dichiarazioni ex art. 374 cod. pen. con l’aggravante che le Sue dichiarazioni vengono rese da un pubblico ufficiale. Glielo dico subito per qualsiasi verbalizzazione che Lei volesse o dovesse fare.

Un altro motivo e’ che non c’è alcun obbligo, per nessuno, di farsi somministrare tali terapie geniche sperimentali. Di un farmaco sperimentale – e i cosiddetti “vaccini Covid” sono ancora in fase di sperimentazione – non può essere imposta alcuna somministrazione per obbligo di legge.

Quanto sto dicendo è verificabile sempre sulla scheda tecnica, dove è riportato chiaramente un triangolo nero capovolto a significare che il farmaco è nell’ultima “fase di sperimentazione” in “vivo” cioè che viene fatta su soggetti che si sottoporranno “volontariamente” a questa sperimentazione. Inoltre, sempre sulla stessa scheda tecnica (comunemente detto foglietto illustrativo o bugiardino), è riportato esplicitamente dai produttori che si tratta di una sperimentazione “in doppio cieco” e che i risultati saranno resi noti entro il 2023.
Se poi Lei dovesse affermare che per il fatto che io non sia “vaccinato” possa avere limitazioni o restrizioni alla libertà personale di qualsiasi tipo, sociale, lavorativa, di spostamento, allora si configura un ricatto che il codice penale definisce estorsione giusta l’art. 629 cod. pen.
Poi ci sono anche altri motivi, ma per ora mi fermo qui.

  • Quindi, Sig. XYZ, Lei non fa questa vaccinazione? Dunque rifiuta? Perché se e’ così devo farLe firmare che rifiuta.
  • Io non sto rifiutando alcunché, semplicemente non Le sto dando il mio consenso. Posso darLe il consenso e firmare se Lei riporta sul documento di “Consenso Libero e informato” il pezzo che manca, vale a dire la mia dichiarazione: “Io sottoscritto X Y dichiaro che non do il consenso a nessun tipo di trattamento farmacologico sperimentale Covid. Dichiaro inoltre che il mio sistema immunitario non ha necessità di “istruzioni esterne” su come “comportarsi e rispondere” nei confronti di agenti patogeni. È già ottimamente istruito da milioni di anni di evoluzione e riceve quotidianamente da me tutto il supporto necessario. Essere un cittadino informato di sana e robusta Costituzione (art. 13, 16, 32, 41) è la vera garanzia per la mia salute e per la ‘Salute Pubblica’”.
  • Ma io non posso riportare la sua dichiarazione
    Non pretenderà che io firmi ciò che vuole Lei o chi per Lei? Io metto la mia firma in un documento solo quando ciò che vedo scritto ha la mia approvazione. Altrimenti firmi Lei!
  • Allora scrivo che Lei rifiuta!
  • Lei può scrivere ciò che vuole, ma sappia che dovrà rispondere personalmente in sede sia civile che penale di tutto ciò che scriverà riguardante la mia persona, soprattutto se scrive il falso, essendo un pubblico ufficiale. Le ricordo comunque che, senza la mia firma, il Suo verbale da Lei solo scritto e firmato rimane un foglio di carta che io non ho né approvato né sottoscritto e che pertanto non ha alcun valore legale.
    °°°
    Questo è ciò che risponde un cittadino informato e consapevole dei propri doveri e diritti. La criminale campagna vaccinale ai danni dell’ignara popolazione illusa di un rimedio peggiore del male – il Covid 19 si elimina con cure efficaci che possono essere a disposizione di tutti – richiede una risposta ferma e decisa da parte di tutti o almeno di quella cittadinanza consapevole che aumenta sempre di più grazie al lavoro di controinformazione dei pochi giornalisti indipendenti non asserviti al regime
    sanitario. Partecipiamo così ad
    una delle più grandi imprese della storia. E sui libri di storia ne
    parleranno, quando la veemenza degli interessi sporchi che divorano il presente si sarà placata e il
    mondo sarà pronto per guardarsi con lucidità e serenità alle spalle.
  • Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.Li), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, supportati da un team di medici e avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verita sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale.

Un principio costantemente disatteso, che va contro il diritto di ogni cittadino di essere informato e di poter farsi un’opinione, grazie a quella che dovrebbe essere la trasparenza di uno Stato che si definisce “fondato sulla Democrazia”. 

di Roberto Roggero

Lo scorso 3 maggio si è celebrata, in tutto il mondo, la Giornata della Libertà di Stampa. Un evento che ha avuto, e continua ad avere, tutto il sapore della più goliardica presa in giro. Eppure, il diritto di libertà d’informazione e di opinione è sancito dall’articolo 21 della Costituzione, che come molti altri è diventato nulla di più che carta straccia. In particolare, l’articolo 21 dice: “La Costituzione della Repubblica Italiana stabilisce che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria [cfr. art.111 c.1] nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili. In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell’autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all’autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s’intende revocato e privo d’ogni effetto. La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni”. E’ solamente una ulteriore dimostrazione del contrario, come ciò che si legge nelle aule dei tribunali, dove il principio fondamentale “La legge è uguale per tutti”, è relegato al rango di barzelletta. Una barzelletta grazie alla quale ancora oggi un giornalista può incorrere in condanne da scontare in carcere per avere affermato o scritto ciò che non è consentito scrivere o affermare, e che nella maggior parte dei casi è la verità. Certo, che la verità sia scomoda o spaventi chi ha la coscienza non troppo luccicante, non è un segreto per nessuno. 

Al discorso si collega il mancato riconoscimento della categoria del libero professionista, o Free Lance, da cui proviene la mole maggiore di informazioni, a tutto vantaggio di chi è inserito in grandi strutture con grandi budget e grandi retribuzioni. Una situazione che, per molti, è di costante precariato, e che limita pesantemente la libertà di informazione, fino a operatori dell’informazione apertamente minacciati, o peggio. Una situazione dove l’etica dell’informazione è una aleatoria utopia. 

Se però non cambia la cultura dell’informazione, non può esserci una legge che stabilisca dei principi di uguaglianza o che garantisca una libera informazione. E’ quindi necessario un dibattito culturale prima che politico, e riconoscere il fatto che se l’informazione ha un grande potere, diventa automaticamente bottino di guerra.

Dal poco invidiabile 41° posto, ultima in classifica in Europa, e con circa 20 giornalisti sotto scorta, l’Italia celebra la Giornata Internazionale sulla Libertà di Stampa, istituita nel 1993 dall’assemblea generale delle Nazioni Unite. Secondo l’ultima pubblicazione ufficiale di Reporter Senza Frontiere, in oltre 130 Paesi nel mondo l’esercizio del giornalismo “vaccino principale” contro la disinformazione è “totalmente o parzialmente bloccato”. Insomma, non è possibile che ci siano giornalisti che guadagnano 10 euro (lordi) ad articolo, lavorando in contesti di pericolo e precarietà, mentre altri percepiscono mensilità a svariati zeri svolgendo il lavoro solo dietro a una scrivania. E se anche il presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Beppe Giulietti, si è detto d’accordo in linea di principio, la stessa Federazione non ha ancora fatto nulla per cambiare la situazione… 

Durante tutta la durata della seconda guerra mondiale, e nell’immediato dopoguerra, la stampa venne sottoposta a vari limiti e condizioni, in parte derivate dalla legislazione che regolava la libertà di stampa nel Regno d’Italia e poi passata attraverso le imposizioni del regime fascista.  

Molte delle leggi che regolano la libertà di stampa nella Repubblica Italiana provengono dalla riforma liberale promulgata da Giovanni Giolitti nel 1912, che istituì anche il suffragio universale per tutti i cittadini di sesso maschile. Per diversi aspetti, le condizioni in cui molti operatori dell’informazione svolgono il proprio lavoro, non si è discostata molto dall’Italia di Giolitti o dalle norme stabilite dal “Codice Rocco”, cioè il Codice di Procedura Penale elaborato dal ministro della Giustizia del governo fascista, risalente al 1930. Si pensi che diversi articoli del “Codice Rocco” riguardanti la libertà di stampa, sono stati abrogati solo pochi anni fa, come l’Art.57 che stabiliva: “Salva la responsabilità dell’autore della pubblicazione e fuori dei casi di concorso, il direttore o il vice-direttore responsabile, il quale omette di esercitare sul contenuto del periodico da lui diretto il controllo necessario ad impedire che col mezzo della pubblicazione siano commessi reati (528, 565, 596bis, 683, 684, 685), è punito, a titolo di colpa, se un reato è commesso, con la pena stabilita per tale reato, diminuita in misura non eccedente un terzo”. O come l’Art.303 (abrogato solo nel giugno 1999) che stabiliva: “Chiunque pubblicamente istiga a commettere uno o più fra i delitti indicati nell’articolo precedente è punito, per il solo fatto dell’istigazione, con la reclusione da tre a dodici anni. La stessa pena si applica a chiunque pubblicamente fa l’apologia di uno o più fra i delitti indicati nell’articolo precedente.” O ancora l’Art.662 (abrogato nel 1988), nel quale si legge: “Per l’esecuzione delle pene accessorie, il pubblico ministero, fuori dei casi previsti dagli articoli 32 e 34 del codice penale, trasmette l’estratto della sentenza di condanna agli organi della polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza e, occorrendo, agli altri organi interessati, indicando le pene accessorie da eseguire. Nei casi previsti dagli articoli 32 e 34 del codice penale, il pubblico ministero trasmette l’estratto della sentenza al giudice civile competente. Quando alla sentenza di condanna consegue una delle pene accessorie previste dagli articoli 28, 30, 32 bis e 34 del codice penale, per la determinazione della relativa durata si computa la misura interdittiva di contenuto corrispondente eventualmente disposta a norma degli articoli 288, 289 e 290”. 

Insomma, di fatto, nell’Italia democratica del 21° Secolo, il “Codice Rocco” è tutt’ora in vigore, pur modificato dalla Corte Costituzionale in diverse riprese, nel 1945, nel ’54, nel 1982 e nel ‘99. Poi più nulla. 

In sostanza, molte norme di epoca fascista, che regolano questioni minori come la necessità di autorizzazione per la stampa, sono ancora in vigore, e vengono ignorate o interpretate in modo edulcorato dalla maggior parte della pubblica amministrazione. 

Il mancato adeguamento della legge penale e amministrativa italiana alle nuove tecnologie, costringe a interpretazioni talvolta distorte, restrittive, e con effetti molto pericolosi, specialmente se si pensa che nell’era di internet (cominciata ormai da decenni) una delle conseguenze paradossali è che difficilmente sarebbero sanzionabili provider di siti web pornografici o addirittura pedo-pornografici che abbiano la loro sede al di fuori del territorio della Repubblica. Nessuna legge regola le frequentissime intrusioni di “pubblicità” non autorizzata in siti ufficiali, e le stesse norme in vigore posso portare anche a una condanna o a una assoluzione a seconda della sola interpretazione del magistrato incaricato. 

Si pensi che nel 2008, a causa di una interpretazione troppo restrittiva di articoli del codice penale, relativi all’obbligo di registrazione presso il tribunale di ogni tipo di pubblicazione, (esteso anche a qualsiasi sito internet, sebbene non concepito per tale utilizzo) lo storico Carlo Ruta venne condannato in quanto gestore di sito web per “stampa clandestina”, finché la Corte di cassazione ha deciso l’assoluzione. 

A questo punto, che senso ha leggere l’Art.21 della Costituzione, secondo il quale “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”? Stesso discorso per il principio secondo il quale la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. 

Sulla base del diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, una larga e trasversale parte delle forze politiche ha sempre trovato motivo per restringere la libertà di espressione, giustificando la presenza di un monopolio della tv di Stato in campo radiotelevisivo, adducendo il motivo che le frequenze disponibili sull’etere sono un numero relativamente limitato. 

Codice Rocco a parte, le successive leggi introdotte dal Parlamento, a partire dal 1948, non hanno portato particolare giovamento. Proprio nel febbraio ’48 fu promulgata la nuova Legge n.47 sulla stampa, con cui erano dichiarate decadute le disposizioni del regime fascista. 

La nuova legge stabiliva, tra l’altro, quali indicazioni obbligatorie dovessero apparire sugli stampati e inoltre definiva le prerogative del direttore responsabile e del proprietario o editore, e fissava le regole per la registrazione delle pubblicazioni periodiche con norme relative al reato di diffamazione a mezzo stampa (responsabilità civile, riparazione pecuniaria). 

Insomma, la situazione è in stallo, perché anche se nel luglio 2005 il Parlamento ha votato l’abolizione della condanna a pene detentive in seguito al reato di diffamazione a mezzo stampa, gli emendamenti non sono stati tramutati in leggi. 

Naturalmente, la questione del conflitto di interessi in merito alla proprietà di televisioni, giornali e incarichi istituzionali è ancora un altro universo che meriterebbe un discorso a parte, e ancora oggi senza soluzione. 

Tutto questo porta quindi ai rapporti di Reporters Senza Frontiere che, nel 2007 poneva l’Italia al 35° posto, nel 2008 al 44° e, in una parabola discendente che sembra non avere freni, con il nostro Belpaese preceduto da Jamaica Namibia, Costa Rica, Ghana, Botswana e Burkina Faso e ultimo in Europa, oltretutto definito “particolarmente soggetto a censura”, con casi ampiamente documentati. Per altro, l’Italia ha sì guadagnato un primo posto, diretta conseguenza della situazione sulla libertà di informazione: medaglia d’oro per la popolazione considerata più ignorante del continente europeo. 

Esempi se ne possono citare a non finire, ma uno dei più eclatanti è stato citato nel Rapporto Freedom House 2004, quando Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio, era proprietario del primo gruppo televisivo privato del Paese, nonché della prima casa editrice nazionale, con rappresentanti nella Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla RAI. Il problema, però, sta a monte: anche se la legge in teoria limita il controllo dei politici sulle loro proprietà, non fa divieto di possedere compagnie mediatiche, a differenza degli Stati Uniti, dove il controllo dei media è interdetto ai politici e dove al Presidente si applica il “blind trust”. Ci aveva provato, con risultati che non si possono non definire “ridicoli”, l’allora ministro Gasparri con la proposta di legge sulle frequenze radiotelevisive, una delle maggiori trovate comiche degli ultimi tempi. 

Un ultimo recente e vergognoso esempio, che non ha bisogno di commenti, è il manifesto apparso per le strade della capitale, nel quale sono etichettate alc999une testate e relativi direttori o editori, come dedite alla apologia del fascismo. Giornali che esercitano il diritto di libertà di stampa garantito dalla Costituzione. Da notare che, nel manifesto, non compaiono ad esempio, i giornali di partito, manifestamente di destra o meno. Secondo questo principio, che posto dovrebbero occupare testate come “Il Secolo d’Italia”? 

Fermo restando che è semplicemente ridicolo attaccarsi ancora a principi ormai anacronistici come “Destra” o “Sinistra”, nel minestrone ormai andato a male dell’odierno agone politico, chi scrive non fa mistero di appartenere a una ideologia non certo derivante dalla Destra storica. Tutt’altro. Eppure scrivo in difesa del principio della libertà di stampa in quanto tale, a prescindere dal fatto che un giornale appartenga o meno a una ideologia. Un giornalista o un operatore dell’informazione che sia fedele al principio della verità oggettiva, è semmai critico soprattutto verso la propria appartenenza, perché è fin troppo facile puntare il dito contro il “nemico”. Verità e libertà di pensiero non hanno colore o ideologia. Verità e libertà di pensiero sono verità e libertà, senza accessori o aggettivi.