VOGLIAMO RICORDARE SOLIDARNOSC: LE PROTESTE DEI LAVORATORI PORTUALI DI DANZICA PORTARONO ALLA CADUTA DEL REGIME COMUNISTA IN POLONIA.
Questa storia si ripeterà? Il regime sanitario del banchiere Mario Draghi, la dittatura neocomunista dei finanzieri capitalisti di cui è degno rappresentante, sta affrontando problemi enormi dal nord al sud della penisola.
Il porto di Trieste ha lanciato uno sciopero contro il Green Pass, il porto di Ancona ha risposto sostenendo lo sciopero, e il porto della Liguria, tra cui il Gran Porto di Genova e altri, Gioia Tauro, Civitavecchia alle porte di Roma: il blocco dei porti porta a gravi disagi nella logistica, i camion non possono né caricare né scaricare merci, ci sono enormi ingorghi dai camion.
TRIESTE
La categoria dei portuali non è l’unica sull’orlo della guerra. Forti proteste anche davanti alle fabbriche di Torino.
“Solo in questo Paese devi pagare il lavoro, sono qui da trentadue anni e stamattina non posso entrare perché non sono vaccinato, ci privano della nostra libertà”, dice un dipendente Fiat Avio di Rivalta Torinese, che dall’alba ha sfidato l’obbligatorio “Green Pass” con decine di persone al gate 10 dell’impianto aerospaziale.
“Il lavoro è un nostro diritto, (siamo per) test gratuiti”, afferma il manifesto dei lavoratori.
“Ci sono alcune persone vaccinate qui tra noi”, spiegano i manifestanti, “ma non crediamo più in questo governo. I cittadini sono infastiditi, la violenza non può mai essere giustificata, non si può più vivere così. Il governo ha violato i fondamenti dei diritti umani e delle libertà: l’articolo 1 della Costituzione, dimenticando persino che le persone sopravvivono grazie al lavoro».
Camionisti, altri lavoratori, semplici cittadini, molti studenti hanno aderito alla protesta ovunque: a Firenze, Torino, Milano, in tribunale, all’università e nella sede della televisione di Stato La Rai, nei piccoli centri e nella capitale di Roma, a il Circo Massimo. Prefetture e polizia sono sempre in allerta.
Manifestazioni anti-pass verde si svolgono davanti agli “ingressi aziendali” e “presso aeroporti, porti, incroci, autostrade e ferrovie, volte a creare disagi che potrebbero interferire con le regolari attività di manutenzione e produzione”, il ministero della Pubblica sicurezza.
Occhi puntati sui lavoratori del porto di Trieste, che hanno bocciato l’offerta del governo di test gratuiti per loro: il 40% dei 950 dipendenti non è vaccinato, e da oggi bloccheranno il porto fino a quando non saranno annullati i pass per la sanificazione.
Intanto Trasportiunito, l’Associazione Nazionale Trasportatori Italiani, annuncia che “circa 80.000 autisti di camion e altri mezzi, distribuiti in 98.000 aziende, non vengono a lavorare”.
I sindacati dei trasporti stanno compilando statistiche che, se confermate, paralizzerebbero interi settori, non solo la logistica. Il “pass verde” porterà al disastro economico, dice il sindacato Serviziounito.
I costi più elevati saranno associati a una minore produttività nel settore dei trasporti, a causa della sospensione dal lavoro degli autisti. Non possono essere sostituiti per mancanza di personale. Può anche portare a “ritardi di consegna, che sono circa 320.000 ore al giorno in più rispetto alla tariffa giornaliera”.
Dal canto suo, il sindacato Coldiretti sottolinea che “poiché in Italia l’85% del traffico commerciale avviene su gomma, fermare camion e autocarri mette a rischio i costi degli italiani. Soprattutto per i prodotti più deperibili come latte, frutta e verdura, che non possono raggiungere gli scaffali del mercato».
Un’altra situazione critica è la situazione con i trasporti pubblici, dove la percentuale di dipendenti non vaccinati varia dal 10 al 20 percento.
Anche il settore agricolo sarà interessato da questa legge: le attività agricole sono stagionali e non possono essere fermate, e nei campi ci sono almeno 100.000 lavoratori agricoli non vaccinati.
Il sindacato Nuova Unione Carabinieri (Nsc) condanna che i soldati senza permesso medico siano costretti a lasciare la caserma. Come si legge sulla pagina del sindacato su Facebook, è stato ordinato «a tutti i carabinieri appostati in caserma, di lasciare il dormitorio, se non hanno il “pass verde” a mezzanotte» (chissà se lasciano il caserma con le armi ?? smile8.gif)
“Il Comando Centrale avrebbe ordinato a chi occupava le stanze di andarsene, paragonando l’alloggio a un posto di lavoro, aggiunge il sindacato, sottolineando che “nessun decreto ha mai imposto un’azione che non abbia precedenti nella storia dei militari .”
Ai “carabinieri” si sono aggiunti circa 7000 poliziotti non vaccinati. Le forze dell’ordine, che il governo, tuttavia, deve imporre il loro pass sanitario.
Per la prima volta nella storia anche l’Aeronautica Militare si è opposta al Green Pass: il
Siam (Unione Aeronautica Militare) ha annunciato venerdì 15 ottobre 2021, alle ore 07:00, il primo storico “sit-down” della storia dell’aviazione davanti delle griglie d’ingresso militari.Le basi di Sigonella si opponevano all’esigenza di un pass verde “a pagamento”.
Se oggi il capo del governo italiano Draghi, ex numero uno della Banca Centrale Europea, “una delle figure più influenti nella governance globale, al servizio del “big reset””, ricorda al blog “post degli strateghi”, pare, non voglia fare concessioni, poi domani sarà ad alto rischio, cosa che potrebbe privarlo della croce del ministro: in Italia sono appena iniziati disordini sociali e scioperi anti-Green Pass…
Fonte: Media Press Information
_____________________ [Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]
di Valentina Bennati e Ivana Suerra (comedonchisciotte.org)
Giusto una settimana fa, l’8 ottobre, pochi giorni prima della fatidica data del 15, ovvero oggi, momento a partire dal quale a tutti i lavoratori, anche i liberi professionisti, verrà chiesto il Green Pass per accedere ai luoghi di lavoro – il che significa dover essere vaccinati, oppure “tamponati” con esito negativo, oppure essere in possesso di una certificazione di avvenuta guarigione o di un certificato di esenzione – la FNOMCeO, Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, ha diramatouna circolare avente per oggetto “disciplina della certificazione verde COVID-19 in ambito lavorativo privato – studi professionali medici e odontoiatrici”con la quale chiarisce come dovranno comportarsi le strutture sanitarie private, quali gli studi medici ed odontoiatrici.
Dopo aver illustrato la normativa vigente e ribadito che i sanitari e gli operatori di interesse sanitario non sono toccati dalle imposizioni sul Green Pass perché già obbligati alla vaccinazione, FNOMCeO entra nel merito della QUESTIONE PAZIENTI ed è proprio questo il punto interessante. A pagina 3 del comunicato, si leggono testuali parole:
“In conclusione, alla luce del suo esposto quadro normativo poiché il decreto-legge n. 127/2021 nulla dispone in ordine all’accesso dell’utenza agli ambienti di lavoro, può pacificamente affermarsi che le strutture sanitarie non potranno richiedere l’esibizione del green pass in fase di accettazione del paziente, a meno che non vi sia una specifica previsione normativa che le autorizzi a farlo. Stesso discorso vale per gli studi professionali medici e odontoiatrici. L’esibizione di certificazioni vaccinali o di esiti di tamponi da parte dei pazienti non rientra fra le misure obbligatoriamente previste dalla legge statale. Attualmente, infatti, nel Decreto Riaperture (d.l. n. 52/2021), si fa esplicito riferimento solo alleRSA, che quindi sono le uniche strutture sanitarie legittimate, fin dal primo giornodi applicazione della certificazione, a subordinare l’ingresso in struttura all’esibizione dello stesso.”
Secondo quanto precisato da FNOMCeO, quindi, le strutture sanitarie private e i titolari di studi odontoiatrici e medici non possono domandare ai loro pazienti o ai visitatori se hanno il Green Pass né tantomeno possono chiedere di esibirlo.
Magari l’informazione potrà tornare utile a quanti, privi di Green Pass, da oggi in poi, si potranno trovare nella situazione di dover rispondere ad una richiesta di questo tipo ma, in realtà, quella della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri è una precisazione del tutto inutiledal momento che la certificazione verde non può essere chiesta a nessuna delle persone che accedono per motivi diversi da quelli di lavoro. La norma che impone il Green Pass, infatti, al di là della sua legittimità costituzionale o meno, si rivolge solo alla categoria dei lavoratori, rimanendo inapplicabile nei confronti di clienti, utenti o fruitori di servizi.
Peraltro, si fa presente che, nell’ambito delle attività lavorative di natura sanitaria (e non solo),entrano in gioco quei servizi pubblici essenziali o servizi di pubblica necessità le cui prestazioni devono essere garantite all’utenza senza condizioni. È finanche paradossale trovarsi a dover ricordare che chi esercita prestazioni lavorative inerenti servizi pubblici o di pubblica necessità è tenuto ad assicurarne il regolare svolgimento, non può omettere o rifiutare indebitamente l’intervento e deve astenersi dal turbare la fruizione del servizio stesso. Questo, sempre che non voglia incorrere nella commissione di reati che, fortunatamente, sono ancora puniti dal Codice Penale Italiano. Quanto sopra vale, a maggior ragione, quando trattasi di ‘pazienti’ che necessitano di cure, cure che magari presentano i caratteri dell’urgenza.Ebbene, è opportuno che gli operatori sanitari non si facciano fuorviare dai predicatori del Green Pass, il rischio che corrono è quello di essere denunciati per fattispecie di reato ancora più specifiche, ad esempio per omissione di soccorso.
La nota della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri offre dunque un ottimo spunto per chiarire la questione, dal momento che la cronaca di queste settimane riporta notizie diverse in merito a strutture sanitarie private e ospedali che, al contrario, si stanno muovendo in una direzione opposta. Ultimo caso in cronaca quello della direzione della Asl Toscana Sud Est, la quale ha definito, a partire dal 12 ottobre 2021, che l’accesso dei visitatori a tutte le tredici strutture ospedaliere del territorio, sarà consentito solo con l’esibizione del Green Pass.
Questo tipo di notizie provengono, ancora una volta, dalla Regione Toscana, dove l’obiettivo di certi dirigenti sembra essere quello di superare il Governo nell’adozione di misure anti-covid sempre più restrittive. Per i momento le disposizioni dell’Asl Toscana Sud-Est riguardano i soli visitatori/accompagnatori, ma è necessario chiedersi, sin d’ora, fino a dove pensano di potersi spingere e se altri hanno seguito l’esempio … E che lo rammentino: ad essere più realisti del Re non si eredita molta fortuna!
_____________________ [Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]
18 ottobre 2021 – (di Pier Luigi Ciolli, coordinatore editoriale Nuove Direzioni)
Riceviamo e condividiamo il documento aggiornato sul SAPERE PER CONTENERE la pandemia e sul cosa il Governo deve tempestivamente attivare per contenere la pandemia rilanciando l’economia.
Firenze, 18 ottobre 2021 PANDEMIA SAPERE PER CONTENERE NO ALLA STRATEGIA DELLA TENSIONE
In assenza di progetti chiari e fattibili, per non perdere la loro poltrona, alcuni politicanti cercano di mettere i cittadini in contrapposizione tra loro, attivando le vecchie ideologie dell’essere di sinistra, di centro oppure di destra, quindi, l’invito è quello di evitare le ideologie che non servono al Paese e che sono state sconfessate dalla storia ma di essere pragmatici. Per fare un esempio concreto di come occorre comportarsi vale ricordare che, chi invade la sede di un sindacato e/o di una sede di rilevanza pubblica è un teppista e/o un provocatore e come tale deve essere indicato dai Media nonché perseguito dalle autorità. Il Governo, come abbiamo ripetutamente chiesto, deve tempestivamente varare una legge che consenta alle Forze dell’Ordine di arrestare chi viola e/o occupi un edificio sia pubblico sia privato, portandolo rapidamente davanti a un giudice monocratico per la relativa condanna. Una legge indispensabile per perseguire anche chi occupa, come succede spesso, la casa di un anziano che viene ricoverato in ospedale e al suo ritorno non può rientrare in possesso della sua abitazione. Pertanto, in occasione di atti di teppismo che, purtroppo sempre, accompagnano le manifestazioni, è doveroso condannare chiunque attizzi i cittadini a rispondere con manifestazioni e odi che erano alla base di vecchie ideologie. Inoltre, è doveroso rammentare a tutti e, in particolare, chi attiva e partecipa alle manifestazioni che: • non deve MAI offendere o colpire le Forze dell’Ordine perché sono in servizio pubblico per impedire avvicinamenti a zone definite protette; • deve aver presente che la manifestazione ha successo anche se si scioglie davanti a uno schieramento delle Forze dell’Ordine perché può sempre riproporre in altra data, in altri luoghi oppure allestendo dei gazebo per mettersi a disposizione dei cittadini, informandoli e ascoltando le loro istanze e proposte; • deve intervenire quando, chi le attacca le Forze dell’Ordine e/o incentiva a farlo, dev’essere isolato, fotografato e denunciato perché è un provocatore e/o un malato di mente o di protagonismo. Riguardo ai dannosi effetti della strategia della tensione, ne abbiamo rilevati alcuni e, in particolare: o ci hanno rivolto l’accusa di essere “un organo di propaganda antigovernativa a prescindere.” Ovviamente, abbiamo tempestivamente risposto che molti di noi, che come associazione siamo politici perché interveniamo nel vivere civile ma siamo apartitici perché non ci schieriamo con alcuna forza politica ma acquisiamo informazioni, elaboriamo analisi, produciamo soluzioni, inviandole a Governo, parlamentari, autorità e Media, senza essere mai stati smentiti. Non solo, ma operiamo in modo trasparente perché i documenti prodotti li inseriamo sempre tempestivamente nel sito https://www.coordinamentocamperisti.it; o ci hanno invitato a lasciar perdere il tema pandemia perché “la guerra contro la pandemia deve essere diretta da esperti in sanità”. Anche in questo caso gli abbiamo ricordato che detti esperti hanno studiato e si sono formati riguardo alla loro specifica attività sanitaria mentre, per creare un Piano di Difesa contro qualsiasi attacco (aggressioni armate, con i virus, con il dumping eccetera) servono esperti nell’organizzazione delle risorse esistenti e avere il potere di attivare tempestivamente detto Piano per una tempestiva difesa sia dei cittadini sia dell’economia.
COSA ABBIAMO FATTO E COSA STIAMO FACENDO
Dal gennaio 2020 abbiamo subito chiamato PANDEMIA l’attacco del Covid19 ma ci contestavano, scrivendoci che l’OMS dichiarava solo EPIDEMIA. Poi, l’OMS tardivamente dichiarava la PANDEMIA. Noi, da subito, essendo coscienti che eravamo in guerra e visto che la previsione ottimistica era di una pandemia che avrebbe comportato oltre 200.000 morti, siamo tempestivamente intervenuti per analizzare i dati e produrre documenti, indispensabili per predisporre il Piano pandemico che sarà utile oggi e indispensabile domani allorquando saremo attaccati da altre pandemie, inviandoli al Governo di turno, a tutti i parlamentari, ai Media.
Analisi soluzioni per individuare, contenere il Covid19 (documenti mai sconfessati e via via confermati dai fatti occorsi dal gennaio 2020 a oggi e consultabili aprendo.
Relazioni e istanze inviate al Governo, affinché provvedesse a: 1. varare una legge con la nomina di uno staff permanente che, di concerto con il Presidente del Consiglio in carica, assuma il comando centrale e abbia l’autorità di ordinare e coordinare tutti i settori, compresi quelli militari e civili, assumendo il relativo personale affinché sia operativo H24. Dotare detto staff di risorse finanziarie, in modo che le spese connesse siano un investimento e non un costo, in modo da acquisire tutte le informazioni inerenti gli strumenti, i materiali e i tecnici, in modo da poterli utilizzare in modo ottimale al fine di individuare e contenere la pandemia, mettere le persone sane di poter lavorare; 2. attivare un’intelligence, cioè la raccolta, il mantenimento, l’analisi e la diffusione di notizie e dati dalla cui elaborazione vengono ricavate informazioni utili alla tutela della sicurezza nazionale e alla prevenzione di attività destabilizzanti di qualsiasi natura, consentendo la valutazione di tutti gli aspetti inerenti al tempestivo intervento; 3. approvare una norma per obbligare Comuni, Regioni e società partecipate a trasmettere immediatamente quali sono i dipendenti in servizio, aggiornando tempestivamente in caso di variazione. Obbligo essenziale perché, quale esempio, a oggi non ci è dato conoscere nemmeno i dati degli appartenenti alle Polizie Locali/Municipali dei 7.904 comuni; 4. emanare il Piano di Difesa Sanitaria Nazionale che, mantenendolo aggiornato, consentirà di essere sempre pronti a circoscrivere i danni di presenti e future epidemie, pandemie e bioterrorismi. NESSUNA RISPOSTA, nemmeno da uno dei 1.000 parlamentari!
In sintesi, il mettere in circolazione una quantità eccessiva di pareri e di dati soggettivi e/o dar risalto a informazioni non vagliate con accuratezza, omettere di pubblicare e/o segnalare i link sulle fonti e documenti.
L’INFODEMIA funziona, fa dimenticare al cittadino chi è stato smentito e/o non ha attivato quanto indispensabile a individuare e contenere il Covid19. Non solo, induce il cittadino a non leggere le analisi e i documenti che non sono mai stati smentiti.
Un esempio concreto dell’utilizzo di detto sistema è il focalizzarsi solo sul SÌ VAX – NO VAX Infatti, sui giornali e nelle televisioni non trovano uguale spazio i cittadini che NON sono dei NO-VAX ma che NON vogliono farsi inoculare i farmaci delle Big Pharma. Cittadini che vanno dai pensionati ai medici, dagli appartenenti alle Forze dell’Ordine ai professionisti, ai lavoratori di tutti i settori, che si sono visti cancellare diritti costituzionali da uno stato di emergenza sanitaria quando la Costituzione Italiana non lo prevede. Inoltre, un temporale e limitato stato di emergenza che giustificherebbe un assetto normativo “in deroga” viene meno visto che sono trascorsi tantissimi mesi dall’inizio della pandemia.
Per evitare confusioni, volute o casuali, occorre aver presente che l’infodemia in atto cerca convincere i cittadini a farsi inoculare i farmaci delle Big Pharma (business miliardario che ha alla base contratti e dati grezzi secretati), attribuendogli l’appellativo positivo SÌ VAX e, allo stesso momento, creandogli un nemico, attribuendogli l’appellativo negativo di NO VAX. Non solo, omettendo di raccontare che: • chi viene inserito nei SÌ VAX si è fatto inoculare i farmaci delle Big Pharma per motivi molto diversi: dalla paura alla opportunità di non perdere il lavoro, dalla necessità di non essere messi all’indice al voler fruire dei servizi pubblici e privati; • chi è un NO VAX rifiuta di farsi inoculare tutti i vaccini; • ci sono cittadini che si sono sempre fatti vaccinare ma, visto che detti farmaci non sono stati testati secondo in normali protocolli e i produttori non hanno fornito i dati grezzi ai revisori esterni indipendenti nonché attivano effetti dannosi collaterali che possono anche portare alla morte e/o invalidità senza attivare alcun risarcimento, non si fanno inoculare i farmaci delle Big Pharma.
L’infodemia quale sistema per impedire e/o rendere difficile al cittadino il farsi una propria opinione.
Un esempio concreto da rappresentare può essere il mio*. (*n.d.r.: di Pier Luigi Ciolli)
Ho 74 anni e ho lavorato nella sanità per oltre 30 anni, conoscendone tutti gli aspetti organizzativi. Sono stato e sono sempre a favore al vaccinarsi tanto che mi vaccinerò anche per la prossima influenza Ma non mi farò inoculare i farmaci delle Big Pharma perché: 1. farsi inoculare gli attuali “vaccini” NON immunizza dal Covid19. Dicono che, una volta vaccinati, contrarlo comporterebbe effetti dannosi più lievi ma i dati oggettivi aggiornati per verificare tali dichiarazioni non esistono. Infatti, per comprendere sia l’andamento della pandemia sia la valenza di qualsiasi cura e farmaco serve che ci sia (lo abbiamo chiesto ripetutamente a Governo, Ministri e parlamentari) un DATABASE (per renderlo meglio comprensibile, lo chiameremo Archivio dove registrare tutti i contagiati, tutti i vaccinati, chi esegue un tampone e/o un test sierologico) con l’obbligo per tutto il personale sanitario di inserire in tempo reale gli effetti collaterali che insorgono, i tipi di cura erogati eccetera. Registrazioni che non violano la privacy dei cittadini e che consentono di avere a disposizione dati aggiornati in tempo reale per far conoscere in modo oggettivo sia l’andamento della pandemia sia la valenza dei farmaci e/o di vaccini e/o delle cure. Esistono delle banche dati create da soggetti diversi (ce le hanno segnalate) ma una volta esaminate sono risultate tutte parziali, pertanto, chi ne trae conclusioni sono ipotesi e non certezze, tanto che dal gennaio 2020 a oggi, sia chi era ed è al Governo sia chi appare in televisione ha fatto dichiarazioni poi purtroppo smentite dalla realtà giornaliera. 2. preferisco rischiare di contrarre il Covid19 che rischiare di avere un effetto collaterale dannoso (ho 74 anni) che potrebbe anticipare il mio passaggio all’altra dimensione mentre il mio obbiettivo e il poter vivere con i miei pronipoti; 3. i produttori hanno cambiato ripetutamente posizioni riguardo al fatto che bastava una sola inoculazione e poi siamo arrivati a quattro e altre ne seguiranno e hanno cambiato ripetutamente le percentuali di efficacia del loro prodotto sia come “immunità” sia riguardo alle fasce di età alle quali potevano essere somministrati; 4. non si effettuano a cadenza di 15 giorni i controlli per verificare se, nonostante la vaccinazione, si contrae il Covid19, trasformandosi involontariamente in un portatori di pandemia. Non solo, da rilevare che, ancora una volta, i conti non tornano come dimostra l’articolo: 11 ottobre 2021 “Qualcosa non torna”. I sospetti di Crisanti sui numeri – ilGiornale.it “Oggi in Italia abbiamo 30-40 decessi al giorno per Covid, ma abbiamo un numero ridicolo di contagi, evidentemente c’è una discrepanza ingiustificabile”. Con queste parole, durante un’intervista a 24 Mattino su Radio 24, Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Microbiologia Molecolare di Padova, ha lanciato una sorta di allarme sui conteggi che giornalmente vengono fatti in italia sui nuovi infetti da Covid. Secondo il microbiologo: “In tutti gli altri paesi d’Europa e del mondo c’è un rapporto di uno a mille rispetto ai numeri dei casi e dei decessi, quindi dovremmo avere anche noi un numero molto più grande di contagi e non si capisce questa situazione”. A dare i dati è lo stesso Crisanti: “In genere bisogna prendere il numero di decessi, dividerlo per due e moltiplicarlo per 1000, quindi avendo tra i 30 e 40 decessi avremmo tra i 15mila e i 20 mila contagiati in Italia”. Numeri impressionanti, molto lontani da quelli comunicati giornalmente dal Ministero della Salute. “La gente pensa: ‘abbiamo 1000 casi, è finito tutto’, invece non è finito tutto. Quello che conta è chi fa i tamponi, se noi nel computo mettiamo tutta la gente che si fa il tampone perché deve andare a lavorare, fa il tampone per lasciapassare sociale, è chiaro che le incidenze sono bassissime. Invece se i tamponi vengono usati, ad esempio per la sorveglianza nelle classi, il risultato è completamente diverso”. Idee chiare anche per quanto riguarda il Green Pass definito come nelle precedenti interviste “un’anomalia” in quanto “la protezione del vaccino per quanto riguarda l’infezione dopo sei mesi, passa dal 95 al 40%. Quindi aver protratto la validità del vaccino da 6 mesi ad un anno non ha nulla di scientifico, ma è una misura per indurre la popolazione a vaccinarsi”. Stessa idea sull’allungamento della validità del tampone rapido a 72 ore, ipotesi comunque scartata dal ministro della Salute Speranza: “Non c’è nulla che giustifichi misure di questo genere, perché una persona si può infettare il giorno dopo, oppure quando fai il tampone puoi essere ancora infetto a livelli bassi, e dopo tre giorni hai una carica pazzesca“. 5. essendo un maledetto fiorentino, non voglio passare da bischero partecipando il business delle Big Pharma che hanno mentito e occultato i dati grezzi che consentirebbero al cittadino di meglio poter scegliere se inoculare i loro farmaci o meno. Qualcuno ci ha scritto che ci sono archivi dove registrano i dati ma abbiamo effettuato i controlli e non sono archivi completi come abbiamo ripetutamente chiesto; 6. sono cosciente che posso contrarre il Covid19 e anche morire ma sono e sarò sereno perché ho fatto e sto facendo insieme ad altri (da solo non avrei potuto e non posso, acquisire informazioni-analizzarle-redigere documenti sempre completi e mai smentiti nonostante siano e sono inviati a tutte le autorità, compresi i membri del CTS e ISS, a tutti gli organi di informazione e tutti i parlamentari) tutto il possibile per far comprendere al Governo di turno e ai parlamentari che abbiamo inviato a rappresentarci, che nella guerra serve una strategia con alla base l’organizzazione. Gli abbiamo inviato dal gennaio 2020 analisi e soluzioni fattibili, per salvare più concittadini possibile dal Covid19 ma non le hanno messo in campo, rifugiandosi in una onerosa tattica che, cambiando ogni giorno, ha stressato e stressa i cittadini e l’economia nonché li rendi ridicoli come appare leggendo: 14 ottobre 2021, la disorganizzazione è evidenziata, infatti, Farsa green pass, col tampone scaduto si può lavorare.
7. in caso di effetto collaterale dannoso non c’è alcun risarcimento visto che ti fanno firmare un consenso informato che esclude dalle responsabilità il produttore del farmaco e condivido l’articolo Green pass, esiste il diritto a non vaccinarsi: se così si perde la retribuzione, qualcosa non va – Il Fatto Quotidiano. 25 settembre 2021 – di Vincenzo Camaioni. In uno Stato libertario e di diritto, i diritti si definiscono in negativo, ovvero: tutto ciò che non è vietato è consentito. Qualcuno potrà storcere il naso, ma esiste il diritto a non vaccinarsi, proprio perché non è (ancora) vietato. Quando poi l’esercizio di un diritto (che, per definizione, deve essere libero e non discriminatorio) comporta la privazione della retribuzione, c’è qualcosa che non va. Partendo da questo assunto, la strada è breve per l’assurdo del Green Pass 3.0. Ascoltavo il direttore Mentana in uno dei suoi “100 secondi”, mentre parlava del Green Pass come “incentivo” alla vaccinazione. “Incentivo” sarebbe un qualcosa che si dà e non che toglie; quello si chiama “disincentivo”. E, come detto, il Green Pass rappresenta un disincentivo ad esercitare un diritto; un assurdo giuridico. Obiezione più comune: “si possono sempre fare i tamponi rapidi”. Quarantacinque euro a settimana (circa 180-200 euro al mese) a carico del singolo “dissidente” rappresentano sempre un costo per l’esercizio di un diritto (vedi premessa) che ci riporta ad un danno economico (limite all’esercizio di un diritto) equiparabile alla perdita della retribuzione. Molti obietteranno che è l’attuale emergenza sanitaria che impone tali misure. Le ragioni sono condivisibili e giuridicamente valide per introdurre un obbligo. Ma così non è (se vi pare…)! Perché non si impone l’obbligo vaccinale? A mio modesto avviso prolifererebbero delle responsabilità che la politica non vuole accollarsi: la prima politica pura (di consenso elettorale), la seconda di tipo strettamente patrimoniale (soldi). Con l’obbligo vaccinale, cioè, si configurerebbe una responsabilità di tipo patrimoniale (risarcimento dei danni) a carico dello Stato in tutti quei casi in cui si presentassero reazioni avverse alla vaccinazione. Reazioni che oggi rimangono silenti, in primis, per l’errata convinzione del cittadino che a nulla serva segnalare e, in secondo luogo, nell’inefficace catena comunicativa della farmacovigilanza che parte dai medici di base: basti verificare l’andamento delle segnalazioni in rapporto alle dosi somministrate che, a rigor di logica, dovrebbe essere pressoché costante, ma che invece inverte la tendenza tra l’inizio della campagna vaccinale (operatori sanitari) e le successive fasi (sino ad oggi). La politica vuole fare le nozze coi fichi secchi, “vaccinare tutto il mondo” (come dice Draghi) scaricando le responsabilità sul singolo con il “consenso informato”.
Entra in azione affinché non siano morti invano gli oltre 131.000 morti e gli oltre 1.000 che muoiono ogni mese a causa del Covid19; uccisi soprattutto da chi non aveva predisposto il Piano di Difesa Pandemica e dalla impreparazione di chi è pagato o stato da noi eletto per gestire la nazione e la sicurezza di noi cittadini. Chiedi al Governo di intervenire tempestivamente per: 1. allestire tempestivamente un archivio informatizzato con l’obbligo a tutto il personale sanitario di inserire in tempo reale i dati dei contagiati, dei vaccinati, di chi esegue un tampone e/o un test sierologico, di chi viene ricoverate le cure che riceve, gli effetti collaterali dannosi che insorgono eccetera… in modo da consentire a tutti di valutare l’andamento della pandemia e gli effetti dei vaccini e dei provvedimenti limitativi nel contenerla; 2. evitare di emanare leggi che blocchino la circolazione dei veicoli, in particolare le autocaravan, perché nello spostarsi dentro un veicolo NON si contribuisce a diffondere la pandemia. Infatti, contribuisce a diffondere l’epidemia solo il comportamento che abbiamo con le persone, con i luoghi e con le merci; 3. detassare i beni e servizi, eliminando in particolare l’IVA che arriva al micidiale 22% che incentiva il lavoro a nero, facendo pagare al cittadino e alle imprese solo le imposte sui guadagni come avviene ogni anno; 4. sospendere l’esazione dell’IVA e di ogni tassa sulla vendita di beni e servizi, sostenendo così i cittadini dall’impennata dei prezzi e consentendo alle imprese una migliore competitività sui mercati. Ricordiamo che le TASSE colpiscono erroneamente il cittadino e le imprese a prescindere dalla loro capacità contributiva mentre le IMPOSTE sono il giusto contributo, prelevato in percentuale sui loro guadagni; 5. far adottare per il ritiro della spesa il sistema “GUIDAeRITIRA” per coloro che possono ritirare autonomamente la spesa (ciò consente: ai clienti di ordinare e pagare online, provvedendo con il proprio veicolo al ritiro; ai supermercati di ottimizzare il personale che può essere destinato in parte al confezionamento e alla consegna anziché alle operazioni di cassa e di riservare il servizio di consegna a domicilio agli anziani e ai portatori di disabilità; di ridurre notevolmente le code e i contatti tra persone e quindi il rischio di contagio); 6. approvare una legge per sanificare le merci in distribuzione perché il Covid19, resistendo per giorni sulle superfici, le trasforma in portatrici di pandemia; 7. obbligare l’ISTAT a fornire dati giornalieri sui vivi e i morti complessivi che ricevono dai Comuni, inserendoli nella tavola demo istat.it – vista per singola area – Bilancio demografico anno 2020 e 2021. Si tratta di un dato essenziale per comprendere sia l’andamento della pandemia sia le incidenze in tutti i settori dei provvedimenti emanati; 8. far eseguire tempestivi controlli sugli Ospedali di Eccellenza per la Ricerca e Assistenza perché, grazie al lavoro di alcuni giornalisti (vedi:
abbiamo letto che in Italia il Ministero della Salute ha assegnato nel tempo il riconoscimento Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) a 51 ospedali tra pubblici e privati ma in detto articolo si evidenzia anche che abbiamo disperso milioni di euro, visto che: almeno 17 hanno una produttività scientifica irrilevante e un’attività clinica scarsa, altrettanti non ricevono nessun finanziamento Ue e 4 non hanno pazienti reclutati in sperimentazioni cliniche. Pertanto, poiché la lotta contro le epidemie, pandemie e bioterrorismo ha come baluardo strategico proprio gli ospedali di eccellenza per la ricerca e l’assistenza, il Governo deve intervenire tempestivamente per stabilire gli standard minimi e dirottare i finanziamenti alle strutture veramente operative tipo lo Spallanzani di Roma, i cui ricercatori sono riusciti a isolare il Coronavirus, e il Sacco di Milano, dov’è stato isolato il ceppo italiano. 9. non rinnovare alla scadenza lo stato di emergenza sanitaria che cancella i diritti costituzionali, perché un assetto normativo “in deroga” viene meno visto che saranno trascorsi oltre 24 mesi dall’inizio della pandemia; 10. non utilizzare il voto di fiducia, riportando il Parlamento alla sua vitale funzione. Il ricorso alla fiducia deve avvenire in situazioni eccezionali perché preclude gli emendamenti e l’unica possibilità di intervento si riduce al dibattito in aula.
13 ottobre 2021, ecco le sintesi estratte da Il ritorno della questione di fiducia – Openpolis. L’avvento del governo Draghi era stato valutato positivamente da molti analisti e anche da una parte degli addetti ai lavori. Tra gli effetti positivi dell’arrivo a Palazzo Chigi dell’ex presidente della banca centrale europea in molti avevano auspicato anche il ritorno a una maggiore dialettica con il parlamento. Sotto questo aspetto Draghi si era impegnato a rinunciare allo strumento del decreto del presidente del consiglio dei ministri (Dpcm) privilegiando quello del decreto legge. Ciò proprio con l’obiettivo di garantire un maggiore potere di intervento a deputati e senatori. In questo quadro si inserisce però anche un altro aspetto, quello delle questioni di fiducia. Come noto infatti il governo può legare il proprio destino all’approvazione di un provvedimento. In circa 8 mesi l’attuale esecutivo ha fatto ricorso allo strumento in 20 occasioni. Tale dato pone il governo Draghi al secondo posto per numero medio di questioni di fiducia poste al mese a partire dal momento del suo ingresso in carica, superato solo dall’esecutivo guidato da Mario Monti.
Non ti far rubare la speranza di cambiare, entra in azione con il pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà. La pandemia continua: rilancia il documento a quanti hai in rubrica mail, perché anche uno solo può fare la differenza. A leggervi, Pier Luigi Ciolli
______________________ [Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]
Il Green Pass non ha nulla a che fare con la salute pubblica e la sicurezza nei luoghi di lavoro e al contenimento della pandemia ma è uno strumento di costrizione sociale di coloro che non vogliono vaccinarsi, che sono pericolosi più che altro per sé stessi e per i profitti delle attività economiche.
Ormai è chiaro a tutti come l’obbligo del Green Pass in tutti luoghi di lavoro sia uno strumento arbitrario per spingere i cittadini e i lavoratori a vaccinarsi. Obiettivo, questo, che si sarebbe dovuto perseguire attraverso l’obbligatorietà del vaccino, un’informazione non ambigua e di convincimento culturale.
Il Green Pass non ha nulla a che fare con la salute pubblica e la sicurezza nei luoghi di lavoro e al contenimento della pandemia ma è uno strumento di costrizione sociale di coloro che non vogliono vaccinarsi, che sono pericolosi più che altro per sé stessi e per i profitti delle attività economiche.
L’insana introduzione dell’obbligo del “Green Pass” per poter accedere ai luoghi di lavoro da parte del Governo Draghi & co, lasciando “facoltativo” il vaccino, è stata una scelta che abbiamo criticato fin dall’inizio, proprio perché sostituiva una misura sanitaria facilmente spiegabile, al contrario di un documento burocratico di nessuna rilevanza ai fini di combattere il contagio.
La scelta del Green Pass è una furbata utile solo a creare strumenti coercitivi a disposizione delle imprese contro i lavoratori, da un lato lasciati “liberi di vaccinarsi” ma dall’altra discriminati in base alla scelta, brandendo la minaccia di sospensione dal lavoro e dallo stipendio come esplicitamente contenuto nel decreto governativo.
Per noi di USB il vaccino è fondamentale per il contenimento del virus insieme all’utilizzo delle mascherine, del distanziamento e del tracciamento e per questo è necessario che sia reso disponibile a tutti, liberando i vaccini dal monopolio di Big Pharma, consentendo le vaccinazioni nei paesi poveri e bloccando lo sviluppo delle varianti alimentate dalle diseguaglianze economiche. Perché le varianti non hanno confini geografici
La diatriba sul Green Pass è stata strumentalmente utilizzata come arma di distrazione e divisione di massa, nonché egemonizzata dai fascisti, per diventare “terreno di lotta politica” in piena campagna elettorale, distogliendo e oscurando l’attenzione sulle politiche di questo Governo che si sta traducendo in centinaia di migliaia di licenziamenti, in delocalizzazioni aziendali, nella continua precarizzazione del lavoro attraverso la diffusione dei contratti atipici e le esternalizzazioni attraverso la pratica di appalti e sub-appalti che negano i principali diritti a lavoratrici e lavoratori.
Inoltre, non essendo previsto per legge l’obbligo vaccinale, la richiesta in alternativa di un tampone ogni 48 ore a totale carico dei lavoratori paradossalmente implica che gli stessi debbano pagare per andare al lavoro, in contrasto con l’art 15 comma 2 del Dlgs 81/08, secondo il quale le misure relative alla sicurezza non devono comportare nessun onere finanziario per i lavoratori.
LA SALUTE E LA SICUREZZA DEVONO ESSERE A CARICO DEI DATORI DI LAVORO
Nei luoghi di lavoro i costi della sicurezza non possono ricadere sui lavoratori, devono essere affrontati dalle aziende, come la quarantena per COVID deve essere considerata alla stregua della malattia e quindi retribuita.
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È un punto di non ritorno credo. Quello che vedo intorno a me è difficile persino da descrivere per quanto sia angosciante e al contempo ignorato dai più.
A prescindere da quello che uno possa pensare su una data questione, al di là delle proprie scelte personali, esistono dei fatti oggettivi che non possono essere ignorati e vanno analizzati lucidamente.
Non si vedeva da decenni uno stato che era in grado di far sparire nel silenzio decine di migliaia di persone che protestano. A prescindere da quello che sostengono quelle persone, il fatto che si siano ignorate queste manifestazioni (mentre venivano trasmessi servizi su tg nazionali con persino inviati sul posto per raccontare di sgomberi di rave non autorizzati) dovrebbe fare venire un brivido nella schiena a chiunque.
Viviamo in uno stato che ha deciso di applicare un ricatto paragonabile solo a certe leggi fasciste e questo lo dicono anche filosofi e politologi come Agamben.
Questo ricatto, di fatto, viola leggi e trattati che hanno molto più valore legalmente parlando, e discrimina di fatto milioni di persone sulla base di una scelta legale e permessa, sulla carta, dallo stato stesso.
Circa il 20% dei lavoratori italiani non vuole il green pass. Il venti per cento.
Dopo mesi di manifestazioni, centinaia di migliaia di persone scese in piazza pacificamente e inascoltate, diritti erosi, ricatti, adesso si sono accesi i riflettori. Adesso che si è usata violenza.
È un copione che conosciamo, Cossiga Docet. Un copione che ancora funziona evidentemente: infiltrare i movimenti per politicizzarli e avere una scusa per reprimerli.
L’assalto alla sede della CGIL è da manuale. Quello che non è da manuale è vedere che a 20 anni dal G8 c’è ancora chi ci casca.
Il discorso di Landini all’indomani di questo fatto è da copione: un inno alla resistenza, all’antifascismo, alla difesa dei diritti del lavoro. Gli stessi principi che avrebbero dovuto far muovere i sindacati per proteggere i lavoratori da quello che sta accadendo, ma finora non pervenuti.
L’appello alla mobilitazione generale dopo questo evento è la ciliegina su una torta di escrementi.
La risposta generosa e partecipata a questo appello da parte di chi non ha mosso paglia contro quello che sta succedendo, invece, è il sintomo finale di una metastasi in corso da tempo. Il suo auspicare a una riforma generale del lavoro dopo questo specifico fatto è da brividi, per chi sa leggere tra le righe.
Proclami da una parte e violenza dall’altra, tutto purché il copione silenzi quello che succede nelle piazze, le ragioni dei manifestanti e le manganellate prese da giovani, vecchi, mamme.
Ma, anche volendo fare gli ingenui e senza considerare la palese infiltrazione delle manifestazioni pacifiche (sforzandoci parecchio), la destra fa solo quello che sa fare da sempre: cavalcare il malcontento di gente esausta e lasciata sola da organizzazioni governative e non, comprese più colpevolmente quelle di sinistra e per la difesa dei diritti. Ma cavalcare non significa rappresentare e quindi associare le piazze ai fascisti, anche in questo caso, sarebbe per usare un eufemismo, ingenuo e miope.
Il vero attacco alle sedi dei sindacati non è quello studiato a tavolino da quattro fascisti che rappresentano lo 0,01% del paese, ma quello che sta avvenendo da molto tempo, globale, massivo che ha spogliati i sindacati dei loro ruoli e in maniera molto più subdola rispetto a quello che è successo ieri, ma come al solito ci si sveglia solo quando si è attaccati da fascisti che si dicono apertamente fascisti, senza nessuna valutazione sociale sul perché e in quale contesto si sia arrivati a questo, anche perché questo vorrebbe dire fare un’autocritica che le varie organizzazioni “di sinistra” non possono permettersi. E quindi ora è il momento della retorica e di slogan antifascisti, di difesa del lavoro e dei diritti.
Quando invece, nel silenzio censorio dei media, ci sono decine di migliaia di persone in piazza contro un fascismo mascherato da democrazia che erode i diritti e attacca il lavoro discriminando circa il 20% dei lavoratori, non si fa volare una mosca, anzi.
Questo è solo pericoloso e vile collaborazionismo. Non solo, è una fotografia perfetta di come i fascismi, così come successe in passato, possano subdolamente emergere sulle onde di applausi e mobilitazioni di certi apparati che si proclamano antifascisti.
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Domani, venerdì 15 ottobre, scatta l’obbligo di Green pass per tutti i lavoratori. Contemporaneamente partirà lo sciopero nazionale ad oltranza di quanti ad esso si oppongono. La tensione aumenta insieme ai vari comunicati.
Obbligo Green Pass anche anche per gli operatori portuali, che però non ci stanno.
A Trieste il comitato dei lavoratori del porto ha già dichiarato che, se il governo non farà cambio di marcia e non ritirerà l’obbligo, lo scalo chiuderà e non sarà il solo…
I danni economici del blocco potrebbero essere grandi, avverte la sezione friulana di Confetra, associazione che riunisce spedizionieri, agenti marittimi, terminalisti e spedizionieri doganali. “Rischiamo di bruciare in poche settimane 15 anni di lavoro e di sviluppo”, dichiara Confetra in un comunicato, aggiungendo che dallo scalo triestino “dipende il sostentamento di oltre 10.000 famiglie”. Intanto, navi per complessivi 10mila container dirette a Trieste hanno già cambiato rotta.
Per quanto concerne i comunicati della FISI, Federazione Italiana Sindacati Intercategoriali, Vi rimandiamo a quanto già comunicato nei seguenti articoli:
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Allarme certificato verde nei luoghi di lavoro. A una settimana dall’obbligo del green pass crescono caos e preoccupazione.
Dopo infiniti dibattiti e polemiche dentro la stessa maggioranza lo scorso 16 settembre il governo ha approvato il decreto. Che rischia di paralizzare il mondo del lavoro. Green pass obbligatorio per tutti i tutti i lavoratori, pubblici e privati. Dipendenti, professionisti e autonomi. La misura scatterà dal 15 ottobre e durerà fino al 31 dicembre. Termine di cessazione dello stato di emergenza.
Green pass, fallisce il ricatto del governo
Conti alla mano, il governo ha fallito l’obiettivo di rendere la vita difficile ai no vax incrementando la vaccinazione. Invece di indurre i riluttanti a vaccinarsi per mantenere il posto di lavoro e una normale vita di relazioni, ha spinto le persone a tamponarsi. Così scatterà la corsa forsennata ai tamponi? Ma chi li pagherà? E qui si annida il problema che rischia la paralisi aziendale. Testimoniata dal grido d’allarme degli imprenditori. Che rischiano di perdere il personale se non si accollano i costi dei tamponi. Che hanno validità per solo 48 ore.
Zaia: controlli in azienda o sarà paralisi
CARI VENETI, NON SIETE STUFI DELLO STRAPARLARE DI QUESTO INETTO? NON CEDETE AL RICATTO E ALLA PAURA!!!!
Il govenatore del veneto Luca Zaia fotografa con preoccupazione il caos che scoppierà nelle aziende il 15 ottobre. “Perché – dice – non saremo in grado di offrire a tutti i non vaccinati un tampone ogni 48 ore. Gli imprenditori con cui parlo io sono preoccupatissimi”. Non si tratta di contestare il Green Pass – sottolinea – ma di guardare in faccia la realtà: gran parte di questi 590 mila non vaccinati probabilmente non si vaccineranno mai. E del resto una quota di scettici c’è in tutti i paesi per qualsiasi vaccinazione”.
Confindustria fa marcia indietro
Le associazioni di categoria sono sul piede di guerra. Confindustria, favorevole al certificato verde, si è amaramente pentita. Dopo aver invitato gli imprenditori a non spendere una lira in tamponi, ora l’associazione degli industriali avanza l’ipotesi che assumersi il costo sia, purtroppo e controvoglia, l’unica strada praticabile. In Emilia Romagna dal numero uno di Confindustria, Valter Caiumi, arriva la proposta di ridurre la spesa attraverso accordi specifici.
<<La FISI (Federazione Italiana Sindacati Intercategoriali) ha annunciato pochi giorni fa lo sciopero generale ad oltranza in difesa dell’ordine costituzionale, e di protesta per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori>>
Comunicato ufficiale FISI
Nella giornata del 30 settembre 2021 si è riunita la segreteria generale della FISI. I segretari nazionali dei settori pubblici e privati della FISI (Bacco Pasquale, Giacomini Dario, Silvestri Ciro e Barone Walter) coadiuvati dal segretario generale Rolando Scotillo hanno deciso all’unanimità ed in maniera irrevocabile lo sciopero generale ad oltranza in difesa dell’ordine costituzionale, e di protesta per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori.
Lo sciopero di ordine politico, così come comunicato al Governo della nazione, è irrevocabile ed interesserà dal 15 ottobre prossimo fino al 20 ottobre prossimo tutti i settori lavorativi in cui vi è l’obbligo vaccinale e l’obbligo di presentazione del certificato verde.
Gravi le accuse della FISI nei confronti del Governo della Nazione che impedisce al personale dipendente non vaccinato di poter lavorare (sospensione dal lavoro) e lo discrimina nei confronti di coloro che si sono vaccinati.
Con la sospensione dal lavoro e da ogni retribuzione si impedisce al personale dipendente non vaccinato il diritto ad una retribuzione sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
Molti i casi di personale, inoltre, sospeso per aver liberamente espresso nel corso di eventi riguardanti la gestione dell’emergenza pandemica il proprio pensiero. Si cita, solo come esempio, il recente episodio del Vice – Questore romano intervenuto nella manifestazione del 25 settembre 2021 in Roma.
La violazione di diritti e la discriminazione nei confronti dei non vaccinati da parte del Governo Italiano si perpetra attraverso un obbligo surrettizio alla vaccinazione che contempla l’esclusione dal lavoro e la perdita della retribuzione.
Identica discriminazione si verifica con il cosiddetto green pass: è previsto l’accesso (ad esempio nel settore scolastico) al posto di lavoro attraverso la procedura di test negativo (misura per la tutela della sicurezza e salute sui luoghi di lavoro. D.L. 21 settembre 2021) ed il rilascio del relativo green pass per la durata di 48-72 ore, con oneri a carico del dipendente, in contrasto con la normativa sul lavoro che prevede l’assunzione dei costi sulla sicurezza a carico del datore di lavoro (art 15, comma 2, D.lgs. 81/2008).
Nel caso di Certificato verde ottenuto a causa di avvenuta vaccinazione (con validità fino a 12 mesi) non è previsto l’utilizzo del test, pur essendo ormai ben noto che il personale vaccinato può comunque infettarsi, trasmettere il virus e ammalarsi, con grave esposizione al rischio per il personale, sia vaccinato che non vaccinato e con chiara discriminazione nei confronti di quest’ultimi.
Molti operatori sanitari o di interesse sanitario – ma anche chi non appartenendo a queste categorie non sarebbe obbligato per legge alla pratica vaccinale – sono stati sospesi dal lavoro e dalla retribuzione per non aver accettato di sottoporsi ad essa subendo di fatti un ricatto. A molti operatori che si sono sottoposti alla pratica vaccinale, inoltre, il cosiddetto “consenso informato” è stato estorto in realtà con la minaccia di sospensioni dal servizio e dalla retribuzione, il che è certo segno di mancanza di salute democratica.
Intense sono le pressioni del Governo sui media e la censura avverso il dissenso. La libertà di stampa e di confronto è del tutto impossibile, ogni comunicato effettuato da scienziati o esperti non allineati, viene sistematicamente ignorato ed è negato ogni confronto. Prova ne è che dette associazioni nazionali sono costrette a rivolgersi ai media minoritari “alternativi” a riprova di un controllo dell’informazione non più sopportabile in una democrazia.
La Segreteria Generale della FISI unanimemente ha deciso irrevocabilmente di procedere verso una protesta che durerà fino al 31 dicembre 2021, termine in cui decadrà la legge, e se ci saranno proroghe o altre formule vessatorie si continuerà ad oltranza.
In difesa dei diritti costituzionali senza se e senza ma, il Governo Italiano si sta assumendo delle responsabilità enormi con scelte scellerate che potrebbero portare ad una insurrezione: 15 milioni di italiani non accettano le imposizioni ed il numero sta sempre di più aumentando, le piazze sono sempre più piene ed il dissenso sta travolgendo un Governo con mire autoritarie oltre ogni buon senso.
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Accogliamo l’invito a pubblicare questo breve video esplicativo, a cura del Centro Studi “Le Partite Iva” dell’Ass. naz. Partite Iva, sul Green Pass nei luoghi di lavoro, dove potrete trovare tante utili informazioni. Dott. Antonino Butera:👇
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Green pass addio? Non è un miraggio. Parola del sottosegretario alla Salute Andrea Costa, che intervistato da ansa.it non esclude che “sarà possibile rivedere ed eventualmente ridurre l’attuale applicazione del green pass con l’inizio del nuovo anno se i dati dell’epidemia di Covid-19 continueranno a mostrare un trend di miglioramento, ma una valutazione più precisa sarà fatta a dicembre in concomitanza con la scadenza dello stato di emergenza che auspichiamo possa avere termine”.
Una revisione del green pass “potrebbe significare mantenere l’attuale carta verde per alcune circostanze e non per altre. Mentre ora siamo di fronte ad una applicazione totale del green pass, si potrebbe passare ad una sua applicazione parziale. Dunque, se l’andamento dell’epidemia di Covid-19 continuerà ad essere positivo, è ragionevole pensare che con l’anno nuovo ci potrà essere una revisione delle misure e anche del green pass, che potrà dunque essere ridotto nella sua applicazione. Cruciale sarà proprio la valutazione dell’andamento epidemico che dovrà essere fatta a fine anno. Davanti a noi, pertanto, abbiamo ancora due mesi che si dimostreranno decisivi”.
Costa chiarisce la strada per il futuro: “Per il green pass resta ovviamente la validità di 12 mesi, a partire dalla data di somministrazione della terza dose per chi la farà o della seconda dose per chi non rientra nelle categorie indicate per il richiamo. Rispetto poi alla scadenza del green pass per gran parte della popolazione, abbiamo comunque davanti un ragionevole tempo per valutare quello che sarà il quadro, augurandosi che da qui a pochi mesi il green pass magari non serva più perché siamo usciti dalla pandemia. La scadenza dei green pass, che per la gran parte avverrà a 2022 inoltrato, è cioè un problema per il quale – ha specificato Costa – abbiamo sufficiente tempo davanti che ci consentirà di affrontarlo ed eventualmente trovare soluzioni. Non siamo in altre parole davanti a un problema imminente. Al momento – conclude – non è sul tavolo un’ipotesi di obbligo per la terza dose anti-Covid. In generale, non c’è alcun tabù rispetto all’obbligo vaccinale ed il governo lo ha già previsto per alcune categorie, ma nel frattempo abbiamo deciso di avviare un percorso dando fiducia ai cittadini che hanno dimostrato grande disponibilità alla vaccinazione e attualmente proseguiamo su questa strada. Poi è chiaro che se nelle prossime settimane saremo davanti a problemi cogenti, allora si potranno valutare eventualmente obblighi specifici per categorie specifiche, ma oggi non è il tema”.
FONTE: il Tempo
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