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‘Figli’

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14 Dicembre 2021 – Redazione Co.Te.Li

Nell’Italia di Mario Draghi , dell’emergenza Covid, delle discriminazioni e dei ricatti di Stato in nome di un presunto bene maggiore, purtroppo, finiamo per immaginare nuove sorprese dietro l’angolo, a scapito del popolo. E così ha finito per passare in secondo piano anche un passaggio, in realtà, per niente banale: IL CONTENUTO DELLA LEGGE NUMERO 206 DEL 26 NOVEMBRE 2021.

A seguire il testo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale che contiente, tra le altre cose, “misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie”.

ECCO IL TESTO. CLICCA SUL LINK ⤵️⤵️⤵️

https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2021-12-09&atto.codiceRedazionale=21G00229&elenco30giorni=false

Scorrendo fino all’articolo 27, ecco emergere modifiche introdotte dalla legge all’articolo 403 del codice civile e che hanno subito messo in allarme le famiglie italiane, con gli utenti a chiedersi attraverso i social il fine di questo cambiamento normativo. Il tema è quello della sottrazione del minore alla famiglia, un’eventualità prevista ora “quando il minore è moralmente o materialmente abbandonato o si trova esposto, nell’ambiente familiare, a grave pregiudizio e pericolo per la sua incolumità psico-fisica e vi è dunque emergenza di provvedere”.

Un testo che sostituisce il precedente “quando il minore è moralmente materialmente abbandonato o è allevato in locali insalubri o pericolosi, oppure da persone per negligenza, immoralità, ignoranza o per altri motivi incapaci di provvedere all’educazione di lui”. E che sta spaventando tanti utenti, convinti che dietro quel generico “pericolo per l’incolumità psico-fisica” possa nascondersi anche il rischio di sottrazione dei figli a famiglie che non si adeguano alle indicazioni in materia sanitaria. Con un’operazione, tra l’altro, dai tempi rapidissimi.

Al comma b dello stesso articolo 27 si legge infatti: “La pubblica autorità che ha adottato il provvedimento emesso ai sensi del primo comma ne dà immediato avviso orale al pubblico ministero presso il tribunale per i minorenni, nella cui circoscrizione il minore ha la sua residenza abituale; entro le ventiquattro ore successive al collocamento del minore in sicurezza, con l’allontanamento da uno o da entrambi i genitori o dai soggetti esercenti la responsabilità genitoriale, trasmette al pubblico ministero il provvedimento corredato di ogni documentazione utile e di sintetica relazione che descrive i motivi dell’intervento a tutela del minore”.

Nelle 72 ore successive è poi il pubblico ministero a chiedere la convalida del provvedimento o la revoca, dopo aver svolto eventualmente approfondimenti. Una sottrazione-lampo, dunque, che si spera venga effettivamente limitata ai casi di reale pericolo per i minori tra le mura domestiche. Qualche mamma, spaventata, si è però chiesta in rete: “E se iniziassero a prendere nota di tutti i ragazzi che si dicono figli di genitori contrari alle limitazioni introdotte dal governo durante la pandemia?”. Uno scenario decisamente inquietante.

PONIAMO FINE A TUTTO QUESTO PANDELIRIO! LA POSTA IN GIOCO È TROPPO ALTA E, I RISCHI, SEMPRE PIÙ PROSSIMI.

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia  Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

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di Marzia MC Chiocchi

Parlare oggi di mezza eta’, riferendosi nello specifico ai cinquantenni, e’ diventato un concetto obsoleto, se facciamo riferimento ad una generazione di persone che, per aspetto fisico, energie, capacità e voglia di fare, non e’ paragonabile, ad esempio, a quella di 30/40 anni fa. Oggi, a cinquant’anni, sono molti coloro che diventano genitori, che si creano una famiglia e, usando un temine molto alla moda, sono smart, e quindi al passo con i tempi.

In poche parole, i cinquant’enni di oggi non avrebbero nulla da invidiare ai più giovani, se non fosse per la perdita dei diritti sociali che li pone in una condizione di stallo, non vedendoli andare ne’ avanti ne’ indietro.

Fino ad appena 20 anni fa erano considerati punta di diamante della societa’, consolidati nel proprio progetto di vita, personale e lavorativo che, molto spesso sfociava in carriere straordinarie, traghettandosi al sicuro approdo della pensione, conquista sociale per una serena vecchiaia, e punto di appoggio su cui contare, per aiutare quei figli ancora in cerca di sicurezze economiche.

Alla classe dei maturi si affianca quella dei giovani, sulla quale non si puo’ e non si deve generalizzare, come spesso accade, in senso negativo. Ma purtroppo non si puo’  sottovalutare che tra loro, siano molti a non avere grandi stimoli ritrovandosi impigriti, quasi rassegnati ad una realtà non meritocratica, ed in alcuni casi abitudinari nei loro agi, rinunciando a lottare per conquistare il proprio futuro.

Infine, i ragazzi dinamici, volenterosi, quelli che hanno studiato, che si sono laureati, specializzati, nella convinzione che tutto questo sarebbe stato un ottimo viatico per costruirsi un proprio ruolo nella societa’ italiana, e specifico ” italiana”, perché, dopo ripetuti tentativi e continue risposte negative, molti, hanno preferito andare all’estero, scelta che ad alcuni ha confermato i meriti, mentre ad altri non ha offerto le stesse opportunita’.

Comunque si analizzi la nostra societa’, il divario generazionale si allarga sempre di piu’, allontanando tra di loro le due facce di una stessa medaglia, giovani e maturi, amplificandone il senso di incomunicabilita’. Questo ha portato e porta ad una societa’ stagnante, sempre piu’ scollata ed individualista, piena di falsi miti, di boutades per fare notizia, dove la parola gossip (rubata all’inglese perche’ l’italianissimo “pettegolezzo” non sembrava sufficientemente snob), e’ormai imperante sui molti mezzi e strumenti di comunicazione, alimentati dalla fame diabolica di tutto il brutto che c’e’, di un tessuto umano che pullula di alibi per non lottare, perche’ ribellarsi e’ troppo faticoso, o per superficialita’ imperante. Al centro di tutto cio’, una classe istituzionale che a piu’ livelli si e’ definitivamente incuneata nel solco dell’incomunicabilita’ con la base del Paese, per  promuovere decreti e leggine chiaramente distruttrici della societa’, come noi cinquantenni l’ abbiamo conosciuta.

Per citare De Gasperi ” Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni “. Un periodo, questo che stiamo vivendo, nel quale una parte della nuova classe dirigente ha ritenuto opportuno scardinare diritti e valori acquisiti dopo lotte e conquiste sociali, affrontando pericoli, persecuzioni e anche carcerazione, perche’ i privilegi non fossero dei pochi ma dei molti, riscattando così un Paese, sottoposto per secoli ad abusi e soprusi in forme varie.

Tutto questo non dovrebbe essere dimenticato ma ricordato costantemente dagli adulti e recepito dalla generazione IPhone, Whatsapp,Twitter, Tik Tok etc. Se la Storia ed i suoi ricorsi fossero compresi e assimilati per sapersi muovere nella vita, e non solo per avere un buon voto scolastico o finalizzato al superamento di un esame, si capirebbe che, nessun diritto e’ stato conquistato a colpi di decreti legge, ma solo con una dura, tenace e perseverante lotta sul campo. Il senso di apatia imperante, invece, e’ purtroppo linfa per coloro che non gradiscono menti evolute, e che di queste ne vogliono avere il controllo.

Per citare questa volta Cicerone ” Se non si fa uso delle opere dell’età passata, il mondo rimarrà sempre nell’infanzia della conoscenza”. Questo penso, giungendo a una riflessione finale: giovani e maturi possiamo considerarli, in ogni caso, i due opposti che apparentemente non hanno molto in comune, ma che come tutti i poli, alla fine si attraggono vivendo gli stessi problemi di esistenza e resistenza.

La parola chiave che li accomuna e’ in ogni caso “Futuro”. I giovani che non riescono a costruirselo e i maturi che fanno fatica a mantenerselo, preoccupati nel tener fede agli oneri presi in gioventu’ nella costruzione della propria vita e della famiglia.

Viene spesso da pensare a come la ricerca in ambito medico, negli anni, ci abbia allungato la vita, mentre dall’altra parte c’e’ chi, con scelte scellerate, vorrebbe toglierci non solo la vita stessa ma anche gli strumenti per farlo ( sieri sperimentali spacciati per vaccini ). In conclusione In media stat virtus”, per cui, di errori e’ piena la Storia cosi come piena e’ di dietrologia. Ogni generazione ha compiuto passi falsi ma il monito e’ sempre stato “cambiare”. La Storia lo insegna, ma solo per chi vuole ascoltare e ha capacita’ di comprendere.

Ci sono eventi, come la “pandemia”, che piovono sulla vita delle persone senza preavviso. E ve ne sono altri, frutto del basso o assente quoziente intellettivo, non sigillato da lauree conseguite, ma dalla capacita’ di discernimento, di comprensione e reazione nei confronti di cio’ che la vita ci pone davanti, tra cui, l’intuizione di decidere cosa sia giusto o sbagliato per noi senza poter tornare indietro. Due dei fattori determinanti di ogni nostra scelta sono: il coraggio e la paura, costantemente supportati da un libero arbitrio che, quando sorride al coraggio si confronta con Testa e Cuore ( in un magico e perfetto equilibrio energetico ), quando si volta alla paura da’ potere alla pancia, ovvero, a quell’istinto primordiale in cui non soggiornano ragionamento ne’ lungimiranza, ma solo famelica disarmonia. Per questo  molta gente si e’ prostrata alla scienza di dubbia credibilita’, senza porsi domande a quesiti sulla bonta’ o meno di un farmaco sperimentale (non chiamiamolo vaccino), facendosi travolgere, in troppi casi da ricatti morali, in altri dal terrore dell’imbonimento mediatico, per correre ansimando a farsi inoculare una sostanza a noi sconosciuta.