“Non ci volteremo dall’altra parte. Nelle ultime settimane il governo ha stanziato nuovi fondi per aiutare i rifugiati ucraini a far fronte alle loro spese quotidiane dal cibo alle medicine, al materiale scolastico. In tutto, abbiamo stanziato circa 500 milioni di euro per sostenere gli ucraini che arrivano in Italia e 110 milioni in assistenza finanziaria per il governo ucraino”. Lo ha detto il premier Mario Draghi nel suo intervento in video all’evento finale della campagna di raccolta fondi internazionale “Stand up for Ukraine” a Varsavia.
“L’Italia ha accolto a braccia aperte i profughi dall’Ucraina. Grazie al primo ministro Draghi e all’Italia per aver stanziato nuovi fondi per aiutarli a soddisfare i loro bisogni quotidiani. Questa è la solidarietà europea al suo meglio“.
610 milioni per l’Ucraina
Lo scrive in un tweet la Commissione europea accogliendo l’annuncio di 610 milioni di euro stanziati dal governo per sostenere Kiev e i rifugiati ucraini arrivato nel corso dell’evento finale della campagna di raccolta fondi internazionale ‘Stand up for Ukraine’ a Varsavia. https://www.rainews.it
CLICCATE SUL LINK PER VEDERE E ASCOLTARE LA DICHIARAZIONE DI DRAGHI ⤵️
2 Aprile 2022 – Redazione – di Giorgio Gandola La Verità)
Donato Greco: «Abbiamo dovuto suggerire restrizioni di dubbia efficacia scientifica ma costi sociali certi. Le chiusure non hanno frenato il virus. Un altro errore è stato lasciare la comunicazione in mano a virologi autonominati».
«Anche i lockdown più duri non hanno contrastato la diffusione del virus». È l’ammissione di un errore fatale, è l’8 settembre della guerra al Covid. Non sono trascorse neppure 48 ore dallo scioglimento del Comitato tecnico scientifico che arriva la prima rivelazione fuori dal coro. Poi la seconda: «Le misure di contenimento non hanno avuto efficacia scientifica ma costi sociali certi». La terza è uno schiaffo a reti unificate: «Il nostro errore più grande è stato lasciare la comunicazione in mano a virologi autonominati ma senza esperienza specifica».
Donato Greco è uno scienziato e per un anno ha fatto parte del Politburo dei burattinai che hanno scandito la vita del Paese, dietro ai quali si è sempre riparato il ministro Roberto Speranza. Appeso il camice ministeriale al chiodo, l’advisor di 30 commissioni dell’Oms con 250 pubblicazioni internazionali nel curriculum decide di togliersi dalle scarpe non sassolini ma massi erratici, meteoriti che incrinano «ex post» le scelte del potere sanitocratico.
Lo fa a Un giorno da pecora su RaiRadio 1; cinque minuti liberatori per chi ha provato anche nei giorni più dolorosi a mantenere acceso il cervello e a seguire la strada del dubbio. Il professor Greco è entrato nel Cts un anno fa, dopo la delirante stagione della «Tachipirina e vigile attesa».
Ha partecipato a 65 riunioni strategiche, ha avallato decisioni impopolari e di dubbia efficacia, ha ascoltato Mario Draghi dire assurdità come «Il green pass garantisce ai vaccinati di non contagiarsi, chi non si vaccina muore».
Per appiattimento istituzionale o per senso del dovere non ha parlato con entusiasmo sospetto come alcuni suoi colleghi (Agostino Miozzo, Sergio Abrignani, Franco Locatelli). Ma ieri, improvvisamente, si è sentito libero di dire la sua. «La più grande difficoltà del Cts è stata dover suggerire misure di contenimento e mitigazione la cui efficacia scientifica era debole mentre i costi sociali ed economici erano certi. Qualunque chiusura, a cominciare dalle scuole fino alle restrizioni delle attività commerciali, non è riuscita a contrastare la diffusione del virus come poi si è visto». Un’accusa frontale, un uso non casuale del verbo «suggerire» che conferma ciò che questo giornale ha sempre scritto: le scelte sono state politiche e le istituzioni hanno usato «l’evidenza sanitaria» come foglia di fico per coprire decisioni cervellotiche e anticostituzionali.
Tornando al surreale lockdown contiano dei canti dai balconi e della morte civile di migliaia di esercizi commerciali, Greco ha un’opinione sintetizzabile con due parole: errore madornale.
«Anche l’isolamento più duro del marzo 2020 non ha sortito nessun effetto sul contenimento dell’epidemia». Eppure allora chi eccepiva veniva confinato fra i nemici dello Stato. Veniva manganellato dai media mainstream, sbeffeggiato nei talk show governativi, additato a reprobo dalle virostar di riferimento e spiato dagli Alessandro Gassman di turno. Un periodo da pelle d’oca in cui il pensiero unico ha preso il sopravvento. Anche per quella stagione Donato Greco ha una spiegazione non convenzionale.
«L’errore più grande del Cts è stato non aver prodotto comunicazione. Si è dato spazio a una serie di virologi autonominati che l’hanno gestita. È vero, abbiamo tenuto una conferenza stampa ogni settimana, ma senza impatto mediatico perché tutti gli spazi erano occupati. Noi abbiamo rispettato un vincolo di riservatezza mentre le virostar hanno avuto accesso ai media in modo intenso pur non conoscendo le informazioni di chi era in prima linea e non avendo esperienza specifica».
Più che intervistare, Giorgio Lauro e Geppi Cucciari raccolgono un’amara e lucida confessione. Greco lancia sassi in piccionaia anche al sistema dell’informazione: «Ho lavorato in più di 50 epidemie e inevitabilmente spuntano esperti autonominati che i media scelgono anche per le loro capacità comunicative».
Siamo all’elenco dei virologi da passerella; il membro del defunto Cts non ha problemi a fotografarli in primo piano e a demolirne il superego, tranne al più autoreferenziale. «Roberto Burioni è stato utile nella comunicazione formale per le sue lezioni da Fabio Fazio ed è stato onesto rispetto ai colleghi. Altri meno. C’erano colleghi con la qualifica di infettivologi clinici, bravi per le terapie ma di sanità pubblica non ne sapevano niente». Critica Matteo Bassetti: «Chi discuteva sempre le decisioni del governo era esasperante».
Poi snocciola il rosario. «Fabrizio Pregliasco si è sempre occupato di virologia dell’influenza; Alberto Zangrillo è un rianimatore, non ci azzecca; Andrea Crisanti è un polemista, bravissimo con le zanzare e personaggio molto discusso nel mondo accademico. Antonella Viola è immunologa e biologa, brava nella comunicazione sociale».
La rasoiata finale è da boia cinese, di quelli che ai tempi di Confucio tagliavano la testa con tale raffinatezza da lasciarla sul collo: «La sanità pubblica pensa alla popolazione. Noi ci occupiamo della gente, non delle provette».
Sul come, dopo le sue rivelazioni ogni dubbio è lecito. Il Politburo sanitario si è sciolto ma il veleno vaporizzato pervade l’aria; la resa dei conti è appena cominciata.
Grottesca decisione del ministro della Salute: da marzo gli stranieri extra Ue potranno arrivare e muoversi con il tampone. A noi invece è richiesto il lasciapassare rafforzato, cioè l’obbligo vaccinale mascherato. Come se il virus avesse il passaporto. Mario Draghi sconfessa Roberto Speranza: ad aprile stop emergenza. Allora cancelli divieti e green pass.
Se c’era un modo per dimostrare che il green pass non ha alcuna validità scientifica, ma al contrario ha una ragione esclusivamente politica, quel noto scienziato che risponde al nome di Roberto Speranza lo ha trovato. Pressato dalle riaperture decise da tutti i Paesi del mondo, e soprattutto dalla necessità di consentire l’arrivo dei turisti stranieri in vista della primavera e dell’estate, il ministro della Salute ha firmato una circolare che permette l’accesso in Italia anche a chi ha un green pass che da noi è considerato scaduto: basta che si faccia il tampone. Sì, si può non essere immunizzati come da regola ma varcare il confine dopo essersi sottoposti a un semplice test rapido che certifichi la negatività al Covid.
In pratica, dal primo di marzo ai turisti sarà consentito ciò che agli italiani è negato. Già, perché se il provvedimento di Speranza abilita la libera circolazione di uno straniero con il green pass base, quello che si ottiene a seguito della vaccinazione, della guarigione oppure con un antigenico, non si capisce perché a un cittadino del nostro Paese sia impedito di prendere un mezzo pubblico o di entrare in alberghi e ristoranti senza esibire il certificato vaccinale. Ancor più incomprensibile diventa l’obbligo del green pass rafforzato nelle tante circostanze in cui è richiesto. Ma se a un turista è concesso di andare a spasso per la Penisola, prendere il treno o il traghetto, mangiare al ristorante o fare colazione al bar con un semplice tampone, perché un povero cristo di operaio over 50 deve essere sospeso dal lavoro e di conseguenza dallo stipendio se non si è vaccinato?
La domanda è legittima e anche un bambino capisce che non si tratta di difendere la salute delle persone, di evitare la circolazione del virus, l’aumento dei contagi e tutto ciò che ci è stato raccontato finora. Il green pass, così come è stato congegnato dai burocrati del ministero di cui si è circondato Speranza, risponde solo a un’esigenza: costringere gli italiani a vaccinarsi a qualsiasi costo, anche a quello di privare dei cittadini di alcuni diritti fondamentali, come il lavoro (sul quale, sia detto per inciso, è fondata la Repubblica) e la libertà di circolazione. Sì, il passaporto verde non è quella «garanzia di non contagiarsi e non contagiare» che era stata promessa dal presidente del Consiglio e da ministri e sottosegretari. Semplicemente, è uno strumento per rendere complicata la vita delle persone e in tal modo indurle a offrire il braccio alla patria. Il lasciapassare da esibire per accedere ai mezzi pubblici e al chiuso era ed è un modo per aggirare l’obbligo vaccinale e dunque esentare lo Stato da qualsiasi responsabilità in caso di effetti collaterali dovuti alla vaccinazione. Fino al 15 febbraio non esisteva una disposizione che costringesse gli italiani a vaccinarsi e solo una settimana fa è scattata la disposizione che introduce la regola del siero per gli ultracinquantenni. Tutti, prima di ricevere l’iniezione anti Covid, sono costretti a firmare un consenso informato che di fatto sgrava da ogni responsabilità il vaccinatore, e di conseguenza la struttura che esegue, per conto dello Stato, la puntura. Ma per evitare che gli italiani rifiutino di sottoporsi al trattamento si è inventato il green pass, ossia un sistema per convincere anche i più recalcitranti a vaccinarsi. Naturalmente si può essere d’accordo o meno su questo modo di procedere e noi, come abbiamo spiegato più volte, non lo siamo, perché riteniamo che in altri Paesi, vedi la Gran Bretagna, si siano raggiunti risultati di contenimento del virus migliori dei nostri senza ricorrere a questi metodi e senza calpestare i diritti costituzionali. Tuttavia, se si è imboccata questa strada, a nostro parere illegittima, diventa incomprensibile il via libera per i turisti. A contagiare e contagiarsi sono forse solo gli italiani, mentre gli stranieri sono immuni per definizione? Come si può spiegare, e soprattutto accettare, che per chi visita il nostro Paese basti il tampone per accedere al ristorante e a un italiano sia richiesto il green pass e l’attestazione di essere vaccinato? Il virus forse distingue a seconda della nazionalità? Il turista non lo contagia mentre l’italiano sì? L’illogicità è evidente, ma soprattutto è lampante l’arbitrarietà dei criteri introdotti da Speranza. Del quale è sempre più ingiustificabile la presenza nell’attuale governo ed è manifesto il contrasto che lo contrappone al presidente del Consiglio. Mentre il ministro della Salute continua a predicare sciagure e a difendere misure che non hanno senso, Mario Draghi parla di fine dello stato d’emergenza entro il 31 marzo. Ma se il premier promette di rimuovere «le restrizioni residue alla vita dei cittadini e delle imprese», perché «la situazione epidemiologica è in forte miglioramento», che senso ha insistere con una misura come il green pass, che non solo non è uno strumento sanitario, ma ha validità solo per i cittadini italiani e non per chi arriva da fuori? Possibile che il cittadino di una Repubblica che si dice democratica abbia meno diritti di chi non lo è? Nel giornale di oggi, Federico Novella si occupa del nuovo presidente della Consulta, ossia di Giuliano Amato, il quale ha di recente parlato di molte cose, esprimendo la sua opinione su leggi e referendum. L’ex presidente del Consiglio ora a capo della Consulta, un tempo era noto con il soprannome di door Soile, ma qui non c’è nulla di soile, ma molto di grossolano. Anzi, di insopportabilmente rozzo.
Rientra da Bruxelles prima del previsto, la convocazione per la cabina di regia arriva tardi, appena un’ora prima dell’appuntamento. I capi delegazione arrivano a Palazzo Chigi alla spicciolata, convinti che sul tavolo ci sia la discussione sul decreto energia contro i rincari delle bollette, atteso in un Consiglio dei ministri che si terrà nella giornata di oggi. Mario Draghi, prima di incontrarli, sale al Quirinale per vedere Sergio Mattarella. Ma tutti i capofila dei partiti di maggioranza credono che, con l’escalation della crisi ucraina, stia facendo il punto sul dossier col Presidente della Repubblica. Invece il premier sale al Colle per riportare al Capo dello Stato i suoi dubbi, dopo l’incidente nella notte che ha visto il governo andare sotto ben 4 volte nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera sul decreto Milleproroghe.
Dunque Draghi rientra a Palazzo Chigi e affronta i capi delegazione a viso aperto. Indigesto l’incidente sul Milleproroghe, ma scontento -il premier- anche per gli ostacoli incontrati dai provvedimenti sulla concorrenza, sugli appalti, sulla delega fiscale. Li snocciola uno a uno, pracconta più di un presente. “Il governo è nato per fare le cose, è stato voluto dal Presidente Mattarella con questo obiettivo“, scandisce, come riportano diverse fonti all’Adnkronos. In sala cala il gelo. Dieci secondi di silenzio interminabili.
Draghi va avanti col solito piglio deciso. Siamo qui per fare le cose o non si va avanti, lascia intendere chiedendo rassicurazioni, affinché quanto avvenuto nella notte non riaccada più. I voti in Parlamento non devono e non possono mancare. Tradotto, la maggioranza deve garantire il sostegno ai provvedimenti dell’esecutivo. Richiama all’idealismo ma anche al realismo, Draghi, due cardini necessari per fare le cose. Dopo aver incassato il colpo, i capi delegazione sollevano una questione di metodo. Perché c’è malcontento sulla gestione dei dossier, con i provvedimenti che arrivano sul tavolo, spesso, solo a Consiglio dei ministri in corso. “Così gli incidenti diventano inevitabili”, dice più d’uno.
Non intende tirare a campare
Ma Draghi non ci sta. Ricorda il grande coinvolgimento che ha accompagnato il varo della legge di bilancio, eppure – ricorda – le critiche fioccarono ugualmente. Sembra essersi rotto qualcosa. Mai come ieri sera il piano appare inclinato. E più di un presente teme che si vada a sbattere, che dopo la delusione dei Quirinale Draghi sia stanco di mediare. “Di certo non intende tirare a campare… – osserva un ministro – qui son ca..i amari per tutti”.
DRAGHI FURIOSO…..TE NE DEVI FARE UNA RAGIONE…HAI PERSO! CONTINUA A FARE L’ARROGANTE…E VEDRAI CHE, A BREVE, DOVRAI LECCARTI LE FERITE…
Umberto Galimberti, filosofo e accademico (di Regime vien da dire), nonché Editorialista de “La Repubblica” (vedete che e’ proprio esponente della nomenclatura?!) e’ intervenuto nei giorni scorsi, sullo scontro all’interno della maggioranza politica. LEGGETE BENE 😱😱😱😱😱“Se è vero che siamo in un’epoca di emergenza, Draghi deve decidere a prescindere dalle bandierine dei partiti. Lasciamo decidere lui a prescindere dai pareri discordanti dei partiti“
MA VOGLIAMO RIPROPORVI ANCHE IL VIDEO DEL SUO PROCLAMA, PRONUNCIATO ALL’INTERNO DI QUELLA TRASMISSIONE SPAZZATURA CONDOTTA DAI DUE SERVI DEL POTERE “DAVID PARENZO E CONCITA DEI GREGORIO”. VEDETE E ASCOLTATE CLICCANDO SUL LINK ⤵️
[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]
QUANDO TIRI TROPPO LA CORDA, POI FINISCI PER ROMPERLA. ABBIAMO SEMPRE SPERATO, E VOGLIAMO ESSERE FIDUCIOSI, IN UN PROGRESSIVO RISVEGLIO ANCHE DI CHI, RAPPRESENTATE DEL MONDO GIURIDICO E DI CATEGORIA, FINO AD OGGI HA MANTENUTO UNA POSIZIONE ONDIVAGA E POCO DEFINITA SULLA QUESTIONE COVID. ECCO LA NOTIZIA ⤵️
Grave errore sul numero di decessi da Covid da parte del Premier Mario Draghi, che è stato invitato dal Codacons a rettificare le affermazioni rese in occasione della conferenza stampa del 22 dicembre scorso. Nel corso del suo intervento il Presidente del Consiglio ha affermato che “dei decessi, tre quarti non sono vaccinati”.
Numeri tuttavia smentiti dagli ultimi dati disponibili pubblicati dall’Istituto superiore di sanità (ISS),secondo cui dal 22 ottobre al 21 novembre i morti per COVID-19 in Italia sono stati 1.755: tra loro 722 non erano vaccinati, mentre 1.033 avevano ricevuto almeno la prima dose del vaccino. Il 58,9% dei morti, quindi, aveva ricevuto almeno una dose e il 41,1% non era vaccinato. Esattamente l’opposto di quanto affermato da Draghi.
Possiamo capire che un Premier possa esagerare nelle sue dichiarazioni – fa sapere il Codacons – ma sui dati, specie se così delicati perché relativi ad una emergenza sanitaria in atto, deve sempre mantenere una serietà assoluta, per evitare di provocare paure e sofferenze inutili specie durante le festività.
PER TALE MOTIVO IL CODACONS HA INVITATO IL PREMIER DRAGHI A RETTIFICARE LE ERRATE INFORMAZIONI FORNITE AI CITTADINI, ALTRIMENTI SARÀ INEVITABILE UNA DENUNCIA PER PROCURATO ALLARME.
Fonte:⤵️
______________________
[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]
Il governo Draghi ha stabilito una nuova proroga dello stato di emergenza per l’emergenza Covid in Italia.
Come previsto, è arrivata la proroga dello stato di emergenzaCovid in Italia.
Il Consiglio dei Ministri si è riunito a Palazzo Chigi sotto la presidenza del Presidente Mario Draghi e del Sottosegretario alla Presidenza Roberto Garofoli. Su proposta del premier e del Ministro della Salute Speranza, il Cdm ha approvato un decreto-legge che prevede la proroga dello stato di emergenza nazionale e delle misure per il contenimento dell’epidemia.
Proroga stato di emergenza, fino a quando
Lo stato di emergenza dunque non finisce il 31 dicembre 2021, ma va avanti fino al 31 marzo 2022 ⤵️⤵️⤵️
Per effetto del provvedimento, sono anche prorogati i poteri derivanti dallo stato di emergenza al Capo del Dipartimento della Protezione Civile, e viene anche prorogata la struttura del Commissario straordinario generale Figliuolo per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza.
Cosa cambia per il green pass
Attenzione al green pass, perché così cambia tutto: il certificato verde Covid che avrebbe dovuto restare in vigore solo fino al 15 gennaio, viene prorogato anch’esso fino al 31 marzo 2022.
Stesso discorso per il super green pass, secondo le regole attualmente in vigore. A SEGUIRE LE RISPOSTE AI DUBBI PIÙ FREQUENTI ⤵️⤵️⤵️
Il decreto stabilisce infatti l’estensione della norma secondo cui il green pass rafforzato debba essere utilizzato anche in zona bianca per lo svolgimento delle attività che altrimenti sarebbero oggetto di restrizioni in zona gialla.
Cosa cambia per i tamponi
Prorogaal 31 marzo anche per i testantigenici rapidi gratuiti e a prezzi calmierati.
Cosa cambia per lo smart working
Con il nuovi decreto viene rinnovata anche la procedura semplificata per accedere allo smart working nelle aziende private, e il lavoro agile per le persone fragili.
Cosa cambia per gli ingressi in Italia
Arriva infine una stretta per chi arriva dall’estero, con l’Unione europea che ricorda comunque che le restrizioni devono essere giustificate.
Chi non è vaccinato per entrare in Italia dovrà sottoporsi a una quarantena di 5 giorni e dovrà effettuare un test antigenico entro 24 ore o molecolare entro 48 ore dall’arrivo.
Chi è vaccinato non avrà l’obbligo di quarantena ma solo di test. Queste regole sono in vigore fino al 31 gennaio 2022 (qui tutte le nuove regole per entrare in Italia, tra tamponi e quarantena).
Cosa cambia per le mascherine
Nessun obbligo di mascherine all’aperto invece. Nessuna misura, spiegano fonti di Palazzo Chigi, è stata approvata in merito dal Consiglio dei Ministri che ha varato la proroga dello stato di emergenza fino al 31 marzo 2022.
Tuttavia, si allunga l’elenco delle città che attraverso un’ordinanza specifica hanno imposto l’obbligo di indossare la mascherina nel centro cittadino e nei luoghi più affollati e con assembramenti. Misure valide ad esempio in alcune aree di Milano, Torino, Bergamo, Bologna, Padova, Aosta e Venezia.
Riassumendo, dunque, vengono prorogati al 31 marzo 2022:
stato di emergenza
green pass e super green pass
prezzi calmierati per i tamponi rapidi
stretta su ingressi in Italia dall’estero.
_________________________
[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]
13 Dicembre 2021 – Redazione Co.Te.li – Fonte: L’Antidiplomatico
E’ stato più volte scritto che la tutela della “salute” per il governo Draghi è intesa come la cancellazione sistematica di tutti i diritti costituzionali garantiti. Il “super green pass” ne e’ un esempio!
Salute prima di ogni cosa comunque! (A PAROLE!) E cosa fa il Movimento 5 Stelle? Chiede di anticipare la direttiva europea per introdurre in Italia la sperimentazione OGM in agricoltura. Alla faccia della “salute” e della salvaguardia dell’economia italiana.
“Crocevia e Associazione Rurale Italiana chiedono il ritiro di una proposta di legge firmata da cinque parlamentari della Commissione Agricoltura, che accelera le procedure per l’emissione in pieno campo dei nuovi OGM “a fini sperimentali”. Sarebbe una svolta devastante per un paese che ha fatto del cibo la sua bandiera, oltre che una violazione del principio di precauzione.”Si legge in un comunicato dell’Associazione.
Di che cosa si tratta? Nello specifico cinque deputati del Movimento 5 Stelle, membri della Commissione Agricoltura della Camera, stanno per avanzare una Proposta di Legge sul rilascio in ambiente dei nuovi OGM “a fini sperimentali”. Il partito che prima delle svolte con il Pd, Draghi e ora con la guida di Conte, aveva sempre fatto della contrarietà alla manipolazione genetica del cibo una delle sue bandiere, sta per voltare le spalle al principio di precauzione e a una politica basata sulla sicurezza alimentare e i diritti dei contadini.
L’editing del genoma fa parte di una serie di biotecnologie definite “di seconda generazione”, anche se si studiano ormai da una quindicina d’anni. I promotori le ritengono più precise e sicure nella loro capacità di modificare il DNA, oltre a chiedere che vengano esentate a livello europeo dagli obblighi della direttiva sugli OGM. Questi nuovi prodotti biotecnologici vengono propagandati come non OGM solo perché ingegnerizzano organismi della stessa specie, invece di incrociare specie diverse.
Le varietà ottenute con queste cosiddette New Genomic Techniques (denominate NGT, NBT o TEA), che il Movimento 5 Stelle cerca di sdoganare, vengono addirittura equiparate a piante mutate naturalmente. Un falso scientifico che ha fini meramente politici ed economici, curiosamente sovrapponibili a quelli grandi gruppi multinazionali e di parte dell’accademia, interessati a ottenere il via libera per la coltivazione di questi nuovi OGM per sfruttarne i diritti di proprietà intellettuale.
La proposta di legge è firmata dal presidente della Commissione Agricoltura Filippo Gallinella e dai deputati Chiara Gagnarli, Giuseppe L’Abbate, Luciano Cadeddu e Luciano Cillis. Con una modifica del decreto legislativo 8 luglio 2003, n.224, si propone di accelerare le procedure per l’emissione in pieno campo di varietà vegetali ottenute in laboratorio con tecniche di genome editing (New Genomic Techniques – NGT). Un fatto mai avvenuto finora per la ferma opposizione dei consumatori, degli agricoltori e delle organizzazioni ambientaliste e garantito da una legislazione nazionale dal 2000 (decreto Amato).
A tutto ciò si somma una sentenza della Corte di Giustizia Europea,che nel 2018 ha esteso anche ai prodotti di queste “nuove” biotecnologie l’applicazione della la Direttiva 2001/18 sugli OGM. Una sentenza storica, che equipara i prodotti delle NGT agli OGM, e li costringe alla tracciabilità e all’etichettatura, nonché a una rigorosa valutazione del rischio. Invece di applicare la sentenza, però, in Italia proseguono i tentativi ostinati di aggirarlo.”, si legge nel comunicato.
E ancora: “Il pronunciamento della Corte, infatti, è stato accolto come una iattura dalle industrie del settore, perché i consumatori europei sono radicalmente contrari agli OGM e difficilmente acquisterebbero questi prodotti se venisse riportata la dicitura in etichetta. Di qui il tentativo della Commissione europea e di numerosi stati membri di avviare una riscrittura delle regole sulla manipolazione genetica, liberando i prodotti dell’editing genomico dagli obblighi di legge.
Anticipando la proposta di Bruxelles, attesa entro il 2023, l’Italia, con la proposta di legge del M5S, inizia a cambiare le sue leggi che vietano – per i rischi di biocontaminazione – la sperimentazione in pieno campo degli OGM. “Siamo stupefatti da questa mossa del Movimento 5 Stelle, che rischia di esporre l’agricoltura alla contaminazione da OGM e alla biopirateria – dichiara Fabrizio Garbarino, co-portavoce dell’Associazione Rurale Italiana – Chiediamo ai parlamentari di ritirare la firma da questa proposta di legge, e alle altre forze politiche di respingerla con forza”.
Ricordiamo, in conclusione, il programma del Movimento 5 Stelle, votato dalla base degli iscritti e avallato da 11 milioni di elettori nel 2018: Agricoltura: il programma del Movimento 5 stelle per rilanciare settore agricolo. E nel 2019 al Parlamento Europeo stesso programma. La rete non dimentica. E non perdona.
Il nostro paese rischia quindi a breve, senza una opposizione decisa dei suoi cittadini e dei suoi agricoltori, di perdere lo status di paese libero da OGM, con un danno economico incalcolabile.” conclude l’Associazione rurale italiana. La rete non dimentica. E non perdona.
________________________
[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.) che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]
9 Dicembre 2021 – Redazione Co.Te.Li – Fonte: Il Giornale.it
In prima pagina del Financial Times finisce l’analisi sul futuro inquilino del Quirinale: Draghi viene visto come una minaccia per la futura stabilità politica dell’Italia
La corsa al Quirinale si arricchisce dell’analisi del Financial Times secondo la quale Mario Draghi al Colle rappresenterebbe una minaccia per la stabilità politica italiana. “Il dilemma dell’Italia mentre Mario Draghi emerge come favorito per la presidenza – si legge nella prima pagina del quotidiano britannico – La prospettiva che l’ex capo della Bce si faccia da parte come primo ministro fa rischiare il ritorno dell’instabilità politica.”
Il giornale sottolinea infatti come quella che appare l’ipotesi più probabile al momento, sia altresì quella meno sostenibile nel lungo termine. Draghi al momento rappresenta il perno della politica italiana, il decisore ultimo ma anche perno insostituibile dell’attuale equilibrio. La sua nomina a Capo dello Stato rischia di far precipitare tutto questo nell’incertezza del vuoto di potere. Scrive dunque il quotidiano: “La prospettiva che Mario Draghi si dimetta da Primo Ministro italiano per assumere il ruolo di presidente minaccia di far piombare il paese nell’instabilità politica proprio mentre il governo intraprende ambiziose riforme strutturali e un piano di ripresa dal coronavirus sostenuto da quasi 200 miliardi di euro di fondi UE.”
Ma, sottolinea il Financial Times, l’Italia alla fine dei conti dovrà rinunciare a Draghi, volente o nolente. “Alla fine i partiti dovranno assumere la gestione del piano Next Generation EU, che hanno votato in parlamento.” Infine: “Anche se Draghi resta Presidente del Consiglio, è solo per un altro anno, non per sempre.”
Sempre più distanza fra Draghi e i partiti
Intanto si accentua la distanza fra Mario Draghi e i partiti. Gli ultimi non hanno ben capito cosa vuole fare il primo. Neanche i fedelissimi, fra cui Renato Brunetta, hanno una minima idea di quali saranno le prossime mosse dell’ex numero uno della BCE. Intervenendo ad un convegno organizzato da Magna Carta, la fondazione di Gaetano Quagliariello, l’attuale ministro per la pubblica amministrazione ha parlato di “una sorta di separatezza tra l’azione di governo, e la rappresentazione che ne danno gli stessi partiti di governo”. Questo sta comportando un crescente nervosismo da parte di Draghi per alcune mosse dei partiti, che non gli stanno certamente rendendo la vita più facile. Da ultima, l’incredibile numero di emendamenti presentati in sede di discussione della Legge di bilancio. Oltre seimila proposte di modifica che rischiano di rallentare enormemente l’iter legislativo. E così monta l’insoddisfazione di Supermario che nel frattempo respinge tutte le domande in merito al Quirinale. Nessuno sa quale sarà la sua prossima mossa. Anche Draghi, come il Financial Times, sa che la sua nomina rischia di sparigliare tutte le carte in tavola. Nelle ultime ore si è fatto un gran parlare delle possibilità di Marta Cartabia, attuale Ministra per la giustizia, che ancora non ha rispedito gli scenari ai rispettivi mittenti.
_______________________
[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed aavvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]
Dopo il successo del convegno sulle Politiche Pandemiche, svoltosi all’International University College di Torino lo scorso 10 novembre, l’8 dicembre, via streaming, un’altra conferenza da seguire anche sulla pagina facebook di Generazioni Future e sul canale Youtube di Studenti Contro il Green Pass. Nel giorno della Festa dell’Immacolata, l’appuntamento social è con i quattro intellettuali italiani che più di tutti sono stati scettici e critici radicali della gestione pandemica e della campagna vaccinale:IL GIURISTA UGO MATTEI, I FILOSOFI MASSIMO CACCIARI, GIORGIO AGAMBEN E IL MASSMEDIOLOGO CARLO FRECCERO. Insieme, per costituire la “COMMISSIONEDUBBIO E PRECAUZIONE”.
LA LORO CRITICA è rivolta soprattutto a questa fase di gestione da parte del governo di MARIO DRAGHIe non solo. Le perplessità riguardano il vaccino contro il Covid, la sua somministrazione di massa, le politiche autoritarie, la deriva biopolitica, l’utilizzo del Green Pass, l’implementazione del Super Green Pass e la fine dello Stato d’emergenza, che molto probabilmente il governo allungherà ulteriormente oltre il 31 dicembre 2021.
La Commissione Dubbio e Precauzione si costituirà in modalità permanente: “l’obiettivo è quello di tutelare la libertà e i diritti umani nell’ambito delle leggi internazionali” – si legge sul sito di “Generazioni Future“, associazione intitolata al giurista esperto di diritti Stefano Rodotà, (intellettuale scomparso 4 anni fa) presieduta proprio da Ugo Mattei, con il fine di discutere sui temi di dubbio e precauzione della gestione pandemica dello Stato d’emergenza. L’idea nasce da Ugo Mattei, professore di diritto all’Università di Torino che è stato collaboratore di Rodotà in particolare sul tema dei beni comuni. Negli ultimi mesi, a Torino, Mattei ha guidato le proteste contro il Green Pass, all’università e non solo, oltre ad essersi presentato alle Elezioni Comunali nella città della Mole, alle quali ha conseguito il 2,3%.
A parlare di questa iniziativa era stato Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia per tre mandati, sostenendo che “regna un pensiero unico, che non ammette neanche l’esercizio del dubbio”, criticando poi il fatto che la condizione di emergenza possa diventare permanente.
Perciò, ha spiegato lo stesso Cacciari, è arrivato il momento di fondare “un gruppo di controinformazione serio” – rassicurando – “Raccoglieremo tutte le testimonianze critiche provenienti da tutto il mondo e vedremo di tentare di aggiungere informazioni ai dati limitati che ci sono stati forniti fino a oggi”.
CHE NON SIA LA NASCITA DI QUELLA NUOVA COSCIENZA SOCIALE E POLITICA CHE ASPETTAVAMO? DEL RESTO, RAPPRESENTEREBBE UN’OTTIMA PROPOSTA IN UN PERIODO STORICO, PRESSAPOCHISTA, DISTRUTTO, VECCHIO E CORROTTO, CHE NON VEDIAMO L’ORA DI GETTARE NELLA PATTUMIERA. COME TRADIZIONE ANTICA, A FINE ANNO SI GETTAVA MATERIALMENTE DALLA FINESTRA TUTTO CIÒ CHE NON ERA PIÙ GRADITO! E SE LA NUOVA “REALTÀ” COSTITUITA, RIUSCISSE A DARE UN COLPO DI SPUGNA A QUESTI LESTOFANTI PARLAMENTARI?…NESSUNO ESCLUSO!!!
_______________________ [Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]