21 Marzo 2022 – Redazione
Neppure il macello progressivo, neppure la strage di giornalisti frenano l’entusiasmo delle groupie di Putin. Poi dicono il pensiero unico. Ma qui, più che di pensiero si tratta di rimozione, supportata da falsi storici e autentiche menzogne: si rimarca, con dovizia di circostanze, l’espansionismo della Nato, che però sulla tragedia dell’Ucraina non muove un destino, ma l’espansionismo russo, che data da Pietro il Grande e arriva sino a Putin, quello non disturba, basta contrabbandarlo per legittima difesa, per liberazione di Paesi che nella Nato si sono infilati sì, ma per libera scelta.
Si confonde anche, ad arte, il concetto etico di democrazia con quello tecnico: sul fatto che la democrazia liberale non sia il paradiso in terra siamo tutti d’accordo, il potere tende per sua natura ad alimentarsi e lo fa nel modo più spregiudicato; ma pareggiare la “falsa democrazia americana” con le democrazie progressive russa o cinese, considerare le bombe su Kiev irrilevanti rispetto all’obbligo del pur odioso Green Pass, è qualcosa che non si può sentire: negli Stati Uniti, come in Europa, ci sono elezioni sicuramente manipolate ma essenzialmente libere, c’è una alternanza di presidenti, non un autocrate a vita; sopravvive un dialogo, un diritto di critica, i giornalisti non vengono fatti sparire e trattati col polonio, chi pronuncia la parola “guerra” ancora non è cancellato, abusi ed errori vengono rilevati e fatti pesare; si mantiene una divisione dei poteri almeno formale e non la concentrazione in un Politburo o un Comitato che risponde e a cui risponde una cricca di mafiosi. C’è il Deep State? Certo, dappertutto, il potere profondo è quello che determina le scelte, ma nell’infame Occidente il cigno nero è sempre possibile, la variabile impazzita che manda all’aria la presunta onnipotenza del Grande Reset prima o dopo arriva. Oggi il Grande Reset va di moda chiamarlo Nato, per dire una entità che tutto determina, tutto inquina e contro la quale tutto è lecito. In soccorso velato dei Putin, degli Xi accorrono avventurieri in fama di reporter indipendenti, siccome i giornalisti accreditati, che Grillo chiama “giornalai”, sono costituzionalmente vigliacchi e meritano di essere fatti fuori.
Ma restiamo al punto: c’è o non c’è una invasione di uno stato sovrano, operata da un dittatore dietro impulso di un dittatore ancora più grande? C’è e allora non resta, come dice Daniele Capezzone, fare una scelta di campo: o con la libertà o con l’invasore. Tutto il resto è speculazione, è “né-né” ipocrita, come un tempo si diceva né con lo stato né con le BR, ma un po’ più con queste ultime. I putiniani “in soccorso della libertà” non si accorgono di ripetere pedissequamente le ragioni della propaganda cinese e se se ne accorgono gli sta bene così. Ma la propaganda cinese è immensa, da quando la Cina è entrata nel WTO, avviata a diventare la prima potenza commerciale al mondo, sono stati impiegati miliardi e miliardi per orientare l’informazione occidentale, istruendola, pagandola. È un segreto di Pulcinella che coinvolge intellettuali, media, partiti. Il risultato è il gioco peloso del risalire su per li rami della storia, ai patti violati, all’imperialismo americano (aspramente contestato già negli anni ’60 dall’America e dall’Occidente al completo), ai missili di Cuba, al Vietnam e alla Corea, a Hiroshima, al generale Custer. D’accordo: e allora? Per dire che in questo gioco si può infilare tutto, fino a Ciro il Grande, e allora onestà impone di ricordare anche i “tradimenti” di Putin, l’espansionismo in Crimea e Cecenia, la brutalità interventista in Siria, la Grande Madre Russia da ricostituire a qualsiasi prezzo. Senza contare che l’America è criminale quando esporta democrazia, e ci può stare, ma anche quando, con Trump, annuncia passi indietro nell’influenza militare, abbandonando popoli derelitti al loro destino. Un’altra apertura di credito alla follia dello zar.
I veterostalinisti come Canfora, i veteronostalgici come Cardini, le filosofe dell’ovvio come questa De Cesare omettono i problemi reali, per loro l’islam teocratico degli ayatollah o dei tiranni alla Saddam è meglio delle dittature occidentali e il vezzo masochistico dell’autodafè completa il quadro. Quando Biden, timidamente, solleva la questione dei diritti umani in Cina, la Cina risponde: pensate a voi, che fate strage di afroamericani e avete il Black Lives Matter a testimoniarlo. Una malafede palese, insostenibile, ma incoraggiata da un Occidente fanatico nel vergognarsi di sé. Tendenza suicida in cui ormai cade anche la destra. Più i regimi islamisti, cinese, post sovietico infieriscono sull’Occidente corrotto, effeminato, molle, fascista e più l’Occidente dà loro ragione, fornisce pezze d’appoggio al limite del demenziale. La conseguenza è che non si era mai vista una indifferenza, perfino un cinismo così sconcertante per la sorte di milioni di persone massacrate.
Nulla sfugge più al ribrezzo di sé, tutto è da abbattere, da sbianchettare, dal linguaggio alla cultura, dalle cattedrali all’istruzione, dalla tradizione filosofica che ha portato al lungo cammino verso i diritti civili, la laicità, la tutela delle minoranze, fino al lascito religioso che con la filosofia si confronta; per non parlare della musica, delle arti, della letteratura: non si salvano più neppure Dumbo e Braccio di Ferro. Con argomentazioni peggio che idiote, ma è quanto Cina e Russia vogliono sentire. Ogni volta che una radiosa testa di cemento pone riserve, rivaluta “le ragioni di Putin”, mette una zeppa, una crepa nello spirito italiano, europeo, occidentale che è già sfibrato. Come mai Putin, che l’Ucraina la punta da 25 anni, si è mosso proprio adesso? Ma lo dicono, non lo nascondono: lo Zar e lo Xi vedono, sanno che l’America ha un presidente irrilevante, che l’Unione europea è una astrazione che fa il loro gioco, mentre lui invadeva il Paese Bruxelles stava in “settimana verde” dopo estenuanti lavori parlamentari sui paguri e gli smalti per gli infanti.
Dicono che l’Armata Rossa sia in difficoltà, ma Putin avanza e le sanzioni non sembrano frenarlo, le sanzioni distruggono solo i poveri cristi cui la propaganda dei giornali occidentali, ispirati da Pechino, risponde: se l’Europa ha fatto scelte suicide, affidandole a una testimonial petulante, se ci ritroviamo dipendenti come tossici dal gas russo, se non abbiamo più i soldi per comprarlo, se a cascata viene a mancare tutto, la soluzione non è tentare una indipendenza energetica ma tornare al Medioevo delle carestie, lavarsi poco e con acqua ghiaccia. Come dice Milena Gabanelli. È su questa resa che crescono le smanie imperialistiche sino-russe e ha ragione Federico Rampini quando spiega che l’Ucraina è un test, serve a saggiare il livello di porosità dell’Occidente in funzione di altre invasioni. Taiwan tornerà cinese, dice Xi, a qualsiasi costo e a Taiwan si fanno i semiconduttori, i microchip che alimentano la totalità del parco tecnologico mondiale. Un ricatto perfino peggiore di quello energetico e che comunque a questo si salda.
Negli ultimi due anni l’Occidente “imperialista e fascista”, in esso precipuamente il nostro Paese, ha subito una mole impressionante di attacchi concentrici: finanziario, commerciale, economico (l’Italia è di fatto svenduta), umano con la tratta dei migranti, culturale, mediatico, energetico, virale, farmaceutico, col tripudio della psicosi delle mascherine e dei vaccini, dei lockdown e dei lasciapassare che replicano perfettamente l’andazzo cinese. Una post democrazia repressiva e premiale che non si ha nessuna voglia di superare, nella complicità pressoché di tutte le forze politiche, del Colle, del governo. Siamo rimasti l’unico Paese che si comporta come a inizio pandemia mentre la pandemia non c’è più, ma l’oscuro ministro Speranza riesce a spuntare la perennità del Green Pass e il suo consigliere Ricciardi soffia sul fuoco delle immunizzazioni a vita. Adesso hanno bruciato D’Alema, dopo l’ultima storia tra la Colombia e la Puglia. E l’hanno bruciato in concomitanza con l’invasione russa. È una vendetta del Politburo piddino, preoccupato dal suo ritorno alla casa madre? E forse a Draghi non dispiace: tolto di mezzo D’Alema, intermediario di Pechino e grande protettore di Speranza, l’inamovibilità di quest’ultimo cade. Spezza l’anello forte e quelli deboli cederanno da soli.
Era ora, ma adesso vedremo se questo Paese, dipendente in tutto da tutti, riuscirà ad affrancarsi almeno dalla vergogna di essere rimasto l’unico stato concentrazionario col pretesto di una sicurezza sanitaria rivelatasi più letale del virus. Tanto più che ormai i cittadini non ne possono più di sentirsi chiamare ogni due mesi a farsi bucare una spalla, hanno altro e di più urgente da pensare, come riempire il serbatorio, come riempire il carrello, sapendo che non ci riusciranno.