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22 Novembre 2021 – Redazione Co.Te.li

Nonostante ci sia una bella fetta di onorevoli preoccupati all’idea di un ritorno al voto, che minaccerebbe le loro preziose poltrone, quella delle elezioni anticipate è ipotesi sempre più forte con l’avvicinarsi della scelta del prossimo Presidente della Repubblica. Una data già segnata in rosso sul calendario da tutti i partiti, impegnati in serrate trattative per individuare il successore di Sergio Matterella. E che segnerà la fine della legislatura, con successiva, nuova tornata elettorale. Scenario sostenuto anche da una personalità di spicco del governo come Matteo Renzi.

Matteo Renzi a “La Leopolda”

Il leader di Italia Viva, impegnato in questi giorni sul palco della Leopolda, non ha infatti usato troppi giri di parole, indicando il ritorno al voto nel 2022 come “molto probabile”. Anche se non lo ha detto apertamente, l’ex premier condivide l’opinione di molti analisti: la maggioranza a sostegno del governo Draghi è sempre più frammentata e schizofrenica. Forse non esiste già più, come dimostrato dalle tante tensioni all’interno dei partiti: i gruppi parlamentari di Pd e M5S, in particolare, non sembrano rispondere ai rispettivi leader, rassegnati ormai all’idea di dover riazzerare.

Giorgia Meloni

A premere è anche Giorgia Meloni, che vuole passare presto all’incasso e approfittare di sondaggi che la danno sempre più leader del centrodestra. E allora, il dado è presto tratto. Sulle pagine di Libero, Alessandro Sallusti ha sottolineato d’altronde come non sia un caso che Renzi parli apertamente di elezioni. Numeri alla mano, Italia Viva non trarrebbe alcun vantaggio da un ritorno al voto che finirebbe per ridurne, e di parecchio, il peso in Parlamento. Forse addirittura a spazzarlo via. Il sospetto, allora, è che dietro le parole dell’ex premier ci sia altro.

Renzi è ormai noto per il suo modo machiavellico di intendere la politica. Tesse trame e sottotrame, alterna annunci e smentite. Se parla di elezioni, quindi, è possibile che stia in realtà preparando un piano B proprio per scongiurarle. Anche se il ritorno al voto nel 2022 si fa, col passare delle settimane, sempre più probabile.

Fonte: Il Paragone

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia  Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]

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13 Ottobre 2021 (Fonte ANSA)

FIRENZE, 11 OTT – Nuovi nomi sul registro degli indagati nell’inchiesta della procura di Firenze sulla fondazione Open che era nata per sostenere le iniziative politiche di Matteo Renzi. Accusati di traffico di influenze l’avvocato Luca Casagni Lippi, il cui studio a Firenze è stato perquisito nei giorni scorsi, e l’imprenditore cinematografico Alessandro di Paolo.

L’accusa, secondo quanto appreso, viene contestata a loro in concorso con l’ex presidente di Open, l’avvocato Alberto Bianchi.
I fatti ascritti dall’accusa sono relativi agli anni 2016 e 2017 e, secondo le indagini, riguarderebbero donazioni di denaro fatte alla fondazione Open da società riferibili all’imprenditore cinematografico Di Paolo per un ammontare complessivo stimato in circa 280.000 euro.

FONDAZIONE OPEN: L’ACCUSA

Per l’accusa queste donazioni di denaro non sarebbero state erogate come contributi volontari, ma come frutto di accordi intercorsi tra l’imprenditore, l’avvocato Casagni Lippi e l’avvocato Bianchi. Dalle indagini emerge che l’allora presidente di Open, l’avvocato Bianchi, avrebbe ottenuto le donazioni sfruttando le sue relazioni con l’on. Luca Lotti, che all’epoca dei fatti era sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nonché segretario del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe). Lotti, al quale i pm già contestano il reato di corruzione in relazione ad altri episodi, non risulta comunque indagato in questo filone dell’inchiesta.

di Marzia MC Chiocchi

La contingenza del momento e la necessità di trovare soluzioni per mantenere in essere i nostri diritti e le nostre libertà, fanno si che pensiero e azione comune siano concentrati sulle questioni green pass e sieri. E così, commettiamo un grande errore di valutazione, non pensando che i nostri politicanti da 4 soldi, stanno tramando su ben altre e gravi questioni, tra le quali il sistema bancario. Tra queste la questione Monte dei Paschi di Siena, tornata alla ribalta della cronaca, per una sorta di terremoto scatenatosi negli ultimi giorni, di cui potrete leggere nell’articolo a seguire. Ricordiamo che nelle sabbie mobili della vicenda MPS, e’ ancora impantanata la morte di David Rossi avvenuta a Siena il 6 marzo 2013, quando Rossi, capo della comunicazione della banca, venne trovato cadavere sulla strada su cui si affacciava il suo ufficio presso Rocca Salimbeni.[1][2] Sulla vicenda ha indagato la procura di Siena. Precedentemente erano già state svolte altre due indagini, che erano arrivate alla conclusione che si trattasse di un suicidio, ma molti elementi non sono mai stati chiariti. Tra le dodici telecamere presenti, soltanto da una sono stati presi dei video per accertare i fatti.[5] E come nella migliore tradizione di collusione investigativa, facciamo finta di credere al suicidio, a cui possono attaccarsi solo i traditori della propria Coscienza e rinnegatori della propria Anima. Gli onesti fautori della Verità, continueranno a lavorare sul dubbio in cui e’ avvolto il “caso”, additando, com’è giusto che sia, un’ intera classe politica e…..non solo!

👇👇👇FONTE: La PekoraNera👇👇

Gli scheletri nell’armadio della sinistra tirati fuori e fatti venire alla luce da Massimo Cacciari. Negli ultimi giorni la storia del possibile acquisto del Monte dei Paschi di Siena da parte di Unicredit ha scatenato enormi polemiche, visto che Pier Carlo Padoan è l’attuale presidente dell’istituto di credito è stato ministro dell’economia dal 22 febbraio 2014 al 1 giugno 2018 nei governi guidati da Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Cacciari parla del problema Siena partendo dalla candidatura di Enrico Letta nelle elezioni suppletive: «Per forza doveva candidarsi. Può il leader del Partito Democratico restare fuori dal Parlamento? No. Caso Monte Paschi? Ma non è certo di oggi. Non c’è un leader di Centrosinistra che abbia più di 30 anni che non conosca vita, morte e miracoli delle nefandezze compiute dalla sinistra e anche da altri a Siena da un secolo a questa parte. È  il segreto di Pulcinella. Qualunque persona che faccia politica a sinistra o nel Centrosinistra e che abbia almeno 50-60 anni conosce la ‘fogna’ di Siena», riporta Il Tempo.

«L’ammanigliamento totale – spiega meglio Cacciari ad affariitaliani.it – tra il potere finanziario e le strutture politiche e sociali della città. L’unica eccezione sono i quartieri del Palio, che si sono sempre arrangiati per conto loro. Nulla di nuovo. Sono successe – evidenzia il filosofo ed ex sindaco di Venezia – cose analoghe anche in Germania e negli Stati Uniti. Il capitalismo attuale prevede una totale simbiosi tra i grandi poteri della finanza e la politica. Sbaglio o l’ex Cancelliere tedesco di sinistra Schroeder andò a guidare il colosso russo del petrolio? E allora, di che cosa stiamo parlando? Sono argomenti che spiego da tempo e che vado in giro a predicare da anni, poi ci si stupisce di cose ovvie».

[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, fra cui anche Marzia Chiocchi di Mercurius5, e Monica Tomasello di Catania CreAttiva, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]

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