12 Aprile 2023 – Redazione
Un medico commediante e un ubriacone: così il religioso inglese Thomas Fuller presentava Paracelso in alcune note sulla sua vita scritte cent’anni dopo la sua morte. All’epoca lo scienziato svizzero era ancora una figura molto controversa. La sua messa in discussione del sistema medico tradizionale l’aveva trasformato nella bestia nera dei medici conservatori, per i quali i rimedi chimici e minerali che Paracelso promuoveva erano una truffa. Come scrisse un altro dei suoi avversari, il francese Guy Patin, «Paracelso era il più grande e pernicioso fanfarone, maestro nell’uccidere la gente con la chimica». I rinnovatori, invece, lo videro come un pioniere della medicina chimica che avrebbe poi trionfato nel XVIII secolo.
Theophrastus von Hohenheim nacque tra il 1493 e il 1494 a Einsiedeln, in Svizzera. Trascorse la maggior parte dell’infanzia con il padre, medico e professore di chimica nella scuola mineraria di Villach, nel Sud dell’Austria. Con lui apprese l’arte della medicina e la mineralogia. A soli 14 anni iniziò la vita da studente tipica della sua epoca, spostandosi da un’università all’altra alla ricerca dei professori migliori. Studiò a Basilea, Tubinga, Vienna, Wittenberg e Lipsia.
Tuttavia, è molto probabile che ben presto si sia sentito insoddisfatto dell’insegnamento scolastico impartito in quei centri, basato esclusivamente sui trattati di Aristotele, Galeno e Avicenna. Nel 1516 si laureò in medicina all’Università di Ferrara. Fu allora che assunse il soprannome di Paracelso (ossia superiore a Celso), forse per dichiarare che aveva ormai superato il medico romano Celso e, in generale, la medicina classica.
Dalla Tartaria alla Terrasanta
Negli anni seguenti Paracelso proseguì i suoi viaggi in terre sempre più lontane. Si dice che sia stato nelle Isole Britanniche, nei Paesi Bassi e persino in Russia – dove sarebbe stato catturato dai tartari –, in Egitto, Arabia, Terrasanta e a Costantinopoli. Rientrò in Germania nel momento in cui scoppiò la guerra dei contadini tedeschi (1524). Incarcerato per la sua complicità con i rivoltosi, evase dalla prigione e nel 1526 si stabilì a Strasburgo, dove iniziò a esercitare come medico chirurgo.
Nella città alsaziana Paracelso non tardò a farsi una reputazione e a diventare celebre come medico.Durante i suoi anni vagabondi aveva accumulato una grande esperienza medica, per esempio nella cura delle ferite da guerra durante il periodo trascorso come chirurgo dell’esercito di Venezia. Tuttavia, invece di trattare le ferite con impiastri di muschio o sterco secco – metodi abituali all’epoca –, Paracelso raccomandava di drenarle, estraendo il sangue o il pus, secondo il principio per cui bisognava lasciare agire la natura. Rifiutava anche il tradizionale ricorso a pillole, infusi, balsami o purganti, e al loro posto proponeva medicamenti basati su minerali dalle proprietà curative, come il mercurio, lo zolfo, il ferro, il solfato di rame.
Cure miracolose
La fama di Paracelso come medico si diffuse rapidamente nei territori di lingua tedesca. Un giorno ricevette un messaggio dal celebre stampatore Johannes Froben, che gli chiedeva di fargli visita urgentemente poiché soffriva di una grave infezione a una gamba, forse una cancrena, e secondo i medici l’unico rimedio era l’amputazione. Paracelso accettò di recarsi a Basilea e lì gli prescrisse i suoi medicamenti, evitando l’intervento chirurgico. Dopo pochi giorni, e con grande stupore dei medici, Froben si era rimesso del tutto e addirittura era stato in grado di partecipare alla fiera del libro di Francoforte. Il grande umanista Erasmo da Rotterdam, che era ospite a casa di Froben, il suo editore, scrisse una lettera a Paracelso lodando la sua impresa e approfittò per chiedergli consiglio su come alleviare i dolori di cui soffriva regolarmente.Paracelso gli diagnosticò una calcolosi, all’epoca conosciuta come il “male della pietra”, e gli raccomandò di seguire un trattamento specifico.
I successi di Paracelso spinsero il consiglio di Basilea a offrirgli un posto come medico municipale, carica alla quale era associata la docenza all’università. Nonostante la forte opposizione del collegio docenti e dei medici alla nomina, questa divenne effettiva all’inizio del 1527. A 34 anni, Paracelso aveva davanti a sé l’opportunità di raggiungere una posizione stabile e prestigiosa nella società svizzera, ma il suo carattere battagliero ebbe la meglio. Non appena prese possesso della carica annunciò in modo clamoroso la sua ribellione contro la tradizione medica imperante. Il 24 giugno, giorno di San Giovanni, bruciò il Canone della medicina di Avicenna davanti agli studenti e ai professori sulla porta dell’università. Lesse anche un manifesto nel quale condannava gli insegnamenti di Galeno e Ippocrate, e si offrì di insegnare la sua nuova medicina per due ore al giorno a tutti coloro che volessero assistere alle sue lezioni. Queste, inoltre, si sarebbero tenute in tedesco, non in latino, giacché «la verità si può apprendere solo in tedesco», diceva. Non sorprende, dunque, che molti paragonassero Paracelso a Lutero, il riformatore tedesco che, da professore all’Università di Wittemberg, si ribellò contro la dottrina tradizionale della Chiesa,bruciò le bolle papali di scomunica e rivendicò la predicazione in lingua tedesca.
I professori reagirono espellendo Paracelso dall’Università di Basilea. Poco dopo Froben morì all’improvviso in seguito a un ictus, e ciò rafforzò i sospetti sui suoi rimedi miracolosi. In città iniziarono a circolare violente critiche contro di lui, tra cui un sonetto in cui si denunciavano le fanfaronate di «Cacofrasto» e si consigliava di regalargli una corda perché s’impiccasse. La tensione culminò con un’accusa di oltraggio contro Paracelso, che per evitare il carcere dovette fuggire alla chetichella da Basilea durante la notte.
Medico e alchimista
Negli anni seguenti, Paracelso viaggiò di città in città esercitando come medico mentre scriveva la sue opere. Secondo un suo allievo, Valentinus, scrisse oltre 230 libri di filosofia, 40 di medicina, 12 di politica e 7 di matematica e astrologia, oltre a 66 di magia e di arti occulte. Il suo pensiero aveva molti punti in comune con l’alchimia, che tuttavia lui non praticò. Per esempio, nel Paragranum(1529-1530) stabiliva che le quattro colonne della sua nuova medicina erano la filosofia naturale, l’alchimia, l’astrologia e la virtù. Secondo lui, ogni corpo era composto da tre sostanze: zolfo, mercurio e sale. Per esempio, in un pezzo di legno che brucia, «la parte infiammabile è lo zolfo, il fumo è il mercurio e la cenere è il sale». Lo stesso si applicava al corpo umano, in cui le malattie sono causate da variazioni delle tre sostanze, e per questo motivo prescriveva medicine con componenti chimici. Il principio delle tre sostanze, affermava, «è molto importante, poiché riguarda la ricerca umana della salute, è la sua acqua della vita, la sua pietra filosofale, il suo arcano, il suo balsamo».
Paracelso morì nel 1541 a Salisburgo, a 48 anni, in circostanze misteriose.Si diffuse una storia secondo la quale, durante un banchetto, gli sgherri di alcuni medici rivali lo attaccarono a tradimento e lui cadde battendo la testa su una pietra, il che ne avrebbe causato la morte dopo qualche giorno. Tempo dopo, un esame del cranio mostrò la presenza di una frattura dell’osso temporale. L’ipotesi più probabile, tuttavia, è che sia morto in conseguenza di una qualche malattia, poiché pochi giorni prima della morte aveva lasciato i suoi pochi beni ai poveri della città. I suoi resti furono sepolti nel cimitero della chiesa di San Sebastiano a Salisburgo.
L’etica del medico
Da un punto di vista più intimo, Paracelso dava molta importanza, non meno di Ippocrate, all’integrità personale del medico, al suo agire secondo coscienza. Inoltre, vedeva nel celibato un mezzo che permetteva al medico di dedicarsi totalmente alla cura dei pazienti, anche in caso di malattie contagiose e quindi per lui pericolose. Pare, infatti, che egli fosse casto. Secondo Paracelso le malattie, come la salute, provenivano da Dio, dunque il medico non era altro che colui che faceva avvenire quella guarigione che altrimenti sarebbe venuta direttamente da Dio, se il paziente avesse avuto abbastanza fede.
La donna
Interessante è la dottrina, anch’essa originale, costruita da Paracelso intorno alla donna. Innanzitutto, egli riconosce che anche alcune figure femminili, nella sua vita, hanno contribuito a formare il suo sapere di medico. Distingue nettamente l’anatomia e lo spirito della donna rispetto a quelli dell’uomo. Per lui la donna è matrix (matrice), termine con cui non si intendono solo gli organi riproduttivi, ma la totalità di essa. Quello della donna è un piccolo mondo a parte in cui però è racchiuso il grande mistero della vita, che la mette a stretto contatto con il grande mondo della natura. Mentre secondo la tradizione, a partire da Ippocrate, la donna è solo il recipiente che raccoglie il seme, per Paracelso la capacità immaginativa della donna incinta è decisiva per la formazione spirituale del figlio. Si hanno sue descrizioni dell’anatomia femminile, anche se molto meno dettagliate rispetto a quelle di Vesalio, in quanto basate principalmente sull’osservazione esterna.
Quella di Paracelso è una medicina che pone al centro l’uomo vivo. Egli dava molta importanza a un’attenta osservazione del paziente ed era molto capace nell’immedesimarsi nei suoi disturbi. L’anatomia di Paracelso, infatti, non si basa sulla dissezione come quella di Vesalio, bensì sull’esteriorità, sulla capacità del medico di ricollegare i segni sul corpo all’agente interno causa della malattia. Si può dire dunque che pone le basi della semeiotica. Nei suoi scritti, nel descrivere le parti anatomiche, inserisce contemporaneamente le sue interpretazioni di esse, non distingue ciò che vede da ciò che pensa.
Per quanto riguarda la chirurgia, il fondamento è conservativo e non aggressivo: bisogna solo stimolare la natura ed essa provvederà da sé. Tuttavia, l’uso di anestesie molto blande faceva sì che egli non praticasse vivisezioni e che le sue operazioni fossero dolorose. Si dedicò particolarmente a studi sulla sifilide; secondo la sua teoria la malattia era generata da due fattori connessi: l’influsso astrale, di per sé innocuo, e l’atto impuro, che sorge dalla libido.
Leggere Paracelso presenta una serie di problematiche non facilmente risolvibili. «Egli era medico, astrologo, mago e alchimista e al contempo nemico della medicina, dell’astrologia, della magia e dell’alchimia tradizionali».Tutto ciò che scrisse è influenzato da queste discipline e nello stesso tempo è utilizzato polemicamente contro di esse. In Paracelso, la visione scientifica delle cose si mescola sempre con una più spiritualistica e astrologica. «Il profano che si avvicina a Paracelso non può che rimanere stordito dal miscuglio di scienza e superstizione, filosofia e banalità, genio e follia». Quando tratta di medicina, tratta anche di magia, di alchimia, di astrologia. «Non c’è medicina senza alchimia, non c’è medicina senza astrologia, non c’è medicina senza magia».
Egli afferma: «Sulla Terra c’è ogni tipo di medicina ma non coloro che sanno applicarla»[37]. Non a caso egli stesso, nel Paragranum, afferma che i quattro pilastri della medicina sono la filosofia, l’astronomia, l’alchimia e le virtù. Inoltre il suo Corpus scriptorum è davvero immenso, e pare che egli dettasse le sue pagine a scrittori occasionali. In particolare, la maggior parte delle opere fu dettata al suo pupillo prediletto, Johannes Oporinus, il quale si occupò di pubblicarle dopo la morte dell’autore. Egli è stato definito il Lutero della medicina per il suo spirito di ribellione. In un periodo in cui uscire dai sentieri battuti, in qualsiasi campo, era un’eresia da condannare, Paracelso si gettò in una concezione del tutto autonoma della scienza medica e non esitò a scagliarsi contro le concezioni tradizionali ereditate dal passato e ancora fermamente condivise.
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