Una storia che dovrebbe far riflettere… (o almeno così si spera…). MT
17 gennaio 2022 – di Redazione Co.Te.L.I.
Una donna di 34 anni residente a Pozzallo, positiva al covid, partorisce da sola nel bagno della sua abitazione dopo essersi recata per 2 volte al pronto soccorso dell’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa ed essere stata rimandata a casa perchè, secondo i medici, mancava ancora parecchio tempo prima del parto. Proprio in ospedale la donna aveva scoperto di essere positiva al covid.
Secondo il racconto della donna, non vaccinata, i medici del pronto soccorso, dopo avere svolto il tracciato e gli esami di routine, ritenendo che non fosse ancora il momento di partorire, hanno rimandato a casa la paziente 2 volte in meno di 24 ore, in isolamento, con l’ambulanza attrezzata per il biocontenimento, riservata ai soggetti positivi al covid.
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Partorisce da sola in casa
La donna, isolata in casa anche dal marito a causa della sua positività, accusa nuove contrazioni. Non riesce a chiamare nessuno e raggiunge da sola il bagno, trascinandosi. Non perdendosi d’animo, partorisce una bambina. Poi, chiamando l’ambulanza della guardia medica di Pozzallo, raggiunge l’ospedale ragusano, ricevendo assistenza al pronto soccorso, dove tagliano il cordone ombelicale. La bimba è risultata negativa al covid.
La mamma , dopo qualche giorno di ricovero in una apposita sala travaglio allestita per i pazienti affetti dal covid, è stata dimessa e si è ricongiunta alla figlia. Nel frattempo si è negativizzata. Mamma e figlia stanno dunque bene.
Fonte:
________________________ [Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]
Ecco un nuovo dramma: la mamma della neonata trasferita al Gaslini bloccata in Sardegna. Il Governo intervenga con deroga a obbligo super green pass per isole maggiori. E INTANTO UN POOL DI AVVOCATI HA GIÀ PREDISPOSTO DUE DENUNCE CONTRO IL GOVERNO PER RITIRARE IL SUPER GREENPASS.
La mamma della neonata, che nei giorni scorsi è stata trasferita al Gaslini di Genova grazie ad un volo specialedell’Aeronautica Militare decollato da Alghero, rischia di non poter riabbracciare sua figlia a causa delle assurde norme sul green pass. Della vicenda ha parlato l’europarlamentare Francesca Donato.
Siamo tutti felici per il volo salva-vita richiesto dalla Prefettura di Sassari e operato dall’Aeronautica, ma adesso, è necessario affrontare la delicata situazione della mamma della bambina che, non essendo vaccinata, non potrà raggiungere la sua piccola all’ospedale pediatrico Gaslini di Genova.
Dall’entrata in vigore del super green pass per gli spostamenti, dalla Sardegna alla Sicilia arrivano, ogni giorno, storie drammatiche di cittadini che vedono sistematicamente violato il loro diritto a muoversi liberamente. Oggi purtroppo la vittima di questo sistema aberrante è la mamma di una bambina che ha avuto bisogno di cure urgenti e specialistiche fuori dalla Sardegna.
Questa sera, con le dimissioni della neonata, si renderà indispensabile, per questa donna ma anche per tutti i Sardi e i Siciliani che sono in situazioni simili, che il governo nazionale estenda immediatamente la deroga all’obbligo di super green passanche alle isole maggiori, per l’uso dei trasporti pubblici, per motivi di residenza, domicilio, salute, studio o di urgenza.
Tutti i tennisti attualmente partecipanti al torneo di tennis professionistico sono stati completamente vaccinati. Il numero 22 del mondo è stato però visto lasciare il campo e abbandonare il suo match mentre si teneva il petto con difficoltà respiratorie in un match ATP. Nikoloz Basilashvili ha detto alla sua squadra che “ogni tiro mi manca il fiato”.
Colin Fleming, un commentatore di Stan Sport , ha descritto i sintomi di Basilashvili come “molto preoccupanti” e ha aggiunto: “Se senti di non poter fare alcun tipo di respiro profondo a questo livello e con questa intensità, questo è un problema”.
Il sito web di tennis OpenCourt ha affermato che Basilashvili “potrebbe essersi ripreso da Covid”, ma non è stato possibile verificarlo. “[Lui] ha detto all’allenatore che aveva il Covid ’10 giorni fa’”, ha detto l’outlet sui social media.
Il suo contendente Stefanos Tsitsipas ha invece accusato il caldo, non il Covid, per l’abbandono di Basilashvili in un’intervista a Tennis World USA : “A volte fa un po’ troppo caldo. Si potrebbe friggere un uovo in campo, ma siamo pronti per le partite difficili e anche per le emozioni”. Chiaramente il caldo non aveva infastidito altri giocatori e alcuni avevano addirittura accolto con favore le condizioni meteorologiche di Melbourne.
Dalila Jakupovic, che è stata costretta a ritirarsi dalla sua partita dopo essere caduta a terra, ha detto al notiziario The Western Australian : “Avevo davvero paura di crollare. Ecco perché sono andato sul pavimento perché non potevo più camminare. Non ho l’asma e non ho mai avuto problemi respiratori. In realtà mi piace il calore. Il fisio è tornato e ho pensato che sarebbe stato meglio. Ma i punti erano un po’ più lunghi e non riuscivo più a respirare e sono semplicemente caduto a terra”.
Nick Kyrgios , il giocatore numero 93 al mondo, ha sofferto di problemi respiratori al mattino e si è ritirato dalla partita sei ore prima del dovuto.
Anche Bernard Tomic ha dovuto prendere una pausa medica dopo aver lamentato difficoltà respiratorie durante le prime fasi del secondo set, ma è riuscito a tenere duro. “Non entra aria. Mi sto stancando così facilmente”, si è sentito dire Tomic al personale medico. “Qualcun altro si lamenta oggi?” voleva sapere. “No, è andato tutto bene”, ha detto il medico.
Gli organizzatori in preda al panico degli Australian Open ora incolpano la scarsa ” qualità dell’aria ” che sembra prendere di mira solo alcuni giocatori. La qualità dell’aria di Melbourne è classificata come “buona” dagli standard internazionali.
AUSTRALIA; LA TUA CATTIVERIA TI SEPPELLIRÀ!!!!!!
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Una super perizia che ricostruisce quanto accaduto durante i primi mesi della pandemia, quando l’Italia aveva drammaticamente scoperto l’esistenza della parola “Covid” e viveva giorni di angoscia e tensione. Un documento depositato presso la procura di Bergamo dal virologo Andrea Crisanti, che ha analizzato nel dettaglio quanto accaduto agli inizi del 2020 con particolare attenzione alla zona della Val Seriana, una delle più colpite dal virus. Come raccontato da Il Giornale, per il microbiologo “sono emerse delle criticità. La procura valuterà”.
Crisanti si sarebbe anche messo a disposizione del procuratore di Bergamo per un eventuale incontro nei prossimi giorni, qualora gli investigatori ritenessero opportuno chiarire alcuni aspetti del dossier. Stando all’agenzia di stampa Ansa, nel documento si evidenzierebbe come una tempestiva applicazione della zona rossa nel bergamasco avrebbe potuto salvare delle vite, anche se Crisanti non ha rivelato nel dettaglio quanto: “È un dato che va contestualizzato”, oltre che un elemento di indagine.
Sempre secondo l’Ansa, si parlerebbe complessivamente di una forbice “tra le 2 mila e le 4 mila vittime, che si sarebbero potute evitare se fosse stata applicata tempestivamente la zona rossa”. I dati, sarebbero il frutto di una stima basata sul metodo relativo alla ipotetica progressione del virus, fatta da Stefano Merler, consulente del Comitato tecnico scientifico. Nel documento sarebbe presenta anche “un’articolata ipotesi delle vittime evitabili, giorno per giorno, da quando si è avuta conferma dei primi casi di diffusione del coronavirus nel nostro Paese”.
La relazione di Crisanti speriamo faccia finire sul banco degli imputati l’allora premier Giuseppe Conte e il ministro della Salute Roberto Speranza, dopo l’ennesima accusa. Tra i passaggi che ancora oggi vengono criticati, ad esempio, c’è la scelta di schierare i militari ad Alzano, pronti a far scattare la zona rossa, per poi ritirarli tra lo stupore dell’opinione pubblica. Ma molto altro e ven più grave, è scritto nella relazione presentata da Crisanti. Un bel colpo di scena, che ci auguriamo sia l’inizio di una lunga serie…..
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La scelta del governo italiano di introdurre il cosiddetto Super Green pass, certificazione virtuale imposta alla popolazione come strumento necessario per avere accesso a una vita normale, è una forma di discriminazione. Secondo Amnesty International, di dubbi in merito ne restano, e parecchi. L’organizzazione non governativa ha infatti puntato il dito contro le scelte dell’esecutivo Draghi, chiedendo di riconsiderare la proroga dello stato di emergenza e concentrarsi sull’aumento dell’adesione volontaria al vaccino, senza ricorrere a imposizioni dall’alto.
Come riportato da “IL TEMPO” Amnesty ha sollecitato il governo italiano a riconsiderare attentamente la misura dello stato di emergenza, in vigore ormai da quasi due anni. “in quanto tutte le misure di carattere emergenziale devono rispondere ai principi di necessità, temporaneità e proporzionalità”. Poi, l’invito alle autorità a promuovere forme di comunicazione chiare e inclusive “per garantire alla popolazione l’adozione di comportamenti responsabili per la tutela dell’incolumità collettiva e seguire le linee guida di salute pubblica”.
Sulla vaccinazione obbligatoria, introdotta in Italia per tutta la popolazione over 50, ha ribadito di non supportare obblighi di questo tipo.
Nel mirino di Amnesty anche il Green pass, “che deve essere un dispositivo limitato nel tempo”. Il governo deve continuare a garantire che l’intera popolazione possa godere dei suoi diritti fondamentali. Chiediamo che vengano prese misure alternative per permettere anche alla popolazione non vaccinata di continuare a svolgere il proprio lavoro e di utilizzare i mezzi di trasporto, senza discriminazioni”.
15 Gennaio 2022 – di Andrea Brancolini (La Pressa.ti)
Una volontà di ledere. Non la si può interpretare altrimenti l’ennesima norma contro i non vaccinati e l’ultimo discorso del primo ministro con la sua accusa proprio a questa categoria espiatoria lo conferma. Ancora una volta a pagare le conseguenze di un clima d’odio nutrito da un delirio legislativo assoluto sono i lavoratori, la gente comune, padri e madri e i loro figli con l’unica “colpa” d’essere dei non vaccinati. L’ultima follia normativa, infatti, sta mettendo a repentaglio non solo e tanto il lavoro ma pure la stessa vita dei sanitari ed in parte del personale scolastico.
Spiego a cosa mi riferisco perché temo sia un passaggio sfuggito a molti e volutamente tenuto nascosto dal governo per continuare a poter spingere impunemente su questa infausta ed ingiustificata per la salute pubblica campagna vaccinale ad oltranza.
Che il governo fosse spregiudicato lo abbiamo constatato in più occasioni: non rende disponibili i dati degli effetti avversi e delle morti da vaccino da novembre; si è fatto la legge per l’impunità penale che consente alle procure di archiviare anche i casi in cui i morti sono direttamente correlati ai vaccini, in quanto avendo il vaccinando firmato il falso consenso informato ha in realtà sollevato chiunque dalle conseguenze del vaccino stesso; non pratica una farmaco vigilanza attiva; si avvale del finanziamento al main-stream per pilotare l’informazione; falsifica i dati che poi utilizza per fondare le politiche sanitarie e sociali, nonché lo stato di emergenza; ricorre spudoratamente al “capro espiatorio” per depistare l’attenzione dalle proprie gravissime responsabilità, insomma sapevamo tutto questo e molto altro, ma dobbiamo conoscere anche quest’altra irrazionale e pericolosissima norma. Una totale abolizione del buon senso che viene sostituito d’ufficio da ciò che consente una radicale sottrazione di diritti sociali costituzionalmente riconosciuti e una continuazione ad libitum del terrore.
Si perché al governo non piacciono i sanitari (ed anche il personale scolastico) guariti dal Covid ai quali, se pur con diritto al possesso del super mega (fantozziano) green pass, ma non vaccinati, non è consentito di lavorare. Ma come, voi direte? Un guarito non può nell’immediato reinfettarsi o infettare ed anzi ha una immunità provatamente maggiore, anche in durata temporale, di un qualsiasi vaccino, tanto, lo ripetiamo, che ha diritto al green pass, eppure per il governo non ha diritto a lavorare! Green Pass Super si, lavoro e stipendio no! Infatti, il governo impone ai sanitari guariti che vogliano, e aimè vogliono, tornare al lavoro di farlo solo dopo tre mesi dalla guarigione ed essendosi sottoposti preventivamente ad almeno una dose del siero. La richiesta è stata comunicata a voce a mia moglie e abbiamo scritto all’Ordine dei medici con l’avvocato affinchè ufficializzino tale necessità: tre mesi di attesa e una dose di vaccino per essere reintegrata.
Quindi riepilogando al governo i sanitari guariti ma non vaccinati non vanno bene, devono restare sospesi e comunque non rientrare al lavoro anche se guariti, prima di aver fatto trascorrere tre mesi dalla guarigione ed aver completato il ciclo vaccinale con almeno una dose di siero. A vigilare su questa porcheria sono gli ordini dei mediciche sono da annoverare tra i peggiori passacarte della storia delle istituzioni di vigilanza. Probabilmente al governo non pagando migliaia di persone per qualche tempo sperano di far cassa e di rientrare dei denari elargiti per mantenere questo stato d’emergenza…
Prima però di fare domande, dobbiamo aggiungere un dato correlato ed inquietante che se conosce chi scrive, davvero è alla portata di tutti, e cioè che vaccinare chi è guarito può rivelarsi pericoloso oltre che inutile. Pericoloso per la possibilità che in caso di infezione successiva alla vaccinazione si sviluppi un fenomeno conosciuto con l’acronimo di ADE (antibody dependend enhancement) che può rendere la malattia estremamente aggressiva perfino in un organismo giovane e sano. Certamente inutile poichè sono ormai numerosi ed univoci gli studi scientifici che mostrano senza dubbi come l’immunità naturale sia più completa, protettiva e duratura di quella decisamente effimera offerta dai vaccini,
Non aggiungiamo altro se non che ci pare davvero che si sia passato ampiamente il segno di ogni tollerabile pazienza e comprensione. E’ troppo davvero: doversi sottoporre per legge ad una sperimentazione che non si ferma neppure dinnanzi alla provata inutilità della stessa!
Ora, consapevoli di tutto ciò, poniamo a tutte le istituzioni che già, contravvenendo l’art.32 della Costituzione, ci vogliono imporre come guariti la vaccinazione per lavorare qualche domanda: a che pro, per quale ragione perseguite questa folle via?Perché volete che pure chi è già stato contagiato venga inoculato esponendolo a rischi? Perché i malati guariti non vengono semplicemente considerati immuni così come dimostra la medicina?Perché questa insistenza a vaccinare? Perché impedire a sanitari di lavorare anche se guariti e quindi in possibilità di lavorare in totale sicurezza per sé e per i pazienti?
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13 gennaio 2022 – di Monica Tomasello (Redazione Co.Te.L.I.)
Il testo girava già questa estate, ma oggi Vittorio Sgarbi lo fa ascoltare in un suo video diffuso sui social e poi su YouTube.
Il contenuto del video riguarderebbe una sentenza inappellabile, e le parole sarebbero quellescritte dal prof. Beniamino Deidda, ex magistrato ora in pensione e direttore della scuola superiore di magistratura.
Su una cosa però non dovrebbero esserci dubbi, o per lo meno così dovrebbe essere: il principio della certezza del diritto. Un principio che però ultimamente sembra, ahinoi, venir meno sempre di più.
Apro una piccola parentesi giuridica soltanto per ricordare come la “certezza del diritto” è il principio in base al quale ogni persona deve essere posta in condizione di valutare e prevedere, in base alle norme generali dell’ordinamento, le conseguenze giuridiche della propria condotta, e che costituisce un valore al quale lo Stato deve necessariamente tendere per garantire la libertà dell’individuo e l’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Ed è incontestabile laddove la norma sia scritta chiaramente (“In claris non fit interpretatio”) come nel caso delle leggi sopracitate.
Perché se è vero che, in base al principio della positività e della flessibilità del diritto, ogni norma è interpretabile, è anche vero che l’interpretazione delle fonti normative sono governate in primo luogo dall’interpretazione letterale, come si evince proprio dall’art. 12 delle disposizioni preliminari al codice civile.
Senza scendere ulteriormente nei “meandri” giuridici delle mie reminiscenze universitarie e di ex docente di diritto, dico soltanto che poco importa chi abbia detto/scritto quelle parole… L’unica cosa che davvero conta è che il riferimento sia a norme chiare ed incontrovertibili.
Detto questo, buona visione, ma soprattutto BUON ASCOLTO!
Lo stesso video è stato postato anche su Facebook ⤵️
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Il pessimo spettacolo della nostra politica, il pessimo spettacolo dei nostri televirologi. E l’Italia resta impantanata nella malagestione e nella repressione delle libertà dei cittadini. Mentre gli altri Paesi tornano alla normalità e iniziano a vedere l’inizio della fine di questo incubo. L’ultimo saggio di tragicommedia all’italiana è andato in onda a “Non è l’arena“, dove si è assistito a una “scazzottata” mediatica tra Crisanti e Bassetti. Dopo le canzoncine di dubbio gusto, e alle opinioni puntualmente smentite dopo qualche giorno, ora siamo agli insulti. Massimo Giletti ha chiesto ad Andrea Crisanti un parere sulla proposta del collega Matteo Bassetti di sospendere il report quotidiano sul Covid, limitandosi a fornire i dati una volta a settimana. Il risultato?
Apriti cielo, la risposta del professore di microbiologia è di fuoco. “Quando lei guida in autostrada – dice Cristanti rivolto a Giletti, ripreso da Il Tempo – per capire se va veloce guarda l’indicatore di velocità e può controllare se si mette in pericolo. Sul cruscotto della pandemia gli indicatori sono il numero dei casi, l’incidenza RT e il numero delle persone che vanno in ospedale e in rianimazione sono un effetto collaterale della diffusione del virus. Penso che le dichiarazioni – riferendosi alle parole di Bassetti – siano da analfabeti di epidemiologia”.
“Continuo a pensare – aveva detto Bassetti all’Agi – che il report giornaliero andrebbe evitato. Siamo gli unici in Europa, un conto era un anno fa, un altro oggi con la popolazione vaccinata al 90%. Nei nostri reparti siamo ben oltre il 35% di ricoverati che con il Covid-19 non c’entrano nulla. Non hanno della malattia nessun sintomo, ma solo la positività al tampone per l’ingresso in ospedale. Anzi, dirò di più, questo avviene anche nella registrazione dei decessi: se il paziente entra in ospedale per tutt’altro, ma è positivo e muore, viene automaticamente registrato sul modulo come decesso Covid. Sono numeri assolutamente falsati”. Crisanti, dal canto suo, gli ha dato dell’analfabeta epidemiologico.
Tutti i giocatori della Lazio sono stati vaccinati per volere del presidente della squadra, Claudio Lotito. Le prime somministrazioni a tutti i calciatori sono state effettuate a fine luglio ad Auronzo di Cadore (Belluno) dove i biancocelesti sono stati in ritiro, grazie ad un accordo tra Lotito e la Regione Veneto.
In quell’occasione, il governatore veneto Zaia disse: “un dovere di ospitalità e un piacere”.
Le vaccinazioni, con Pfizer, si sono svolte nella palestra del PalaTre Cime, presente lo stesso Lotito, e senza alcuna defezione tra i componenti del club.
Ora, il centrocampista 29enne della Lazio, di nazionalità ivoriana, Jean-Daniel Akpa-Akpro sta male, ha il covid ed una grave polmonite acuta.
Il commissario tecnico della Costa d’Avorio Patrice Baumelle ha detto:“Ha avuto una forma molto grave di Covid nel suo club alla Lazio. Ha seguito il protocollo di 10 giorni in Italia. Gli esami a cui si è sottoposto hanno evidenziato una polmonite. Non può viaggiare e salire di quota, questo è un grosso rischio per la sua salute. È sotto antibiotico e deve sottoporsi a cure per almeno 15 giorni. Ha perso comunque il 50% della sua capacità respiratoria. Speriamo che guarisca da solo. Gli servono almeno 20 giorni per poter riprendere la normale attività“
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La Procura di Como sta inviando decine di richieste archiviazione ‘fotocopia’ alle case di riposo accusate di omicidio colposo ed epidemia colposa per le centinaia di ospiti deceduti durante la prima ondata
Non si può dire se le case di riposo siano o meno colpevoli della morte di decine di anziani durante la pandemia considerando che “il loro decesso non può essere direttamente correlabile con certezza assoluto al virus” perché “erano tutti di età avanzata e presentavano patologie gravi”.
Decine di archiviazioni tutte uguali
Lo scrive la Procura di Como in una delle decine di richieste di archiviazione ‘fotocopia’ per le morti nelle Rsa della provincia durante la prima ondata. Il caso specifico è quello di un uomo ospite di una di queste strutture deceduto il 18 aprile 2020 all’ospedale Valduce dove era stato ricoverato con la febbre e altri sintomi riconducibili al Covid.
In quel mese si erano registrati 23 pazienti morti rispetto a 1 e 3 nello stesso mese degli anni precedenti e 35 ospiti su 105 erano risultati positivi.
La Procura scagiona la Rsa da entrambi i reati che erano stati ipotizzati. “Difficilmente appare dimostrabile una ‘colpa di organizzazione’ da parte della struttura – si legge a proposito dell’ipotesi di omicidio colposo – perché il loro decesso non può essere direttamente correlabile con certezza assoluta al virus, in ragione delle preesistenti condizioni di decadimento dovute all’età e di salute; la compresenza di più fattori non permette di ricondurre le cause della morte al solo contagio”.
Inoltre, “assume rilevanza la condizione di eccezionalità generata dall’epidemia globale” che ha portato a un “susseguirsi di prescrizioni provenienti da differenti autorità spesso a brevissima distanza tra loro proprio nel tentativo di migliorare le direttive precedentemente impartite e di far fronte alle carenze di personale sanitario specializzato da dedicare all’emergenza, attrezzature e dispositivi di protezione”.
Non c’è il reato di epidemia colposa
Quanto all’ipotesi di epidemia colposa, il ragionamento è quello già letto in analoghe archiviazioni in tutta Italia. Poiché questo è un tipo di reato in cui la giurisprudenza dice con costanza da anni che “non è configurabile la responsabilità a titolo di omissione” non si possono configurare delle responsabilità delle rsa nel non avere posto in essere atti che invece avrebbero dovuto compiere.
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