21 Dicembre 2021 – Redazione Co.Te.Li
OGGI PARLERÒ DELLA CATEGORIA DEI COLLABORATORI PARLAMENTARI, INSIEME DI VARIA UMANITÀ CHE CONOSCO MOLTO BENE, PER ESSERMI IMBATTUTA SPESSO NELLA LORO REALTÀ. SI TRATTA DI UN NUTRITO ESERCITO DI RAGAZZI (NEO LAUREATI PER LO PIÙ) E UN BUON NUMERO DI GIOVANI MATURI, ABBAGLIATI DALL’OBIETTIVO DI UNA FLORIDA CARRIERA CHE, PER MOLTI, SI RIVELERÀ, UNA CHIMERA. BEN VESTITI, CON OTTIME INTENZIONI E GRANDE IMPEGNO, TRA LORO RICONOSCI SUBITO CHI HA INIZIATO DA POCO ED È INCONSAPEVOLE DI CIÒ CHE LO ATTENDERÀ, E CHI ORMAI NON NE PUÒ PIÙ, SFIDUCIATO E DISINCANTATO.
I PRIMI, AVVOLTI DA UN’INSANA IMPORTANZA, FILTRI CHE NON SETACCIANO, MA PIUTTOSTO OTTURANO, LE RICHIESTE DI COLORO CHE, PER NECESSITÀ, CHIEDONO UN APPUNTAMENTO CON QUELLO O QUELL’ALTRO POLITICO. UNA SORTA DI CENSORI E VIGILI URBANI DELL’AGENDA QUOTIDIANA DI SENATORI E ONOREVOLI CHE, CON ALTEZZOSO SPIRITO DI SUPPONENZA, RICORDANO MOLTO IL FAMOSO ADAGIO DEL MARCHESE DEL GRILLO “IO SO IO, E VOI…”. E SOLO QUANDO SI ACCORGONO CHE, LAVORARE 12 ORE AL GIORNO PER UNA MISERA PAGA CHE NON ARRIVA NEPPURE AI MILLE EURO MENSILI CON PARTITA IVA, DIVENTA AVVILENTE, SI ACCORGONO CHE QUEL POSTO DI LAVORO, ALLA PARVENZA PRIVILEGIATO, PER CUI PENSAVANO DI AVER RICEVUTO ALI CONSISTENTI PER VOLARE IN CARRIERA, IN REALTÀ NON LO È, MENTRE LE LORO ALI SONO FATTE DI CERA, COME QUELLE DI ICARO, CHE NON PORTANO DA NESSUNA PARTE!
DA QUI NASCE LA NOTIZIA ⤵️⤵️⤵️
Una lettera per denunciare lo stato in cui si trovano i collaboratori dei parlamentari italiani, costretti a subire abusi e soprusi dai cosiddetti onorevoli, i primi a non rispettare la legge quando sono chiamati a farlo.
A firmarla, il presidente dell’associazione dei collaboratori José De Falco, che alle pagine del “Il Tempo” ha descritto una situazione ormai diventata insostenibile, a partire dalle “speculazioni aritmetiche” relative alle retribuzioni medie dei collaboratori parlamentari completamente avulse dalla realtà. Circostanza tanto più grave poiché proprio i Questori hanno accesso ai dati per relazionare su numero, tipologie contrattuali e retribuzione media dei collaboratori. L’operazione verità è nelle loro mani, potrebbero darvi corso in poche ore, ma scelgono di non farlo”.
Della reale condizione dei collaboratori al Senato, evidentemente, nulla si deve sapere, perché nulla si vuole cambiare – ha sottolineato De Falco – L’anomalia europea di un Parlamento che non prevede budget dedicato ai collaboratori, non li riconosce professionalmente e appalta tutto al far west della negoziazione personale parlamentare collaboratore deve essere taciuta e nascosta. Nonostante i ciclici scandali e nonostante la riduzione del numero dei parlamentari sia la condizione ideale per ripensare e potenziare le prerogative dei singoli deputati e senatori. “Quel che manca, in effetti, è un po’ di coraggio e amore per la trasparenza. Anche da parte di chi è entrato in Parlamento facendosene alfiere, ed oggi è totalmente dimentico e rifiuta, a differenza della Presidenza, perfino di incontrare i rappresentanti dei collaboratori”.
De Falco ha ringraziato i pochi senatori che si sono attivati a tutela dei diritti dei collaboratori dei parlamentari, a partire dal fondatore e leader di Italexit Gianluigi Paragone, che ha depositato un ordine del giorno in merito e si è più volte schierato in maniera netta in questa battaglia. Come riepilogato da Il Tempo, sono d’altronde ben 80 gli assistenti di onorevoli che, nel corso di questa legislatura, hanno denunciato irregolarità. Con casi ai limiti dell’assurdo: parlamentari donne che inviano i loro collaboratori, teoricamente pagati per fornire supporto nell’attività legislativa, a comprare gli assorbenti. Altri che spediscono i loro assistenti a fare la spesa, per poi farsela recapitare direttamente a domicilio, in un crescendo di umiliazioni di ogni sorta.
Nella maggior parte dei casi, purtroppo, i collaboratori hanno contratti precari, che possono essere interrotti in qualsiasi momento. E per questo subiscono, fino a quando non arrivano a esplodere. A quel punto scatta la citazione in giudizio, che porta a un’intesa tra assistenti e onorevoli: si arriva a un accordo conciliativo, che però prevede solitamente anche forti clausole di riservatezza. Il nostro Paese rappresenta tra l’altro un’anomalia rispetto al resto d’Europa, non prevedendo un importo specifico destinato alla retribuzione di questa categoria di lavoratori. Il risultato è una terra di nessuno dove i diritti non esistono e gli abusi sono ormai all’ordine del giorno.
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Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione [di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]