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2 Aprile 2022 – Redazione – di Giorgio Gandola La Verità)

Donato Greco: «Abbiamo dovuto suggerire restrizioni di dubbia efficacia scientifica ma costi sociali certi. Le chiusure non hanno frenato il virus. Un altro errore è stato lasciare la comunicazione in mano a virologi autonominati».

«Anche i lockdown più duri non hanno contrastato la diffusione del virus». È l’ammissione di un errore fatale, è l’8 settembre della guerra al Covid. Non sono trascorse neppure 48 ore dallo scioglimento del Comitato tecnico scientifico che arriva la prima rivelazione fuori dal coro. Poi la seconda: «Le misure di contenimento non hanno avuto efficacia scientifica ma costi sociali certi». La terza è uno schiaffo a reti unificate: «Il nostro errore più grande è stato lasciare la comunicazione in mano a virologi autonominati ma senza esperienza specifica».

Donato Greco è uno scienziato e per un anno ha fatto parte del Politburo dei burattinai che hanno scandito la vita del Paese, dietro ai quali si è sempre riparato il ministro Roberto Speranza. Appeso il camice ministeriale al chiodo, l’advisor di 30 commissioni dell’Oms con 250 pubblicazioni internazionali nel curriculum decide di togliersi dalle scarpe non sassolini ma massi erratici, meteoriti che incrinano «ex post» le scelte del potere sanitocratico.

Lo fa a Un giorno da pecora su RaiRadio 1; cinque minuti liberatori per chi ha provato anche nei giorni più dolorosi a mantenere acceso il cervello e a seguire la strada del dubbio. Il professor Greco è entrato nel Cts un anno fa, dopo la delirante stagione della «Tachipirina e vigile attesa».
Ha partecipato a 65 riunioni strategiche, ha avallato decisioni impopolari e di dubbia efficacia, ha ascoltato Mario Draghi dire assurdità come «Il green pass garantisce ai vaccinati di non contagiarsi, chi non si vaccina muore».

Per appiattimento istituzionale o per senso del dovere non ha parlato con entusiasmo sospetto come alcuni suoi colleghi (Agostino Miozzo, Sergio Abrignani, Franco Locatelli). Ma ieri, improvvisamente, si è sentito libero di dire la sua. «La più grande difficoltà del Cts è stata dover suggerire misure di contenimento e mitigazione la cui efficacia scientifica era debole mentre i costi sociali ed economici erano certi. Qualunque chiusura, a cominciare dalle scuole fino alle restrizioni delle attività commerciali, non è riuscita a contrastare la diffusione del virus come poi si è visto». Un’accusa frontale, un uso non casuale del verbo «suggerire» che conferma ciò che questo giornale ha sempre scritto: le scelte sono state politiche e le istituzioni hanno usato «l’evidenza sanitaria» come foglia di fico per coprire decisioni cervellotiche e anticostituzionali.

Tornando al surreale lockdown contiano dei canti dai balconi e della morte civile di migliaia di esercizi commerciali, Greco ha un’opinione sintetizzabile con due parole: errore madornale.

«Anche l’isolamento più duro del marzo 2020 non ha sortito nessun effetto sul contenimento dell’epidemia». Eppure allora chi eccepiva veniva confinato fra i nemici dello Stato. Veniva manganellato dai media mainstream, sbeffeggiato nei talk show governativi, additato a reprobo dalle virostar di riferimento e spiato dagli Alessandro Gassman di turno. Un periodo da pelle d’oca in cui il pensiero unico ha preso il sopravvento. Anche per quella stagione Donato Greco ha una spiegazione non convenzionale.

«L’errore più grande del Cts è stato non aver prodotto comunicazione. Si è dato spazio a una serie di virologi autonominati che l’hanno gestita. È vero, abbiamo tenuto una conferenza stampa ogni settimana, ma senza impatto mediatico perché tutti gli spazi erano occupati. Noi abbiamo rispettato un vincolo di riservatezza mentre le virostar hanno avuto accesso ai media in modo intenso pur non conoscendo le informazioni di chi era in prima linea e non avendo esperienza specifica».

Più che intervistare, Giorgio Lauro e Geppi Cucciari raccolgono un’amara e lucida confessione. Greco lancia sassi in piccionaia anche al sistema dell’informazione: «Ho lavorato in più di 50 epidemie e inevitabilmente spuntano esperti autonominati che i media scelgono anche per le loro capacità comunicative».

Siamo all’elenco dei virologi da passerella; il membro del defunto Cts non ha problemi a fotografarli in primo piano e a demolirne il superego, tranne al più autoreferenziale. «Roberto Burioni è stato utile nella comunicazione formale per le sue lezioni da Fabio Fazio ed è stato onesto rispetto ai colleghi. Altri meno. C’erano colleghi con la qualifica di infettivologi clinici, bravi per le terapie ma di sanità pubblica non ne sapevano niente». Critica Matteo Bassetti: «Chi discuteva sempre le decisioni del governo era esasperante».

Poi snocciola il rosario. «Fabrizio Pregliasco si è sempre occupato di virologia dell’influenza; Alberto Zangrillo è un rianimatore, non ci azzecca; Andrea Crisanti è un polemista, bravissimo con le zanzare e personaggio molto discusso nel mondo accademico. Antonella Viola è immunologa e biologa, brava nella comunicazione sociale».

La rasoiata finale è da boia cinese, di quelli che ai tempi di Confucio tagliavano la testa con tale raffinatezza da lasciarla sul collo: «La sanità pubblica pensa alla popolazione. Noi ci occupiamo della gente, non delle provette».

Sul come, dopo le sue rivelazioni ogni dubbio è lecito. Il Politburo sanitario si è sciolto ma il veleno vaporizzato pervade l’aria; la resa dei conti è appena cominciata.

di Giorgio Gandola – La Verità

07 Febbraio 2022 – Redazione – Fonte:(Silvana De Mari)

Nasce un nuovo soggetto, Il dottor Luca Speciani è uno dei fondatori sella SIM. Gli ho chiesto di rispondere a qualche domanda

Perché avete fondato questa associazione?

Non passa giorno, ormai, senza che questo governo, o il suo ministero della salute, non inventino qualche nuova restrizione ai nostri diritti costituzionali e alla nostra libertà di espressione, di lavoro, di socialità. Nei confronti di noi medici e sanitari, in particolare, il governo (attraverso la complicità dei suoi “bracci armati” del CTS, del ministero, dell’ordine e delle ASL) ha usato mano particolarmente dura. È stato infatti fissato l’obbligo vaccinale per tutti i sanitari, prima che per chiunque altro, ignorando bellamente il diritto-dovere del medico di valutare per ogni trattamento sanitario il rapporto rischi-benefici, e il diritto del cittadino (sancito dalla Convenzione di Oviedo e dal pronunciamento 953/21 dell’Unione europea) di scegliere liberamente a quali trattamenti sottoporsi, senza per questo poter essere in alcun modo discriminato.

Incuranti degli appelli provenienti da più fonti (ultima Amnesty International) e da eserciti di legali che denunciano la totale incostituzionalità del provvedimento, tutti questi organi – come macchine schiacciasassi ubbidienti ad un solo comandante – hanno portato avanti con ottusa determinazione l’obbligatorietà legale della vaccinazione, imponendo sanzioni gravissime verso tutti i medici che, anche con valide motivazioni (come ad esempio il fatto di essere guariti e di disporre di alto titolo anticorpale) ritenevano di non doversi sottoporre ad un trattamento che in quelle condizioni poteva essere non solo inutile ma anche dannoso. Chi non ha rispettato le dure intimazioni degli ordini o delle ASL si è visto tempestivamente sospendere (o radiare nei casi più gravi), nonostante a più riprese sia stato dimostrato che la vaccinazione, anche con tripla dose, non impediva in alcun modo il contagio e la trasmissione della malattia.

Lei che parte ha?

Fin dal 2011 sono presidente di Ampas, l’associazione dei medici di segnale, che conta ad oggi più di 1200 medici iscritti che non concordano con la narrazione pandemica in corso e ritengono che il medico non debba essere schiavo di conflitti di interesse o al servizio retribuito dell’industria del farmaco. La situazione però è a tal punto degenerata (impedendo di fatto a medici e sanitari di esercitare in Scienza e coscienza la loro nobile professione, se non in accordo con i desideri dei produttori) da richiedere un passo di coraggio in più. È così che alla fine dello scorso anno un gruppo di medici e di sanitari delusi dalle istituzioni e impossibilitati a svolgere il proprio lavoro in libertà e autonomia hanno deciso, spinti anche dalla pressante richiesta di molti pazienti, di costituire una rete di associazioni sanitarie che avesse come obiettivo la liberazione degli operatori dal giogo del conflitto di interesse, e consentisse loro – come da giuramento di Ippocrate – una piena libertà di scelta terapeutica, nel rispetto di una altrettanto piena libertà di scelta di cura da parte del paziente.

Il 21/1/22 finalmente, dopo lungo e travagliato parto, ben dieci associazioni sanitarie (comprendenti medici e odontoiatri, psicologi, farmacisti, biologi, infermieri, fisioterapisti, veterinari ecc.) e un sindacato hanno costituito la SIM, Società Italiana di Medicina, Unione di associazioni sanitarie, i cui aderenti, il cui manifesto e la cui mission sono visibili sul sito www.societaitalianamedicina.it dal quale è già oggi possibile a qualunque associazione sanitaria regolarmente costituita (o che abbia una sezione sanitaria) richiedere direttamente l’iscrizione, in attesa dell’approvazione del consiglio direttivo.

Già all’atto della costituzione la rete SIM conta qualcosa come 3000 medici e altrettante figure sanitarie a vario titolo. Ma l’obiettivo nel giro di poche settimane è quello di raggiungere i 10.000 medici iscritti e possibilmente altrettante figure esercenti le altre professioni sanitarie. Ricordando che 10.000 medici significa suppergiù dieci milioni di pazienti, in grado di far sentire con forza la propria voce.

Quali vantaggi ha un medico che si iscriva?

Uno degli scopi più importanti della SIM è quello di consentire ad ogni operatore – sia esso sospeso o radiato per motivi d’opinione (una vergogna che contraddice l’essenza stessa dell’essere medico) – di riprendere a lavorare senza dover sottostare a obblighi di obbedienza a regole fissate dalla politica o peggio ancora da interessi commerciali. Ogni medico deve garantire al proprio paziente la migliore cura possibile su basi scientifiche, certo, ma anche sulla base della specifica situazione individuale del singolo e del rapporto rischi-benefici nella sua particolare situazione. Come può un medico oggi essere costretto a suggerire la vaccinazione a un bimbo di 6 anni, quando metà dei paesi europei la sta vietando e quando tutti i dati epidemiologici indurrebbero alla prudenza? E come si può non esentare pazienti dal vaccino (se non per gravi reazioni pregresse o allergie documentate a componenti del vaccino stesso) quando vediamo ogni giorno situazioni cardiovascolari o oncologiche gravi che richiederebbero grande cautela? Oggi un medico o un sanitario che esprima dei più che leciti dubbi sulla disinvolta gestione della campagna vaccinale o sull’efficacia di qualche assurdo provvedimento legislativo viene immediatamente sospeso o radiato, con il risultato (forse cercato da qualcuno) di creare una casta di medici e sanitari proni ai desideri del potere politico, e in un certo senso acritici esecutori dello stesso.

Vi definiscono no vax?

A noi che abbiamo creato SIM questa etichetta non andava più bene, con i nostri pazienti che ci chiedevano, da sospesi “Ma dottore… adesso che vi hanno sospesi, dove lo troviamo un medico che ci possa assistere in Scienza e coscienza, invece che secondo i comandi delle aziende farmaceutiche?”. Forse l’ordine non si rende conto del danno di immagine che ha creato con il suo comportamento ricattatorio e sanzionatorio verso medici che hanno solo cercato di difendere e tutelare i diritti dei propri pazienti. Che erano disperatamente alla ricerca di un medico che non si limitasse ad applicare il protocollo criminale della “Tachipirina e vigile attesa” che tanto ha contribuito al dramma pandemico e all’incremento dei decessi.

Chi aderisce alla SIM ha smesso da tempo di riconoscersi in questi comportamenti e ha cercato da tempo una via “interna” per emendarsi dalle nefaste ingerenze di big pharma nell’attività del medico.

Speriamo che una nuova rete associativa, divisa in gruppo legale, gruppo scientifico, e gruppo comunicazione, possa rappresentare un buon punto di partenza per far riflettere le istituzioni sul tipo di medicina che vogliamo offrire a questo paese. Una medicina gestita da medici liberi e indipendenti, che lavorano – anche sbagliando – in scienza e coscienza, oppure una medicina asservita a interessi commerciali, che per definizione non può essere né libera né corretta.

Proviamo a fare sì che SIM sia un primo importante passo in questa direzione, per il bene di tutti.

07 Febbraio 2022 – Redazione

È ormai in quasi ogni tweet la «Dichiarazione pubblica d’interessi di Franco Locatelli»,  coordinatore del Cts e presidente del Consiglio superiore di sanità.

Dal documento di evince che nel 2020 avrebbe effettuato consulenze per l’azienda Pfizer.


DA SOTTOLINEARE QUANTO QUESTO PARASSITA SIA COLLUSO E ANCORA CAPACE DI PROMUOVERE LA CAUSA DEI VACCINI, PER I BAMBINI DA ZERO A 5 ANNI. A SEGUIRE LE SUE SCHIFOSISSIME DICHIARAZIONI ⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️

“Direi che potrebbe essere ragionevole  ipotizzare l’orizzonte dell’inizio della primavera per avere questi vaccini a disposizione, dopo che le agenzie regolatorie avranno dato il via libera. Ovviamente le agenzie regolatorie sono chiamate a formulare il loro parere autorizzativo in funzione dei dati che verranno a cumularsi rispetto al profilo della sicurezza, ma qui personalmente non ho la minima perplessità”, ha detto Locatelli.

RAZZA DI INVERTEBRATO, E DOVE SAREBBERO I DATI SULLA SICUREZZA DEL SIERO MAGICO? DIREI CHE SAREBBE RAGIONEVOLE CHE SI ABBATTESSE, DOVE SAPPIAMO IN MOLTI, UN LIBERATORIO METEORITE!

GENITORI, NON CADETE IN TRAPPOLA!

Maria Rita Gismondo, direttore del laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano non ha dubbi: Roberto Speranza è inadeguato. «Alcuni errori erano inevitabili, altri restano incomprensibili». Inoltre, le «misure adottate dal ministro della Salute sono ridicole, metà dei contagi è colpa sua». In una lunga e circostanziata intervista a Panorama la virologa analizza gli errori del ministro, del Cts e dello stesso premier Draghi.

«L’enfasi catastrofista ha creato un danno psicologico, sociale ed economico assolutamente paragonabile a quello della pandemia», premette la dottoressa Gismondo, riconoscendo che «abbiamo sbagliato tutti nell’emergenza», ma che «alcune cantonate restano inaccettabili». Ad esempio, «sono stata sempre contraria al green pass. Piuttosto, il governo doveva avere il coraggio di imporre l’obbligo. Ma non si può andare avanti così: a vaccino e cappuccino».  

Spiazzante, poi, la sua risposta ad Antonio Rossitto sui vaccini ai bambini dai 5 anni in su. «Nella fascia da 0 a 19 anni, dice l’Iss, ci sono stati 34 morti per Covid, non sappiamo se con altre patologie. E l’Aifa sostiene che, ogni 10.000 somministrazioni, c’è un caso di endocardite, magari non grave. Lei, padre, correrebbe questo pericolo?». E ancora: «Per conoscere gli effetti a lungo termine di qualsiasi farmaco, bisogna osservarlo per 10 o 15 anni. Questo dice la scienza. E ricordarlo non vuol dire essere no vax. D’altronde, pure la copertura doveva durare un anno, ora s’ è scoperto che crolla dopo tre mesi. E il governo, a ruota, ad accorciare la durata dell’inutile green pass».

Gismondo boccia Speranza: “Nel rapporto di Lancet il Cts è il peggiore d’Europa”

Quindi la spietata analisi della condotta del ministro della Salute, Roberto Speranza. È inadeguato? «Alcuni errori erano inevitabili, altri restano incomprensibili. A partire da “tachipirina e vigile attesa”. Posso capire all’inizio. Ma il protocollo, totalmente inadeguato, viene confermato il 26 aprile 2021: quando già l’Istituto Mario Negri ha presentato uno studio sulle cure domiciliari, azzerando praticamente i ricoveri. Ma c’è un Cts? Ha mai letto una pubblicazione? Non a caso, Lancet l’ha definito il peggiore d’Europa. Nato per combattere una malattia da virus, non ha nemmeno un virologo». Altre mancanze?«Speranza ha consigliato misure ridicole e inadeguate, dalla scuola ai trasporti. Ma soprattutto è responsabile almeno della metà dei contagi, perché ha dato indicazioni fuorvianti sui vaccini. E non ha neppure rettificato le sbalorditive parole del premier, Mario Draghi». Come quelle sul green pass, che avrebbe dato la sicurezza di «ritrovarsi tra persone non contagiose». «Una frase che ha finito per acuire un deleterio senso di sicurezza». Continuiamo però a dirci che siamo i migliori d’Europa.«Inutile autoreferenzialità. Pensiamo piuttosto alla connivenza con l’Oms, sul piano pandemico. È stata vergognosa. Solo un anno dopo, hanno pubblicato un elenco di buone intenzioni. Insomma, continuiamo a navigare a vista».

04 Dicembre 2022 – articolo di GospaNews

Il disgusto per la servile velineria filo-governativa di quotidiani ed agenzie di mainstream sta diventando davvero nauseante con l’allarme sulla diffusione della variante Omicron che da un mese a questa parte avrebbe causato in tutta Europa, Regno Unito compreso, alcune decine di presunti decessi.

IL TERRORISMO PANDEMISTA SUI NUMERI

«Numeri oltre ogni record di contagi Covid oggi (martedì 28 dicembre – ndr): 78.313 in Italia, con 202 morti. Polverizzato il già triste record di 54.762 positivi registrati il giorno di Natale. E con la Lombardia che da sola sfiora i 30mila contagi. Il dilagare della variante Omicron del Covid19 con il suo alto livello di contagiosità (ieri oltre 30mila contagi nonostante il minor numero di tamponi effettuato il 26 dicembre) che sta innalzando il numero dei nuovi positivi ha messo sul piatto il tema delle quarantene: troppi gli italiani in isolamento con il rischio di bloccare la febbre.

Questo è un paragrafo pescato a caso da un quotidiano del Nord Italia che sta spargendo terrorismo pandemista ancor peggiore di quello diffuso nell’ottobre del 2020 quando un autorevole virologo di fama internazionale definì «la paura più virulenta del virus» scongiurando il governo di non procedere coi lockdown devastanti per l’equilibrio sociale ed economico del paese ⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️

https://www.gospanews.net/2021/12/30/la-folle-corsa-ai-tamponi-ferma-i-treni-in-tutta-italia-troppo-personale-positivo-al-covid-viaggi-cancellati-o-bus-sostitutivi/

https://www.gospanews.net/2020/10/24/medici-contro-terroristi-pandemisti-2-paura-piu-virulenta-del-covid-19-ora-meno-letale-lockdown-sarebbe-fatale-allitalia/

https://www.gospanews.net/2021/12/22/vaccini-obbligatori-aifa-smentita-dal-legale-cosap-farmaci-genici-sperimentali-serve-prescrizione-medica-di-specialista/

Sono passati più di 12 mesi, persino i ragazzini di 16 hanno iniziato a farsi i booster della terza dose di richiamo nonostante i rischi miocarditi con i vaccini a base di RNA messaggero siano estremamente alti tra i giovani lo, ma la “vexata quaestio” su affidabilità dei tamponi, falsi positivi e contagiati asintomatici è totalmente evaporata nella vacuità neuronale di impiegati del giornalismo che fanno copia e incolla delle veline di Stato e Regioni senza nemmeno porsi la più piccola e misera domanda…

https://www.gospanews.net/2021/12/30/vaccini-obbligatori-aifa-smentita-dal-legale-cosap-farmaci-genici-sperimentali-serve-prescrizione-medica-di-specialista/

Quanti sono oggi in Italia gli asintomatici, ovvero i possibili “falsi positivi” al Covid-19 rilevati da laboratori che in alcuni casi fanno riferimento a multinazionali di diagnostica medica partner delle Big Pharma dei vaccini, come dimostrato da un’inchiesta di GospaNews.

. Il numero degli asintomatici in Italia viene accuratamente occultato, ma non da tutti.

ASINTOMATICI AL 70 % IN DUE REGIONI D’ITALIA

Due Regioni “virtuose” nella trasparenza informativa lo hanno inserito nei loro bollettini.

«L’Unita di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 7.933 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 6.563 dopo test antigenico), pari al 11,1% di 71.513 tamponi eseguiti, di cui 59.423 antigenici. Dei 7.933 nuovi casi gli asintomatici sono 5.522 (69.6%). I ricoverati non in terapia intensiva sono 1.118 (+60 rispetto  a ieri). I ricoverati in terapia intensiva sono 92 (+3 rispetto a ieri). Le persone in isolamento domiciliare sono 46.686. I tamponi diagnostici finora processati sono 11.497.059 (+71.513 rispetto a ieri), di cui 2.692.102 risultati negativi. Tredici decessi di persone positive registrati, uno di oggi. Il totale diventa quindi 12.023 deceduti risultati positivi al virus. I pazienti guariti diventano complessivamente 406.191 (+2.175 rispetto a ieri)».

Sono invece «4.453 i nuovi casi in Toscana, riscontrati attraverso 17.058 tamponi molecolari e 40.400 antigenici rapidi. Il bollettino giornaliero comunica anche 6 morti e 585 guariti. Nell’ultima giornata il tasso di positività raggiunge il 7,8% sul totale dei test e il 44,6% sui nuovi soggetti controllati. In ascesa anche la pressione ospedaliera. I ricoverati nelle aree Covid salgono, nel complesso, a 600 (+31 rispetto a ieri), di cui 80 in terapia intensiva (quattro in più). Dall’inizio dell’emergenza sono 341.579 i contagi accertati, 297.913 le guarigioni e 7.531 i decessi. Secondo i dati delle aziende sanitarie salgono a 35.535 gli isolamenti domiciliari di asintomatici e malati lievi (+3.831 in un giorno) e a 49.061 le sorveglianze attive di persone entrate in contatto con casi infetti (+2.672)».

Ci tocca fare uno sforzo statistico per calcolare che i 3.831 asintomatici o paucisintomatici, che potrebbero quindi avere anche un semplice raffreddore invernale, rappresentano ben l’86 per cento dei nuovi casi registrati in Toscana.

Ci tocca fare uno sforzo statistico per calcolare che i 3.831 asintomatici o paucisintomatici, che potrebbero quindi avere anche un semplice raffreddore invernale, rappresentano ben l’86 per cento dei nuovi casi registrati in Toscana.

LE VARIABILI FOLLI DEI TAMPONI INAFFIDABILI

L’ANSA rivela solo che «Sono 78.313 i casi di Covid individuati in Italia nelle ultime 24 ore (del 28 dicembre – ndr). Ieri i casi erano stati 30.810. Le vittime, secondo i dati del ministero della Salute, sono 202 mentre ieri erano state 142. Sono 1.034.677 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore in Italia, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 343.968. Il tasso di positività è al 7,57%%, in calo rispetto all’8,9% di ieri. Sono 1.145 i pazienti in terapia intensiva in Italia, 19 in più in 24 ore nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 119. I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 10.089, ovvero 366 in più».

Per quanto roboanti i numeri sono veramente bassi se proporzionati in percentuale a quelli del 29 dicembre 2020 diffusi dalla stessa agenzia di stampa: «Sono 11.212 i nuovi casi di coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore e 659 le vittime. Lo riporta il nuovo bollettino del ministero della Salute. I guariti o dimessi sono stati 17.044. Sono 128.740 i tamponi per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore in Italia, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 68.681. Il tasso odierno di positività è del 8,7%, in calo rispetto al 12,5% di ieri».

Rileggete con attenzione: lo scorso hanno 128mila tamponi hanno individuato in un giorno 11mila nuovi casi, quest’anno 1milione di tamponi ne ha trovati “solo” 78mila in un giorno. Ma non è tutto…

I morti sono passati da 659 a 142.

Alla fine, come sosteniamo da tempo, questi numeri vengono sparsi per terrorismo psicologico volto all’unico scopo di imporre una dittatura sanitaria funzionale ai vaccini delle Big Pharma e al consolidamento politico di entità sovranazionali del Nuovo Ordine Mondiale come denunciato da cardinali, vescovi, religiosi e laici cristiani 

29 Dicembre 2021 – Redazione Co.Te.Li

Il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo decreto sull’estensione dell’uso del green pass e le quarantene. Le misure sono state discusse oggi nella riunione del Comitato tecnico scientifico e, dopo, nella cabina di regia Covid, prima di passare al Cdm. Le norme per modificare la quarantena erano state caldeggiate dai presidenti delle Regioni: il rischio, con l’aumento dei contagi, è che il Paese rimanga paralizzato, dicono i governatori.

Il parere del Cts è stato esaminato dalla cabina di regia a Palazzo Chigi presieduta da Mario Draghi sulla situazione Covid, per passare poi al Consiglio dei ministri convocato per le 19.30 e finito in tarda serata. Sul tavolo, secondo quanto viene riferito da diverse fonti, diverse misure, dall’estensione del Super Green pass alla modifica dei termini di quarantena.

SUPER GREEN PASS/1 – Per quanto riguarda il Super green pass a tutti i lavoratori, la misura non è passata in cabina di regia. Il ministro Giancarlo Giorgetti avrebbe detto che se si volesse estendere l’obbligo, di fatto un “obbligo vaccinale” per i lavoratori, lo Stato dovrebbe assumersi la responsabilità per eventualiconseguenzeDubbi anche M5s: “Non siamo contrari all’obbligo di super Green pass, ma con raziocinio. Forse conviene ragionare sull’obbligo vaccinale“, avrebbe detto il ministro Stefano Patuanelli.

SUPER GREEN PASS/2 – Nel corso della cabina di regia, a quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi, si è discussa la possibilità di estendere il Green Pass rafforzato a tipologie di attività attualmente non contemplate dalla normativa. Il Cdm ha approvato l’estensione del Super Green pass ai trasporti a lunga percorrenza, fiere eimpianti sci.

SUPER GREEN PASS ANCHE PER TPL – Il Green Pass Rafforzato sarà necessario per l’accesso e l’utilizzo dei mezzi di trasporto compreso il trasporto pubblico locale o regionale. È, secondo quanto si apprende, una delle misure contenute nel nuovo decreto Covid approvato dal Consiglio dei ministri.

QUARANTENA/1 – Sono state approvate tre categorie di quarantena. La prima include le persone con dose booster o con vaccinazione completa da meno di 120 giorni (4 mesi) che hanno avuto un contatto stretto con un positivo ma non hanno sintomi. Per loro non è più prevista la quarantena ma una forma di autosorveglianza e, al quinto giorno dal contatto con il caso positivo Covid-19, l’effettuazione di un tampone con esito negativo.

QUARANTENA/2 – Per le persone in possesso del Green Pass rafforzato da oltre 120 giorni (4 mesi), la quarantena si riduce a 5 giorni dagliattuali 7 con un tampone con esito negativo al termine di questo periodo.Per i non vaccinati, continuano a essere in vigore le attuali regole (quarantena di 10 giorni).

Le regole in vigore fino ad adesso prevedevano, per i contatti “stretti” delle persone positive al virus, un periodo di isolamento di una settimana per chi è vaccinato contro il Covid e di 10 giorni per chi non lo è. Al termine del periodo stabilito, in entrambi i casi, occorre sottoporsi a tampone -rapido o molecolare- per verificare la positività. In caso negativo, finisce la quarantena.

SERVIZI ESSENZIALI – Nessun giorno di quarantena per chi è impiegato nei servizi essenziali ed è vaccinato con booster e viene a contatto con un positivo. Dovranno però obbligatoriamente indossare la mascherina Ffp2per circa una settimana. Sarebbe questo, a quanto si apprende, l’orientamento del Cts alla fine della riunione di oggi.

MASCHERINE FFP2 – Tra i temi affrontati anche quello dei prezzi calmierati per le mascherineFfp2, ora obbligatorie sui mezzi di trasporto pubblico, in cinema, teatri, musei, stadi, palestre e altri luoghi al chiuso, su cui il governo ha trovato l’intesa. Il prezzo potrebbe aggirarsi intorno a un euro. Secondo quanto si apprende alla fine del Consiglio dei ministri, il prezzo delle mascherine Ffp2 sarà calmierato: a sollevare il tema è stato il Pd ma si tratta di una proposta “condivisa”, della quale ora sarà incaricata la struttura commissariale.

CAPIENZE STADI – Il decreto approvato dal Consiglio dei ministri, secondo quanto si apprende da fonti di governo, prevede che le capienze saranno consentite al massimo al 50% per gli impianti sportivi all’aperto e al 35% per gli impianti al chiuso.

OBBLIGO VACCINALE – Nel corso del Consiglio dei ministri i ministri di Forza Italia si sarebbero espressi in modo favorevole all’obbligo vaccinale. Anche il Pd sarebbe a favore dell’obbligo vaccinale ma intanto avrebbe chiesto l’estensione del Super green pass a tutte le attività (misura che non è stata approvata), come un incentivo a vaccinarsi, spiegano fonti Dem.

ALTRE MISURE A GENNAIO – Il Consiglio dei ministri ha approvato un primo blocco di misure e, spiegano fonti di governo, un prossimo Cdm(presumibilmente già nei primi giorni di gennaio) potrà adottare ulteriori misure per fermare l’aumento dei contagi.

La Conferenza delle Regioni, presieduta dal presidente Massimiliano Fedriga, preoccupata per il numero crescente di persone che – essendo entrate in contatto con conoscenti positivi – si ritrovano in quarantena, proponevano la modifica delle regole in vigore: ridurre – o cancellare – la quarantena obbligatoria per i contatti dei soggetti positivi al coronavirus, almeno per quelli vaccinati.

SCUOLA E QUARANTENA – Un’ulteriore proposta delle Regioni era quella di cancellare la quarantena per chi è vaccinato anche in ambito scolastico. Lo scopo è favorire il più possibile “la didattica in presenza anche nei casi in cui si registrassero delle positività nelle classi”, come spiega Raffaele Donini, coordinatore della commissione Salute in seno alla Conferenza delle Regioni e assessore alle Politiche per la Salute dell’Emilia-Romagna.

VACCINI – Dopo i sanitari, gli insegnanti e le forze dell’ordine, si discute anche della previsione dell’obbligo vaccinale per altre categorie di lavoratori. Si pensa in particolare a chi opera a stretto contatto con il pubblico, come ad esempio i dipendenti pubblici.

Legato al tema dei vaccini è la possibile revisione del sistema del Green pass in Italia. Di fatto, come ha detto il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, si guarda all’ipotesi di introdurre il Super Green pass – ottenibile solo da chi è vaccinato con almeno due dosi contro il Covid o è già guarito dall’infezione – “per tutto il mondo del lavoro, pubblico, privato e autonomo”.  

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

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di Marilena Messina

Mi reco spesso per motivi professionali in Svizzera

In questo travagliato periodo di regole assurde e restrizioni varie, ho da sempre notato una certa differenza di atteggiamento da parte del popolo svizzero e della sua politica, rispetto a quella italiana.

Il sistema politico elvetico si basa sul federalismo e la democrazia diretta (referendum popolari), che attribuiscono ampia autonomia ai 26 cantoni rispetto alla Confederazione.

In questo periodo, infatti, all’interno degli stessi cantoni sono esistite regolamentazioni diverse e misure differenziate. In generale quello svizzero è un popolo molto libero che da sempre mal digerisce imposizioni.

Le mascherine, ad esempio, sono diventate obbligatorie solo in alcune circostanze e luoghi al chiuso, mal tollerate all’aperto anche se in aree di affollamento, come il lungolago, le zone turistiche, i centri cittadini ma solo, in alcuni cantoni o città. Moltissimi non la indossano, e anche da me quasi mai usata, se non in luoghi al chiuso ed a stretto contatto con le persone.

Ho notato, però, con l’andar del tempo, un’ omologazione sempre più evidente con la narrazione standard europea. Ultimamente si parla molto di vaccini come unico modo per uscire dalla pandemia, quindi con un’informazione sempre più schierata ed allineata da una certa volontà politica del tutto simile a quella italiana.

La Svizzera, paese neutrale, non fa parte dell’UE e ciò determina la sua ricchezza politica, oltre a quella economica, per la detenzione di grandi capitali provenienti dall’estero. Gli interessi economici sono, quindi, sempre stati alla base di ogni scelta e azione politica.

Purtroppo sembrerebbe che gli stessi interessi, che prima la spingevano alla neutralità in ogni settore ed a scelte prettamente nazionaliste, adesso stiano spingendo ad una sorta di “ europeizzazione

In questo periodo di pandemia i cantoni hanno perso molto del loro potere decisionale autonomo, e sono stati costretti a “digerire” le decisioni di un governo centrale del tutto assimilabile al nostro CTS Italiano, che ha diretto ed emanato le regole covid.

La nota positiva è che sono stati erogati miliardi di franchi per imprese e dipendenti, costretti al lockdown e a conseguente mancanza di lavoro.

Questi denari sono tutti arrivati a differenza dell’Italia.

La nota negativa è il foraggiamento economico ai media svizzeri (proprio come avviene in Italia) e il continuo tentativo di imporre limitazioni alle libertà individuali. Si parla infatti anche qui di covid pass per la partecipazione ad eventi, manifestazioni, ingressi in ristoranti ecc…Atteggiamento molto sgradito ad una grande fetta della popolazione e alla politica di centrodestra.

Tutte queste regole dovrebbero comunque terminare alla fine di quest’anno (2021)

Nel frattempo, proprio per questo motivo, il 13 giugno scorso e’ stato indetto un referendum, che prevedeva altre quattro tematiche su cui decidere

1) acqua potabile

2) no uso pesticidi sintetici

3) legge covid

4) legge contro terrorismo, più poteri a polizia

5) legge CO2.

Purtroppo gli interessi economici di cui prima ho parlato, hanno spinto circa il 61% dei votanti a favore delle regole covid (che sarebbero state abrogate da subito se avesse vinto il no), permettendo così alle 100.000 imprese di continuare ad usufruire dei finanziamenti governativi accreditando, nel contempo, tutte le stesse regole liberticide contro cui una gran parte del popolo e dei politici di centrodestra stanno lottando.

Gli stessi media continueranno a ricevere i finanziamenti proprio come in Italia, destando molta preoccupazione per una mancata informazione libera e non di parte. Il 61% degli elettori ha anche votato favorevolmente per continuare ad usare pesticidi chimici e antibiotici nelle batterie di allevamento. La motivazione è da ricercare nella maggiore produzione autonoma di approvvigionamento alimentare che, senza l’uso degli stessi, costringerebbe la Svizzera ad una maggiore importazione per il fabbisogno nazionale.

In definitiva, come avevo già sottolineato, i motivi economici sembrerebbero comunque sempre prevalere, omologandosi al resto dei paesi UE quando conviene ( legge Covid), rimanendo nazionalisti in altri momenti ( legge pesticidi).

L’impressione sempre più accreditata è che anche la Svizzera si stia incamminando verso una veloce politica Euro Globalista, staccandosi solo a tratti per pura convenienza.

Ma quanto la Svizzera è veramente a favore del popolo?

Potrà’ continuare a mantenere il piede in due scarpe?

A volte nazionalista a volte Europeista. Quanto tempo passerà prima che l’UE chieda il conto?

All’indomani della tornata referendaria ecco emergere i primi malumori di un popolo da sempre democratico e libero, che non comprende il perché di questo risultato controcorrente. Da qui, un pensiero sempre più assillante di boicottaggio elettorale…e l’Italia come gli USA, sanno cosa significa!!!