30 gennaio 2022 – Redazione co.Te.L.I. – (di Vincenzo Mannello)

Questa volta ho commesso un errore di sopravvalutazione, ero (quasi) convinto che Mario Draghi sarebbe divenuto il 13mo Presidente della Repubblica Italiana.

Non potevo ritenere possibile che un personaggio di tale statura (negativa, chiariamo ..) internazionale, con notevole caratura nella “Italia che conta”, non avesse trovato naturale e logico il suo ascendere al Colle, quasi per diritto divino.

Draghi, supportato dai componenti la giunta dittatoriale al governo, avrebbe dovuto trionfalmente raccogliere il consenso dei peones chiamati a ratificare le “superiori decisioni”.

Avrebbe sostituito nella cabina di regia Mattarella che, esaurito il proprio compito nello avergli affidato la Presidenza del Consiglio, sarebbe potuto “andare in pensione”. Come detto e dichiarato al mondo intero e dopo aver persino traslocato (con tanto di affitto pagato).

Una volta esaurito il protocollo dello insediamento, avrebbe indicato a succedergli a Palazzo Chigi qualcuno/a di sua fiducia.

Magari accontentando i satrapi politici suoi sodali con qualche incarico ministeriale.

Così facendo avrebbe “regnato” indisturbato per (almeno) altri 7 anni e, vista la assoluta inconsistenza dei leader di partito presenti e futuri, avrebbe superato tranquillamente la farsa teatrale delle elezioni politiche 2023 e successivi assetti istituzionali.

Tutto (secondo me) previsto ed organizzato ..
non perfettamente, visti gli esiti.

Non mi avventuro nell’indicare perché, per come e, soprattutto, per colpa di chi il piano sia andato in fumo .. certamente Draghi esce fortemente ridimensionato dal NO alla sua candidatura espresso  nelle segrete stanze e (di fatto) in tutte le votazioni effettuate. Tra candidate al macello (Casellati) e candidature farsa (Berlusconi, Frattini, Casini e via dicendo) è saltata fuori, con attento e preciso tempismo, la “indicazione di voto” per Mattarella .. e per Draghi è finita !

Fino ad ieri era il Presidente della Repubblica a poter essere messo in difficoltà con la minaccia di abbandono dell’incarico da parte del Presidente del Consiglio, trovandosi a pochi mesi dalla scadenza del mandato.

Da domani sarà al contrario: ci sono, in piena legittimità, altri 7 anni di incarico.

Se Draghi volesse o dovesse abbandonare, Mattarella avrebbe tempo ed opportunità per gestire la situazione. Prima e dopo le elezioni politiche che definiranno il nuovo parlamento.

DRAGHI È SOTTO SCACCO… Ammesso che ci sia un reale accordo per “subentrare” nel 2023, dubito fortemente che il “tecnico” possa superare il NO dei parlamentari che verranno confermati o di quelli neo eletti.

Concludendo: SI PUÒ SCORDARE IL QUIRINALE.

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

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