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‘Roberto Speranza’

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26 Febbraio 2022 – di Lorenzo Bertolazzi (Atlantico Quotidiano)

Bisognerebbe avere grande onestà intellettuale quando si commenta una vicenda politica per non correre il rischio di parlare o scrivere visibilmente influenzati dalle proprie convinzioni o posizioni ideologiche. Con questa stessa onestà intellettuale, quindi, bisogna dare atto al ministro Speranza di avere un grande coraggio. Sì, perché con la sua gestione della emergenza sanitaria, ci vuole veramente un grande coraggio per occupare ancora la poltrona di ministro della salute, come se gli ultimi due anni fossero trascorsi tutto sommato serenamente. Lo stesso coraggio che Speranza dimostra ogni volta che si presenta in conferenza stampa con la stessa faccia (per decenza, parzialmente nascosta da una mascherina) ad illustrare i suoi provvedimenti, oppure ogni volta che rilascia un’intervista ai giornali dove non vi è mai neanche l’ombra di scuse per i disastri combinati.

Di motivi che rendono inopportuna e, come anticipato, allo stesso tempo coraggiosa la permanenza di Speranza al governo se ne potrebbero trovare a centinaia ma in almeno cinque occasioni le dimissioni sarebbero state una scelta dignitosa oltre che una forma di rispetto nei confronti dei cittadini italiani, troppo a lungo presi in giro. 

1. La prima circostanza che certificò anzitempo la miopia di chi avrebbe dovuto governare l’epidemia si è verificata nelle prime fasi dell’emergenza, quando si è tentato di negarla a tutti i costi. Nel febbraio 2020 la parola d’ordine era “sdrammatizzare”, la maggioranza del governo Conte parlava di emergenza razzista anti-cinese, il presidente della Repubblica organizzò un concerto di scuse al Quirinale con l’ambasciatore di Pechino e nell’opinione pubblica di diffuse il concetto di un’emergenza sanitaria che non corrispondeva al vero, di un allarme ingiustificato. D’altra parte, a rafforzare queste convinzioni, intervenne a gamba tesa il Ministero guidato da Speranza, che finanziò uno spot televisivo girato in un ristorante cinese in cui il testimonial, con tanto di bacchette in mano, pronunciava l’agghiacciante frase “non è affatto facile il contagio”. Non credo servano altre parole. Di lì a pochi giorni, all’evidenza del disastro, dal ministero non arrivò ovviamente alcuna scusa.

2. Il secondo motivo che avrebbe dovuto spingere Speranza a dimettersi o almeno a fare autocritica è l’annuncio dell’acquisto di 400 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca a giugno 2020, durante gli Stati generali organizzati dal governo Conte (un’iniziativa che non ha portato assolutamente a nulla ed è stata ricordata solo per il catering). Sulla sua pagina Facebook, il ministro annuncia trionfante un accordo per 400 milioni di dosi, prevedendone la distribuzione entro la fine dell’anno e aggiungendo che “con la firma di oggi arriva un primo passo avanti per l’Italia e l’Europa”. Di quei vaccini nemmeno l’ombra, l’Italia partirà in ritardo (come tutta l’Ue) nella campagna vaccinale e le prime dosi verranno consegnate e inoculate solo negli ultimi giorni di dicembre 2020.

3. Il terzo motivo è forse quello che rende più incredibile l’attuale presenza di Speranza al governo ed è il caso del libro da lui scritto, pubblicato e poi frettolosamente ritirato dagli scaffali, per ovvi motivi. Fine estate 2020, nella sua opera Speranza usa parole veramente surreali. Nonostante l’Italia fosse il Paese con record negativo di morti e di crollo del Pil, il ministro si autoincensa per la sua gestione della pandemia, rassicura i lettori sul futuro e afferma sostanzialmente che ormai è tutto a posto, tutto finito. Non contento, rincara la dose: la pandemia è un’occasione per “una nuova egemonia culturale della sinistra”, “è il momento di un nuovo grande sforzo collettivo”. 

Il libro avrà fortuna sul mercato nero e nei siti di acquisti online, non certo nei negozi fisici dal momento che, allo scoppio della seconda ondati di contagi, fu fatto sparire d’urgenza e con molto imbarazzo dalle librerie. Con una tale vicenda, che dimostra la totale impreparazione della macchina governativa e di Speranza stesso che ha occupato l’estate a scrivere, chiunque avrebbe mollato il suo incarico per andarsi a nascondere. Invece, incredibilmente, le parole di Speranza furono profetiche, lui rimase al suo posto e la pandemia si rivelò davvero un’occasione per affermare una nuova egemonia culturale della sinistra: uno Stato onnipotente e onnipresente, un QR code al quale sono subordinati i diritti civili del cittadino, un perenne stato di allerta sanitaria per presunte nuove varianti in arrivo. Così si è affermato e consolidato il comunismo pandemico.

4. Nelle prime settimane dell’estate 2021, sopravvissuto al ricambio di tutta la vecchia gestione (Conte, Arcuri, Borrelli), Speranza stava per riuscire a combinarne un’altra, arrivando quasi a sabotare la campagna vaccinale che con l’arrivo del generale Figliuolo aveva preso un ottimo slancio. Dopo lo stop al vaccino AstraZeneca per gli under 60, il ministro decise unilateralmente e perentoriamente di procedere ad un mix: chi avesse fatto la prima dose con il vaccino anglo-svedese avrebbe ricevuto la seconda di una marca completamente diversa. Ai cittadini fu impedito di proseguire in modo omogeneo la propria terapia vaccinale e fu imposta loro un’altra strada testata su numeri molto piccoli. Dopo pochi giorni, in conferenza stampa, Draghi, con al suo fianco Speranza (o un suo cartonato), smentì tutta la linea di quest’ultimo, continuando ad offrire la possibilità di un richiamo AstraZeneca.

5. Ultimo motivo, ma solo in ordine cronologico, è il caos creato tra dicembre 2021 e gennaio 2022 sui tamponi e sulle quarantene. Con l’arrivo della variante Omicron, fortunatamente innocua, anche grazie alla vaccinazione, ma decisamente più contagiosa, le regole sulle quarantene paralizzarono di fatto il Paese. Un cittadino sano ma positivo ad un tampone poteva arrivare a rimanere chiuso in casa sino a 21 giorni! Il Ministero arrivò troppo tardi all’alleggerimento delle norme e ancora non ha previsto una fase nella quale il Covid-19non sia trattato come malattia speciale: chi sta bene e non ha alcun sintomo non venga inseguito con i tamponi e con i confinamenti forzati, sia lasciato libero di lavorare, di rispettare le scadenze e di svolgere le attività che preferisce. Capisco che sarebbe decisamente un passo troppo lungo per Speranza, un ritorno così accelerato alla normalità renderebbe incompatibile la sua presenza al Ministero.

È veramente incredibile che un rappresentante dei cittadini con queste enormi responsabilità politiche sia ancora indisturbato al suo posto di ministro della salute. Ma forse in questa folle Italia è ormai inutile stupirsi di simili contraddizioni.

09 Febbraio 2022 -Redazione

Il deputato Colletti ha presentato la denuncia al tribunale di Roma. “Cosa sarebbe successo se avesse detto le stesse parole a un esponente di entia rom?”

La pandemia finisce a carte bollate. Con tanto di querela per il reato di minaccia. Il motivo? Pierpaolo Sileri avrebbe proprio minacciato i novax, incitando all’odio. È questa la tesi che ha spinto Andrea Colletti, deputato dell’Alternativa (fondata da vari fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle), a presentare una denuncia al sottosegretario alla Salute. Una presa di posizione forte da parte del parlamentare no-pass. “Immaginiamo cosa sarebbe successo se un sottosegretario dell’Interno in tv avesse usato certe espressioni di fronte a un esponente di etnia rom”, dice Colletti a Il Giornale. “Avremmo avuto intellettuali e fior di giornalisti indignati, che avrebbero chiesto la testa del rappresentante del governo. Perché in questo caso dovrebbe essere diverso?”, aggiunge.

Le parole di Sileri sotto accusa

L’atto è stato depositato al Tribunale di Roma nelle ultime ore e Il Giornale ha potuto visionarlo. Sotto accusa sono le frasi pronunciate da Sileri, durante la trasmissione di Martedì. Nella puntata dello scorso 25 gennaio, il numero due di Roberto Speranza e ormai volto mediatico del governo in materia di Covid-19, si è espresso con durezza nei confronti dei non vaccinati. Non è stata la prima volta. Ma nello studio di Giovanni Floris, in quell’occasione, è andato giù duro per polemizzare con chi rifiuta l’idea di fare il vaccino. “Noi per tutelare gli italiani, vi renderemo la vita difficile, come stiamo facendo. Perché il non vaccinato e chi non rispetta le regole è pericoloso”.

Parole che provocarono già una reazione sui social da parte dei novax. Ed era del resto prevedibile. Meno immaginabile che la questione avesse uno strascico in Tribunale. Certo, toccherà al pm decidere se procedere o meno con le indagini e l’eventuale inizio del processo. Ma l’atto di sicuro c’è. “L’intento di tale affermazione, riferita da un esponente del governo, in considerazione delle concrete circostanze di tempo e di luogo, era chiaramente volto ad ingenerare timore in chi risulti esserne il destinatario”, si legge nella querela. E ancora: “I soggetti destinatari, con la frase pronunciata dal Dott. Sileri, hanno subìto un effetto intimidatorio volto a coartare la loro libertà morale e psichica di scelta”.

L’ipotesi di istigazione all’odio

Infine, il dito viene puntato contro la possibilità di scelta dei cittadini. “L’affermazione, riferita con la coscienza e la volontà di minacciare un danno ingiusto, paventa ai soggetti non vaccinati un pericolo oggettivamente contra ius, al fine di coartare la libera scelta di sottoporsi all’inoculazione del vaccino Covid19 nonché compromettendo la capacità di autodeterminarsi”. Un’azione che non vuole essere simbolica. Anzi. “È un atto politico”, rivendica Colletti. “Raramente un esponente del governo – insiste il deputato – minaccia una classe, in questo caso da intendere come classe sanitaria, di cittadini di non farli più vivere serenamente. La querela dimostra che c’è qualcuno che si oppone. Bisogna evidenza che in questo caso può configurarsi anche incitazione all’odio nei confronti dei no vax. È questo che accade quando qualcuno viene considerato un pericolo pubblico, odio sanitario”. Così, conclude il parlamentare di Alternativa, “visto che il Parlamento non conta più nulla, si tenta la strada giudiziaria”.

Fonte: IlGiornale.it

03 Febbraio 2022 – Redazione Co.Te.Li

Le balle sul virus e sulla sua gestione stanno venendo a galla. Una a una. E presto qualcuno dovrà renderne conto. Soprattutto alle vittime dirette e indirette di questa follia. Negli ultimi mesi, il microbiologo Andrea Crisanti ha iniziato ad esempio a rivelarne alcune, svelando dei retroscena che noi proviamo a raccontare da mesi passando per sovversivi e no vax. Se lo fanno i televirologi, però, allora va bene e su certi argomenti ci si può anche iniziare a ragionare. La folgorazione e conversione di Matteo Bassetti è un altro caso esemplare. Nel corso della trasmissione “L’aria che tira”, in onda nella mattinata di mercoledì 2 febbraio 2022 e condotta da Myrta Merlino, Crisanti ha interpretato gli ultimi dati disponibili, lanciando quella che per molti è stata una vera bomba. Ma era semplicemente la verità, arcinota ma nascosta dai Telegiornali unici del governo: “I 437 morti di ieri ci ricordano una cosa, ovvero che sono per la maggior parte persone vaccinate”. 

Ha spiegato Crisanti: “Perché le persone che muoiono in terapia intensiva non vaccinati saranno 20 o 30 al giorno – prosegue il microbiologo -. E questo si è visto anche dai dati che ha mostrato l’ISS pochi giorni fa. La maggior parte dei decessi sono persone vaccinate e vulnerabili”, ribadisce ancora una volta. Come scrive Byoblu, riaffiorano così alla mente le conferenze stampa in cui il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro della Salute Roberto Speranza hanno dichiarato che “due terzi delle terapie intensive” fossero occupati da pazienti non vaccinati. Una fake news? 

La conduttrice vira poi il discorso sulle mascherine ffp2, con un altro attacco di Crisanti alla decisione del governo sulla proroga dell’obbligo all’aperto: “Non penso che le mascherine all’aperto abbiano un grande impatto”, commenta. La decisione presa lunedì 31 gennaio in sede del Consiglio dei ministri e che ha previsto la proroga dell’obbligo di mascherina all’aperto sarebbe quindi una scelta politica, piuttosto che sanitaria? Ma le rivelazioni di Crisanti non si fermano qui. 

La Merlino incalza il professore riguardo il Green Pass senza scadenza per chi ha effettuato la terza dose. “La decisione è conseguenza della mancata trasparenza dei dati dei trial clinici. Noi lo dovremmo sapere a questo punto se la terza dose è protettiva o meno. Perché le case farmaceutiche dovrebbero avere i dati”, afferma Crisanti. “E quindi non lo sappiamo al momento?”, chiede una Merlino quasi sorpresa. “Non lo sappiamo, è evidente”, replica il microbiologo. Ecco in mano a chi siamo.

ECCO LA VIDEO/INTERVISTA ⤵️

https://www.la7.it/laria-che-tira/video/covid-la-previsione-di-crisanti-tra-tre-settimane-avremo-un-numero-di-casi-accettabile-non-mandiamo-02-02-2022-421260

Fonte: Il Paragone

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

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https://cataniacreattiva.it/crisanti-vuota-il-sacco-i-morti-sono-per-la-maggior-parte-persone-vaccinate/

Maria Rita Gismondo, direttore del laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano non ha dubbi: Roberto Speranza è inadeguato. «Alcuni errori erano inevitabili, altri restano incomprensibili». Inoltre, le «misure adottate dal ministro della Salute sono ridicole, metà dei contagi è colpa sua». In una lunga e circostanziata intervista a Panorama la virologa analizza gli errori del ministro, del Cts e dello stesso premier Draghi.

«L’enfasi catastrofista ha creato un danno psicologico, sociale ed economico assolutamente paragonabile a quello della pandemia», premette la dottoressa Gismondo, riconoscendo che «abbiamo sbagliato tutti nell’emergenza», ma che «alcune cantonate restano inaccettabili». Ad esempio, «sono stata sempre contraria al green pass. Piuttosto, il governo doveva avere il coraggio di imporre l’obbligo. Ma non si può andare avanti così: a vaccino e cappuccino».  

Spiazzante, poi, la sua risposta ad Antonio Rossitto sui vaccini ai bambini dai 5 anni in su. «Nella fascia da 0 a 19 anni, dice l’Iss, ci sono stati 34 morti per Covid, non sappiamo se con altre patologie. E l’Aifa sostiene che, ogni 10.000 somministrazioni, c’è un caso di endocardite, magari non grave. Lei, padre, correrebbe questo pericolo?». E ancora: «Per conoscere gli effetti a lungo termine di qualsiasi farmaco, bisogna osservarlo per 10 o 15 anni. Questo dice la scienza. E ricordarlo non vuol dire essere no vax. D’altronde, pure la copertura doveva durare un anno, ora s’ è scoperto che crolla dopo tre mesi. E il governo, a ruota, ad accorciare la durata dell’inutile green pass».

Gismondo boccia Speranza: “Nel rapporto di Lancet il Cts è il peggiore d’Europa”

Quindi la spietata analisi della condotta del ministro della Salute, Roberto Speranza. È inadeguato? «Alcuni errori erano inevitabili, altri restano incomprensibili. A partire da “tachipirina e vigile attesa”. Posso capire all’inizio. Ma il protocollo, totalmente inadeguato, viene confermato il 26 aprile 2021: quando già l’Istituto Mario Negri ha presentato uno studio sulle cure domiciliari, azzerando praticamente i ricoveri. Ma c’è un Cts? Ha mai letto una pubblicazione? Non a caso, Lancet l’ha definito il peggiore d’Europa. Nato per combattere una malattia da virus, non ha nemmeno un virologo». Altre mancanze?«Speranza ha consigliato misure ridicole e inadeguate, dalla scuola ai trasporti. Ma soprattutto è responsabile almeno della metà dei contagi, perché ha dato indicazioni fuorvianti sui vaccini. E non ha neppure rettificato le sbalorditive parole del premier, Mario Draghi». Come quelle sul green pass, che avrebbe dato la sicurezza di «ritrovarsi tra persone non contagiose». «Una frase che ha finito per acuire un deleterio senso di sicurezza». Continuiamo però a dirci che siamo i migliori d’Europa.«Inutile autoreferenzialità. Pensiamo piuttosto alla connivenza con l’Oms, sul piano pandemico. È stata vergognosa. Solo un anno dopo, hanno pubblicato un elenco di buone intenzioni. Insomma, continuiamo a navigare a vista».