07 Aprile 2022 – Redazione – Fonte: Eventi Avversi
I vaccini geneticamente modificati adottati in Europa hanno un’incidenza senza precedenti di gravi effetti collaterali e decessi. Ciò è dimostrato dai dati delle banche dati ufficiali delle due organizzazioni dell’UE EMA e ECDC.
Reazioni avverse segnalate (casi sospetti) “Banca dati europea delle sospette reazioni avverse al farmaco segnalate” dell’”Agenzia europea per i medicinali” (EMA): https://www.adrreports.eu/
Vediamo che tutti i preparati hanno tassi molto alti di effetti collaterali. A 3 dosi, le probabilità di problemi cardiaci sono in:
Pfizer: 1 su 4747
Moderna: 1 su 4555
Novavax: 1 su 1684
Janssen: 1 su 3333
A 3 dosi, le probabilità di disturbi del sistema nervoso sono in:
Pfizer: 1 su 863
Moderna: 1 su 711
Novavax: 1 su 546
Janssen: 1 su 303
Tuttavia, va tenuto presente che vi è una notevole sotto-segnalazione. Non solo perché i medici evitano lo sforzo non retribuito, ma anche perché le segnalazioni di effetti collaterali sono attivamente soppresse. Il numero di casi non segnalati è almeno compreso tra 10 e 20 volte gli effetti collaterali segnalati.
Un’imposizione equivale alla licenza di infliggere deliberatamente e consapevolmente gravi lesioni alle persone o addirittura di causare morti con una probabilità non così bassa. In uno Stato di diritto, questo non può che essere impensabile e impossibile.
Continua a tenere banco nella comunità scientifica il tema “vaccini”. Sono ancora molti i team di ricercatori che si stanno adoperando nell’analisi dei sieri prodotti dalle maggiori case farmaceutiche. Ecco quindi che arrivano altri dati a supporto della comunità, dati destinati a far discutere.
La nuova ricerca pubblicata sul NEJM
Nella giornata di ieri è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine un nuovo studio scientifico sull’efficacia dei vaccini. I sieri presi in analisi sono stati Pfizer, Moderna e AstraZeneca. «Un rapido aumento dei casi di malattia da coronavirus 2019 (Covid-19) dovuto alla variante omicron (B.1.1.529) della sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 in popolazioni altamente vaccinate ha suscitato preoccupazioni sull’efficacia degli attuali vaccini.» recita in apertura lo studio. I ricercatori spiegano poi il metodo usato: «Abbiamo utilizzato un disegno caso-controllo negativo al test per stimare l’efficacia del vaccino contro la malattia sintomatica causata dalle varianti “omicron” e “delta” in Inghilterra. L’efficacia del vaccino è stata calcolata dopo l’immunizzazione primaria con due dosi di vaccino BNT162b2 (Pfizer–BioNTech), ChAdOx1 nCoV-19 (AstraZeneca) o mRNA-1273 (Moderna).
La “omicron” buca i sieri
Tra il 27 novembre 2021 e il 12 gennaio 2022, sono state identificate un totale di 886.774 persone idonee infettate dalla variante omicron, 204.154 persone idonee infette dalla variante delta e 1.572.621 controlli negativi al test idonei. In tutti i momenti studiati e per tutte le combinazioni di vaccini primari e di richiamo, l’efficacia del vaccino contro la malattia sintomatica è stata maggiore per la variante delta rispetto alla variante omicron. L’efficacia del vaccino è stata inferiore per la variante omicron rispetto alla variante delta a tutti gli intervalli dopo la vaccinazione e per tutte le combinazioni di cicli primari e dosi di richiamo studiate. Tra coloro che avevano ricevuto due dosi di ChAdOx1 nCoV-19 (AstraZeneca), quasi nessun effetto protettivo della vaccinazione contro la malattia sintomatica causata dalla variante omicron è stato notato da 20 a 24 settimane dopo la seconda dose. Tra coloro che avevano ricevuto due dosi di BNT162b2 (Pfizer), l’efficacia del vaccino è stata del 65,5% da 2 a 4 settimane dopo la seconda dose, scendendo al 15,4% dopo 15-19 settimane e scendendo ulteriormente all’8,8% dopo 25 o più settimane. L’efficacia del vaccino di due dosi di vaccino mRNA-1273 (Moderna) ha avuto una riduzione simile nel tempo dal 75,1% dopo 2-4 settimane, al 14,9%.
Il Governo prenda atto dei dati scientifici
L’articolata ricerca scientifica, appena pubblicata, pone l’accento sulla scarsissima durata dell’efficacia dei vaccini prodotti dalle tre famose case farmaceutiche in merito alla prevenzione della malattia sintomatica della variante “omicron”. Assunto come sia impensabile sottoporre a molteplici “booster” ravvicinati l’intera popolazione mondiale, considerato il rapporto rischi/benefici ed essendo consapevoli che più richiami ravvicinati possono provocare addirittura una paralisi immunitaria, ecco che forse il Governo – e tutti coloro che “si fidano della scienza – cit.” dovrebbero prendere atto dei reali dati che arrivano, appunto, dalla comunità scientifica, togliendosi i paraocchi sulle strategie vaccinali obsolete e potenzialmente dannose, annullando le ormai desuete restrizioni anti-covid e procedendo, di conseguenza, al ripristino del Stato di Diritto ordinario.
Da un lato l’Italia, un Paese dove governato da politici che continuano ad attribuirsi il soprannome “i migliori” e dove è proibito parlare degli effetti avversi dei vaccini, pena il vedersi appicicata l’etichetta di pericolosi “no vax”. Dall’altro l’Europa, formata da tanti Stati che invece certe domande se le fanno eccome, circa la sicurezza dei farmaci anti-Covid. Con dati che confluiscono in un particolare database, suddivisi per tipologia di vaccino e tipo di patologia provocata dopo l’inoculazione. A guardare bene i numeri forniti da EudraVigilance, qualche preoccupazione sorge spontanea.
Il database è operativo da dicembre 2001 e raccoglie segnalazioni di sospette reazioni indesiderate ai farmaci fornite direttamente dai singoli cittadini. Numeri che quindi vanno sì presi con le molle, ma contribuiscono a fornire un quadro non proprio rassicurante. All’interno del portale, le reazioni avverse vengono classificate come “gravi” se corrispondono “a un evento medico che provoca la morte, è pericoloso per la vita, richiede il ricovero ospedaliero, provoca un’altra condizione importante dal punto di vista medico o il prolungamento del ricovero esistente, provoca disabilità o incapacità persistenti o significative o è un’anomalia congenita / difetto alla nascita”.
Stando ai dati riepilogativi aggioranti al 29 gennaio 2022, EudraVigilance riporta 38.983 segnalazioni di decessi e 3.530.362 di effetti collaterali a seguito di somministrazioni dei quattro vaccini COVID-19 (Moderna, Pfizer-BionTech, AstraZeneca e Janssen). La metà delle reazioni avverse segnalate ((1.672.872) sarebbe “grave”. Scorrendo i dati, spiccano per esempio 48.240 casi denunciati dai pazienti di disturbi del sangue e del sistema linfatico a seguito dell’inoculazione di Pfizer, farmaco indicato come probabile responsabile anche di 57.541 disturbi cardiaci e 133.365 problemi gastrointestinali.
Il vaccino Moderna è stato invece associato a 18.287 casi di disturbi cardiaci, 6.310 episodi di danni all’orecchio e al labirinto, 12.365 problemi del sangue e del sistema linfatico, 66.358 disturbi muscoloscheletrici e del tessuto connettivo. Segnalazioni che spaventano (le complicazioni cardiache associate dai pazienti ad AstraZeneca sono per esempio oltre 20 mila) e che contribuiscono ad accendere il dibattito sull’opportunitò della somministrazione dei farmaci anti-Covid soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione. Un dibattito che, in Italia, è stato invece stroncato sul nascere.
Se proprio vi piacciono le sigle anglofone, chiamateli “non-vax”. Sono i non-vaccinati con i vaccini a trasferimento genico per la COVID-19; nulla a che vedere con quelli che per motivi personali (e non discutibili) sono contro ogni vaccino a priori. I non-vax sono persone informate e ben consapevoli dei rischi cui vanno incontro in caso di infezione, ed anche in caso di vaccinazione con gli attuali vaccini a mRNA e a DNA. Hanno fatto un bilancio rischio-beneficio, e hanno optato per la non vaccinazione. I motivi possono essere tanti e diversi: una patologia che potrebbe aggravarsi con il vaccino, l’essere già immuni per aver contratto e superato la malattia, l’avere paura di effetti avversi immediati o futuri. E sappiamo che non ci sono solo quelli fatali più o meno immediati, ci sono molti altri effetti avversi permanenti (documentati da pubblicazioni scientifiche).
Vessare queste persone, impedendo loro di vivere il quotidiano, escluderle dalla società, e finanche augurare loro la morte (in forme più o meno raccapriccianti), dovrebbe bastare a soddisfare le voglie di sopraffazione e di vendetta (di cosa, poi?) dei politici, dei virostar, dei tanti giornalisti allineati alle politiche governative, e anche di quella fetta di popolazione che è stata trascinata più o meno convintamente in questa caccia all’untore. E del resto, è ormai dimostrato dalla letteratura scientifica e dai dati epidemiologici che il vax e il non-vax possono parimenti contrarre e diffondere il virus.
E allora perché insistere nel voler vaccinare tutti, ma proprio tutti, dagli 0 anni (vedi proposta di Locatelli) e fino all’ultimo sul letto di morte? Si dirà, perché lo stato è buono e vuole proteggere tutti dal virus. Ma i non-vaccinati sono tali perché non possono o non c’è razionale scientifico (perché già immuni, ad esempio) per essere obbligati a vaccinarsi. E poiché non sono loro a diffondere le varianti pericolose, contrariamente a quanto a-scientificamente fu detto dalle virostar e dai politici, perché non ce li teniamo? In fondo, rischiano sulla propria pelle. Ma in cambio sono utilissimi alla Scienza. Perché questi non-vax sono il “braccio di controllo” che in qualsiasi sperimentazione scientifica degna di questo nome deve esserci come gruppo di confronto per poter determinare in modo inequivocabile l’efficacia, l’efficienza e, soprattutto, la sicurezza di un nuovo trattamento medico.
Infatti, per valutare il rapporto beneficio/rischio nel breve, medio e lungo periodo di questi “vaccini” di nuova generazione, sarebbe indispensabile fare il confronto tra il gruppo sottoposto a vaccinazione e un gruppo di controllo (non inoculato con il vaccino sperimentale, bensì con un ‘placebo’ o molecola inerte) per tutto il periodo della fase sperimentale. Ma le cose non sono andate come previsto dai protocolli di studio. Nel caso specifico del vaccino a mRNA Comirnaty di Pfeizer/Biontech, sin dal 23 dicembre 2020 il protocollo di studio veniva modificato con il beneplacito di FDA e “ai partecipanti maggiori di 16 anni che originariamente hanno ricevuto il placebo, veniva offerta l’opportunità di ricevere BNT162b2 (ndr Comirnaty) a punti definiti come parte dello studio”. Di fatto, lo studio di fase 3 di Pfizer/Biontech (ma vale anche per quello di Moderna) è ormai completamente invalidato ed ha perso qualsivoglia elemento di “scientificità” in quanto non vengono più seguiti in parallelo, come si sarebbe dovuto fare, due coorti di pazienti l’uno vaccinato e l’altro no. In altre parole, l’attuale somministrazione sperimentale dei vaccini è falsata per il fatto che il “braccio di controllo”, ovvero la parte della popolazione destinata a non ricevere il vaccino (gruppo placebo) è stata (volutamente) perduta già dopo pochi mesi dall’inizio della sperimentazione, in quanto è stato loro offerto di vaccinarsi, ufficialmente per motivi etici.
Come detto sopra, la presenza del gruppo di controllo è parte essenziale negli studi per dimostrare l’efficacia e la sicurezza di un nuovo farmaco, e ciò vale a maggior ragione per vaccini a trasferimento genico sui quali non abbiamo sufficiente esperienza. La forzatura alla vaccinazione di massa con questi vaccini ancora sperimentali tenderà alla soppressione del gruppo di controllo, e ciò non consentirà di poter poi fare valutazioni scientificamente accurate sulla reale efficacia, efficienza e, soprattutto, sulla sicurezza di questi vaccini. E allora, per il bene della Scienza e soprattutto per il bene delle persone e dar loro la possibilità di scegliere a ragion veduta, teniamoci cari questi non-vax: sono il gruppo di controllo che ci permetterà di fare le valutazioni scientifiche controllate del rapporto beneficio/rischio della vaccinazione.
17 Dicembre 2021 – Redazione Co.Te.Li – Fonte: Il Paragone.it
Il CDC USA (Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie) giovedì ha raccomandato di preferire vaccini Covid diversi da quelli di Johnson & Johnson, dopo che i suoi consulenti hanno citato prove crescenti che i vaccini dell’azienda possono innescare un raro disturbo da coaguli di sangue, ora collegato a dozzine di casi e almeno nove decessi negli Stati Uniti nell’ultimo anno. La decisione ha formalizzato una raccomandazione di un gruppo di esperti, che scoraggia efficacemente i fornitori di vaccini e gli adulti dall’usare le fiale Johnson & Johnson. Nuovi dati hanno infatti mostrato che esiste un rischio più elevato di coagulazione del sangue, rispetto a quanto precedentemente noto.
L’aspetto inquietante è che la FDA (Food and Drug Administration), solo qualche giorno, fa aveva detto che i benefici erano comunque superiori ai rischi. Ma il panel del CDC ha ora smentito questa conclusione. Il rischio è maggiore tra le donne di età compresa tra 30 e 49 anni, stimate in 1 su 100.000 che hanno ricevuto il vaccino dell’azienda.
IL VACCINO JOHNSON & JOHNSON, fanno sapere, NON VERRÀ RITIRATO DAL MERCATO!!!Rimarrà un’opzione per le persone che “non possono o non vogliono” ricevere Moderna o Pfizer.COMPLIMENTI AI CRIMINALI!!!
Come riporta il New York Times, la raccomandazione del Cdc è l’ultima battuta d’arresto per un vaccino che è in gran parte caduto in disgrazia negli Usa.
Alcuni governi si sono già mossi per imporre restrizioni all’utilizzo di Johnson & Johnson a causa del rischio di coagulazione del sangue. Finlandia, Danimarca e Slovenia hanno smesso di usarlo, e molte altre nazioni lo hanno classificato più basso per l’uso rispetto ai vaccini di Pfizer-BioNTech e Moderna. Alcuni paesi hanno anche suggerito ai medici di mettere al corrente le donne sotto i 50 anni del potenziale rischio.
Alla riunione di giovedì del Comitato consultivo sulle pratiche di immunizzazione, i funzionari sono entrati nei dettagli sulla sindrome correlata alla coagulazione identificata in 54 persone negli Stati Uniti che hanno ricevuto l’iniezione prima della fine di agosto. Nel complesso, il tasso della condizione è stato di 3,8 casi per milione di persone a cui è stato somministrato il vaccino. Gli Usa, quindi, ora attendono nuovi dati e potrebbero procedere alla clamorosa sospensione di Johnson&Johnson.
[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.),che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]
Gli effetti negativi del Covid sulla circolazione, come ictus e trombosi, non sono dovuti solo all’infiammazione indotta dall’infezione, ma sono una diretta conseguenza dell’azione della proteina spike.
Questa la conclusione di uno studio, pubblicato sulla rivista Circulation Research, che suggerisce come Covid-19 non sia solo una malattia respiratoria ma anche, e forse soprattutto, una malattia vascolare.
Come noto, il Sars-Cov-2, grazie alla proteina spike si lega al recettore dell’enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2) per entrare e infettare cellule ospiti.
I ricercatori dell’Università della California San Diego, negli Usa, e della Xi’an Jiaotong University, in Cina, hanno mostrato che la proteina spike non solo si lega alle cellule sane per diffondere l’infezione, ma provoca danni direttamente alle cellule dell’endotelio, il tessuto che rivestono i vasi sanguigni e che sono fondamentali per la circolazione. Il team ha utilizzato degli pseudovirus, ovvero virus ‘vuoti’ e non infettivi ma che esprimono la proteina S (pseudo-spike) sulla superficie, iniettandoli nella trachea di criceti. Questi hanno avuto come conseguenza danni ai polmoni e alle arterie, dimostrando che la proteina spike da sola causa la malattia, a prescindere dalla diffusione dell’infezione virale.
Il team ha eseguito un altro esperimento esponendo cellule endoteliali sane allaproteina spike: questa, legandosi con ACE2, ha danneggiato le cellule, causandone la frammentazione dei mitocondri (le cosiddette centraline energetiche delle cellule).
Prof. MarcoTinelli Istituto Auxologico Italiano
Tra i vacciniin grado di proteggere dal Covid19 c’è il vaccino a RNA messaggero (mRNA)prodotto daModerna. Il vaccino COVID-19 Moderna non contiene il virus, ma solo una molecola del suo RNA messaggero che consente la sintesi della proteina Spike all’interno di strutture della cellula umana che si chiamano “ribosomi”. Iribosomi una volta “istruiti” dall’RNA messaggero del vaccino producono a loro volta le proteine Spike stimolando così il sistema immunitario della persona che riceve il vaccino. Questa proteina Spike “estranea” attiva così una risposta immunitaria che stimola la produzione di anticorpi specifici contro il Coronavirus, che proteggeranno le persone evitando così il contagio.
Pubblichiamo la traduzione a cura del team traduttori C.Li.Va. Toscana di un interessante studio pubblicato su science direct sulle possibili integrazioni nel genoma umano dei vaccini covid19 (sia a vettore virale come Astrazeneca che a mRNA come Pfizer e Moderna).
Trovate la traduzione in italiano a questo link ⤵️⤵️⤵️
Nello studio si afferma che la sicurezza dei vaccini si basa “sull’affermazione NON DIMOSTRATA che questi vettori sono sicuri perché il DNA di adenovirus “non si integrerebbe” nei genomi delle cellule riceventi”
Lo studio è molto tecnico e sicuramente interessante ma quello che preoccupa sono soprattutto le conclusioni che non danno certezze sulla non pericolosità di DNA vettore o RNA Sars-Cov-2:
“Questa breve recensione è stata presentata qui per facilitare una discussione indipendente e più equilibrata sui potenziali rischi dovuti alla presenza di DNA vettore adenovirus (AstraZeneca, Johnson & Johnson, Sputnik V e altri) o RNA SARS-CoV-2 (BioNTech/Pfizer, Moderna) nei vaccini che dovrebbero proteggere dal Covid-19.”
I ricercatori pur ricordando che “le iniezioni di vaccini basati su vettori nel muscolo deltoide umano sono una questione diversa dai rari eventi casuali che portano a eventi di ricombinazione tra DNA estraneo e umano nei sistemi sperimentali” lasciano aperta ogni possibilità in quanto “al momento non è possibile valutare realisticamente né il tipo né la frequenza delle conseguenze di eventi di integrazione di vettori rari.”
Come sempre ribadito, infatti, il consenso informato alla vaccinazione dovrebbe valutare tutti i possibili rischi, specialmente quelli che non possono essere misurati dato il carattere sperimentale di questo tipo di vaccini:
“Le informazioni presentate in questa recensione aiuteranno i futuri vaccinati a valutare una valutazione del rischio rispetto al beneficio, vale a dire gli eventi di integrazione del vettore adenovirus o del DNA della trascrizione inversa dell’RNA SARS-CoV-2 a bassa frequenza rispetto, si spera, all’elevata efficacia e protezione del vaccino.”
Sottolineiamo ancora una volta come a fronte di una certezza assoluta del pensiero unico dato da politici, giornalisti e influencer il mondo scientifico non abbia certezze ma in numerosi studi come questo si lascia aperte possibilità ad oggi non valutabili.
Questi elementi dovrebbero essere a nostro giudizio un elemento cardine nella valutazione rischio – beneficio della vaccinazione, assistiamo invece a una vaccinazione di massa, snaturando il consenso informato e il principio di precauzione che dovrebbero fondare la buona pratica della medicina moderna.
CLICCANDO SUL LINK ORIGINALE POTRETE LEGGERE INTEGRALMENTE LO STUDIO SCIRNTIFICO ⤵️⤵️⤵️
[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.) che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]
18 Novembre 2021 – Redazione Co.Te.Li – Fonte: di Giuseppe Carlo Carisio ( Gospanews)
Quando circa due settimane fa negli USA la Food and Drug Administration l’autorizzazione all’uso di emergenza del vaccino antiCovid Comirnaty di Pfizer-Biontech anche per i bambini dai 5 agli 11 anni (in precedenza era già stato approvato per gli adolescenti tra 12 e 15) i media di mainstream si sono aggrappati a quel 90,7 % di efficacia per decantare la bontà della decisione.
Quelli di contro-informazione, invece, tra cui va il quotidiano Il Tempo, si sono concentrati sui pareri dei medici scettici del Comitato Consultivo FDA ma quasi nessuno è andato a leggere il documento ufficiale fornito dalla Pfizer inc – la multinazionale americana che produce il siero genico con la tedesca Biontech ma è pure partner della londinese GSK, un’altra famosa Big Pharma di vaccini – per poter ottenere quell’autorizzazione (Emergency Use Authorization).
Nelle 82 pagine del dossier da noi reperito c’è un’affermazione davvero esplosiva. E’ infatti la stessa Pfizer di fatto ad ammettere che sui bambini da 5 anni in sà sarà condotta una vera sperimentazione genica poiché i dati di due studi (uno condotto negli Usa e l’altro in Israele) hanno coinvolto circa 3mila bambini. Un campione in realtà molto piccolo, non sufficiente a registrare possibili eventi avversi gravi come le temute infiammazioni al cuore (la miocardite del tessuto muscolare interno o la pericardite del rivestimento esterno) così diffuse tra gli adolescenti tanto da indurre Raiwan a sospendere la seconda dose di Pfizer per i giovani e alcuni paesi scandinavi a stoppare le somministrazioni del vaccino a RNA messaggero di Moderna, tecnicamente analogo a quello di Pfizer, per il medesimo motivo ⤵️ https://www.gospanews.net/wp-content/uploads/2021/11/IMG-20211117-WA0000.jpg
Il numero di partecipanti all’attuale programma di sviluppo clinico è troppo piccolo per rilevare potenziali rischi di miocardite associati alla vaccinazione. La sicurezza a lungo termine del vaccino COVID-19 nei partecipanti di età compresa tra 5 e <12 anni sarà studiata in 5 studi di sicurezza post-autorizzazione, incluso uno studio di follow-up di 5 anni per valutare le sequele a lungo termine di miocardite/pericardite post-vaccinazione» scrive Pfizer a pagina 11 della sua relazione del 26 ottobre denominata “Briefing Document” per il Vaccines and Related Biological Products Advisory Committee (VRBPAC).
Il senso può ben essere compreso anche da un bambino di 5 anni. “FDA ci dia la sua autorizzazione all’uso di emergenza anche se mancano dati sulle reazioni avverse più pericolose, noi proseguiremo gli studi”: ovviamente grazie alle campagne di vaccinazione avviate negli Stati Uniti d’America con il consenso dei Centers of Diseases Control and Prevention, finito nell’occhio del ciclone
Come riportò il quotidiano Il Tempo (link a fondo pagina), l’allarme sugli scarsi dati per i rischi miocarditi fu confermato da Leslie Ball, un ufficiale medico della FDA, che ha ribadito proprio questo concetto, sostenendo che gli studi non erano abbastanza ampi da raccogliere necessariamente un effetto collaterale non comune come la miocardite
Nonostante ciò FDA aveva approvato l’uso di Comirnaty per i bambini dai 5 anni in sù come in precedenza annunciato dal presidente americano in relazione ai circa 2,2 milioni di dollari ricevuti da Pfizer per la campagna elettorale presidenziale del Partito Democratico.
Alla luce di quanto scoperto non stupisce quanto potrete leggere nel post sottostante, nonostante i dati clinici non siano ancora stati esaminati dall’European Medicines Agency per la concessione dell’uso commerciale di emergenza. Probabilmente proprio i dati austriaci potrebbero servire alla multinazionale farmaceutica americana per incrementare il volume delle statistiche sui rischi di reazioni avversi nei bambini ⤵️⤵️⤵️
Nelle sue “Conclusioni complessive rischio-beneficio”, sempre a pagina 11, Pfizer ha ribadito i motivi di necessità dei sieri genici
«COVID-19 continua a essere un’infezione grave e potenzialmente fatale o pericolosa per la vita per i bambini e vi è un’esigenza medica significativa insoddisfatta nella popolazione di età compresa tra 5 e <12 anni. Due dosi primarie del vaccino BNT162b2 da 10 μg somministrate a distanza di 3 settimane in un’età compresa tra 5 e <12 anni hanno mostrato un profilo di sicurezza e tollerabilità favorevole, risposte immunitarie robuste contro tutte le varianti di preoccupazione e un’elevata VE contro il COVID-19 sintomatico in un periodo in cui la variante delta era predominante» scrivono i medici della Big Pharma.
«I database di sorveglianza della sicurezza israeliani suggeriscono che i tassi di incidenza della rara miocardite post-vaccinazione raggiungono i picchi negli individui di età compresa tra 16 e 19 anni di sesso maschile e diminuiscono negli adolescenti dai 12 ai 15 anni. Inoltre, la dose per i bambini di età compresa tra 5 e <12 anni è 1/3 della dose somministrata ai vaccinati più anziani (10 μg contro 30 μg). Sulla base di queste informazioni, è ragionevole prevedere che i tassi di miocardite post-vaccino saranno probabilmente ancora più bassi tra 5 e <12 anni di età rispetto a quelli osservati negli adolescenti di età compresa tra 12 e 15 anni».
L’avverbio “probabilmente” è la più palese conferma di una sperimentazione genica in atto.
«Data l’esperienza post-autorizzazione e ipotizzando un’efficacia del 90% come mostrato nello studio clinico descrittivo, il numero stimato di casi COVID-19 e ricoveri associati prevenuti oltre 120 giorni per milione di bambini completamente vaccinati di età compresa tra 5 e <12 anni è ~ 33.600 e 170, rispettivamente. Al contrario, il numero di casi di miocardite post-vaccinazione (incluse miocardite, pericardite e miopericardite) previsti nello stesso periodo di tempo per milione di secondi di dosi è 21 (assumendo che i bambini di età compresa tra 5 e <12 anni sperimentino gli stessi tassi di -vaccinazione miocardite/pericardite negli adolescenti di età compresa tra 12 e 15 anni negli Stati Uniti)» aggiunge Pfizer pubblicando nella sezione 4 un grafico poco rassicurante sull’incidenza delle infiammazioni al cuore.
«Pertanto, possiamo aspettarci un numero sostanzialmente inferiore di casi di miocardite post-vaccinazione tra i 5 e <12 di età, maschi e femmine, rispetto ai ricoveri associati a COVID-19, dati gli attuali casi COVID-19 specifici per età e le stime del tasso di ospedalizzazione. La prevenzione delle potenziali sequele a lungo termine della malattia da COVID-19 e di altri impatti sulla società aumenterebbe ulteriormente il beneficio della vaccinazione per la salute pubblica. Alla luce di tutto quanto sopra, i benefici del vaccino Pfizer-BioNTech COVID-19 per prevenire COVID-19 somministrato come dose a due dosi, 10 μg, serie primarie nei bambini di età compresa tra 5 e <12 anni superano i rischi noti o potenziali» è la conclusione dell’azienda produttrice di Comirnaty.
Ma proprio in relazione ai presunti benefici si erano espressi con scetticismo alcuni membri del Comitato FDA.
James Hildreth, membro del comitato consultivo FDA e anche presidente del Meharry Medical College di Nashville, Tennessee, alla fine ha votato per autorizzare il vaccino, ma ha affermato che si trattava di una “decisione impegnativa”. Hildreth si è detto sorpreso di apprendere i dati della CDC (autorità sanitaria americana) secondo cui fino al 40% dei bambini in questa fascia di età è stato finora infettato dal coronavirus, il che, secondo lui, potrebbe significare che fino a 30 milioni di bambini potrebbero già avere una qualche forma di immunità negli Stati Uniti. “Mi sembra in qualche modo che stiamo vaccinando i bambini per proteggere gli adulti. Dovrebbe essere il contrario”, ha detto Hildreth.
Anche Eric Rubin, membro della Commissione consultiva FDA, e professore di immunologia alla Harvard T. H. Chan School of Public Health e al Brigham and Women’s Hospital, ha ammesso che “abbiamo deciso di votarlo con la coscienza pesante”, secondo quanto riportato dal Time. Mentre, Michael Kurilla, che dirige una divisione all’interno del National Institutes of Health, è stato l’unico membro a non votare a favore delle vaccinazioni pediatriche. Alla votazione si è astenuto, mentre tutti gli altri 17 membri hanno votato sì.
sì.
«Kurilla ha espresso preoccupazione per il fatto che Pfizer-BioNTech non ha fornito dati dettagliati su ciò che accade agli anticorpi contro il virus che i bambini generano dopo essere stati vaccinati, e se questi diminuiscono come fanno negli adulti. Si è anche preoccupato della possibilità di vaccinare bambini che potrebbero essere già stati infettati naturalmente dal virus e potrebbero non aver bisogno di ulteriore protezione da un’iniezione» ha scritto ancora Il Tempo.
È importante capire quali siano i rischi reali per i bambini che contraggono il COVID, e per farlo si può citare un estratto del documento ufficiale del Board sui vaccini della Gran Bretagna (JCVI): “I sintomi che si osservano nei bambini e nei giovani, sono tipicamente lievi e poco diversi dalle altre infezioni virali respiratorie lievi che circolano ogni anno. I bambini si riprendono rapidamente da queste infezioni e, secondo molti studi, sviluppano una robusta immunità ad ampio spettro”.
_________________________ [Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]
Ad agosto 2020, nei primi 19 giorni del mese, i morti per Covid in Italia sono stati 108. Quest’anno sono 567. Un divario enorme, più di cinque volte tanto. E nell’ultima settimana la curva dei decessi sta iniziando a schizzare in alto: da lunedì 16, (a giovedì 19 ci sono stati 202 morti. E se, alla luce di questi numeri, l’estate scorso in molti si sentivano al sicuro in vista dell’autunno e dell’inverno (sappiamo poi come è andata), stavolta non è facile essere tanto ottimisti, fa notare il Tempo.
A sganciare la bomba su Twitter è Guido Crosetto, ex deputato e fondatore di Fratelli d’Italia: «Senza polemiche, qualcuno mi spiega perché ci sono più morti ad agosto 2021, con oltre il 60% della popolazione vaccinata ed il Green Pass attivo che non nello stesso mese del 2020, senza vaccini e green pass? Visto che si è detto che la Delta era più contagiosa e meno letale».
Nel frattempo stanno arrivando le prime concrete testimonianze di persone note che, dopo il ciclo completo di vaccinazione, accusano malesseri. Esempio⤵️
La schiacciatrice pallavolista Francesca “Cisky”Marcon con un palmarès di tutto rispetto fra scudetto, Coppa Italia, Supercoppa Italiana e Coppa Cev, non può allenarsi con Bergamo, e sui social accusa il vaccino anticovid. «Ho avuto e ho tuttora una pericardite post vaccino, chi paga il prezzo di tutto questo?». La denuncia e’ arrivata via Instagram. «Non esiste una forma di “risarcimento” per chi subisce danni a livello di salute dopo aver fatto il vaccino? Premetto che non sono no vax, ma di fare questo vaccino non sono mai stata convinta e ne ho avuto la conferma» scrive la schiacciatrice, che proprio in questi giorni avrebbe dovuto partecipare al raduno del Volley Bergamo. Per la schiacciatrice di Conegliano, invece, l’inizio della stagione pallavolistica è rinviato. Secondo quanto emerso da alcune ricerche, il rischio di pericardite esisterebbe dopo la somministrazione di vaccini Pfizer e Moderna, rende noto Il Giorno di Bergamo.
La campagna vaccinale nel nostro Paese procede a passo spedito, e ormai sono state somministrate circa 74 milioni di dosi di vaccino. Quasi 35 milioni di italiani, ovverooltre il 57% della popolazione, hanno completato il ciclo vaccinale. Siamo quindi sostanzialmente in linea con gli altri grandi paesi europei..Mentre si sta completando la campagna vaccinale di massa, ci si interroga però sulle prossime mosse e, in particolare, sulla necessità di somministrare una terza dose di richiamo a tutta o parte della popolazione. Le tre domande
Per sciogliere questo nodo è ora essenziale rispondere ad alcuni quesiti di tipo scientifico: 1) quanto dura l’immunità conferita dai vaccini; 2) quale ruolo giocano le varianti nel ridurre l’efficacia e la durata della protezione; 3) se sarà possibile raggiungere la cosiddetta immunità di gregge o di comunità.
Quanto dura la protezione data dal vaccino?
Al primo quesito non sappiamo ancora del tutto rispondere, visto che il follow-up delle persone vaccinate è ancora troppo breve. Sembra però che, anche se gli anticorpi neutralizzanti tendono a scendere nel corso del tempo, le risposte cellulari e la memoria dell’incontro con l’antigene virale persistano più a lungo di quanto si pensasse. Naturalmente, esiste una variabilità individuale e, soprattutto,persone immunodepresse potrebbero trovarsi per prime in difficoltà di fronte a un attacco virale.
Le varianti ci rendono più vulnerabili?
Il quesito relativo alle varianti è ancor più complesso. La variante beta (sudafricana) sembra essere la più resistente ai vaccini, ma per fortuna la sua circolazione da noi è estremamente limitata. Per quanto attiene alla variante delta (indiana), i vaccini conservano un’elevata efficacia nel proteggerci dalle forme gravi di malattia, ma non sempre sono in grado di evitare l’infezione. Ciò vuol dire che, in un certo numero di casi, il virus può continuare a circolare tra le persone vaccinate, pur non causando i danni gravi a cui ci aveva abituato in precedenza. Naturalmente, quanto esposto relativamente ai primi due quesiti ha delle ripercussioni sul terzo.
Serve una terza dose?
Secondo le Autorità si dovrebbe vaccinare ancora con una terza dose, aprendo scenari apocalittici, quasi di dipendenza dal siero, tanto da farlo diventare un appuntamento annuale come il vaccino antinfluenzale. Sulla terza dose, per ora, non ci pronunciamo, nonostante i propositi luciferini del governo, sperando in una sommossa popolare che al momento non c’è stata
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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione(Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale
Sembra di si, ma non solo, risulterebbe che Astrazeneca sia con placebo, a doppio cieco ed a singolo con Pfizer, Moderna e Janssen. Tutte le case produttrici avrebbero l’obbligo di presentare la relazione finale fra fine 2022, fine 2023 ed inizio 2024. Queste cose sono scritte nelle determine di approvazione delle sperimentazioni cliniche, rilasciate all’AIFA. Si tratta, rispettivamente, delle determine n.154 del 23 dicembre 2020 per Pfizer (C4591001), N.1 del 07 gennaio 2021 per Moderna (mRNA-1273-P301), n.18 del 31 gennaio 2021 per Astrazeneca e n. 49 del 27 aprile 2021 per Janssen (VAC31518COV3001).
Il prospetto della tabella di scadenze di presentazione e degli step clinici ed il fatto che si tratterebbe di sperimentazioni cliniche randomizzato con uso placebo in cieco per osservatore, sono trascritti sic et simpliciter, anche nelle schede tecniche dei medicinali autorizzati. L’unica eccezione e’ la scheda tecnica di Astrazeneca che menziona, solamente, il numero della sperimentazione autorizzata. Per Astrazeneca, quindi, si e’ proceduto ad una ricerca sul codice di autorizzazione n. D8110C00001, da cui e’ emerso un provvedimento di adesione del sant’Orsola di Bologna a quello studio clinico. Nel provvedimento dell’ospedale bolognese, si e’ rilevato che si tratterebbe di una sperimentazione di fase III multicentrico randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo in adulti.
Allora i vaccini sono in sperimentazione e clinica?
Da quanto si legge nelle determine autorizzative e nelle relative schede tecniche sembrerebbe, quindi, che questi medicinali, siano realmente in sperimentazione e clinica randomizzato. Pertanto, alcune questioni si pongono alla nostra attenzione e riflessione. Perche’ l’AIFA nelle determine chiama medicinali, cio’ che da altre parti del sito chiama vaccini? Poi, se e’ vero che siamo in sperimentazione, perche’ la popolazione italiana non e’ stata adeguatamente ed opportunamente informata di stare partecipando a trial clinici, attraverso comunicazioni ufficiali ed attraverso il co senso informato di ogni singolo cittadino, che ha partecipato? Si possono tenere allo scuro gli italiani su delle informazioni cosi importanti, specie se meta’ di essi sono stati forse trattati con placebo?
In conclusione si può dire che
Molti dubbi nascono, poiche’ effettivamente i segnali sono contrastanti. Infatti da un lato dovremmo essere in presenza di sperimentazioni cliniche, come si evince dai documenti ufficiali. Mentre dall’altro, tutto cio’ viene presentato come una campagna di immunizzazione di massa. La questione resta aperta.
NELLE PROSSIME ORE, PROVVEDEREMO A PUBBLICARE LE DETERMINE UFFICIALI IN FORMATO PDF, PER UN AGEVOLE ED EVENTUALE ARBITRARIA LETTURA.